doctor called me sick i said tru

Jungkook & Pepi - aka frà 1 e frà 2

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    «Frààà». Una lunghissima pausa, forse fin troppo lunga, intervallò il verso di riconoscimento della ragazza al resto del concetto complesso che era intenzionata ad esprimere. «So cool, bruh». Troppo colpita da ciò a cui aveva appena assistito, era rimasta fissa con le braccia rivolte verso l'amico e le due dita indice verso l'esterno: per quanto incredibile sembrasse agli occhi di Petra in quel momento, un gigantesco mostro dello skate, ora il suo sguardo stava riproducendo una divertente illusione ottica sulla figura di Jungkook, che sembrava più minuta, data la differenza di altezza da cui lo stava osservando. Seduta in cima ad una delle numerose rampe dello skate park, si era presa qualche minuto di pausa sia per respirare sia per controllare le notifiche che l'avevano tampinata, interrompendo quella che era per lei un vero e proprio rituale pre-concerto. Poteva davvero chiamarlo così oppure si stava montando troppo la testa? «E questo quando l'hai imparato? Sei venuto qua senza di me, eh?!» Il suo tono di voce era alto, eccitato e fintamente aggressivo allo stesso modo. Agguantò lo skate abbandonato alla sua destra e, senza troppi problemi, decise di utilizzare i piedi per poter raggiungere Jungkook e trovarsi vicino all'amico. «Mi dici perché sono così agitate? Non ce la faccio». Sbuffò a lungo, mollandogli il cellulare (dire che lo schermo era devastato era poco, ma quella era una delle tante caratteristiche che li accumunava) fra le mani per potersi portare entrambe le mani sulle guance fino a quando la sclera bianca non fu l'unica cosa che potesse essere rilevata del suo sguardo. «Non faremo tardi, non faremo tardi. Glielo scrivi tu? Io non... è capitato solo una volta», già con i piedi sullo skate, la ragazza si allontanò dall'amico come se avesse bisogno di un po' d'aria e, infilatasi i capelli sotto il cappuccio dopo le prime due falcate, girò in solitario per un minuto buono. «Una volta!» La si poteva sentire urlare dall'altra parte della pista, ormai vicina ai campi all'aperto di basket dove alcuni coraggiosi atleti stavano provando a mettere a segno qualche tiro. Quando fece ritorno da Jungkook era, sfortunatamente, in compagnia. Dietro di lei di qualche metro la stava seguendo un ragazzo che i due avevano avuto l'opportunità di conoscere nemmeno qualche mese prima e che, di tanto in tanto, tornava a renderli attori improvvisati per qualche videoclip che avrebbe voluto postare chissà dove. «Mi ha seguita. Sorry». Si strinse nelle spalle e mostrò un sorriso colpevole a Jungkook mentre, dopo essersi fermata, indicava con un veloce gesto del pollice il ragazzo che, con appesa al collo una fotocamera che sembrava parecchio pesante, da lì a poco si sarebbe manifestato anche a Jungkook. Di solito non li tratteneva molto, eppure era così preciso nell'ideare ogni piccolo dettaglio e passaggio che, di sicuro, avrebbe fatto perdere tempo ad entrambi. Forse succederà una seconda volta. Fece un cenno a Jungkook di seguirla solo quando anche il secondo ragazzo li raggiunse e, dopo che i due si furono salutati brevemente, allora i due amici non poterono far altro che sedersi in disparte.
    «Guarda, ti faccio vedere». La voce di Petra era emozionata, come se stesse per rivelare all'amico il segreto del secolo. Attese un momento, giusto quell'attimo in più che potesse far innescare in Jungkook la curiosità necessaria per far sì che la sorpresa fosse davvero sensazionale, quasi da togliere il fiato. Ne era sicura: sarebbe rimasto senza parole. Aha-ah. Ridacchiò fra sé e sé e immediatamente le mani furono sulla zip del proprio bomber, abbastanza gonfio e pesante per reggere alle temperature serali della città norvegese. Sarebbe stato un po' complicato mostrare ciò che desiderava all'amico senza levarsi quel pezzo d'abbigliamento che, in fondo, avrebbe abbandonato in ogni caso da lì a poco per evitargli ogni danno. Così, rimasta nella tipica felpa nera con tanto di logo delle "Might Get Ranchid", allora si tirò su le maniche e, con un sorrisetto soddisfatto, mostrò i propri possedimenti al più grande. «Hai visto? Si illuminano pure al buio», dalla sua faccia non era ancora sparito il ghigno divertito e, mentre girava gli avambracci per poter far osservare meglio a Jungkook i cerotti muscolari che si era dovuta mettere in seguito al loro ultimo incontro allo skate park, tornò ad interrogare l'amico, sta volta con lo sguardo, «o almeno lo spero. L'ho presi per 'sta sera», una mezza verità, dato che avrebbe difficilmente ammesso di aver pianto per i dolori una volta tornata a casa, «di proposito, perché sono fluorescenti. Giuro che se è una fregatura me li stacco, li rimetto nella scatola e li lancio in faccia al commesso». Non che si fossero incontrati solo per mostrarsi i rispettivi cerotti e Petra sapeva bene che, essendo un assiduo frequentatore della palestra, sicuramente Jungkook avrebbe riconosciuto quei cerotti e magari avrebbe potuto anche confermarle se fossero fluorescenti o meno, tuttavia non potevano far altro, dato che stavano ammazzando il tempo nell'attesa che una determinata persona annunciasse finalmente di essere pronta a cominciare. Così, seduti l'una vicino all'altro su alcuni gradini che fino a non molto tempo fa erano stati utilizzati come ostacolo da saltare, con un brivido che le attraversava la schiena ogni qual volta avvertiva il distacco delle suole delle scarpe dalla superficie dello skate e che ancora non era riuscita ad identificare bene (si trattava di eccitazione o di paura?), Petra aveva cercato di intrattenere l'amico, sperando che non si annoiasse troppo. Di tanto in tanto lanciava delle occhiate a Kevin, la sopracitata persona che sembrava essere, infine, giunto all'epilogo dello studio sui colori, angolazioni e vattelapesca.
    «Allora Spielberg possiamo iniziare?» Si alzò solo per poter ondeggiare un po' lo skate, facendolo inclinare il necessario per far comprendere a Kevin che i due avevano esaurito ogni tipo di pazienza richiesta. «Nemmeno mi piace Spielberg», un borbottio si liberò dalle labbra del ragazzo che, abituato a quel tipo di trattamento da parte dell'altra, si limitò a annuire muovendo la testa tinta di un piacevole blu scuro, i capelli trattenuti da una sottile fascetta nera. «Niente riprese in faccia per lui, ti ricordi? Per me va bene tutto. E se tagli le cadute come l'ultima volta...» un piccolo grugnito abbandonò il naso di Petra e, rivoltasi a Jungkook con un'espressione ben diversa da quella che rivolse a Kevin, gli piazzò una mano nel mezzo del petto per infondergli l'energia che, tutto sommato, non poteva fare a meno di trattenere. Il ragazzo che li aveva interrotti era un buon produttore di video in erba e, tutto sommato, anche se troppo impiccione per i suoi gusti, non avrebbe potuto che fare della buona pubblicità a Petra. «Improvvisate. Sbizzarritevi. Io vi seguo anche con quello», indicò il proprio skate che fu veloce a sfilare dallo zaino che ancora aveva addosso. Era davvero bizzarro: sempre con quegli occhiali spessi, la macchinetta, lo zaino e lo skate. Petra annuì dopo essersi stretta nelle spalle e avanzò una mano verso Jungkook, suggerendogli silenziosamente di iniziare quel gioco tramite la loro tipica stretta di mano. «Stai riprendendo, DuVernay?» Alzò nuovamente il tono di voce, sta volta rivolgendo una linguaccia a Kevin, «huh, tastes». Rise di cuore e, tornando con la piena attenzione e concentrazione sulle mani di Jungkook, diede inizio al breve scambio di batti cinque, fistbump, suoni da parte sua e particolari mosse che sembravano replicare il perfetto ingranaggio di una serratura che solo loro, nel segreto della loro amicizia, sarebbero stati in grado di aprire. «Grandioso! Inizi tu, Cocorito?»
     
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    «Frààà». Atterrando in un sordido schiocco ligneo dopo il salto, la tavola dello skate di Jungkook si fermò in una frenata ben controllata, finendo così sotto le suole delle sue Vans scure ormai consumate dopo un anno di pratica continua. Era un po' di tempo che provava a combinare un kick flip con un pop shuvit, ma niente, il varial sembrava essere lontano, lontanissimo - almeno, sino a quel momento. Forse la presenza di Petra aveva spronato il ragazzo a fare bella figura, forse le tante ore di allenamento e cadute avevano dato i loro frutti, ma ecco che i suoi occhi si spalancarono mentre scivolava verso di lei ben contento del risultato. «Visto?!» Abbassando le braccia per indicare la tavola, anch'egli sorpreso della conquista, si spinse in avanti con una gamba per prendere abbastanza velocità e raggiungere così la figura dell'amica, che lo indicava con le mani sottili e protese verso di lui. «So cool, bruh». Fermandosi anch'egli sulla cima di una delle rampe, Jungkook prese posto al fianco di Petra, alla quale diede un lieve colpo di spalla per ringraziarla del complimento, prima di rubarle un affettuoso bacetto, piantato proprio in cima alla sua testa, tornando così nuovamente giù e riprendere a saltare. Era carica, lo sentiva. Passare qualche minuto allo skate park era consuetudine fissa prima dei concerti della band della ragazza, che Jungkook supportava con tutte le sue energie - che fosse gettandosi nel mosh o creandone uno prendendo gli altri avventori a spintoni, rendendosi utile come merch boy o indossando la maglia della band (che ovviamente portava anche quel giorno), incoraggiando passanti ad unirsi al concerto, oppure ancora, trasportando strumenti, si era qualificato come aiutante ufficiale delle Might Get Rancid e non poteva che esserne immensamente lieto. «E questo quando l'hai imparato? Sei venuto qua senza di me, eh?!» Scuotendo appena il capo mentre una leggera risata si era annidata tra le sue labbra, Jungkook sollevò le braccia, dimostrando così la sua innocenza. «Sono un talento naturale!» Si spiegò lui, lanciando un occhiolino volutamente plateale in direzione di Pepi, che si avvicinò a lui poco dopo. «Mi dici perché sono così agitate? Non ce la faccio». Un'espressione comprensiva si fece largo sui lineamenti di Jungkook, che sollevò le spalle nell'afferrare il cellulare che gli era appena stato lanciato addosso dall'amica, nel mentre impegnata a stropicciarsi e tirarsi il volto per esprimere la sua frustrazione. Abbassò quindi lo sguardo sullo schermo frantumato tanto quanto il proprio, con l'intento di capire più chiaramente cosa la stesse turbando, e notò i 116 messaggi non letti nel gruppo whatsapp della band, tutti saturi di grida digitali che incoraggiavano delicatamente Petra a non fare tardi per lo show, dato che le altre ragazze erano già sul posto intente a finire un soundcheck che avrebbe richiesto la presenza di tutti i membri. «Non faremo tardi, non faremo tardi. Glielo scrivi tu? Io non... è capitato solo una volta» Annuendo con determinazione, Jungkook iniziò a muovere velocemente le dita sullo schermo, rassicurando le ragazze con un gentile "Sono Kook, Petra è con me! Niente panico, arriveremo in tempo (:" proprio mentre alle sue spalle l'«Una volta!» della ragazza gli echeggiava roboante all'udito, e lui supponeva - giustamente - che il tutto fosse stato accompagnato da un colpo di cappuccio ben assestato.
    Il pericolo sembrò essere stato scongiurato, almeno per il momento, e soddisfatto di essere riuscito a placare non è vero la crisi nessuna era più tranquilla, Jungkook si rivolse nuovamente a Petra, che gli aveva segnalato l'arrivo di Kevin. «Mi ha seguita. Sorry», affermò lei, al che il ragazzo salutò calorosamente il nuovo arrivato, sollevando entrambe le braccia in sua direzione. «Hei! Ciao Kevin!» Kevin era un aspirante filmmaker, entrato immediatamente nelle grazie di Jungkook per merito della sua grande creatività, che gli aveva garantito un lungo bacio da parte dello skater qualche settimana dopo il loro primo incontro, in un momento di sballo da whippits - un trip specifico da protossido di azoto, molto divertente e spesso raggiunto inalando gas esilarante dalle bombolette di panna montata (super low cost). Dunque, felice di vedere Kevin nuovamente alle rampe come una compagnia sempre gradita, Jungkook si avvicinò ancora una volta a Petra per poterlo salutare con un breve mezzo abbraccio, tornando così al fianco della ragazza, ora particolarmente impaziente di rivelare all'amico quella che sembrava essere una sorpresa. «Guarda, ti faccio vedere». Sedendo così per terra a gambe incrociate, gli occhi da cerbiatto fissi su Pepi, Jungkook attese con crescente concitazione la scoperta del suo segreto, così gelosamente custodito. Le mani della ragazza volarono sulla zip del suo bomber, al che le sopracciglia di Jungkook si incresparono appena, nel tentativo di indovinare cosa l'amica avesse in mente di mostrargli. Una nuova felpa? Ipotizzò, tuttavia le sue speculazioni vennero interrotte ben presto, quando nel tirare su le maniche della felpa delle Might Get Rancid spiccarono, sulla pelle pallida di Petra, dei cerotti muscolari applicati sugli avambracci che affondavano sotto la stoffa, suggerendo laloro più pronunciata lunghezza rispetto a quanto l'occhio riuscisse a raggiungere. «Hai visto? Si illuminano pure al buio», Jungkook sorrise entusiasta alla rivelazione dell'amica, spalancando gli occhi e annuendo con entusiasmo alle sue parole; era sicuramente abituato alla vista di quel particolare tipo di cerotti, tuttavia l'idea che Petra li avesse utilizzati anche per fare scena sul palco gli piacque non poco. Raggiungendo quindi con una mano quella della ragazza, la avvolse nella propria e girò appena il polso per osservare quelle particolari fasciature, lasciando solo dopo andare il palmo freddo dell'altra dal proprio. «Sei un vero genio!!» Si complimentò lui, impressionato positivamente dalla trovata di Petra, sempre pronta a sorprenderlo. «o almeno lo spero. L'ho presi per 'sta sera di proposito, perché sono fluorescenti. Giuro che se è una fregatura me li stacco, li rimetto nella scatola e li lancio in faccia al commesso». Cogliendo nelle parole dell'amica - che ormai conosceva abbastanza bene - un velato riferimento ai dolori che avrebbero colpito entrambi dopo la pratica allo skate park ma concentrato sulla parte più scenografica dei cerotti muscolari, Jungkook arricciò appena il naso e dedicò un ulteriore segno d'assenso a Petra, alla quale avrebbe dato manforte in ogni caso. «Ci andiamo insieme, sto imparando a fare a pugni! Comunque mi sembra che quelli siano giusti, poi se non funzionano, ti rubo io quelli della palestra!» Propose subito lui, ben contento di poter fare qualche favore all'amica se questo avrebbe significato vederla soddisfatta e creare più impatto per la sua band.
    Lì per lì, Jungkook non si era accorto del fatto che Kevin stesse approntando la sua attrezzatura, finalmente in pista per poter sfogare la sua vena creativa, e quando sollevò lo sguardo sull'obbiettivo, portò istintivamente una mano a coprirsi il volto, sottolineando quanto fosse importante per lui non essere ripreso direttamente sul viso dallo sguardo della lente di Kevin. «Allora Spielberg possiamo iniziare?» Alzatasi in piedi, Petra suggerì a Jungkook di fare altrettanto, e fermando quindi lo skate in verticale tra l'asfalto ed il palmo della sua mano, il ragazzo portò lo sguardo sull'altro, intento a borbottare rivolto a Petra. «Nemmeno mi piace Spielberg», le labbra di Jungkook allora si incurvarono in un sorriso divertito, e portandosi la mano libera al fianco, attese che il battibecco tra i due amici si concludesse, in modo da iniziare quelle che dovevano essere brevi riprese per arricchire il materiale di Kevin. «Niente riprese in faccia per lui, ti ricordi? Per me va bene tutto. E se tagli le cadute come l'ultima volta...» Il grugnito di Petra spinse fuori dalla gola di Jungkook una piccola risata, tuttavia la sua espressione mutò in una più sorpresa nell'avvertire lo schiaffo della ragazza contro il petto; non si mosse di un millimetro, ma sicuramente potè avvertire tutta la forza della ragazza infondersi nel suo plesso solare. «Improvvisate. Sbizzarritevi. Io vi seguo anche con quello». Sollevato un pollice in segno di okay, Jungkook lanciò un occhiolino a Kevin, prima di tornare a focalizzarsi del tutto su Petra e rispondere prontamente al suo invito, iniziando con un saluto - il loro saluto - unico e irripetibile che si scambiavano ogni volta che s'incontravano, e che durava precisamente quasi... beh durava tanto, e Jungkook aveva impiegato due ore buone per impararlo ed indearlo insieme a Pepi per suggellare la loro amicizia. Clap clap snap clap~ Piccoli rumori segnalavano gli incontri intricati tra le mani dell'uno e dell'altra, ora così chiari ai loro corpi da scorrere senza alcun intoppo, e nel mentre, la voce di Pepi squillava infrangendosi contro Kevin, target dei suoi punzecchiamenti. «Stai riprendendo, DuVernay?» Restando concentrato su quella speciale routine di tocchi e leggeri suoni, Jungkook restò con lo sguardo fisso sulle mani più sottili di Petra, mentre Kevin non esitava nel rispondere alla ragazza con un «huh, tastes». Una risata lasciò anche le labbra di Jungkook, che una volta terminato il saluto lasciò cadere lo skate sotto il suo piede destro, in maniera da poter iniziare a scivolare agevolmente. «Grandioso! Inizi tu, Cocorito?» Con un convinto 'si' ed un'espressione di tenero divertimento dipinta sul volto per via dell'affettuoso e singolare nomignolo, Jungkook prese velocità senza problemi, iniziando a scivolare per la rampa e compiere un paio di switch bs disasters, prima di tornare a gravitare attorno a Petra e distanziarsi un po' da lei per riprovare, con successo, un paio di altri varial prima di cadere. «Tocca a te, Cocorita!» Scivolando alle spalle di Kevin e sollevando le braccia per incoraggiare Pepi a mostrare qualche trick all'amico, Jungkook la raggiunse tirandola così appena dalla mano, per poi lasciarla andare e continuare a scivolare, grattando la superficie di metallo di una delle grate orizzontali, raggiunte con un ollie abbastanza alto. «Woo grande frà! Fagli vedere!» Incentivando Petra con una moltitudine di incoraggiamenti, complimenti e supporto sotto forma di vivaci gesti, Jungkook non esitò neanche un momento nel fornire all'amica tutto il sostegno e l'elogio di cui era capace, sapendo di condividere con lei una passione che difficilmente si sarebbe estinta; proprio come lei, Jungkook adorava avvertire l'adrenalina iniziare a correre nel momento del salto, o in cui semplicemente il vento accompagnava ogni scivolata sullo skate. Sapeva che Petra conoscesse quelle stesse sensazioni, e coltivandole con lei, Jungkook aveva troavato in una passione anche una salda amicizia. Ma si sa, quando ci si diverte il tempo scorre veloce! I tricks da due diventarono venti, le riprese si dilatarono sino a riempire la memoria della fotocamera di Kevin, e le risate si aggiunsero alle tante cadute; tuttavia, proprio quando il fondoschiena di Jungkook baciò l'asfalto per l'ennesima volta, gli venne in mente di controllare il cellulare. Da qualche giorno aveva deciso - ovviamente dopo essersi consultato con Joon e Petra in una riunione solenne - di installare tinder e cercare un po' di dolce compagnia, e proprio quando strisciò tranquillamente il pollice sul display per contorllare le notifiche, si rese conto del'orario e delle insolite 25 chiamate perse dalle componenti delle Might Get Rancid. «PETRA, PETRA!! PEPIII!» Scattando in piedi e gesticolando come se ne dipendesse la sua vita, Jungkook iniziò a sbracciarsi indicando il suo telefono, su cui brillava l'ora a caratteri cubitali. Erano le sette e un quarto di sera. Il concerto, invece, sarebbe dovuto iniziare alle sette. «E' tardi, è tardi dobbiamo andare!!!» Volando quindi sullo skate per raggiungere l'amica, Jungkook si portò lo zaino in spalla e portò due dita contro la guancia di Kevin, ora più vicino, lasciandovi un colpetto che più assomigliava ad una piccola carezza. «Ciao Kev, poi monta tutto e facci vedere eh! Dobbiamo proprio scappare- Petra dov'è?» Voltandosi in cerca di Pepi, Jungkook la cercò con lo sguardo frettolosamente, scandagliando con rapidità lo spazio delle rampe con le iridi. Dopo averla finalmente localizzata, il ragazzo sfrecciò al suo fianco, invitandola con la mano a fare leva sulla gamba per raggiungere il luogo del concerto sullo skate, assomigliando terribilmente al personaggio del Bianconiglio nella fiaba di Alice nel Paese delle Maraviglie. «Non c'è tempo, andiamo è tardi!»

    Say it ain't so, I will not go
    Turn the lights off, carry me home
    Keep your head still, I'll be your thrill
    The night will go on
    My little windmill

     
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    Con le labbra schiuse, come se in quel modo riuscisse a captare più informazioni dai movimenti dell'altro, Petra alternava lo sguardo fra le labbra e le mani dell'amico, cercando di ricomporre i tasselli di quel messaggio. Adorava Jungkook con tutta se stessa e, per quanto fosse stato difficile adattare il proprio modo di pensare all'idea che non avrebbe mai potuto svolgere con lui una conversazione alla pari, utilizzando entrambi le loro reciproche voci, non si sarebbe mai sottratta dall'impegno per poterlo comprendere al meglio. «Un genio? E stai imparando a fare a pugni?» Lo interrogò per poi ridacchiare sommessamente, sperando di aver compreso le parole dell'altro; prima o poi sarebbe stata in grado di far fluire la conversazione senza interrompere di continuo Jungkook. «Stai imparando a fare a pugni?» Ripeté, cambiando il tono da voce da serio ad allegro, portandosi i pugni di fronte alla faccia così da imitare la tipica posizione di difesa dei pugili; sferrò un paio di colpi all'aria, per poi circondare con un braccio il collo dell'altro ragazzo che, pur superandola in altezza e stazza, si sarebbe di sicuro piegato a quell'innocente presa in giro. «Vai a prendere pugni a pagamento? Se vuoi posso darteli io gratis!» Fece sì che l'abbraccio diventasse una stretta abbastanza presente da costringere Jungkook a fargli atterrare la nuca contro il proprio petto e, stringendo la mano libera in un pugno, grattò le nocche contro la testa dell'amico fino a quando non lo liberò, solo per piantarci il naso contro. L'aveva sfruttato un po' come quelle riviste di cosmetici, per cui se si sfregava una determinata parte della pagina con una certa intensità veniva sprigionato il determinato profumo. Ghignando intrattenuta dal suo stesso comportamento inspirò a lungo e rumorosamente, per poi mormorare: «mmh... cocco!»
    Era finalmente arrivato il momento di alzarsi e brillare davanti all'occhio attento e vitreo che si aggiungeva alle due lenti da vista di Kevin e, convintasi che anche in quell'occasione avrebbero dato dell'ottimo materiale all'altro ragazzo, Petra e Jungkook si riservarono un po' di tempo per dedicarsi al loro saluto. Come se stessero per dare il via ad un rituale segreto, di cui solo loro avrebbero capito fino in fondo i passaggi più reconditi, i due ragazzi sembravano davvero concentrati su ogni minimo passaggio; l'avevano pensato dall'inizio alla fine e, ovviamente, non si sarebbero potuti permettere di sbagliare nemmeno la cadenza dei reciproci respiri - se avessero voluto contemplare anche quelli in quel lunghissimo scambio di battiti di mani. Solo quando fu completato allora Petra invitò l'altro a dare inizio alle danze, riempiendosi gli occhi e il cuore di orgoglio provato nei confronti del migliore amico. «Sei fortunato che solo io possa capirti, cocorito», rimarcò con una smorfia divertita, avendo captato l'adorabile nomignolo utilizzato da Jungkook. Si avvicinò dunque ad entrambi i ragazzi dopo aver tirato un colpetto allo skate in modo che le atterrasse in mano. Fissò lo sguardo stralunato nell'obiettivo e dopo aver accolto con un'occhiata piena d'ammirazione i seguenti trick dell'amico, afferrò il pesante aggeggio che Kevin teneva fra le mani solo per puntarselo contro le labbra. «Ci spaccheremo tutti i denti», sussurrò per poi scoppiare in una finta risata alta e stridula, mettendo in bella mostra quello che le mancava da sempre. Ricevette un borbottio infastidito da parte del povero ragazzo (che, in fondo, doveva aspettarselo) ma Petra fu rapida ad abbandonarsi la fotocamera alle spalle, percorrendo un breve tratto in corsa prima di montare con agilità sullo skate. Avvertì lo sguardo di Kevin seguirla per un po', mentre si barcamenava fra rampe, barre di metallo e varie acrobazie che completò più o meno con successo a seconda dei casi ma, come spesso succedeva, ben presto il ragazzo fu più interessato a seguire Jungkook. Non che a Petra dispiacesse - entrambi erano fin troppo bravi e creativi, capaci di mettere su uno show niente male, anche perché Petra poteva dire di aver perso praticamente quasi tutti i denti da latte sullo skate e per via di quella tavola infernale -, ma sapeva che Kevin, probabilmente, non aveva dimenticato quella assurda nottata in cui era arrivato a meritarsi una limonata da Jungkook. E forse più in cerca di un'altra occasione che di un'ottima ripresa, il coetaneo aveva preso a tampinare più assiduamente il migliore amico. Ah, gli uomini. Una volta da sola Petra, però, non si perse d'animo, continuando a fare i suoi soliti giochi pur in solitudine, spostandosi da parte a parte senza una meta ben precisa se non quella di far sciogliere il più possibile i nervi, tanto da dimenticarsi addirittura quanto vicino fosse l'orario d'inizio del concerto. All'improvviso un'idea a dir poco geniale le balenò in testa. Quattro, otto, dodici; in tre salti che la videro rannicchiarsi di volta in volta contro il pavimento, mentre le ginocchia attutivano la potenza del balzo e stringeva saldamente la tavola sotto un braccio, Petra risalì la scalinata da cui avrebbe compiuto l'ultimo trick della serata. Si era caricata troppo, sentiva l'energia scorrerle non più nelle vene ma aver raggiunto la pelle, facendole rizzare i peli per l'agitazione. Che si trattasse di un'azione temeraria o folle faceva poca differenza per lei; alzò le braccia al cielo quando raggiunse l'apice delle scale e puntò un dito contro Kevin che l'aveva avvisata dell'esaurirsi della batteria della fotocamera. «Vi fate vivi adesso piccioncini!?» Non prestò attenzione a Jungkook, che pure sembrava essere davvero preoccupato per qualcosa che, di sicuro, avrebbe potuto spiegarle una volta terminata quell'azione a dir poco spericolata. Prese una piccola rincorsa e poco prima dell'inizio del primo scalino della discesa si staccò da terra, volando insieme alla tavola per un tempo che le sembrò eterno, in un salto che avrebbe avuto i più disparati esiti a seconda di quanto la fortuna avesse voluto accompagnarla. «MÒ MUOIO!» semi-cit? la saga continua? Strepitò per qualche strana ragione, nonostante avesse calibrato a lungo la battuta che avrebbe dovuto squarciare l'intera zona dello skate park nel momento in cui si sarebbe lanciata in aria. Lo skate fece diversi giri su se stesso e Petra continuò a fissare l'asfalto che l'avrebbe accolta, possibilmente vittoriosa, al suo atterraggio. A quanto sembrava aveva fatto male i calcoli, però.
    Alzò la testa a fatica e si accorse dell'incredibile e fastidioso fischio alle orecchie che aveva sostituito qualsiasi rumore potesse raggiungerla in quel momento. Con una lentezza mai provata prima d'ora aprì prima un occhio e poi l'altro, confondendo i volti dei due amici che si erano avvicinati a lei con una certa preoccupazione - chi era Kevin e chi era Jungkook? Tutto sembrava rincorrersi e confondersi in una nebbia sempre più fitta. «Cosa cazzo è successo?» La sua stessa voce parve confonderla ancora di più e, mentre non riusciva a capire quale fra i due amici si fosse premurato di farla mettere seduta, avvicinò quasi per istinto una mano al viso dove sembrava bruciarle tutto. Quando allontanò il polso dal naso allora corrugò le sopracciglia, sorpresa di aver individuato una macchia rossastra e lucida su quella parte di pelle, che inevitabilmente finì anche per macchiare la manica della felpa che aveva addosso. «Ma è sangue questo?» Borbottò fra sé e sé, riproponendo il polso prima ai propri occhi e poi ai sei che la stavano fissando - contando anche il paio di occhiali di Kevin -, per poi ritirarsi dalle due figure e soffiare contro l'asfalto un grumo di sangue che sì, sembrava essere uscito proprio dal suo naso. «That's sick», sussurrò con un certo strano entusiasmo nello sguardo e nella voce, gradualmente riprendendo possesso di quel giramento di testa come se si fosse all'improvviso tramutata in una cowgirl nel pieno di un rodeo. Afferrate saldamente le briglie di quel cavallo imbizzarrito allora riuscì a tirarsi finalmente in piedi, allontanando le mani di entrambi gli amici; in fondo, aveva avuto l'occasione di osservare quantità di sangue più copiose di quelle macchioline. Mascherando la confusione con una calma, una sorta di coolness che non avrebbe mai voluto abbandonare, alzò la manica della propria felpa per gettare un veloce sguardo al quadrante dell'orologio e, lentamente, rivolse uno sguardo sorridente a Jungkook. «Dicevi? Siamo in ritardo, vero?» Per aver sbattuto la testa sembrava essere ancora in grado di pensare a sufficienza da permettersi di collegare l'ansia dimostrata prima dall'amico all'orario che, senza che i due potessero rendersene conto, era arrivato a picchiettare sulle spalle di entrambi. Era giunta l'ora di mettersi in movimento: avrebbe pensato al suo naso gocciolante una volta raggiunto il locale dove avrebbe dovuto esibirsi.
    Stava seguendo la linea nel mezzo dell'asfalto, al pari di quella che, più imprecisa, aveva adornato la sua guancia dal momento in cui si era trascinata il polso contro il naso, tracciando una scia di sangue che le sembrava un'aggiunta particolare per il make-up per un concerto. Avrebbe fatto effetto, no? In verità più preoccupata per il ritardo che per il proprio stato fisico, aveva raccattato nel giro di pochi secondi tutti i suoi possedimenti, salutato rapidamente l'amico e costretto Jungkook a tenere il passo senza distrarsi ulteriormente fra barre in ferro e marciapiedi da saltare. Dire che si erano catapultati all'interno dell'Hope&Ruin, a una decina di minuti di tragitto dal punto da cui erano stati costretti a partire come razzi, era un vero e proprio eufemismo. A passo rapido, e per un tratto perfino percorso in skate, finalmente incontrò le due compagne di band. Non fece nemmeno in tempo a leggere l'atmosfera che girava per il locale, focalizzata com'era a presentarsi in ginocchio davanti alle due ragazze, aggrappandosi alle gambe di Helena sperando di ricevere la grazia di entrambe. «Petra ma che cazzo hai fatto?» La interrogò Klara (x), mentre Helena (x) non aveva potuto fare a meno di ridacchiare sotto i baffi - contenta di essere stata rilasciare dalla stretta opprimente dell'ansia di Klara, che coglieva la chitarrista ogni qual volta si verificava il minimo inconveniente. «Pensavamo ti fossi dimenticata», sputò più acida la ragazza, afferrando le spalle di Petra. Sapeva che tutto si sarebbe risolto nel giro di qualche minuto, però prima Klara avrebbe dovuto far finta di essere la responsabile del gruppo. Fu Helena, la batterista, a riuscire ad acquietare le acque, mentre girava sullo sgabello vicino al bancone, passando un dito contro l'ombra di sangue che si era ormai solidificata contro il viso della bassista. «Potremmo iniziare con...» La ragazza terminò la frase in un sussurro comprensibile solo alle componenti della band e Petra si limitò a battere le mani, prima di gettarsi fra le braccia di Helena, rivolgendo una scherzosa linguaccia all'altra ragazza. Dopo quella necessaria riunione improvvisata, finalmente le due ragazze salutarono anche l'adorato merch-boy e fu Helena a rivolgersi a lui, spiegandogli che avrebbe avuto accesso gratuitamente al bar - appuntandogli una piccola spilla (con scritto "im in the band") contro il pettorale per permettere il riconoscimento - e che avrebbe potuto rilassarsi e basta, per il momento, a meno che non avesse preferito darsi a un po' di commercio e, allora, avrebbe dovuto parlare con la barista per farsi indicare dove erano stati conservati gli scatoloni con la merch. «Comportati bene, capito?!» Lo ammonì Petra, salutandolo con un breve bacio sulla guancia per poi imitare una faccia fintamente schifata. Pochi secondi dopo era già sparita. Il palco era piccolo - o intimo, come Klara amava definirlo quando le tre si rendevano conto di aver difficoltà perfino a montare tutta la batteria di Helena nel retro - e ben presto venne invaso dalla presenza delle tre ragazze che, avvezze a qualsiasi tipo di pubblico, sembrarono perfino sorprese di aver davanti almeno una trentina di persone; c'è il pienone sta sera, ridacchiò fra sé e sé, pur continuando a comunicare silenziosamente con le altre ragazze così da poter dare inizio ad un rapido sound-check che permettesse loro di recuperare il tempo perso per colpa di Petra. Si sarebbe fatta perdonare in un secondo momento, ora era necessario focalizzarsi sul dare il meglio di sé per l'esibizione. Iniziò a pizzicare sapientemente le quattro corde del proprio strumento, col capo chino, permettendo ai lunghi capelli di toccare i dorsi delle mani impegnate a dare inizio al giro di basso che avrebbe accompagnato quella che poteva definirsi facilmente la sua composizione preferita. «Flip The Coin And Taste It» Annunciò brevemente Klara e Petra fu costretta a mordersi il labbro inferiore per non inciampare in una seconda risata; era una canzone divertente, che avrebbe strizzato un paio di occhiolini alla giusta audience e a chiunque fosse in grado di comprendere che, dietro la vicenda di un protagonista ben poco specificato e una moneta trovata per terra che l'avrebbe gettato in uno stato di pura estasi non c'era altro che la descrizione di un meraviglioso cunnilingus regalato da una ragazza durante il ciclo mestruale. Le piaceva poter salire su un palco e parlare, attraverso i testi e la voce di Klara, a cui di tanto in tanto si univa quella di Petra o di Helena, di qualsiasi argomento stuzzicasse la loro attenzione e il loro interesse; pur essendo a quelli che lei considerava dei magnifici e gloriosi esordi, circondando quello scenario di più aspettative di quanto avrebbe dovuto, Petra si sentiva davvero felice, come se avesse l'occasione unica di unirsi in un meraviglioso amplesso con la sua stessa musica, facendone parte fino a quando non sarebbe stato più possibile dividerle l'una dall'altra. Le energie che stavano fluendo dal gruppo erano diverse e, seppur cozzando delle volte fra loro, con pezzi più malinconici e altri più energici, tutto sembrava quadrare nelle menti giovani e frizzanti delle tre, che non sembravano poter far altro di dare il meglio di loro stesse fino all'ultima nota dell'ultima canzone.
    Un breve inchino, l'assaporare di qualche applauso finale da parte di quelli che erano stati disposti ad ascoltarle e, infine, la discesa. La sensazione era simile a quella di aver terminato un eccitante giro sulle montagne russe, uno che non avrebbe mai voluto terminare; eppure si trovava lì, in mezzo alla poca folla che aveva tenuto loro compagnia, dopo il tempo necessario per raccattare i loro possedimenti dal palco e che sarebbero poi stati spostati altrove - in un furgoncino messo gentilmente a disposizione dai genitori di Helena. Lo sguardo ceruleo di Petra fu veloce a roteare nel momento in cui Klara ed Helena presero a sbaciucchiarsi come ad ogni fine concerto, appartandosi nuovamente nella stessa zona del bar dove le aveva incontrate non appena fatto l'ingresso nel locale e, per questo, ritrovatasi sola, immaginò fosse opportuno andare a recuperare il migliore amico - dovunque questo si trovasse. Sperò si fosse divertito abbastanza durante il piccolo concerto ma, soprattutto, si augurò di non doverlo andare a ripescare in bagno con la lingua diversi metri nella gola di qualcun altro. Era già successo ed era stanca di essere vittima di questa violenza emotiva: sembravano tutti aver qualcuno da baciare tranne lei! Per questo gli occhi fintamente irritati scandagliarono le diverse persone all'interno del locale - le cui luci basse non aiutavano certo la ricerca - e, infine, sembrarono atterrare proprio su chi stava cercando. «BRO!» Lo chiamò prima di avvicinarsi, interrompendo qualsiasi tipo di situazione in cui l'aveva colto per potersi fare più vicina a lui. Gli allungò la mano per poter ricevere un rumoroso cinque di risposta e gli sorrise, per poi spalleggiarlo un po'. «Ti sei divertito? Ti sono mancata?»
     
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    ✖✖✖ - «Un genio? E stai imparando a fare a pugni?» Punteggiando i propri gesti con brevi e scattanti cenni del capo, Jungkook cercò di rendere le sue frasi chiare e leggibili agli occhi dell'amica senza però fermare il suo discorso sulle prodezze fisiche guadagnate in palestra al fianco di Svjetlana. «Stai imparando a fare a pugni?» Come fosse un riflesso automatico, un sorriso radioso sbocciò sul volto di Jungkook illuminandolo di gioia non appena udì Petra parlare in un tono divertito, ricambiando la sua posa in modo rilassato nel provocarla con qualche pugnetto infranto direttamente contro i suoi che le coprivano il volto, accompagnati da una tenue risata muta. Jungkook difatti fu veloce a cedere ed assecondare i movimenti dell'amica, chinandosi sotto la sua presa incapace di smettere di ridere, il naso che premeva contro il petto morbido dell'altra. tiddies oJo «Vai a prendere pugni a pagamento? Se vuoi posso darteli io gratis!» Una mano si posò sull'avambraccio di Petra, che stringendo il collo dell'amico strofinò le nocche contro i suoi capelli, provocando altre risate che non si fermarono neanche quando Pepi inspirò rumorosamente l'odore delle ciocche nere di Jungkook. «mmh... cocco!» Sempre intenerito e divertito dal comportamento che Petra adottava quand'era con lui, il ragazzo si prese qualche momento per osservarla, mentre riprendeva Naruto-Bernie sotto il braccio pronto a mostrarsi all'obbiettivo di Kevin. Ormai il saluto con Petra si era impresso in Jungkook come se gli fosse sempre appartenuto, e nel muovere le mani con quelle di lei, non potè che sentirsi elettrizzato di poter scivolare giù per le rampe con lei. Quel rituale esclusivo terminò dopo svariati secondi di attenta esecuzione, che culminando in un'armonia di snap e clap diede il via a quella sessione di skate immortalata dalla fotocamera di Kev.
    A quel punto Jungkook si preparò a spingere Naruto-Bernie verso la gloria, restando però vicino a Petra per attendere il via libera da lei. «Sei fortunato che solo io possa capirti, cocorito». Incastonato in uno sbuffo, il sorriso tornò a solcare le labbra di Jungkook, che scoccato un occhiolino all'amica puntò la suola delle Vans ormai usurate sul terreno per iniziare a muoversi. Tra un trick e l'altro, il divertimento continuò a scorrere nel gruppetto quando Petra rubò l'attenzione dell'obbiettivo per dichiarare la verità inevitabile «Ci spaccheremo tutti i denti», che severa ma giusta riportò alla mente di Jungkook le numerose volte in cui tutti loro avevano subito il destino claudicante di ogni skater, intrappolato in brillanti successi raggiunti di caduta in caduta. Nel vedere Petra iniziare a scivolare tra le rampe, Jungkook non potè che iniziare ad incoraggiarla come sempre faceva, felice di assistere alle abili mosse della migliore amica, ronzandole intorno sino a separarsi dalla sua figura ora che acquistata velocità, Kevin si era avvicinato per catturare qualche ripresa in movimento. Accompagnato quindi dal suo occhio digitale, Jungkook non si risparmiò nei trick e nelle figure che aveva imparato, cadendo di tanto in tanto ma senza paura, pronto a rialzarsi e riprendere a spostarsi sul suo adorato Naruto-Bernie. Di tanto in tanto, tuttavia, lo sguardo continuava a tornare a Petra, in un moto di istintiva apprensione ed amichevole ammirazione che mai si spegneva in sua compagnia e che aveva fatto dimenticare anche a Jungkook l'orario, troppo preso dai suoi salti e dai suoi incoraggiamenti e dal flirt di Kevin. Non si accorse però neanche dei tentativi di Petra di sfidare la forza di gravità, intenta a superare un'intera scalinata in un balzo che avrebbe fatto invidia agli skaters più esperti. Fu di rimando il telefono a riportare Jungkook sulla terra, il quale una volta terminato l'ultimo trick si accorse delle numerose chiamate delle compagne di band di Pepi.
    Si precipitò quindi da lei assieme a Kevin il prima possibile, sbracciandosi per poter scappare verso la venue che avrebbe ospitato il concerto ma si fermò di scatto, intuendo immediatamente le intenzioni dell'amica. «Vi fate vivi adesso piccioncini!?» Un'espressione completamente vacua accolse la domanda provocatoria di Pepi, che in cima alla scalinata si preparava a saltare. Jungkook percepì ogni pensiero razionale abbandonarlo a favore di una sgradevole e viscerale sensazione, pronta a suggerirgli l'esito dello sprint di Petra, e senza distaccare lo sguardo da lei quasi trattenne il respiro, osservando l'amica saltare per ciò che credeva sarebbero stati secondi eterni. «MÒ MUOIO!» Dunque Jungkook incassò la testa tra le spalle, quasi preparandosi all'impatto egli stesso, e sperando per il meglio si augurò che Petra sarebbe atterrata in un trick fortunato piuttosto che in una rovinosa caduta. I passi iniziarono a rimbombare velocemente contro l'asfalto non appena Jungkook e Kevin si resero conto della botta appena subita dall'amica, e le furono ben presto attorno. Le iridi scure del primo scandagliarono l'intera figura della ragazza con estrema preoccupazione, mentre le mani del secondo si affrettarono a riporre la videocamera, pronte a sorreggere Petra nel caso in cui ne avesse avuto bisogno. Hey, stai bene?! Domandò Kev concitato, lanciando uno sguardo preoccupato a Jungkook che solo dopo qualche secondo si accorse di aver smesso di respirare. «Cosa cazzo è successo?» Ripresa un po' d'aria nei polmoni, il ragazzo si adoperò nel raccogliere gentilmente Petra da terra in modo da riportarla in una posizione seduta, e picchiettando velocemente una mano contro la spalla dell'altro prima di portarsela al naso, gli chiese velocemente dei fazzoletti per tamponare il sangue che era fuoriuscito da quello dell'amica. «Ma è sangue questo?» Jungkook allora fece per raggiungere la mano di Petra per porgerle l'oggetto appena ricevuto da Kevin, ed annuendo alla domanda appena posta constatò con un moto di sollievo l'apparente ed abbastanza certo benessere della ragazza, che nonostante la botta ed il leggero trauma al naso pareva star bene. Pepi aveva ormai scatenato ogni istinto fraterno esistente nelle fibra di Jungkook, ormai tanto legato a lei da considerarla una figura molto simile a quella di una sorella minore, qualcuno con cui combinare disastri, nascondersi, qualcuno in cui confidare e con cui godere della protezione e del sostegno reciproco. «That's sick» Manco a dirlo, mentre Kevin borbottava come una teiera sul punto d’ebollizione, l'altro giovane si portò una mano attorno alla pancia, ridacchiando nel notare l'euforia dell'altra senza però riuscire ad assopire la propria apprensione. Ugh, state proprio fuori voi due- Specialmente allo skate park però, nonostante le tante risate ed il divertimento sfrenato, Jungkook si mostrava particolarmente attento nel monitorare Petra, proprio perchè era certo che in nome della sua ben nota coolness avrebbe potuto rischiare di ignorare qualche sintomo, aggravando eventuali ferite che, in quel caso, non sembravano - per fortuna - essere invalidanti.
    «Dicevi? Siamo in ritardo, vero?» Con straordinaria lucidità anche dopo la sua caduta epica, Petra sembrava aver colto il messaggio che Jungkook si era tanto sforzato di farle capire prima, ormai convinti del fatto che sarebbero arrivati alla venue del concerto ben oltre l'orario d'inizio prestabilito. Senza indugiare ulteriormente, il ragazzo allora scosse il capo in un netto cenno d'assenso, raccogliendo lo zaino da terra per poter dirigersi al luogo dell'evento in una velocissima corsa. Nonostante i velocissimi saluti, Kevin non si diede per vinto e decisa di seguire a lunga distanza i primi due amici, arrivando anch'egli al the Hope&Ruin dopo aver dribblato molteplici volte macchine e persone in strada. Lo sguardo che Jungkook riservò all'amica una volta nel locale fu facilmente assimilabile a quello di un soldato che saluta il suo commilitone prima di vederlo saltare tra le mine antiuomo - "Ci rivedremo, amico mio, è stato un piacere servire la patria con te" - nel vederla raggiungere le compagne visibilmente irritate prima di iniziare il concerto. Helena e Klara parvero comunque essere in ottima forma, e nel periodo d'assenza della loro amica, avevano già approntato ogni dettaglio per poter iniziare a suonare - non restava che salire sul palco e scatenarsi. Più sollevato nell'aver visto le acque acquietarsi tra le tre bandmates, Jungkook salutò le altre due con un caldo sorriso ed un ampio cenno della mano, prima di attendere il ritorno della migliore amica. Gli appuntò una spilletta al petto e gli spiegò cosa avrebbe potuto fare durante la serata, per poi regalargli un bacetto sulla guancia sempre molto apprezzato. «Comportati bene, capito?!» Jungkook allora incrociò le dita davanti al volto dell'amica, offrendole un piccolo rituale propiziatorio girandole attorno come fosse un totem per augurarle buona fortuna, e poi le schioccò un bacio sulla testa, lo sguardo brillante d'orgoglio nel vederla andare a fare ciò che più l'appassionava in assoluto. Fortunatamente, il locale parve essere anche più gremito del solito, e per le casse e la notorietà della band avrebbe potuto essere un'occasione d'oro, dunque Jungkook pensò di supportare Petra e le altre installando il prima possibile una piccola ma riconoscibile postazione per la merch in un piccolo spazio vicino all'ingresso. Si avvicinò così al bancone per poter parlare con il ragazzo che gli era stato indicato, e ben sicuro che sarebbe stato difficile per lui leggere la lingua dei segni nella luce così fioca, scrisse prontamente sul proprio telefono un saluto ed un messaggio che sarebbe stato semplice e leggibile.
    «Ciao! Sono Jungkook, il merch boy delle Might Get Rancid! Dove posso mettermi? E poi, mi daresti una pinta?» Fermando il display a massima luminosità davanti al giovane, Jungkook si presentò a lui con un sorriso smagliante ed un leggero cenno della mano, proteggendo Naruto-Bernie tra le gambe, là dove nessuno avrebbe potuto fargli del male >.> . Oh! Non parli? La birra arriva subito, e se vuoi iniziare a sistemare, puoi pure metterti vicino alla porta! La roba l'hanno lasciata lì, dietro al bancone. Trillò lui, ricevendo un cenno entusiasta da parte di Jungkook, che fiondandosi nel punto indicato raccolse i tre scatoloni, fermando così il piccolo tavolo al suo posto per poi ricoprirlo di maglie, sticker e spille con i relativi prezzi scritti su grandi pezzi di carta. Il petto allora si gonfiò in un respiro soddisfatto, vibrante nell'avvertire l'emozione per Petra spiccare nel momento in cui salì sul palco. E' la mia amica, è la mia bro! sussurrava il suo sguardo luminoso nel posarsi sulla ragazza, le cui iridi senza fatica comunicavano un profondo affetto ed inestinguibile energia, come se i sentimenti dell'una fossero perfettamente sincronizzati con quelli dell'altro, uniti in una simbiosi che tanto rassomigliava a quella di un legame fraterno. Il concerto sarebbe iniziato in pochi istanti, e Jungkook approfittò di quell'iniziale trambusto per avvicinarsi alla prima fila, in modo da fare il tifo per Petra e la sua band più da vicino durante il primo pezzo. «Flip The Coin And Taste It» Una delle sue preferite! Nonostante non potesse gridare o parlare per dimostrare il suo entusiasmo, Jungkook non mancò di renderlo visibile comunque, unendosi durante quella canzone ed anche nelle successive agli altri componenti più vivaci del pubblico per headbang, pogare un po' ed in uno dei brani più movimentati persino iniziare un moshpit. Immancabilmente, Jungkook finiva per farsi male da qualche parte o trovare qualche livido a sorpresa il giorno dopo, segno del suo divertimento più impetuoso durante i concerti delle MGR, tuttavia non se ne curava minimamente, ben felice di aver non solo fomentato un po' il pubblico ma anche comunicato il suo entusiasmo alle ragazze sul palco. A metà del set, prese un respiro per tornare a svolgere il compito che aveva dimenticato di iniziare, fermandosi tuttavia davanti al banchetto quando adocchiò una figura familiare.
    L'ho presa per te mentre eri là in mezzo. Ero preoccupato per Petra, soo- Annunciò Kevin, appoggiato al muro accanto al tavolino della merch con in mano la pinta che Jungkook aveva ordinato. Un sorriso sbocciò sul volto di quest'ultimo, ringraziando in quel tenero modo l'amico per essersi curato di lui, avvolgendo così le dita attorno al vetro freddo del bicchiere per portarselo alle labbra. «Grazie Kev! Non ti avevo visto, altrimenti avrei preso qualcosa anche per te, è gratis-» Ammiccò Jungkook dopo aver svuotato metà del boccale in pochi secondi, appoggiandosi così al fianco dell'altro per cominciare a vedere le magliette. «Vuoi?» Nell'indicare proprio l'alcolico che gli era stato portato, Jungkook iniziò a notare un viavai più intenso da parte degli avventori, e per questo si adoperò per rabbonire ragazzi e ragazze con i suoi caratteristici sguardi da cerbiatto ottenendo un risultato più che efficace nel vendere una gran quantità di merch, tutto grazie alla musica delle Might Get Rancid, interessante tanto da motivare quella trentina di persone a procurarsi anche dei simboli ed oggetti che richiamassero la band. Nel frattempo, Jungkook se l'era davvero spassata alla grande, abbandonandosi alla musica di Petra, aiutando la band e scolandosi gran parte delle riserve di birra assieme a Kevin. «Yo, Koo. Ti ricordi al Bunnpris? Quando ci siamo fatti gli whippets?» Voltandosi verso l'amico una volta terminata un'altra vendita, Jungkook gli rivolse un luminoso sorriso, avvicinandosi a lui con fare curioso. «Si! Perchè, vuoi il bis?» Domandò lui puntando un gomito contro il muro, lasciando così ciondolare la testa di lato mentre scrutava le intenzioni di Kevin, felice di renderle tangibili sulle labbra e tra le braccia del coetaneo. La musica parve affievolirsi un po', acquietata dal nuovo focus di Jungkook ora concentrato a scambiare affettuosi baci con l'amico e del resto si sa, quando la vita ci dà i limoni, è sempre meglio farsi una limonata, tuttavia non mancò di accorgersi degli ultimi applausi, segnale del fatto che il concerto fosse in dirittura d'arrivo e quindi anche Petra. Tuttavia non interruppe i contatti prima di Kevin, attendendo con piacere che fosse lui il primo a distaccarsi, accortosi anch'egli del cambio d'atmosfera. «BRO!» Il grido di guerra fece comunque sussultare Jungkook, imponendogli di allontanarsi almeno di qualche centimetro da Kevin per poi raggiugnere qualche passo avanti Petra, nel schioccare un batti cinque di congratulazioni ricevuto assieme ad un affettuoso spalleggiamento. «Ti sei divertito? Ti sono mancata?» Annuendo con decisione, Jungkook rese inequivocabili entrambe le risposte, entusiasta del concerto che la migliore amica aveva appena terminato. «Avete spaccato! Uno mi ha quasi dato uno pugno nel mosh, sono tutti impazziti e ho venuto un sacco di merch! Grande bro, certo che mi sei mancata!» Esultò lui, circondando le spalle dell'altra in un affettuoso mezzo abbraccio proprio dopo aver parlato, affondando così il naso tra i suoi capelli per piantarvi un po’ di bacetti con tanto di schiocco. Il set era stato indimenticabile, tutta la forza e l'entusiasmo delle ragazze si era riversato nelle loro canzoni e nella loro performance, e soprattutto, come sempre si erano divertite, trascinando il piccolo ma affezionato pubblico con loro. «C'è anche Kevin!» Aggiunse poi Jungkook, spostandosi di poco per indicare l'amico poco lontano che non esitò di congratularsi anch'egli con la star della serata. «Sei stanca?» Muovendo le mani in una premurosa domanda, Jungkook si prese qualche attimo per valutare lo stato fisico generale di Petra, il cui naso sembrava ancora provato dallo scontro col terreno di qualche ora prima senza però aver riportato gravi conseguenze. «Io volevo offrirti una birra offerta dal bar, ti va? Poi se vuoi puoi crashare da me!»
     
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    «Avete spaccato! Uno mi ha quasi dato uno pugno nel mosh, sono tutti impazziti e ho venuto un sacco di merch! Grande bro, certo che mi sei mancata!» Sgranati gli occhi con sorpresa, Petra scandagliò velocemente il viso del migliore amico, già pronta a tirarsi su le maniche per creare lei stessa l'ennesimo mosh in quel momento qualora avesse intercettato qualche brutto segno. Nel seguire il discorso dell'altro, che gli comunicò soddisfatto parte dei suoi risultati e per rispondere ai baci che l'altro le piantò fra i capelli, Petra assestò una sonora pacca sul fondoschiena dell'amico. What Up Dog? I’m The Apha «Ottimo lavoro, Bambi». Gli rispose abbassando di qualche ottava la voce, riprendendosi dalla vaga sensazione di panico che l'aveva fatta sua pochi secondi prima per offrire un'espressione scherzosamente flirtante. Vagò con lo sguardo fino a Kevin, salutandolo con un cenno del mento e poi porgendogli un pugno chiuso. Anche lui le fece i complimenti - sintetici e che sarebbero potuti essere letti come una piccola presa in giro ma, tutto sommato, sinceri - e Petra gli regalò un sorriso sbilenco, prima di rivolgere nuovamente l'attenzione a Jungkook. «Nah. Tutto okay.» Concordò stringendosi nelle spalle dopo un veloce (forse troppo veloce) controllo su se stessa, avendo intercettato la domanda dell'altro direttamente dalle sue dita.
    Nell'intercettare la proposta dell'altro Petra non poté fare a meno di sorridere, per poi lasciarsi andare ad una più sonora risata che si estinse in poco tempo. Per come l'aveva messa Jungkook sembrava una grande offerta, ma l'aver comicamente sottolineato che in verità sarebbe stato tutto offerto dal locale aveva aggiunto quello strato di ironia sufficiente a strappare un sorriso alla ragazza. «Aww, grazie bro! I tuoi sudati risparmi! Spesi così, per me!» Gli rispose portandosi le mani al petto, quindi scosse giusto un po' il viso, alzando un lembo della propria felpa per passarselo contro le narici, raccogliendole fra l'indice e il pollice. Iniziava ad avvertire un bruciore più insistente in quella zona della faccia, nonostante una generale confusione non l'aveva abbandonata per tutta la performance, acquietata solo dalla concentrazione che aveva riversato sulle corde del basso per poter eseguire al meglio ogni canzone. «Penso che passerò, d'accordo? Andiamo comunque al bancone, meglio chiedere del ghiaccio per il naso... ora inizio a sentire un certo mal di testa.» Dissimulando un po' di preoccupazione, Petra girò le spalle ai due e fece cenno ad entrambi di seguirla, anche se era indubbio che avessero ben presente dove si trovasse il cuore del locale.
    Fortunatamente non trovarono troppa gente a tampinare di richieste i baristi e, non appena ottenne l'attenzione di uno degli addetti, allora batté il palmo della mano contro il petto di Jungkook, invitandolo ad esprimere le sue richieste così da poter fare da veicolo e aspettando che Kevin si adoperasse per fare altrettanto. «A me servirebbe del ghiaccio per questo! E lui vorrebbe...» Si indicò il naso quindi si girò a guardare le dita di Jungkook, spostando di poco l'attenzione verso Kevin. Piantò un gomito nel fianco del migliore amico e lo interrogò, 'sta volta con delle intenzioni molto diverse. «Ma come sta messo Kevin? Avete fumato?» Affondò il naso contro una manica della maglietta di Jungkook ma non avvertì nessuna traccia rilevante e, ottenuto ciò che aveva richiesto per sé e l'amico, si allontanò solo per essere raggiunta fugacemente da Klara ed Helena. Parlò con le ragazze per poco tempo, le fecero sapere che avrebbero levato le tende e, dopo aver ringraziato Jungkook per la sua gentilezza, abbandonarono i tre all'Hope&Ruin portando via strumenti, merch e responsabilità in più. I bacetti che entrambe le lasciarono sulle guance furono sufficienti a diminuire il dolore al naso più di quanto il ghiaccio potesse aiutarla. Ad ogni modo, Petra sbuffò.
    In breve tempo, recuperati i due piccioncini, i tre amici si spostarono all'esterno del locale per godere di un po' dell'aria fredda della nottata. Strettasi nel giubbotto largo, che la riparava dalla maggior parte degli spifferi gelidi, Petra aveva saggiamente deciso di abbandonare il ghiaccio per scongiurare una congestione cerebrale e, sedutasi sul marciapiede, osservava dal basso le persone entrare ed uscire dal locale. Riservava sguardi più interessati alle diverse ragazze che varcarono la soglia d'ingresso dell'Hope&Ruin, spostando gli occhi di tanto in tanto solo per alzarli al cielo quando notava Jungkook e Kevin amoreggiare più o meno silenziosamente - fra parole e gesti. «Kevin, bro... fra tutti i posti del mondo, perché hai scelto proprio l'Università di Besaid per fare l'Erasmus?» Scherzò all'improvviso, interrompendo i due mentre erano impegnati in un fitto dialogo. Petra e Jungkook lo conoscevano da un po', almeno qualche mese, anche se credeva di conoscere Kevin da molto più tempo: c'era sempre stato? Era apparso in un preciso momento? Strane cose succedono in questa bizzarra città. Mentre pedalava a vuoto, muovendo su e giù i piedi contro il bordo dello skate, ascoltò con interesse la risposta sarcastica di Kevin, che dopo un po' si aprì in un piccolo sproloquio. Gli occhi di Petra tuttavia tornarono su Jungkook. Chi era lui? Non avrebbe esitato a chiamarlo il suo migliore amico ma quel ragazzo era tanto un enigma quanto trasparente per lei. Presto tornarono a parlare d'altro e, fra una risata e l'altra, quel fine serata non le sembrò essere così pessimo. Avrebbe pensato al mal di testa il giorno dopo.
    Quando non poterono più sentire il rumore delle ruote dello skate di Kevin attraversare l'asfalto, Petra si rivolse al migliore amico, tirando un piccolo colpo all'estremità della propria tavola per farsela saltare fra le dita. Iniziò a fare qualche passo, ondeggiando nella camminata di proposito per poter spalleggiare il più grande. Jungkook in quel momento non sembrava essere tanto più alto di lei dato che Petra aveva ottenuto, camminando sul marciapiede, high ground un fittizio aumento d'altezza. «Quindi... quand'è il matrimonio?» Iniziò mentre un ghigno le piegava le labbra, pronta a cogliere l'espressione dell'altro verso cui dardeggiò lo sguardo. Si lasciò andare ad una risatina divertita che le fece vibrare le spalle, quindi gli fece cenno con la testa di seguirla, prendendo a camminare in direzione di casa di Petra (e sua sorella Skylar). «Mi fate stare male.» Continuò pur scherzosa, fingendo un conato di vomito e lasciando aleggiare la mano contro le labbra, mutando l'espressione in una piena di preoccupazione. «Non ti dispiacerà? Quando andrà via?! E tu sarai costretto a rimanere con me? PER SEMPRE!» Parlò velocemente ed alzando sempre di più il tono di voce, ricevendo qualche occhiata confusa da una coppietta che passò al loro fianco. Per nulla turbata e un po' orgogliosa di aver turbato la quiete pubblica, si avvicinò all'altro solo per raccogliergli un braccio con il suo, facendogli segno di prestare molta attenzione a ciò che stava per riferirgli. «Però voglio essere sincera, te lo dico. Non vi vedo bene insieme, dovresti lasciarlo. Fidati di me, lo sai che sono...» Sul finire della frase il fastidioso suono di un clacson coprì le parole di Petra che comunque Jungkook sarebbe stato in grado di cogliere nel leggere il suo labiale. Petra si limitò a ridere, ben convinta di trovarsi nel lato della ragione.
    Nell'inserire la chiave nella toppa della porta d'ingresso dell'appartamento, Petra si girò a fissare Jungkook, portando velocemente il dito indice contro le proprie labbra. Emise un lungo sibilo fra i denti, quindi si fece estremamente seria. «Non fare rumore, capito? Muto come un... pesce?» Gli ordinò e, prima di aprire la porta, attese di ricevere una risposta positiva da parte del più grande. Libera dalle scarpe non avrebbe potuto svegliare la sorella, sicuramente già a letto, se non che nell'appoggiare lo zaino per terra qualche rumore metallico e leggermente sospetto la costrinse ad accartocciarsi, come se avesse potuto prevenire ciò che ormai era successo. Si girò a guardare severamente Jungkook, come se fosse stata colpa sua, poi gli chiese di aspettare qualche secondo. «Tu. Prepara. I. Pop... CORN!» Urlò sussurrando, indicandogli in modo casuale gli scaffali della cucina, speranzosa nelle capacità di sopravvivenza di Jungkook. Assicuratasi che la porta di Skylar fosse stata chiusa ermeticamente, tornò in salotto carica di tutto ciò che sarebbe stato necessario per quell'improvvisato pigiama party. In quest'ordine, sugli avambracci stava trasportando: un cuscino, un paio di coperte pesanti, un suo pigiama (che sicuramente sarebbe andato bene a Jungkook, dato che lei ci navigava dentro), delle maschere per il viso, spazzole e chincaglierie per capelli, una candela nera (per fare atmosfera), una chiavetta USB. Scaricò tutto fra il divano e il tavolino da caffè, pronta ad inserire la chiavetta USB nella giusta entrata sul retro del televisore, quando si allarmò. «Jungkook! Il! Micro-»

    Edited by Kagura` - 8/12/2020, 15:49
     
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    ✖✖✖ «Ottimo lavoro, Bambi». Provocata dalla virilità artificiosa di Petra, una candida risata si librò silenziosa ma spumeggiante fuori dalle labbra di Jungkook, divertito ed intenerito al tempo stesso da quelle prime reazioni. Naso dolorante a parte, Pepi sembrava star bene e pareva aver tratto il massimo dal concerto appena concluso, che oltre ad offrire della musica grezza e forte al pubblico, aveva esercitato la sua influenza catartica anche sulle ragazze della band. Dopo aver rivolto all'amica dei meritati complimenti, Jungkook si assicurò che stesse bene, e differentemente da Petra si prese qualche attimo in più per esaminare il suo volto ed il suo corpo, soddisfatto solo quando non trovò ferite visibilmente sanguinanti, appuntandosi mentalmente di dover controllare il naso della più piccola qualche volta in più durante la serata. «Nah. Tutto okay.» Poi, la conferma verbale tranquillizzò Jungkook del tutto, portandolo ad offrire a proprio modo dei drink agli amici, in particolar modo a Pepi che si era tanto impegnata in quella lunga sera di concerto. «Aww, grazie bro! I tuoi sudati risparmi! Spesi così, per me!» Lasciandosi scappare una seconda risata, stavolta anche con qualche sputacchietto cioppino, Jungkook non riuscì a trattenere l'ilarità accesa da quelle poche parole, convinto che la sua offerta, seppur un po' posticcia, sarebbe stata gradita e valida. «Penso che passerò, d'accordo? Andiamo comunque al bancone, meglio chiedere del ghiaccio per il naso... ora inizio a sentire un certo mal di testa.» La spensieratezza però cedette facilmente il passo ad un sottile velo di preoccupazione, che occupò prepotentemente i lineamenti del ragazzo non appena udì la voce di Petra. Annuì alle sue parole, ed avvicinandosi a lei le avvolse affettyosamente le spalle con un braccio, dirigendosi così al bancone, con l'idea di ordinare l'ennesima birra della serata per poi lasciare il prima possibile il locale. «Prendo qualcosa da portare via.» Si assicurò di comunicare Jungkook, intercettando le frasi di Pepi non appena si rivolse al barista, portando così lo sguardo verso Kevin, ancora leggermente frastornato. «Ma come sta messo Kevin? Avete fumato?» Il curioso interrogatorio olfattivo di Petra venne interrotto da entrambe le mani di Jungkook, che affondando nelle sue guance soffici le raccolsero in modo da allontanare il naso dell'amica dalla maglia, per non porre pressione su una parte del suo corpo già abbastanza provata dalla lunga giornata. «Diciamo..» Un occhiolino suggestivo fu l'unico elemento in grado di fornire una spiegazione più eloquente a Petra, mentre Kevin aleggiava come uno spettro gioioso dietro ai sue amici, incoraggiandoli a non prendere nulla per lui con un cenno disinteressato della mano. Il tempo di notare Klara ed Helena entrare nel campo visivo del gruppetto, e Jungkook allentò la presa sulle spalle di Pepi, salutando con un ondeggiamento del braccio le due ragazze ed osservandone così le interazioni con serenità; era felice di vedere che le compagne di band di Pepi si prendevano cura di lei, ed approfittando di quel momento di lontananza, le iridi scure ed espressive tornarono a sfiorare Kevin. Un sorrisetto sbocciò sulle labbra di Jungkook, e poco dopo, le sue braccia andarono ad avvolgersi senza troppa pressione attorno alla vita dell'altro, il mento che si appoggiava alla sua spalla come supporto prima che le labbra atterrassero su di essa in un bacetto.
    In breve tempo, i tre furono fuori dall'Hope&Ruin, ed ora con in mano una bottiglia di birra fredda, Jungkook accompagnava nel tragitto i due amici, al momento impegnati in una conversazione sul programma di studi di Kevin e sabotando così il piano di Jungkook di ricevere qualche altra attenzione prima che l'amico si allontanasse per tornare a casa. Effettivamente Kevin si poteva dire una presenza piacevole ma evanescente tra le conoscenze di Petra e Jungkook, una persona che forse si sarebbe dimenticata di loro ma che certamente aveva regalato ad entrambi momenti divertenti e spensierati. Già, tra tutti i posti proprio Besaid... Il riverbero di quell'apparentemente leggera considerazione tornò a riempire la mente di Jungkook ancora per qualche secondo: anche lui, tra tutti i posti in cui sarebbe potuto capitare, aveva scelto di dirigersi zaino in spalla nella cittadina Norvegese, ignaro di tutti i pericoli, le stranezze e le meraviglie che essa custodiva. Chissà se per te è lo stesso. Ti dimenticherai di noi? Si domandò Jungkook, fissando lo sguardo per qualche attimo su Kevin prima di eliminare ogni pensiero che gli si era intrufolato in mente riprendendolo per qualche altro bacio con discrezione, attento a non infastidire troppo Petra con quelle effusioni. Il momento era arrivato per Kevin di andar via, ed una volta che si furono salutati, l'attenzione di Jungkook tornò completamente sull'amica, scivolando al suo fianco con pigre spinte allo skate. Ora, per guardarla, doveva persino alzare un po' la testa. «Quindi... quand'è il matrimonio?» Entrambe le mani volarono davanti al petto, anche quella che reggeva morbidamente il collo della bottiglia, pronte a scongiurare le frasi appena dette mentre un sorriso spensierato sbocciava tra le labbra di Jungkook, pronto ad unirsi alla risata che scosse le spalle dell'amica. «Mi fate stare male.» Si ritrovò quindi a negare appena con la testa, più per l'imbarazzo piuttosto che per non essere riuscito ad evitare che il disgusto lirico di Pepi si manifestasse in seguito a quelle attenzioni scambiate qua e là con Kevin. «Non ti dispiacerà? Quando andrà via?! E tu sarai costretto a rimanere con me? PER SEMPRE!» Contrariamente alla coppietta che parve turbata dalle modulazioni della voce di Petra, Jungkook se ne cullò come fosse una quotidianità a cui non avrebbe mai voluto rinunciare, aggrappandosi ad essa tra un sorriso e l'altro e continuando a ridere, mentre accompagnato dal suo amato Naruto-Bernie, proseguiva nel tragitto verso casa di Pepi. «Però voglio essere sincera, te lo dico. Non vi vedo bene insieme, dovresti lasciarlo. Fidati di me, lo sai che sono...» Prendendo le parole di Petra in qualche modo seriamente nonostante il suo evidente tono scherzoso, Jungkook sollevò entrambe le spalle, portandosi una mano ad accarezzarsi lievemente le labbra sino a poco prima impresse su quelle di Kevin, sbuffando un'altra risata al suono del clacson per poi iniziare a parlare. «Ci divertiamo con Kev, bro~ Non mi devo sposare con nessuno, io... Sarò tuo per sempre!!» Gesticolò con fare drammatico, poi spiaccicandosi platealmente il dorso di un polso flesso contro la fronte, inchiodando con lo skate solo per collassare sulla schiena dell'amica in quello che da essere un gesto un po' molesto si trasformò in un abbraccio.
    Jungkook e Petra arrivarono a destinazione qualche minuto dopo, e la luna ormai alta filtrava indisturbata dai pannelli di vetro della finestra, illuminando la casa silenziosa che ospitava il sonno di Skylar. Il ragazzo aveva ormai rimboccato Naruto-Bernie sotto un braccio, nel cercare di non lasciar scricchiolare neanche una tegola di legno sotto alle suole dele Vans, si incollò alle spalle di Petra nel seguire ogni suo minimo movimento mentre entravano nell'abitazione. «Non fare rumore, capito? Muto come un... pesce?» Ignorando lo scherzo e l'associazione diretta con la sua afonia, Jungkook spalancò gli occhi e si portò indice e pollice a cucire metaforicamente la bocca, come se fosse in grado di chiudersi con una semplice zip. Un botto sordido, e le mani andarono a sollevarsi, come a discolparsi dal suono che entrambi sapevano fosse stato causato da Pepi ma che per un pelo non provocò la caduta di Naruto-Bernie dal gomito di Jungkook, che lo teneva su chissà per merito di quale forza misteriosa data la precarietà di quella presa. «Tu. Prepara. I. Pop... CORN!» Mano destra a paletta di traverso sulla fronte, ed ecco che Jungkook si era messo sull'attenti, pronto ad eseguire gli ordini di capitan Petra avvedendosi solo una volta che lei si fu volatilizzata nella casa buia di dover affrontare lui: il microonde. Respiro profondo. Ce la puoi fare. Un passo alla volta, Jungkook decise di partire in direzione della cucina per trovare prima di tutto i semi da far scoppiare nel suo acerrimo nemico elettrodomestico. Allora, iniziò a palmeggiare il muro in cerca dell'interruttore della luce, come se rischiarare gli ambienti avrebbe potuto realmente aiutarlo. In realtà, Jungkook continuò ad andare a tentoni anche quando le iridi si furono completamente acclimatate alla stanza, non sapendo il posto preciso in cui Petra e Skylar riponessero i popcorn, ma fortunatamente, dopo aver esplorato un po', trovò il pacchetto in questione e si rallegrò di vedere che i popcorn all'interno non erano soltanto ancora in corso, ma anche conditi! Burro vegano~ Jackpot, che goduria! Missione quasi riuscita. Non restava che versare il contenuto in una ciotola e cuocere il tutto nel microonde come indicato. Non sarebbe stato difficile, no? Non appena Jungkook si avvicinò allo sportellino maledetto, la paura prese il sopravvento. Fallo per Pepi. E se esplode? Sarai morto da eroe. Il piccolo soliloquio garantì abbastanza sicurezza da inserire il tutto sul piattino girevole e spingere i tasti indicati fino a che il microonde non iniziò a ruggire con il suo familiare "BZZZZZ". Da quando ha i denti!? Si chiese Jungkook, notando nella bocca arancione del piccolo elettrodomestico delle fauci nucleari che facevano eco al suo timore, mentre rintanato dietro la porta della cucina attendeva il beep nefasto, segno della fine.
    «Jungkook! Il! Micro-» Ed ecco che il soldato tornò vittorioso in patria, salutando Petra leggermente luminoso per via del sudore in viso e con la ciotola ricolma di pop corn profumatissimi in braccio. «Fatto- fatto.» Si premurò di segnalare con una mano sola, e dopo aver posato il cibo sul tavolino da caffè vicino agli altri oggetti recuperati da Pepi, Jungkook si permise di prendersi qualche secondo per osservarli. «Bro, l'ho fatto per te. Avrò i traumi per il microonde- Candela nera, huh? Figo!» Distratto da ogni minimo oggetto mentre rimarcava la pericolosità del suo incarico, Jungkook accolse tra le mani il pigeigei che Petra gli aveva gentilmente offerto, ringraziandola con un caldo sguardo prima di strofinare in un gesto fraterno appena appena il naso contro una delle sue tempie ed allontanarsi verso il bagno per cambiarsi. Ritornò qualche minuto dopo con indosso il comodo pigiama, sedendo di fianco a Petra con un sonoro "plop" per poi rintanarsi sotto le coperte. «Ora mi fai vedere per bene il tuo naso?» Le domandò Jungkook ora ancor più premuroso, lasciando che stavolta Pepi percepisse la sua preoccupazione un po' più spessa e presente. Si avvicinò all'amica maggiormente ed assottigliò lo sguardo, mostrando tra le mani ciò che aveva nascosto: dell'ovatta, acqua ossigenata ed un cerotto (dei My Little Pony). «Se Sky vede questo non ti farà uscire per... fino a quando non ti crescerà la barba bianca bro-» Dichiarò Jungkook in breve tempo, assicurandosi con gesti chiari che Petra potesse capirlo prima di accarezzare con un lievissimo tocco dell'indice il ponte del suo naso, ora più visibilmente danneggiato da un graffio rosso abbastanza profondo. Jungkook quindi prese un respiro e si occupò di tamponarlo con cura con un batuffolo bagnato di disinfettante - a dispetto delle potenziali proteste della più piccola - prima di appiccicare il cerotto sulla ferita. «Punk~» Commentò lui, assicurandosi che Petra fosse comoda, nel ricordare già durante il pomeriggio i dolori che lei aveva cercato di celare sotto una coltre di fighissime fasciature fluorescenti. Finito il suo lavoro, infermiere Kook si prese qualche attimo per lasciare un bacetto contro la guancia di Petra come fosse un cenno di ringraziamento, arrotolarsi nella coperta, spingere una manciata di popcorn tra le labbra ed agguantare una delle confezioni di maschere per il viso tra le mani. «Maschera per occhi dorata. Glow~ Skin glow~» Rintracciando le parole con movimenti delle labbra un po' come se le stesse leggendo ad alta voce, Jungkook osservò perplesso ed incuriosito quel marchingegno alieno per la pelle, completamente estraneo ai processi della skin care. Tuttavia gli piaceva la parola "glow" quindi non aspettò neanche un secondo per strappare il pacchetto dal punto tracciato dal segnalino ed estrarre il tessuto di due patch da pressare semplicemente sugli zigomi. Mm. Bagnati. Disorientato dalla consistenza umida dei piccoli fogli, Jungkook semplicemente se li portò al viso, non sapendo se li avesse posizionati correttamente prima di rivolgersi a Pepi. «È così che si mette? Ho letto che devo aspettare prima di toglierla quindi non so... ti va di accendere la tv o? Oh! Posso farti le treccine?» Domandò con un bagliore felice nello sguardo, scandagliando quieto le opinioni di Petra mentre, con una mano ancora umida, le porgeva la ciotola piena di popcorn.
     
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    Un'atmosfera diversa aveva trasportato i due prodi cavalieri (Jungkook e Petra) fino al castello (casa condivisa con la sorella) di lady Petra dove, smontati dalla sella dei loro altissimi destrieri (gli skate), si sarebbero dedicati ad una meritata serata di panem et giostre (popcorn davanti a film horror). Dopo aver affrontato non poche difficoltà ed ardue prove (la possibilità di svegliare Skylar), finalmente i due si poterono dire pronti a godere della fine del giorno in reciproca compagnia, senza che nessun pericolo (l'allarme del microonde) potesse raggiungerli. «È di soia, bro.» Sussurrò piuttosto eccitata in risposta Petra, prima di passargli in testimone il pigiama così che potesse mettersi comodo anche lui. Lei aveva indossato una felpa oversize e dei morbidi pantaloni con disegnati dei micro-cagnolini: molto hardcore. Lo allontanò scherzosamente quando si avvicinò per donarle delle tenerezze, intimandolo a fare in fretta e minacciandolo di iniziare a mettere su i "video dell'orrore più esclusivi catturati a Besaid" senza di lui. Quando tornò Petra sembrava prontissima a dare il via alla serata, ma roteò semplicemente gli occhi quando lesse sulle dita di Jungkook tutta la premura nei confronti del suo naso. «E va bene, e va bene... cosa vuoi fare doc?» Borbottò rimanendo con le gambe incrociate e sedendosi in modo da rendere più facile l'accesso al suo naso per Jungkook, osservandolo di tanto in tanto oltre le palpebre semichiuse o fissandolo proprio per dargli fastidio. «Ahh! Che- dolore! Non... non sento più nulla!» Urlò sussurrando, raccogliendo con urgenza i polsi di Jungkook e fermandolo ancor prima che iniziasse a medicarle il naso. In effetti l'acqua ossigenata non le regalò la più piacevole delle sensazioni, ma Petra era una brava paziente, e lasciò che Jungkook ultimasse la medicazione chiudendo la ferita sotto un cerottino dei My Little Pony. «E quello da dove l'hai preso...?» Mormorò confusa e divertita, sghignazzando ma senza trovare il motivo per cui lamentarsi davvero per tutte quelle tenerezze ricevute: Jungkook poteva essere un po' dummy, ma era davvero un ragazzo dal cuore d'oro. «Sì, sì... punk... questo non è niente, bro.» Continuò a parlare piano, lamentandosi più apertamente quando venne di nuovo sbaciucchiata dall'amico, battendogli una mano contro il petto ma senza smettere di sorridere.
    Imitandone i gesti, anche lei si trasformò in un piccolo burrito con la sua coperta preferita, avendone fornita una personale a Jungkook - che sapeva essere un avido ladro di coperte. Iniziò a mangiucchiare anche lei un po' di popcorn, mentre cercava il modo di far comunicare la chiavetta USB con il telecomando della televisione, che intanto mandò in riproduzione il primo video. «Sì, così, solo... un po' più su. Bleah, odio la consistenza appiccicaticcia di 'ste cose.» Parlò piano, avvicinando le dita al viso di Jungkook solo per poter sistemare meglio i due pezzetti di maschera che somigliavano a due gocce, in modo che aderissero allo spazio sotto gli occhi del migliore amico. "Dei turisti argentini stanno facendo un'escursione in un bosco della Norvegia, quando improvvisamente avvistano una strana figura." Si trattava di una vecchia clip che Jungkook e Petra ormai conoscevano a memoria. «Possiamo fare tutte e due le cose!» Trillò contenta, sempre molto attenta a non alzare troppo la voce, ma battendo (in modo silenzioso ed entusiasta) i palmi fra loro fino a tamburellare le dita contro le proprie dita. "Si avvicinano, per capire se sia un animale, continuandosi a chiedere che cosa sia. La bambina gli tira un sasso." Petra allora si allungò verso la pila di oggetti e chincaglierie che aveva raccolto, fra cui anche la mitica lacca che tutto avrebbe mantenuto, perfino delle liberty spikes. Immaginava che per quella sera avrebbero optato per delle più sobrie treccine, però un giorno... "Improvvisamente la figura si alza: è UNO GNOMO ARMATO DI ASCIA". Iniziò a muovere un po' di oggettini, pinzette particolari, accessori per capelli molto interessanti (e intrecciati fra loro). «Ti piace qualcosa?» Domandò rivolta a Jungkook e iniziando un'attenta selezione insieme al migliore amico, che terminò solo svariati minuti dopo, mentre le clip dell'orrore continuavano a succedersi l'una all'altra. Una volta che la curiosità da gazza ladra di entrambi fu soddisfatta, Petra scivolò sul pavimento, così che l'operazione di maneggiarle i capelli fosse più facile per Jungkook. «Se devi dirmi qualcosa fammi segno, eh... basta che non mi mangi in testa.» Lo ammonì con severità, pur sapendo che presto sarebbe stata fin troppo distratta dai lenti movimenti delle dita di Jungkook per curarsi davvero di qualche briciola di popcorn che si sarebbe mescolata alla matassa argentata di capelli. In fondo, credeva che sarebbe stata in grado di perdonargli di tutto. Anche se non glielo diceva spesso, Petra era contenta di avere Jungkook al suo fianco.
     
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