Slow and Steady

libera

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  1. ginger fox
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    The lights go out, I am all alone
    All the trees outside are buried in the snow
    I spend my night dancing with my own shadow
    And it holds me and it never lets me go.
    I move slow and steady
    But I feel like a waterfall
    Yeah, I move slow and steady
    Past the ones that I used to know

    Il freddo investì la pelle diafana come uno schiaffo non appena ebbe aperto l'uscio di casa. Non che le basse temperature l'avessero mai dissuaso dall'uscire ogni santa mattina, eternamente buia o eternamente illuminata che fosse, ad un'ora disumana, come la definiva Ingrid, per correre.
    Era il momento della giornata che preferiva, il momento in cui poteva sentirsi libero, solo.
    Troppe voci invadevano la testa di Elias Larsen, voci amiche, nemiche, ignote, voci che non aveva intenzione di ascoltare ma che comunque - a prescindere - avrebbe sentito.
    Ma non a quell'ora, quando il freddo sembrava inibire il suo potere, quando nessuno sarebbe stato troppo pazzo come lui da uscire.
    Prese un respiro, con quella gioia assurda nel cuore, prima di iniziare a correre, già da sotto il porticato di casa sua.
    Freddo, sì, faceva freddo. Neanche l'abbigliamento tecnico l'avrebbe protetto, ma non importava. In quei momenti importava solo mettere un piede davanti all'altro, ascoltando nient altro che non fosse la musica che si pompava nelle orecchie - quella mattina erano gli Of Monsters And Men, domani chissà - e lo scricchiolio della neve sotto la suola spessa delle scarpe.
    Prese la discesa innevata, lasciando che l'aria lo svegliasse, che i leggeri fiocchi di neve lo colpissero come gelate carezze, aprendo le braccia e sperando di diventare per un attimo un uccello e volarsene via da lì.
    Non che la sua vita non gli piacesse, ma forse - forse - andandosene si sarebbe sentito più libero, più normale. Ma normale, in fin dei conti, non avrebbe saputo esserlo. Il suo cruccio e la sua delizia, poter sentire i frammenti del cuore della gente, poter essere l'idea brillante o pessima nelle loro menti, era qualcosa che dava dipendenza.
    In più, la sua vita professionale dipendeva da quel suo dono, convincere a comprare la gente era qualcosa che sapeva fare al 50% con le parole, per il resto con il solo sguardo. E ne aveva bisogno, lui, i suoi, la loro nuova villa sul fianco della montagna, da cui si vedeva il mare, ma da dove non se ne sentiva l'odore.
    Eppure, a lui l'odore del mare piaceva ancora.
    Sebbene puzzasse della sua vecchia vita, sebbene si fosse mangiato suo nonno e un'adolescenza magari un po' più decente di quella che aveva avuto. Ma c'era stata Ingrid, a mettere pezze qua e là.
    Ed ora non c'era più.
    [...]
    Si fermò di botto, non perchè ancora qualche passo e sarebbe finito nell'acqua gelida, ma perchè la doccia fredda se l'era data ancora una volta da solo. Era troppo difficile ogni sacrosanta mattina ricordarsi che Ingrid non c'era più.
    Puntò le mani sulle ginocchia, piegandosi per riprendere respiro dalla coltellata che si era autoinflitto, quella mattina particolarmente presto, in maniera così gratuita.
    Dieci anni erano passati da quando la vide salire per l'ultima volta sulla berlina azzurra della madre, salutarlo dal lunotto posteriore, il viso rigato dalle lacrime. Lo avrebbe dimenticato, sarebbe sparita e avrebbe avuto una vita migliore, lontana da questa assurda cittadina ai confini del mondo.
    Si era ripromesso di dimenticarla a sua volta, ma anche in quel momento, a quasi dieci anni di distanza da quella mattina di merda, la ritrovava nell'increspatura nera del mare, nell'odore di salsedine, nell'ululato lontano dei cani da slitta.
    Chissà se è felice.

    Yeah, I move slow and steady
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    Edited by ginger fox - 26/1/2018, 15:00
     
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  2. Tellasoul
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    InsistentSilentCarp
    Mattinata come tante altre, se non fosse che lui era già in piedi e non per andare in fabbrica: era in ferie! Non che avesse chissà quanto da fare, del resto non aveva nessuno ad aspettarlo a casa e ormai poteva passare il tempo libero come più desiderava. Poiché quella notte non era riuscito a dormire aveva deciso, dopo un'oretta passata a rigirarsi nel letto, che forse una sana camminata al freddo e alla neve insieme a un 'leggero' sforzo fisico l'avrebbero invogliato a tornare sotto le coperte ancora per un po'; le giornate parevano infinite da quando Sigrid non c'era più. Quindi si era lavato e vestito, coperto per bene con calzoni, stivali, maglione di lana e tanto di maglia della salute da sotto, ovviamente tutto al momento nascosto dal giaccone verde militare che indossava. Si era scordato il cappello... Ma non si era risparmiato guanti e sciarpa, cioè quelli non potevano mancare d'inverno a Besaid! Sbuffò, camminando pensieroso sulla neve lungo la spiaggia al momento totalmente bianca: una vista suggestiva, se non fosse che lui ormai aveva la nausea di tutta quanta la città. Il centro, le montagne, persino il mare lo lasciavano quasi del tutto indifferente. In spalla, un tronco di medie dimensioni e non troppo spesso che sembrava portare da qualche parte. Che silenzio... Ma era davvero l'unico scemo a quell'ora in giro? E poi é normale che mi diano dello strano. Si rimbrottò da solo: dalla scomparsa della moglie, dagli interrogatori alla centrale si era chiuso un po' in se stesso e aveva iniziato a preferire attività al chiuso piuttosto che quelle all'aria aperta, troppo in mezzo agli altri: alcuni suoi compaesani, nonostante la maggior parte avesse creduto alla sua innocenza, avevano preso a guardarlo con sospetto. Si godette il vuoto, mentale s'intende, e socchiuse gli occhi inalando aria gelida dalle narici. Poi gli venne naturale, in un momento così poetico, pensare proprio un bel che palle, liberatorio che se avesse potuto distendere le braccia per aria l'avrebbe urlato al mondo. Proprio in quel momento però, una strana fitta gli prese il petto «AH.» si lamentò appena, sorpreso e lievemente preoccupato portandosi la mano libera al livello del cuore; stava morendo? Ma no, gli era semplicemente arrivato il riverbero di qualcosa. Si osservò intorno e vide un giovane poco più avanti, quasi sulla riva, piegato sulle ginocchia. Che avesse bisogno d'aiuto? Effettivamente chi altro era altrettanto pazzo da andare in spiaggia di prima mattina con quella neve? Mentre si avvicinava a lui, cercando un posto comodo e non troppo lontano dove lasciare il ceppo (l'avrebbe ripreso in seguito: si stava appassionando alla scultura su legno ultimamente, una delle attività al chiuso nominate prima) osservò la sua figura e storse il naso: soffriva per amore di sicuro, la sua aura era di uno strano, spento lilla. Lo conosceva bene quel colore... Era la malinconia. Affiancò il ragazzo, cioè gli pareva un ragazzo, e con un sospiro adagiò il tronco sulla neve. Si raddrizzò e ormai era a un passo da lui, poteva inquadrarlo totalmente; lo fissò, e vide tutt'intorno a lui l'energia attraversarlo e arrivargli addosso. Cazzo. Gli occhi gli si inumidirono e la mente fu portata verso determinati pensieri che di solito lo facevano soffrire. Sbatacchiò le palpebre e si schiarì la voce, poi ispirò alzando gli occhi al cielo e infine posò una mano sul tipo «Elias?» come non riconoscerlo. L'aveva visto crescere, diventare da bambino ragazzino e poi, oramai, un uomo bello e fatto. Le loro famiglie non si frequentavano più da tempo, da quando Elias aveva preso una strada diversa cambiando lavoro e suo nonno era morto, e quindi gli scambi che erano intercorsi di pesce e selvaggina, e legna anche!, erano venuti pian piano a mancare. Erano sempre rimasti in buoni rapporti però, anche se facendo vite diverse si incrociavano davvero poco. Attese da lui una risposta, mentre cercava con tutte le sue forze di prendere le distanze da quell'emozione dirompente... Forse sarebbe stato meglio staccare la mano... lo fece, sperando che la situazione migliorasse. «Stai, uhm, bene?» a dir la verità, ora quello che pareva star male era più lui per quanto era diventato pallido.
     
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  3. ginger fox
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    Si sollevò. Sentì qualcuno chiedersi se stava morendo.
    Se non la neve sotto il peso di un corpo, i pensieri che da lontano iniziavano a farsi poco a poco più distinti, come se da un volume flebilissimo fossero passati ad un tono ben udibile, lo avvertivano di non essere più solo.
    Eh già. Quel modo di avvertire le persone ancor prima di vederle, in quell'ascesa di pensieri nella sua testa, le rendeva come delle stazioni radiofoniche, a cui affibbiava dei nomi, anche.
    C'era Radio Barbie Bitch, la bionda centralinista della sua azienda, che non faceva altro che pensare a quanto era vestita male quella, quanto era ricco quello, tra quanto si sarebbe potuta finalmente rilassare sul lettino abbronzante del solarium dall'altro lato della strada. Poi c'era Radio Padre Inutile, il ragioniere del secondo piano, l'uomo più triste del secolo, messo sotto da chiunque, compresi i suoi figli appena adolescenti che lo rigiravano come un calzino. (Si sintonizzava lì quando aveva le giornate no, per ricordarsi che c'era chi stava anche peggio. Cattivo cattivissimo, Elias!)
    Insomma, anche nel freddo polare, riuscì ad avvertire dei pensieri, comprendendo anche che di fronte c'era qualcuno che in qualche modo aveva intuito il suo umore.
    Assurda, la gente di quella cittadina non smetteva di essere assurda, anche se lui si sentiva il più freak di tutti.
    Tornò in posizione eretta, che Filip Berg era già a portata di braccio da lui.
    [Staremmo entrambi meglio se togliessi la mano.]
    La vocina aveva parlato per lui, si rivelava piuttosto utile nel non diventare maleducato... D'altronde passava per un'idea spontanea, o così sembrava che fosse, almeno fino a quando aveva fatto le prove con Ingrid o dalle esperienze successive in ambito lavorativo.

    Sorrise, anche se in quel buio non era necessario, sperando nell'interruzione di quel contatto: non aveva preventivato una botta di condivisione mentale così forte, quando era appena sveglio lo gestiva sempre con difficoltà.
    - Tutto bene, solo un po' di fiatone per la corsa, grazie.
    [Sarebbe educato fingere di crederci]
    Riprese fiato, iniziando a fare stretching sul posto, rivolgendosi a quello che era stato un modello della sua infanzia: erano cresciuti molto vicini, le loro famiglie erano legate e si aiutavano parecchio nei tempi di magra: i Berg portavano la legna, i Larsen il salmone ed insieme facevano l'affumicatura. Era una specie di tradizione, a quanto pareva. Ed anche nella vita di tutti i giorni ci si dava una mano. Ricordava ancora quando da bambino seguiva Filip nel bosco a far legna o lo ammirava da lontano mentre fumava una sigaretta nelle giornate di sole, limpide e umide, guardando il mare da lontano. Ricordava di aver desiderato spesso di essere come lui.
    Ora, invece, non era più così: Berg era rimasto un modello da seguire per molti aspetti, nonostante le dicerie sul suo conto, Elias lo reputava una persona per bene, onesta, da ammirare.
    - Cosa ci fai in giro a quest'ora ingrata?
    Portò le braccia davanti a sé, le dita intrecciate ed i palmi in fuori.
    - Di solito sono l'unico malato di mente, soprattutto in inverno... Ma non posso davvero fare a meno della mia corsa mattutina.
    Braccia in alto. Piegatura a destra. Centro.
    - Caminetto o intaglio?
    Piegatura a sinistra, ombra di un ceppo di legno, centro.
    - Da quel che ricordo, non eri particolarmente incline ad attività creative come la scultura.
    O, almeno, non sembravi il tipo.
     
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  4. Tellasoul
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    InsistentSilentCarp
    E in effetti sarebbe stato meglio se avesse tolto la mano, cosa che fece onestamente di sua spontanea volontà (davvero?), perché anche in lui quel contatto aveva fatto scaturire delle cose che non gli andava proprio di provare o di pensare. Notò però una certa scarica di energia indirizzarsi da Elias verso di lui, come se non fosse casuale, come se fosse stata diretta oculatamente per chissà quale motivo e la cosa lo incuriosí, facendogli alzare una mano a mezz'aria fra loro due, in silenzio. Il palmo si mosse nel vuoto della fredda aria rarefatta di Dicembre; un angolo delle labbra gli si alzò, andando a increspare la sua espressione: gli capitava sempre così con Elias, ma pareva esserselo dimenticato. Dopo tanti anni ancora non ne aveva capito il perché e ne era incuriosito come un bambino, forse perché era tanto raro."Tutto bene, solo un po' di fiatone per la corsa, grazie" fece Elias, e lui ci credette: perché avrebbe dovuto mentirgli? Ma la sua aura vibrò, in contrasto alle parole appena pronunciate. Si ritrovò ad annuire con espressione appena accigliata, forse un po' paterna (!) nei suoi confronti andando a incrociare tranquillo le braccia al petto. Cosa ci faceva sveglio a quell'ora ingrata? Sbuffò una risata un po' amara alla parola ingrata, se solo sapessi!, e scrollando le spalle rispose mentre scavava una piccola fossa con un piede sulla neve «Non riuscivo a dormire.» con aria di non-chalance, come se fosse una cosa assolutamente normale. Osservò il suo gesticolare e gli sembrò eccessivo: perché? dove? quando? Aggrottò la fronte un po' spaesato e lo fissò stranito, corrucciando l'espressione; si era persino perso nel suo discorso, tanto che riguardo le sue attività mattutine non commentò alcunché, risvegliandosi solo quando gli venne fatta una domanda precisa... caminetto o intaglio? Esitò, ispirando profondamente come per trovare la forza di rispondere «Entrambi.» gli indicò il ceppo che aveva lasciato poco più indietro, col pollice di una mano chiusa a pugno. Santo cielo, perché continuava a gesticolare a quel modo? Lo infastidiva. Mentre quello terminava di parlare disquisendo sulle sue capacitá nascoste di intagliatore si tastò la giacca alla ricerca di qualcosa: indovinate un po'? Le sigarette. Fortuna che nel pacco glien'era rimasta qualcuna. Si prese tutto il tempo di portarla alle labbra e accenderla, ciondolando il capo da un lato all'altro con lo sguardo semibasso. Ah, sí! Magari avrebbe superato il fastidio. Lo sapeva che non era colpa di Elias, era lui che se la prendeva troppo facilmente. Era troppo suscettibile, pensò «In che senso incline?» incline non interessato, o incline incapace? Ci pensò su, lo sguardo obliquo; poi tornò sul ragazzo distendendo l'espressione. «Diciamo che mi ci sto appassionando, dopo il lavoro mi rilassa. Forse dovrei venderli, chissá» alcuni pezzi venivano proprio bene. Lo fissò intensamente esalando una prima boccata.«Ma non é che hai combinato qualche casino e stai cercando di distrarmi?» buttò lá in maniera del tutto inaspettata, allungando il collo oltre la figura del ragazzo. Che tutto quel gesticolare avesse un senso diverso? Probabilmente si faceva solo troppe paranoie. Scosse la testa, con la sigaretta fra due dita «'Che sei entrato in brutti giri, droga...?» vedi tu cosa andava a pensare. Ma del resto Elias non aveva proprio la migliore delle cere, quindi poteva essere una domanda lecita. «Giuro che non lo dico ai tuoi» non si sa mai. Nemmeno fosse un bambino di sei anni che aveva rubato le caramelle...

    Edited by Tellasoul - 9/1/2018, 08:09
     
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  5. ginger fox
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    Nessuno era normale a Besaid. Qualcuno ne aveva piena consapevolezza, qualcun altro era convinto di essere l'unico speciale, pertanto si ostinava a nascondere il proprio dono per la paura di essere reputato strano o pericoloso.
    La capacità di Elias lo aveva portato sin da subito a capire che, seppur in forme diverse, tutti gli abitanti della cittadina avevano qualche particolarità peculiare, pertanto non si stupiva assolutamente delle stranezze delle persone che aveva intorno: di alcuni aveva anche colto l'effettivo potere, di altri restava un mistero. Filip, sebbene non sapesse in che modo, leggeva gli umori delle persone, o qualcosa del genere. Probabilmente li provava lui stesso. Altra cosa che li accomunava, insomma.
    Lo guardò alzare la mano, come a mettere distanza tra loro, chiedendosi se lo stesse in qualche modo turbando o infastidendo. La cosa lo intristì, non era nelle sue intenzioni e il non andare a genio al suo eroe di bambino non gli piaceva affatto. Perché sentiva il bisogno di conferme da parte di Filip Berg?
    Decise di soprassedere sull'incapacità di dormire dell'uomo, inutile chiedere il perché: la moglie era sparita, da un momento all'altro, senza lasciare alcuna traccia, facendolo passare come il mostro che non era. O era l'immagine idealizzata che aveva di lui a fargli credere che fosse innocente?
    Comunque, al posto suo non avrebbe dormito allo stesso modo, in più vederlo gesticolare a quel modo -cosa che non ricordava fosse solito fare- come se fosse in evidente imbarazzo, lo fece dispiacere.
    Puntò allora su un discorso neutro, uno come un altro, ma fu colpito dal risentimento di lui, forte e chiaro nella sua mente.
    - È che in tutte le giornate passate insieme a fare legna nel bosco, non ti sei mai soffermato troppo sui ceppi da poter scolpire. Si trovò a giustificarsi, per quella che non era voluta essere un'accusa.
    - Non metto in dubbio le tue capacità, anzi! Mi piacerebbe vedere qualche tuo lavoro, prima o poi.
    Buttò là, nella disperata ricerca di consenso.
    Ma l'uomo sconvolse il corso della conversazione, facendolo trovare impreparato alla domanda, cosa che ovviamente accadeva piuttosto di rado. Si stava preoccupando per lui?
    Gli venne uno sbuffo di risata, alle domande del Berg.
    - Oh nossignore! L'unica droga a cui sono assuefatto è la mia dose di endorfine e freddo mattutine.

    Iniziò a roteare le spalle prima in un senso, poi nell'altro. Poi, sarebbe toccato alle gambe.
    - Chiamami pazzo, ma per sopportare tutta la gente che dovrò incontrare durante la giornata, ho bisogno di una mezz'ora di silenzio, dove poter sentire solo i miei pensieri. Letteralmente.
    Gli sorrise, allargando le gambe e piegandosi per raggiungere un piede con entrambe le mani.
    - Piuttosto, i tuoi come stanno? Come ve la cavate?
    Parlava ancora da povero, anche se ormai non lo era più.
    Si poteva dire che fosse attaccato ai soldi, ma solo perché per gran parte della sua vita erano stati un problema. Di certo non poteva dirsi avaro, soprattutto con i Berg. Se avessero avuto bisogno di qualcosa, sarebbe stato felice di aiutarli, erano quasi parte della famiglia. Voleva anche proporsi, temendo però di urtare la sensibilità di Filip. Chiedere aiuto non era da tutti, lui per primo non l'avrebbe fatto.
    [Puoi essere onesto con Elias. Sa cosa significa dover contare ogni centesimo.]
    Cercò di instillare quel pensiero in lui, nella speranza che si aprisse un po', che si sentisse meno in difetto se avesse avuto bisogno di aiuto. Non voleva fare la carità, né offenderlo, ma rispettare il legame che c'era sempre stato tra le due famiglie di reciproco aiuto.

    Edited by ginger fox - 10/1/2018, 00:17
     
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  6. Tellasoul
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    InsistentSilentCarp
    Lo vide intristirsi all'improvviso, o meglio vide la sua scia farsi un po' cupa e intuì un cambio d'umore; con Elias gli stava venendo facile, non aveva neanche bisogno di concentrarsi come con gli sconosciuti: avevano già una connessione stabilita, persistente nel tempo, e la sua persona gli era abbastanza chiara da vederla in tutta la sua 'interezza'. Sgranò le palpebre e gli affibbiò una leggera manata alla spalla anche se il poverino non aveva detto nulla di nulla, a mò di piccolo rimprovero affettuoso, nemmeno a volerlo distrarre da quel particolare umore, alla "beh? ripigliati su" con tanto di labbra distese. Elias se ne uscì con una ragione ben plausibile al discorso sucessivo, e allora si accorse che forse era apparso un po' troppo sulla difensiva senza volerlo. É che ormai ci aveva fatto l'abitudine. Stavolta fu lui a gesticolare, fendendo l'aria con la mano libera all'indietro «Eh ma sai, la gioventú...» scherzò, come a dire che al tempo aveva altri interessi mentre ora stava diventando vecchio. Seh, come no. Prese un'altra boccata di fumo dalla sigaretta, tenendola fra le labbra un paio di secondi in cui inalare il ben di Dio - creperò di cancro al polmone, si disse senza però farsene nessunissima colpa, anzi gli venne quasi da ridere. Una in più, una in meno... Quante se ne faceva durante la giornata? Fra gente che passava il tempo a pensare cosa stesse facendo la moglie, se lo tradiva col postino o qualcun altro, chi invece ruminava sulla paga per lui troppo bassa, chi malediceva la suocera, chi aveva dolore alla spalla, chi era annoiato da morire, non appena aveva un momento di pausa si fumava una sigaretta e rendeva un po' d'aria per levarsi di dosso tutta quella negatività esterna. "Non metto in dubbio le tue capacità, anzi! Mi piacerebbe vedere qualche tuo lavoro, prima o poi." disse il ragazzo, e lui scosse le spalle tranquillo, le braccia conserte e la sigaretta in bocca tanto che le parole gli uscirono buffamente impastate «Fuando fuoi fassare,» si levò la cicca di bocca «casa mia é sempre aperta per te» semplicemente, onesto. Poi gli sorrise con aria autoironica e (finta?) furbetta, indicandolo palesemente con la sigaretta «Ma attento, potrei nascondere un cadavere in cantina» tanto, ormai. A suo rischio e pericolo! Era una battuta, infelice ma pur sempre una battuta. Ancora una volta, Elias prese a muoversi in maniera sconnessa e a gesticolare, stavolta addirittura con le gambe. Ma perché? Mentre sbuffava del fumo si ritrovò a pensare che forse, davvero non avesse nulla da nascondere ma fosse solo in uno stato di strano, reale imbarazzo. Per quale ragione? Mah. Sorrise delle sue parole, oh quanto lo capiva bene. «Non me ne parlare....» lo osservò piegarsi sulle gambe e toccarsi un piede: si stava mica congelando vivo? Alzò un sopracciglio, ilare. «Mi dispiace di averti disturbato, allora» fece, senza dispiacersene troppo. Sapeva di non essere una persona a lui spiacevole. La conversazione si spostò sulla famiglia, sulla sua (quella originaria) e si ritrovò ad aprire le braccia con onestà, prima di formulare una risposta. Un pensiero con la sua stessa voce gli attraversò la mente [Puoi essere onesto con Elias. Sa cosa significa dover contare ogni centesimo.] e si sorprese nello stare pensando proprio quella cosa, insomma per lui era ovvia, tanto che si mise a litigare da solo senza accorgersi di aver cianciato ad alta voce un «lo so...!» con la fronte appena corrugata. Oddio, ora parlava pure da solo! Si corresse, tornando a guardare dritto verso Elias «Cioé,» prese una boccata «Ma sí, in fondo bene sai.» osservando ancora i residui di quella scia sulla sua, «Nulla di nuovo, anzi ora che sono solo ho anche qualche soldino in più che non so come spendere...» e quindi magari lo devolveva a loro. Ma sembrava preso da altro mentre rispondeva, reclinò il capo da un lato e dopo aver espirato del fumo aprì la bocca per parlare; poi però la richiuse. Ebbe una sorta di ripensamento. Cosa fai? si domandò, riflettendo su quella stranezza di Elias, prima di tornare sul discorso «E tu? Come va per il resto? Pene d'amore eh?» zac!, ammiccando amichevolmente, non sfugge nulla al vecchio Berg!

    Edited by Tellasoul - 11/1/2018, 19:49
     
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  7. ginger fox
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    Incassò la pacca sulla spalla con un sorriso flebile, ascoltandolo redarguirsi per il fumo. Anche se, in realtà, ebbe più la sensazione che si trattasse di una presa in atto, più che di un autorimprovero. Non osò chiedersi se e come si sarebbe giudicato lui stesso se quel vizio fosse stato così importante, come lo era per Berg. Lui, dal canto suo, fumava ogni tanto, a seconda dei giorni e del nervosismo che lo attanagliava: ora come ora, con un lavoro facile come il suo, considerando il dono che aveva, lo faceva più che altro per noia, due o tre volte alla giornata, giusto per spezzare la routine.
    Non amava particolarmente i fumatori incalliti, più che altro per l'odore che gli restava impregnato addosso, sui vestiti, sui capelli, sulla pelle. Soprattutto, non lo tollerava sulle belle donne.
    Ma stava divagando, quando invece l'uomo che aveva davanti richiamava la sua attenzione.
    Parlarono del suo nuovo hobby di intagliare il legno, con Larsen che cercava di evitare di chiedersi quanto fosse triste la vita di Filip ora che sua moglie era sparita, e ricevette un invito, insieme ad una battuta. Sorrise, stupendosi della forza d'animo che ci voleva per scherzare su una cosa del genere.
    - Hai finalmente ucciso qualche idiota cospirazionista che pensa che tu abbia ucciso tua moglie?
    Il tono era quasi speranzoso e concluse la frase con una risata.
    Non pensava in nessun modo che Filip Berg avesse ucciso sua moglie, era una cosa che non poteva credere. Poteva essere burbero, strambo anche sotto alcuni aspetti, ma chi non lo era? Erano tutti mostri mutanti in qualche modo, nessuno di loro era limpido e di certo nessuno di loro era normale. In più lo ricordava da sempre come una persona umile, pronta a rimboccarsi le maniche, onesta. Ed una persona del genere, per quanto gelosa, non farebbe mai una cosa simile.

    L'uomo poi si preoccupò per lui, chiedendogli (senza forse un motivo importante di fondo) se si stesse drogando, cosa che fece ridere ed allarmare in parte il Larsen. Si giustificò e girò la frittata, parlando di lui, dei suoi e di come stavano. Non che avesse qualcosa da nascondere, ma in fondo qualche cannetta se la faceva, eccome.
    Fu felice che le cose andassero un po' meglio almeno economicamente, anche se il motivo per cui le spese di erano ridotte non era del tutto positivo. Avrebbe voluto offrirsi di aiutare, ma -come diceva suo nonno- l'aiuto si chiede, non si propone. Ed in finto, per la fiera gente del nord, funzionava proprio così.

    Si morse dunque la lingua, prendendo invece atto della sensibilità, se così si poteva chiamare, del Berg: sapeva leggere i pensieri come lui? Non proprio, considerando che lui non amava in quel senso Ingrid. O forse, era quello che si raccontava.
    Poco importava, comunque, visto che lei non lo ricordava di certo.
    - Io me la cavo, ho un lavoro che mi assorbe e che mi dà soddisfazioni e... Non mi fa pensare alle donne.
    Si trattò la testa con fare imbarazzato: a parte la cameriera del bar di fronte all'ufficio, con cui scherzava più che fare sul serio, non aveva contatti con una ragazza da almeno un annetto, a parte sporadici incontri del tutto casuali con qualche turista.
     
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6 replies since 6/1/2018, 23:50   278 views
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