There’s something in the air tonight Must be the way she’s looking at me

Esp + Kirsten + Elektra + Lee || Festival Musicale di Besaid

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    Espen Alexi Virtanen (Copycat)
    22 Y.O - Status: Porca Troia!!!!
    I don’t feel quite right
    There’s something in the air tonight
    Must be the way she’s looking at me
    Is there something wrong
    Is there something wrong with me




    Porca troia!!!
    Si era svegliato alle 15 di quel Sabato pomeriggio che si prospettava all'insegna del festival: aveva dovuto prendere venticinque gocce di Tavor per dormire sei ore più del solito, ed anche se si sentiva completamente rilassato e riposato –e pure le sue occhiaie sembravano momentaneamente dissoltesi come il Vivin C che stava prendendo in quel momento–, il rincoglionimento lo sentiva pesante come se gli avessero scaricato una batteria di 12 pentole (Con fondo fuso alto centimetrooooooo [trota trota tro-giorgio mastrota]) sulla testa ecco perchè farsi una sega prima di andare a letto è fortemente sconsigliata se hai in corpo del sonnifero.
    Aveva ancora le orecchie tappate per colpa del concerto degli Slayer che era andato andato a vedere insieme a Lee la sera prima, chissà poi se Lee si era rianimato o se era ancora nel Valhalla dell'hangover.
    Afferrò il telefono e gli scrisse un messaggio, per poi portarsi il cuscino sulla fronte, non appena si fu gettato nuovamente a letto: quanto ci avrebbe messo il Vivin C a fare effetto? E poi un altro pensiero gli venne in mente all'ultimo minuto: avrebbe davvero incontrato di nuovo Kirsten? Sarebbe andata a vedere come suonavano? Porca troia! Ansia!
    Quel pensiero gli fece salire il panico solo per una questione: ogni volta che dovevano provare per un concerto, finivano sempre per fare qualche stronzata o bere e fumare, anziché effettivamente testare la loro bravura. Non che ne avessero mai avuto bisogno, in fondo i loro pezzi li sapevano suonare alla perfezione, persino in condizioni catastrofiche, ma per la prima volta ad Espen interessava davvero fare bella figura. Probabilmente, se lo avesse detto a Lee, il suo migliore amico e batterista, lo avrebbe perculato fino a che non sarebbe arrivata l'apocalisse e allora ciaone prolet, 1984 is here.
    Andò a farsi una doccia perchè si sentiva addosso l'odore di quei ciccioni sudati con cui lui e Lee avevano pogato per tutta la sera a ritmo di “Raining Blood” e “War Ensemble”: in pratica, puzzava di morte. Anche in quel frangente, ricordava di aver avuto in corpo troppi whisky & cola, ma era certo che Lee si fosse appartato con una tipa –o forse era un tipo– per cui ad un certo punto della serata si era ritrovato da solo ad alcolizzarsi insieme a quei ciccioni che, alla fine, aveva scoperto che erano una coppia gay e lo volevano adottare. Cose strane succedevano fuori dai confini di Besaid: E poi la gente si meraviglia delle particolarità... Bah.. Ricordava anche come avevano ripreso il discorso dei video porno lui e il batterista, mentre tornavano a casa –con più whisky & cola in corpo che sangue– e che si erano ritrovati a parlare del fatto che avrebbero potuto anche farci una fortuna... Peccato che dopo due minuti si erano ritrovati a tentare di rovesciare una macchinetta delle bibite perchè a) non dava resto e ci avevano infilato cinque corone senza leggere coglioni senza ritegno e b) le bottigliette d'acqua non erano venute giù nemmeno prendendole a testate; quindi, per vendetta, l'avevano rovesciata e avevano fregato tutto il malloppo ACAB macchinette bastarde. Ed ecco quello che era successo: normale amministrazione... Finchè non aveva detto quella fottutissima frase, sulla soglia di casa: Ma se poi mi ritrovassi ad innamorarmene e lei mi mandasse a fanculo? Era una possibilità molto vicina, eppure Lee prendeva tutto con leggerezza; del resto, anche lui faceva così, prendeva quello che veniva e lasciava ciò che se ne andava.
    Uscendo dalla doccia con l'accappatoio addosso, notò Lee disteso sul divano, nudo, che dormiva senza apparente dignità –beh, in effetti Lee e la dignità sono due cose che non possono stare nemmeno nella stessa frase–. Espen si abbassò ad afferrare una Vans dell'amico e gliela lanciò contro, allontanandosi verso la cucina poco dopo per andare a preparare due taniche di caffè. Buongiorno, principessa sul pisello. Sono le 15, Sebastian ci aspetta per le prove al suo garage, io ho preso troppo Tavor e mi sento come Fry dopo aver fatto snu snu con le amazzoni. Porca troia. Lo disse con un 'enfasi che Mike Buongiorno si sarebbe scordato anche nei suoi anni d'oro. Ma poi, chi cazzo era Mike Buongiorno?
    Il cellulare squillò, vibrando sul piano della cucina: Sebastian e le sue crisi di nervi stavano per assalirli ancor prima di aver detto “Festival musicale”.
    Sìììì?
    MA DOVE CAZZO SIETE?
    No, vecchio, partiamo già male. Non urlare che ho un'emicrania da spavento.
    NON ME NE FREGA UN CAZZO, ESP! SONO LE 15. IERI SERA HAI DETTO: CI TROVIAMO ALLE DIECI A CASA TUA.
    Ma tu ancora ti fidi di quello che dico io da sbronzo? Certo che in 10 anni non c'hai capito na mazza oh... Vabbè siamo in ritardo di 5 ore. C'ho il tavor ancora in corpo, lascia che mi disintossichi.
    *inserire bestemmione qui* MA POSSIBILE CHE TU E QUELL'ALTRO NON SIATE MAI IN ORARIO?
    Che ansiaaaaaaa, Seb. Fatti na sega e non smerigliarmi la prostata. Dammi il tempo di capire in che era vivo e ci mettiamo qualcosa addosso. Dai, su. Poi ti porto anche i tampax se stai tranquillo. E chiuse il telefono prima ancora che quell'isterico potesse replicare: Seb non era un tipo malvagio, un po' primadonna e perfezionista, l'unico che nel gruppo era quasi astemio –e se beveva un drink era già fuori come una mina– ma non era malvagio. Tutti loro si conoscevano dalle medie o dalle superiori, all'incirca, ed avevano tutti la stessa età.
    Comunque, quella sfuriata gli aveva ricordato di nuovo di Kirsten: si era appoggiato con un tonfo al frigo con due tazze di caffè in mano, mentre contemplava il vuoto con espressione apatica. Non appena Lee si era avvicinato, gli aveva allungato la tazza degli Iron Maiden, mentre lui stringeva quella dei Nirvana –sì, a casa di Esp c'erano le tazze dei gruppi– nella destra. Paghiamo un giro su una prostituta a Seb, sta peggiorando. Aveva distolto l'attenzione da Kirsten, altrimenti non sarebbe più uscito da quella cucina. La cosa che lo stava spaventando maggiormente non era incontrarla nuovamente, ma sapere che aveva fatto schifo nell'esibizione o che non le piacesse la sua musica.
    Lee... La sai la nuova canzone? Quella che ho scritto tre giorni fa e ti ho mandato in pdf? Intendo... Te la ricordi? Volevo metterla nella scaletta, dato che sono tre canzoni. Già, quella dannata canzone che aveva scritto pensando a quel sorriso malandrino mentre lo aveva bagnato drasticamente con il globo d'acqua. Come faceva a scordarsi di ciò?
    Non appena ebbero finito il caffè e guardato Spongebob –che era immancabile mentre si faceva colazione e si rollava una canna–, il giovane rocker si andò a cambiare e a preparare e qualche minuto dopo lui e il batterista erano in macchina, diretti verso il garage di Sebastian, dove ogni giovedì si incontravano per le prove col gruppo.
    One baby to another says, "I'm lucky to have met you" I don't care what you think unless it is about me... “Drain in you” risuonava dalle casse dell'impianto stereo della macchina, silenziosamente Espen ne cantava i versi, tenendo il tempo con la testa e con le dita che battevano sul volante della Mustang.
    Quanto sarà incazzato Seb da uno a dieci? Non che si aspettasse una reale risposta: in fondo, sapevano entrambi che Seb poteva fare la vagina dentata quanto voleva, ma alla fine quelli che tenevano le redini del gruppo –giacchè ne erano gli architetti– erano loro due.

    […]

    Alle 19.30, tre ore prima del loro turno al festival, non avevano manco preso in mano mezzo strumento: avevano visto una cassa di birra abbandonata al suo destino nel mini-frigo del loro bassista ed era stata la fine. Quello e almeno un altro paio di canne, il divano aveva fatto tutto il resto.
    Figa, ragazzi, ma cosa cazzo suoniamo al concerto, me lo spiegate?
    Esp aveva alzato leggermente gli occhiali perchè la luce del sole lo stava ampiamente accecando,guardando Sebastian come faceva di solito con sua madre Eddai, vecchio, siediti, che mi metti ansia, fumati na canna, fatti na sega dietro un cespuglio, mangiati un plumcake. Cazzo che buoni i plumcake che faceva sua madre: si poteva dire che per combattere la chimica dell'erba fosse il migliore dei rimedi. E scopa, tu che puoi.... Beh, in effetti, avrebbe potuto anche lui, ma di tizie decenti non ve ne erano, o lui non voleva vederne. Da quando era comparsa Kirsten, sembrava che tutte le ragazze carine si fossero volatilizzate, il che era davvero grave, considerato che avrebbe potuto passare il suo tempo a godersi un po' dei suoi ventidue –quasi ventitrè– anni. La verità è che le donne erano un casino piuttosto grande e quindi lasciava perdere a priori. Aveva sempre l'opzione B, al limite: e poi, lei se ne sarebbe andata, o almeno era quello che aveva lasciato intendere.
    Espen guardò il vuoto con la bottiglia di birra a mezz'aria, pensando per un momento a quella minigonna di jeans che aveva visto sui selfie di Instagram, e per un momento aveva sentito i boxer squagliarsi come neve al sole; poi, ignorò del tutto quel pensiero, e si buttò a capofitto in quella birra.
    Che facciamo dopo il festival? Ci devastiamo come al solito o cerchiamo qualche figa per Seba che mi ha stracciato i maroni peggio di una possibile fidanzata che ti chiede la carta di credito durante i saldi? Beh, al limite sarebbe finito ubriaco ma col sorriso e la compagnia dei suoi amici se lei non fosse venuta nell'altro senso era improbabile che lei gliela desse, perciò..., ed era una grande e più rosea consolazione.
    A proposito di fighe... Chi è la tizia dai capelli argentati che piacizzi come se non esistesse un domani? Jonathan, l'altro chitarrista, era riemerso dal limbo di fattanza e ubriachezza molesta mentre scrollava la dashboard di Instagram sul suo smartphone come un babbuino in catalessi. Gran gnocca. Stai aspettando di bombartela come... HEEEEYYYY... Gli era arrivato un getto d'acqua in piena faccia: il potere di Kirsten era rimasto con lui sin da quella mattina, non aveva voluto levarselo per paura di allontanarsi troppo da lei, come se la particolarità li tenesse legati.
    Che cosa abbiamo detto al riguardo? Le bimbe degli altri non si toccano. Lo ammonì, puntando il dito contro l'amico, con tanto di sopracciglio alzato e tono serio, poi tornò con la schiena appoggiata al divano: è uno dei motivi per cui non dormo la notte, tutto qui. Già, uno di quei motivi per cui doveva prendere il Tavor o trovare metodi poco convenzionali, ciò che quando si avvicinava una ragazza carina e tentava di sedurlo, lui si scostava e le dava il due di picche, quella per cui aveva scritto una canzone di getto. Mica abbiamo tutti la stessa fortuna, Joe. Si portò la birra ancora alle labbra: Anche se sono ancora convinto che Cheryl deve essere lobotomizzata per stare con uno che ha l'intelletto di un australopiteco ritardato con il cazzo piccolo e che dura il tempo che ci impiego io per pisciare. Non era difficile per Esp sapere queste cose: loro quattro avevano condiviso la casa per anni, e svariate volte aveva trovato Joe scopare sulla lavatrice mentre lui se ne stava a pisciare dal lato opposto del bagno. Ci aveva messo più lui, che non l'amico che ci dava dentro. Di sicuro non potresti avere un futuro come porno attore. Quello è il sogno di Lee, non puoi portarglielo via. Giusto, vecchio?
    Joe alzò il dito medio verso l'amico, mentre il cantante si voltava a guardare il suo batterista con un sorrisetto di complicità: sì, alla fine potevano anche offendersi e percularsi, ma rimanevano comunque una piccola ma grande famiglia.
    <u>Stai zitto, Esp, che tu ti seghi come se non esistesse un domani.
    Seb lo schernì, ma non vi era cosa che potesse offendere davvero il giovane finlandese: alla fine, era la pura verità. Preferiva far da sé che scoparsi un pezzo di legno.
    Wow, mi hai scoperto. Perdoname madre por mi vida autoerotica. Dai, vè, che almeno io quando trombo non mi addormento sulla tipa, su. Non fare figure di merda ulteriori se no ti vado a comprare la lavanda vaginale che secondo me quando ti fotti le tipe –ossia ogni 4 anni come le olimpiadi– pensi alla lista della spesa. Daje, su. E vieni a fare la paternale a me che mi sego? Pfff, ma vai a zappare le vigne.
    TI AVEVO DETTO DI TENERLA PER TE QUELLA COSA DELLA LISTA DELLA SPESA. Ops... Espen scoppiò a ridere, immaginandosi l'amico nell'atto della penetrazione che pensava alla lista della spesa: Dentifricio, spinaci, formaggio, latte, uova, pane.... Non smetteva più di ridere, mentre il bassista si avvicinava e lo prendeva a pugni. Aveva addirittura toccato erroneamente Lee –così da duplicare la sua particolarità– e aveva chiesto Dai, Seb, pietà, non vorrai rovinare l'unica bella faccia del gruppo? Poi come li rimorchi i boiler?
    Certo che quando ci si mettevano erano proprio degli odiosi bastardi.

    […]

    Erano arrivati con cinque minuti di ritardo, parecchio euforici e con abbastanza alcol in corpo che sapevano avrebbero sudato completamente durante quelle tre canzoni.
    In quel momento, per stemperare, si era messo a fare respiri profondo e a canticchiare canzoncine idiote come “mi chiamo virgola, sono un gattino, sono la stella del telefonino...” e ad accordare la chitarra, spalla contro spalla a Lee, guardando di tanto in tanto fuori per vedere se notava Kirsten o la vicina gnocca –perchè lei significava che c'era anche la ragazza per cui aveva una cotta–, ma per nervosismo o forse solamente perchè era fin troppo euforico –thank you alcohol for your existence–, non l'aveva manco notata.
    Hey, ragazzi, cinque minuti e si entra.
    Porca troia! Forse era il ventesimo della giornata. Ok, non era il suo primo concerto, suonava e cantava da quando aveva circa quindici o sedici anni, non si era mai preoccupato di come dovesse sembrare un loro concerto. Per stemperare, guardò Sebastian e tuonò: Seba, vai a cagare prima di salire... Che se no come al tuo solito ti senti male e a me tocca sparare stronzate finchè non finisci di evacuare.
    Ma vattene a fanculo, Virtanen.
    E ok, era un po' preso di mira il loro bassista, ma tutti i bassisti dovevano essere perculati, se no non capiscono la gerarchia e se la pigliano coi batteristi che sono già degli esseri mitologici in fatto di intelligenza.
    Joe era scoppiato a ridere, perchè come i bambini, quando sente determinate parole –come culo e cacca–, scoppiano a ridere (e poi perchè aveva in corpo qualcosa come due o tre shottini e almeno quattro birre, ma Esp sapeva che avrebbe suonato meglio di Satriani perchè lo aveva visto farlo anche in condizioni peggiori).
    Quando il tizio gli aveva dato il segnale, i quattro erano saliti sul palco e si erano preparati: Esp aveva issato la fascia della chitarra sulla spalla, avvicinandosi al microfono. Aveva lanciato uno sguardo al pubblico e poi con la solita espressione da schiaffi che si ritrovava, aveva sorriso e annunciato: Buonasera, gentaglia. Anche quest'anno siamo tornati a rompere i coglioni, ed è tutta colpa di Sebastian perchè io non ci volevo venire qui, Lee mi aveva offerto un lavoro per riprenderlo nelle sue avventure di porno attore amatoriale, e chi sono io per infrangere i sogni del mio migliore amico?
    Vai a lavorare, Virtanen...
    Hey, amico, fatti una birra che mi stai facendo salire l'ansia, questo è un mondo libero. E poi comunque lo so che hai la cronologia piena di Red Tube e #milf o #hardthroat sono le tue ricerche più frequenti, non dire cazzate. Zittito il tizio che aveva avuto da ridire –essere colui che sa tutto di tutti, l'informatore, il giornalista in erba aveva i suoi vantaggi–, tornò a parlare con le persone del pubblico: Ok la smetto di blaterare di cazzate, o di cazzi, in caso qualcuno non avesse afferrato il concetto. By the way, Lee a fine concerto sarà entusiasta di mostrarvi il suo, don't worry be happy.
    La batteria aveva iniziato a picchiettare le prime battute, e poco dopo anche il giovane cantante aveva strimpellato le note che seguivano, seguito successivamente da Joe e Sebastian che ricordavano a memoria Don't feel quite right. Insieme a loro, tutto il pubblico aveva iniziato a battere le mani a ritmo, alcune delle ragazze tra la folla –quelle che Joe chiamava le groupies, ma che Esp sapeva essere tutte lì (almeno il 60-70% per Lee)– si gettarono vicino al palco, cantando le prime strofe della canzone.
    Mentre cantava e passava le dita sui tasti della chitarra con una certa maestria, il suo sguardo si posò su quello di Kirsten, e per un momento che gli sembrò piuttosto lungo, il cervello gli era partito per la tangente, andando in pilota automatico. Cantava, sì, ma era come se non riconoscesse le parole. Suonava, sì, ma era come se non fosse lui.
    Sei... Venuta?
    Joe gli diede una spallata, essendosi accorto che era nella modalità del pilota automatico, e con uno sguardo, Espen ringraziò il chitarrista di averlo risvegliato da quello strano torpore.
    I don’t feel quite right
    There’s something in the air tonight
    Must be the way she’s looking at me
    Is there something wrong
    Is there something wrong with me
    I don’t feel quite right
    There’s something in the air now tonight
    Must be the words that she speaks
    Is there something wrong
    Is there something wrong with me
    Cause something is wrong
    Oh na na na na oh

    Per qualche minuto aveva concentrato la sua attenzione sulle due ragazze che aveva invitato a quel festival –anche se in verità lo aveva fatto con Kirsten e non con Elektra, ma era stato lui a dire che gli avrebbe fatto piacere averla a quel festival–, poi aveva dovuto rivolgere la sua attenzione anche agli altri, non perchè non gli importasse, ma perchè adorava rendere partecipe il suo pubblico. Il loro pubblico.
    Un reggiseno volò in faccia a Lee non appena la canzone fu terminata, ed Espen, salendo sulla gran cassa della batteria, glielo aveva legato in testa.
    Ogni anno, la tua faccia viene trasformata nel bersaglio prediletto di mutandine, reggicalze, reggiseni... Aveva guardato sull'etichetta del reggiseno –taglia quarta– e ci aveva letto un nome, un numero e una frase troppo mainstream: Chiamami, non so che ti farei. Betty. Ninfomani, sono ovunque. E fece l'occhiolino al pubblico, mentre si apprestava ad aprire una bottiglia di birra.
    Allora, quanti di voi vanno dallo psicologo? Qui a Besaid tanto andiamo tutti da quella mummia di Debenham, quindi inutile dire “no, ma io mica ci vado”, perchè a grandi linee, tutti qua abbiamo dei problemi. Sebastian, per esempio, deve cagare prima di salire sul palco. Uguale quando va in ufficio da Jesper. Una gliela lascia sicuro nel suo cesso, garantito. Sebastian lo aveva mandato a quel paese senza mezzi termini dalla zona amplificatori, mentre il pubblico si metteva a ridere: Bene. In un mio assurdo momento di creatività, mi è uscita una cosa tipo... Le prime note di Mr Doctor Man fecero il loro ingresso dopo quella frase, lasciata in sospeso a metà. Si ripeteva un paio di volte, prima di iniziare la strofa:
    I'm Mr. Doctor man questions his hands
    Lost his mind, clinically fine
    Found a way to cope needle in his throat
    Falling down but the world is spinning round and round he know
    Up down but the world keeps spinning round and round
    I see this place ain't big enough for me
    I want you to take me away way, way, way, baby
    Up down but the world keeps spinning round and round
    I see this place ain't big enough for me
    I want you to take me away way, way, way
    What did you want to say?
    Chemically it's running through my veins you see?
    Romance of the plastic scenes
    I can't see you breathe
    They're coming after me
    Honestly it's running through my veins you see
    I don't need their surgeries
    I just want to be
    But they are coming after me

    Era nel suo ambiente naturale e di certo sapeva che il giorno dopo Jesper gli avrebbe mandato un messaggio con su scritto “sei abominevole, è inconcepibile”, ma lui non poteva farci niente: quell'uomo non si arrabbiava mai, e poi lo aveva visto con la vicina figa parlare amorevolmente in quel ristorante cinese. In un certo senso facevano una bella coppia. Si ritrovò quasi a shipparli, in un momento di euforia in cui faceva letteralmente il pirla insieme agli altri sul palco.
    Quando anche quella canzone fu terminata –l'avevano già suonata due mesi prima in un locale ma non era venuta bene come quella volta, forse perchè avevano troppi sex on the beach in corpo–, gli applausi quasi si sprecarono. Espen non aveva mai pensato che quello potesse essere un lavoro, né che ci potesse essere portato sul serio o che potesse sfondare, ma la gente li apprezzava. A differenza dei norvegesi medi, non suonavano propriamente metal –perchè uniformarsi alla massa? C'erano già molteplici gruppi death o black in giro per la Norvegia–, quando potevano essere qualcosa di più melodico e leggero? Quello era un passatempo. E tale avrebbe voluto che rimanesse.
    Era rimasto in silenzio a guardarla. Kirsten, chi se no? Aveva posato lo sguardo per un secondo verso le ragazze che affollavano gli spalti, e poi aveva riportato gli occhi fissi su di lei: era partito con una sincronia tale, insieme a Lee, che quasi la cosa gli aveva fatto venire quel tipo di brividi che ti viene solo quando qualcosa ti emoziona davvero tanto.
    L'aveva provata con la chitarra acustica, e gli era sembrata carina, magari non fantastica come lo era lei –o come lui vedeva lei in quel quadro che si era fatto quella mattina nel parlare del più o del meno–, ma gli era parsa una buona canzone. Ora, suonata per la prima volta con l'elettrica, aveva preso un altro spessore. Chissà come l'avrebbe cantata... Chissà se le sarebbe piaciuta.
    Well I can’t seem to make you smile
    Anymore, anymore yeah
    What happened to the dresses
    You wore before, wore before?

    Well I see I see
    You dancing tonight
    Under, under his street light
    I see I see
    You drifting away from me, baby

    Ma Cherie
    Oh time won't be enough
    To make you even fall in love with me
    Prefer the needle to me
    Want to hold you in my arms
    But you want nothing to do with me
    Ma Cherie

    Aveva distolto lo sguardo per un secondo, guardando le corde della chitarra pensieroso e cercando di mantenere costante il battito cardiaco. La mano tremava leggermente come la voce, aveva preso un respiro profondo e poi aveva riportato lo sguardo su di lei.
    Well I can’t seem to make you love me
    Today, oh today
    I just want to see that frown
    Go away

    Well I see I see
    You dancing tonight
    Under, under his street light
    I see
    You drifting away from me
    Baby
    Ma Cherie
    Oh time won't be enough
    To make you fall in love with me
    The needle or me?
    Well I loved you and you walked away from me
    It’s the little little things
    That you do baby
    That make me so damn crazy
    I want to see
    Want to hold you in my arms
    But you want nothing to do with me

    Fu una pausa molto breve, il tempo necessario per voltarsi a scambiarsi un'occhiata con Lee alle sue spalle e prendersi un po' di respiro, prima di rendere più ruvida la sua voce:
    Oh when you walked away
    I’ll always remember that day
    She couldn’t love me anymore
    She just walked out the door
    I just need her to stay, baby, I know

    Il resto della canzone era andata abbastanza liscia, anzi, fin troppo: aveva distolto lo sguardo da lei ed avevano terminato quel brano mai provato. Eppure se l'erano cavata, no?
    La gente era nel delirio più totale, mentre per un istante lui li aveva osservati col fiatone, ma con un sorriso soddisfatto sulle labbra. Avevano fatto il loro lavoro, ma sapeva che non ce l'avrebbe fatta senza il sostegno dei suoi amici. Senza Lee. Cazzo, quante avventure, concerti, bevute avevano passato assieme.
    Reggisenomane... Andiamo a vedere se raccattiamo da bere e magari ti presento un paio di bimbe, su. Gli aveva allungato la mano e lo aveva aiutato a rimettersi in piedi.
    Poco più tardi, dopo aver rimesso gli strumenti nel camioncino di Sebastian ed essersi rinfrescati nei cessi messi a disposizione di un piccolo bar là vicino –dove Lee ed Esp avevano preso a secchiate Seba perchè aveva sbagliato la seconda strofa di Mr Doctor Man “disoooooonnnoooooreeeee”, ma fortuna che se ne erano accorti solo loro e quindi botte da orbe e perculamenti almeno fino a Capodanno–, avevano raggiunto il bancone e arraffato un paio di bottiglie di superalcolici, la prima di vodka, la seconda di rum bianco.
    Esp aveva afferrato per il braccio il suo batterista e lo aveva trascinato davanti a Kirsten e “vicina figa coi gusti fighi”: dall'orecchio destro faceva capolino una sigaretta, nell'altra una canna.
    Guarda guarda chi si rivede. Io ho giurato vendetta, quindi quando meno te lo aspetti, l'attuerò Le aveva fatto l'occhiolino e poi si era voltato verso l'amica, sorridendo amichevolmente e cordialmente: E tu devi essere la vicina figa con gusti fighi che ascoltava i Distillers. Già solo per questo, hai guadagnato tutto il mio amore, il mio affetto e i miei pancake. Pure il mio alcol. Ossia tutto quello che ho nel frigo. Lee può darvene una prova fotografica... No, Lee, quella è la foto del tuo culo... Sì, vabbè, comunque... Lee, lei è Kirsten. Kirsten, lui è Lee, nudista, batterista, reggisenomanista, tutto con ista. E lei è la mia vicina figa con gusti musicali fighi, o per noi che ci pesa il culo, V.F.C.G.M.F. Vicina figa –scusa, non ho afferrato il tuo nome–, lui è Lee.
     
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  2. :Jaci:
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    Kirsten Haugen ▸ 29 ▸ Idrocinesi

    “Devo proprio organizzarmi per recuperare le mie cose da Oslo, non so più cosa mettere e non posso di certo ricomprarmi tutto il guardaroba”
    China verso uno degli specchi di casa Dahl, impegnata nell’atto di indossare dei nuovi orecchini acquistati per un paio di corone al mercatino in centro, Kirsten borbottava in direzione dell’amica la necessità, probabilmente condivisa, di recuperare i propri beni materiali dall’appartamento nella capitale.
    Il più grande problema nel mettere in atto quel trasloco era la preparazione degli scatoloni contenenti le sue cose, la scienziata stava seriamente meditando sulla possibilità di affidarsi a una ditta specializzata nel settore per il confezionamento e poi arrangiarsi per il trasporto, magari noleggiando un furgone e fare tutto in una giornata in maniera tale di tornare a Besaid conservando la propria memoria e travasando tutto in un appartamento che all’oggi ancora non era riuscita a trovare.
    La ricerca di una nuova dimora a Besaid era già stata avviata all’indomani della conversazione che aveva visto Elektra comunicarle la propria decisione di intrattenersi, in pianta stabile, nella cittadina norvegese. Conscia di come l’amica avesse ponderato con cura maniacale tutti i pro e i contro di una simile scelta, la scienziata non aveva avuto molto da dire se non ribadire nuovamente la posizione presa e dare il proprio supporto all’altra, del resto il suo pensiero lo aveva già espresso a suo tempo.
    “Te l’ho detto che oggi ho visto un appartamentino in centro? Mi domando a chi serva un’altalena in soggiorno. Alla prossima spero di trovare una pista di pattinaggio sul ghiaccio, mi è sempre piaciuto pattinare sul ghiaccio, almeno avrei una scusa plausibile per cadere ogni tre per due.”
    Purtroppo la ricerca di un appartamento non stava ancora dando grandi risultati ma lei non si faceva abbattere e il buon numero di case da visitare bastava per farle ben sperare in una svolta nei prossimi giorni.
    Sistemato il trucco che vedeva il volto diafano abbellito con un rossetto rosso scuro e uno smokey eyes leggero che ne risaltava la forma degli occhi, Kirsten si affacciò nell’altra stanza sfoggiando due occhioni che i cuccioli di Green Hills potevano solo imparare
    “ È vero che posso prendere la tua borsa con le borchie? Quella a secchiello che ti ho regalato un paio di anni fa per il compleanno e che mi piace tanto tantooooo”
    Due ventagli di ciglia, rese ancora più curve da un mascara nero intenso, batterono ripetutamente accompagnando l’espressione malandrina e speranzosa della chimica, infondo glielo aveva detto quando gliel’aveva regalata che l’avrebbe chiesta in prestito più volte di quante lei potesse immaginare no?
    In attesa di una risposta da parte dell’altra, Kirsten si osservò allo specchio, quello era sicuramente il massimo che poteva fare e non era neanche poi tanto male visto che aveva dovuto comprare dei pezzi all’outfit all’ultimo minuto perché no, non poteva andare a un concerto con il maglioncino extralarge né con il vestitino fiorato.
    Facendo risuonare i tacchi contro il pavimento la chimica si mosse in direzione dell’amica lanciandosi in vero stile Mobby Dick sul suo letto, per poi rotolare e mettersi a pancia in su fissando il soffitto. I lunghi capelli argentei erano stati lasciati liberi e ora si aprivano come un sorta di ventaglio sul copriletto dell’amica
    “Secondo te ce la facciamo a recuperare tutte le nostre cose nell’arco di pochi giorni? Sai, per evitare la questione dell’amnesia e bla bla bla. Stavo pensando di noleggiare un furgone e “boom” caricare tutto dentro in stile Buzz Lightyear, “verso l’infinito e oltre”!
    Pagare una ditta di traslochi che spostasse tutto da Oslo a Besaid era una spesa troppo dispendiosa e l’indole ormai devota al risparmio di Kirsten le imponeva di vagliare tutte le possibilità, valutando non solo il costo ma anche il dispendio di risorse. Il noleggio di un furgone le sembrava in linea di massima il compromesso migliore tra spesa e tempo investito e sicuramente, visti i suoi pochi beni materiali, poteva dare anche una mano all’altra per il suo
    “Potremmo portare anche i tuoi scatoloni, tanto io ne avrò al massimo cinque compresi quelli con i libri, durante l’ultimo trasloco ne ho mandati molti a Stavanger,da mia madre, e ho tenuto solo i più importanti per il lavoro”
    Con lo sguardo fisso verso l’alto e un’espressione buffa tra il concentrato e il pensieroso sul viso, Kirsten lanciò la sua proposta e, nel mentre, iniziò a far ruotare le dita creando nell’aria sopra di lei – e sopra il letto dell’altra – due piccole sfere d’acqua intente a inseguirsi giocose e luminose grazie ai riverberi donati dalla luce proveniente dal lampadario.
    Dal giorno della comparsa dei suoi poteri, la scienziata aveva continuato a usarli quasi quotidianamente per comprendere l’evolversi della sua capacità di controllo con il passare dei giorni notando, con sua grande sorpresa, che Espen aveva ragione, più il tempo passava e più le risultava facile usare l’idrocinesi.
    I primi giorni era stato un disastro. Un pomeriggio aveva bagnato tutto il divano del soggiorno e al notare il pulsare della giugulare di Elektra, ricordando la mitica padella della nonna, la scienziata aveva deciso che allo scopo di preservare la sua integrità fisica forse era meglio spostarsi all’esterno perché infondo lo sapevano tutti che non si doveva giocare con l’acqua in casa no?
    “Hey? Allora me la presti questa borsa? Sta’ d’incanto con il mio giacchettino di pelle”

    * * *


    L’area del Vennelyst Park dedicata al Festival della musica era piena di banchetti commerciali e soprattutto di persone, Kirsten non immaginava neanche che Besaid potesse avere un così gran numero di abitanti anche se non escludeva che molti venissero dai paesi limitrofi per godersi la serata.
    “Io propongo di inaugurare la serata prendendo da bere, il primo giro lo offro io purchè passiamo lontane da quelle lì, non vorrei mi contagiassero con la loro stupidità, ci tengo ai miei pochi neuroni”
    Le Groupie, così come negli anni settanta avevano iniziato a venire etichettate le fan più sfegatate dei gruppi musicali, erano qualcosa che facevano riflettere la scienziata sulla veridicità della teoria evolutiva del genere umano. In un incrocio tra scimmie urlatrici e galline a cui veniva tirato il collo, le giovani e i giovani facenti parte di quella categoria passavano la maggior parte dei concerti a urlare frasi che nulla avevano a che vedere con la musica, lanciare reggiseni, sollevare maglie – come se al resto del genere umano servisse guardare le loro tette per trovare la pace dei sensi - e… aveva già detto urlare?
    Con la musica a fare da sottofondo alla serata, Kirsten si sarebbe spostare per rimediare qualcosa da bere – non prima di aver atteso l’eventuale scelta dell’amica – tornando, con tanto di drink stretti come se dalla loro integrità derivasse la salvezza del mondo, tornare dalla Dahl senza il drink promesso in effetti sarebbe stato rischioso.
    “Da quanto ho sentito dire da delle tizie tra poco dovrebbero comparire Espen e la sua band ma non chiedermi che pezzo suoneranno perché dopo aver pronunciato il loro nome hanno iniziato fare una serie di versetti isterici incomprensibili”
    Porgendole l’eventuale drink, le spalle della scienziata si sarebbero sollevate appena verso l’alto prima di portare alle labbra il bicchiere in cartoncino plastificato arricciando le labbra già dopo il primo sorso
    “Anche nel tuo hanno messo detersivo per lavastoviglie al posto dell’alcol? Sai quello che finge di essere al limone”
    La voce del vocalist che le aveva fatto il nome di quell’evento attirò però la sua attenzione facendola voltare verso il palco e inarcare un sopracciglio dinanzi al battibecco verbale che lo vide coinvolto con qualcuno del pubblico e la portò a scambiarsi un’occhiata di intesa con Elektra come a dirle “è lui il figlio del meccanico, alias Ditto di Besaid”
    L’esibizione ebbe inizio e le note ripresero a disperdersi nell’aria accompagnate dalle parole del testo della canzone pronunciate dal giovane insieme alle loro fan. Che Kirsten non sapesse molto di musica dal punto di vista tecnico era ormai cosa nota all’amica da anni ma doveva ammettere che erano bravi o almeno così le sembrava. Bevendo un altro sorso del proprio drink al gusto di detersivo, la scienziata lasciò che la musica la ghermisse e trascinasse con se almeno fin quando il cambio di brano – o meglio dire ciò che lo accompagnò – non le fece aggrottare le sopracciglia in segno di disapprovazione.
    La scienziata capiva l’euforia di avere vent’anni nonostante non l’avesse mai provata di persona a causa delle scelte di vita compiute e dei sacrifici perpetrati per il raggiungimento dei propri obiettivi, così come era conscia che di solito su un palco si recita un personaggio atto a intrattenere il pubblico. La battuta riguardo i reggiseni e i riti propiziatori l’aveva fatta ridere divertita a differenza del riferimento all’attività ambulatoriale dello psicanalista che andava ben oltre, a suo dire, superando quel confine che secondo lei avrebbe sempre dovuto rimanere tale
    “Se va dallo psicologo e fa queste uscite forse sarebbe meglio cambiarlo, Jesper non fa al caso suo.”
    Le parole vennero pronunciate in direzione di Elektra mentre l’incredulità per quello che aveva sentito ornava il volto di porcellana ora reso leggermente più rosso dal calore sprigionato dalla massa di persone adunate lì intorno, si stava quasi pentendo di aver indossato il giacchetto di pelle sul top corto.
    Terminata anche la seconda canzone, Kirsten si unì all’applauso del pubblico rimanendo poi stupita dal sound di quella che doveva probabilmente essere l’ultima canzone del gruppo, c’era qualcosa di strano nel modo in cui Espen la cantava, in quel suo continuare a guardare nella sua direzione mentre le prime strofe si susseguivano, una serie di campanelli d’allarme le risuonarono nella mente e tanti piccoli pezzi del puzzle sembravano prendere improvvisamente posto mostrando un’immagine all’apparenza più nitida nella mente della chimica.
    Distogliendo lo sguardo dal palco, la norvegese lo avrebbe direzionato per qualche secondo verso l’amica cercando un qualche segno di illuminazione sul suo volto, quel brillio tipico che si accendeva negli occhi della Dahl quando la sua mente coglieva qualche particolare dettaglio divertente – solo per lei – su quello che le circondava.
    Anche l’ultima canzone terminò e l’applauso che scrosciò nell’aria fu un chiaro segno di quanto la performance dei giovani fosse stata gradita, il palco rimase vuoto per qualche minuto prima che un altro gruppo salisse a solcarne la superficie e una nuova canzone iniziasse a vibrare nell’aria.
    “Che ne pensi? Gli ho detto che sarai brutale con i commenti”
    Non era proprio andata così ma la versione breve era sempre la sua preferita.
    Un altro paio di canzoni si susseguirono e i drink vennero svuotati prima che la voce di Espen tornò a vibrare nell’aria portandola a sollevare lo sguardo e puntarlo su quello del vocalist dai capelli elettrici
    “Gran bella performance e non essere troppo sicuro di te, sono migliorata tantissimo e sono spietata, sappilo. Non contemplo prigionieri”
    Le presentazioni proseguirono e lo sguardo di Kirsten si posò sul compagno di band di Mr Ditto mentre la testa si mosse in un cenno di saluto accompagnato da un sorriso divertito
    “Piacere di conoscerti Lee, sicuro di riuscire a ritrovare Betty in mezzo a questa folla? Non vorrai deludere una tua groupieeeeeee. Elektra lui è Espen, il Dottore di Bessy”
    Conscia che l’amica non ci avrebbe messo poi molto a collegare la loro conversazione con quanto detto, Kirsten non si dilungò troppo nelle presentazioni fermo restando che la Dahl aveva il dono della parola… a volte anche troppo… eccome se lo aveva.
    “Se non ricordo male c’era una gara di shottini in sospeso o sbaglio? Tranquilli giuro di non barare annacquando i miei bicchieri… o forse si… chi lo sa?”
    Un sorrisino malandrino e un’alzata di spalle furono quanto venne donato a quel gruppetto male assortito prima che la mancina si portasse verso i capelli ravvivando la lunga chioma argentea.

    Edited by :Jaci: - 31/5/2018, 00:23
     
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