Girls' Night Out

Helen x Agnieszka

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    Finalmente, una serata fuori! Per Helen era stata una settimana pienissima di lavoro, nonostante fosse estate. Non vedeva l’ora che le ferie arrivassero, ma sembravano sempre più lontane del previsto. Era stato un periodo parecchio intenso per la psichiatra, che aveva preso sotto le sue cure dei nuovi pazienti; bisognava conoscerli, e anche aiutarli a star meglio. Philip, ad esempio, presentava un caso molto complesso e delicato, e lei teneva molto a svolgere il lavoro migliore possibile – non voleva deludere se stessa e lui. Ciò richiedeva un grande dispendio di tempo ed energie, e nonostante la donna fosse più che felice di farlo, le serviva anche qualche momento per staccare, per dedicarsi a se stessa e fare una pausa - anche per essere più funzionale nella sua professione. Dunque, quella tiepida serata si era rivelata una manna dal cielo. Non appena ebbe saputo del momento libero, Helen si era subito attaccata al telefono, mandando un messaggio ad Agnieszka e chiedendole di uscire. Non la vedeva da un po', e sebbene avesse visto Helena di recente e avesse incontrato Edith a lavoro, la psichiatra non aveva passato del tempo con la sua dolcissima amica pasticcera da un bel po'. Ormai il rapporto che avevano costruito era molto stretto, e la loro amicizia andava a gonfie vele. Conosciutesi a Besaid non appena la donna aveva accettato il lavoro in ospedale, le due non avevano faticato per nulla ad attaccare bottone ed andare d'accordo. L'indole decisa e sbarazzina di Agnieszka aveva subito conquistato quella analitica, risoluta ed alla mano di Helen. Dal primo giorno in cui si erano conosciute, era scattata una stupenda conoscenza che era sfociata in una sincera e genuina amicizia, segnata da divertimento, reciproco supporto, tanta comprensione e fiducia. Le due donne insieme erano inarrestabili, facevano mille ed una attività quando stavano insieme: da una semplice serata a casa, ad una notte fuori a divertirsi. C'era sempre la possibilità di far qualcosa di nuovo e piacevole, ed Helen aveva le idee chiarissime su cosa fare quel giorno!
    Verso le sei del pomeriggio aveva iniziato a prepararsi. Si era fatta una doccia fresca ed aveva optato per asciugarsi i capelli all'aperto, piuttosto che con il phon, risultando dopo una ventina di minuti in onde castane, naturali e lucenti. Dopodichè, era il turno del make-up. Scoraggiata dalla pigrizia nel fare qualcosa di troppo elaborato, la psichiatra scelse un look molto leggero, costituito da un velo di fondotinta, un cat-eye disegnato in maniera precisissima con l'eyeliner – figlio di giorni di pratica e di abitudine – ed infine da un'intensa tinta labbra color rosso fuoco. Senza mai dimenticare un netto e preciso contouring elegante e di classe che le enfatizzasse l’ossatura del viso, Helen si spruzzò un po' di fissativo per far si che il caldo non smuovesse quel bel trucco. E questo era fatto. Poi, fu il turno del vestito. Tra i tanti che possedeva, la dottoressa scelse uno blu al ginocchio, scollato che lasciava il décolleté e le spalle scoperte, così come un triangolo di pelle del torace. La stoffa le abbracciava le curve, esaltandole con finezza. Poi la donna non tardò ad abbinare un paio di scarpe col tacco dello stesso colore. Soddisfatta del risultato, si spruzzò un po' di profumo, ed agguantò una borsa dello stesso colore del vestito, in cui infilò anche cellulare e portafogli, per poi avviarsi fuori di casa e chiudere la porta a chiave. Una volta in strada, si voltò in direzione del posto che aveva scelto per l'incontro con la sua amica. Era un bistrot, il Delaunay. Da un po' la gente ne parlava in città, e sembrava essere un bel posto per prendere un aperitivo in compagnia. Dunque, perchè non provarlo? Sarebbe stata la prima tappa della serata che Helen aveva pensato e pianificato con tranquillità. Le piaceva che le persone attorno a lei si divertissero e nonostante avesse sempre delle idee originali, non mancava mai di organizzarle; era fatta così. Controllando velocemente il cellulare, la psichiatra si rese conto di essere uscita un po' in anticipo, quindi piuttosto che prendere la macchina, optò per una camminata. Quelle scarpe che indossava, nonostante sembrassero a dir poco scomodissime, erano invece molto confortevoli, e poi… mai sottovalutare gli assi nella manica di una donna! Nella borsa, che piccolissima non era, aveva inserito un paio di scarpette di tela leggere di colore nero - solo nel caso in cui la serata fosse stata più movimentata!
    Il percorso fu molto piacevole e Helen se la prese con calma. Nel frattempo, i pensieri volteggiavano liberi nella sua mente: prima di tutto, si volsero a Jørgen. Era stato a dir poco mozzafiato il loro incontro a Besaid. Nessuno dei due si aspettava che si fossero rivisti dopo tanti anni lì, in quella piccola cittadina Norvegese. Eppure, la vita li aveva diretti in altro modo; li aveva riuniti, li aveva messi di fronte al loro passato in modo da poter crearsi un nuovo futuro. Questo pensiero, assieme ai ricordi di ciò che era avvenuto qualche giorno prima a casa di lui, distese le labbra di Helen in un dolce sorriso, ricolmo di amore. Infondo era quello il sentimento che provava per quell'uomo che conosceva così bene e che le leggeva dentro come nessuno. Dopodichè, lei si concesse qualche momento per ripensare ad Agnieszka. Era una donna stupenda, ed Helen si sentì fortunata nell'essere circondata da persone così meravigliose che l'apprezzavano e le volevano bene. La donna dai capelli rossi in particolare, era un individuo accogliente - quello sarebbe stato l'aggettivo più giusto per descriverla. La sua capacità di esplorare più prospettive e di tenersi così aperta e disponibile agli altri, faceva di lei una amica molto preziosa. Di fatto, Helen non vedeva l'ora di rivederla! Tutti questi pensieri positivi, assieme alla leggera brezza serale di Besaid, stavano migliorando sempre più l'umore della dottoressa, che si sentiva davvero serena e pronta per una divertente serata in compagnia femminile. Una volta arrivata all'ingresso del bistrot Delaunay, si fermò osservando il posto attorno a sè: era di classe ma non pretenzioso, un ambiente confortevole e pittoresco. Stupendo! Controllando un'altra volta l'orario, la donna si accertò di essere in orario: era in tempo perfetto.
    Mentre Helen aspettava, una signorina che doveva essere una barista si avvicinò, chiedendole se volesse accomodarsi o se nel frattempo che aspettava gradisse qualcosa da bere. Oh! Ti ringrazio, ma entro non appena la mia amica arriva. Le disse gentilmente, enfatizzando la propria risposta con un lieve cenno del capo, che fece rimbalzare dolcemente le onde dei suoi capelli castani. Tirando fuori il telefono, la donna aprì i suoi messaggi, controllando se qualcuno le avesse scritto, per poi avvisare la sua compagna della serata di essere arrivata a destinazione.

    Sono qui tesoro! :luv:

    Aveva scritto Helen, per poi inviare il messaggio ad Agnieszka e concedersi qualche momento di tranquillità seduta ad una panchina all'ingresso del locale. Non c'era molta gente, i suoni non erano particolarmente fastidiosi, anzi, si udiva un piacevole chiacchiericcio e rumore di stoviglie provenire dall'interno, e al solo pensiero di ciò che aveva pensato per la serata, Helen non potè che guardarsi intorno contenta. Un leggero sospiro di tranquillità le uscì dalle labbra, mentre incrociava le gambe e sentiva la stoffa aderente blu scivolare comodamente contro la sua pelle. Qualche minuto dopo, ecco che una chioma rossa emerse dalla strada, ed Helen la riconobbe immediatamente. Si alzò, con un brillante sorriso, e si avvicinò velocemente ad Agnieszka. Era arrivata, la serata poteva cominciare!
     
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    Dopo alcune settimane, avrebbe trascorso del tempo con Helen. La sua più cara amica, con la quale aveva instaurato un rapporto davvero unico. Poco importava se non riuscivano a sentirsi tutti i santi giorni, o di vedersi quotidianamente, benché Besaid non fosse una cittadina poi troppo grande, il loro rapporto non era mai stato minato da alcunché. In effetti, quando si rincontravano dopo settimane, talvolta passarono anche dei mesi, tutto sembrava ripartire dall'istante in cui si erano salutate l'ultima volta. I loro lavori, sicuramente influivano in questo senso e anche gli impegni normali del quotidiano, non permettevano ad entrambe d'incontrarsi così come avevano sempre sperato e voluto, ma era magnifico, entusiasmante come nonostante questi piccoli dettagli: nulla cambiasse mai e niente le portasse ad allontanarsi. Inoltre, l'occasione, sarebbe stata appropriata e adatta per scambiarsi qualche pettegolezzo. Potevano discorrere delle novità capitate negli ultimi periodi nelle rispettive vite e, finanche, supportarsi qualora una delle due, avesse riscontrato qualche difficoltà. Tra amiche, vere amiche, era necessario miscelare entrambe le cose. Trovare sempre qualcosa di cui parlare, scherzosamente, anche ironizzando sull'altra ma senza mai smettere di appoggiarsi vicendevolmente: consigliarsi e far capire all'altra d'essere vicina nei momenti più neri. Agnieszka aveva ricevuto quel messaggio di whatsapp dall'amica. Fu un miracolo per lei riuscire a recuperare il cellulare. In effetti, stava correndo il rischio di lasciarlo sul tavolo della cucina. Era alquanto indaffarata. Con l'estate, la richiesta di dolci sembravano aumentati, specialmente quelli che andavano consumati freschi o gelati. Agnieszka non aveva l'opportunità di darsi alla preparazione di gelati, sarebbe stato il massimo poter tanto, ma poteva sempre provvedere alla creazione di leccornie che potessero essere gustate a cucchiaino, lasciando un gusto zuccherato ma altamente fresco. Il vero problema risiedeva nel fatto che, per quanto concernevano le consegne, a differenza dell'inverno, tutto doveva avvenire prontamente, velocemente, altrimenti c'era il rischio di rovinare tutto il lavoro svolto. Proprio per questo, per alcuni clienti, coloro che abitavano troppo lontano dalla donna, era necessario che questi venissero a recuperare la merce dinnanzi alla sua porta. Agnieszka non possedeva una vettura e, seppur non disprezzasse girare per Besaid in bicicletta, in queste occasioni e situazioni, diveniva estremamente complicato. Poteva riuscirci ma, preferiva sempre evitare. Sarebbe bastato solo un attimo, un frangente di pura disattenzione per ritrovarsi poi col guaio in mano. No no, tanto era da escludersi. Comunque, aveva ricevuto quel messaggio. Non mancò di replicare, inviandole un audio, anche perché era di corsa. Naturalmente non mancò di chiederle come stesse, come le andassero le cose, di scusarla se l'avesse sentita col fiatone ma, spiegò immediatamente cosa stava facendo e per quale motivo fosse ridotta a quel modo. Accettò prontamente l'invito, e infine la salutò; mimando con la voce e con le labbra, una sferzata di baci alquanto giocosi: esattamente quelli che avrebbero fatto i bambini di lontano, nei riguardi dei loro anziani nonnini. Così l'aveva salutata ed era ritornata alla sua quotidiana attività. Chiaramente, alcune ore dopo, sentì il trillare del cellulare. Su di esso, lesse l'ennesimo messaggio di Helen, la quale la mise al corrente del giorno, dell'ora e anche del luogo in cui si sarebbero trovate e incontrate. L'ennesimo sorriso era sbucato sul volto di Agnieszka, e dopo aver informato la cara amica della ricevuta di quel messaggio, la salutò. Mise il cellulare sotto carica e successivamente riprese con le sue mansioni. No, per quel giorno non erano ancora finite.
    Il giorno dell'appuntamento con Helen, Agnieszka aveva provveduto nel sistemarsi ottimamente. Si era preparata per l'occasione, quasi con la medesima accuratezza che avrebbe osservato se, anziché Helen avesse ricevuto un impegno con un uomo. Maschera per il viso, cerotto da sistemare sulla zona T del viso, al fine di rimuovere quei punti neri che, ancora a trentacinque anni sembravano determinati a darle un poco il tormento e, aveva sistemato anche sul lavabo del bagno la piastra: un recente acquisto, usato probabilmente una sola volta. Con quella ultima, sarebbe stata la seconda. Avvolta nel suo telo, asciugamano post doccia, si ritrovò dinnanzi all'armadio completamente schiuso, intenta ad osservare gli indumenti che vi custodiva. Arricciò le labbra, lasciando scorrere i suoi occhi tra i diversi capi, andando alla ricerca di quello che sembrasse adatto per l'occasione. A volte, decidere, era tremendamente difficile. Dopo tanto tempo, desiderava proprio mostrarsi al meglio con Helen, ma al contempo, non aveva alcuna intenzione di morire di fastidio per l'intera serata. Un abito abbastanza elegante, che potesse valorizzarla, che fosse adeguatamente fresco e che al contempo, non la obbligasse necessariamente ad indossare quelle scarpe del demonio: i tacchi. Sbuffò, inducendo una ciocca sottilissima, sfuggita al turbante sul capo, ad issarsi e abbassarsi nuovamente sull'occhio sinistro. "Un armadio così dannatamente pieno e non ho mai niente da mettermi!" Esclamò, ovviamente parlando a se stessa, poiché in quell'appartamento non vi era alcuno con cui condividere gli spazi. Presumibilmente, da come stavano andando le cose, almeno quell'aspetto sentimentale e romantico della vita di ogni persona, per Agnieszka dal suo punto di vista, nulla sarebbe mai cambiato. Dopo quanto era successo in passato, era divenuta un po' più diffidente nei confronti degli uomini. Non così tanto da considerarli tutti dei porci approfittatori e privi di morale - dopotutto tra le sue conoscenze e amicizie aveva anche alcuni uomini e si erano sempre dimostrati persone per bene - ma, l'idea di doversi nuovamente lasciar ingabbiare, d'andare incontro a dispiaceri - come già provò e visse - non la stimolava neanche troppo. Per il momento, non sentiva l'esigenza di dover necessariamente vincolare e unire la sua vita e le sue emozioni ad un uomo, ad un compagno. "Aallora... Cosa potrei indossare..." Continuò dicendo, arricciando ancora le labbra, quando finalmente, i suoi occhi si soffermarono su quel vestito. Comprato, indossato una volta e poi nascosto nell'armadio e abbandonato lì. Semplicemente si era dimenticata di possederlo. Sì, forse rammentò immediatamente per quale motivo aveva semplicemente dimenticato d'averlo. Per quanto rispettasse il suo stile e i suoi gusti, la profonda scollatura della gonna l'aveva talvolta infastidita. Però, complessivamente, la linea dell'abito sembrava valorizzarla molto. Nero abbellito da alcune stampe floreali dalle tonalità della terra, quindi ambra, marrone, rosso mattone e anche qualche punto luce: quindi bianco. L'abito lasciava scoperte le rotondità delle spalle, anche se delle maniche corte a sbuffo, conferivano un ornamento di tessuto alquanto peculiare e ricercato, incline nel conferire all'intero outfits un che di gitano. La scollatura era moderatamente profonda, a diamante. Cadeva aderente sul busto e sulla vita, mettendo in risalto la sinuosità del corpo ma poi, sui fianchi, discendeva morbido. Inarcò entrambe le sopracciglia e allungando l'arto, andò a stringerne la cruccia, estraendolo dall'armadio. Lo sistemò dolcemente sul letto e poi, abbassò i suoi occhi, cercando un paio di scarpe adatte. Le trovò. A differenza degli abiti e vestiti in generale, le sue scarpe si contavano sulle dita di due mani. Scelse per dei sandali ad infradito, di cuoio - finto cuoio - nere a gioiello.
    Recuperò la sua borsa e poté lasciare il suo appartamento. Poco prima di chiudere la porta, stilò la lista, volendo essere certa d'aver preso tutto. Borsa, cellulare, chiavi, il pensierino per Helen - lo aveva trovato solo qualche giorno prima in un negozietto in città e sperava che potesse piacerle - nulla di straordinario, solo un braccialetto finto argento e dalla linea aperta - portafoglio, banconote, - in questo modo non avrebbe dovuto passare al bancomat a ritirare un po' di liquidi - il lucidalabbra e un elastico: qualora i capelli avessero iniziato a darle fastidio nel corso della serata. Alcuni istanti dopo, ricevette il messaggio di Helen. Era già arrivata e la stava aspettando. Pochi minuti e l'avrebbe raggiunta, cosa che fece, anche perché il passo di Agnieszka era alquanto spedito. Sembrava sempre di corsa anche quando, diversamente, passeggiava senza meta. Giunta a destinazione, ampliò il suo sorriso, trovando proprio Helen. La vide, la notò e immediatamente issò l'arto destro, oscillandolo a destra e a manca. "Helen!" La richiamò, attraversando la strada per poi appropinquarsi all'amica, esattamente come fece l'altra. Immediatamente dilungò entrambi gli arti verso di lei, abbracciandola, venendo prontamente investita dall'effluvio femmineo della donna castana. Le piacque, inoltre lo aveva sentito indosso sempre a lei. Doveva essere un aroma particolare, oppure poco famoso ma che sapeva profumarla magnificamente."Che bello rivederti!" Esclamò, scoccandole un bacio sulla guancia, distanziandosi poco dopo: senza tuttavia smetterle di stringerle le mani. "Sei meravigliosa! Ti dona tantissimo questo vestito!" Commentò, sincera ed onesta, espansiva, esattamente come avrebbe fatto con sua sorella Zofia o con qualunque altra amica. "Dimmi un po'... Hai voglia d'accalappiare qualcuno?" Domandò, ovviamente con fare scherzoso ma volle instaurare una finta recita dubbiosa, inarcando semplicemente il sopracciglio destro. Infine, ridacchiò, scuotendo lievemente il capo. "Che dici, entriamo?" Chiese subito dopo, volendo sapere se per caso preferiva immediatamente varcare la soglia del bistrot oppure, concederle qualche secondo per poterle permettere di fumare una sigaretta. Magari qualche chiacchiere, incoraggiata da quella scusa, dove avrebbe potuto anche darle quel pensierino.
     
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    "Helen!" La voce argentina e dal tono sempre dolce di Agnieszka echeggiò dall'angolo della strada, mentre la rossa agitava un braccio per farsi riconoscere e vedere da Helen, che non tardò nel riconoscerla e nell'andarle incontro. Era davvero parecchio tempo che non si vedevano, e la psichiatra aveva davvero sentito la mancanza della sua amica, che era sempre una presenza più che gradita nella sua vita. Ormai si conoscevano bene, e nonostante non conversassero tutti i giorni, le due avevano costruito un rapporto solido. Inoltre, Helen era una donna che necessitava di scambio umano per sentirsi serena, e nonostante le piacesse la solitudine, quando essa si protraeva troppo a lungo tendeva a farla sentire a disagio. Dunque, l'uscita di quella sera non era che gradita dalla psichiatra, che non vedeva l'ora di incontrare la sua grande amica pasticcera e di raccontarle tutto ciò che le era successo di recente... E di cose da dire ce n'erano! D'altro canto, Helen non aspettava altro se non di sentire ciò che era accaduto all'amica nel periodo in cui non si erano viste. Era ciò che amava di più, ascoltare e capire se lei stesse bene e sapere delle sue avventure. Non c'erano dubbi, Helen avrebbe sempre supportato Agnieszka, e se avesse mai avuto bisogno di qualsiasi cosa, lei avrebbe fatto di tutto pur di aiutarla. Dunque, lo sguardo della dottoressa si illuminò non appena vide la figura dell'amica che si avvicinava, e nonostante il vestito non permettesse delle corse atletiche data la stoffa aderente, la donna si incamminò verso l'altra con convinzione, pronta ad abbracciarla non appena fosse stata a portata di stretta. Agnieszka sembrò aver avuto la stessa idea, infatti appena le fu vicina, lei avvolse Helen tra le braccia, ricambiando il gesto. Sorridendo, in un moto di felicità istintiva, la psichiatra strinse a sè l'altra donna inspirandone il buon profumo ed il leggero residuo di un dolce odore di zucchero che la contraddistingueva.
    "Che bello rivederti!" Esclamò la pasticcera, gioviale, mentre era ancora stretta nell'abbraccio, stampando un affettuoso bacio sulla guancia di Helen, che continuava a sorridere. Sii! Sono contentissima anch’io, mi mancavi! Rispose lei, ricambiando il bacetto, per poi allontanarsi con calma ed osservare la figura dell'amica da un po' più lontano. Era meravigliosa. Quello stile un po' gipsy e vintage che sceglieva nel periodo estivo le calzava a pennello; inoltre, Agnieszka aveva una corporatura proporzionata e femminile, e Helen non mancò di notare quanto bene le cadesse sul corpo quel lungo vestito nero dalla stoffa leggera, che sembrava essere stato fatto apposta per l'amica. Facendo scorrere velocemente lo sguardo su di lei per poi tornare al volto coperto da un leggero velo di trucco, la dottoressa compì un cenno d'assenso, segno del fatto che gradiva decisamente l'outfit che l’altra donna aveva indossato per la serata. "Sei meravigliosa! Ti dona tantissimo questo vestito!" Stringendo appena le mani della donna, la psichiatra le teneva nelle proprie in una stretta tenera. Grazie tesoro! E' inutile, tanto lo sai che penso lo stesso di te, sei stupenda! Rispose con entusiasmo Helen, che non potè fare a meno di dar voce al suo apprezzamento nei confronti dell'amica, che le sembrava brillasse come un raggio di sole con quei lucenti capelli rossi, nel crepuscolo Besaidiano. "Dimmi un po'... Hai voglia d'accalappiare qualcuno?" Cogliendo l'ironia di Agnieszka, la psichiatra rise appena, scuotendo leggermente il capo. Oh non hai idea Agnieszka! Ho molto da raccontarti. Specificò infine la donna, per poi prendere sotto braccio l'amica ed annuire in risposta alla sua proposta di entrare. Entriamo, tanto la serata è appena cominciata, ed ho grandi progetti! Asserì la dottoressa, per poi avanzare verso la porta del locale.
    Ad andare incontro ad Helen fu la cameriera che si era rivolta a lei qualche minuto prima, mentre attendeva l’arrivo di Agnieszka. Buonasera! Siete solo due o aspettate altri? Domandò cordialmente la donna, dai lunghi capelli castani, liscissimi, raccolti in una coda di cavallo. La dottoressa annuì convinta, con un dolce sorriso sulle labbra. Si, siamo solo in due. E non ho prenotato, è un problema? Domandò allora la donna, al che l'altra scosse il capo, prendendo due menù cartacei di colore giallo pallido, tipo pergamena. Assolutamente no, non si preoccupi. Seguitemi, vi porto al vostro tavolo. Con calma, Helen slacciò la presa sul gomito di Agnieszka per destreggiarsi tra i tavoli già pieni. Effettivamente, nonostante non fosse tarda sera, i locali erano sempre molto affollati, non solo per via del periodo estivo, ma anche poichè verso le sette di sera tutti uscivano per prendere un delizioso aperitivo con gli amici. Il leggero chiacchiericcio invadeva le orecchie della psichiatra, che però non se ne dispiacque. Le dava energia, percepire la vita attorno a lei, era come se la felicità e la serenità delle persone la intaccassero personalmente, come se a volte non fosse possibile distaccarla dal vibrare del mondo. Una volta raggiunto il tavolo, in una zona abbastanza in disparte ma non isolata del locale, vicino ad una finestra, la cameriera si fermò. Ecco qui signorine. Vi lascio il menù, non appena avete deciso chiamatemi, e vengo a prendere le vostre ordinazioni. Indicò infine la ragazza, per poi sorridere ed allontanarsi dalla coppia di amiche. Helen allora si sedette, portando la borsa sulle gambe, per poi appoggiare gli avambracci sul tavolo.
    Dopo aver dato una lettura veloce al menù, la donna dai capelli castani lo abbassò, segno del fatto che aveva già compiuto la sua scelta. Io prenderò un aperitivo: qualcosa da sgranocchiare e un mojito fresco. E tu? Domandò dopo qualche secondo Helen, portandosi una mano tra i capelli per ravvivarli, mentre si rivolgeva pacatamente ad Agnieszka. Le lasciò un po' di tempo per scegliere, e dopodichè non chiamò subito la cameriera. Altresì, la dottoressa si avvicinò all'amica protendendosi leggermente verso di lei, per poi inclinare appena il capo. Come stai Agnieszka, tutto bene? Sai che mi devi raccontare tutto di ciò che hai combinato in questo periodo, no? Disse allora la psichiatra facendo l’occhiolino alla sua interlocutrice, con un leggero sorriso sghembo sulle labbra. Il bello di non sentirsi sempre era anche questo: poter conversare liberamente sugli avvenimenti passati tra un'uscita e l'altra, riservandosi qualche curiosa rivelazione tra amiche. Helen non era mai stata una donna invadente, e non amava fare domande intromettendosi negli spazi personali altrui a meno che una persona volesse aprirsi di sua sponte. Dunque, puntò su una domanda generica, per capire se Agnieszka si sentisse a suo agio per parlare di sé, anche un po’ per deformazione professionale. Il Delaunay era un bistrot di classe, ma non eccessivamente formale, il che era proprio nelle corde di Helen, che apprezzava questo genere di locali, così come quelli più stravaganti o alla mano. Non era difficile cogliere nella dottoressa una personalità intraprendente e piena di spirito di iniziativa, che mischiata alla felicità di passare del tempo con la sua migliore amica, faceva di lei una compagna di avventure piena di sorprese.
     
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    Fu con immensa gioia che Agnieszka avvicinatasi alla sua carissima amica Helen, dopo l'abbraccio seguito da un semplice e amichevole sciocco di labbra sulla guancia; seppe ed ebbe conferma che la piacevolezza d'incontrarsi era ben ricambiata. La donna dai capelli rossi non l'avrebbe mai messo in discussione, anche perché ci voleva veramente poco, pochissimo, per comprendere se effettivamente un incontro - specialmente se concordato in anticipo, sia pure di poche ore - fosse sentito o meno: atteso, sperato e voluto. Talvolta ad Agnieszka le bastava guardare negli occhi dei suoi interlocutori per comprendere, ipotizzare o semplicemente intuire. Chiaramente, non possedeva alcun potere che potesse darle la sicurezza al cento per cento, ma bastava uno sguardo, udire finanche la tonalità della voce, osservarne le gestualità: per giungere alla soluzione e conseguentemente alla verità. La cosa, diventava molto più semplice, se davanti a lei vi era una persona conosciuta da qualche tempo. Praticare e frequentare una persona permetteva anche questo, scoprire e immagazzinare nella propria mente quelle brevi e accennate movenze da poterle susseguentemente elaborare e poi, scoprire. Helen era felice e glielo vide indosso, negli occhi. Possedeva un così bello sguardo, reso ulteriormente tale dal trucco disposto sulla pelle, decisamente profumata e morbida. Era davvero una bella donna, una persona capace di suscitare ammirazione e, proprio per questo, Agnieszka sperava sempre - continuamente a dire il vero - che tutto potesse andare esattamente come, Helen stessa, avrebbe desiderato per sé. Agnieszka non era quel genere di amica che sbucava all'improvviso, si avvicinava alla persona e poi, quando ricevuto quanto desiderato spasmodicamente, la lasciava alle spalle. Non era neanche avvezza nel provare gelosia o invidia per i successi, invero era sempre pronta a festeggiare ed omaggiare, ripagando e celebrando il successo dell'altra. Qualunque cosa avesse arrecato soddisfazione, orgoglio e felicità ad Helen, la castana poteva essere certa che la rossa non avrebbe fatto altro che parteciparvi, ben sapendo di quanto tanto altro meritasse. Poteva sembrare un concetto semplice, elementare, tuttavia, non tutti erano del medesimo parere. Per quanto Agnieszka poi, fosse convintamente femminista, le rimordeva un po' la coscienza, apprendere come tra donne, talvolta, mancasse questa sorta di complicità. Lo aveva notato al lavoro. In altre questioni e situazioni del suo vivere quotidiano, talvolta, anche solo osservando - mentre sedeva in una caffetteria - altri tavoli: occupati da altri avventori. Disgraziatamente, non tutte le persone erano oneste. La disonestà intaccava diversi settori e, persino le amicizie non erano escluse. Ma lei no.
    "Sono stata pessima, lo so! Avrei dovuto farmi sentire, anche un breve audio su Whatsapp, ma... Davvero ho avuto delle settimane infuocate." Disse la rossa, rispondendo al commento dell'amica castana. Sì, erano entrambe felici di rivedersi, ma - almeno per quanto riguardava Agnieszka - un leggero senso di colpa le si instillò nell'animo e nel cuore. Avrebbe voluto essere più presente e partecipe nella vita di Helen, ma esattamente come affermò alla castana molte erano state le sue responsabilità di recente. I doveri del suo lavoro, quello principale e anche gli altri. Era ancora estate a Besaid, ma doveva ugualmente iniziare a prepararsi per quelle altre faccende, che la coinvolgevano - anche se soltanto per una settimana - nel corso dell'autunno. Le prime giornate dello stesso. Esattamente come lo scorso anno, quando prese parte alla fiera dell'artigianato e, riuscì anche a vendere alcune delle sue creazioni. La fantasia, la manualità e anche la creatività non l'avevano lasciata senza nulla da inventare e realizzare, ma necessitava ugualmente di tempo e di pazienza per potersi dedicare con le dovute misure e accortezze. Dopotutto non nacque istruita nell'arte, ma solo da autodidatta, spinta dal desiderio di riuscire col tempo, era stata in grado di migliorare. Proprio come successe con la preparazione di dolci. Grazie tesoro! E' inutile, tanto lo sai che penso lo stesso di te, sei stupenda! Abbassò lievemente lo sguardo sulla sua stessa figura. Si esaminò velocemente e frettolosamente, rialzò lo sguardo e sorrise ad Helen. Che dire, Agnieszka non aveva mai provveduto nel soffermarsi sul suo aspetto: considerandolo in un modo anziché in un altro. Nel corso della sua vita, aveva ricevuto complimenti e lusinghe, ma non mancarono anche rimproveri e sgarberie. Il suo aspetto poteva piacere esattamente come no, tutto dipendeva dal gusto di ognuno. Però, si sentì onorata e anche un poco piacevolmente imbarazzata. Le piaceva dimostrarsi all'altezza, adeguata e quindi giusta per ogni occasione. Si curava e cercava sempre di non apparire sciatta o inappropriata. Chiaramente però, non era una maniaca del proprio aspetto esteriore. Agnieszka sapeva che questo non doveva contare completamente. Le persone, gli individui, dovevano essere misurati e soppesati in base alle loro personalità, all'affabilità e alla trasparenza tra il loro pensato e detto. La bellezza col tempo sfumava per tutti. Era ciò che risiedeva dentro, nel profondo dell'anima ad importare. Non tutti, ovviamente, la pensavano nel medesimo modo. Alcuni erano avvezzi nel giudicare una persona dal suo indumento indossato, dai lineamenti, dalla struttura del corpo e dalla fisicità dello stesso. In questo ultimo secolo, si badava eccessivamente all'esteriorità, alla superficialità: in sostanza, era iniziato ormai da diverso tempo una lotta e un affondamento dei valori. Quelli veri, quelli onesti, quelli importanti... Quelli di un tempo!; dove solo alcune caratteristiche bastavano per considerare una persona da bene o da evitare. Oh non hai idea Agnieszka! Ho molto da raccontarti. Lievemente le sopracciglia fulve si issarono verso la fronte, ma il sorriso rimase stampato sulle labbra. "Molto da raccontarmi? Wuuuuh, qui la questione si fa interessante. Mi hai reso curiosa adesso, dovrai raccontarmi tutto, ma proprio tutto, eh? Guai a te!" Pronunciò, ovviamente ridacchiando e facendosi lievemente maliziosa nello sguardo, ma chiaramente Helen poteva sentirsi libera di dirle e rivelarle così come di non farlo. Mosse poi il capo, annuendo, assecondando il desiderio di Helen di entrare nel bistrot. Certo, una sigaretta le sarebbe piaciuta assaporarla ma... Sì, dai... Poteva anche attendere.
    Varcarono la soglia e furono immediatamente accolte dalla cameriera. Agnieszka la salutò con fare affabile, ma lasciò che Helen parlasse per entrambe. Furono accompagnate al loro tavolo, dove si sedettero. Prima di potersi accomodare, la rossa, sistemò la borsa sulla poltrona color tortora chiaro, tendente quasi ad un lieve grigio. L'arredamento era bello, gradevole, elegante ma non tanto da far sentire a disagio. Era ben miscelato e anche molto moderno. Incantevole. Si sedette al termine di quel semplice passaggio doveroso e infine, aprì il menù. Lo visionò andando alla ricerca di qualcosa che potesse stuzzicarle il palato. Anche lei, come Helen avrebbe scelto qualcosa di sfizioso, adatto per un aperitivo. "Anch'io. Penso che prenderò questi bei crostini assortiti e... Sì, un Moscow Mule." Informò l'amica, richiudendo il menù e attendendo che la cameriera ritornasse per prendere le loro rispettive ordinazioni. Ancora una volta, Helen intercedette per entrambe. Agnieszka, sorrise tutto il tempo, annuendo e ringraziando anche la cameriera, poco prima che lasciasse il tavolo. Come stai Agnieszka, tutto bene? Sai che mi devi raccontare tutto di ciò che hai combinato in questo periodo, no? Naturalmente sentì benissimo le parole e le domande di Helen, ma prima di risponderle allungò la mano e frugò all'interno della sua borsa. "Benissimo, davvero molto bene. A parte queste ultime settimane davvero intese, ma sono stata davvero molto soddisfatta. La lista dei miei clienti sta aumentando e, sono sempre più richiesta. Sto migliorando anche nella preparazione dei dolci, sai? I semi freddi mi riescono una bontà!" Rispose, lasciandosi scappare una leggera ridacchiata. Con le dita dentro la borsa, sfiorò l'oggetto che desiderava prendere ossia il pacchetto: il pensierino che aveva comperato appositamente per lei. "Da raccontarti ho poco... Uhm... Vediamo..." Iniziò a riflettere, issando anche lo sguardo di lato, verso i tavoli distanti al fondo della sala e al soffitto del bistrot. "Ah! Allora, ho lavorato molto come ti ho detto e... Ho avuto modo di fare delle conoscenze. Sono inciampata nel guardiacaccia Adam, quel ragazzo un po' solitario che veste sempre di nero: presente?" Domandò all'amica, non sapendo se quel dettaglio potesse in qualche modo rievocarle il suddetto citato. "Ho partecipato ad un evento ambientalista, proprio nel parco della città. E' stato meraviglioso. Beh, ho fatto anche una delle mie consuete figuracce. Ho rovesciato la lattina sulla t-shirt di un tizio... Jørgen, un professore. Santo cielo, Helen, sono irrecuperabile. Quando sono di corsa, sono goffa da fare spavento. Anzi lui è stato così gentile. Mi ha anche ripagato la lattina." Illustrò, raccontando quella giornata, quel pomeriggio davvero particolare. Fuori dalla consueta abitudinarietà. "E poi... Ah, sì! Ho speso un po' di tempo con Jude Mikkelsen. L'ho incontrato nel bosco, alcuni giorni fa." Disse, sbattendo le palpebre e tenendo le labbra distese: anche se le protuberanza rimasero unite, la superiore con l'inferiore. "Davvero una brava persona. Lo immaginavo più solitario e taciturno, invece è molto simpatico. Alla mano. Inoltre mi ha anche portato alcuni clienti. Brava gente." Concluse, annuendo col capo. Frattanto prese il pacchetto e una volta estratto dalla borsa lo adagiò sul tavolino, sospingendolo verso Helen. "Un piccolo pensierino, spero ti piaccia!" Rivelò, respirando profondamente, cercando di attenuare la leggera ansia che provò. Un poco conosceva i gusti di Helen ma, talvolta anche i suoi emergevano e quindi il margine di errore era sempre molto vicino e prossimo.
     
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    Per parlare in termini scientifici, Helen era più che sicura che lei ed Agnieszka fossero sulla stessa lunghezza d'onda. La dottoressa sentiva di potersi fidare della sua amica a tal punto di poterle confidare di tutto, chiederle consigli sugli argomenti più disparati ed intimi, e di sentire di potersi aprire liberamente con la dolce pasticcera. Le due si supportavano genuinamente, senza alcun filtro. Periodicamente, si incontravano per passare del tempo insieme, e Helen era sempre deliziata nel poter passare dei momenti di serenità e divertimento con Agnieszka, che era una delle persone a cui era più legata in assoluto da quando era a Besaid. Della sua vita in Germania, ad esempio, lei non aveva mantenuto molti legami, per cui una volta arrivata in Norvegia, la psichiatra sentiva un po' di dover ricominciare da capo; e proprio come una lavagna pulita, la donna aveva iniziato ad imprimere dentro il proprio cuore nuovi rapporti, sia con colleghi e pazienti, che con altre persone, come Agnieszka. Helen amava avere pochi amici ma buoni, e per quella ristretta cerchia di persone avrebbe fatto davvero di tutto: se la pasticcera si fosse rivolta a lei alle tre di notte per qualche motivo strambo, lei sarebbe stata lì ad aiutarla, in qualsiasi circostanza, ad ascoltarla o a darle un consiglio. In cuor proprio, Helen sperava davvero che l'amicizia con Agnieszka non si frantumasse mai; aveva conosciuto abbastanza persone da vedere e provare che l'amicizia così facilmente come può nascere può anche morire, e per questo la donna aveva capito che delle volte trovare un vero amico è persino più difficile di trovare un degno compagno romantico. Ora però, nessuno di quei pensieri la stava turbando, poichè mentre stringeva le mani dell'amica stava vivendo il momento, godendo della presenza dell'altra donna, in pace completa.
    "Sono stata pessima, lo so! Avrei dovuto farmi sentire, anche un breve audio su Whatsapp, ma... Davvero ho avuto delle settimane infuocate." Scuotendo energicamente il capo, Helen fece capire all'amica di non doversi assolutamente preoccupare. Tesoro, ti posso capire, non hai idea di tutto il lavoro che ho avuto da fare in ospedale. Non farti problemi con me, lo sai! La tranquillizzò allora la psichiatra, sorridendo affettuosamente. Anche per lei quelle settimane erano state infernali e pienissime di impegni. Molti pazienti nuovi erano passati dal reparto, e dunque anche dalle sue cure da primaria; inoltre, altri erano stati dimessi, ed era proprio Helen a volersi occupare di tutte le ultime procedure nel corso della guarigione dei suoi pazienti. Affezionata, forse troppo, al suo lavoro, la donna delle volte delegava poco, e tendeva a volersi occupare di tante mansioni, che finivano poi per stancarla al termine di una giornata, figuriamoci nel lasso di tempo di una settimana. Eppure, Helen continuava, imperterrita, ad eccellere nella sua professione, cercando di curare e trattare le malattie delle mente nel modo più delicato ed efficace possibile. Nel frattempo, la dottoressa non potè esimersi nel dare voce al proprio apprezzamento dell'aspetto di Agnieszka, che era raggiante e bella come non mai quella sera. In risposta, la rossa si guardò velocemente da capo a piedi, per poi sorridere. Helen arricciò leggermente il naso osservando con affetto l'amica, per poi dirle che avrebbe avuto davvero tanto da raccontarle. Effettivamente, il periodo dal quale era appena uscita la psichiatra si sarebbe potuto definire turbolento anche dal punto di vista emotivo. "Molto da raccontarmi? Wuuuuh, qui la questione si fa interessante. Mi hai reso curiosa adesso, dovrai raccontarmi tutto, ma proprio tutto, eh? Guai a te!" Avvertì Agnieszka, con le sopracciglia leggermente aggrottate ed il tono curioso e scherzosamente accusatorio. Ridendo assieme a lei Helen annuì convinta, nel farle capire che le avrebbe fatto un resoconto dettagliato di ciò che le era accaduto nelle settimane precedenti. Dopodichè, le due amiche entrarono nel bistrot, anche perchè i piani della dottoressa per la serata erano senz'altro insoliti e divertenti, per cui la donna si astenne dall'indugiare oltre, per poter approfittare al massimo del tempo che avrebbe potuto passare con la sua amica.
    Una volta che entrambe furono sedute al tavolo, Helen scelse un aperitivo con mojito. Dopodichè, fu la volta di Agnieszka. "Anch'io. Penso che prenderò questi bei crostini assortiti e... Sì, un Moscow Mule." Alzando entrambe le sopracciglia in segno d'approvazione, la psichiatra annuì leggermente, come a dire "ottima scelta" e riferì gli ordini alla cameriera, per poi domandare all'amica direttamente come stesse e se volesse raccontarle qualcosa della sua vita mentre attendevano. Tranquilla, la rossa aprì la borsa, tuffando la sua mano affusolata all'interno. Essendo un'azione parecchio naturale anche per lei, Helen non ci fece molto caso, attirata soprattutto dalla voce della sua amica. "Benissimo, davvero molto bene. A parte queste ultime settimane davvero intese, ma sono stata davvero molto soddisfatta. La lista dei miei clienti sta aumentando e, sono sempre più richiesta. Sto migliorando anche nella preparazione dei dolci, sai? I semi freddi mi riescono una bontà!" Gli occhi di Helen si illuminarono alla risposta di Agnieszka. Era molto felice che il lavoro della sua amica stesse fruttando di più, specialmente sapendo che era qualcosa a cui lei teneva molto e che la appassionava quanto l'arte. Ne sono molto felice, Agnieszka! Lo so che ti impegnerà di più, però ho fatto il tuo nome in ospedale, così chiunque avrà bisogno di dolci per ricorrenze varie, si potrà rivolgere a te! Sono contentissima, le tue torte erano già deliziose l'ultima volta che le ho assaggiate, figuriamoci ora che dici di esser migliorata! Commentò entusiasta la donna, per poi fermarsi e lasciar parlare l'amica, reclinandosi leggermente sulla sedia confortevole foderata di bianco. "Da raccontarti ho poco... Uhm... Vediamo..." Mentre Agnieszka rifletteva su cosa dire, Helen le sorrise incoraggiante, pronta a porgere un orecchio attento alle parole dell'amica. "Ah! Allora, ho lavorato molto come ti ho detto e... Ho avuto modo di fare delle conoscenze. Sono inciampata nel guardiacaccia Adam, quel ragazzo un po' solitario che veste sempre di nero: presente?" Ascoltando le parole della pasticcera, la psichiatra scosse leggermente il capo. Purtroppo, a differenza dell'altra donna, lei non era una assidua frequentatrice del bosco, dunque nonostante avesse sentito parlare un paio di volte di sfuggita del guardiacaccia, non lo conosceva. Ohh, capisco tesoro. Purtroppo no, non lo conosco... cosa ti è successo nel bosco? Commentò la donna, tenendo lo sguardo sul volto della sua amica, replicando con un pizzico di curiosità nel tono di voce.
    "Ho partecipato ad un evento ambientalista, proprio nel parco della città. E' stato meraviglioso. Beh, ho fatto anche una delle mie consuete figuracce. Ho rovesciato la lattina sulla t-shirt di un tizio... Jørgen, un professore. Santo cielo, Helen, sono irrecuperabile. Quando sono di corsa, sono goffa da fare spavento. Anzi lui è stato così gentile. Mi ha anche ripagato la lattina." Mentre Agnieszka parlava, la cameriera arrivò, posando sul tavolo i vari assaggini ed i cocktail. Avvicinando poi le labbra alla cannuccia nera per assaporare il mojito, Helen si fermò, non appena l’amica menzionò Jørgen. Un professore, doveva per forza essere lui. Il suo Jørgen. Serrando le labbra per limitare il suo senso di sorpresa, la psichiatra deglutì, avvertendo il battito cardiaco farsi più veloce, assieme ad un senso di calore e leggera trepidazione. Non rispose all'amica, non subito almeno, rimanendo in silenzio e permettendole di finire il discorso, mentre il volto dell'uomo le invadeva la mente. "E poi... Ah, sì! Ho speso un po' di tempo con Jude Mikkelsen. L'ho incontrato nel bosco, alcuni giorni fa. Davvero una brava persona. Lo immaginavo più solitario e taciturno, invece è molto simpatico. Alla mano. Inoltre mi ha anche portato alcuni clienti. Brava gente." Helen non era il genere di persona che desiderava incentrare su di sè ogni discorso, e voleva dare la priorità e tutta la sua attenzione ad Agnieszka, specialmente nel momento in cui si stava confidando con tanta rilassatezza. Eppure, le immagini di quel che era avvenuto con Jørgen continuavano a vagare latenti nella mente della psichiatra, che si ritrovò a sorridere appena, mentre l'amica le parlava di Jude.
    "Un piccolo pensierino, spero ti piaccia!" A quelle parole, Helen aprì leggermente di più gli occhi, in segno di sorpresa. Per me? Oddio Agnieszka, non dovevi! Sussurrò la donna, stupita, prendendo il pacchetto in mano. Con delicatezza, attenta a non rompere nulla, la psichiatra scartò la confezione, che rivelò un delizioso e semplice braccialetto d'argento. Mettendoselo subito al polso, dopo averlo esaminato per bene, Helen sorrise, e si protese sul tavolo, per schioccare un bacio sulla guancia di Agnieszka, dopo averle preso il volto tra le mani affettuosamente. Grazie! Sei davvero un tesoro, Agnieszka! E' bellissimo, semplice ed elegante, come piace a me! Esclamò Helen, felicissima del pensiero che l'amica le aveva riservato. Sei davvero un tesoro, grazie davvero. Aggiunse poco dopo lei, sinceramente colpita, per poi sorseggiare un po' del suo cocktail. Scusami se mi sono un attimo deconcentrata prima.. Se parli di Jude Mikkelsen il poliziotto, si è noto in tutta la città per la sua gentilezza! Sono contenta che ti ci sia trovata bene, dolcezza. E' anche un bell'uomo! Commentò infine Helen, felice di tutte le conoscenze ed i progressi che la sua amica aveva fatto di recente con un sorriso dolce sulle labbra, mentre non faceva che bere il mojito, forse con un po' troppa enfasi data dall'emozione per il regalo, la presenza di Agnieszka, e per le parole che lei sapeva di voler pronunciare ad alta voce. Ed è ironico, questa cittadina non smette ancora di stupirmi. Il mondo è così piccolo. Il professore, sai... Jørgen. Lui... Beh è così assurdo! Non pensavo mai che le nostre vite potessero essere così intrecciate, per questo sono trasalita prima. Lo conosco.. Io.. Ho sbagliato una volta con lui in passato, e non ci siamo parlati per molto tempo. L'ho incredibilmente ritrovato qui a Besaid, e io Agnieszka l'ho sempre saputo. Lo so tutt'ora. Io lo amo e non ho intenzione di perderlo di nuovo. Gesticolando per accentuare le proprie parole e lasciando tintinnare il nuovo braccialetto con gli altri che portava, Helen si lasciò cogliere dall'emozione e iniziò a parlare come un fiume in piena forse formulando un discorso poco sensato, mentre le guance le si arrossarono quasi impercettibilmente. Il tono della donna era calmo, nonostante il cuore di lei scoppiasse nel confessare per la prima volta nella vita ad alta voce ciò che aveva sempre sentito nei confronti di Jørgen, e non c'era persona migliore con cui parlarne, poichè Helen sapeva che Agnieszka sarebbe stata al suo fianco in qualsiasi situazione, anche quella sera.
     
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    Agnieszka si sentì decisamente meglio, molto più rassicurata e persino compresa. Era vero, talvolta era impossibile incontrarsi con la propria amica così come avrebbe diversamente desiderato. A dire la verità, Agnieszka, se avesse realmente potuto non avrebbe mai mancato di risparmiarsi qualche uscita - come quella che stava attuando con Helen - anche in altri giorni della settimana e, possibilmente, anche periodicamente: senza lasciar scorrere troppo tempo dall'ultima. Purtroppo però, gli impegni del quotidiano, della vita, soprattutto quello che concerneva la sfera lavorativa era decisamente impegnativa. La sua giornata talvolta sembrava iniziare con la medesima modalità, difatti inizialmente le sue azioni erano sempre le medesime, non cambiavano mai: eppure bastava semplicemente una telefonata per poter stravolgerle completamente i piani. Agnieszka però non era dispiaciuta di questo. Le chiamate e le richieste di dolciumi rappresentavano nuovi clienti e conseguentemente capacità e possibilità per mettere in atto le sue capacità - migliorandosi quindi nella preparazione di quelle leccornie - e, ovviamente, anche la possibilità di venire pagata per il lavoro compiuto. Anche a Besaid, in quella cittadina apparentemente avvolta da un alone di magia e di bellezza suggestiva, il denaro, rappresentava un qualcosa di vitale e importante. Tutti, soprattutto coloro che non avevano avuto la fortuna di nascere in una famiglia particolarmente abbiente, dovevano sempre un po' faticare, per guadagnarsi un pezzo di pane: nonché denaro sufficiente per poter pagare le bollette. Oltre a questo aspetto decisamente doveroso c'era anche un altro dettaglio, molto più personale. Agnieszka, non era contenta unicamente di ricevere una ricompensa per i suoi sforzi, ma preparare quei dolci le permetteva di sentirsi soddisfatta: esattamente la medesima emozione che provava quando realizzava una scultura o un piccolo quadretto. Aveva reso la sua giornata utile, dispensabile a qualcosa, con un fine specifico. La rossa non aveva mai immaginato o pensato, neanche preso in considerazione, di poter svolgere un lavoro per il quale non provasse assolutamente niente. Secondo il suo modo di vedere la vita e conseguentemente anche le attività ad esse collegate, lavorare in un ambiente dove non provava alcuno slancio, alcuna emozione piacevole, neanche un accenno di pura soddisfazione personale: eguagliava ad un vivere piatto, vuoto e decisamente grigio. Ovviamente poi, il tutto dipendeva dalle circostanze e dalle necessità di ognuno. Eppure, per lei, era molto ammirevole pensare ad individui - sia pure il periodo non fosse estremamente propizio e facile per la ricerca di un impiego - inclini a non lasciarsi inghiottire troppo dal meccanismo, mettendo quindi da parte le loro stesse aspirazioni personali. Ci voleva molto coraggio e anche una grinta invidiabile. Li ammirava moltissimo.
    Ne sono molto felice, Agnieszka! Lo so che ti impegnerà di più, però ho fatto il tuo nome in ospedale, così chiunque avrà bisogno di dolci per ricorrenze varie, si potrà rivolgere a te! Sono contentissima, le tue torte erano già deliziose l'ultima volta che le ho assaggiate, figuriamoci ora che dici di esser migliorata! Agnieszka aveva appena finito di richiedere la sua ordinazione. La cameriera che venne servire lei ed Helen, si era appena allontanata dal loro tavolo mandando quel fogliettino nella cucina del bistrot, quando la stessa ragazza, la bella donna elegante che le era davanti, decise di metterla al corrente di quanto aveva attuato recentemente. Le sorrise, annuendo col capo. "Hai fatto benissimo. Sarebbe ottimale ampliare un poco la cerchia di clienti. Bene, allora spero presto in una telefonata da qualcuno. Helen, sei troppo buona e gentile. Lo sai, no?" Rispose, non mancando anche di emozionarsi un poco per il complimento e l'ammirazione che lasciò trasparire con quelle parole e anche con lo sguardo, la sua carissima amica. Anche questo rappresentava un pizzico di soddisfazione personale per Agnieszka. In qualche modo, essere consapevole d'avere una persona al fianco, amica, che la stimasse così intensamente e profondamente - ma soprattutto sinceramente - era un elemento che non doveva mai mancare nella vita di nessuno. Pur tuttavia, era difficile da trovare. Talvolta le amicizie sembravano nascere con i migliori degli intenti, ma successivamente, qualcosa mutava e lasciava solo amarezza e dispiacere. Prima di poter affiatarsi tanto ad Helen, Agnieszka stessa aveva avuto la sfortuna d'affezionarsi a persona che credeva amiche, anche se alla fine, non si erano dimostrate egualmente disposte nel ricambiare quella sorta di affiatamento e complicità. Con Helen, effettivamente, il tutto avvenne con facilità. Fu come se, le loro anime si fossero comprese con un solo battito di ciglia, al primo sguardo.
    Comunque, frattanto che entrambe aspettavano quanto richiesto, non mancarono di parlare. Helen le porse delle domande e Agnieszka rispose, con slancio e vitalità. Helen le domandò di rivelarle le ultime novità del suo vissuto e, la rossa, fece esattamente questo. Non si risparmiò, annunciò cose, eventi, momenti, conoscenti e conseguentemente anche appellativi: nomi e cognomi. Ohh, capisco tesoro. Purtroppo no, non lo conosco... cosa ti è successo nel bosco? "Beh, non è molto importante..." Iniziò dicendo, riferendosi al di lei conoscere Adam, il guardiacaccia. "Avevo da poco consegnato una torta ad un cliente e, dato ch'era complessivamente presto, sono andata a farmi una passeggiata nel bosco. Speravo di poter incontrare il taglialegna. Sai mi occorrono dei ceppi di legno per dipingere. Alcuni sono riuscita a venderli alla fiera autunnale dell'artigianato a Bergen quindi, dato che si avvicina il momento, volevo iniziare a crearne alcuni per l'occasione. Ho incontrato dei cacciatori. Sai che nel parco e nel bosco la caccia è vietata e, allora... Mi conosci, sono intervenuta." Illustrò, descrivendole quindi il motivo e anche l'occasione che le permise di conoscere Adam. Non si prolungò troppo, sospettando che Helen avrebbe potuto preoccuparsi. Miracolosamente Agnieszka non andò incontro ad un pericolo, perse i sensi, a causa dello sforzo nel mettere in atto la sua particolarità: ma venne ben riguardata dal guardiacaccia. "Tranquilla, non è successo niente di troppo pericoloso." Esclamò poco dopo, volendo in qualche modo anticipare qualsiasi reazione avrebbe mai potuto avere. Col senno di poi, infastidire due colossi con i fucile, poteva non sembrare una buona idea ma, quella razza - i cacciatori - proprio non riusciva a farseli sopportare: ancor peggio se cacciavano in un ambiente protetto.
    Fortunatamente il pensierino di Agnieszka venne scartato e anche apprezzato. Si sentì davvero molto sollevata. Sospettò che potesse piacerle, ma non poteva sempre avere la certezza completa. A volte, su queste cose, occorreva agire anche un poco di intuito e, in questa occasione, si era dimostrato corretto e ben finalizzato. Pur tuttavia, ad Agnieszka, non sfuggì quel mutamento d'espressione di Helen. Aggrottò lievemente le sopracciglia. "Helen... Cosa c'è?" Domandò con un sussurro, non spiegandosi cosa avesse mai potuto dire di male. "Helen..." La richiamò, volendo quindi assicurarsi se stesse bene o se per caso, avesse pensato, visto o ascoltato qualcosa che la fece impensierire. Scusami se mi sono un attimo deconcentrata prima.. Il viso della rossa lievemente si distese, ma non del tutto. Quel comportamento fu un po' strano, atipico per Helen. "Non scusarti... Pensavo solo d'aver detto qualcosa di sbagliato. Hai problemi per caso? Vuoi parlarmene?" Domandò, immaginando che qualche piccolo disguido l'avesse portata ad estraniarsi e impensierirsi. Agnieszka, sarebbe sempre stata disposta ad ascoltarla anche a consigliarla, o semplicemente abbracciarla per darle un poco di conforto e sostegno. Se parli di Jude Mikkelsen il poliziotto, si è noto in tutta la città per la sua gentilezza! Sono contenta che ti ci sia trovata bene, dolcezza. E' anche un bell'uomo! La rossa volse lo sguardo altrove, brevemente, fissando un punto distrattamente. Quel dire di Helen corrispondeva alla verità, ma... C'erano troppi ma. Jude era una persona piacevole, gentile, educata e sì, non era neanche un uomo sgradevole d'aspetto. Ciò nonostante, Agnieszka rammentò quello che gli svelò, quello che annunciò con quella rivelazione e quello sfogo. Non sembrava un uomo incline ad aver voltato pagina. "Già... Hai ragione ma... Non credo che..." Tentò di dire Agnieszka, non sapendo neanche lei come rispondere all'amica. Cosa poteva dirle, d'altronde?
    Si schiarì la voce, tentando di spezzare quel leggero imbarazzo che aveva iniziato a percepire. "Che dici se... camb-..." Iniziò dicendo Agnieska, volendo incoraggiare Helen a non concentrarsi troppo sulla figura del poliziotto. Però qualcosa successe poco dopo. Notò nuovamente quello strano sguardo, quella gestualità in Helen. Ed è ironico, questa cittadina non smette ancora di stupirmi. Il mondo è così piccolo. Il professore, sai... Jørgen. Lui... Beh è così assurdo! Non pensavo mai che le nostre vite potessero essere così intrecciate, per questo sono trasalita prima. Lo conosco.. Io.. Ho sbagliato una volta con lui in passato, e non ci siamo parlati per molto tempo. L'ho incredibilmente ritrovato qui a Besaid, e io Agnieszka l'ho sempre saputo. Lo so tutt'ora. Io lo amo e non ho intenzione di perderlo di nuovo. Si zittì, completamente. A dire il vero Agnieszka non si accorse neanche dell'arrivo della cameriera, la quale dispose sotto ai loro nasi i bicchieri con i cocktail ordinati. O meglio, sì se ne accorse, ma non prestò molto attenzione al tutto. Mosse unicamente il braccio, prese il bicchiere e bevve un sorso del drink, non mancando mai di sostare con lo sguardo sul viso di Helen. Era emozionata, in balia delle sue emozioni, dei suoi sentimenti. Lo notò anche dal modo in cui prese a gesticolare. Intensamente. Affannosamente, quasi. "Ciò ch'è stato è stato, Helen." Iniziò dicendo Agnieszka. "Ammetto che la notizia mi ha lasciato senza parole. Wow...! E chi se lo aspettava?!" Commentò subito dopo, sorseggiando nuovamente il cocktail, ma poi, appoggiò il bicchiere sul loro tavolino. "Comunque, Jørgen non mi è sembrato una persona rancorosa e vendicativa... Se è questo quello che provi per lui, non dovresti farti fermare e frenare da niente, Helen. Davvero!" Rivelò Agnieszka, fornendo una sua visione della faccenda, anche se non indagò né porse domande ad Helen. Avrebbe potuto illustrarle meglio il tutto, invece preferì mantenersi sul vago quindi, la rossa, accettò la sua scelta. Dilungò poi il palmo, andando a stringere la mano dell'amica. "Sono sinceramente felice per te! Incrocerò le dita, e ti lancerò un sacco d'energia positiva!" Concluse dicendo, sorridendole, tentando di fornirle coraggio e maggior fiducia, puro ottimismo.
     
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    "Hai fatto benissimo. Sarebbe ottimale ampliare un poco la cerchia di clienti. Bene, allora spero presto in una telefonata da qualcuno. Helen, sei troppo buona e gentile. Lo sai, no?" La voce dal timbro dolce e aggraziato di Agnieszka risuonò teneramente alle orecchie di Helen, che già aveva posato lo sguardo su di lei. La donna non si lasciò sfuggire lo sprazzo di emozione che tingeva le parole dell'amica, sorridendo dolcemente e negando con un lieve gesto del capo. Noo, tu te lo meriti. E spero davvero che quegli zucconi dell'ospedale si facciano vivi, ormai lo sanno tutti chi è Agnieszka Lewandowski. Affermò fiera la psichiatra, posando una mano su quelle dell'altra donna, per poi sorriderle radiosa. La rossa si era sempre dimostrata una campagna di vita affidabile e disponibile, ed il minimo che Helen potesse fare era di supportarla in tutto e per tutto - lavoro compreso, anche per via della stima profonda che nutriva nei suoi confronti. Agnieszka era sempre stata una donna ricca di ambizione e spirito di iniziativa; non mollava mai e si impegnava sempre a fondo per raggiungere i suoi obbiettivi. Proprio per questo, se Helen aveva l'occasione di aiutarla ad espandere la sua clientela, si sarebbe prodigata molto affinché potesse fornire all'amica un aiuto concreto. Similarmente ad Agnieszka, la donna nel passato aveva riposto la sua fiducia in persone sbagliate, e nonostante fosse un inconveniente comune nella vita, lei era sicuramente diventata più guardinga nei confronti degli individui a cui si voleva legare. Quando però la dolce pasticcera entrò nelle conoscenze della psichiatra, l'ammirazione e la lealtà erano subito subentrate nel loro rapporto, facendo della loro amicizia una relazione dalle solide fondamenta.
    Nell'attesa dei loro aperitivi, le due donne si persero nei vari aggiornamenti che l'una stava dando all'altra nei riguardi delle loro vite a partire dal loro ultimo incontro. All'inizio, Agnieszka si soffermò su una stramba avventura che le era capitatale nel bosco, ed incuriosita dalla faccenda, Helen non mancò di rivolgerle qualche domanda a riguardo. "Beh, non è molto importante..." Esordì la donna, continuando a spiegare la sua situazione pochi istanti dopo. "Avevo da poco consegnato una torta ad un cliente e, dato ch'era complessivamente presto, sono andata a farmi una passeggiata nel bosco. Speravo di poter incontrare il taglialegna. Sai mi occorrono dei ceppi di legno per dipingere. Alcuni sono riuscita a venderli alla fiera autunnale dell'artigianato a Bergen quindi, dato che si avvicina il momento, volevo iniziare a crearne alcuni per l'occasione. Ho incontrato dei cacciatori. Sai che nel parco e nel bosco la caccia è vietata e, allora... Mi conosci, sono intervenuta." Annuendo leggermente di tanto in tanto, per far trasparire il proprio interesse, Helen assunse un'espressione sorpresa e vagamente preoccupata nel momento in cui l'amica si fermò per raccontarle della sua vicissitudine con i cacciatori. Oh, Agnieszka, avresti potuto finire in guai seri... Sospirò la psichiatra, guardando la rossa in volto. Affrontare due uomini armati avrebbe potuto avere delle conseguenze davvero serie, specialmente se si trattava di cacciatori con fucili ed ego smisurati. "Tranquilla, non è successo niente di troppo pericoloso." Tempestivamente, la rossa si accertò di non preoccupare l'amica, liquidando ogni sua possibile domanda con una frase sincera e rassicurante. Sei proprio una guerriera tu, non ti ferma nessuno! Trillò la ragazza, con un'anticchia di orgoglio nella voce, nonostante fosse ancora preoccupata. Sapeva che Agnieszka fosse una combattente, pronta a difendere agguerrita tutto ciò in cui credeva, anche se la situazione avrebbe potuto essere rischiosa. Questo suo lato era molto apprezzato da Helen, che sorrise appena mentre osservava il volto della sua amica con un misto di apprensione e fierezza.
    Il braccialetto di Agnieszka fu davvero gradito da Helen, che lo indossò senza alcuna esitazione. Le piccole attenzioni ed i pensierini erano semore ciò che la psichiatra preferiva; un gioiellino, consegnatole in un giorno qualunque per lei aveva molto più valore di un gesto plateale vuoto e superficiale. Per questo motivo, nella semplicità di un regalino, Helen lesse tutto il riguardo e l'attenzione di Agnieszka nei suoi confronti, e ne fu davvero felice ed emozionata. Tutti quei sentimenti però, vennero in parte dirottati dalle parole della rossa, che aveva accennato ad un incontro con Jørgen, che non aveva mai lasciato il cuore di Helen. "Helen... Cosa c'è?" Domandò allora la pasticcera, con le sopracciglia fulve lievemente aggrottate in un'espressione concitata. "Helen..." La chiamò lei nuovamente, quando non ricevette risposta dall'altra donna, chiaramente distratta. Tuttavia, la voce dell'amica riportò Helen alla realtà, scusandosi poi di non aver partecipato per qualche momento alla discussione. "Non scusarti... Pensavo solo d'aver detto qualcosa di sbagliato. Hai problemi per caso? Vuoi parlarmene?" Annuendo appena, la psichiatra fece capire alla sua tenera amica che avrebbe sicuramente rivelato a lei cosa o meglio, chi, l'aveva deconcentrata, ma prima, da donna metodica qual era, rispose alle frasi della rossa sul poliziotto di cui quest'ultima aveva accennato. Sembrò, tuttavia, che Agnieszka si fosse incupita d'un tratto, ed Helen cercò di capire se fosse stata lei a metterla a disagio o qualche altro argomento di discussione. "Già... Hai ragione ma.. Non credo che..." Che fosse Jude Mikkelsen l'oggetto dell'esitazione dell'amica? Schiarendosi la voce, la rossa sembrò essere un po' più a disagio, e per questo Helen prese una mano dell'altra donna, stringendola lievemente in segno di supporto. "Che dici se... camb-..." Non appena Agnieszka iniziò a parlare, lei si fermò, come se altro avesse attratto la sua attenzione. Fu Helen stessa, che senza rendersene più conto pienamente, che aveva iniziato a riversare in un fiume di parole tutti i sentimenti che non era più capace di contenere. Mentre beveva, forse un po' più avidamente del solito, Helen si spiegò sulla sua relazione con
    Jørgen, guardando Agnieszka e gesticolando. "Ciò ch'è stato è stato, Helen." Asserì giustamente la rossa, senza smettere di osservare il volto della sua amica. "Ammetto che la notizia mi ha lasciato senza parole. Wow...! E chi se lo aspettava?!" Aggiunse lei, sorpresa, mentre leggermente arrossata in volto la psichiatra abbassò lo sguardo sul suo bicchiere ormai mezzo vuoto. "Comunque, Jørgen non mi è sembrato una persona rancorosa e vendicativa... Se è questo quello che provi per lui, non dovresti farti fermare e frenare da niente, Helen. Davvero!" Risollevando lo sguardo sull'altra donna, il cuore di Helen si riempì di sollievo, nel sentire le parole incoraggianti che la dolce Agnieszka le stava riservando. Grazie tesoro, davvero. Lui è una persona speciale.. Commentò semplicemente la dottoressa, con una grande brillantezza negli occhi ed il sorriso sulle labbra, colmo di gratitudine ed amore. Sapeva che le parole della pasticcera fossero vere; Jørgen era un uomo estremamente buono di cuore, vitale e dolce, e l'intenzione di Helen era ricordarglielo sempre, senza mancare più di dimostrargli quanto l'amasse - anche se avesse dovuto farlo da lontano. Stringendo la mano alla rossa, lo sguardo di Helen restò su di lei, intenerendo i suoi lineamenti. "Sono sinceramente felice per te! Incrocerò le dita, e ti lancerò un sacco d'energia positiva!" Annuendo convinta e sbilanciandosi un po' in avanti, Helen stampò un bacio affettuoso sulla guancia dell'altra donna, per poi rimettersi al proprio posto con calma. Ti ringrazio, per tutto! Spero che con Jørgen andrà tutto bene. Farò lo stesso per te. Ho visto la tua espressione prima, un po' malinconica mentre parlavamo di Mikkelsen. Non temere tesoro, tu sei un gioiello, chiunque avrà il piacere di stare con te sarà un uomo fortunato. Per stasera, godiamocela, ho tante cose in mente! Cinguettò infine lei, più tranquilla ora che aveva dato voce alle sue emozioni ed aver goduto della gentilezza dell'amica, facendole presente il suo pensiero su di lei in cui credeva convintamente. In breve tempo, entrambe le donne divorarono i loro buonissimi aperitivi, acquietando anche un languorino, e fu allora che Helen decise di chiedere il conto. Una volta che si fu accertata che Agnieszka fosse soddisfatta e tranquilla, Helen si offrì di pagare per entrambe - la sua mano fu più veloce di quella della sua amica. Dopodiché, le due uscirono dal Delaunay per spostarsi all'esterno. Era una serata tiepida, ed il clima Norvegese si era rivelato clemente. Ti devo portare in un posto particolare, ci divertiremo un sacco, Agnieszka! Sorrise dolcemente la psichiatra, prendendo sotto braccio la rossa e iniziando a camminare. Di sicuro avrai tempo per una sigaretta nel tragitto!
     
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    Noo, tu te lo meriti. E spero davvero che quegli zucconi dell'ospedale si facciano vivi, ormai lo sanno tutti chi è Agnieszka Lewandowski. La rossa non poté fare a meno di ridacchiare, udendo quelle parole proferite dalla sua carissima amica, Helen. Le fece piacere, non c'era niente da nascondere. Provò veramente un sentore di pura piacevolezza e soddisfazione nell'apprendere quanta grande fosse la considerazione e la stima che Helen, nutrisse e avvertisse per lei. Era entusiasmante e al contempo così rassicurante, essere consapevole d'importare tanto a qualcuno. Alcune figure trovavano in tutto questo un qualcosa di cui nutrire ansia, agitazione, non riuscendo quindi a giostrare e convivere con così tante aspettative ricadenti su di sé; eppure, per quanto paradossale potesse sembrare - dato che molti consideravano Agnieskza una donna sostanzialmente buona ma anche profondamente immatura - tali emozioni non si insidiarono mai nel suo animo. Helen, rappresentava un punto fondamentale, di sostegno ma anche di innalzamento per lei. Era come aver deciso appositamente, personalmente, per volontà stessa della rossa, quale potesse essere sua sorella, sia pure, del tutto svincolata da rapporti di sangue e legami di questo stampo. Ed era bello, davvero molto bello, sentirsi importanti per qualcuno. Per un'amica affezionata, per una conoscenza per la quale si nutre un pizzico di simpatia e stima, per un cliente, compiaciuto e soddisfatto di quel che ha ricevuto: sia pure dietro un compenso economico. Erano proprio queste piccolezze, forse ignorate, estranee, disinteressate dal mondo, da tutti gli altri, a donare grinta, forza, e in contrapposizione leggerezza e felicità ad Agnieszka.
    Persino quel pungolino di preoccupazione, la medesima che aveva scorto affacciarsi sul volto e sullo sguardo tutto di Helen, dopo averle proferito della mezza disavventura affrontata nel bosco - evento che le permise di conoscere il Guardiacaccia, Adam - fu l'ennesima dimostrazione, la prova, che in quel luogo, in quella cittadina - chiaramente estranea, giacché la rossa proveniva da Varsavia - avesse trovato un luogo da chiamare appunto casa, e nel quale, aver imparato - negli anni - ad instaurare rapporti e relazioni importanti: decisamente onesti, sinceri, affettuosi e incoraggianti. Sì, era bello sentire d'essere importante per qualcuno. Sapere che, per qualsiasi cosa, si avesse la certezza di conquistarsi uno spruzzo, un angolino nella mente dell'altra o più semplicemente un posticino nel cuore della seconda. Agnieszka si sentiva così inorgoglita. Cosa poteva esserci di più bello se non questo? Sì, forse le sue considerazioni e finanche aspirazioni interpersonali erano un po' troppo modeste e contenute, ma chiunque, si fosse ritrovata al suo posto e avesse affrontato le sue medesime sventure; probabilmente, avrebbe finito con l'accontentarsi di questo. Alcuni asserivano come, l'amore, dovesse essere una costante nella vita di una persona. Agnieszka in un certo qual modo lo condivideva tale pensiero. Sì, senza l'amore, la stima, l'affetto, la simpatia, l'affiatamento, la fiducia, non c'era vita. Se ne sentiva l'inevitabile assenza. Era come ritrovarsi dinnanzi alle sponde di un lago, accerchiati solo dal silenzio e dalla mancanza di energia. Di vita, appunto. Una vita vissuta senza questo sentimento a farne da perno, era triste, solitaria, vuota, vissuta a metà. Pur tuttavia, non era necessariamente obbligatorio ricercare l'amore romantico. No, Agnieszka si accontentava anche di questo. Dell'amicizia. Non avrebbe potuto richiedere di più, o più semplicemente, il suo animo era stato calpestato e deluso troppo profondamente. La sua cicatrice, o per meglio dire, quel taglio metaforico che aveva ricevuto anni addietro, era stato troppo profondo, troppo insinuato, troppo doloroso per poterlo cucire alla bene e meglio: magari tentando di ricoprirlo con un tappeto o con un masso.
    Romanticamente parlando Agnieszka non era mai stata un asso. C'era qualcosa in lei che la portava ad essere sempre molto poco chiara con l'esposizione dei suoi sentimenti. Questa inclinazione l'accompagnava da una vita, persino in quel periodo dove i primi innamoramenti comparvero. Un blocco le impediva di dire "Ti amo", esattamente come, diversamente, sarebbe stata capace di dire ad una persona amica "Ti voglio bene". Sapeva che c'era qualcosa che non andava in lei. Lo aveva sempre saputo, ma non era mai riuscita a trovarne la causa scatenante. Agnieszka, come ogni altro individuo necessitava anche di questo. Un qualcuno che potesse considerarla speciale, unica, indispensabile ma... Era troppo pericoloso, troppo doloroso, troppo semplicemente troppo, per ricercarlo e per mettersi nella concezione di catturarlo. Helen la considerava una guerriera... No, Agnieszka un poco sapeva d'essere codarda. Di non essere pronta a lasciarsi andare come in passato, come aveva fatto una volta, temendo di ripetere il medesimo errore, la medesima sofferenza. No, molto meglio privarsene del tutto: estraniarsi, limitarsi e accontentarsi delle bellezze e degli onori che aveva ottenuto negli anni seguenti. C'era chi non poteva neanche vantare di possedere un vero amico, come la era Helen per lei, quindi, non poteva che considerarsi fortunata di questo. Aveva fondamentalmente poco di cui lagnarsi.
    Aveva stretto, per volere di Helen, la mano della bruna. Agnieszka mantenne sempre un sorriso incoraggiante e amico, fiducioso e felice, sinceramente lieto per quello che aveva pronunciato Helen, per la semplicità con la quale aveva proferito e dato voce ai suoi sentimenti e, al contempo, per la volontà e l'auspicio di poter ottenere ciò che tanto spasmodicamente ambiva riscuotere e riuscire ad avere il suo cuore. Agnieszka, avrebbe sempre festeggiato per ogni suo successo, anche questo, specialmente questo. "Siete entrambi delle persone speciali." Commentò Agnieszka, muovendo un poco il capo, annuendo quasi. Sì, era convinta di quel che disse. Non fu il dovere a promuoverla nel comunicarle quel parere, quanto più la certezza e la consapevolezza d'essere onesta con quanto provava. Helen era sua amica. Era una forza della natura, era una bellissima persona e doveva necessariamente ottenere tutto il meglio. Jørgen, da quel che aveva visto non doveva essere da meno ma, anzi, se era riuscito a cogliere la bellezza in Helen, proprio questo, riusciva ad essere quanto più esplicativo possibile.
    Detto quello, lasciò andare - gradualmente - la mano della donna bruna, potendo quindi sorseggiare il suo cocktail e anche concedersi la degustazione di ciò che avevano ordinato. Il cibo fu squisito, buonissimo. Non mancò anche di farne qualche apprezzamento. E fu proprio dopo quel commento che, Helen, ritornò a parlarle. Ti ringrazio, per tutto! Spero che con Jørgen andrà tutto bene. Farò lo stesso per te. Ho visto la tua espressione prima, un po' malinconica mentre parlavamo di Mikkelsen. Non temere tesoro, tu sei un gioiello, chiunque avrà il piacere di stare con te sarà un uomo fortunato. Per stasera, godiamocela, ho tante cose in mente! Inizialmente le sorrise ottimista ma, poi, un po' di tensione si affacciò di nuovo su quei lineamenti contornati da capelli fulvi. "Ehm..." Sussurrò, mugugnò a dire il vero, aggrottando le sopracciglia non sapendo bene come rispondere all'amica. Avrebbe potuto illustrarle tutto con maggior chiarezza, ma per farlo, avrebbe dovuto rivelare quella sorta di confessione che le fu rivolta da Jude. Agnieszka, facendolo, anche con Helen, si sarebbe sentita poco onesta, incapace di tenere per sé una confidenza che le fu fatta. "E' difficile. E' difficile per me spiegarti senza tuttavia mancare alla parola data, diciamo così, di segretezza. Certo, non ho promesso niente verbalmente ma, è come se si fosse instaurato quella forma di patto: quindi..." Commentò, sperando che la professione di Helen, riuscisse - qualora avesse voluto affrontare la cosa - spingerla a rivelarle qualche dubbio, rispondendo alle sue domande senza tuttavia commettere quella mancanza di rispetto. Almeno, era così che Agnieszka la considerò. "Ottima idea! Brava ragazza!" Esclamò, quasi con liberazione quando la incoraggiò a concentrarsi su altro, sulla loro serata ad esempio.
    Le due consumarono il tutto, lo apprezzarono e Agnieszka non ebbe occasione di saldare il conto, Helen fu più celere. La perdonò con un sorriso, ma infine, uscirono dal Bistrot. La loro serata poteva considerarsi ancora all'inizio e chissà, cosa Helen avesse organizzato per renderla indimenticabile. Le due si affiancarono, mentre i loro passi le sospinsero per la via e le allontanarono dall'entrata del locale. "Posto particolare?" Domandò, inarcando il sopracciglio, ridacchiando. "Spero non sia un posto come quello dello scorso 8 maggio!?" Dichiarò, scongiurando un tale ripetersi di esperienza. Per la festa della donna uscirono insieme e, quel locale fu decisamente troppo estroso per Agnieszka. Ancora non riusciva o semplicemente non si sentiva a suo agio nel vedere ragazzi, giovani e piacenti certo, dimenarsi in mutande con una sfrontatezza così liberatoria e disinteressata. Di sicuro avrai tempo per una sigaretta nel tragitto! La guardò, e sospingendosi verso di lei le scoccò un bacio sulla gota. In un certo qual modo, ricambiò la medesima affettuosità che le era stata rivolta poco prima, nel bistrot dall'amica stessa. "Ti adoro! Stavo morendo per una sigaretta! Ne vuoi una?" Chiese, non potendo sapere se Helen avesse voluto lasciarsi contagiare quella sera, togliendosi quello sfizio o se diversamente, avrebbe potuto o voluto farne a meno.
     
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    Anche Helen era naturalmente molto soddisfatta nel momento in cui un'amicizia si rivelava veritiera e genuina. E' sempre molto difficile dire di conoscere qualcuno, definirlo un vero amico. Molto spesso, le persone tendono a cercare negli altri ciò che manca in sè, riponendo dunque in una relazione interessi personali talvolta pregni di egoismo; l'amicizia, invece, era tutt'altro. Così come l'amore, era più un dare che un ricevere; significava avere sempre la mano tesa per una persona a cui si vuole bene e con cui voler condividere momenti di vita. Agnieszka era questo, per Helen: una tenera mano tesa, pronta a raccoglierla, sostenerla, ed avvolgerla ogni volta lei ne avesse bisogno, sapendo che lei poteva contare sul medesimo aiuto, ricambiato. Per questo, quando la rossa sorrise illuminata di felicità, la dottoressa fece lo stesso, in un moto di simpatia, intesa nel senso musicale del termine. Solo corde vicine, con onde sonore affini e precise, vibrano insieme. Allo stesso modo, era come se emotivamente le due donne si intendessero a tal punto da rispecchiarsi l'un l'altra nelle reazioni più positive. Per questa ragione, la psichiatra si era dimostrata anche più calma, nel momento in cui l'amica le ebbe specificato che la disavventura nel bosco si era risolta comunque nel migliore dei modi. Era naturale, per Helen, preoccuparsi delle persone a cui voleva bene; certamente, si sarebbe sempre preoccupata per Agnieszka. Nonostante fosse una donna dalle mille risorse, comunque Helen nutriva dei leggeri timori - del resto, il mondo sa essere un posto anche crudele, soprattutto con le donne. Eppure, la dolce rossa riusciva sempre a inquadrare ogni situazione nel migliore dei modi, mettendo tutto in prospettiva. La dottoressa sapeva, proprio per via del suo rapporto stretto con l'altra donna, che Agnieszka non parlasse mai a vanvera. Nel momento in cui voleva bene a qualcuno, lo dimostrava con i gesti, più che con le parole, e Helen non poteva che gradirlo oltremodo. Per una donna di scienza come lei, i fatti contavano mille volte di più di qualsiasi parola. L'unica cosa che Agnieszka avrebbe dovuto imparare a fare un po' di più era lasciarsi andare, poichè era sempre molto generosa con tutti, ma forse avrebbe dovuto esserlo un po' di più con se stessa, concedendosi di non pensare di essere sbagliata, ma semplicemente di essere lei, e qualcuno, a suo tempo, avrebbe accompagnato anche romanticamente il cammino che lei stava intraprendendo nella sua vita.
    Stringendo la mano calda di Agnieszka, Helen percepì una dolce tenerezza, che avvertì anche nel suo sguardo, sempre così comprensivo ed accogliente. "Siete entrambi delle persone speciali." Il commento della rossa fece sciogliere il cuore della dottoressa, che sorrise luminosa e strinse leggermente di più la mano dell'amica, prima di lasciarla andare. Grazie tesoro. Rispose lei, con la sua ferma voce femminile, ricolma di gratitudine. Sperava davvero che la positività di Agnieszka si irradiasse verso la sua relazione con Jørgen, che era il punto focale del cuore di Helen. Ora che l'aveva ritrovato, aveva anche aggiustato un pezzo della sua vita che per troppo tempo era rimasto rotto. Negli occhi della rossa, la donna percepì tutta la sua sincerità e tutta la sua disinteressata amicizia, che lei intendeva ricambiare sino all'ultimo granello. Ti farò sapere come va, amica mia. Speriamo in bene. Aggiunse lei poco dopo, sospirando appena in un leggero moto speranzoso. Helen davvero si ripromise di fare di tutto, pur di dimostrare all'amore della sua vita che non l'avrebbe più abbandonato, e la prima persona che avrebbe saputo dei riscontri tra loro sarebbe stata proprio Agnieszka. Era sempre stata molto vicina ad Helen, in qualsiasi situazione, e lei intendeva rendere l’amica sempre partecipe della sua vita e dei cambiamenti in essa. Dopodichè, spuntino dopo spuntino, il cibo sparì dal tavolo delle due donne, intente a chiacchierare e a godersi il loro aperitivo insieme. Tuttavia, quando la conversazione virò su Jude, nel sorriso di Agnieszka Helen non potè non notare una leggera insicurezza, ed un latente scoraggiamento. "Ehm..." Cogliendo l'esitazione dell'amica, la dottoressa inclinò appena il capo, aggrottando leggermente le sopracciglia con un'espressione rassicurante; voleva metterla a suo agio in modo da darle lo spazio necessario per formulare i suoi pensieri e parlarne. "E' difficile. E' difficile per me spiegarti senza tuttavia mancare alla parola data, diciamo così, di segretezza. Certo, non ho promesso niente verbalmente ma, è come se si fosse instaurato quella forma di patto: quindi..." I lineamenti di Helen, che esprimevano attesa, ora divennero leggermente perplessi. Un patto dici? Tranquilla tesoro, non devi rivelarmi niente, se non puoi. Spero comunque che qualsiasi cosa tu abbia promesso al Capo Mikkelsen non sia qualcosa di.. hum.. Pesante! Comunque… Sai che se vuoi, puoi parlarmi di tutto, faccio conto del segreto professionale. Sono un medico no? Ma prima di tutto sono tua amica, e sarò sempre qui ad ascoltarti. Facendole un occhiolino mentre pronunciava la parte più scherzosa del suo discorso riguardo al fatto di essere un medico vincolato al segreto professionale, Helen cercò di far capire con ogni parola ad Agnieszka che avrebbe potuto confidarsi con lei in qualsiasi momento, e lei le avrebbe sempre teso la mano. Dandole questa possibilità, la psichiatra cercò di infondere coraggio l'amica al meglio delle sue possibilità.
    "Ottima idea! Brava ragazza!" Sorridendo, complice, Helen spostò l'attenzione sul proseguimento della serata, ora in dirittura d'arrivo nella sua prima parte. Dopo aver mangiato e pagato, le due amiche uscirono dal Delaunay, passeggiando tra le luci di Besaid avvolta nella notte. "Posto particolare?" Annuendo convinta, Helen fece ondeggiare le onde curatissime dei suoi lucenti capelli castani. "Spero non sia un posto come quello dello scorso 8 maggio!?" Scoppiando in una fragorosa ma musicale risata, la dottoressa si portò una ciocca mossa dietro un orecchio, nel quale scintillavano vari orecchini e piercing. Meglio amore! Meglio! Alzando l'indice, mentre ricordava le immagini della scorsa Festa della Donna, Helen ridacchiò compiaciuta e divertita, invitando l'amica a fumare una sigaretta, nel caso in cui l'avesse desiderato. Stringendo leggermente Agnieszka dai fianchi con un braccio nel sentire quel bacetto tenero sulla guancia, Helen sorrise di cuore. "Ti adoro! Stavo morendo per una sigaretta! Ne vuoi una?" Abbassando lo sguardo leggermente in un momento di riflessione, la psichiatra annuì appena. Si, ti ringrazio! Commentò, ringraziando con i lineamenti del volto l'amica per averle concesso una sigaretta; Helen non fumava spesso, per scelta si rifiutava di comprare pacchetti interi. Eppure, in occasioni speciali come un'uscita o una serata in compagnia, la donna non si negava neanche il vizio del fumo. La passeggiata delle due donne durò una quindicina di minuti, al che entrambe ebbero tutto il tempo di godere del freschetto Norvegese e delle loro sigarette. Una volta arrivate davanti ad un palazzo ben illuminato all'esterno da luci coloratissime, la psichiatra si fermò davanti al buttafuori - un grande uomo massiccio e pelato, che assomigliava di più ad un articolo di mobilio che ad un essere umano - e diede il suo nome, mostrando anche sul cellulare il biglietto in prevendita per lei e la sua amica. Benvenute signore. Commentò lui, lasciandole passare all'interno del locale. Era piccolo, eppure arredato in mille stili diversi e molto glitter, un po' kitsch, anche se stranamente gradevole alla vista; luci di ogni colore illuminavano parti diverse del locale, in mezzo al quale era stato allestito un piccolo palco con tanto di microfoni. Dalla parte opposta, troneggiava un ricchissimo assortimento di liquori ed alcolici di vario genere, dietro un bancone illuminato da luci a led di colori fluo. Guardandosi intorno, Helen notò che il posto era già vagamente gremito, allora si affrettò a prendere un tavolino centrale, in modo da potersi godere delle buone bevande ed uno show indimenticabile insieme all'amica. Questo posto è stupendo, ci sono già stata, vedrai! Disse lei, rivolgendosi ad Agnieszka, per poi ordinare due rhum on the rocks e sedersi assieme a lei, finchè non si spensero tutte le luci tranne quelle che illuminavano il palco. Una risatina si infuse nel locale, e venne illuminata solo una silhouette femminile, con grandissimi capelli vaporosi. Gente stupenda, benvenuti al Lux! Esclamò una voce androgina, il cui possessore venne illuminato dalle luci sul palco, mentre musica ritmata invadeva lo spazio , nel rivelare la star della serata: Ru. Voglio vedervi tutti scatenati stasera darlings! Oggi il tema è: karaoke e drag queen! Siete pronti?!

    Tesoro, ecco a te anche Helen! La drag queen nella foto è RuPaul, non so se lo conosci ma è la drag queen più famosa del mondo ahahha sono stata ambiziosa--
     
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    La rossa strizzò l'occhio ad Helen. Non poteva che essere contenta per lei, per essere finalmente giunta a quel punto della vita dove tutto sembrava andare perfettamente per il senso giusto. Helen era una donna di successo. Era molto acclamata e ben voluta dai suoi colleghi e dai suoi pazienti. Era una donna di indubbio fascino e possedeva un temperamento amabile ma finanche così grintoso e determinato. Agnieszka, l'aveva sempre invidiata moltissimo per questo - ma chiaramente in senso positivo - poiché ingelosirsi dei successi dell'amica; non era mai stato nella sua corda. Era estremamente soddisfatta di lei. Possedeva una casa meravigliosa, possedeva l'indipendenza economica ed ora, era giunto il momento che anche quella via sentimentale e particolarmente emotiva di Helen facesse un passo avanti. E lo stava facendo. Helen aveva chiaramente ammesso, senza alcuna esitazione o imbarazzo, d'amare profondissimamente Jørgen e, ad Agnieszka era sembrato di comprendere che questo sentimento intenso era ugualmente ricambiato dal professore. Il medesimo che, accidentalmente, la rossa, aveva conosciuto durante quella sorta di raduno ambientalista. Naturalmente, Agnieszka aveva provveduto - anche in quell'occasione - di far una pessima figura. Questo però era il minimo. Helen e quell'uomo si amavano, e ovviamente, dovevano essere pronti ad affrontare la questione. I sentimenti erano sempre molto complicati, anche quando era pienamente ricambiato. Due vite dovevano imparare ad unirsi, a mischiarsi, a diventare tutt'uno. C'era sempre qualcosa nascosto dietro l'angolo, capace di sabotarne ogni intenzione benevola, ma Agnieszka era sicurissima che Helen e Jørgen ci sarebbero riusciti. A maggior ragione, mosse il capo annuendo, convinta e accettando quelle brevi esclamazioni pronunciate dalla sua stessa amica. Era ovvio che Agnieszka volesse essere tenuta aggiornata sulle novità e, malgrado non avrebbe atteso spasmodicamente ogni mutamento e ogni avanzamento nella storia, sarebbe stata più che contenta ed entusiasta nell'apprendere unicamente che, quelle due persone, avevano deciso di darsi una possibilità. La rossa, era una donna romantica. Nonostante non si lasciasse travolgere troppo dai sentimentalismi, malgrado non ricercasse spasmodicamente l'amore nella sua vita, era romantica. Pur tuttavia, le sue esperienze passate l'avevano resa solo un poco più guardinga, più diffidente, più fredda di quella che effettivamente era nella profondità della sua anima. Cercava di non lasciarsi coinvolgere, di non interessarsi, di tenersene alla larga: ma quel lato così zuccherino di lei, emergeva dinnanzi a situazioni simili; quando tali sentimenti coinvolgevano i suoi amici. Wow, stai raggruppando sempre più punti! In questo modo le rispose, ridacchiando e scherzando ovviamente: lasciando intendere ad Helen che avrebbe atteso le sue rivelazioni future.
    Un patto dici? Tranquilla tesoro, non devi rivelarmi niente, se non puoi. Spero comunque che qualsiasi cosa tu abbia promesso al Capo Mikkelsen non sia qualcosa di.. hum.. Pesante! Comunque… Sai che se vuoi, puoi parlarmi di tutto, faccio conto del segreto professionale. Sono un medico no? Ma prima di tutto sono tua amica, e sarò sempre qui ad ascoltarti. L'aveva immaginato. Agnieszka si era sentita sicura che queste parole, sarebbero state pronunciate da Helen. Ormai la loro amicizia durava da moltissimo tempo e, in qualche modo, entrambe potevano e riuscivano ad anticipare l'intenzione e il proferire dell'altra. Il loro legame era divenuto davvero molto intenso e forte, ma anche incredibilmente genuino e onesto. Non era da tutti, effettivamente, pochi riuscivano a trovare un amico o una persona capace di conoscerla così intimamente e profondamente. Oh no, nulla di pesante e neanche nulla di vincolante. Jude mi ha semplicemente confidato una cosa, in merito al suo passato e mediante questa, è stato molto sincero nel mettermi al corrente della sua direzione di vita. Spiegò Agnieszka, tentando al contempo di non venire meno alla parola data. No, in tutta sincerità non aveva promesso un bel niente al Capo della Polizia. Fu lui stesso a confidarsi con lei, mentre si ritrovarono seduti su quel manto smeraldino del bosco, accaldati - più lui che lei - e intenti a sorseggiare una bevanda energetica fresca: estratta proprio dallo zaino termico della rossa. Oh lo so benissimo! Un medico di sommo successo e di ottime credenziali. Anche se l'idea d'essere psicanalizzata da te, un po' mi scombussola. E se poi comprendessi quanto sia folle? Commentò, o meglio scherzò e ironizzò sulla questione, lasciandosi scappare anche una ridacchiata leggera. Fu sicuramente un ottimo espediente per sgusciare via da quella conversazione, da quell'argomento un po' spinoso, delicato e al contempo davvero, sinceramente, estremamente dubbioso: compromesso da un numero inesorabile di domande ipotetiche e supposizioni. Agnieszka non sapeva neanche lei cosa dire in merito a Jude. Non era assolutamente innamorata di lui, insomma lo conosceva appena. Era ben disposta nei suoi confronti? Sì, lo aveva preso in simpatia. Gli piacque, sia il modo in cui le parlò e come si espresse sempre in quelle rare occasioni in cui interagirono. Avrebbe voluto conoscerlo meglio e approfondire la loro conoscenza acerba? Sì, anche questo. Lo considerava un uomo di bell'aspetto? Sì, certamente. Aveva mai immaginato o sperato di poter... insomma... con lui? Assolutamente no, non le era balzato in testa neanche una volta. Anzi, solo l'idea la metteva profondamente in imbarazzo.
    Agnieszka offrì la sigaretta ad Helen mentre le due camminavano restando appropinquate l'una al fianco dell'altra. Non persero occasione di scambiare qualche parola nel frattempo, ammirando anche alcuni scorci della città - dove ovviamente Agnieszka propose anche di far un selfie - e al contempo, gustarono pienamente e con soddisfazione la loro sigaretta. Le piaceva quel vizio, era nocivo alla sua salute eppure, niente poteva essere meglio che fumare. Le distendeva i nervi e la faceva entrare in uno stato di grazia che, probabilmente, neppure una canna avrebbe potuto farlo. Una canna... La sua prima fu a sedici anni. Il bello, fu osservare sua madre mente, lei stessa, preda della consueta - e riconosciuta - fame chimica, provvide nello svuotare quasi mezzo frigorifero: tentando di saziare quel senso di ingordigia persistente. Le donne fermarono il loro passo solo quando raggiunsero il luogo designato. Agnieszka osservò quell'ingresso illuminato e anche quel buttafuori. Era enorme. Un colosso. Miracolosamente Helen intercedette con lei, con quel bestione. Entrarono nel locale e, doveva ammetterlo, era una meraviglia. Era senz'altro gremito ma c'era una vivacità invidiabile e contagiosa. Sorrise. Cos'è? Una specie di cabaret? Domandò Agnieszka non potendo proprio trattenere la sua curiosità, mentre insieme ad Helen presero posto. La rossa richiese il medesimo cocktail dell'amica e successivamente la luce che illuminò il palco attirò l'attenzione della pasticcera. Sgranò gli occhi, osservando quella donna, così sgargiante ed elegante, terribilmente femminile e seducente. Voglio vedervi tutti scatenati stasera darlings! Oggi il tema è: karaoke e drag queen! Siete pronti?! La bocca di Agnieszka si aprì maggiormente, ostentando tutto il suo stupore. Rise finanche, divertita come non mai. Helen! Come serata karaoke? Ma...! Lo sai che sono pessima! Oddio ti prego dimmi che non ci faranno cantare e che si esibiranno solo persone con un potenziale canoro, ti prego! Domandò, o meglio sembrò sul punto di piagnucolare e supplicare anche se la contentezza e l'allegria della sua voce, mise immediatamente fine a quella forma di preoccupazione e ansia. Questa me la paghi, sappilo! Minacciò, avvicinandosi all'orecchio di Helen, stringendole delicatamente il braccio ma, il sorriso sul volto della rossa era palese, era incontrollabile. I suoi occhi erano così luminosi da non poter nascondere o indurre ad una falsa interpretazione delle sue emozioni del momento.
     
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    Gli occhi brillanti e vispi di Agnieszka erano fermi sul volto di Helen, mentre la rossa annuiva convinta, in quel discorso che le due amiche stavano portando avanti sui sentimenti e sul dolce professore di filosofia di cui la psichiatra era innamorata. Wow, stai raggruppando sempre più punti! Commentò Agnieszka entusiasta, ed Helen non potè fare a meno di ridacchiare esattamente come la sua cara amica. Il futuro, probabilmente per entrambe, si rivelava una grande incognita, e proprio per questo motivo, la dottoressa aveva imparato a lasciar andare ciò che non le serviva più, moralmente e materialmente, in modo da accogliere ciò che sarebbe accaduto di lì a poco. Con Jørgen sembrava esserci un'elettricità unica, un’energia che li aveva portati nuovamente ad unirsi. Quella opportunità non sarebbe stata da sprecarsi, Helen non l'avrebbe permesso. Per questo motivo, cercava di affrontare la situazione con l'attitudine più positiva possibile; voleva cercare di imparare da Jørgen, di assorbire la sua calma, la sua fiducia nel processo della vita stessa. Con Agnieszka, la dottoressa cercava di mostrarsi e di sentirsi allo stesso modo: era piena di gioia, supporto e amicizia nei suoi confronti, e l'avrebbe manifestato il più possibile. La vita era troppo breve e troppo soggetta al cambiamento per non approfittare del presente. Sorseggiando il cocktail che aveva ordinato, Helen continuava a sorridere, più che felice di essere nuovamente in presenza di Agnieszka; le era mancata moltissimo. Spero di accumularne ancora di più! Commentò la psichiatra, con un sorriso luminoso in volto, mentre osservava i dolci lineamenti della sua cara amica. Il cuore le batteva ancora leggermente di più, reduce delle emozioni appena provate nel parlare di Jørgen. Helen raramente si lasciava coinvolgere dai sentimenti, poichè spesso si sentiva minacciata da essi; essendo una donna di scienza, preferiva contare sulla propria ragione e sulle proprie percezioni filtrate dalla logica. Eppure, sapeva che gli esseri umani non sono fatti solo di calcolo ma anche di molti altri elementi, possibilmente più delicati e fragili; incontrava persone rotte nelle loro sfere più profonde proprio per via delle emozioni, delle ferite e delle batoste – e quelli erano, in fin dei conti, gli stessi individui che curava per via di scompensi chimici nei loro organismi. Per questo, lei era arrivata alla conclusione che il suo non era altro che un meccanismo di difesa – rifugiarsi nella logica – e stava imparando a limitarlo, a viverlo senza perdere una prospettiva equilibrata a riguardo.
    Interessanti poi, furono le parole di Agnieszka nei riguardi di Jude Mikkelsen, tanto da spingere Helen a chiedere qualche chiarimento a riguardo. Mostrandosi sempre aperta e disponibile, la dottoressa non avrebbe mai voluto spingere Agnieszka a rivelarle qualcosa che non desiderava, per questo non fece altro se non esprimere il suo supporto. Naturalmente, conoscendo ormai la rossa da un po', la psichiatra aveva capito che c'era qualcosa che almeno in parte smuoveva l'amica, ma non voleva essere minimamente invadente a riguardo. Oh no, nulla di pesante e neanche nulla di vincolante. Jude mi ha semplicemente confidato una cosa, in merito al suo passato e mediante questa, è stato molto sincero nel mettermi al corrente della sua direzione di vita. Annuendo lentamente, Helen fece capire ad Agnieszka di starla seguendo nel suo discorso, senza però intervenire ancora, perchè aveva intuito che ci fosse altro che l'amica aveva da dirle. Oh lo so benissimo! Un medico di sommo successo e di ottime credenziali. Anche se l'idea d'essere psicanalizzata da te, un po' mi scombussola. E se poi comprendessi quanto sia folle? Sorridendo divertita dalle parole dell'altra donna, Helen prese un altro sorso del suo cocktail, per poi scrutare discretamente negli occhi dell'amica. Sicuramente, non sembrava che si stesse sentendo pienamente a suo agio nel parlare del poliziotto; doveva essere un argomento leggermente delicato, a prescindere dalla superficialità o profondità con cui i due si conoscevano. Beh, se ti consola, è molto raro trovare un essere umano che non abbia che non sia, anche leggermente, patologico. Quindi, da un lato, siamo un po' tutti folli. Commentò la dottoressa, ridacchiando per via della precedente frase dell'amica. Comunque, non penso che dovrei farti altri domande a riguardo. Quello che volevo sapere l'ho saputo, e cioè che stai bene ed è tutto okay... E spero che anche per il Capo Mikkelsen, qualsiasi cosa sia, che si risolva presto. Nel frattempo, beviamo alla salute di tutti, Agnieszka! Aggiunse Helen, per poi far tintinnare il suo bicchiere con quello della rossa e riprendere a bere il long drink.
    Una volta uscite dal locale, la psichiatra si concesse qualche momento per godere del freschetto autunnale, che le faceva sempre piacere avvertire sulla pelle. Poi, rivolgendosi alla sua adorata amica ritenne giusto iniziare ad avviarsi in direzione del locale dove aveva pensato si sarebbe potuta concludere la serata, in bellezza naturalmente. Dopo aver fumato una deliziosa sigaretta, le due arrivarono ad una stradina di quelle caratteristiche di Besaid, che nonostante la sua impronta internazionale rimaneva un gioiello di architettura Norvegese. Le due amiche si fecero una foto e quando furono soddisfatte ed ebbero concluso di fumare ripresero nel loro tragitto. Helen non era una fumatrice incallita, eppure le piaceva concedersi qualche tiro una volta ogni tanto; le dava tranquillità e semplicemente le piaceva il sapore del tabacco. Neanche cinque minuti dopo, ecco che la coppia di amiche arrivò davanti al club scelto dalla dottoressa, che aveva pensato di intercedere col buttafuori per entrare. Sorridendo all'espressione meravigliata di Agnieszka, la psichiatra si accomodò su uno dei pochi tavolini disponibili - solo dopo aver ordinato da bere. Poco dopo, le luci si spensero, accogliendo nell'unica fonte di illuminazione la figura di Ru, la drag queen più desiderata della Norvegia. Eccitata dalla situazione, Helen battè appena le mani per poi annuire convinta agli incitamenti del performer; era talmente bravo nel drag da dare l'illusione vera di essere una donna, era assolutamente divino. Ecco che, non appena il tema della serata fu rivelato, la bocca di Agnieszka si aprì in un'espressione di adorabile stupore. Ridendo assieme all'amica e portandole un braccio attorno alle spalle, Helen la guardò. Helen! Come serata karaoke? Ma...! Lo sai che sono pessima! Oddio ti prego dimmi che non ci faranno cantare e che si esibiranno solo persone con un potenziale canoro, ti prego! Scuotendo il capo, la dottoressa prese un sorso abbondante del drink, e poi ridacchiò ancora un po'. No tesoro, dobbiamo divertirci, niente rimpianti! Non ti preoccupare, vieni con me! Proprio mentre Ru stava iniziando ad incoraggiare gli avventori a prendere il microfono, Helen si alzò e si avvicinò al palco, prendendo Agnieszka per mano e trascinandola con sè. Questa me la paghi, sappilo! Mormorò divertita ed imbarazzata la rossa, e la bruna invece sorrise e la strinse a sè per qualche momento. Puoi mettere God is a Woman per favore? Domandò la dottoressa, per poi afferrare il microfono, pronta a cantare; non importavano le conseguenze, la perfezione. Voleva solo essere libera di divertirsi con la sua migliore amica.
    Dopo una serata piena di glitter, karaoke, alcool e drag queens, ormai Helen ed Agnieszka erano pronte per tornare a casa. Era stato memorabile; probabilmente erano state un po' stonate, ed avevano bevuto un po' troppo, ma si erano davvero troppo divertite. A fine serata, Ru e le altre drag queen del locale avevano ballato con tutti gli avventori in una grande festa, costruendo una specie di piccolo paradiso fatto di puro svago senza alcuna preoccupazione a turbare i partecipanti. Purtroppo, anche quell'incantesimo aveva dovuto spezzarsi, concludendo una meravigliosa notte di gioia. Dopo aver chiamato un taxi che avrebbe portato a destinazione entrambe, la psichiatra si appoggiò al muro esterno del locale, ormai definitivamente brilla. Rideva divertita, Helen, felice di star passando quella bella serata con la sua amica. Che bella serata, ti voglio bene, Anja! Affermò gioviale la dottoressa, contenta anche di poter finalmente liberarsi della pesantezza che a volte il proprio lavoro le affibbiava sulle spalle. Helen si sentiva leggera, e lo doveva principalmente alla presenza sempre luminosa di Agnieszka. Cinque minuti dopo, un'auto nera con sopra il simbolo dei Taxi si fermò davanti al locale. Si! Qui. Con un leggero movimento della mano, la donna segnalò la sua presenza al guidatore, che abbassò il finestrino ed annuì gentilmente. Aprendo lo sportello, la dottoressa si andò a sedere assieme all'amica sui sedili posteriori, fornendo per primo l'indirizzo di casa di Agnieszka. E' stata una serata meravigliosa, grazie tesoro. Commentò la psichiatra, forse un po' troppo espansiva per via dell'alcool, ma senza dubbio sincera. Era stata così bene, che si era ripromessa di ritagliarsi più spesso dei momenti per incontrare Agnieszka, la sua presenza era impareggiabile e rigenerante, e nonostante fosse arrivato il momento di tornare a casa, Helen avrebbe serbato i ricordi di quelle ore ancora per lungo tempo.
     
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