It is in man's heart that the life of nature's spectacle exists; to see it, one must feel it

Samantha&Adam

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Cittadini
    Posts
    16,567
    Reputation
    +2,797
    Location
    ..un luogo al di là del tempo e dello spazio..

    Status
    Anonymes!
    tumblr_mmvynrOxYV1rrzmi2o6_250
    Una delle particolarità che Sam più apprezzava di Besaid erano i suoi bellissimi paesaggi naturali. I boschi, il parco, il mare, c’era una casistica così variegata di bellissimi luoghi dove trascorrere il tempo da rendere quasi impossibile imparare a trovarli noiosi, abituarsi ad ogni loro più piccolo dettaglio. Sembrava una piccola oasi immersa nel verde, lontana dal traffico e dai problemi del resto del mondo, lontana dallo smog e dall’inquinamento, un piccolo polmone verde a se stante, che viveva di luce propria. Forse era anche per via di tutta quella natura che la circondava che era sempre riuscita a restare nell’ombra, lontana da troppi occhi indiscreti che avrebbero potuto rovinarne la naturale purezza. Besaid, per chi sapeva apprezzarla, era un piccolo gioiello, una rosa avvolta in un groviglio di spine quasi inestricabile. Se volevi godere della sue bellezza dovevi per forza correre il rischio di pungerti e di rimanere intrappolato. Era anche grazie a tutta quella natura sconfinata che i pochi turisti riuscivano a innamorarsi così tanto di quella città, imparando ad amarla come se fosse sempre stata la loro casa. Per chi ci viveva da sempre, ovviamente, le cose erano un po’ complicate. C’era sempre uno strano rapporto di amore odio con il proprio luogo d’origine, c’era sempre qualcosa che non ti permetteva di apprezzarlo a pieno, qualcosa che mancava rispetto a città più grandi, più storiche, o magari più piccole e colorate. Sam, dal canto suo, si era chiesta spesso come sarebbe stata la sua vita se soltanto fosse nata in un luogo diverso, magari una città più grande, come Oslo, in grado di offrire molti più servizi, molti più collegamenti con il resto del mondo… eppure, le bastava aprire la finestra della sua nuova camera e respirare a pieni polmoni i profumi del bosco, per cambiare idea. Era nata in un piccolo paradiso, anche se non sembra si sentiva in grado di apprezzarlo a pieno.
    Rimase per qualche momento con quel sorriso beato e pacifico sul volto, ad ascoltare il cinguettio degli uccellini ed osservare il paesaggio attorno a sé, prima di decidersi ad uscire dalla sua stanza. Era ancora presto, il sole era sorto da poco tempo, tanto che il cielo non aveva ancora abbandonato le sue tonalità rossastre. Lei aveva sempre adorato quel momento della giornata e, quando possibile, amava svegliarsi presto per godersi quei pochi momenti di pace, osservando il sole iniziare a compiere il suo percorso quotidiano. Forse, a pensarci bene, sapeva essere una persona un po’ troppo romantica, ma non si era mai preoccupata troppo di cercare di cambiare. Si avvicinò alla macchinetta del caffè, trascinando un po’ troppo rumorosamente il barattolo del caffè sul ripiano della cucina. Non si era ancora svegliata del tutto, quindi le riusciva complicato concentrarsi per non fare troppo rumore. Rimase a fissare il vuoto per alcuni momenti, prima di sbattere le palpebre e rendersi conto di aver tenuto in mano il cucchiaino per chissà quanto tempo, senza fare nulla. Quando finalmente riuscì a far partire la macchinetta cercò di allungarsi sulle punte dei piedi per acciuffare il barattolo dei biscotti. Era sempre stata una ragazza piuttosto golosa, anche se cercava di darsi un contegno di solito. Si girò di scatto e notò che il caffè stava per fuoriuscire dalla tazzina, quindi nello slancio per premere il pulsante di stop rovesciò a terra il tappo della biscottiera che iniziò a girare su se stesso emettendo un rumore decisamente fastidioso. Sbuffò, andando a portare la sua tazzina sul tavolo, prima di far cadere a terra anche quella. Raccolse il tappo, lo lavò sotto il getto d’acqua e lo mise ad asciugare, prima di acciuffare qualche biscotto con aria trionfante e sedersi finalmente a fare colazione. Quella mattina non sembrava essere iniziata nel verso migliore.
    Dovevi per forza fare tutto questo casino di primo mattino? - chiese Jack, con aria assonnata, sbucando dal corridoio e lanciandole un’occhiata non troppo contenta. -Ma scherzi? Io sono una persona silenziosissima! - lo prese in giro lei, ridacchiando, mentre addentava un biscotto. -Si certo, e io sono la Regina Elisabetta. - bofonchiò lui, decisamente contrariato dal suo atteggiamento scherzoso. Lo aveva svegliato di soprassalto, pretendeva almeno delle scuse! E invece… -Oh, e dove hai lasciato quei tuoi adorabili cappellini? - lo prese in giro, ancora, con un sorrisetto piuttosto irriverente sulle labbra. Lui sbuffò, alzando le braccia al cielo, preferendo rimandare quello scontro ad un momento migliore della giornata e andando di nuovo a chiudersi in camera sua, nella speranza di riprendere il sonno da dove lo aveva interrotto. Samantha rise ancora, ora decisamente più sveglia e pimpante. Finì di fare colazione , si fece una doccia veloce e si infilò un paio di pantaloni da ginnastica che le arrivavano al ginocchio e una canottiera, allacciò le fidate scarpe da tennis e, ancorandosi una piccola borraccia alla vita, prese la via della porta.
    L’impatto dell’aria fresca sul viso le fece chiudere gli occhi per qualche momento, beandosi dei profumi e di quei suoni leggeri. Forse era stato solo un inizio un po’ burrascoso, forse non doveva essere davvero una pessima giornata. Si guardò un attimo attorno, cercando di capire se ci fossero movimenti dentro casa, poi iniziò la sua solita corsetta di allenamento. Non si allenava sempre da sola, qualche volta capitava che Jack o qualche altro amico le facesse compagnia, ma non si organizzava mai troppo quando si trattava di andare a correre. Ogni volta che ne sentiva il bisogno si metteva addosso qualcosa di adatto e usciva di casa, sempre pronta per un secondo round in caso qualcuno glielo avesse chiesto. Girò verso destra, aggirando un grosso albero secolare, su cui lei e Jack avevano inciso le loro iniziali quando erano piccoli. Erano ancora lì, molto sbiadite, ma ancora visibili per chi sapeva esattamente dove guardare. Ora sapeva che scrivere il proprio nome sugli alberi non era una cosa molto intelligente e neanche tanto carina nei confronti degli alberi, ma pensare a quella giornata spensierata riusciva ancora a strapparle un sorriso. Erano tanti i bei momenti che aveva trascorso in quella città, sicuramente molti più di quelli brutti in effetti, eppure, anche lei, aveva avuto i suoi problemi, i suoi momenti di incertezze, quei giorni in cui avrebbe volentieri buttato all’aria ogni cosa soltanto per poter cambiare completamente la sua vita.
    Guardando indietro alla se stessa di qualche mese prima si rendeva conto che molte cose sembravano essere cambiate, che lei si era fatta un po’ più cupa e silenziosa, ma stava cercando di tornare in carreggiata e di evitare che quei brutti pensiero le rovinassero l’umore troppo a lungo. La vita era troppo corta per lasciarsi andare per troppo tempo alla tristezza e alla depressione. Un rumore tra gli alberi catturò la sua attenzione, facendola rallentare fino a fermarsi, per sbirciare dietro il cespuglio che aveva iniziato a muoversi e cercare di capire che cosa stava accadendo. Quasi le venne un colpo quando dal verde vide sbucare fuori una volpe, che si mosse subito nella sua direzione. Presa alla sprovvista, non ci volle molto per ritrovarsi a terra, con gli occhi spalancati per la paura. Non era la prima volta che incontrava un animale nel bosco, eppure, presa com’era dai suoi pensieri, non era riuscita a trattenere un grido terrorizzato, che aveva riecheggiato per un po’ prima di disperdersi del tutto. Fissò la volta, che si avvicinava a lei, guardandola con aria incuriosita, e iniziò a indietreggiare, aiutandosi con i palmi delle mani ed i talloni. -Ehi, no, nononono, NO. Stai lontana da me. - disse alla volpe, guardandola intensamente, come se questa potesse capire davvero che cosa le stesse dicendo. L’animale inclinò appena il muso, muovendo un altro passo. -No, non avvicinarti. - disse di nuovo, sempre più contrariata, ritrovandosi istintivamente a bloccare l’animare con un addensamento d’aria, prima di questo finisse il passo e si avvicinasse ancora. -Senti, io non voglio fati del male, ma non voglio neanche che tu ne faccia a me, siamo intesi? - chiese, sempre più incerta, continuando a guardarla con aria circospetta. Anche l’animale aveva iniziato a guardarla con aria un po’ confusa ora, mentre cercava di muoversi in avanti, ritrovandosi bloccato, senza riuscire a comprendere il perché. -Quindi, se io ti lascio andare, mi prometti che non mi sbranerai? - domandò di nuovo, cercando un segnale da parte sua, qualunque cosa potesse permetterle di tirare un sospiro di sollievo.
     
    .
  2.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Vice
    Posts
    5,941
    Reputation
    +4,099

    Status
    Offline
    tumblr_n6b7641RcE1tcc978o3_r1_250
    Se prima quella di Adam era stata un'impressione, ora ne era convinto: quella era una vera e propria giornata no. Non appena sorto il sole, verso le sei del mattino, il ragazzo aprì gli occhi. Per abitudine, ormai non aveva neanche bisogno della sveglia; faceva parte della sua routine alzarsi molto presto per andare a lavoro. Quel giorno però, un terribile mal di testa lo aveva strappato dal sonno ben un'ora prima. Emettendo un suono grave di disappunto, il giovane si girò nel letto, fino a premere il volto nel cuscino. Mm, che male. Si lamentò, portandosi una mano tra i lunghi capelli castani, come se volesse tirare via il dolore. La casa era avvolta nel silenzio, e i due cani del guardiacaccia stavano ancora dormendo; il grande maremmano bianco era accucciato vicino al letto del padrone, e la piccola volpina era avvolta nel pelo bianco dell'altro cane, decisamente più massiccio di lei. Chiudendo forzatamente gli occhi, il boscaiolo cercò in tutti i modi di riprendere a dormire, con la falsa speranza che perdere i sensi avrebbe interrotto il fastidio che gli avvolgeva la testa come stesse indossando una corona troppo stretta. Eppure, era proprio l'emicrania a non permettergli di riaddormentarsi, e per questo lui emise un grugnito irritato, per poi scostare il sottile lenzuolo rosso ed alzarsi. Essendo una stufa umana, Adam era solito dormire sempre in boxers, qualsiasi fosse il clima del momento. Dunque, una volta sbucato fuori dal letto e completamente insensibile alla frescura mattutina, il ragazzo si avviò a passo sicuro verso la cucina. Tre, due, un metro lo separava dal caffè che gli avrebbe finalmente placato il mal di testa, eppure... SBEM! Ma chi aveva messo quella trave così vicina alla porta?! Toccandosi la parte lesa, il giovane biascicò qualche parola scocciata, prima di accorgersi di aver davvero sbattuto con forza contro una delle colonne di legno presenti in casa sua; si sarebbe formato sicuramente un grosso livido, sull'altrettanto poderosa spalla che possedeva. Soffrendo in silenzio, il guardiacaccia riuscì finalmente a mettere piede in cucina e si preparò un caffè ristretto, che bevve amaro: solitamente funzionava contro il mal di testa, e lui generalmente non amava assumere medicinali, preferendo rimedi più "naturali".
    Finalmente, dopo una decina di minuti, l'emicrania iniziò a scemare, al che Adam decise di cogliere la palla al balzo e farsi una doccia, pensando che ormai il tempo di dormire fosse passato. Più sereno, ora che si sentiva un po' meglio, il ragazzo si chiuse nella cabina in bagno, notando solo allora l'abrasione che aveva sulla spalla. Per fortuna, non era un uomo particolarmente sensibile al dolore, per cui proseguì con la sua giornata senza troppi fastidi. Stava per dare un colpetto alla manopola per chiudere il flusso d'acqua, quando essa diventò completamente gelida. Sussultando leggermente, il guardiacaccia si affrettò a concludere quella doccia, per poi osservare con le sopracciglia aggrottate il contatore della caldaia. Possibile? Non era neanche passata un'ora dal risveglio ed erano già successi così tanti intoppi? Vestendosi velocemente con una t-shirt nera con una scritta ed un paio di jeans scuri, il boscaiolo prese il cellulare e si ripromise di chiamare l'idraulico in mattinata, perchè senza acqua calda non avrebbe potuto far nulla comodamente in casa. Ormai erano le sei del mattino, e nonostante fosse molto presto, Adam si decise ad uscire per lavorare; in fin dei conti, avrebbe approfittato della quiete del bosco per passeggiare un po' indisturbato, prima di iniziare con le ronde di controllo. Si appuntò il distintivo da guardiacaccia sul petto, rifiutando in maniera adamantina di indossare quella scomoda divisa, e poi prese i suoi effetti personali. Nel momento in cui aprì la porta, silenziosamente, per non svegliare i cani dopo aver lasciato loro cibo e acqua per la giornata, tutti e due si svegliarono, stiracchiandosi. Shh, tranquilli. Cercò di calmarli lui, facendo capire loro che sarebbe tornato la sera, tuttavia mentre la volpina si rigirò per continuare a dormire, ora con la morbida cuccia tutta per sè come una principessina, il maremmano si alzò e si avvicinò alla ciotola a lui destinata, bevendo un po', per poi avvicinarsi ad Adam, guardandolo con quei suoi grandi occhioni vispi. Va bene, tu vieni con me Thunder. Annuendo appena, il ragazzo lanciò uno sguardo alla volpina, che sembrava più che contenta di avere la casa tutta per sè, e poi lui uscì in compagnia dell'altro cane, pronto per una giornata di lavoro.
    Di indole fiera ed indipendente, Thunder correva di qua e di là, molto contento di essere fuori casa, avvolto nella natura del bosco. Il giovane lo seguiva, lasciandogli tutto lo spazio che potesse servirgli, rifuggendo anche l'uso di guinzagli o altre limitazioni. Sentiva una grande intesa con gli animali, e non riteneva giusto trattarli da meno che pari di un essere umano. Inoltre, la personalità del boscaiolo coincideva con quella del suo maremmano, ed aveva nel tempo instaurato con il suo cane pastore uno splendido rapporto. Accarezzando il folto pelo bianco del maremmano una volta che entrambi furono fermi, il guardiacaccia si guardò intorno, godendosi le prime luci del giorno in totale solitudine. Quelli erano i momenti che lui preferiva, immerso nella natura con il cuore pieno di gratitudine per avere la possibilità godere di tale bellezza. Non gli pesava essere solo, anzi, trovava nell'isolamento un porto sicuro, in cui rifugiarsi dal mondo esterno. Arrivate le sette, Adam iniziò i suoi giri di ricognizione nel bosco, e recuperò un po' della positività che aveva perso per via di quell'inizio di giornata andato un po' a rilento. Sfortunatamente però, il ragazzo aveva cantato vittoria troppo presto. Dopo aver tentato per svariate volte di contattare l'idraulico, quest’ultimo sembrava essere sparito. Allora, riponendo l'iphone in tasca, più seccato di prima, il giovane decise di dedicare tutta la sua attenzione al lavoro. La giornata sembrava essere tranquilla, ma gli imprevisti si erano disseminati copiosamente nella giornata del povero guardiacaccia, che si era ritrovato ad allontanare cacciatori particolarmente testardi, ad avere a che fare con un gruppo di teenagers viziati che avevano scambiato la selva per una pattumiera, e anche a salvare un bambino dopo che si era avventurato in una delle zone chiaramente offlimits del bosco. Tutto ciò, entro le dieci.
    Sospirando pesantemente, Adam proseguì nei suoi giri, senza lamentarsi mai. Non amava farlo, e nonostante la giornata si fosse rivelata piena di sorprese non proprio gradevoli, era convinto che ci fossero problemi molto più gravi a cui far fronte nella vita quotidiana. Quindi, nonostante fosse un po' seccato, non si lasciò abbattere dalla giornata evidentemente un po' sfortunata. La ronda portò il ragazzo al lago, uno dei suoi posti preferiti del bosco, e subito dopo in una delle numerose radure che la foresta Besaidiana offriva. La natura riusciva a dare pace all'animo del giovane, che era acquietato completamente solo dalla presenza del verde. Deciso nel prendersi una decina di minuti di pausa, il guardiacaccia si sedette su un grosso masso, mentre Thunder continuava ad annusare il terreno ricoperto da una distesa d'erba fresca e rigogliosa nonostante la stagione estiva. Reggendosi sugli avambracci, il boscaiolo si fece indietro fino quasi a sdraiarsi sulla grossa pietra che ospitava il suo corpo voluminoso, e lasciò che il sole gli riscaldasse il volto. Socchiuse gli occhi e restò lì per un po', respirando a pieni polmoni l'aria pura che madre natura metteva a disposizione. -Ehi, no, nononono, NO. Stai lontana da me. - Una voce femminile distolse Adam dal suo momento di pausa, catturando la sua attenzione. Non poteva certo esimersi dall’aiutare qualcuno se in difficoltà, specialmente nel bosco. Allora, il ragazzo si mise seduto, deciso ad identificare la provenienza di quei suoni per accertarsi che nessuno fosse in pericolo. -No, non avvicinarti. - Sempre più perplesso, il giovane si alzò, facendo cenno col capo al suo amato maremmano di seguirlo. Generalmente, se si fosse trattato di stupidi ragazzini e marpioni disturbatori delle ragazze, la stazza del boscaiolo si era sempre dimostrata sufficiente ad intimidire chiunque fosse molesto. Con decisione quindi, il guardiacaccia si fece avanti, sino a raggiungere una distesa erbosa poco lontano. Una ragazza dai capelli biondi era sul terreno, probabilmente caduta per aver inciampato su qualcosa, mentre Adam sollevò gli occhi al cielo. La volpe con cui la poverina si stava confrontando era una bestiola che il ragazzo conosceva bene. Aveva una macchia di pelo bianco sul garrese di colore rossiccio, e non era la prima volta che si dimostrava un po' troppo socievole con gli umani, per lo più per il suo enorme e continuo desiderio di cibo.
    -Senti, io non voglio farti del male, ma non voglio neanche che tu ne faccia a me, siamo intesi? - Continuò la giovane, al che il guardiacaccia si avvicinò lentamente, senza spaventare troppo la volpe, che sembrava essere bloccata da una barriera invisibile. Era probabile che la donna stesse utilizzando la sua particolarità per difendersi, e lì per lì il boscaiolo si preoccupò, sperando che l'abilità della Besaidiana non fosse nociva nè a lei, nè alla bestiola. Il tono di voce della ragazza era decisamente concitato ed esitante, il che dimostrava che avesse sicuramente paura della volpe, che non stava facendo nulla per rendersi particolarmente amichevole. -Quindi, se io ti lascio andare, mi prometti che non mi sbranerai? - Avvicinandosi ancora, Adam capì che la giovane che stava contrattando con la bestiola era Sam, la migliore amica di Fae. Certamente, con la ragazza dai capelli arcobaleno ormai lui aveva costruito un meraviglioso rapporto d'amicizia, ed assieme ad Ivar erano inseparabili. Per questo motivo, aveva più volte visto Samantha sia in compagnia di Fae che da sola nel bosco. Sembrava che la ragazza gradisse particolarmente le lunghe passeggiate nella natura, e lui non poteva che condividere tale passione. Sam possedeva una bellezza rara, genuina. Quei capelli dorati color del grano incorniciavano perfettamente i suoi lineamenti delicati che sembravano usciti da un romanzo dell'ottocento. Insomma, era una donna dall'estetica particolare, e proprio per questo ancor più gradevole. Vai Thunder. Il giovane indicò al maremmano cosa fare, mostrandogli la volpe come obbiettivo da allontanare; allora, il cane obbedì senza troppi problemi, rivelandosi un potente alleato nel lavoro di Adam. A passo sicuro, l'enorme pastore bianco si fece avanti, facendosi notare dalla volpe, che sembrava non riuscire a demordere. Eppure, non appena Thunder abbaiò un paio di volte, mostrando la sua superiorità fisica, la bestiola dispettosa scappò, spaventata da un eventuale scontro con il cane. A quel punto, Adam si avvicinò a Sam, offrendole una ampia mano per tirarsi su in caso ne avesse avuto bisogno. Mi dispiace che ti abbia spaventata. Borbottò lui, con fare leggermente imbarazzato ma amichevole. Nonostante fosse poco abituato alle relazioni interpersonali, il ragazzo ce la metteva sempre tutta nel cercare di instaurare un rapporto di fiducia, specialmente con i frequentatori abituali del bosco, che si sarebbero potuti rivolgere a lui in qualsiasi momento. Ti sei fatta male? ... Sam, vero? Facendole capire di averla riconosciuta come la migliore amica di Fae, il guardiacaccia posò le iridi castano-dorate sulla sua figura, mentre Thunder camminava rilassato nelle vicinanze. Che la giornata sfortunata stesse prendendo una piega diversa?
     
    .
  3.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Cittadini
    Posts
    16,567
    Reputation
    +2,797
    Location
    ..un luogo al di là del tempo e dello spazio..

    Status
    Anonymes!
    tumblr_inline_mll62yg4VP1qz4rgp
    In passato non era mai stata una persona così fifona, si era sempre buttata in mezzo ad ogni tipo di avventura, con tutto il rischio di rompersi l’osso del collo. Aveva fatto tanto di quelle follie con aria impavida ed il sorriso sulle labbra che davvero non riusciva a riconoscersi in quel momento, così terribilmente spaventata da una piccola creatura, soltanto perché l’aveva colta del tutto alla sprovvista. Si era spaventata così tanto da essere inciampata nella prima radice appena sporgente dal terreno e aver fatto un grosso capitombolo per terra. Si era girata immediatamente, incurante del dolore alle ginocchia e alla caviglia che aveva ceduto, facendo atterrare sulle mani per evitare di sbattere il naso contro il terreno, alla ricerca di quella piccola volpe che ai suoi occhi in quel momento era apparsa come un mostro terribile che bramava il suo sangue. Se solo si fosse soffermata a pensarci con un po’ di lucidità e sangue freddo si sarebbe resa conto di aver iniziato a fare un dramma per una sciocchezza, ma in quell’ultimo periodo di poteva dire che non fosse esattamente in sé. Era stata così tanto presa dai suoi pensieri da perdere di vista le piccole così, finendo così per ingigantire tutto quanto. Si sentiva persa e infelice, sentiva un vuoto all’altezza del petto che da mesi non accennava a colmarsi. Ci aveva provato, aveva cercato di non pensare a Fred, a quanto le mancasse, a quanto male le avesse fatto scoprire la verità. Avrebbe dovuto provare soltanto rabbia, odiarlo per quanto era accaduto e desiderare che ogni cosa terribile potesse accadergli, ma lei non era mai stata quel genere di persona. Per quanto potesse stare male sapeva che se lui fosse tornato indietro e si fosse dimostrato davvero pentito, lei lo avrebbe perdonato. Perché era fatta così, quando si affezionava a qualcuno per lei era quasi impossibile voltargli le spalle, quando si legava a qualcuno lo faceva con tutta se stessa, senza se e senza ma, senza alcun ripensamento. Il problema era che, ovviamente, quella che finiva sempre per starci male era lei.
    Individuò la piccola volpe mentre faceva un guizzo nella sua direzione, saltando sulle sue gambe per poi avanzare lentamente, con aria circospetta. Sam sussultò appena, del tutto colpa alla sprovvista da tutta quell’attenzione nei suoi confronti. Di solito gli animali selvatici fuggivano a gambe levate davanti agli sconosciuti, andando a nascondersi dietro qualche cespuglio, oppure addirittura tornando velocemente alla propria tana, quello piccola creaturina rossiccia invece sembrava del tutto intenzionata a fare la sua conoscenza, anche se lei non era dell’umore adatto per farlo. In un momento più stabile della sua esistenza sarebbe stata piuttosto divertita da quell’intrusione e avrebbe cercato, con circospezione, di allungare una mano nella sua direzione per accarezzare il pelo morbido dell’animale. In quel preciso momento, invece, aveva letto quell’intrusione come un attacco al suo spazio personale e alla sua libertà, reagendo quindi istintivamente come chiunque avrebbe fatto davanti ad un attacco. Guardando la scena dal di fuori sicuramente qualcuno avrebbe potuto trovare il tutto molto divertente, ma per lei, che stava vivendo ogni minuto come se fosse stato al rallentatore, tutto sembrava soltanto un incubo da dimenticare presto.
    Puntando lo sguardo dritto sugli occhi dell’animale cercò di convincerlo ad allontanarsi, o per lo meno a non fare alcun altro passo in avanti, dato che sembrava puntare dritta alla sua faccia con sguardo vispo e divertito. Non si rese quasi neanche conto di aver iniziato ad alzare la voce, nell’istintiva speranza che qualcuno potesse sentirla e toglierla da quell’impiccio. Sicuramente, il ragazzo che la raggiunse, dopo qualche minuto, insieme al suo cane, doveva aver pensato che fosse un po’ pazza, vedendola cercare di ragionare con un animale che di certo non avrebbe potuto risponderle e che probabilmente non riusciva neanche ad afferrare che cosa stesse dicendo. A Sam tuttavia sembrò che avesse compreso e che fossero riuscite a raggiungere un punto d’incontro, tanto che aveva ormai deciso di liberarla quando il grosso maremmano si avvicinò con un guizzo, facendola fuggire. La ragazza rimase immobile per un momento, battendo le palpebre con aria abbastanza stranita per quanto era appena accaduto. Da dove era spuntato quel cane? Che cosa stava succedendo?
    Si voltò di lato, scorgendo solo in quel momento la figura del guardiacaccia che aveva dato l’input al cane per aiutarla e allontanare la piccola volpe. Si avvicinò a lei, quasi scusandosi per il comportamento della voce, per poi allungarle una mano per aiutarla a rimettersi in piedi. Si sentì un po’ sciocca per essersi spaventata tanto e per la pessima figura che doveva aver fatto davanti al ragazzo. Arricciò appena il naso, quindi, mentre allungava una mano per prendere la sua, accettando il suo aiuto. Soltanto quando la sua manina entrò in contatto con quella ben più grande del guardiacaccia si rese conto di quanto netta fosse la differenza. La sua mano sembrava quasi navigare nella sua, probabilmente sarebbe riuscito a stringerle entrambe con una sola. Cercò di prenderla saldamente poi, con un po’ di cautela, cercò di rimettersi in piedi, facendo forza sul braccio. -Oh no, credo sia stata colpa mia. - disse, rimuginandoci su, cercando di ricordare come fossero andate esattamente le cose. Era stata così distratta da non ricordare neanche bene come avesse fatto a coglierla di sorpresa e come poi il panico si fosse scatenato in maniera così intensa dentro di lei. -Probabilmente se non mi fossi lasciata prendere dal panico non si sarebbe neanche avvicinata.- disse, forse più a se stessa che a lui, riflettendoci meglio.
    Dandosi la spinta per tirarsi su si rese conto di non essere perfettamente stabile sulle sue gambe. Nella caduta doveva essersi presa una storta alla caviglia e ora mantenerla poggiata sul terreno le faceva un gran male. Cercò di mascherare la cosa, sforzandosi di evitare facce doloranti, cercando tuttavia di mantenere il peso sulla gamba sinistra e lasciare il piede destro quindi quasi a mezz’aria, appoggiato soltanto in un minuscolo punto. Probabilmente avrebbe saltellato su un piede fino a riuscire a tornare a casa, una volta da sola, oppure avrebbe mandato un messaggio a Jack, chiedendogli di venire urgentemente in suo soccorso. -Si, Sam, esatto... - iniziò, cercando di sfoderare un sorriso tranquillo. -Tu invece sei Adam, non è vero? - chiese, giusto per essere certa del nome. Era l’amico di Fae e Ivar di cui loro ogni tanto parlavano e che lei aveva incontrato per lo più per caso, senza mai riuscire a scambiarci più di qualche parola veloce. -Mi dispiace, non devo aver fatto un’ottima impressione stesa lì, in terra, in preda al panico. - continuò, scoppiando a ridere al solo cercare di immaginare la scena. Scosse quindi il capo, prendendo un lungo respiro prima di proseguire, con un nuovo sorriso. -Di solito non ho così tanti problemi con gli animali selvatici, né con gli animali in generale. - ci tenne a precisare, iniziano a scuotere le braccia per mettere più enfasi nelle sue parole, finendo con lo sbilanciarsi sulla caviglia dolorante. Emise un leggero verso di dolore, allungando una mano per aggrapparsi di nuovo a lui per un momento, cercando di riacquistare un po’ di stabilità. -Tutto a posto, non preoccuparti, non è nulla di serio. Devo aver preso una piccola botta nella caduta. - disse, cercando di minimizzare il tutto, per evitare che lui potesse preoccuparsi. Non era certo colpa sua se era finita a terra con la stessa grazie di un enorme sacco di patate. -Non è la prima volta che mi capita, posso cavarmela. -affermò, cercando di apparire sicura di sé, senza tuttavia ancora lasciare andare il braccio di Adam, che continuava a stringere alla ricerca di un po’ di sicurezza e stabilità. -Oh e.. grazie dell’aiuto. Anche se credo che ormai avessimo raggiunto un buon accordo, credo che avesse capito e che stesse per andare via, ma non si sa mai. - disse, accennando un sorriso divertito. In realtà dal guizzo che la volpe aveva fatto appena l’aveva lasciata andare era evidente che non avesse alcuna intenzione di lasciarla tranquilla, ma non aveva davvero nessuna voglia di ammetterlo e preferiva scherzarci su.
    -E’ il tuo cane? - chiese poi, di punto in bianco, rivolgendo il suo sguardo sull’animale che girava loro attorno mantenendosi però ad una certa distanza. Era evidente che si sentisse sicuro in quell’ambiente, forse persino felice e anche che non percepisse alcun pericolo per il suo padrone. -Oh, scusami… - mormorò, vagamente imbarazzata, quando si rese conto di non aver allentato la stretta sul suo braccio. Solo allora lo lasciò andare, cercando di evitare scatti fulminei che l’avrebbero sicuramente fatta finire di nuovo a terra. Lentamente, cercò di piegarsi sulle ginocchia, abbassandosi in direzione del terreno, per poi allungare una mano in direzione del maremmano, che li guardava da qualche metro di distanza. -Ehi… - cercò di chiamarlo lei e di attirare la sua attenzione, sperando che si avvicinasse. Lo vide attendere qualche momento, come se non fosse molto convinto di volersi avvicinare a lei, poi, dopo quei brevi attimi di incertezza, si avvicinò lentamente, annusando l’aria lungo il suo cammino, cercando probabilmente di fiutare un possibile pericolo. Lei allungò ulteriormente la mano, per spingerlo ad avvicinarsi di più, aspettando che la raggiungesse con il muso prima di accarezzarlo appena sotto la mascella. -Sei davvero un cagnone coraggioso sai? Ti ringrazio per prima, hai salvato il mio cuore da un infarto. - disse, continuando ad accarezzare piano l’animale, cercando di non spaventarlo, per poi sorridere di nuovo in direzione di Adam. -Sembrate molto affiatati. si tirò quindi lentamente su, non riuscendo questa volta a trattenere l’espressione dolorante che tanto aveva cercato di nascondere. -Ok, credo di essermi presa davvero una bella storta. - mormorò, ridacchiando, portandosi una mano dietro la nuca e grattandosi appena dietro la testa. -Ti ringrazio davvero tanto per l’aiuto, non co come avrei fatto senza di voi e mi ha fatto molto piacere rivederti, ma credo sia il caso di cercare di tornare a casa, non credo di poter proseguire la mia passeggiata ancora a lungo. Non sto così bene come voglio far credere. - confessò, ridacchiando appena e cercando di scherzarci su, anche se si sarebbe volentieri seduta a terra in quel momento, pur di evitare di sentire quel dolore, ma voleva evitare di fare altre pessime figure davanti a lui. -Credo che proverò a contattare qualcuno per farmi dare una mano. - terminò quindi, cercando di liberarlo dall’impiccio in cui l’aveva messo, iniziando a cercare il suo telefono. -Non devi preoccuparti, davvero, posso cavarmela, non voglio farti perdere altro tempo.
     
    .
  4.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Vice
    Posts
    5,941
    Reputation
    +4,099

    Status
    Offline
    tumblr_o10vvozTzz1v3bpr9o1_400
    «Quando metterete piede fuori di qui, saprete di essere vivi, saprete che le vostre capacità vi hanno salvato la vita.» Così parlò, l'uomo della Spiegelhaus, proseguendo nel giro tra le sue vittime, con le mani giunte dietro la schiena. «Nessuno, e ripeto: nessuno di voi potrà fare qualcosa contro tutto questo.» Aggiunse lui con quella voce asettica e malsana, puntando lo sguardo in quello di Adam, come se lo stesse sfidando per l'ennesima volta in quelle terribili ore. Dopo più di otto mesi dagli avvenimenti del Luna Park, il ragazzo poteva dire, con tranquillità, che quelle parole non fossero vere. Ciò che era successo, le ferite del corpo e dell'anima stavano sbiadendo; e l'Adam del presente era un uomo radicalmente diverso da quello di mesi prima, poichè riserbava in sè la consapevolezza che non era chi lo aveva piegato al suo volere, che aveva fatto di lui una cavia da laboratorio nel peggiore dei modi, e chi lo aveva abbandonato ad avere potere sulla sua vita. Era lui che era sopravvissuto, lui che aveva lottato, e lui che aveva vinto, conquistando una normalità che credeva di aver perso subito dopo la partenza di Engel. Non era stato solo in questo lento processo di guarigione, c'erano stati anche Ivar e Fae, assieme a lui, supportandosi nel momento del bisogno e lasciandosi andare quando serviva. E ora, dopo molta fatica e silenziose lotte, Adam era ancora in piedi. Non si lamentava, non sarebbe stato da lui. Ogni giornata, anche la peggiore, in cui i ricordi tornavano a visitarlo come spettri dal passato, lui usciva, andava a lavoro e si immergeva nella natura, dove sapeva di essere accolto – a cui sapeva di appartenere. Allora, anche in quella giornata cosparsa di imprevisti, Adam non si perse d'animo, tuffandosi nel bosco di Besaid come fosse la sua quotidiana ancora di salvezza – e stava funzionando. Ora gli incubi erano spariti, e nonostante le paure fossero rimaste, imprigionate nel cuore del ragazzo, la vita procedeva tranquilla, forse persino migliore; chi poteva dire cosa avrebbe riservato il futuro?
    Ora che il guardiacaccia si potè riservare qualche momento di pace, in quella giornata un po' turbolenta, accolse subito quella che sembrava la richiesta di aiuto di una ragazza, che però aveva sentito soltanto. Dopo aver dato un volto alla voce che aveva udito, il giovane si avvicinò con Thunder per cercare di risolvere la situazione. Ecco che finalmente la piccola sventura di Sam fu chiara agli occhi di Adam, così come la sua presenza; una volpe, ben nota al boscaiolo, stava cercando di avvicinarsi per rubacchiare del cibo. Una volta date le indicazioni necessarie al suo maremmano, il ragazzo si fece più avanti, notando che la donna dai capelli biondi era per terra, offrendole così un aiuto se l'avesse desiderato. Nel momento in cui Thunder saltò per allontanare la volpina, Sam sembrò sussultare per la sorpresa - fu allora che Adam si avvicinò ulteriormente, come se volesse rassicurarla, con il timore però di peggiorare le cose. Molte volte, la prestanza fisica del ragazzo poteva sembrare intimidatoria, e sebbene nel lavoro questa sua caratteristica fosse spesso molto utile, delle volte poteva rivelarsi anche un'arma a doppio taglio. Poi, specialmente con le donne, il boscaiolo si sentiva un po' più insicuro, proprio perchè non avrebbe mai voluto dar loro l'impressione di essere qualcuno da temere, e questo lo portava spesso a sensazioni già normalmente acute di imbarazzo, date dalla sua indole poco socievole. Consapevole del comportamento di quella bestiola, che era un po' più vivace dei suoi simili, Adam si scusò con Sam per lo spavento. In un certo senso si sentiva responsabile; certo, non era compito suo monitorare ogni singolo animale che viveva nel grande bosco di Besaid, però era suo dovere proteggere tutti gli avventori da eventuali pericoli, e sicuramente a giudicare da quanto era appena successo, Samantha non doveva essersi sentita per nulla a suo agio. Per questa ragione, il boscaiolo si dispiacque per non essere riuscito ad allontanare prima la bestiola, considerando che si era fatta viva proprio mentre lui si era preso un momento di pausa - all'insaputa di tutti. Abbassando lo sguardo qualche attimo nel formulare questo pensiero, il guardiacaccia si fece avanti, offrendo poi una mano alla donna per aiutarla a tirarsi su.
    Sul volto dai lineamenti delicati di Sam si formò un'espressione più serena, che di rimando tranquillizzò anche Adam. Arricciando il nasino, la ragazza gli prese la mano, in modo da rimettersi in piedi, e lui la strinse appena, per darle il supporto necessario ad alzarsi con calma. Le piccole dita affusolate e calde di lei sparirono nel palmo della mano di lui, decisamente più ampio, e proprio tramite quella leggera stretta, il guardiacaccia aiutò Sam a tirarsi su. -Oh no, credo sia stata colpa mia. - Scuotendo appena il capo, il boscaiolo cercò di rassicurare la donna dai capelli dorati, che sembrava star ripensando a quel che era successo con un'espressione assorta. Effettivamente, la colpa non era stata di nessuno, ma Adam non potè fare a meno di pensare che avrebbe dovuto prestare più attenzione, specialmente durante l'orario di lavoro. -Probabilmente se non mi fossi lasciata prendere dal panico non si sarebbe neanche avvicinata.- Sospirando leggermente come per riordinare i pensieri, il ragazzo emise un leggero suono di dissenso. Quella volpe cerca cibo da tutti, e un po' se ne approfitta. Mi dispiace, avrei dovuto darci un occhio prima che si avvicinasse. Quando mi vede di solito se ne va. Commentò infine Adam, sintetico ma affabile, per far presente a Sam che non avrebbe dovuto preoccuparsi e che purtroppo - o per fortuna - la volpe sapeva bene chi lui fosse, e nel vederlo, la bestiola avrebbe dovuto allontanarsi da qualsiasi essere umano, anche perchè di cibo nel bosco ne avrebbe trovato a sufficienza e senza alcun problema. Abbassando dunque lo sguardo sulla figura minuta della ragazza vicino a lui, Adam si assicurò che lei non avesse riportato alcuna ferita, non accorgendosi subito della storta. Tuttavia solo dopo, lui si rese conto di star osservando Sam un po' come se volesse squadrarla dalla testa ai piedi; allora un'ondata di imbarazzo si impossessò di lui, che cercò di rendere tale sensazione invisibile all'esterno, schiarendosi la voce e domandando alla ragazza se fosse davvero la persona che lui credeva, ovvero la migliore amica di Fae. -Si, Sam, esatto... Tu invece sei Adam, non è vero?- Annuendo leggermente dopo aver ricevuto la conferma che la ragazza fosse effettivamente Sam, Adam compì nuovamente un segno d'assenso, un po' più lento stavolta, per poi accennare un sorriso mansueto di rimando. Si, esatto, Adam. Borbottò gentilmente lui, schivo come suo solito.
    -Mi dispiace, non devo aver fatto un’ottima impressione stesa lì, in terra, in preda al panico. - Mantenendo il suo sorriso pacifico mentre Sam rise divertita, Adam ripensò che effettivamente tutta la scena sarebbe potuta anche essere divertente, se non fosse che la povera ragazza era stata stata colta dal panico. Non ti devi preoccupare, davvero. La rassicurò il guardiacaccia, per poi fermarsi nel parlare nel momento in cui capì che la sua interlocutrice era sul punto di aggiungere qualcosa, con un sorriso che le illuminava il volto. -Di solito non ho così tanti problemi con gli animali selvatici, né con gli animali in generale. - Annuendo alla ragazza per farle intendere che la stava seguendo nel suo discorso, il boscaiolo aggrottò le sopracciglia non appena notò che effettivamente qualcosa era successo a Sam, in quell'incontro con la volpe. Abbassando lo sguardo verso la caviglia esile di lei, capì che doveva aver preso una bella storta, anche a giudicare dal leggero gemito di dolore che abbandonò le sue labbra neanche qualche secondo dopo. Facendosi subito impercettibilmente più avanti, Adam si offrì spontaneamente come appoggio alla ragazza, in modo da aiutarla a tenersi su. Bisogna subito vedere la tua caviglia. Asserì lui, portando più comodamente un braccio spesso attorno ai fianchi di lei, per tenerla su senza alcuno sforzo. Non sembrava essere un danno molto grave, ma sicuramente la caviglia di Sam sarebbe dovuta essere medicata con una fasciatura, e lei non avrebbe potuto camminare per un po' di tempo per non mettere troppo peso sulla parte lesa. -Tutto a posto, non preoccuparti, non è nulla di serio. Devo aver preso una piccola botta nella caduta. - Portando le iridi castane dalla caviglia al volto della graziosa ragazza, Adam scosse leggermente il capo, notando il tentativo di lei di minimizzare la cosa, forse per non recargli disturbo. -Non è la prima volta che mi capita, posso cavarmela. - Avvertendo la stretta della ragazza attorno al proprio braccio, il guardiacaccia non la lasciò andare, avendo subodorato che lei non riuscisse a muoversi con disinvoltura, dato il danno fisico che aveva subito. -Oh e.. grazie dell’aiuto. Anche se credo che ormai avessimo raggiunto un buon accordo, credo che avesse capito e che stesse per andare via, ma non si sa mai. - Scuotendo appena il capo, un po' come se volesse dirle di non preoccuparsi, Adam si ritrovò ad alzare appena le spalle. No, anzi, mi spiace di non essere intervenuto prima, e poi è stato merito di Thunder. Rispose il boscaiolo, riferendosi all'aiuto provvidenziale del suo cane. Qualche secondo dopo tuttavia, lasciando vibrare il petto ampio in una leggera risata dal timbro grave, il guardiacaccia si ricordò delle parole di Sam nel cercare di convincere la volpe a lasciarla andare. Perdonami... Mormorò lui, vagamente imbarazzato per aver riso. Sei la prima persona che vedo che ha saputo contrattare con una volpe. Aggiunse lui poco dopo, scherzando gentilmente con Sam. Effettivamente, nonostante il panico e lo spavento, quella situazione si era dimostrata divertente - per quanto possibile.
    -E’ il tuo cane? - Lo sguardo della ragazza si spostò su Thunder, che era rimasto a girovagare lì intorno dopo aver scacciato la volpe, ormai contento di aver assolto il suo compito. Si, si chiama Thunder. Replicò Adam, con un'anticchia di orgoglio a sporcare la sua voce grave e piena. -Oh, scusami… - Lì per lì, il ragazzo non capì perchè Sam si stesse scusando, e per questo portò lo sguardo su di lei, leggermente confuso, per poi venire colpito dall'imbarazzo; si era accorto anche lui solo dopo della stretta della giovane attorno al proprio braccio. In quel momento Adam diede fondo a tutte le sue energie per non arrossire e non lasciar trapelare l'imbarazzo, cercando di limitare al minimo la sua consapevolezza nell'essere effettivamente poco versato nei rapporti interpersonali. Lasciò, allora, che Sam si allontanasse quanto ritenesse necessario, rimanendo comunque non troppo distante da lei, in modo da rendersi utile se fosse stato il caso, data la sua storta. Con calma, la ragazza si inginocchiò sull'erba, per poi protendere un braccio verso Thunder. Dopo aver osservato per qualche attimo la nuova presenza a cui avrebbe dovuto abituarsi, il grande maremmano bianco prese a camminare, in modo tale da capire se la donna fosse una minaccia. -Ehi… - Adam si accovacciò vicino a Sam, in modo da dare più fiducia al cane, che guardingo si avvicinò, dopo qualche momento di esitazione. Fiero e protettivo, Thunder si sentì attirato dalla manina che Sam aveva allungato per rassicurarlo, e si lasciò infine accarezzare nel morbido pelo niveo dalla ragazza, mentre il guardiacaccia sorrideva soddisfatto. -Sei davvero un cagnone coraggioso sai? Ti ringrazio per prima, hai salvato il mio cuore da un infarto. - Affermò lei, mentre coccolava il grande cane, e nel momento in cui si voltò verso il padrone potè notare già il sorriso intenerito sue labbra di lui. Gli piaci, secondo me. Commentò il boscaiolo, mansueto, mantenendo le iridi castano-dorate sul volto della donna. -Sembrate molto affiatati. Annuendo, Adam mantenne il sorriso sulle labbra, osservando il cane. Si, ormai non riesco più a separarmi da lui. Rispose il giovane, alzandosi in piedi quando la sua interlocutrice fece altrettanto, più lentamente, per via del dolore causato dalla caviglia ora leggermente gonfia. -Ok, credo di essermi presa davvero una bella storta. - Compiendo un cenno d'assenso con aria comprensiva, il guardiacaccia non potè che concordare con Sam, che constatò lo stato della sua caviglia mentre portava una manina tra i capelli biondi. -Ti ringrazio davvero tanto per l’aiuto, non so come avrei fatto senza di voi e mi ha fatto molto piacere rivederti, ma credo sia il caso di cercare di tornare a casa, non credo di poter proseguire la mia passeggiata ancora a lungo. Non sto così bene come voglio far credere. - Dopo le frasi appena pronunciate da Sam, l'espressione di Adam si tinse di velata preoccupazione. Effettivamente, sarebbe stato meglio far controllare la storta della ragazza, ed interrompere qualsiasi sforzo. -Credo che proverò a contattare qualcuno per farmi dare una mano. - Aggrottando lievemente le sopracciglia, il guardiacaccia iniziò a considerare che erano entrambi nel bel mezzo del bosco, e ci sarebbe voluto un po' prima che qualcuno arrivasse a prendere Sam, che non poteva certamente camminare. -Non devi preoccuparti, davvero, posso cavarmela, non voglio farti perdere altro tempo. Asserì lei, mentre cercava il suo telefono. Al che, Adam si avvicinò a lei. Sam... Non puoi camminare, forse è il caso che ti accompagni almeno al sentiero. E' qui vicino e lì potrai farti venire a prendere più facilmente. Propose lui, abbassando lo sguardo per poter dare un'occhiata alla piccola lesione. Ti accompagno io, è il minimo. Se non mi fossi allontanato dal lavoro non ti ci saresti neanche trovata, in questa situazione. Affermò il ragazzo, in un borbottio sommesso, considerando che effettivamente era stato indirettamente complice nel produrre quella storta. Avendo ormai constatato che Sam aveva dolore nel muoversi anche se ferma in piedi, Adam portò un braccio attorno alle spalle della ragazza ed un altro alla giuntura delle sue gambe, per poi prenderla in braccio con estrema facilità, data la leggerezza delle membra di lei. Sperando con tutto il cuore di non essere stato inopportuno, il guardiacaccia fece cenno a Thunder di avvicinarsi, per poi riportare lo sguardo su Sam. Se sei comoda possiamo andare.
     
    .
  5.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Cittadini
    Posts
    16,567
    Reputation
    +2,797
    Location
    ..un luogo al di là del tempo e dello spazio..

    Status
    Anonymes!
    tumblr_inline_mll6jaLW8j1qz4rgp
    Il bosco era sempre stato un luogo sicuro per lei, uno dei posti dove andava più spesso a rifugiarsi quando aveva bisogno di un po’ di tranquillità, di qualche momento da sola per riflettere e cercare di ritrovare se stessa. In quegli ultimi tempi si sentiva come sperduta, troppo lontana dalla ragazza solare e socievole che era sempre stata. Aveva iniziato a guardare gli sconosciuti con un occhio più attento, soprattutto al di fuori di Besaid, a pensarci un po’ più attentamente prima di offrire il suo aiuto a qualcuno. Non voleva che la sua gentilezza la portasse di nuovo ad incappare nella rete di qualcuno che non aveva alcuna intenzione di conoscerla davvero e tanto meno di essere suo amico. Non voleva più stare male come si sentiva in quel momento. Allo stesso tempo, però, non era neanche sicura di voler cambiare radicalmente soltanto per quegli ultimi avvenimenti, dopotutto chi era lui per farla cambiare così tanto? Che diritto aveva di demoralizzarla fino a quel punto? Se ne avesse parlato con Mal di sicuro le avrebbe detto che Fred era soltanto un perdente e che non valeva neanche un secondo del suo tempo, che comportarsi così voleva soltanto dire dargliela vinta. Avrebbe tanto voluto pensarla come lei, avere la sua stessa fierezza e la sua stessa forza, ma negli ultimi tempi si era sentita ancora più fragile e sola del solito. Per la solitudine in parte era stata colpa sua. Era stata lei a chiudersi dietro ad un muro di silenzio e ad allontanare tutti quanti da sé, nella speranza di riuscire a rimettere insieme tutti i pezzi da sola. Non voleva accettare il fatto di aver bisogno di aiuto, o forse, semplicemente, non le piaceva bussare alla porta di qualcuno per chiederlo. Sapeva che tutti quanti avevano i loro problemi e credere che i suoi fossero più gravi e più bisognosi di attenzioni di quelli degli altri l’avrebbe soltanto trasformata in una persona egoista. Ammirava molto la forza che le sue amiche erano sempre in grado di trasmettere, anche nei loro momenti peggiori, facendo credere al resto del mondo di essere assolutamente inattaccabili, anche se non lo erano affatto. Lei lo sapeva bene, le aveva viste nei loro momenti peggiori, aveva visto quanto anche loro potessero essere fragili e infelici, ma aveva visto anche la forza e il coraggio con cui si erano sempre rialzate e a lei non sembrava di poter fare altrettanto.
    La corsa nel bosco era stata quindi la prima cosa che le fosse passata per la mente, la prima idea coerente che potesse permetterle di schiarirsi un po’ le idee. L’aria fresca, la natura, la corsa: era il suo habitat ideale. Ma le cose non erano andate esattamente secondo i suoi piani ed era per questo che si ritrovava ad accettare l’aiuto del guardiacaccia per rimettersi in piedi. Era davvero felice del fatto che nessuno fosse stato testimone della sua mirabolante caduta, se qualcuno avesse avuto un cellulare sotto mano in quel momento, e l’avesse filmato, quello sarebbe diventato uno di quei video virali da mostrare agli amici per ridere a crepapelle. E a Besaid le notizie non restavano mai troppo circoscritte ad un piccolo gruppetto di persone, le notizie, soprattutto quelle divertenti, si spandevano piuttosto in fretta. Soprattutto però era felice che Adam non avesse visto quella scena, o probabilmente non sarebbe riuscito ad aiutarla con quella stessa serietà. Fece forza sul braccio di lui mentre cercava di risollevarsi, sfruttando la sua altezza e la sua spinta per facilitarsi in quell’impresa. Lo guardò con più attenzione, tuttavia, quando lui le spiegò che la volpe in cui si era imbattuta prima si avvicinava alle persone in cerca di cibo. -Oh… allora è stata la barretta di cioccolato che mi sono portata dietro ad attrarla? - chiese, decisamente incuriosita da quella vicenda. Per lo meno ora sapeva che per tenerla buona le sarebbe bastato trovarle del cibo, anche se così probabilmente non se ne sarebbe più liberata. -Non preoccuparti, in fondo lei non mi ha fatto nulla di male, mi sono soltanto spaventata. - ammise, senza troppi problemi. Non aveva ricevuto nessun morso o graffio da parte di quella piccola creaturina, quindi non poteva certo dire che il loro incontro fosse andato poi così male e non voleva certo che lui si sentisse in colpa senza motivo. Annuì un tantino soddisfatta quando lui le confermò il suo nome. Pensava di averlo confuso con qualcun altro, come a volte capitava, invece per fortuna le pessime figure sembravano essersi messe in un angolino per il momento. cercò di scusarsi a sua volta, per averlo coinvolto in tutta quella faccenda e averlo costretto, solo per bontà d’animo, a venire in suo soccorso, lasciando perdere qualunque cosa stesse facendo prima di quel momento.
    Cercò di non dare troppo a vedere il dolore per la storta alla caviglia, scuotendo velocemente una mano in aria ed il capo. -No no non preoccuparti, davvero. - cercò di continuare a ribadire, anche se il guardiacaccia sembrava sin troppo convinto a volerle dare una mano. Non le piaceva pesare sugli altri, soprattutto sulle persone che non conosceva bene. Ma lui non sembrava proprio voler demordere infatti, senza dire né chiedere nulla, portò un braccio attorno ai suoi fianchi per aiutarla a sostenersi ed evitare che facesse un altro capitombolo per terra. Lei non si lamentò di quel gesto, anche perché, in fondo, sapeva di averne davvero bisogno. Visto che quando aveva provato a fare peso su quella caviglia si era sbilanciata sin troppo in fretta, sapeva anche lei di non essere affatto in grado di camminare, ma ci avrebbe provato comunque. Si impuntava sempre su sciocche faccende e la sua salute era una delle cose su cui sapeva essere maggiormente testarda. Si sforzò quindi di continuare a minimizzare la faccenda e di convincerlo che avesse il perfetto controllo della situazione, cosa che ovviamente riuscì a far ridere anche lui. Era ovvio che l’animale che non fosse riuscito a capire nulla di quello che lei aveva cercato di comunicargli e si rendeva anche conto di quanto buffa fosse quella faccenda. Lui si scusò per la risata, ma lei scosse il capo, più tranquilla che mai, come per dirgli che non le creava alcun problema e che aveva tutto il diritto di trovare la cosa divertente, anche lei se ne rendeva conto. -Vero? Non sono certo cose che si vedono tutti i giorni. - continuò lei, stando al gioco, sollevando leggermente il mento, con l’intento di fingere di darsi delle arie, anche se sapeva bene di non essere affatto convincente.
    Sapendo bene che anche il grosso maremmano bianco aveva fatto la sua parte non perse occasione per cercare di capire qualcosa di più sul suo conto. A quanto pare il suo nome era Thunder e dalla faccia che fece il ragazzo nel rivelarglielo sembrava che fosse davvero affezionato al suo cane. -E’ un bel nome. Trovo che gli stia molto bene. - rivelò, con un largo sorriso, prima di cercare di liberarlo dalla sua stretta e chinarsi appena, nel tentativo di attirare l’attenzione dell’animale. Il ragazzo si chinò accanto a lei, per convincere il cane ad avvicinarsi senza avere alcuna paura. Gli rivolse qualche parola di ringraziamento, contornando il tutto con qualche coccola, per cercare di trasmettergli quanto gli stava dicendo e sorrise ancora più radiosa quando Adam le disse che, secondo lui, lei gli piaceva. Erano piccole soddisfazioni dopotutto. -Lo hai da tanto tempo? - chiese, quando il ragazzo le disse che ormai non riusciva più a separarsene. Si chiese se avesse sempre avuto, se era solo un cucciolo quando si era unito alla sua famiglia o se invece lo avesse trovato più di recente, quando ormai era già un piccolo adulto anche il maremmano, ma cercò di non lasciarsi andare a troppe domande. Era sempre stata una grandissima ficcanaso ma voleva evitare di rivelarlo così facilmente. Avrebbe avuto così tante domande da fargli a riguardo, invece cercò semplicemente di rimettersi in piedi, nella speranza di riuscire a camminare almeno per qualche metro, per convincerlo di stare bene e poi, una volta raggiunta una certa distanza, chiamare qualcuno per venire in suo soccorso. Sfortunatamente però, dovette ammettere sin troppo in fretta di non essere in grado di fare neanche un misero passo senza il sostegno di qualcuno. Decise quindi di ammettere anche di fronte a lui che la situazione fosse più dolorosa del previsto, invitandolo comunque a proseguire la sua giornata senza ulteriori intoppi. Qualcuno sarebbe arrivato a recuperarla. Le sarebbe bastato accomodarsi sul terreno, con cui ormai avevo fatto amicizia, visto il loro incontro ravvicinato di poco prima, e aspettare che qualcuno arrivasse, prima di perdere la pazienza e iniziare a percorrere la strada da sola, ma quelli erano dettagli che avrebbe fatto meglio a tenere per sé.
    Scavò nella borsa alla ricerca del suo telefono, fermamente intenzionata a convincere il ragazzo a non preoccuparsi, ma lui invece si offrì immediatamente di darle una mano almeno nel raggiungere il sentiero, dove sarebbe stato sicuramente più semplice per qualcuno ritrovarla. Non tutti conoscevano il bosco allo stesso modo, probabilmente nessuno conosceva il bosco come lui e in effetti lei non avrebbe saputo spiegare con esattezza dove si trovasse. Forse l’idea del sentiero non sarebbe stata così male, in fondo gli avrebbe rubato soltanto pochi minuti, no? Si ritrovò però ad arricciare il naso, in maniera poco convinta, quando le disse che accompagnarla era il minimo che potesse fare per essersi concesso una pausa. Risollevò lo sguardo su di lui, puntandolo dritto negli occhi del ragazzo, con la determinazione che la caratterizzava di solito quando stava per dire qualcosa che pensava veramente. Adam, tu non sei invincibile. - gli disse, ferma e diretta, come se lo conoscesse da una vita, anche se non era esattamente così, ma aveva sentito molto parlare di lui. A meno che questo non sia il tuo super potere, in quel caso mi scuso per averne dubitato. - disse, inizialmente seria, poi sfoderando un sorrisetto un pochino divertito dato che era abbastanza convinta che non fosse quella la sua abilità, quindi continuò il suo discorso. - Ma se non è questa particolarità che Besaid ti ha dato allora sei un essere umano, come tutti gli altri, e in quanto tale anche tu hai bisogno di una pausa. Ok? - affermò, continuando a guardarlo dritto negli occhi, perché capisse che era incredibilmente seria nel dirgli quelle parole. -Quindi non sentirti in colpa per questo. Sono stata io a inciampare su quella radice e tu non potevi fare nulla per impedirlo. - terminò, calcando un attimo l’accendo sui pronomi personali, perché fosse chiaro anche lui che non doveva davvero attribuirsi colpe che non poteva avere. Che lei fosse un po’ imbranata era un dato certo, non potevano certo eliminare tutte le radici che fuoriuscivano dal terreno solo per evitare che lei ruzzolasse a terra! - Sto bene. Sono soltanto un pochino infortunata, ma più nell’orgoglio che nel fisico sai? - scherzò un po’, cercando di strappargli un sorriso e di fargli capire che era tutto a posto. Non era più spaventata, non era più preoccupata, era soltanto un pochino dolorante, ma quello era un problema risolvibile, sarebbe bastato soltanto qualche giorno di riposo.
    Poi, ben determinato ad accompagnarla davvero al sentiero da lui citato poco prima, Adam portò un braccio attorno alle sue spalle e l’altro dietro le sue ginocchia, caricandola di peso sulle sue braccia. La ragazza assunse un’espressione abbastanza smarrita, arrossendo in maniera piuttosto evidente quando si ritrovò il volto di lui a soli pochi centimetri dal suo. Non era esattamente questo che si era aspettata quando lui si era offerto di darle una mano, pensava comunque di dover fare la sua parte nel camminare, sebbene questo avrebbe portato via ad entrambi un sacco di tempo, invece, a quanto pare, se ne sarebbe dovuta stare comodamente appoggiata alle sue braccia. Le sue parole la fecero ridestare velocemente dai suoi pensieri, ancora sin troppo confusa però per poter formulare qualcosa di intelligente. - Eh? Cosa? - chiese infatti, sforzandosi di cogliere quanto aveva appena udito, battendo appena le palpebre. - E’ decisamente troppo alto quassù, non sono abituata a vedere il mondo così dall’alto. - mormorò, ridacchiando, cercando di rendere la faccenda un po’ meno imbarazzante mentre, per sentirsi un po’ più al sicuro, andava a stringere le mani dietro la nuca di lui, per essere certa di non finire di nuovo a terra. - A parte questo, sì, direi che sto piuttosto comoda. - ammise, cercando di non stare troppo sull’attenti, appoggiando più comodamente la spalla sinistra contro il petto di lui. - Anche se non era necessario, potevo rubarti un sacco di altro tempo mentre mi aiutavi a trascinarmi sulle mie stesse gambe. - disse, ridacchiando appena, rivelando anche a lui i suoi pensieri di poco prima. - Effettivamente per me è molto più comodo, ma non credo sia altrettanto per te. Credo di essere pesante, non volevo davvero disturbarti così tanto. - continuò, sfoderando la sua parte più chiacchierona ora che, tra le sue braccia, si sentiva un pochino più a disagio.
    Non ci furono altri grossi intoppi prima dell’arrivo al sentiero. Adam aveva camminato in maniera abbastanza tranquilla, con Thunder al proprio fianco, pronto a difenderli da qualunque minaccia. Lei aveva cercato di non essere troppo invadente con le domande, per quanto possibile, cercando di non agitarsi troppo per evitare di farlo sbilanciare. - Ti ringrazio. Sei stato davvero sin troppo gentile. - disse quindi, sciogliendo appena la presa delle braccia, quando giunsero a destinazione, per andare finalmente alla ricerca del suo telefono. - Ok, dovrebbe volerci un momento! - trillò soddisfatta, una volta afferrato, mentre nella rubrica andava alla ricerca del numero del cugino. Si portò il telefono alle orecchie, ascoltando gli squilli con trepidazione, convinta che avrebbe risposto immediatamente. Invece, quando al dodicesimo squillo lui non rispose alla telefonata, si rese conto che forse non sarebbe stato così semplice. Provò a scrivergli qualche messaggio e a richiamarlo, senza ottenere alcun risultato. - Oh, maledizione! Quanto ti serve non risponde mai! - si lamentò alla fine, con un sonoro sbuffo. I suoi genitori erano probabilmente a lavoro e non voleva disturbarli per quella faccenda, dato che sua madre si sarebbe sicuramente agitata più del necessario e avrebbe finito con il chiuderla agli arresti domiciliari dentro casa loro. Per un momento ragionò sull’idea di chiamare Fae, Mal, o magari Brooke, ma anche loro dovevano essere impegnate e non voleva disturbare soltanto per farsi portare al pronto soccorso. Chiamare Ivar o Jude sarebbe stato altrettanto esagerato. No, meglio aspettare che Jack si decidesse a risponderle. - Non capisco dove sia sparito, ma si farà vivo, non preoccuparti. - disse, dopo un po’ cercando di convincere Adam a lasciarla scendere. - Aspetterò qui per un po’, non ci vorrà molto, stai tranquillo. Tornerò a casa sana e salva. - continuò, con un sorriso radioso, cercando di essere convincente.
    Poi, il rumore di un fragoroso tuono li raggiunse in lontananza e una minuscola goccia di pioggia filtrò attraverso le fronde degli alberi, finendo dritta sulla punta del suo naso. - E’ uno scherzo, non è vero? - chiese, sollevando il capo in direzione del cielo. Non poteva iniziare a piovere proprio in quel momento, non poteva essere così sfortunata!
     
    .
  6.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Vice
    Posts
    5,941
    Reputation
    +4,099

    Status
    Offline
    Anche per Adam, nonostante vi fosse immerso ogni giorno, il bosco rappresentava un luogo in cui essere protetto ed accolto di cui mai si stancava. Ivar, Fae e Jude possedevano ognuno i loro personalissimi modi per sfuggire alla realtà ed elaborare il dolore o altre emozioni; per il guardiacaccia era stare nella natura. Non c'era posto migliore dove sfogarsi, guarire, perdersi. Delle volte, quando qualcosa di negativo risaliva in superficie dalle profondità dell'anima di Adam, la sua particolarità poteva diventare pericolosa e restare all'aperto non solo calmava l'inquietudine del ragazzo, ma limitava anche eventuali danni che la telepatia e la telecinesi potevano creare. Guardando indietro, la prima - e l'unica - seduta che il ragazzo avesse mai fatto dallo psicologo si era rivelata decisamente fuori dal suo range di sopportazione, ma l'aveva anche aiutato ad identificare come agire nei momenti di crisi. Quando Fae gli aveva dato il nome del Dottor Debenham, Adam non era certo che per una persona come lui parlare con uno sconosciuto fosse la soluzione giusta; gli serviva tempo per fidarsi ed aprirsi agli altri, eppure si disse che se peggio non poteva stare, sarebbe stato sensato provare anche qualcosa di nuovo, anche se si sarebbe trattato di un tentativo che lo avrebbe messo a disagio - forse, inaspettatamente, avrebbe funzionato. Un paio di settimane dopo, ecco che un silenzioso guardiacaccia si era presentato allo studio di un analitico psicologo, con le migliori intenzioni possibili. Non fu la seduta in sè a fornire ad Adam gli strumenti di cui aveva bisogno, anzi, per la maggior parte del tempo in cui quello specialista gli poneva domande non avrebbe voluto far altro se non scappare. Tuttavia, un'intuizione di Debenham fu azzeccata: portare il suo cliente nel bosco ed attendere lì che si fosse sfogato. Probabilmente, in quella mezz'ora Adam aveva sofferto più di quanto aveva fatto sino a quel momento, ma aveva potuto iniziare a liberarsi dal peso dell'abbandono di Engel solo in quel modo - solo in un luogo in cui sentiva di poter essere se stesso senza remore.
    In momenti molto più sereni di quello, Adam continuava a frequentare la foresta, giorno dopo giorno, facendo di essa un luogo da chiamare casa. Per questa ragione non ci pensò due volte, non appena ebbe l'occasione di fare una pausa su quel masso - considerata anche la giornatina impegnativa che si stava sviluppando appieno nonostante fosse ancora mattina. Ciò che lui non si aspettava però, era di incrociare proprio Sam. Era stato un incontro decisamente fortuito, specialmente quel mercoledì, che non era iniziato nel migliore dei modi. Nonostante il ragazzo non la conoscesse molto bene, le poche volte che si erano visti e le informazioni che Fae ed Ivar gli avevano fornito sul suo conto lo avevano incuriosito e dato una buona sensazione nei suoi confronti. -Oh… allora è stata la barretta di cioccolato che mi sono portata dietro ad attrarla? - Annuendo leggermente, Adam confermò il sospetto della ragazza, ripensando a quell'animaletto pestifero. Si, proprio così, anche se di solito esce dalla tana molto più tardi. Quella volpe è strana... Quella volpetta rossiccia aveva dato un po' di filo da torcere ad Adam di recente; differentemente dai suoi simili, tendeva a non uscire allo scoperto quando le ombre calavano, non ricoprendo le caratteristiche tipiche degli animali crepuscolari. Inoltre, la bestiolina non era timida nei confronti degli esseri umani come il resto delle volpi, ma si era dimostrata piuttosto intraprendente - ed impertinente. -Non preoccuparti, in fondo lei non mi ha fatto nulla di male, mi sono soltanto spaventata. - Posando le iridi castano-dorate leggermente sporcate dalla preoccupazione sui lineamenti delicati del volto della ragazza, il giovane annuì nuovamente. La prossima volta, se la dovessi incontrare quando non ci sono, muoviti molto lentamente e cerca di emettere dei rumori senza toccarla. Ci sono tanti trucchi per farle allontanare, ma loro di solito si spaventano molto facilmente con i suoni forti. Condividendo un po' delle sue conoscenze con Sam, Adam le offrì qualche informazione su come comportarsi con la volpetta nel caso in cui si fosse ripresentata in futuro, ed iniziò a pensare che per rendersi più utile agli avventori del bosco avrebbe dovuto lasciare dei cartelli con delle scritte necessarie a dare delle indicazioni su come comportarsi con gli animali. Difatti, una delle mansioni di un guardiacaccia consisteva nel sensibilizzare i cittadini alla vita della fauna boschiva, eppure Adam sicuramente non era il tipo di persona adatta a fornire lezioni o workshop a gruppi di Besaidiani - sarebbe già sprofondato direttamente nel terreno - dunque avrebbe optato per delle soluzioni alternative. Probabilmente, quello era l'unico dei suoi compiti che preferiva svolgere indirettamente (nonchè l'unico in cui avrebbe dovuto avere a che fare con delle persone), e tutto ciò forniva un’ulteriore dimostrazione della sua indole schiva.
    Dopo aver scampato ogni equivoco rivelandosi a vicenda i loro nomi, Sam si premurò di non lasciar trapelare il reale dolore che la affliggeva alla caviglia, scuotendo appena il capo. -No no non preoccuparti, davvero. - Nonostante le sue parole, Adam sembrava non esserne convinto, e per questo decise di sorreggere un po' meglio le membra della ragazza, portandole un braccio attorno ai fianchi. In situazioni di bisogno, il giovane spesso agiva d'istinto e con pragmatismo, nonostante l'ultima cosa che volesse fosse mettere a disagio chi gli stava intorno. Non riflettè lì per lì sul fatto che avvicinarsi così a lei avrebbe potuto farla sentire un po' in imbarazzo, ma aveva ben chiaro che lei avesse bisogno di un aiuto, così gliel'offrì direttamente. Per via della sua indole, Adam non sempre si dimostrava un uomo estremamente affettato, eppure proprio per questo si sentiva spesso insicuro, specialmente con le ragazze; sapeva dimostrare la sua sensibilità ed il suo animo buono in modi più semplici o un po' più scabri di altri, e non era certo che questo giocasse a suo favore. Dal canto suo, Sam manifestato una forte generosità, poichè stava cercando il più possibile di non arrecare disturbo, tanto da minimizzare - forse un po' troppo - il dolore che quella storta le aveva provocato. Adam, tuttavia, di storte e distorsioni ne aveva già viste parecchie sui visitatori nel bosco, e aveva capito che qualcosa non quadrava. Nonostante ciò, la ragazza sembrava serbare in sè una vitalità ed una positività luminose, che stavano man mano irradiando anche il giovane. -Vero? Non sono certo cose che si vedono tutti i giorni. - Lasciandosi scappare un'altra piccola risata, Adam posò nuovamente gli occhi sull'espressione di Sam, ora scherzosamente superba. Decisamente no. Commentò lui, soffermandosi qualche attimo sui lineamenti del volto di lei, per poi spostare le iridi verso la figura di Thunder, che stava passeggiando indisturbato vicino a loro. Anche l'attenzione della ragazza si spostò sul cagnolone bianco, che venne attirato dalla mano protesa di lei. -E’ un bel nome. Trovo che gli stia molto bene. - Ringraziandola con un cenno della testa, lo sguardo espressivo di Adam si tinse di un'anticchia di orgoglio, nel sentire dei complimenti nei confronti del suo adorato maremmano, per poi aiutare Sam nel farlo avvicinare a loro. Generalmente, quel grande cane pastore non dava immediatamente confidenza agli umani, anzi, era solito accertarsi che non fosse una minaccia per sè e per il padrone; tuttavia, le coccole della ragazza lo avevano intenerito, tant'è che non si mosse, adottando un comportamento rilassato - un po' come se avesse già familiarità con Sam. -Lo hai da tanto tempo? - Scuotendo appena il capo, Adam affondò con calma una mano nel pelo bianco del cane, lasciandogli una carezza dalla testa al garrese. In realtà no, ce l'ho da quattro mesi, anche se lo conosco più o meno da quando era cucciolo. Solo da poco ho deciso di prenderlo con me dal canile, e credo di aver fatto proprio la scelta giusta. Commentò infine il guardiacaccia, mansueto e sincero, separandosi così dal cagnone per rialzarsi quando vide che Sam stava facendo altrettanto.
    Nei momenti successivi, il fastidio alla caviglia della ragazza divenne più lampante, costringendola ad ammettere di non riuscire a camminare. Fu allora, che Adam si offrì di accompagnarla sino al sentiero, dove per chiunque sarebbe stato più semplice raggiungerla senza grossi problemi. In fin dei conti, uno strascico di senso di colpa era rimasto nel cuore del guardiacaccia, che non aveva potuto fare a meno di pensare che se non si fosse preso quella pausa durante l'orario di lavoro, forse Sam sarebbe stata senza un graffio in quel momento. Alla fine, proteggere le persone nel bosco era suo dovere. Tuttavia, qualche secondo dopo, i grandi occhi chiari della ragazza lo inchiodarono con luminosa determinazione. Adam, tu non sei invincibile. - Quelle poche e semplici parole colpirono Adam molto di più di quanto Sam credesse. Non gli dispiacque che lei fosse stata così diretta, anzi, gli fece capire qualcosa che lui da un po' di tempo cercava di ignorare, e cioè che era vero: lui lo sapeva, di non essere invincibile. Tutti gli eventi che l'avevano segnato negli ultimi tempi non erano stati che moniti particolarmente graffianti di questa verità. Nessuno è indistruttibile, e proprio perchè Adam ne era consapevole, tendeva ad impegnarsi ancor di più in tutto ciò che faceva - che fosse guarire da delle ferite al proprio lavoro. A meno che questo non sia il tuo super potere, in quel caso mi scuso per averne dubitato. - Continuò Sam, con un velo d’ironia nella voce e nell'espressione. - Ma se non è questa particolarità che Besaid ti ha dato allora sei un essere umano, come tutti gli altri, e in quanto tale anche tu hai bisogno di una pausa. Ok? - Purtroppo no. Pensò lui, desiderando ardentemente per qualche attimo che la città in cui era nato e che l'aveva richiamato a sè gli avesse dato una particolarità molto meno imprevedibile e pericolosa. Annuendo lentamente, mentre sosteneva lo sguardo di Sam con il proprio, Adam prese un respiro, con calma. Hai ragione, è vero. Rispose infine lui, constatando proprio il fatto che la ragazza fosse nel giusto. D'altro canto, si sorprese anche un po', positivamente, del fatto che lei si stesse preoccupando per lui, dimostrando una grande gentilezza d'animo. -Quindi non sentirti in colpa per questo. Sono stata io a inciampare su quella radice e tu non potevi fare nulla per impedirlo. - Avvertendo ancora il peso gradevole dello sguardo di Sam su di sè, a quelle parole Adam lanciò uno sguardo alla caviglia della ragazza, soffermandosi qualche attimo su di essa per accertarsi delle sue condizioni. - Sto bene. Sono soltanto un pochino infortunata, ma più nell’orgoglio che nel fisico sai? - Ironizzò lei, attirando nuovamente l'attenzione del giovane, che la guardò in volto ed accennò un sorriso. Allora, anche se non ho potuto fare molto prima, posso aiutarti adesso, guerriera della foresta. Scherzò anche lui, stando al gioco, senza però mancare nel ricambiare la disponibilità che Sam gli aveva riservato, e poi, non se la sarebbe mai sentita di lasciarla da sola nel bosco con una caviglia fuori uso.
    Dunque, dopo aver confermato che Sam non sarebbe riuscita a camminare se non dopo un po' di riposo, Adam agì tempestivamente, prendendo la ragazza in braccio. Da bravo osservatore qual era, non gli sfuggì qualche momento dopo che le guance di lei si erano arrossate un po', per l'imbarazzo. Se qualche istante prima Adam era stato un po' più gagliardo, notare quel segnale fisico sul corpo di Sam attirò anche la sua attenzione sulla vicinanza tra di loro, che lo portò in uno stato di imbarazzo ed impaccio tipici di lui. Nonostante questo, gli occhi castani del guardiacaccia si soffermarono qualche momento in più su Sam, come se lui non avesse mai visto una ragazza arrossire prima d'allora. - Eh? Cosa? - Domandò allora lei, con la voce leggermente più sommessa, sbattendo le palpebre un paio di volte e rivelando ancora una volta gli anelli azzurri delle sue iridi. Incapace di rispondere in quei pochi secondi, Adam si limitò a schiudere appena le labbra senza però emettere alcun suono – dandosi mentalmente dell'idiota. - E’ decisamente troppo alto quassù, non sono abituata a vedere il mondo così dall’alto. - Sussurrò lei, mentre le sue dita affusolate e sottili gli sfiorarono appena i capelli mentre si aggrappavano al collo del ragazzo per sorreggersi. - A parte questo, sì, direi che sto piuttosto comoda. - Nel momento in cui la spalla più esile di Sam si appoggiò al petto di Adam, lui venne ridestato dal piccolo gradevole torpore che l'aveva avvolto; al che lui annuì, schiarendosi impercettibilmente la voce. - Anche se non era necessario, potevo rubarti un sacco di altro tempo mentre mi aiutavi a trascinarmi sulle mie stesse gambe. Effettivamente per me è molto più comodo, ma non credo sia altrettanto per te. Credo di essere pesante, non volevo davvero disturbarti così tanto. - La voce della ragazza accarezzò l'udito del guardiacaccia mentre parlava, ed era forse netta la differenza tra i due; mentre l’uno tendeva a chiudersi nel silenzio in momenti d’imbarazzo, l'altra era un po' più espansiva. Cercando di non dimostrarsi molto più goffo di quanto già non fosse, Adam cercò di riprendere le fila del discorso il prima possibile, mentre teneva lo sguardo sul volto di Sam. Se avessi camminato ti avrebbe fatto male... E, non preoccuparti, sei una piuma. Bofonchiò allora lui, in risposta alle frasi della ragazza, per poi iniziare a camminare, chiedendo a Thunder di affiancarsi a loro per non restare indietro.
    La strada non era particolarmente lunga, e di tanto in tanto, Adam lanciava uno sguardo a Sam per accertarsi che stesse bene. - Ti ringrazio. Sei stato davvero sin troppo gentile. - Commentò lei, allentando la presa sulla nuca del ragazzo per agguantare il cellulare. Scuotendo il capo tranquillamente come a dirle di non preoccuparsi, ancora colto da un residuo di timidezza latente, Adam non lasciò ancora la presa su Sam, pronto a farlo non appena lei avesse chiuso la telefonata per non farla stare in piedi più del dovuto. - Ok, dovrebbe volerci un momento! - Guardando il cielo, il boscaiolo notò che si era annuvolato; grandi nubi si erano ammassate su di loro, e non sembravano promettere nulla di buono. Fai con comodo. Replicò, mentre riportava lo sguardo sulla ragazza, per poi attendere mansueto. Man mano che il telefono della persona che Sam aveva chiamato per farsi riprendere squillava a vuoto, l'espressione della giovane diventava sempre più frustrata, fino a che lei non sbuffò sonoramente. Aggrottando leggermente le sopracciglia, il guardiacaccia sembrò leggermente confuso, nonostante avesse immaginato cosa stesse accadendo. - Oh, maledizione! Quando ti serve non risponde mai! - Protestò Sam, riferendosi alla persona che aveva contattato, sembrando impensierita. - Non capisco dove sia sparito, ma si farà vivo, non preoccuparti. - Ora riferendosi ad Adam, la ragazza gli spiegò bene o male la sua situazione, cercando nuovamente di non disturbarlo. - Aspetterò qui per un po’, non ci vorrà molto, stai tranquillo. Tornerò a casa sana e salva. - Nonostante il sorriso più speranzoso che convinto sulle labbra di Sam, il giovane inclinò appena il volto. Ora ti faccio scendere e magari puoi riprovare un'altra volta a chiamare questo ragazzo, e se non si fa vivo prendo la macchina. Ho la sensazione che inizierà- Senza neanche avere il tempo di finire la frase, una pesante goccia di pioggia lo colpì dritto in testa, costringendolo a guardare in alto. Qualche secondo dopo, un tuono percosse gli uditi di entrambi, annunciando un bel temporale in arrivo, mentre un'altra gocciolina si infranse contro la punta del naso di Sam. - E’ uno scherzo, non è vero? - Chiese lei, sorpresa e un po' frustrata, mentre Adam sollevò il petto in un sospiro. Non possiamo restare qui... Constatò, ben consapevole della pericolosità di stare in mezzo agli alberi mentre un temporale nutriva il bosco con la sua acqua. Goccia dopo goccia, la pioggia iniziò presto a cadere tra le foglie, raggiungendo i corpi di entrambi. Sam, penso che sia meglio avvisare questa persona di venirti a prendere a casa mia. E' il posto al chiuso più vicino dove ripararsi… se per te va bene è meglio andare. Ogni parola uscì dalle labbra di Adam un po' esitante, poichè l'ultima cosa che voleva era sembrare il peggiore dei marpioni agli occhi della ragazza, che invece si era dimostrata molto gentile ed accogliente. Tuttavia, ogni secondo che passava, il cielo si faceva più nero e i tuoni continuavano ad imperversare con il loro suono fragoroso. Non appena Sam ebbe risposto, il ragazzo iniziò a dirigersi verso casa propria, e strinse istintivamente un po' di più a sè il corpo della donna, per schermarla quanto possibile dall'acquazzone, che diventò sempre più fitto. Thunder, al contrario, sembrava decisamente poco disturbato dal temporale, camminando tranquillamente al fianco del padrone, capendo subito che l'itinerario era cambiato. Nel mezzo del tragitto però, la pioggia si fece così fitta da rendere impossibile proseguire. Ormai fradicio, Adam si fermò, guardandosi intorno e identificando immediatamente in che punto del bosco si trovassero. Sospirando seccato, il ragazzo si rese conto che non sarebbero mai arrivati a casa con quel tempaccio, e quindi venne illuminato da un'idea. Thunder, qui! Senza perder tempo, mentre avvertiva la sensazione fastidiosa della stoffa bagnata attaccarsi al corpo, il guardiacaccia svoltò a passo sicuro verso destra, imboccando un sentiero molto più sottile di quello principale, inoltrandosi un po' di più nella foresta, per poi sbucare in una radura più brulla, che però custodiva una piccola ma ben incavata grotta, che sarebbe stata utile per ripararsi il tempo necessario affinchè spiovesse. Una volta all'interno della roccia, e posando il più delicatamente possibile il corpo di Sam sul terreno, Adam - seguito da Thunder, che si sistemò seduto - si fermò a constatare lo stato di entrambi: zuppi, ma al sicuro.
     
    .
  7.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Cittadini
    Posts
    16,567
    Reputation
    +2,797
    Location
    ..un luogo al di là del tempo e dello spazio..

    Status
    Anonymes!
    tumblr_inline_mll6mrBisy1qz4rgp
    Non era la prima volta che faceva degli insoliti incontri nel bosco, anche se quella era la prima in cui aveva avuto la necessità dell’intervento di qualcuno per venirne a capo. Era sempre riuscita a cavarsela da sola, mantenendo la calma e trovando una maniera lucida di agire, oppure semplicemente fuggendo a gambe levate fino a non avere più fiato, mettendo quanti più metri possibili tra lei e gli animali o gli strani personaggi della foresta. Quella volta, tuttavia, il suo solito sangue freddo era venuto a mancare e si era ritrovata quindi con la mente completamente annebbiata, del tutto incapace di agire. Era la prima volta che si sentiva in quel modo, la prima volta che sentiva di non avere la situazione sotto controllo. Era stato strano per una come lei, che di solito pensava sempre un po’ troppo prima di agire, per vita di quella sua vena un po’ troppo razionale che soltanto con gli amici di sempre riusciva a mettere da parte per qualche momento, per buttarsi a capofitto in qualche nuova e stupefacente avventura. Pensandoci bene, però, anche quella si sarebbe sicuramente trasformata in una divertente avventura da raccontare a qualcuno, forse Fae considerando che era stato un suo amico a salvarla. Di sicuro la sua colorata amica avrebbe riso a crepapelle del suo cercare di conversare con una volpe e convincerla a fare dietro front e lasciarla in pace. Anche lei, ripensandoci, si era resa conto di non aver mai fatto una cosa sciocca come quella in vita sua prima di quel momento, cercando di prenderla sul ridere e di scherzarci un po’ su anche con il guardiacaccia, per allentare un po’ della tensione che aveva accumulato. Ascoltò tuttavia con molto interesse tutti i consigli del ragazzo, cercando di registrarli con attenzione nella sua memoria, per evitare di farsi cogliere del tutto impreparata in caso qualcosa di simile fosse capitato di nuovo. -Movimenti lenti, molto rumore, non toccarla per nessun motivo. - ripetè lei, quasi come un mantra, come per assicurargli di averlo ascoltato attentamente e di aver capito ogni cosa. -Ricevuto! Lo terrò senz’altro a mente! - mormorò quindi, anche a se stessa, annuendo appena. Non sapeva che le volti avessero problemi con i rumori forti, per tutto quel tempo era stata abbastanza convinta che nulla fosse in grado di spaventarle e invece si era sbagliata.
    Adam sembrava sapere davvero molte cose sul bosco e sugli animali che lo popolavano e lei non poteva sapere se fosse soltanto per via del suo lavoro o se la sua fosse in tutto e per tutto una passione. Di sicuro quello sembrava essere un lavoro adatto a lui. -Sembri sapere tantissime cose sugli animali… - disse quindi, ad un tratto, guardandolo con un’espressione un po’ incuriosita. -Hai mai pensato di organizzare delle escursioni guidate per dare qualche nozione a noi comuni mortali? O magari ai bambini, ai piccoli gruppi di scout. - chiese, anche se, a giudicare dal suo temperamento un po’ introverso era abbastanza convinta che la sua sarebbe stata una risposta negativa. Dopotutto lei non aveva mai sentito parlare di niente del genere, altrimenti si sarebbe sicuramente infilata in una di quelle escursioni. Per quanto fosse un’assidua frequentatrice di quel bosco sapeva bene che c’erano tantissime cose del luogo che non conosceva affatto e che avrebbe fatto meglio a imparare se voleva sentirsi più al sicuro.
    Fu subito incuriosita dal bel rapporto che legava Adam e Thunder, il suo maremmano bianco come la neve, tanto che rimase abbastanza colpita quando le rivelò di averlo con sé soltanto da pochi mesi, quattro per l’esattezza. Certo, il fatto che lo conoscesse da tempo, sin da quando era soltanto un cucciolo accolto in un canile, poteva aver aiutato, ma l’intesa che li legava faceva quasi pensare che avessero trascorso tutta la vita insieme. -Soltanto quattro mesi? Dici davvero? - chiese quindi, giusto per assicurarsi di aver capito bene, mentre spostava lo sguardo dall’uno all’altro, senza mai smettere di sorridere. -Beh, allora sembra che tu sia davvero eccezionale con gli animali, sembra che sia sempre stato con te. - aggiunse quindi, terminando di rivelare quelli che erano stati i suoi pensieri sin dal primo momento. Avevano dei caratteri e degli atteggiamenti così simili, a modo loro, che sembrava quasi si fossero plasmati vicendevolmente nel corso del tempo. Invece, a quanto pare, era stata soltanto una questione di fortuna, due animi simili che si erano incontrati per un caso fortuito del destino. -Come mai ci hai pensato così tanto? - chiese quindi, sperando di non essere troppo invadente con tutte quelle domande sull’animale, per poi continuare il suo discorso. -Io ho sempre desiderato di averne uno, ma quando ero piccola i miei genitori dicevano che avrei finito con il farlo accudire soltanto a loro. - mormorò, ridacchiando un po’ al ricordo di quei momenti. In effetti avrebbero avuto senz’altro ragione. Avere un’animale era comunque una cosa impegnativa che andava presa con una certa serietà. -Poi con i continui spostamenti verso l’università è stato impossibile pensare di farlo. Magari quando finirò gli studi e troverò un posto stabile dove stare potrò finalmente prenderne uno con me. - terminò, mentre faceva qualche altra leggera carezza all’animale, prima di lasciarlo andare per la sua strada. Sebbene le coccole sembrassero non dispiacergli dava comunque l’idea di essere un animale molto fiero e solitario, che preferiva non avere troppe persone intorno. Le sarebbe davvero piaciuto poter avere un animale tutto per sé un giorno e con molta probabilità avrebbe optato per un cane, anche se non sapeva ancora di quale razza. Conoscendola si sarebbe sicuramente lasciata guidare dal suo istinto e avrebbe finito con il portarsi a casa l’animale che più sembrava dirle qualcosa.
    Nonostante i suoi tentativi di fingere che tutto andasse bene una fitta più dolorosa delle altre la costrinse ad ammettere che un po’ di aiuto per camminare le avrebbe sicuramente fatto comodo, ma non era comunque disposta ad accettare che lui si prendesse la colpa per qualcosa che non aveva fatto. Fu per questo motivo che, senza neanche stare a pensarci, sfoderò la determinazione tipica delle occasioni in cui credeva fermamente qualcosa e non permetteva a nessuno di dire il contrario. Sebbene potesse sembrare una ragazzina docile e gentile, di quelle sempre pronte ad accettare anche delle pessime risposte con un sorriso, in realtà nascondeva nel profondo un temperamento ben più acceso, che riusciva a sfoderare ogni qual volta i suoi amici avevano un problema e quando credeva così tanto in qualcosa da non riuscire proprio a zittirsi, come in quell’occasione. Adam avrebbe potuto tranquillamente prenderla per una pazza dato che, di punto in bianco, come se una tempesta improvvisa si fosse impossessata di lei, iniziò a rivolgersi a lui come se lo conoscesse da sempre e sapesse ogni cosa sul suo conto. Non era così, ovviamente, ma non era mai stata una persona in grado di accettare passivamente le ingiustizie, di qualunque forma o tipo queste fossero. E il fatto che lui si sentisse in colpa per il suo piccolo infortunio e che ritenesse sbagliato concedersi una piccola paura era senza dubbio un’ingiustizia su cui lei non voleva e non poteva lasciar correre. Cercò quindi di spiegargli che, dal suo punto di vista, lui non aveva fatto davvero nulla di sbagliato e che aveva tutto il diritto di prendersi una pausa. Tutti quanti lo facevano, in tutti i lavori, il suo non doveva quindi essere diverso. Soltanto dopo aver finito di parlare si rese conto di essere stata forse un po’ troppo impulsiva, un po’ troppo dura con qualcuno che, fino a quel momento, aveva soltanto cercato di aiutarla, ma anche lei aveva cercato di fare lo stesso con lui. Non voleva che credesse di essere responsabile di ogni più piccolo incidente accadesse nei boschi. Quel posto era così vasto che gli sarebbe senz’altro servito il dono dell’ubiquità per poter controllare ogni singolo anfratto e ogni cosa in ogni momento, per evitare che qualcosa potesse accadere e, anche se lo avesse fatto, sarebbe stato soltanto uno stress eccessivo, che non gli avrebbe portato nulla di buono. Era bello che lui prendesse il suo lavoro seriamente, che ci credesse davvero, ma era meglio che non esagerasse. Alla fine del discorso comunque lui sembrò d’accordo con lei, accettando il fatto che non era il supereroe della foresta, per quanto si sforzasse per raggiungere quella scomoda posizione. Rise, di gusto, nel sentirsi definire una guerriera della foresta. -Questa non l’avevo ancora sentita. Mi piace! - sentenziò quindi, con un sorriso allegro e frizzante sul volto, prima di permettere al ragazzo di darle una mano.
    Tutta la sua furia comunque si spense nel momento in cui il ragazzo la prese tra le sue braccia, sostituita da una sensazione di vago disagio e di imbarazzo che la portò ad ammutolirsi velocemente. Sebbene non avesse mai avuto particolari problemi con il contatto fisico, anzi, di solito era lei ad abbracciare tutti i suoi amici senza neanche chiedere il permesso, c’erano comunque alcune cose che riuscivano a metterla un po’ a disagio. Quel silenzio comunque non durò a lungo dato che, proprio per via dell’imbarazzo, iniziò presto a parlare a vanvera, senza più sapere neanche lei esattamente che cosa stesse dicendo. Quando si agitava tendeva a cercare di riempire il silenzio con qualunque cosa le capitasse per la testa. Avrebbe dovuto imparare a stare zitta, lo sapeva, a godersi almeno un minimo di tranquillità, ma non era sempre così semplice per lei. Si morse appena l’interno della guancia, cercando di concentrarsi su qualcosa di diverso e di tranquillizzarsi, almeno un po’, mentre lui la rassicurava sul fatto di non essere poi così pesante come pensava. Sorrise appena al sentirlo così preoccupato all’idea che, continuando a camminare, si sarebbe sicuramente fatta male. Era davvero dolce a preoccuparsi così tanto per lei, anche se la conosceva appena, anche se avrebbe tranquillamente potuto lasciarla lì, come lei gli aveva proposto, e continuare il suo giro di perlustrazione del bosco. Anche lui sembrava leggermente più a disagio ora, come se il repentino cambio d’umore di lei avesse potuto influire anche sul suo stato d’animo. Aveva agito d’impulso, sollevandola da terra, per poi fare un leggero passo indietro quando aveva notato che lei l’aveva trovata una cosa un po’ strana, sicuramente inaspettata. Probabilmente pensava di aver sbagliato qualcosa, di aver esagerato. In fondo in parte i due ragazzi erano simili: entrambi preoccupati di commettere un errore, di non prestare troppa attenzione. Entrambi sempre molto più preoccupati di pensare agli altri che a se stessi.
    Era convinta di aver pensato con attenzione ad ogni dettaglio, di avere la situazione del tutto sotto controllo, ma quando Jack non rispose alle sue telefonate, né al messaggio minatorio che gli scrisse poco dopo, per convincerlo a richiamarla, si rese conto che, in quell’occasione, aveva fatto i conti senza l’oste. Una volta tornata con i piedi per terra continuò a tentare di raggiungere il cugino, inutilmente. -E’ mio cugino… Jack… vivo da lui da qualche mese. - ci tenne a precisare, quando Adam le disse che avrebbe potuto continuare a chiamare questo ragazzo. Era sciocco da parte sua spiegargli chi stesse cercando di raggiungere, come se per Adam potesse cambiare qualcosa, eppure lei lo aveva ritenuto necessario. C’era una parte di lei che, con una certa ostilità, cercava di dimostrare a se stessa di non aver più bisogno di alcun ragazzo, di non voler cadere mai più in una rete appiccicosa e terrificante come quella. L’amore l’aveva sempre affascinata, aveva sempre creduto che fosse quello il vero motore del mondo, ma l’incanto si era spezzato e le sue convinzioni, un tempo così solide, erano crollate come un semplice castello di carte.
    Vista la sua evidente incapacità di dialogare con Jack, comunque, Adam si offrì di riaccompagnarla in macchina, prima che alcune gocce di pioggia iniziassero a cadere attorno a loro, colpendoli appena. Sollevando il capo si rese conto che il clima attorno a loro era radicalmente cambiato e che la giornata serena di quella mattina aveva lasciato il posto a delle nubi nere come la pece che minacciavano di far esplodere un temporale che non si sarebbe certamente placato in fretta. Adam aveva ragione. Non potevano certamente restare lì, dovevano trovare un posto dove ripararsi. Stare in mezzo agli alberi, durante un temporale, non era certamente la scelta più opportuna, non se volevano evitare di essere beccati in pieno da un fulmine. Annuì quindi appena, con fare un po’ distratto, quando lui le suggerì di dare l’indirizzo di casa sua a chiunque dovesse venirla a prendere. -Si, certo. - disse quindi, soltanto, con aria confusa, un po’ turbata da tutti quei repentini cambiamenti che non le avevano ancora permesso di adattarsi del tutto. Avrebbe dovuto chiedergli l’indirizzo, dato che non aveva idea di dove abitasse, ma in quel momento le interessava soltanto trovare un posto sicuro. Con un po’ di lucidità in più probabilmente lo avrebbe guardato con un’aria vagamente circospetta di fronte a quella proposta, ma nello stato in cui si trovava qualunque posto chiuso e al sicuro le sarebbe andato bene. Scrisse un messaggio veloce, senza neanche far caso alle parole che aveva digitato, prima che Adam la prendesse di nuovo tra le sue braccia per poi iniziare a camminare ben più velocemente di prima. La pioggia attorno a loro si faceva sempre più fitta e lei si strinse con un po’ più forza alle spalle di lui. La temperatura era scesa notevolmente e l’acqua che continuava ad inzuppar ei loro vestiti non aiutava certo a trattenere un po’ di calore. Rimase in silenzio, cercando di evitare di distrarlo e di farlo perdere l’orientamento, limitandosi a fidarsi semplicemente di lui. Si era ripromessa di non farlo, di comportarsi in maniera un po’ più distaccate nei confronti degli “sconosciuti”, di non permettere loro di abbattere le sue barriere troppo presto, ma nel caso del ragazzo non c’era riuscita. Le era venuto quasi istintivo fidarsi di lui, per via del suo atteggiamento gentile, di quel sorriso tirato che le aveva fatto comprendere quanto timido e introverso potesse essere e quanto prezioso quindi fosse il suo aiuto. Per una persona solitaria mettersi in gioco e cercare di tranquillizzare una persona spaventata non doveva essere affatto semplice. Lo sapeva, lo aveva visto tante volte su altre persone. Eppure, nonostante tutto, lui era rimasto lì, con lei, anche se lei più volte aveva cercato di offrirgli svariate vie d’uscite. Sarebbe stato molto più semplice lasciar perdere, fingere di credere che avrebbe potuto davvero trovare una soluzione da sola, ma non lo aveva fatto.
    Raggiungere la sua abitazione, tuttavia, non fu così semplice, soprattutto quanto la pioggia continuò ad aumentare, sino a divenire quasi un muro invalicabile. Era come se una cascata si stesse riversando sulle loro teste e le dispiaceva non poter essere d’aiuto, in qualche modo, in quella loro bizzarra fuga contro il tempo. A malapena, in mezzo all’umidità che li aveva avvolti, riuscì a scorgere la radura verso cui si erano diretti, almeno fino a che non imboccarono l’ingresso di una piccola grotta, in grado di offrirgli un riparo provvisorio. Tirò un leggero sospiro di sollievo quando le gocce di pioggia smisero di abbattersi con forza sulla sua testa. Una volta raggiunto il terreno, dopo essersi presa qualche momento per respirare con un po’ più di tranquillità e ascoltare il rumore della pioggia che ora sembrava un po’ più distante, si voltò in direzione di Adam, per controllare che stesse bene. Aveva praticamente corso per tutto il tempo e immaginava quindi che dovesse essere stanco. -Un bizzarro posto dove vivere. - mormorò, prima di scoppiare a ridere, sporgendosi appena in avanti con il busto per la foga della risata, mentre sul suo viso continuavano a scorrere gocce di pioggia che sfuggivano ai suoi capelli, ormai praticamente zuppi. Sapeva perfettamente che quella non era la sua casa, ma non era riuscita a trattenere quella sciocca battuta. -Mi dispiace... credo che incontrarmi non ti abbia portato molta fortuna… - aggiunse, con un sorriso un po’ triste sul volto, mentre cercava di accomodarsi un po’ meglio, continuando a mantenere lo sguardo su di lui. -Come ti senti? E’ stata una bella corsa. - disse ancora, facendo forza con i palmi sul terreno per sollevarsi appena, così da poterlo osservare meglio. Sembrava stare bene, nonostante tutto, quindi cercò di tranquillizzarsi di nuovo, per poi muovere la mano di qualche centimetro e batterla appena sul terreno. -Vieni, fa freddo. Stando vicini dovremmo riuscire a scaldarci un po’. - consigliò, cercando di evitare che lui se ne stesse da solo per tutto il tempo. -Capitano spesso questi acquazzoni? - chiese quindi, guardando appena al di là del rifugio sicuro che quella grotta stava loro offrendo. Lei aveva quasi dimenticato il clima di Besaid con tutti i suoi spostamenti e non poteva quindi più ritenersi una grande esperta. Sorrise di nuovo, prima di iniziare a scavare all’interno della piccola borsa che aveva portato con sé, alla ricerca delle barrette di cioccolato che aveva citato prima. -Oh, eccole! Credo che si siano un po’ schiacciate, ma dovrebbero ancora essere buone. Posso offrirtene una? - chiese, portandola davanti al suo volto, così che potesse osservarla meglio e capire che non gli stava offrendo nulla di strano o pericoloso. Sam era sempre stata una persona in grado di mangiare qualunque cosa a qualunque orario della giornata, quindi per lei era impossibile uscire di casa senza portare con sé delle provviste e in caso di pioggia ovviamente la voglia di mangiare non faceva che aumentare. -Temo che avremo un po’ di tempo da passare qui dentro, almeno fino a che il temporale non si placa un po’, quindi meglio trovare un modo di passare il tempo. - aggiunse, cercando di suggerire che mangiare poteva essere davvero un ottimo passatempo. Sperava tanto che lui non fosse uno di quei tizi sempre super attenti alla linea che mangiava soltanto prodotti super salutari e schifava tutto il resto. -E poi, dato che sino a questo momento sono stata io a tempestarti di domande, direi che è arrivato il tuo torno di chiedere qualcosa, se ti va. - continuò, con un sorriso tranquillo sul volto, mentre iniziava a scartare la sua barretta al cioccolato. -Giuro solennemente di rispondere a tutte le tue domande, o quasi. - terminò, ridacchiando appena, continuando a guardando con il sorriso sulle labbra, cercando di convincerlo a tirare fuori una prima domanda. Non voleva certo passare per una stalker che riempiva la gente di domande senza essere pronta a rivelare nulla sul suo conto.
     
    .
  8.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Vice
    Posts
    5,941
    Reputation
    +4,099

    Status
    Offline
    6cb2f9e1daa575641cd0c58136682505
    Proprio come Sam, Adam era uno spirito libero ed indipendente, ed ogni qualvolta un problema si presentava sul suo cammino, lui sempre cercava di risolverlo da solo, prima di rivolgersi ad altri per farsi aiutare; la sua indole solitaria gli imponeva di pensare a se stesso e di venire a capo di ogni situazione difficile per conto proprio. Tuttavia, era arrivato un momento nella sua vita in cui aveva capito di non potercela fare da solo. Nonostante i momenti d’isolamento forzato in cui si era rinchiuso dopo la partenza di Engel, era stato inevitabile per lui sentire il bisogno di contattare Ivar e Fae, per non sprofondare nella trappola che si era creato per difendersi. Senza di loro, Adam non sarebbe riuscito a ritrovare se stesso. “Non c’è altro ritorno che io possa attendere se non il tuo. Quando vuoi, sai dove trovarmi”. Quelle poche parole di Ivar, pronunciate con calma mentre la sua mano di fratello si poggiava sulla spalla di Adam, sarebbero rimaste per sempre marchiate a fuoco dentro di lui. Ora, dopo otto mesi, il ragazzo poteva dire di essere tornato; per un po' si era perso, aveva vagato nel suo dolore, ma adesso che quel mare nero si era riassorbito, non restavano che le cicatrici da sanare. Engel, dal canto suo, aveva deciso di partire di punto in bianco, senza avvertire Adam; nonostante le sue ragioni per abbandonare Besaid fossero state legittime e gravi, aveva ritenuto un'opzione migliore non condividere le sue decisioni con il ragazzo, che a dispetto della sua telepatia non avrebbe potuto neanche lontanamente immaginare che la sua compagna lo avrebbe abbandonato e dimenticato. Per mesi, dopo quel distacco, Adam aveva sperato nel suo ritorno, come lei stessa aveva spiegato nei messaggi che gli aveva lasciato dopo essere sparita. Tornerò da te, Adam. Non dubitare di questo. Io devo tornare da te. Devo. Tuttavia, i sette mesi passarono e nonostante lei avesse promesso il suo ritorno, la rossa era rimasta in Grecia, lasciandosi Adam e Besaid alle spalle. Ancora una volta, la cittadina aveva colpito con la sua maledizione due persone fortemente legate: una era costretta a dimenticare, e l'altra a ricordare. Da quel momento, Adam era tornato alla vita che conduceva prima di incontrare la donna: solitaria, quieta, condita da un bel po' di pazzie con Fae, Ivar e Jude. Naturalmente, ora era un uomo cambiato; aveva la consapevolezza di avere un controllo maggiore sulla sua esistenza; ora che aveva esplorato anche delle emozioni particolarmente negative tra la Spiegelhaus ed il suo cuore spezzato, sapeva che allentare i freni, spezzarsi, perdersi e non sapere come gestirsi era parte della vita, e avendolo riconosciuto viveva molto meglio, libero dalle paure che l'avevano afflitto per molto tempo. Sapeva che qualche disgrazia come quella della casa degli specchi si sarebbe potuta ripetere sotto altre forme ed in altri momenti, ed il coraggio che sentiva nelle ossa per difendere chi amava sarebbe potuto venire meno; cionondimeno, il ragazzo sapeva che ogni volta che decideva di buttarsi, perdere il sangue freddo, e di perdere il controllo non sarebbe annegato nei suoi stessi sentimenti, non più. Essendo un uomo emotivo e legato agli istinti e alle passioni, Adam voleva ora imparare ad accoglierle e viverle, anche quelle più sgradevoli. Del resto, è anche nei momenti in cui ci si lascia andare che si impara di più su stessi e sugli altri - questa era la lezione che il guardiacaccia stava cercando di elaborare ultimamente.
    -Movimenti lenti, molto rumore, non toccarla per nessun motivo. - Annuendo silenzioso, Adam fece capire a Sam che sicuramente aveva assorbito ciò che le aveva detto. -Ricevuto! Lo terrò senz’altro a mente! - Con un leggero sorriso soddisfatto, il ragazzo si soffermò ad osservare i lineamenti della sua interlocutrice, che piano piano erano più distesi e sereni, e nel notarlo ne fu felice. -Sembri sapere tantissime cose sugli animali… - Istintivamente, a quello che sembrava essere un velato complimento, o almeno l'espressione di lieve ammirazione, Adam abbassò lo sguardo, puntandolo verso l'erba rigogliosa che ricopriva col suo manto l'intero bosco, mentre avvertiva le splendide iridi cerulee della ragazza fermarsi incuriosite su di lui. -Hai mai pensato di organizzare delle escursioni guidate per dare qualche nozione a noi comuni mortali? O magari ai bambini, ai piccoli gruppi di scout. - Sollevando un braccio per grattarsi distrattamente la nuca, il guardiacaccia riportò gli occhi castani sui lineamenti delicati di Sam, sollevando leggermente le spalle ampie. Tu dici? Ci ho pensato, e forse dovrei, ma non... Non penso di essere adatto. Però forse per delle escursioni, con piccoli gruppi si potrebbe fare. Rispose Adam, in un morbido borbottio della sua voce grave, riconsiderando l'idea di rendersi utile anche direttamente ai cittadini di Besaid, tramite dei corsi o visite come aveva suggerito Sam. Nonostante il bosco fosse tappezzato di suoi cartelli, il guardiacaccia pensava di dover anche accogliere il pensiero lanciatogli dalla ragazza; se solo per lui i contatti sociali non fossero così difficoltosi! La timidezza era sempre stata lo scoglio più grande da superare per Adam, ma forse, sapere che qualcuno era interessato ad assorbire un po' del suo sapere lo avrebbe spinto ad esporsi leggermente di più, e a fornire altri servizi per i Besaidiani e per i frequentatori assidui del bosco come Sam, il cui volto era familiare al guardiacaccia non solo per l'amicizia che la legava a Fae ed Ivar ma anche perchè lei spesso raggiungeva la forestaper passeggiare e concedersi un po’ di tempo in solitudine.
    Dopo poco tempo, l'attenzione di entrambi venne attirata da Thunder, che senza volerlo era diventato l'oggetto della conversazione tra i due. Il maremmano sembrava essere a suo agio con Sam, e Adam constatò con sorpresa il suo gradimento, poichè quel grande cane pacifico ed indipendente aveva spesso bisogno di tempo accertarsi che gli umani che conosceva da poco non costituissero una minaccia. Sorridendo appena, intenerito nel vedere la ragazza e Thunder andare molto d'accordo, il ragazzo rivolse lo sguardo verso di lei, che gli porse qualche domanda sul suo rapporto con il cane. -Soltanto quattro mesi? Dici davvero? - Annuendo mansueto, Adam confermò a Sam la durata dell'amicizia tra lui ed il grande maremmano. -Beh, allora sembra che tu sia davvero eccezionale con gli animali, sembra che sia sempre stato con te. - Nuovamente, come se la gravità fosse una forza completamente irresistibile anche per lo sguardo, Adam abbassò la testa per qualche secondo. Era da un po' che qualcuno non gli rivolgeva dei complimenti veri e propri, e lui non aveva mai saputo come reagire. Grazie. Bofonchiò addolcito, apprezzando molto le parole che Sam gli aveva rivolto e portando le iridi castano-dorate verso Thunder, che stava camminando poco lontano. -Come mai ci hai pensato così tanto? - Domandò lei, gentilmente, mantenendo quell'aria vispa e curiosa. Per qualche brevissimo istante, le iridi di Adam si tinsero di malinconia, sporcandosi di ricordi che involontariamente si ripresentarono nella sua mente. Io.. ho avuto un altro cane prima di Thunder. Però quando la mia ex è partita l'ha portato via con sè, quindi ho preferito aspettare prima di prendermi di nuovo cura di un esemplare. Senza volerlo, il ragazzo aveva nascosto tra le righe di quelle poche parole una serie di messaggi riguardanti il suo passato. Era sempre abbastanza strano per lui parlare di una "ex", di una figura ormai passata ad uno stato quasi immateriale; Adam sentiva tutto molto profondamente, ed anche il dolore del distacco da Engel lui l'aveva vissuto quasi fisicamente. Eppure, ora che era passato del tempo, parlare della persona che mesi prima lui sapeva di poter percepire, toccare e vivere come di qualcuno di effimero ed appartenente ai ricordi lo metteva stranamente a disagio. Sapeva che il suo legame con lei era ormai spezzato, ma esso aveva lasciato degli strascichi lievemente sgradevoli nel suo cuore. Inoltre, Adam non era sicuro se davvero stesse parlando di animali da compagnia oppure della sua condizione nei riguardi dei rapporti sentimentali in generale; differentemente da altre persone, il ragazzo necessitava di isolamento e di tempo prima di buttarsi a capofitto in qualcosa che necessitava impegno e cura. Ora che i segni del passaggio di brutte esperienze erano sbiaditi, Adam sentiva di poter iniziare con calma un nuovo capitolo della sua vita; prima, tuttavia, aveva dovuto elaborare le sue sofferenze, e smettere di rinchiuderle nella solitudine, in un processo su cui lavorava costantemente. -Io ho sempre desiderato di averne uno, ma quando ero piccola i miei genitori dicevano che avrei finito con il farlo accudire soltanto a loro. - Rivolgendo la sua attenzione a Sam, il ragazzo annuì appena alle sue parole; tuttavia, non potè immedesimarsi al cento per cento in quelle frasi poichè, purtroppo, lui non aveva alcuna memoria della sua infanzia a Besaid. -Poi con i continui spostamenti verso l’università è stato impossibile pensare di farlo. Magari quando finirò gli studi e troverò un posto stabile dove stare potrò finalmente prenderne uno con me. - Restando con lo sguardo su Sam, Adam concordò con la ragazza. Lo capisco. Quando sarà, se vuoi ti darò una mano. Le rispose poco dopo, offrendosi di aiutarla nel caso in cui lei avesse desiderato un animale; del resto, per via del suo lavoro, lui era spesso in contatto con veterinari e persone che lavoravano al gattile ed al canile, e non sarebbe stato difficile per lui procurare a Sam degli incontri, se lei avesse voluto approfittarne in futuro.
    La determinazione che Sam dimostrò qualche minuto dopo, sfoderando un tono ed uno sguardo fermo sembrò affiorare alla superficie in un leggero rimprovero che la ragazza stava riservando ad Adam, che però apprezzò il suo intervento; gli piacevano le persone schiette, quelle che esprimevano i loro sentimenti e le loro idee con sincerità - e lei si stava rivelando una di esse. Non gli dispiacque neanche un po' che lei non avesse utilizzato inutili formalismi, e si fosse rivolta a lui come se lo conoscesse da sempre; da un lato, lo trovò lusinghiero. Un po' come Sam, Adam sembrava avere una prospettiva sempre molto chiara nei confronti degli altri e tendeva ad intervenire in ogni situazione che riteneva ingiusta o pericolosa per le persone a cui teneva; non c'era momento in cui il ragazzo non fosse attento al prossimo, anche se nel suo modo silenzioso e genuino. Tuttavia, come la maggior parte delle persone, nonostante lui fosse un ottimo osservatore di altri individui, non era molto bravo ad indagare se stesso. Razionalmente, attribuirsi la colpa per ciò che era successo alla dolce ragazza dai capelli biondi sarebbe stato irragionevole, ma qualcosa nell'animo del guardiacaccia gli suggeriva che avrebbe dovuto essere più attento, più presente, o quantomeno, avvertire in modo più efficace e prima del tempo gli avventori su come gestire situazioni simili. Sam, tuttavia, riuscì ad inquadrare in maniera più equilibrata la situazione, offrendo ad Adam un parere spontaneo ed onesto. Per questa ragione, nonostante forse non avesse comunicato la sua gratitudine esplicitamente, il ragazzo sentì di voler rendersi il più utile possibile con Sam, in modo da garantirle almeno un sicuro ritorno a casa. La risata dolce e argentina della donna innescò il sorriso di Adam, che si sentì rincuorato nel sentire le sue parole, dopo averle risposto ed averla chiamata "guerriera della foresta"; gli pareva una descrizione accurata. Le fattezze minute e graziose di lei non facevano che sottolineare e far emergere quanto decisa e combattiva la sua indole fosse, e Adam non poteva che apprezzarla. -Questa non l’avevo ancora sentita. Mi piace! - Sorridendo di rimando, il ragazzo sottolineò il suo assenso con un cenno del capo. Allora da oggi sei Sam, la guerriera della foresta di Besaid. Dichiarò il guardiacaccia, imitando un tono leggermente più solenne, come se le stesse conferendo un vero titolo, e poi procedette nell'aiutarla poichè purtroppo, la sua caviglia non la stava più sorreggendo a dovere.
    Sollevandola tra le braccia, Adam avvertì chiaramente l'imbarazzo di Sam, e di rimando ne fu colpito abbastanza velocemente, preoccupato di aver fatto il passo più lungo della gamba. Tuttavia, dopo qualche minuto di assestamento, dovuto anche alle parole di lei, quell'atmosfera leggermente sospesa si spezzò, ed il ragazzo iniziò a camminare per portare Samantha in un posto dove fosse più facile raggiungerla. Non era nell'indole di Adam non curarsi delle persone, specialmente se in situazioni di difficoltà; nessuno avrebbe mai dovuto essere lasciato indietro. Inoltre, Fae ed Ivar avevano reso Sam una presenza familiare e senz'altro gradita al guardiacaccia, che anche solo per brevi momenti fugaci e per via delle parole dei suoi amici sapeva chi lei fosse, e a maggior ragione, rientrava nella sfera di protezione del ragazzo, che non avrebbe esitato nell'aiutarla in ogni situazione. Squillo dopo squillo, Sam stava cercando - non con molto successo - di reperire il ragazzo che sarebbe arrivato a prenderla, eppure lui non rispondeva alle sue chiamate. -E’ mio cugino… Jack… vivo da lui da qualche mese. - Sollevando appena entrambe le sopracciglia scure, Adam annuì leggermente. Capisco. Rispondendo sintetico ma comprensivo, in modo da non disturbare nessuna eventuale conversazione, Adam accolse la necessità della ragazza di spiegarsi; nel farlo, il guardiacaccia colse nel bisogno di Sam di specificare chi fosse questo giovane un messaggio di indipendenza. Tuttavia, tentativo dopo tentativo, Jack sembrava essere scomparso nel triangolo delle bermuda, dov'era impossibile contattarlo. Quindi, per via della pioggia imminente, Adam pensò di proporre tempestivamente di ripararsi a casa propria, e nuovamente, quella strana sensazione di timore di aver esagerato lo colpì. Nonostante la sua intenzione non fosse minimamente quella di intimidire Sam, Adam comprese che potesse essere un rischio, e volle far in modo di non mostrarsi una minaccia. -Si, certo. - Poco dopo che la ragazza ebbe accettato e mandato un messaggio, lui la riprese in braccio facilmente, iniziando a dirigersi verso casa, prima che la pioggia diventasse sempre più fitta. Nel tragitto però il temporale divenne impossibile da attraversare, e l'unica soluzione sensata sarebbe stata trovare un riparo improvvisato ma efficace. Allora, le conoscenze di Adam si rivelarono nuovamente utili, e si diresse con Sam stretta a sè verso una radura, in cui una piccola grotta avrebbe potuto offrire loro la protezione di cui avevano bisogno.
    Finalmente fuori dal raggio d'azione del temporale, Adam si occupò prima di Sam e di controllare la situazione; sembrava andare tutto bene - vestiti e capelli fradici a parte. Posando una mano ampia sulla parete di roccia all'interno della piccola grotta, il ragazzo dovette chinarsi leggermente per entrare, data la sua notevole altezza. Fu la voce di Sam, a farlo voltare poco dopo. -Un bizzarro posto dove vivere. - Sorridendo alle parole della donna, per poi ridere insieme a lei, il guardiacaccia non potè fare a meno di mostrarsi divertito. Non ti piace? Devo ancora arredarla! Rispose lui, mentre ridacchiava, allacciandosi alla battuta della ragazza. Effettivamente, tutto quel loro incontro sembrava un buffo adattamento dalla storia di Tarzan, in cui Sam assomigliava un po' Jane, pronta a contrattare con una piccola volpe un piccolo babbuino, e che inciampata in una radice veniva "salvata" da un ragazzo che era molto legato alla natura. Poi l'allusione alla grotta come casa sarebbe cascata a pennello. Nel ridere, la donna dai capelli biondi si sporse leggermente in avanti, mentre Adam si divertiva assieme a lei. -Mi dispiace... credo che incontrarmi non ti abbia portato molta fortuna… - Riprendendosi dal tanto ridere, il ragazzo scosse appena il capo, lasciando cadere qualche pesante goccia dai capelli scuri. Tutt'altro, Sam. Riflettendoci, era davvero da tanto che lui non si sentiva così a suo agio con qualcuno che non conosceva profondamente; era come se l'indole solare e vitale di Sam lo avesse contagiato con una delle malattie più gradevoli che avrebbero mai potuto esistere. -Come ti senti? E’ stata una bella corsa. - Apprezzando la preoccupazione che la ragazza gli stava dedicando, Adam sollevò appena le spalle. Sto bene, davvero. E tu? Domandò di rimando, assicurandole di star bene per poi fare lo stesso con lei, mentre gli occhi chiari di lei lo scandagliavano in cerca di qualche segno di stanchezza. Di lì a poco, il suono sordido del piccolo palmo di Sam si scontrò sommessamente contro l'udito del guardiacaccia, nel momento in cui gli fece segno di sedersi accanto a lei sul terreno asciutto. -Vieni, fa freddo. Stando vicini dovremmo riuscire a scaldarci un po’. - Dando un'ultima occhiata fuori, dove il temporale non sembrava accennare a smettere, Adam annuì appena e raggiunse le membra minute di Sam, sedendosi così di fianco a lei, una gamba flessa al petto e l'altra stesa. Stringendosi il più possibile, il guardiacaccia tentò di non rendersi scomodo per la ragazza dato il proprio corpo voluminoso, senza però riuscirci del tutto, dato che il suo fianco intero era leggermente pressato contro quello di lei. Tuttavia, questa sistemazione avrebbe giovato alla ragazza prima di tutto, poichè avrebbe potuto approfittare del calore fisico di Adam, che poteva considerarsi una specie di stufa umana. -Capitano spesso questi acquazzoni? - Facendo segno di no con una mano, il guardiacaccia invitò anche Thunder ad accovacciarsi lì vicino, ed il cane obbedì senza intoppi. Di solito no, ma in questo periodo sta piovendo più di quanto servirebbe. Affermò Adam, ripensando anche alla grande quantità di legno che gli serviva che aveva dovuto eliminare dalle sue scorte perchè marcito per via delle forti piogge. Scostandosi leggermente per permettere alla ragazza di rovistare nella sua borsa - fradicia anch'essa - il giovane cercò di scostare un po' lo sguardo per non essere invadente nei riguardi degli oggetti personali di Sam, che tirò fuori due piccole barrette di cioccolato dalla forma un po' irregolare. -Oh, eccole! Credo che si siano un po’ schiacciate, ma dovrebbero ancora essere buone. Posso offrirtene una? - Osservando la barretta, Adam annuì appena, prima di avvicinare nuovamente la sua mano ampia a quella piccolina di lei e prendere una delle due barrette. Grazie, sei gentile. Sorridendo appena e lanciando uno sguardo a Sam, il ragazzo scartò il pezzetto di cioccolato con facilità; generalmente, lui aveva sempre un enorme appetito, e nonostante non fosse consciamente attento alla linea, il suo corpo si manteneva forte e solido per via del suo lavoro, che si rivelava sempre dinamico e spesso faticoso. -Temo che avremo un po’ di tempo da passare qui dentro, almeno fino a che il temporale non si placa un po’, quindi meglio trovare un modo di passare il tempo. - Prendendo un morso della barretta ed "accidentalmente" mangiandone già metà, Adam si portò una mano alle labbra ed annuì. -E poi, dato che sino a questo momento sono stata io a tempestarti di domande, direi che è arrivato il tuo torno di chiedere qualcosa, se ti va. - Facendole segno di okay con una mano, Adam aspettò di aver deglutito il boccone prima di parlare. -Giuro solennemente di rispondere a tutte le tue domande, o quasi. - Ridendo leggermente, Sam mise in chiaro che sarebbe stata disponibile a rispondere a molte domande per soddisfare la curiosità del guardiacaccia, che iniziò a pensare a qualcosa da chiederle. Vediamo. Per ora ho tre domande in mente. Restando in silenzio per qualche altro secondo, Adam rivolse il suo sguardo verso Sam una volta che ebbe tutte le domande in mente. Anche Ivar e Fae mi avevano accennato che studi all'università, però non mi hanno detto che cosa studi... quindi, cosa ti appassiona? Appoggiando sul ginocchio flesso l'avambraccio la cui mano reggeva la barretta, Adam aggrottò leggermente le sopracciglia per concentrarsi e non farsi sfuggire le domande dalla mente. E poi.. Ora che vivi con tuo cugino, non sei stabilmente a Besaid? Eppure, ti ho vista abbastanza spesso nel bosco... Soffermandosi poi qualche brevissimo istante sul volto di Sam, Adam riordinò le idee. C'è qualcosa che senti che vuoi farmi sapere di te? Che cosa dovrebbe sapere Adam di Sam, la guerriera della foresta?

    Shadows settle on the place, that you left
    Our minds are troubled by the emptiness
    Destroy the middle, it's a waste of time
    From the perfect start to the finish line

    And if you're still breathing, you're the lucky ones
    'Cause most of us are heaving through corrupted lungs
    Setting fire to our insides for fun
    Collecting names of the lovers that went wrong
    The lovers that went wrong.

     
    .
  9.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Cittadini
    Posts
    16,567
    Reputation
    +2,797
    Location
    ..un luogo al di là del tempo e dello spazio..

    Status
    Anonymes!
    tumblr_ml2h6jMX4Z1rutpbro4_250
    Dopo aver trascorso le prime ore di quella giornata a riflettere sugli ultimi avvenimenti della sua vita, su quel piccolo ma al tempo stesso grande cambiamento che l’aveva segnata, quando il ragazzo cercò di spiegarle come affrontare al meglio quella foresta e un possibile nuovo incontro con quella piccola creaturina rossiccia, si concentrò completamente su di lui e sulle sue parole, lasciando da parte tutto il resto. Continuare a ostinarsi a mantenere la mente ancorata a ciò che aveva perso non le avrebbe portato nulla di buono, lo sapeva più che bene. Doveva cercare di trovare una distrazione, qualcosa che potesse permetterle di dimenticare, anche soltanto per qualche minuto, tutti quei pensieri e quei dubbi che la tenevano sveglia la notte, alla ricerca di una soluzione, alla ricerca dell’errore che aveva portato le cose a prendere la direzione sbagliata. Non sarebbe riuscita a trovarlo, e anche se lo avesse fatto le cose non sarebbero comunque cambiate. Doveva andare avanti, concentrarsi sui suoi amici, magari farsene persino di nuovi, ben lontani dai confini dell’Università di Bergen, dove chiunque avrebbe potuto dirle una parola sbagliata, fare la domanda sbagliata. Besaid, in quel genere di occasioni, sapeva rappresentare un porto sicuro, dove isolarsi completamente dal resto del mondo e cercare di rimettere a posto i propri pezzi, senza che nessuno potesse cercare di fermarti. Sam si lasciò quindi subito prendere dagli insegnamenti di Adam, constatando quanto sembrasse esperto su quel genere di argomenti. Sicuramente per lui doveva essere una cosa abbastanza normale, qualcosa a cui non prestava neanche più attenzione, ma lei, al contrario, ne rimase piacevolmente sorpresa e non riuscì quindi a fare a meno di farglielo notare, chiedendo anche info su eventuali escursioni guidate o simili di cui poteva occuparsi il guardiacaccia. Lui, davanti al complimento di lei, si mostrò vagamente a disagio, come se non fosse abituato a quel genere di cose, ammettendo poi di non ritenere di essere adatto a portare avanti il genere di impegno che lei gli aveva proposto. -Secondo me invece faresti faville! - disse lei, andando ad unire il pollice e l’indice della mano sinistra a formare un cerchio, facendo quindi il simbolo dell’ok, come per dirgli che per lei sarebbe stato assolutamente perfetto in quel ruolo. -Se decidi di organizzarle ovviamente fammelo sapere. Voglio assolutamente essere tra i primi giovani esploratori che ti seguiranno in questo tour della natura. - continuò, quasi euforica, puntando il suo sguardo limpido in quello più scuro del ragazzo, sfoderando un sorriso radioso. -Anche se dovesse essere rivolto solo a bambini, tu iscrivimi lo stesso, so calarmi perfettamente nella parte e passare del tutto inosservata. - aggiunse poi, portando la mano a nascondersi appena le labbra, per trattenere una sonora risata. In realtà quello che aveva appena detto non era poi così lontano dalla verità. Vista la sua altezza non proprio elevata le persone tendevano sempre a darle meno anni di quanti ne avesse davvero e quando qualcosa riusciva ad entusiasmarla e catturare tutta la sua attenzione sapeva diventare curiosa quanti quanto una bambina. -Affare fatto? - chiese alla fine, continuando a guardarlo, sperando di ricevere una risposta positiva. Sicuramente avrebbe cercato di coinvolgere anche Fae e Ivar in quel tour del bosco insieme a Adam, un po’ perché le mancava trascorrere del tempo insieme a quei due e un po’ perché, dato che loro conoscevano in guardiacaccia molto meglio di lei, quella poteva essere un’occasione perfetta per fare un primo esperimento. -Anzi! Potremmo fare un primo tour di prova insieme a Fae e Ivar, che cosa ne pensi? Ovviamente io sarei l’imbucata ma, in fondo l’idea super geniale è stata mia, quindi direi che il posto mi spetta di diritto. - continuò ancora, esprimendo ad alta voce l’idea che le era appena balenata per la mente. Non sapeva davvero se quella fosse una buona idea e se le cose sarebbero andate come lei le stava immaginando, ma ormai aveva espresso quel pensiero ad alta voce e non poteva più tornare indietro.
    Ascoltò con estremo interesse ogni dettaglio sul suo legame con il bellissimo esemplare di maremmano che si muoveva silenziosamente attorno a loro. Era incredibile quanto in fretta quei due fossero riusciti a legare, come se fossero da sempre stati destinati ad incontrarsi. Sam non aveva mai capito a fondo se credesse o meno nel destino, in quel genere di cose da film che sembravano impossibili da applicare alla vita reale, eppure in certe occasioni di ritrovava a pensare davvero che cose come quelle potessero capitare e che la leggenda orientale del filo rosso che poteva unire due persone forse non era poi così assurda, anche se in questo caso si trattava di un cane e del suo padrone. Un genere di amore diverso da quello della leggenda, ma ugualmente forte e sincero. Sorrise appena, teneramente, quando lo vide abbassare il capo, rivolgendole un semplice e veloce ringraziamento quando espresse a parole quello che pensava del loro legame. Erano così buffi e perfetti insieme, come se fossero stati le due facce di una medaglia. Si sentì subito in colpa tuttavia, cancellando velocemente il sorriso allegro che aveva sul volto, quando le raccontò del cane che aveva avuto in precedenza e della sua ex, che lo aveva portato via con sé. Si portò di nuovo le mani al volto, con un’espressione colpevole sul volto. -Mi dispiace. Domanda decisamente troppo personale, non volevo, davvero. - farfugliò quindi, velocemente, cercando di scusarsi per averlo riportato, almeno con la mente, a momenti che, era evidente, sapevano ancora fargli male. Lo capiva, Fred non le aveva portato via alcun animale, ma aveva portato via una parte di lei e poteva quindi comprendere perfettamente per quale motivo lui avesse scelto di aspettare. Avrebbe voluto dirgli che sperava che le loro tra loro si fossero appianate, che fossero comunque rimasti amici, nonostante tutto, ma non disse neanche una parola. Il discorso ex, per lei, era ancora un campo minato che non era assolutamente in grado di affrontare senza riportare qualche ferita. Cercò quindi di lasciar cadere quell’argomento, scivolando su qualcosa di leggermente diverso, senza tuttavia troncare la conversazione in maniera troppo evidente o avrebbe forse finito soltanto con il peggiorare le cose. Gli raccontò quindi qualcosa in più sul proprio conto e sul suo costante desiderio di avere un animale, sorridendo in maniera soddisfatta quando lui si offrì di darle una mano, il giorno in cui avesse deciso che era giunto il momento di prenderne uno. -Oh si, sarebbe fantastico! Ti ringrazio! - rispose quindi, piuttosto euforica, immaginando che lui dovesse saperne sicuramente più di lei. Probabilmente poteva anche consigliarle qualche posto adatto per adottare un animale e darle un consiglio anche su cosa prendere con sé.
    Ci tenne poi a precisare e a rendere ben chiaro al ragazzo, che nulla di quanto le fosse accaduto era colpa sua e che non doveva quindi fare nulla per discolparsi, beccandosi così il soprannome di guerriera della foresta che la divertì parecchio. Di solito tutte le ragazze amavano sentirsi delle principesse, nei loro sogni più reconditi speravano che qualche principe azzurro sopraggiungesse per salvarle dal drago e portarle in salvo, ma Sam non era mai stata il genere di ragazza che rimaneva ferma in attesa che qualcuno le desse una mano e la tirasse fuori da situazioni scomode. Anzi, in certe occasioni, quando qualcuno faceva del male ai suoi amici, o ci provava soltanto, era lei a trasformarsi nel drago, pronta a sputare fuoco contro chiunque credeva lo meritasse. Il suo aspetto fragile e minuto nascondeva un temperamento che sapeva farla accendere quando era veramente necessario, come un uragano inarrestabile in grado di radere al suolo intere città. In quell’occasione, tuttavia, fu costretta ad accettare il suo aiuto, rendendosi razionalmente conto di non poter davvero raggiungere alcun luogo da sola, in quelle condizioni. Anche le guerriere, dopotutto, non potevano affrontare il mondo in completa solitudine. La prese tra le sue braccia per condurla verso il sentiero, dove per chiunque sarebbe stato senza dubbio molto più comodo andarla a recuperare, piuttosto che nel bel mezzo del bosco, in un posto sperduto che neanche lei avrebbe potuto descrivere nel dettaglio. Tentò quindi di mettersi in contatto con Jack, senza dubbio la più vicina tra le sue conoscenze in quel momento, che doveva però essere tornato nel mondo dei sogni visto che non accennò a rispondere alle telefonate, né ai suoi messaggi. Una volta tornata a casa gliene avrebbe sicuramente dette quattro, inviperita per essere stata abbandonata nel momento di reale bisogno, ma in quel momento si limitò a sbuffare energicamente, cercando di spiegare ad Adam chi avesse contatto e perché. Avrebbe aspettato lì per tutto il tempo necessario, continuando a chiamarlo minuto dopo minuto, se il tempo non avesse minacciato di peggiore da un momento all’altro. L’acquazzone estivo che li colse, infatti, li costrinse a rimettersi in marcia piuttosto in fretta, alla ricerca un luogo sicuro dove potersi riparare. La prima idea del ragazzo fu quella di muoversi verso la sua dimora, dove avrebbero potuto trascorrere un po’ di tempo al caldo, prima che Jack si decidesse a passarla a prendere, una volta terminato l’acquazzone, ma purtroppo dovettero ben presto scegliere di ripiegare verso una piccola grotta poco distante. La pioggia era divenuta così forte da rendere quasi impossibile proseguire. Forse, se lei fosse stata ancora in grado di camminare, con passo più svelto e attento sarebbero riusciti a raggiungere la meta, ma in quelle condizioni per lui non doveva essere semplice muoversi agilmente tra gli alberi con la pioggia fitta che gli impediva di vedere dove metteva i piedi. Si sentiva un po’ in colpa per averlo messo in quella situazione e per averlo costretto a quella deviazione. Se non avesse accettato il suo aiuto probabilmente ora lui avrebbe già avuto modo di raggiungere la sua dimora, senza ulteriori contrattempi, invece si ritrovavano bloccati nel mezzo del bosco, senza alcuna possibilità di muoversi almeno per un po’.
    Cercò di prendere la cosa sul ridere e di scherzarci un po’ su, facendo una battuta su quanto fosse strana come abitazione quella in cui si erano fermati, dato che lui le aveva detto che avrebbero raggiunto casa sua. Sorrise, lieta del fatto che lui fosse ancora disposto a stare al gioco, nonostante suo, rispondendo alla sua battuta con tutta tranquillità. -Sai che cosa ti ci vuole secondo me? - chiese lei allora, assumendo un’aria particolarmente seria, guardandosi attorno mentre fingeva di cercare di immaginare quel luogo arredato a dargli quindi un consiglio a riguardo. -Una bella pianta! Farebbe davvero tanta atmosfera! - continuò, per poi ridacchiare appena, piegandosi leggermente in avanti per la foga della risata. -Secondo me sarebbe la soluzione ideale. - terminò, rivolgendogli un largo sorriso ancora per qualche momento, prima di farsi un po’ più seria e cercare di scusarsi per le perdite di tempo che gli aveva causato quel giorno con quel suo gesto così imprudente. -Scherzi? - chiese, quando lui le disse che non riteneva affatto una sfortuna tutto quel pasticcio in cui lo aveva cacciato. -A quest’ora saresti potuto essere comodamente spaparanzato sul tuo divano, invece ti ritrovi bloccato qui, in una grotta fredda e umida, con me. Sai che fortuna! - disse, scuotendo appena il capo, come a sottolineare che, tra le due prospettive, quella che stavano vivendo in quel momento non sembrava assolutamente la più allettante. Certo, si sarebbe anche potuto imbattere in qualche anziana signora un po’ troppo in carne da portare in salvo, che non sarebbe riuscito a sollevare con le sue sole braccia, ma quello era un dettaglio che non espresse ad alta voce, preferendo tenerlo per sé. Cercò invece di capire se lui stesse bene, dato che lei, fino a quel momento, non aveva mosso neanche un dito per aiutarlo. Rimase a fissarlo per qualche momento, con un’espressione concentrata, cercando di assicurarsi che le sue parole fossero sincere e che lui non mostrasse alcun segno di cedimento e solo dopo annuì a sua volta. -Tutto a posto direi, ti ringrazio. - affermò, giusto poco prima di invitarlo a sedersi accanto a lei, visto il freddo che aleggiava nell’aria a causa del temporale e dell’umido della grotta in cui probabilmente non doveva mai essere entrato il sole. Percepì immediatamente il calore emanato dal suo corpo non appena lui decise di accomodarsi al suo fianco. Lei era sempre stata una persona particolarmente freddolosa, di quelle che avevano sempre le mani fredde, anche quando si trovavano sulla spiaggia a prendere il sole e non riusciva quindi a comprendere come invece certe altre persone riuscissero ad emanare calore anche nei momenti di freddo più intenso.
    Iniziò presto a cercare di porgli delle domande, così che tra i due non calassero silenzi particolarmente imbarazzanti dai quali magari non sarebbero più riusciti ad uscire. Allungò lentamente una mano verso il pelo completamente zuppo di Thunder quando Adam lo invitò ad accomodarsi vicino a lei, così che non stesse in disparte. Anche lui sicuramente, come loro, doveva sentire un certo freddo. Iniziò con una domanda sul clima, proprio come si faceva quando non si sapeva bene quali argomenti trattare con il proprio interlocutore, cercando di parlare del più e del meno. La prima cosa che veniva in mente sempre a tutti era quella di commentare il tempo, come se fosse stato uno degli argomenti più brillanti al mondo, qualcosa da cui non si poteva assolutamente prescindere. Scoprì tuttavia di non aver fatto una domanda poi così sciocca quando Adam le disse che non erano poi così frequenti quei temporali anche se nell’ultimo periodo qualcosa sembrava essere cambiato. Gli offrì una barretta al cioccolato, pensando che non ci fosse davvero nulla di meglio per cercare di rendere un po’ più sopportabile quella reclusione forzata. Sorrise a sua volta, scartando la barretta e iniziando a sgranocchiarla, continuando però a mantenere l’attenzione sul ragazzo e sui suoi eventuali movimenti. Spinta dall’euforia del cioccolato, quindi, iniziò un lungo monologo che la portò a chiedergli di rivolgerle qualunque domanda gli passasse per la mente, giusto per bilanciare la marea di domande che lei aveva rivolto a lui sino a quel momento. lo guardò quindi ben più incuriosita quando lui affermò di avere ben tre domande pronte per lei, iniziando una con una che riguardava il corso universitario che seguiva. -Studio letteratura moderna e giornalismo all’Università di Bergen. - iniziò, cercando di spiegargli quale fosse il filone di studi che stava seguendo e quindi in che direzione si sarebbe mossa poi, per cercare lavoro. -Anche se a volte mi chiedo se sia stata la scelta giusta e se non avrei fatto meglio a seguire quello che avevo sempre desiderato fare, piuttosto che la via più semplice, che mi avrebbe comunque permesso di trovare poi un lavoro a Besaid. - disse, rendendosi conto solo alla fine di quel discorso di essere divenuta un po’ troppo malinconica. Probabilmente avrebbe dovuto rispondere in maniera più breve, fermarsi soltanto alla prima parte, ma non sarebbe stata una risposta del tutto sincera. In realtà non sapeva bene neanche lei che cosa fosse ad appassionarla davvero, forse era sempre stato questo il suo problema. Si appassionava alle cose molto velocemente e si lasciava infiammare da quell’interesse con altrettanta velocità, mettendoci tutta se stessa, ma quando si trattava poi di venire al nodo della faccenda, di portare a termine qualcosa, si rendeva conto di non esserne in grado, di avere paura di fare il passo definitivo, di credere fino in fondo in ciò che desiderava davvero. -Oh no, mio cugino vive qui a Besaid, in una casa proprio qui, in mezzo al bosco. I miei invece abitano da tutt’altra parte e io negli ultimi anni ho trascorso molto tempo nella mia stanza all’Università di Bergen, tornando nei fine settimana e ogni volta in cui ne aveva l’occasione. Sai… per non perdere i contatti… - cercò di spiegare, anche se forse in maniera un po’ troppo intricata. Inizialmente andare a vivere a Bergen era stata come una liberazione per lei, si era sentita finalmente in pace con se stessa, in grado di fare qualunque cosa desiderasse. Con il tempo però aveva iniziato a sentire il terreno mancarle da sotto i piedi e la nostalgia di casa, della famiglia e di tutti i suoi amici si era fatta sentire, portandola a tornare sempre più spesso, ad avere sempre più paura di perdere qualcosa in tutti quei suoi lunghi viaggi. Aveva temuto che un giorno non sarebbe più riuscita a tornare indietro e che allora avrebbe perso tutto quanto. Era stato forse questo, più di qualunque altra cosa, a frenarla davvero, a spingerla a rimanere lì, ad abbandonare il suo sogno di girare il mondo e di scoprirlo in ogni suo più piccolo dettaglio.
    Il flusso dei suoi pensieri si interruppe abbastanza in fretta, colpito dall’ultima domanda del ragazzo, una cosa che non si aspettava affatto e che la lasciò in silenzio per qualche secondo, alla ricerca della risposta migliore. -Uhm… ok, questa è difficile! - iniziò poi, cercando di fargli capire che, se era rimasta in silenzio per tutto quel tempo, era soltanto perché stava cercando le parole adatte e non perché stava cercando un modo di rifiutarsi di rispondere. -Onestamente non saprei proprio cosa potrebbe essere interessante raccontare sul mio conto… - iniziò, lasciando quella frase in sospeso mentre continuava a rimuginarci su, cercando di capire che cosa lui si aspettasse da lei, senza però riuscire a trovare alcuna risposta alla sua domanda. <b>-Ad essere onesta credo di essere una persona abbastanza trasparente, è sempre piuttosto evidente capire che cosa penso, non credo di essere troppo brava a nasconderlo. - affermò, ridacchiando appena, mentre cercava nella sua mente qualcosa in grado di definirla davvero. -Sono una persona sin troppo emotiva, che si lascia trascinare dalle cose, ma questo credo lo avrai già notato, così come il fatto che mi viene abbastanza difficile riuscire a stare zitta. - continuò, continuando a ridacchiare, come se, in fin dei conti, si stesse prendendo in giro da sola. -Ma.. non sono davvero nel pieno delle mie capacità, ti assicuro che so essere più simpatica e attenta di così. anche se in realtà riesco spesso a cacciarmi involontariamente nei guai, soprattutto quando c’è Fae di mezzo. - sollevò di nuovo lo sguardo nel suo nell’affermare quelle parole, dato che anche lui doveva sapere bene cosa voleva dire avere la ragazza arcobaleno nei dintorni e quanti guai era in grado di attirare su di sé. -E poi, ad essere del tutto onesta, temo che il ruolo di guerriera non mi si addica affatto, sono davvero un disastro con tutto ciò che riguarda il combattimento e quelle cose, non ho praticato alcun tipo di sport di difesa o cose del genere in tutta la mia vita. - ammise infine, abbandonandosi ad una risata ben più sonora delle precedenti, mentre gli rivelava quel suo piccolo altarino. Se qualcuno l’avesse aggredita non sarebbe stata in grado di rispondere con alcun tipo di tecnica, sarebbe stato semplicemente l’istinto a guidarla e la voglia di uscirne tutta intera. -Non saprei… sono riuscita a rispondere alla tua domanda? O non era questo che mi stavi chiedendo? - domandò quindi, abbastanza dubbiosa, cercando di trovare una risposta anche semplicemente negli occhi del ragazzo, per capire se lo aveva confuso o se, in effetti, qualcosa di vagamente intelligente era comunque riuscita a formularlo. -E tu invece? Cosa credi che dovrei sapere ancora? - continuò, prendendo la palla al balzo per fargli l’ennesima domanda. Aveva promesso di rispondere alle sue domande, ma non ricordava di aver promesso di smettere di fargliene di rimando anche se forse sarebbe davvero stato il caso. Allungò di nuovo una mano in direzione di Thunder, cercando di renderlo partecipe della conversazione, coccolandolo appena. Il suo pelo era ancora bagnato ma lei aveva ormai smesso di sentire freddo. Si sentiva perfettamente a suo agio in quel posto in quel momento, come non accadeva ormai da tempo, finalmente lontana da tutto ciò che l’aveva turbata fino a sole poche ore prima. Il rumore della pioggia si stava facendo lentamente sempre meno invadente, poteva capire anche solo da quello che, presto, l’acquazzone si sarebbe trasformato in una pioggerellina leggera che avrebbe permesso loro di riprendere il cammino, ma non le importava più di tanto. Stava bene, si sentiva tranquilla, felice e forse in effetti non era stata poi una così grande sfortuna per lei quel piccolo incidente. Forse quella giornata non era poi così terribile come lei aveva pensato e forse aveva finalmente trovato qualcun altro con cui poter condividere un po’ del suo tempo, qualcuno che sembrava comprenderla e avere, almeno in parte, degli interessi simili ai suoi.
    Attese ancora qualche momento, per capire se lui avesse delle altre domande da farle poi, decidendosi a guardare verso l’esterno, sospirò appena. -Credi che dovremmo andare? - domandò, quasi con una certa malinconia, come se si aspettasse che, una volta varcati i confini della grotta, tutti i suoi pensieri avrebbero ricominciato a fluire e tutto sarebbe tornato esattamente al punto di partenza. Rimase ancora lì, seduta sul masso, senza accennare il minimo movimento, lasciando scegliere a lui quale sarebbe stata la loro mossa successiva.

    When you try your best but you don't succeed
    When you get what you want but not what you need
    When you feel so tired but you can't sleep
    Stuck in reverse

    And the tears come streaming down your face
    When you lose something you can't replace
    When you love someone but it goes to waste
    could it be worse?

    Lights will guide you home
    and ignite your bones
    And I will try to fix you

     
    .
  10.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Vice
    Posts
    5,941
    Reputation
    +4,099

    Status
    Offline
    tumblr_pf7ikiaiLJ1vlci76o1_400
    Sam, in quel particolare pomeriggio, si era rivelata non solo un’inaspettata e gradita compagnia, ma anche un'opportunità. Era ormai da un po' di tempo che Adam non si apriva al prossimo, preferendo rimanere nella sua comfort zone piuttosto che sgusciarne fuori; le esperienze passate che aveva vissuto gli avevano fatto capire in chi riporre la sua fiducia e chi ormai non ne avrebbe più goduto. Tuttavia, quegli occhi chiari che brillavano come cristalli nella luce filtrata del bosco, fissi su di lui, gli avevano comunicato istintivamente una sensazione positiva, che gli imponeva di scavalcare, almeno per un po', i muri che aveva creato attorno a sè. All'inizio, si era trattato di puro impulso: Sam era in difficoltà, Adam l'aveva aiutata. Successivamente, quella fretta di accorrere in sua difesa si era acquietata, lasciando spazio ad un'apertura, nell'animo del ragazzo; non poteva restare chiuso in se stesso per sempre. Dunque, anche se era fondamentalmente introverso, si stava sforzando di tastare il terreno con persone che non fossero necessariamente Jude, Ivar e Fae; inoltre, i suoi due amici gli avevano parlato così bene di Sam, che sarebbe stato impossibile celare anche una giusta curiosità. Se quella ragazza così graziosa aveva ottenuto la fiducia di Ivar e Fae, sicuramente c'erano dei solidi motivi. -Secondo me invece faresti faville! - Tenendo un braccio flesso, ancorato alla nuca in una postura leggermente imbarazzata, Adam sollevò lo sguardo in quello di Sam, fiducioso nel suo supporto, per poi ringraziarla con un quasi impercettibile cenno della testa. -Se decidi di organizzarle ovviamente fammelo sapere. Voglio assolutamente essere tra i primi giovani esploratori che ti seguiranno in questo tour della natura. - Rispecchiando l'espressione della ragazza, anche i lineamenti del guardiacaccia si distesero in un sorriso, tenendo lo sguardo nelle iridi di lei. -Anche se dovesse essere rivolto solo a bambini, tu iscrivimi lo stesso, so calarmi perfettamente nella parte e passare del tutto inosservata. - Contagiato dalla risata di Sam e dalla sua tenera ironia, Adam rise con lei, scuotendo appena il capo. Effettivamente, la corporatura di Sam era minuta e dalle linee delicate, contrastante rispetto a quella di Adam, più solida e voluminosa. -Affare fatto? - Domandò infine lei, con un velo di determinazione a tingerle la voce. Affare fatto. Rispose prontamente il ragazzo, annuendo e soffermandosi qualche istante ad osservare il volto della sua interlocutrice; si trattava di un altro salto verso l'esterno, da parte del guardiacaccia. Era un uomo di parola, e se diceva che avrebbe iniziato un progetto l'avrebbe portato a termine. Sam era stata convincente, e la sua esperienza in prima persona con quella volpe aveva anche contribuito a persuadere Adam nell’iniziare magari ad intraprendere un percorso lavorativo un po' più "pubblico" del solito. Se vieni con i bambini, potrei farti trovare un cappellino per mimetizzarti meglio. Solo per non far saltare la tua copertura. Aggiunse qualche secondo dopo lui, ricalcando la vena ironica appena usata da Sam. Effettivamente, la sua proposta era azzeccata; sarebbe stato un peccato se altri Besaidiani non avessero potuto approfittare delle conoscenze di Adam, che erano molto approfondite ed addirittura personali riguardo ad alcuni esemplari. Chi meglio di lui, avrebbe potuto dare una mano ai frequentatori del bosco a restare al sicuro e conoscere qualche informazione in più? -Anzi! Potremmo fare un primo tour di prova insieme a Fae e Ivar, che cosa ne pensi? Ovviamente io sarei l’imbucata ma, in fondo l’idea super geniale è stata mia, quindi direi che il posto mi spetta di diritto. - Alle parole di Sam, Adam non potè fare a meno di continuare a ridacchiare divertito. I ricordi dell'ultima seratona con Ivar e Fae si erano rifatti vivi nella mente del ragazzo, che ne avvertì il disagio addosso come una cascata di mattoni. Sarebbe la passeggiata più pericolosa che abbia mai condotto... Penso che non saremo sobri tutto il tempo per colpa di Fae, e mi dovrò sicuramente caricare Ivar addosso perchè ha una insana passione per i dirupi ed i burroni. Ma se sei disposta ad accettare questo il posto d'onore è il tuo. Rispose divertito il guardiacaccia, per poi lasciar vibrare il petto ampio in una risata al solo pensiero di un'escursione nella foresta con #lasquad i suoi amici. Inoltre, sarebbe stata un'occasione per poter conoscere meglio Sam, e di sicuro Adam apprezzava l'idea di avere qualche altro contatto con quella ragazza che aveva un'energia così positiva.
    Alle domande successive di Sam riguardo Thunder, Adam rispose di buon grado, sempre più a suo agio in compagnia della ragazza dai capelli dorati. C'era qualcosa che legava il maremmano ad Adam che andava oltre un casuale incontro al canile. Tra i due si era formato un legame praticamente indissolubile, aiutato non solo dal contatto che il ragazzo aveva avuto con il cane quando era cucciolo, ma anche dalla natura stessa. Naturalmente, il guardiacaccia non pensò di rivelare immediatamente quali fossero realmente i fattori che legavano i due; Adam ricordava perfettamente il suo primo incontro non in forma umana con Thunder. C'era stata parecchia tensione, prima che il cane bianco potesse davvero riconoscerlo. Tuttavia, quando il maremmano ebbe identificato quel grande lupo bruno, era stato come se si fossero finalmente capiti; fu in quel momento di percezione reciproca che il loro rapporto era diventato indistruttibile. Adam era solo stato fortunato, a fare la conoscenza di una creatura tanto saggia quanto fiera ed indipendente. Probabilmente, in passato invece, il ragazzo non lo era stato. Durante quella dolorosa mattina in cui capì che la sua ex era partita, il primo segno di lei che aveva cercato era stato proprio il loro stupendo husky, che però era sparito, via con lei. Nonostante non fosse stata la sua intenzione quella di rendere il discorso più malinconico, gli occhi del giovane si tinsero di una vuota tristezza a lui particolarmente familiare, tanto che quasi riusciva ancora ad avvertirne i residui. Volgendosi in direzione di Sam, Adam scosse appena il capo, rassicurandola, dato che l'espressione di lei divenne un po' più preoccupata. -Mi dispiace. Domanda decisamente troppo personale, non volevo, davvero. - Portando brevemente lo sguardo verso Thunder e poi in quello della donna, il guardiacaccia accennò un sorriso tranquillo. Non preoccuparti, ormai è una faccenda del passato. Alla fine, tutti subiamo delle perdite, forse l'importante è concentrarsi su cosa incontreremo. Devo ricordarmelo spesso. Gesticolando lievemente in direzione di Thunder, Adam capì che anche se l'abbandono di Engel lo aveva ferito terribilmente, avrebbe dovuto focalizzarsi sulla meraviglia che lo attendeva, piuttosto che su ciò che aveva perduto. Ormai, la donna dai capelli rossi e l'Adam che lei aveva conosciuto erano parte di una fase della vita del ragazzo che adesso aveva lasciato andare. Per questo, non fu neanche molto difficile cambiare argomento, quando Sam propose qualcosa di diverso, ricevendo in risposta una proposta di aiuto da parte del guardiacaccia. -Oh si, sarebbe fantastico! Ti ringrazio! - Sollevando appena le spalle, Adam fece capire a Sam di non doversi preoccupare; era sempre ben disposto ad aiutare le persone che conosceva ad adottare un animale da posti sicuri, in modo da dare una famiglia alle bestioline che la necessitavano.
    Il discorso cambiò ulteriormente, nel momento in cui Sam sfoderò la sua sicurezza e la scintilla che l'animava per mettere in guardia Adam sul fatto che non fosse responsabile di nulla di ciò che era accaduto con quella volpina. Il ragazzo l'aveva sentita, quell'energia provenire da lei, e ne era felice: preferiva mille volte persone schiette, decise e sincere, piuttosto che chi elaborava sottili maschere in modo da barcamenarsi in maniera conveniente ma finta in ogni situazione. Per questo, accettò le parole di Sam di buon grado, riconoscendo anche le proprie debolezze a riguardo. Proprio per la risolutezza che lei aveva dimostrato, Adam non tardò a soprannominarla una guerriera; da quel che aveva visto, Sam pareva essere una persona forte, non solo per via della sua sicurezza, ma anche per la sua vulnerabilità. Del resto, lei aveva avuto bisogno del suo aiuto per necessità, ed il ragazzo gliel'aveva fornito per via della sua indole generosa, piuttosto che con l'intenzione di considerarla una damigella in pericolo in grado di farlo sentire l'eroe della situazione. Sam era una persona, non un oggetto per compiacere l’ego altrui. Con questa attitudine, Adam la prese tra le braccia reggendola senza problemi sino al sentiero. Tuttavia, la situazione non sembrò migliorare per Sam, che oltre alla caviglia dolorante avrebbe dovuto anche affrontare la frustrazione di non sentire Jack. E poi, goccia dopo goccia, il piano per portare la ragazza a casa stava lentamente naufragando in quel mare di pioggia che si stava scagliando sulle loro teste in un pieno temporale autunnale; era così intenso, che Adam dovette deviare nel tragitto verso casa propria, optando per una grotticella poco lontana. Una volta sistemati, il ragazzo accolse le battute di Sam, ricambiando la sua intenzione di rendere la situazione più leggera. Infondo, si trattava solo di un po' di pioggia. -Sai che cosa ti ci vuole secondo me? - Sollevando entrambe le sopracciglia in un'espressione curiosa, il guardiacaccia incoraggiò la donna a continuare a giocare sull'arredamento di quella improbabile "casa" scavata nella pietra. -Una bella pianta! Farebbe davvero tanta atmosfera! Secondo me sarebbe la soluzione ideale. - Ridendo fragorosamente esattamente come la ragazza, Adam incrociò le braccia, rilassato, e sinceramente grato nel sentirsi così a suo agio con qualcuno che non conosceva ancora profondamente. -Scherzi? A quest’ora saresti potuto essere comodamente spaparanzato sul tuo divano, invece ti ritrovi bloccato qui, in una grotta fredda e umida, con me. Sai che fortuna! - Scuotendo appena il capo, il guardiacaccia si voltò del tutto verso di lei, tenendo le braccia conserte. Non mi sembra una situazione terribile, sai? Alla fine siamo al riparo, e... poi era da un po' che non conoscevo qualcuno di nuovo con cui parlare tranquillamente. Confessò infine lui, sincero e sintetico come sempre. Se c'era qualcosa che sentiva e che desiderava esprimere, raramente Adam la teneva dentro di sè; preferiva essere comunicativo, nel modo migliore possibile, data la sua personalità timida, piuttosto che chiudersi nel silenzio come aveva fatto in passato per difendersi. Aveva la genuina sensazione di star bene con Sam, e sentiva che quell'incontro aveva decisamente cambiato le sorti di una giornata che era iniziata e si era sviluppata nell'ombra del mainagioia della sfortuna. Dunque, anche se non era particolarmente facile per lui parlare delle proprie emozioni, ritenne giusto far sapere alla ragazza che lei, piuttosto, era diventata il suo “colpo di fortuna” in quella giornata particolarmente grigia. Dopo essere stato scrutato dagli occhioni attenti di Sam, Adam sorrise appena e le chiese a sua volta come si sentisse. -Tutto a posto direi, ti ringrazio. - Sollevato da quella risposta, il ragazzo si andò a sedere di fianco a lei, percependo sensazioni contrarie a quelle che lei aveva provato: la pelle di Sam era fredda, leggermente increspata dai piccoli brividi che la percorrevano. La vicinanza con il guardiacaccia ed il suo calore corporeo l'avrebbero sicuramente aiutata a sentirsi meglio.
    Per aspettare che spiovesse e conoscersi un po' meglio, Sam propose ad Adam di farle delle domande, in modo da rivelare qualche informazione in più sul suo conto. Thunder era visibilmente contento delle carezze di Sam nel frattempo che il padrone pensava, ed una volta che si fu avvicinato a loro, il grande cane bianco si sdraiò, restando pacificamente a guardare la pioggia. Allora, dopo aver fatto sparire metà della barretta al cioccolato che la ragazza gli aveva offerto, il guardiacaccia le rivolse le domande che lei gli aveva richiesto. -Studio letteratura moderna e giornalismo all’Università di Bergen. Anche se a volte mi chiedo se sia stata la scelta giusta e se non avrei fatto meglio a seguire quello che avevo sempre desiderato fare, piuttosto che la via più semplice, che mi avrebbe comunque permesso di trovare poi un lavoro a Besaid. - Annuendo lentamente mentre l'ascoltava in silenzio, Adam notò le espressioni del volto di Sam, mentre parlava della sua scelta di studiare letteratura a Bergen. Secondo me lo scoprirai presto, sono convinto che il tuo istinto ti indicherà cosa fare. E complimenti, stai lavorando tanto. La letteratura può essere davvero impegnativa, immagino. Commentò tranquillo il giovane, fiducioso nel fatto che a dispetto di ogni circostanza, Sam avrebbe trovato la sua strada; lui era stato fortunato, ad aver seguito sempre con chiarezza le sue intuizioni. Non a tutti, purtroppo, era riservata questa fortuna sempre. Inoltre, lo sorprese piacevolmente il fatto che Sam avesse scelto di studiare letteratura; nonostante lui non fosse un uomo che amava tutto ciò che era eccessivamente formale o sofisticato, come ad esempio poteva esserlo l’ambiente Accademico, era un avido lettore, specialmente di poesie. Il suo poeta preferito era senza dubbio Robert Frost. -Oh no, mio cugino vive qui a Besaid, in una casa proprio qui, in mezzo al bosco. I miei invece abitano da tutt’altra parte e io negli ultimi anni ho trascorso molto tempo nella mia stanza all’Università di Bergen, tornando nei fine settimana e ogni volta in cui ne aveva l’occasione. Sai… per non perdere i contatti… - Con un lieve cenno del capo, il ragazzo seguì il discorso della sua interlocutrice. Ecco perchè ti vedo spesso qui nel bosco... Comunque, lo capisco... Rilevò il guardiacaccia, per poi annuire nuovamente all'ultima frase di Sam. Molte immagini, gli tornarono alla mente, scatenate da quelle parole alla luce del fatto di “non perdere i contatti” per via della maledizione della cittadina: il suo ritorno a Besaid dopo essersene andato volontariamente, il giorno in cui capì definitivamente che Engel non si sarebbe mai più ricordata di lui, l'abbandono del padre. Trasalendo per qualche secondo, Adam cercò di non intrappolare nei propri occhi tutte quelle scene del suo passato ma, piuttosto, di lasciarle andare, facendole scivolare via tanto facilmente quanto erano riaffiorate. Inoltre, non volendo essere invadente, il ragazzo non domandò nulla a Sam nei riguardi della sua famiglia, ma ritenne che aveva fatto la scelta giusta nel cercare di sviluppare la sua strada in maniera indipendente; sperava solo che la ragazza godesse del supporto dei suoi cari.
    -Uhm… ok, questa è difficile! - Aggrottando leggermente le sopracciglia in una leggera espressione colpevole, il guardiacaccia si scusò silenziosamente con la ragazza per la sua domanda. -Onestamente non saprei proprio cosa potrebbe essere interessante raccontare sul mio conto… Ad essere onesta credo di essere una persona abbastanza trasparente, è sempre piuttosto evidente capire che cosa penso, non credo di essere troppo brava a nasconderlo. - Nonostante Adam delle volte risultasse illeggibile agli occhi altrui, poteva certamente trovare nella natura sincera di Sam un punto in comune con lui; anch'egli esprimeva chiaramente - sia a parole che in altri modi - le sue sensazioni e le sue emozioni. -Sono una persona sin troppo emotiva, che si lascia trascinare dalle cose, ma questo credo lo avrai già notato, così come il fatto che mi viene abbastanza difficile riuscire a stare zitta. Ma.. non sono davvero nel pieno delle mie capacità, ti assicuro che so essere più simpatica e attenta di così. anche se in realtà riesco spesso a cacciarmi involontariamente nei guai, soprattutto quando c’è Fae di mezzo. - Ridendo appena alle parole di Sam che accennava alla capacità di Fae di mettersi nei guai e trascinare i suoi amici con sè, Adam spezzò un altro quadratino dalla barretta di cioccolato. Sono un po' come te. Anche io mi faccio prendere dalle situazioni- e da Fae. Commentò infine il guardiacaccia, con un'ombra di divertimento nel nominare l'amica. Effettivamente, lei era di quanto più vicino avesse ad una sorella, e non sapeva come avrebbe fatto senza di lei; inoltre, quel discorso di Sam sollevò un altro punto in comune tra lei ed il ragazzo: erano entrambi individui emotivi, che sentivano molto più di quanto potessero esprimere, forse. -E poi, ad essere del tutto onesta, temo che il ruolo di guerriera non mi si addica affatto, sono davvero un disastro con tutto ciò che riguarda il combattimento e quelle cose, non ho praticato alcun tipo di sport di difesa o cose del genere in tutta la mia vita. - Adam scosse leggermente il capo, portando lo sguardo su Sam. Non tutti i guerrieri combattono col corpo. Commentò infine il guardiacaccia brevemente, sollevando le spalle ampie, per poi sorridere rivolto alla ragazza. -Non saprei… sono riuscita a rispondere alla tua domanda? O non era questo che mi stavi chiedendo? - Annuendo deciso, il ragazzo ci tenne a far sapere che era più che soddisfatto delle risposte che Sam gli aveva fornito; aveva scoperto molte cose su di lei che non avevano fatto altro se non rafforzare l'impressione positiva che Adam stava sviluppando nei suoi confronti. -E tu invece? Cosa credi che dovrei sapere ancora? - A quella domanda, che sperava non arrivasse, il guardiacaccia sentì il cuore farsi più insistente nel suo battito. La prima cosa che pensò, fu di dover far sapere ad una potenziale amica della sua particolarità. Eppure, sul momento, il ragazzo sentì una grande insicurezza prendere il sopravvento. E se avesse cambiato idea su di lui? Se non si fosse più sentita al sicuro? Dopo essersi rivolto queste domande, Adam pensò che sarebbe stato meglio aspettare, almeno un altro po' di tempo, prima di rivelare a Sam questa parte di sè più nascosta. Dunque, dirigendo la propria concentrazione verso delle risposte che aiutassero la ragazza a conoscerlo meglio sorvolando la faccenda "sono-un-grosso-lupo", il guardiacaccia aggrottò le sopracciglia in segno di riflessione. Non saprei... Hum, io… sono tornato a Besaid, a quanto pare, dopo averla lasciata di mia spontanea volontà, quindi non ricordo la maggior parte delle cose che sono successe prima del mio arrivo. Ho recuperato già tutto quel che potevo, quindi immagino di dover lavorare con ciò che la mia memoria mi ha restituito. Commentò Adam, cercando di rendere partecipe Sam il più possibile con ciò che lui avrebbe voluto far sapere di sè, anche se non era pienamente sicuro di ciò che Fae ed Ivar le avevano detto, temendo quindi di ripetersi. Era un po' faticoso per lui condividere molto della propria persona, ma sapeva di potersi fidare di Sam e della gentilezza che gli aveva riservato fino a quel momento. Prima di andarmene da Besaid ero un poliziotto. Per questo conosco bene Jude Mikkelsen e siamo diventati amici. Anche se ora non lavoro più nelle forze dell'ordine ho scoperto di ricordare come combattere, quindi se vuoi un giorno ti posso insegnare qualcosa, se ti interessa. Il tono della voce grave di Adam, mentre raccontava del suo passato, era mansueto e affabile. Ricollegandosi poi al discorso fatto da Sam qualche momento prima, il ragazzo si propose di insegnarle qualche tecnica di difesa; certo non era più bravo come quando era in servizio, ma ricordava come cavarsela in molte situazioni pericolose. Allungando anche lui una mano verso Thunder, il guardiacaccia gli accarezzò il pelo umido, sfiorando così involontariamente anche le dita più minute di Sam. Accortosi di quel breve contatto ma consapevole di non volerlo rendere imbarazzante, Adam riportò poi la mano su una coscia, volgendo così lo sguardo su Sam, schiarendosi appena la voce una volta accortosi di dover continuare a parlare - cosa abbastanza inusuale per lui. Non ti conosco ancora bene, ma penso che in qualche modo siamo simili. Come dicevo prima anch'io, mi faccio trascinare un po' nelle situazioni, ma penso che alla fine lo facciamo un po' tutti. Chi è completamente controllato mi fa insospettire, di solito... E comunque, anche se non l'ho mai studiata, mi piace molto la letteratura. Ho tanti libri di Frost. Aggiunse poco dopo Adam, tracciando con le parole un filo rosso tra lui e Sam, come individui potenzialmente affini. Nel frattempo, anche lui aveva sentito il calare del rumore della pioggia, e per questo si alzò, andando a sbirciare più vicino all'ingresso della grotta.
    -Credi che dovremmo andare? - Sospirando appena per rimettere in ordine i pensieri ed organizzarsi, Adam annuì appena e si avvicinò a Sam. Ora la pioggia si era diradata abbastanza da permettergli di camminare agevolmente per il bosco e riportare la ragazza al sentiero dove avrebbe potuto andarla a prendere suo cugino Jack. Penso sia il momento giusto. Ti riporto al sentiero, e se Jack non dovesse rispondere, aspetto con te. Pronta? Affermò infine il guardiacaccia, prima di accovacciarsi ed allargare leggermente le braccia per indicare a Sam di avvicinarsi nuovamente, tirandola su come aveva fatto prima. Una volta che l'ebbe presa saldamente in braccio, il ragazzo la strinse leggermente al petto per essere sicuro di farla cadere e chiamò nuovamente Thunder e uscì dalla grotta. Continuava a piovere, tuttavia ormai il maltempo si era diradato, e le nuvole avevano iniziato a disperdersi, lasciando filtrare la luce del sole almeno un minimo. Nel tragitto verso il sentiero, Adam si fermò ad un certo punto, poichè sentì un suono provenire dal cellulare di Sam. Doveva essere Jack, che finalmente le aveva risposto. Con calma, il guardiacaccia si avviò sino al cuore del bosco, fermandosi esattamente da dove i due erano partiti. Lasciando andare il più delicatamente possibile il corpo di Sam in modo da non provocarle dolore alla caviglia, il ragazzo la guardò per accertarsi che stesse bene. Prima che arrivi Jack posso darti il mio numero, così se hai bisogno puoi sempre chiamarmi, e… possiamo organizzarci se vuoi davvero passare un pomeriggio con me, Ivar e Fae. Anche se ti consiglio di non bere prima di arrivare. Ridacchiando, Adam capì che il suo incontro con Sam stava arrivando alla fine. Propose allora di darle il proprio numero, esprimendo così interesse per lei; gli sarebbe piaciuto conoscerla meglio. Di fatto, la sua reputazione la precedeva per via di Ivae e Fae, però adesso che si erano visti più a lungo per la prima volta, Adam si dimostrò incuriosito dalla presenza e dagli interessi di Sam. Nonostante la giornata sfortunata per tutti e due, sembrava un po' come se l'uno avesse visto nell'altra una radiosa occasione.
     
    .
9 replies since 8/8/2018, 21:55   246 views
  Share  
.
Top
Top