Once every lunar eclipse, you should be able to see me smile

Adrian & Malice | Bosco | Notte

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +5   +1   -1
     
    .
    Avatar

    All hype, no heart

    Group
    Vice
    Posts
    1,452
    Reputation
    +2,808
    Location
    kensington gardens.

    Status
    Anonymes!
    Malice Elara Falk
    ▶︎ It all makes perfect sense to me, the heaviness that i hold in my heart belongs to gravity

    Il cielo, le stelle, l'universo: concetti tanto importanti per Malice da averne fatto il suo corso di studi e, in un mondo perfetto, renderli la sua futura professione. Tutto ciò che esiste nell'universo è frutto del caso e della necessità, Malice trovava sollievo nel pensare che fosse così anche per lei, non solamente pura casualità ma voluta per un qualche piano, un ruolo, un posto da occupare nel meccanismo della terra. Era stato James a trasmetterle quell'amore per le stelle, per il vuoto cosmico gravante sopra le loro nuche, quello spazio senza fine dalle infinite possibilità. Dandole quel secondo nome, Elara, un satellite naturale di Giove, il padre l'aveva condannata ad una vita fatta di ore interminabili passate con la testa rivolta verso il cielo, a studiarne la mappatura, a cercarne i pianeti sparsi come tante biglie. Le stelle poi, erano ciò che le rimaneva del padre, il suo ricordo era là su e le bastava alzare il nasino in aria per osservarlo, rigirarselo nella mente, perdersi in quella dolcezza e, infine, sorridere. A volte la malinconia prendeva il sopravvento, impossibile negarlo, certi giorni la mancanza era così intensa da sembrare nuova, una ferita appena inferta che non ha avuto ancora il tempo di cicatrizzarsi. Malice non credeva nella completa guarigione, era impossibile eliminare alcuni dolori, ma riponeva molta fiducia nel processo di alleviamento. Con il tempo, gli angoli della sofferenza si smussavano, addolcivano i loro contorni, si arrotondavano in forme meno ingombranti capaci di concederle nuovamente l'ossigeno necessario per farla andare avanti. Era sempre lì nel petto, leggermente spostata a sinistra, ma era in qualche modo meno ingombrante, lasciava lo spazio necessario ad altri sentimenti.
    Sentimenti come l'eccitazione incontrollabile che l'aveva contagiata da una settimana a quella parte, quando per Malice era ufficialmente iniziato il countdown che separava non solo lei ma tutta la terra da uno degli eventi più magici esistenti: l'eclissi totale di luna. Molte cose le sfuggivano, come la data esatta delle feste di Pasqua e persino il Natale, nella testa erano altre le date indimenticabili, passate e future. Come il 9 febbraio 1986, data dell'ultimo passaggio della 1P/Halley - dai più conosciuta come la cometa di Halley - la più famosa e brillante delle comete periodiche provenienti dalla Fascia di Kuiper e che, purtroppo, Malice non sarebbe mai riuscita a vedere di persona in quanto il prossimo perielio era previsto per il 29 luglio 2061; o il 29 Luglio 2011, massima attività delle meteore Delta Acquaridi Sud, 20 meteore ogni ora; o ancora il 4 Gennaio 2022, in cui si prevede che la stella KIC 9832227 si fonderà e produrrà una nova rossa - un'esplosione stellare che si pensa sia dovuta alla fusione di due stelle. Quante volte le aveva snocciolate ad alta voce, desiderosa di mostrare al padre che non era il solo a ritenerle più importanti di Halloween e della Befana, che significavano tutto per lei perché le condivideva con lui. Sembra sciocco da dire, ma Malice continuava a percepire l'astronomia come una cosa profondamente privata, lo spazio tra lei e James fatto di comete e pianeti, una dimensione che non condivideva volentieri con altri. Anche all'università, durante le interminabili ore passate in classe a sentire i professori parlare, aveva spesso lo stupido pensiero che qualcosa venisse terribilmente guastato, stropicciato da quelle pompose bocche accademiche, storpiato da occhi che probabilmente non vedevano il cielo da decadi. Le sembrava che invadessero un posto suo, rubando lo spazio sufficiente affinché James non le scivolasse via dalle mani. E allora si arrabbiava, giurava di mollare tutto, buttava i libri, avrebbe studiato da sola, per conto suo, sul campo, arrossandosi gli occhi per mancanza di sonno e a furia di osservare dal telescopio; poi ci ripensava, dopo qualche ora tornava sui suoi passi, rivalutava le aspettative, considerava i pregi dell'apprendere da qualcun altro, pensava che il padre avrebbe voluto che si laureasse. Quella era una notte speciale, davvero unica e, a differenza delle altre volte, stranamente Malice non voleva passarla da sola.
    Con chi stare? Le opzioni erano decisamente limitate ma una persona le era subito saltata alla mente. Aveva preso il telefono e l'aveva chiamato il giorno prima, esponendogli il piano già ideato senza chiedere cosa ne pensasse. «Ciao brontolo! Domani si va in campeggio!»gli aveva spiegato in fretta e furia l'importanza della nottata, cosa ci si poteva aspettare e, un secondo prima che attaccasse euforica, Malice aggiunse: «Ce l'hai una tenda? Io porto i marshmallow. » Con lei era sempre così, a volte la praticità non era il suo forte, presa com'era dall'eccitazione per qualcosa, e le sue priorità differivano da quelle degli altri. Dalla zia era riuscita a rimediare due sacchi a pelo vecchissimi e un po' ammuffiti, che aveva sbattuto sul davanzale per una decina di minuti nella speranza di liberarsi dell'odore rancido che emanavano, aveva afferrato diverse scatole di caramelle, un contenitore di ghiaccio con dentro acqua, coca-cola e birre, due coperte, una vecchia lampada da campeggio al neon, il suo amato telescopio ed era partita, la piccola e sgangherata 500 piena, alla volta dell'università.
    Malice non aveva lezione quel giorno, a differenza di Adrian che sembrava avere più lezioni che respiri, neanche possedesse una giratempo.
    Alle sei e mezza in punto era di fronte alla scuola, il sedere poggiato sul cofano rossa e il piedino che batteva a terra, impaziente. Non appena distinse la figura alta e dinoccolata dell'amico, Malice urlò per farsi vedere: «Hey, Hermione Granger! Da questa parte! » Aveva agitato le braccia, come se fosse in qualche modo possibile non notarla. Entrò in macchina e aspettò che Adrian la raggiungesse, donandogli un sorriso a trentadue denti. «Sei pronto? Oggi niente nozioni di storia, ti prego. Solo stelle, galassie e buchi neri. » si era sporta verso il sedile posteriore, tirandosi dietro due buste di McDonalds. «Ho pensato che ci sarebbe venuta fame. Il mio è quello con l'insalata, per te double cheeseburger e patatine grandi perché lo sai che ne ruberò qualcuna. Proprio due o tre. » Malice era una di quelle odiosissime ragazze che prendono l'insalata dal fast food perché no, le patatine oggi no, e poi si mangiano metà di quelle altrui. I n s o p p o r t a b i l e.
    Mise in moto e partì, la musica come al solito che risuonava a tutto volume nell'abitacolo della piccola auto. «Come è andata oggi all'uni? Qualche altra laurea last minute da aggiungere alla mensola dei trofei? » Sebbene lo dicesse in tono scherzoso, Malice era davvero ammirata dal talento del ragazzo. Si conoscevano da qualche mese appena, eppure la ragazza aveva un certo senso nello scovare le persone giuste, quelle con cui valeva la pena passare le giornate. Era stata incaricata di mostrare l'università il primo giorno di Adrian, cosa che avevano fatto volentieri. Le piaceva portare le persone in giro, sentirsi un po' una guida, e rendere il tour divertente con commenti e aneddoti di cui l'istituzione non avrebbe approvato si parlasse. In quel modo aveva l'opportunità di avere un primo sguardo sui nuovi arrivati, soppesarli, capire in che categoria posizionarli, se dimenticarli o provare a mantenerli nella sua vita. C'erano stati moltissimi primi casi e davvero pochi dei secondi e Adrian era stato uno dei prescelti. L'aveva scarrozzato in giro tutto il giorno, dandogli probabilmente un mal di testa cane e, come se non bastasse, l'aveva invitato ad uscire la sera stessa. Da lì in poi si erano visti spesso dopo l'università, andavano al cinema, studiavano insieme, chiacchieravano. Insomma, forse non erano proprio amici, ma una sottospecie, e se Malice aveva deciso di passare quella serata importante con lui, c'erano buone probabilità che per lei fosse un vero amico.
    Arrivarono al bosco che era ancora giorno, non avrebbero potuto più proseguire oltre con l'auto. «Da qui si va a piedi! » Carichi come muli, si inoltrarono nel bosco che si infittiva ad ogni passo. Malice sapeva perfettamente dove era diretta, una piccola radura dalla quale si poteva vedere il cielo senza il disturbo delle luci della città o delle fronde degli alberi. Era un posto a lei caro e famigliare che aveva visitato sempre da sola dopo la morte del padre. «Ancora qualche metro... AH, eccoci!» Erano sbucati nella piccola radura circondata da pini e cespugli selvatici. «La sai montare questa? » Gli aveva chiesto, uno sguardo poco convinto stampato sul viso. Non aveva mai dormito lì fuori da sola, era sempre tornata indietro alle prime luci dell'alba. Diede uno sguardo all'orario sull'orologio da polso. «Abbiamo ancora un'oretta prima che cali il sole, faremo meglio a sbrigarci. » Sistemò le cose intorno, le coperte, la luce, il cibo mentre lasciava Adrian alle prese con la tenda, dimenticandosi per un po' gli sbuffi del ragazzo mentre tentava di racimolare qualche ramo per un piccolo fuoco. «Questo lo dovremo spegnere poi, ma prima arrostiamoci qualche dolcetto, ti va? » Gli chiese mentre, con le spalle rivolte a Adrian, osservava il suolo intorno agli alberi alla ricerca di legna. Si fermò un attimo, legandosi i lunghi capelli in una coda alta: lo faceva sempre quando si accingeva ad osservare attraverso le lenti del telescopio. «Comunque, cosa sai delle eclissi lunari?» Non voleva tastare la sua conoscenza, o forse solo un pochino, ma non essendo astronomia la sua materia Malice si domandava se sapesse a che spettacolo mozzafiato stava per assistere.
     
    .
  2.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Cittadini
    Posts
    2,692
    Reputation
    +2,159

    Status
    Anonymes!
    Adrian Joel Axelsson|27 y.o.|Archaeologist| Somewhere over the stars
    Guardava distrattamente fuori dalla finestra, mentre la voce del professore cullava lontana i suoi pensieri. Solo gli dei potevano sapere perché mai Adrian si ostinasse a seguire tutti i corsi, dato che essendo un dottorando avrebbe dovuto seguire solo seminari e conferenze. Sarà stato che non si finiva ma di apprendere, nonostante avesse sentito e risentito gli argomenti trattati trilioni di volte. Sarà stato che a forza di sentirlo parlare, ormai il norvegese era divenuto per lui la sua lingua. A volte lo guardavano male, gli studenti che prima se lo trovavano di fianco a seguire le lezioni, e poi se lo ritrovavano dietro la cattedra a fornire spiegazioni. Non gli importava. Raramente tendeva a intrattenere rapporti con i suoi colleghi, specie se frequentanti il corso, preferendo conoscenze al di fuori di quell’ambiente in cui, alla fine, si finiva per conoscersi tutti. Quel pomeriggio, un argomento aveva catturato la sua attenzione, per poi condurre i suoi pensieri verso altri orizzonti, oltre il vetro di quella finestra e quella siepe che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude... si insomma, sempre l’infinito era(?) aiuto Così, mentre per l’ennesima volta veniva narrata l’impresa di Schliemann alla ricerca della città perduta, una sola domanda si faceva largo nella mente dell’archeologo: ”Ma quelli di Netflix si drogano?” Quello si che era un quesito degno di nota. Adrian non riusciva a concepire come degli sceneggiatori avessero solo potuto pensare ad un Achille nero. E pure Patroclo. E PURE ZEUS. Non aveva alcun pregiudizio razziale, parliamoci chiaro, ma c’era un motivo più che valido se nelle pitture antiche gli uomini erano dipinti in rosso e le donne in bianco. Il rosso era un colore regale, il bianco rappresentava purezza. E se non li avevano mai dipinti neri forse era perchè i greci no erano neri. Sbuffò, attirando per un’istante l’attenzione degli altri. Mimò un cenno di scuse, e tornò a guardare fuori da quella finestra, dove ben presto vide comparire l’inconfondibile 500 di Malice. Quella sera, aveva promesso che sarebbe andato in campeggio con lei. La cosa non gli dispiaceva, dato che adorava stare all’aria aperta e che molto probabilmente avrebbe imparato un sacco di cose nuove. In realtà avrebbe voluto affacciarsi dalla finestra e fare un po’ di Romeo e Giulietta e gnignigni(?) ma quello o faceva solo con Wade, perché loro erano come Joey e Dawson #wat, ma dovette a malincuore attendere che il professore finisse lo spiegone prima di abbandonare l’aula di corsa. Passò in ufficio a raccattare la tenda e il necessario per la nottata –tra tutto, ovviamente, l’immancabile taccuino per prendere appunti- e corse via, direzione Riccione onde evitare di far aspettare troppo la ragazza che, conoscendola abbastanza, sicuramente si era già spazientita.
    Non appena varcò l’uscio, la vide agitare le braccia, poggiata allo sportello chiuso della 500. ”Hey, Hermione Granger! Da questa parte!” Si avvicinò a lei, schioccandole inaspettatamente un bacio sulla guancia. Non glielo avrebbe mai confessato, ma Adrian si era affezionato a quella ragazza che, di sua spontanea iniziativa(?), aveva deciso di sopportarlo sin dall’inizio. Era incredibile quanti nomignoli Malice riuscisse ad affibbiargli. Se mai avesse voluto scrivere un romanzo, avrebbe di certo chiesto aiuto a lei per i nomi dei personaggi. ”Non c’è bisogno che ti sbracci tanto. E poi è levioooosa, non leviosà”. Rispose, sfoggiando quella grande citazione a caso, totalmente fuso dopo…quante erano state? Otto ore di lezione più o meno? ”Tenda, presa. Ah, qui c’è roba a caso che può servire, non so cosa cavolo ci ho messo, ma servirà vedrai.” Elencò, mostrando zaino e tenda, per poi riporli sul sedile posteriore e salire in macchina. ”Sei pronto? Oggi niente nozioni di storia, ti prego. Solo stelle, galassie e buchi neri.” Povera illusa. Ancora credeva che fosse possibile passare una serata monotematica con Adrian, il cui tema non fosse la storia. Si voltò verso di lei, con faccia incredula. ”Non puoi chiedermi questo! Alberto Angela piange! Se parli di stelle e galassie non puoi non citare tutte le implicazioni mitologiche legate ad esse. Ogni costellazione ha un mito correlato. Orione, Cassiopea, la Via Lattea, tutto viene spiegato dal mito. Dovrai buttarmici in uno di quei buchi neri di cui parli per farmi stare zitto” In effetti, era vero. Per il bene di tutti(?), Malice avrebbe fatto bene a portare anche un bel rotolo di nastro isolante. ”Ho pensato che ci sarebbe venuta fame. Il mio è quello con l'insalata, per te double cheeseburger e patatine grandi perché lo sai che ne ruberò qualcuna. Proprio due o tre.” Ah ecco, allora non era una sprovveduta! Aveva portato del cibo per farlo tacere. Si mise una mano sul petto. ”Tu si che sai sempre come far battere il mio cuore” Commentò sospirando, dando sfogo alla drama queen che era in lui. ”Anche se…insalata? Stai male Rajesh?” Se Malice era l’asso dei soprannomi, anche Adrian non scherzava. E così ogni tanto provava a farla incazzare chiamandola come l’astronomo indiano di big bang theory. E comunque, lui le patatine nemmeno le mangiava di solito, perché se erano fredde al principino non aggradavano(?). La ragazza accese la macchina e partì a tutto gas, alzando la radio. Senza dare troppo nell’occhio(?), l’archeologo, che tanto teneva alla propria vita, si attaccò al sedile e iniziò a frenare piano piano col piede sulla moquette. ”Come è andata oggi all'uni? Qualche altra laurea last minute da aggiungere alla mensola dei trofei?” Cercò di distrarsi, rispondendo alle domande per non pensare alla morte imminente che correva verso di loro, incentivata dal piede di Malice che premeva sull’acceleratore. ”Ho un dottorato. Non posso prendere altre lauree finchè non finisco questo. Anche se in effetti non mi dispiacerebbe una laurea in antropologia forense. In realtà sto seguendo lezioni a caso, giusto per rinfrescarmi la memoria o per imparare nuove cose. E’ più divertente studiare se non devi poi finire sotto esame, non tro…”. Adrian apparteneva probabilmente a quello 0,0000000001% della popolazione mondiale a cui piaceva studiare. Le parole gli si troncarono in gola perché qualcosa di ben più degno di attenzione attirò il suo sguardo. ”Ommioddio ma quelli sono i black eyed peas!” Urlò, riferendosi a un tizio nero con le treccine, a una ragazza coi tacchi a spillo e il vestitino –probabilmente una battona- e una vecchia che stavano sul marciapiede. Si beh, per lui quelle erano le cose importanti. ”Comunque, dicevamo? Ah si, ecco ho una domanda. Secondo te quelli di Netflix si drogano? No perché GATTOOOO” Urlò, quando un gatto attraversò la strada. Guidare con Adrian che ansiava in macchina non doveva essere minimamente facile, ma l’archeologo era troppo preso a non morire e a salvare animaletti innocenti per rendersene conto. In effetti, dopo tutte quelle ore di lezione avrebbe dovuto sentirsi sfinito, e invece era iperattivo come se si fosse tirato una riga lunga quanto la route 66.
    Finalmente la macchina si fermò. Il ragazzo dovette mettersi una mano sul petto per accertarsi di essere ancora vivo, per poi tirare un sospiro di sollievo. Era giunto sano e salvo…nel bosco. Luogo in cui le paranoie divenivano reali, tra lupi, bestiole varie e membri della fantomatica setta a caccia di tori bianchi da uccidere sull’altare di Giove(?)#wat. Incredibile come tutto si riconducesse inevitabilmente ai romani.
    ”Da qui si va a piedi!” Disse la ragazza, scendendo dalla macchina. ”Sissignora!" Rispose ridendo, e caricandosi in spalla svariata roba, tra cui lo zaino, la tenda, il treppiedi del telescopio e altri pacchetti fin quando gli bastò l’estensione delle braccia. ”E tu invece? Che combini quando non te ne stai col naso all’insù a guardare le stelle?” Chiese, ora tornato nella sua confort zone con i piedi per terra. Seguì Malice tra la fitta boscaglia, fino a che questa non si aprì lasciando intravedere una radura. ”Woow. Ma è stupendo!” Esclamò stupito, mentre il suo sguardo cercava di immagazzinare dettagli. Sapeva infatti, Adrian, che un cambio del livello della vegetazione, a volte, poteva indicare la presenza di strutture nascoste. Non era sempre valido quel ragionamento, eppure spesso la fotografia aerea, grazie a quel trucchetto, era riuscita ad individuare aree potenzialmente a rischio vincolo archeologico con poco sforzo e molta resa. Fu di nuovo Malice a riscuoterlo dai suoi ragionamenti. ”La sai montare questa?” Chiese, alludendo alla tenda. Adrian la guardò quasi stizzito. Sul serio credeva che avrebbe portato una tenda senza saperla montare? Lo aveva davvero preso per un ciabattaro tutto casa e università senza una minima dote manuale? ”Abbiamo ancora un'oretta prima che cali il sole, faremo meglio a sbrigarci.” Ecco, ora metteva anche ansia. ”Non mettermi sotto pressione Bianconiglio, con la giusta concentrazione ci metterò più o meno il tempo che tu ci metterai a dire “Alea iacta est”. Commentò, iniziando a tirare fuori ferri e picchetti e iniziando a infilare le stecche nelle apposite asole. E poi non aveva specificato come l’avrebbe montata. Quando lo scheletro fu montato, fece ricorso alla sua particolarità, facendo levitare i picchetti e disponendoli in quadrato. Scariche verdastre quasi impercettibili si diramarono dalle sue mani, ed illuminarono, per qualche istante, i picchetti metallici. Cercando di non perderne di vista neanche uno, con un movimento secco delle mani, fece sì che questi si infilzassero a terra, in un sol colpo, spinti da una gravità aumentata dalla forza del magnetismo. ”Fatto!” Esclamò poco dopo, mentre Malice era intenta a cercare della legna da ardere. Almeno, in quell’occasione, la sua particolarità aveva avuto una sua utilità, dato che di solito, finiva solo per friggere tutti gli elettrodomestici o per rischiare la vita ogni volta che passava davanti a una ferramenta. ”questo lo dovremo spegnere poi, ma prima arrostiamoci qualche dolcetto, ti va?”. ”Certo!” Rispose sorridendo, stavolta attratto dal telescopio, e curioso di capire, innanzitutto, come si montasse. Chissà se andava messo in bolla come la livella ottica? Lasciò perdere per un momento il treppiede, aspettando che fosse l’esperta ad occuparsene, e si mise ad impilare i marshmellow su uno spiedo. ”Ah, nello zaino ci sono delle birre. Non saranno freschissime, le ho prese stamattina, ma non sono state al sole…” I ragionamenti intelligenti. ”Comunque, cosa sai delle eclissi lunari?” Chiese poi lei, d’improvviso. Certo, senza la domanda di storia, Adrian partiva dannatamente svantaggiato, ma di certo non le avrebbe dato la soddisfazione di rimanere zitto. ”Posso partire con l’argomento a piacere? No? Ok, beh so che si verifica nel momento in cui sole, terra e luna si trovano allineati, e quindi la Terra proietta un cono d’ombra sulla superficie della luna. Non saprei che altro aggiungere al riguardo, illuminami, mia sibilla”. Sorrise, attendendo quella spiegazione, e chiedendosi se gli antichi avessero mai formulato qualche leggenda riguardo una luna inghiottita dalla terra. Se c’era, al momento non gli sovveniva. Uno di qui dubbi metafisici però, tornò ad illuminarlo. ”Ah, ecco, ho un dubbio esistenziale. So che c’è una costellazione che si chiama ofiuco ma…esattamente dove diamine sta? E soprattutto…che cacchio è un ofiuco?” In preda a quel dogma ancora irrisolto, alzò gli occhi verso il cielo, alla ricerca di costellazioni a lui note solo grazie alle quattro serie di Saint Seiya. Ovviamente, era ancora troppo presto perché si potessero scorgere le stelle, e il cielo troppo luminoso. Allungò lo spiedo, su cui sfrigolavano dei marshmellow ormai arrostiti a puntino in direzione di Malice, invitandola a servirsi senza scottarsi. Stappò una birra con uno spigolo di un sasso e la mise in mezzo, mentre il fuoco ardeva impetuoso, caricato da Malice che, a forza di stare col naso all’insù, forse non si era resa conto di quanta legna avesse buttato giù. ”Che facciamo, montiamo il telescopio? Chiese poi, impaziente di vedere come funzionava. L’unica volta in cui aveva guardato in un telescopio avrà avuto sei anni, e di certo non se lo ricordava.

    Era fantastico perdersi con lo sguardo, tra le stelle, percorrere con lo sguardo la via lattea, sforzarsi di contare i corpi più luminosi e comporre disegni dal senso logico. Era estasiante eppure alienante, e conduceva, a lungo andare, a perdere di vista le cose che si avevano accanto. Fu questa la fine che toccò a molti marinai erranti, troppo impegnati a seguire la direzione indicata dalle stelle, per curarsi degli scogli che li attendevano di fronte.

    Edited by Iwar - 19/12/2018, 03:29
     
    .
  3.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    All hype, no heart

    Group
    Vice
    Posts
    1,452
    Reputation
    +2,808
    Location
    kensington gardens.

    Status
    Anonymes!
    Malice Elara Falk
    ▶︎ It all makes perfect sense to me, the heaviness that i hold in my heart belongs to gravity

    La sola prospettiva di osservare il cielo la metteva automaticamente di buonumore. Non importavano più i drammi con i ragazzi - che non vedeva comunque neanche in cartolina da un bel po' -, le discussioni con i professori, le diete. Persino il passato tendeva a liquefarsi, solo i ricordi belli rimanevano visibili. L'universo era, per Malice, quello che l'alcool, la droga e qualsiasi altra ossessione rappresentavano per le altre bambole rotte, i morti viventi che vagavano in giro per il mondo e, specialmente, a Besaid.
    Le stelle, i pianeti, erano grandi boe di salvataggio galleggianti sopra le loro teste, a nessuno veniva spesso in mente di alzare lo sguardo per aggrapparcisi contro. Un evento come l'eclissi non capita tutti i giorni, Malice lo sapeva bene. Nonostante di solito fosse l'esatto opposto, quella era un'occasione a dir poco irripetibile e Malice aveva programmato tutto affinché niente potesse andare storto.
    Orario, location, attrezzatura e compagnia: tutto doveva essere perfetto. "E poi è levioooosa, non leviosà”. L'inizio sembrava promettere bene, se non altro la compagnia era quella giusta.«Oddio, dimmi che hai una crush per la Granger! Mi vi immagino lì ad amoreggiare scambiandovi citazioni da libri di studio e, quando litigate, fare a gara a chi possiede più dottorati e qualifiche. CHE CARINI IO VI SHIPPEREI.» Si asciugò una lacrima inesistente per poi prendersi quel bacio sulla guancia, non potendo fare a meno di rimanere stupita da quel gesto. Non risultava inaspettato tanto per il fatto che si conoscessero da poco, quanto piuttosto qualsiasi tipo di contatto fisico con gli altri destabilizzava la piccola ragazza. Era un istinto naturale per Malice, come sobbalzare a un suono troppo forte o coprirsi il volto prima di essere colpiti. Il suo corpo era una macchina in costante meccanismo di difesa, nonostante dall'esterno potessero sembrare non esserci pericoli imminenti dai quali doversi proteggere.
    Non puoi chiedermi questo! Alberto Angela piange! Se parli di stelle e galassie non puoi non citare tutte le implicazioni mitologiche legate ad esse. Ogni costellazione ha un mito correlato. Orione, Cassiopea, la Via Lattea, tutto viene spiegato dal mito. Dovrai buttarmici in uno di quei buchi neri di cui parli per farmi stare zitto” Malice roteò gli occhi e si voltò a guardare il compagno di avventure che se ne stava appollaiato sul sedile vicino al suo nel microscopico abitacolo della cinquecento. «Alberto Angela? Davvero? Lo sanno tutti che Piero è quello forte! Rubava i cuori delle ragazze su Quark quando Albertino faceva ancora le trecce ai cavalli. » Aveva ribattuto prima di mettere in moto e partire verso l'infinito e oltre. Non sarà stata un genio come Adrian, ma le seguiva tutte quelle trasmissioni. Da Quark, Il pianeta dei dinosauri a Ulisse, Malice costringeva il padre a registrare ogni puntata e ne conservava ancora le cassette da qualche parte nella soffitta del suo piccolo monolocale, solo alcune delle poche cose sopravvissute all'incendio che aveva distrutto la casa in cui viveva da bambina. Aveva, inoltre, sempre avuto una piccola cotta per Piero, con quei suoi modi affabili e quella voce profonda. ”Tu si che sai sempre come far battere il mio cuore” Un piccolo sorriso le aveva arricciato le labbra. «Per così poco, amore» gli era andata dietro, allungando persino una mano per posizionarla all'altezza del cuore. Era divertente correre dietro alla frenesia di Adrian, che riusciva a cambiare argomento in un margine di tempo di pochissimi secondi. Si somigliavamo più di quanto credessero, Malice lo stava iniziando a capire solo in quel momento. ”Anche se…insalata? Stai male Rajesh?" La ragazza ne sapeva abbastanza di film da poter parlare spesso e volentieri per citazioni, ma di serie televisive proprio non se ne intendeva. Guardare un'ora di episodio per dieci - se eri fortunato - puntate richiedeva una costanza che Malice non riusciva ad avere in niente, a parte l'osservazione della volta celeste. Ci aveva provato, testare era la sua specialità. Aveva iniziato con Breaking Bad perché Sam ne aveva parlato talmente bene da spingerla al tentativo. Le prime tre-quattro puntate erano andate alla grande, Malice si era persino appassionata a certi personaggi tanto da desiderare di saperne la fine. Poi però qualcosa era successo, l'umore era cambiato, Malice si era distratta presa dalle altre mille cose in cui si buttava e aveva finito per accantonare il blue-ray a fare muffa sulla mensola.«Cosa cavolo è un Rajesh ? Comunque sono a dieta. Non tutti hanno la fortuna di nascere con un metabolismo veloce come il tuo.» Spinse il labbro inferiore di fuori e lo fece persino tremare, giusto per competere un po' con le indubbie doti da drama queen che Adrian aveva mostrato. Se l'aveste chiesto a Malice, avrebbe risposto che era la guidatrice più prudente del pianeta terra. Apparentemente però, gran parte delle persone che salivano sulla sua piccola auto non la pensavano allo stesso modo e, a giudicare da come Adrian si teneva al sedile, neanche lui si fidava della sua destrezza al volante. «Perché sei così teso?» gli chiese allora lanciandogli uno sguardo interdetto. Non poteva proprio capacitarsi del perché fossero tutti così spaventati dal modo in cui guidava. «Ho un dottorato. Non posso prendere altre lauree...» Gli rifece il verso, assumendo una voce acuta e in falsetto e muovendo la testa a destra e a sinistra.«Sei proprio un so-tutto-io. Comunque Adrian, rilassati ti prego! Guarda che ho fatto solamente quattro incidenti nell'ultimo anno e nessuno di loro mort- DOVE?!» Aveva frenato all'improvviso, seguendo con gli occhi la linea invisibile che collegava l'indice di Adrian all'uomo di colore insieme alla sua dolce compagnia. «Ma come ti salta in mente? Quel tipo è quasi mulatto, will.i.am è molto più nero o forse... » Malice realizzò appena che la conversazione stesse prendendo dei connotati leggermente razzisti, gli occhi che le si illuminavano di una strana luce, quella che brillava sempre quando un'idea stava nascendo dentro di lei. Di solito si rivelavano essere sempre malsane. «Aspetta...» Seguiva le tre celebrità tarocche a passo d'uomo, neanche fossero i re magi. Dopo aver abbassato il finestrino, Malice si sporse un po' e cominciò a cantare. «Cause I gotta feeling, woohoo, that tonight's gonna be a good night...! Ce lo fate un autografo, eh? Il mio amico qui vi ama, sopratutto te Nelly! Ha una big crush, mi fa una testa così ogni volta e conosce ogni tua mossa. Fagli vedere, brontolo! » Si era voltata verso l'amico, un sorriso estremamente divertito stampato su quel viso da angioletto mentre la battona e gli altri due li guardavano come fossero alieni al volante. Una straziante sinfonia di clacson la costrinse a rompere l'incanto che aveva appena creato. «VA BENE MI STO MUOVENDO! Jeez!» alzò le braccia, tirandone fuori una dal finestrino facendo segno al guidatore dietro di lei di stare molto calmo. Ripresero quel viaggio di cui, a questo punto, non erano certi avrebbero mai raggiunto la destinazione incolumi. A prima vista, Malice non aveva onestamente pensato che Adrian potesse rivelarsi un tipo così divertente. Non che ci fosse qualcosa di sbagliato, ma il fatto che fosse sempre preso così tanto dallo studio poteva deviare l'attenzione degli altri, spingendoli a credere che fosse davvero noioso. Lo era, a volte, quando si metteva a parlare di guerre, battaglie di eventi storici talmente di nicchia da risultare difficili da trovare sui normali testi di scuola. Col tempo però, Malice aveva visto anche il lato del tutto incoerente e fuori di testa che il ragazzo sembrava avere e che, quando fuoriusciva, riusciva a farla ridere fino a toglierle il respiro. Aveva un certo fiuto, per quelle cose e forse era stato proprio quel presagio a spingerla ad offrirsi come "guida" il primo giorno di università di Adrian. L'aveva visto lì, in segreteria, in attesa che si trovasse qualcuno disposto a tale infausto compito e, prima che potesse rendersene conto, la sua bocca aveva proclamato: «Mi offro volontaria come tributo!». Si era sentita un po' una Katniss Everdeen della situazione e tutt'oggi non si pentiva di quell'estro inaspettato di gentile umanità.
    Per poco non ci mancò che, per lo spavento causatole dall'urlo isterico di Adrian e nel tentativo disperato di non uccidere il gatto, investisse dei passanti invece. Quando finalmente scesero, Adrian non fu l'unico a provare sollievo. «Guidare con te al fianco è un'esperienza che non augurerei neanche al mio peggior nemico. » Sentenziò per poi inspirare l'aria fresca a pieni polmoni. Quel ricambio d'ossigeno sembrò donarle l'energia che l'ansia da passeggero di Adrian le aveva tolto e, ritrovato di nuovo il giusto spirito, si incamminarono verso la radura. ”E tu invece? Che combini quando non te ne stai col naso all’insù a guardare le stelle?” Malice lasciò che il silenzio riempisse l'aria tra loro, non per questo sentendosi particolarmente a disagio. C'erano silenzi e silenzi, quello non sembrava metterli a disagio. «Studio astronomia con il naso piegato sui libri, guardo film, compongo musica al pianoforte e ah sì, da poco lavoro come spogliarellista in un nightclub. » L'aveva buttata lì, l'ultima informazione, come se fosse poco rilevante, ma era pronta per l'occhiata sconvolta e l'imbarazzo che avrebbe - così pensava - visto sul volto di Adrian. Nella sua testa valutò le probabilità che le facesse qualche domanda a riguardo, ma non le sembrava il tipo che poteva trovarsi a suo agio con cose di quel genere. Probabilmente si sarebbe limitato ad esserne confuso, avrebbe probabilmente disapprovato quella scelta senza però dirle niente, non li avrebbe reputati così ancora in intimità da sentirsi libero di dire la sua su una questione così delicata. Forse ce l'avrebbe persino avuta con lei per aver creato una situazione così scomoda. Quelli erano tutti pensieri di Malice che, in realtà, non conosceva ancora Adrian così bene da poterne prevedere una reazione sicura. Qualsiasi sarebbe stata, non le sarebbe importato. Molto tempo addietro Malice si era ripromessa di non permettere mai più a nessuno di condizionare la sua vita. ”Non mettermi sotto pressione Bianconiglio, con la giusta concentrazione ci metterò più o meno il tempo che tu ci metterai a dire “Alea iacta est”. Roteò gli occhi in alto, il sorriso che non voleva però saperne di sparire dal viso. Se continuava così l'indomani mattina si sarebbe ritrovata le cavità oculari vuote e i bulbi persi da qualche parte nell'erba. «Tic toc Alice, no pressure!» Lo canzonò mentre si dedicava alla ricerca della legna. Non appena il lavoro iniziò, Malice si perse nella sua testa per qualche secondo, dimenticandosi dell'amico che trafficava con i vari arnesi. Fu un movimento nell'angolo estremo del suo campo visivo a farle alzare la testa, tramutando per la prima volta Malice in spettatrice dell'abilità di Adrian. Rimase, letteralmente, a bocca aperta, la mascella che penzolava come quella di uno scheletro senza i fasci di carne e muscoli a tenerlo composto. «Oh.mio.Dio. Sei proprio Dora l'esploratrice!» sussurrò, gli occhi sgranati, le mani che poco dopo iniziarono a battere l'una contro l'altra. «Quando volevi dirmi di avere un'abilità così figa e utile? Come funziona? Muovi tutti gli oggetti o solo alcuni materiali?» Ecco che l'inquisitore Malice veniva allo scoperto, inondando l'amico di domande. Curiosa di natura, ogni volta che assisteva alla rivelazione di un'abilità rimaneva stupita dal fatto che non tutte fossero terribili come la sua. Osservandosi le mani avvolte nei guanti, si immaginò avere la capacità di Adrian: cosa avrebbe fatto? Per prima cosa avrebbe sicuramente spostato tutte le macchine dai parcheggi che voleva lei. Ancora estasiata, le sembrava di aver fatto un piccolo passo in più nella conoscenza che aveva di Adrian. Accatastò in una piccola pila i legnetti che aveva trovato, continuando a lanciargli occhiate ammirate senza neanche cercare di nasconderlo per davvero.
    Nel sentire delle birre, Malice corrucciò il nasino, il viso che assumeva un'espressione più tenera che delusa. «Birre calde, cosa c'è di meglio? Praticamente tutto, eccetto forse averti come passeggero. Però chi si accontenta gode! » Tirò fuori le birre dallo zaino, per fortuna erano di quelle con il tappo che si svitava! Ne passò una ad Adrian e dopo aver bevuto anche lei un sorso, si chinò vicino alla legna. I capelli legati in una coda alta e voluminosa, Malice si adoperò ad accendere il fuoco come gli antichi: per attrito. Non era di certo un metodo per i deboli di cuore. E’, infatti, probabilmente la tecnica più difficile e faticosa, ma non era la prima volta che Malice la metteva in pratica. «Il dado è tratto.» sentenziò tra i denti, traducendo la frase latina che Adrian aveva detto poco prima. Sapeva quella lingua morta perché l'aveva studiata al liceo e, poi, all'università. La fronte crucciata per la concentrazione, ci volle un po' di tempo, spazio che venne occupato dalla spiegazione di Adrian su cosa fosse un'eclissi. «Non male, Ad. Posso aggiungere che esistono diverse tipologie di eclisse lunare. C'è la penombrale. Si verifica quando la Luna transita nel cono di penombra della Terra, quindi al di fuori del cono d’ombra. In questo caso la Luna, vista dalla Terra, potrebbe apparire semplicemente più scura in alcune zone;
    Quella parziale, che si verifica quando una parte della Luna entra nel cono d’ombra della Terra e viene oscurata poiché non riceve i raggi del Sole; La totale. Si verifica quando tutta la Luna entra nel cono d’ombra della Terra e viene completamente oscurata;
    E, infine, orizzontale. É un evento piuttosto raro perché avviene quando in alcune aree del mondo si può vedere in contemporanea sia il Sole che la Luna. E LA NOSTRA EROINA CE L'HA FATTA!
    » Malcie si raddrizzò, la meni sui fianchi mentre osservava il fuoco prendere forma ed espandersi mangiando più parti della legna su cui ardeva.
    Con un sorriso soddisfatto si diresse verso la sua amata attrezzatura, iniziando a tirarne fuori i vari pezzi sotto lo sguardo attento del ragazzo. Ci teneva molto a quel telescopio, un'altra delle poche cose che erano riuscite a sfuggire alle fiamme. Era, naturalmente, di James ed era anche l'oggetto più prezioso che Malice possedesse. Per il valore affettivo e materiale, la ragazza maneggiava ogni pezzo con una cura maniacale. Lo mise in stazione, in bolla per assicurarne l'asse la stabilità, trafficando poi con il pezzo principale del corpo macchina. « Il parametro più importante in astronomia è la raccolta di luce e questa dipende direttamente dal diametro. » iniziò a spiegare la ragazza, entrata completamente in modalità "astronoma". «Altri importanti fattori sono: la presenza di ostruzione nei riflettori o nei catadiottrici, la qualità della lavorazione delle lenti o degli specchi, la presenza di lenti aggiuntive all'interno del telescopio, la presenza di un tubo ottico aperto piuttosto che chiuso... e via dicendo. Inoltre l'inquinamento luminoso è minimo, per questo ho scelto questo posto. Oggi le stelle sembrano belle ferme e non "sfarfallano". Lo scintillio stellare è infatti indice di cattivo seeing atmosferico e dipende dalla presenza di correnti ad alta velocità presenti ad alta quota oltre che da condizioni locali. Più le stelle "sfarfallano" e peggiore sarà il seeing e la capacità di scorgere dettagli ad alto ingrandimento. Possiamo aspettarci grandi cose, da questa notte!» Alla fine di quella lunghissima e probabilmente noiosa spiegazione, Malice aveva completato l'opera e il telescopio svettava in tutta la sua magnificenza, il grande occhio scuro rivolto vero la volta celeste. Solo allora si chinò a raccogliere la birra e ne bevve un'altro lungo sorso, quasi strozzandosi per le risate sentendo la domanda di Adrian. Ma perché diavolo gli venivano in mente cose che a nessun altro sarebbe passato per la testa di pensare? «In latino Ophiūchus, "colui che porta il serpente", è anche una delle 48 costellazioni originarie menzionate da Tolomeo. Si estende a cavallo dell'equatore celeste, in un'area posta a nord-ovest del centro della Via Lattea; questa posizione fa sì che sia visibile completamente da quasi tutte le aree della Terra, con l'eccezione di quelle polari. Le stelle più luminose dell'Ofiuco sono α Ophiuchi, chiamata Rasalhague, alla testa della figura, e η Ophiuchi, visibile nella parte meridionale.» disse rispolverando mentalmente tutto ciò che ricordava di aver mai letto sull'ultima delle costellazioni, l'unica a cui non corrispondesse alcun segno zodiacale. Il cielo si era nel frattempo scurito e alcune stelle cominciavano a splendere. Malice si chinò sul telescopio, l'aria esperta di chi vi mette mano da anni e, muovendolo, inclinandolo e stuzzicando qualche manopola, riuscì ad individuare cosa stava cercando. Un sorriso soddisfatto le illuminò il volto mentre alzava la testa e guardava Adrian. «Penso di averla trovata. Vuoi vedere?» Si fece da parte, indicando con un gesto della mano di farsi avanti. «Domanda importantissima: come fai anche solo a sapere dell'esistenza di Ofiuco? » Non era la prima domanda che ci si aspetterebbe da un principiante. Di solito le chiedevano della luna, della stella polare e, al massimo, di qualcuno dei pianeti più grandi e conosciuti. Ma Malice aveva dimenticato di trovarsi di fronte ad un guru della conoscenza, quindi quella insolita domanda non avrebbe dovuto stupirla più di tanto. Si era sistemata per terra, seduta su una coperta che avevano steso. Si strinse nella giacca, la notte che stava calando aveva portato con sé un po' di aria fresca. Afferrò uno dei due bastoncini su cui Adrian aveva infilzando dei marshmallow e lo allungò sulle fiamme, rigirandolo lentamente per non farlo rosolare senza bruciarlo. Osservò Adrian chino sul telescopio e non poté fare a meno di sorridere. Per quanto a volte potesse fingere di esserne irritata, adorava la curiosità che sembrava divorarlo. Non lo disturbò ma aspettò che la raggiungesse, avrebbero dovuto aspettare ancora un po' per l'eclissi. «Ho messo la sveglia dieci minuti prima dell'orario i cui è prevista l'eclissi, ma per ora dobbiamo aspettare.» gli spiegò con la bocca mezza piena di marshmallow che rendevano i polpastrelli delle dita appiccicosi. «Giochiamo a never have I ever?» aveva raddrizzato la schiena, una nuova eccitazione le traboccava dagli occhi e dal sorriso. «Ma con delle regole un po' adattate. Allora, ognuno deve rispondere sì o no al "non ho mai... bla bla bla". Si deve essere completamente onesti e se uno dei due sa o sospetta che l'alto stia mentendo deve scegliere una "punizione". » Senza aspettare la risposta di Adrian, Malice chiese a bruciapelo. « Inizio io. Non ho mai: fatto una puzzetta in un luogo pubblico e incolpato qualcun altro .» Cercò di non ridere ma le guance le si erano gonfiate a dismisura. Sorseggiò la birra per calmarsi ma non riusciva a fare a meno di sghignazzare.

    Cuoro non ho riletto perché sto morendo di sonno ç.ç domani faccio e - per ora- perdona gli strafalcioni da immigrata all'estero
     
    .
  4.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Cittadini
    Posts
    2,692
    Reputation
    +2,159

    Status
    Anonymes!
    Adrian Joel Axelsson|27 y.o.|Archaeologist
    Male, a tratti Malice(?)


    Numera stellas, si potes.
    Conta le stelle se puoi
    , così diceva l’Antico Testamento. E’ davvero possibile contarle ad occhio nudo? Probabilmente no, c’è sempre qualcosa che ci sfugge, che saltiamo, qualcosa celato dalle condizioni atmosferiche, dall’inquinamento luminoso. Non abbiamo assi da considerare, ogni qual volta alziamo gli occhi verso quella distesa immensa, e puntualmente, ogni volta, perdiamo il conto. L’astronomia era una scienza affascinante, innanzitutto perché forse in grado di porre un limite alle fantasticherie che si potevano produrre su quell’universo troppo vasto per essere immaginato, e su quelle stelle che grazie a quella scienza, l’uomo poteva finalmente contare.
    Adrian era davvero eccitato all’idea di tuffarsi in quel mondo nuovo per lui, e sapeva che Malice sarebbe stata una perfetta compagna di viaggio. Un viaggio metaforico, s’intende; sul viaggio in macchina ci sarebbe stato parecchio da ridire.
    ”Oddio, dimmi che hai una crush per la Granger! Mi vi immagino lì ad amoreggiare scambiandovi citazioni da libri di studio e, quando litigate, fare a gara a chi possiede più dottorati e qualifiche. CHE CARINI IO VI SHIPPEREI.” Adrian la guardò, stupito di come la sua mente fosse arrivata ad elaborare una storia d’amore così articolata in pochi istanti. Maledette fan fiction, avevano rovinato una generazione: la stessa generazione che poi aveva prodotto come esito la Vate Ornella e Timidamente Amore. ”AMAVO la Granger. Si lei, è stata la mia crush adolescenziale. Poi niente, sono cresciuto e sono diventato io stesso la Granger”. Più che Granger, Adrian era diventato un misto tra la Cooman e la McGranitt, ma invece di vedere il futuro lui vedeva i romani. Chissà se studiavano i Romani a Storia della Magia… Magari credevano che Fabio Massimo il Cunctator avesse fermato il tempo con un Aresto Momentum e non avesse temporeggiato davvero come si narrava, o che durante l’assedio di Masada gli abitanti della fortezza si fossero messi a lanciarsi Avada Kedavra a caso e che la cosa fosse finita male. Quel suo dubbio restò disperso nella tra i suoi mille pensieri, mentre salì a bordo della Mal-Mobile. ”Alberto Angela? Davvero? Lo sanno tutti che Piero è quello forte! Rubava i cuori delle ragazze su Quark quando Albertino faceva ancora le trecce ai cavalli.” ”Sciolgo le trecce i cavalli, corronoooo” #wat Adrian la guardò stupito, sfoggiando la sua migliore faccia alla “me cojoni”. Non credeva possibile che qualcun altro avesse mai visto quei programmi in italiano sottotitolati in inglese che davano sui canali più improbabili delle emittenti più scagate, tipo TvNord(?). ”Oddio lo vedevi anche tu?? Li conosci?? Oh Malice Elara Falk, voglio dieci figli con te!” Ok, forse ora stava esagerando, e l’entusiasmo gli stava mettendo in bocca parole che mai avrebbe detto seriamente. Però andiamo, quei due avrebbero potuto avere dei figli super intelligenti e bellissimi QUALCUNO MI AIUTI. ”Ma quanto erano belli quei documentari? Io li seguo ancora… Piero si tiene in piedi per scommessa, eppure riesce ancora a dispensare conoscenza. Che uomo…” Inspirò. Da grande avrebbe voluto diventare come gli Angelas(?). Afferrò la busta con i panini e la appoggiò sotto al sedile dietro. ”Per così poco, amore”. Ecco vedete? E’ ship. #cos E niente, erano due deficienti che non si sa bene come fossero riusciti a trovarsi…si sa solo che da allora Besaid aveva iniziato a tremare. ma cosa cazzo sto scrivendo. ”Cosa cavolo è un Rajesh ? Comunque sono a dieta. Non tutti hanno la fortuna di nascere con un metabolismo veloce come il tuo.” Ah, mannaggia. Gli cadeva proprio sull’astronomo. ”Ma baby, mi sbagli sulle basi? Rajesh di big bang theory, l’astrofisico indiano. Vabbè, comunque, quanto durerà questa dieta? L’ultima è durata ben due giorni! E io vado a correre la mattina. Sai come si dice, aiutati che il ciel t’aiuta(?)” Non era molto convinto che fosse così il proverbio, ma vabbè. Comunque, Malice riusciva perfettamente a tenergli testa persino come drama queen. Erano proprio simili, dopotutto. Quando partì a tutto gas, Adrian riuscì a manifestare tutte le proprie ansie. Probabilmente a breve avrebbe vomitato, e cercando i sintomi su google avrebbe scoperto di essere incinto(?)#wat. ”Perché sei così teso?” Si girò appena verso di lei. ”Teso? Io?? Quando mai…” Rispose ironicamente, mentre con ogni arto si attaccava al sedile, neanche fosse sulle montagne russe. ”Ho un dottorato. Non posso prendere altre lauree... Sei proprio un so-tutto-io. Comunque Adrian, rilassati ti prego! Guarda che ho fatto solamente quattro incidenti nell'ultimo anno e nessuno di loro mort- DOVE?!” Beh, quello sì che era rassicurante. Non era morto nessuno in quei quattro incidenti a cadenza annuale. Bene, ma non benissimo. La ragazza frenò all’improvviso, dimostrando ancora una volta la sua delicatezza al volante. ”Ma come ti salta in mente? Quel tipo è quasi mulatto, will.i.am è molto più nero o forse...”. ”Mpfgh” Cercò di rispondere qualcosa, ma probabilmente la cinta con quella frenata gli aveva appena spezzato lo sterno. No vabbè, lui era sempre un po’ esagerato, doveva solo riprendersi dal contraccolpo. Forse Malice aveva scoperto il suo segreto. Forse aveva capito che l’unico modo per farlo stare zitto era ucciderlo. ”Aspetta.. Fu in quel momento, quando il suo sguardo si illuminò di uno strano bagliore di follia, che Adrian ebbe realmente paura. La ragazza mise la prima, e iniziò a seguire quei tre, che ovviamente si voltarono preoccupati, e iniziò a urlare. ”Cause I gotta feeling, woohoo, that tonight's gonna be a good night...! Ce lo fate un autografo, eh? Il mio amico qui vi ama, sopratutto te Nelly! Ha una big crush, mi fa una testa così ogni volta e conosce ogni tua mossa. Fagli vedere, brontolo!” L’unica mossa che Brontolo riuscì a fare fu sprofondare nel sedile. Giù, sempre più giù, fino a finire nel motore(?). No ok, di meno, ma la sua mano schioccò contro la propria faccia, in un sonoro facepalm. Non incrociò lo sguardo di quei tre. ”Malice per favore, potrebbero essere malavitosi, potrebbero ucciderci. Lo sai che quelli delle gang si offendono se li prendi in giro” Sussurrò, in un commento dal suono ancora più razzista. Fortunatamente Hermes, protettore dei viaggiatori, giunse in suo soccorso, suonando i clacson delle altre macchine(?) e convincendo Malice ad accelerare. ”VA BENE MI STO MUOVENDO! Jeez.” La guardò imprecare. Nella sua vita precedente quella donna aveva sicuramente lavorato al mercato del pesce. Capì, comunque, che non sarebbero mai arrivati vivi a destinazione. Incazzata come un’ape, la ragazza ripartì a tutto gas, appiccicando Adrian al sedile e procedendo come Toretto in Tokyo Drift in direzione del Bosco. Durante quel breve viaggio, Adrian ripeté mentalmente il suo rosario interiore (chi non ha un rosario interiore, giustamente?), invocando tutte le divinità possibili ed immaginabili e cercando di convincere le Parche a non tagliare fili a caso ogni volta che Malice rischiava di investire persone, animali o cose. ”Guidare con te al fianco è un'esperienza che non augurerei neanche al mio peggior nemico”. Ecco, ora la riconosceva. In effetti, avere già in generale Adrian al suo fianco doveva essere una bella punizione. Nel frattempo Adrian stava cercando di riprendersi emettendo respiri corti e fitti, come ci insegnano nei corsi pre-parto dei film. ”Sono un co-pilota prudente.” Commentò, scendendo dalla macchina e caricandosi svariata roba in braccio, prima di incamminarsi verso il bosco. ”Studio astronomia con il naso piegato sui libri, guardo film, compongo musica al pianoforte e ah sì, da poco lavoro come spogliarellista in un nightclub.” ”CHE CAZZO FAI?” Quella rivelazione lo prese tanto alla sprovvista che dovette fermarsi a mettere insieme le idee. Non che ci fosse nulla di male, in tutto ciò, l’unica cosa era che, se avesse svolto quel lavoro solo per necessità, magari avrebbe potuto aiutarla a trovare un lavoro più dignitoso. ”Cioè, volevo dire…e questa cosa la stai facendo per necessità o perché ti piace?” Non era tipo, Adrian, da giudicare le persone e le loro scelte, era convinto che ognuno dovesse essere libero di vivere come preferiva. Ma se non fosse stata quella la sua vocazione, se quello fosse stato qualcosa che faceva star male Malice, allora forse l’avrebbe aiutata ad uscirne. Non era da lui nemmeno questo, curarsi di qualcuno e di ciò che lo faceva stare bene o male. Ma Malice era diversa. Era l’unica amica degna di tale nome che aveva, e anche se non glielo avrebbe mai detto, l’archeologo si era inconsciamente affezionato molto a lei. ”Non devi rispondere per forza, non volevo immischiarmi, giuro. E comunque…componi al pianoforte? Sai che adoro il piano e non i hai mai fatto sentire niente? Sei una persona orribile” Deviò, con quella che era un’altra verità, ed allontanando così qualsiasi forma di imbarazzo. Si mise a montare la tenda, barando clamorosamente e utilizzando la propria particolarità. Insomma, doveva pur servire a qualcosa nella vita! Magneto e Polaris la utilizzavano per conquistare il mondo e lui non poteva utilizzarla per montare una tenda? Era pure umile, lui sks. ”Oh.mio.Dio. Sei proprio Dora l'esploratrice. Quando volevi dirmi di avere un'abilità così figa e utile? Come funziona? Muovi tutti gli oggetti o solo alcuni materiali?” Colto in flagrante, come Winnie The pooh con le zampe nel barattolo del miele(?) Disse ”Oh rabbia!” con voce soft, si voltò verso Malice con un sorrisino colpevole dipinto in volto. Però concordava con lei sul fatto che la propria abilità fosse figa, se non si consideravano i lati negativi. ”Solo alcuni, i metalli. Credo si tratti di manipolare il magnetismo e i campi magnetici, almeno questo è quello che ho capito sperimentandola. Riesco anche a percepire se ci sono oggetti metallici nel campo che creo diventando un metal detector umano, o a friggere i telefonini. Ne ho cambiati già tre, per non parlare delle carte di credito che si smagnetizzano.” Beh oddio, vista così non era poi così figa come particolarità. ”In effetti è un po’ difficile da controllare, dato che funziona un po’ come cazzo le pare e a volte mi rende una specie di calamita umana. Praticamente rischio la vita ogni volta che passo avanti alla ferramenta. E pensare che quello era il mio negozio preferito….” Come ogni cosa, c’erano dei pro e dei contro. ”Però posso piegare i cucchiaini come Houdini e montare le tende con una velocità impressionante”. Ammise. Quei giochetti di poco conto non richiedevano nemmeno troppe energie. In effetti non aveva mai chiesto a Malice quale fosse la sua abilità, e di conseguenza non aveva potuto associarla a qualsiasi divinità o a un supereroe. Magari un giorno l’avrebbe vista usarla. Magari voleva restare in incognito come Peter Parker. Non le chiese nulla al riguardo, dunque, anche se probabilmente la curiosità lo avrebbe logorato. ”Birre calde, cosa c'è di meglio? Praticamente tutto, eccetto forse averti come passeggero. Però chi si accontenta gode!” Ancora rigirava il dito nella piaga, come se fosse stata colpa sua se lei era spericolata. ” E dai…al ritorno provo a fartela volare quella scatola di latta, e decolliamo come E.T. con la bicicletta!” In effetti, con la sua particolarità ciò sarebbe stato possibile, anche se probabilmente sarebbe svenuto/morto per lo sforzo e sarebbero precipitati, ma quello era il meno. E Malice sicuramente sarebbe riuscita a decollare anche da sola, rompendo pure la barriera del suono, con quel suo piedino delicato sul pedale. Nulla toglieva che decollare come Harry e Ron con l’Anglia sarebbe stato epic. ”Il dado è tratto.” Il suo cuoricino perse un battito nel sentire le parole del suo amato Cesare lanciate lì a caso. Di nuovo si mise una mano sul cuore. ”Aaw, sono commosso!” Continuava a colpirlo coi feels lei, quelli di Teutoburgo(?) #prayforVaro. Bevve qualche sorso di birra, che alla fine non si rivelò essere nemmeno tanto calda, e si inginocchiò a terra ad ascoltare la spiegazione di Malice con espressione ammaliata. ”Non male, Ad. Posso aggiungere che esistono diverse tipologie di eclisse lunare. C'è la penombrale. Si verifica quando la Luna transita nel cono di penombra della Terra, quindi al di fuori del cono d’ombra. In questo caso la Luna, vista dalla Terra, potrebbe apparire semplicemente più scura in alcune zone; Quella parziale, che si verifica quando una parte della Luna entra nel cono d’ombra della Terra e viene oscurata poiché non riceve i raggi del Sole; La totale. Si verifica quando tutta la Luna entra nel cono d’ombra della Terra e viene completamente oscurata; E, infine, orizzontale. É un evento piuttosto raro perché avviene quando in alcune aree del mondo si può vedere in contemporanea sia il Sole che la Luna. E LA NOSTRA EROINA CE L'HA FATTA!” ”Brava!” Battè le mani, vedendo prima uscire del fumo e poi una piccola fiammella fare capolino dalla catasta di legna. ”E invece quando c’è la famosa “luna rossa” che vuol dire? E’ sempre una eclissi penombrale o è un altro fenomeno?” Chiese, davvero interessato a ciò che lei gli stava dicendo, per poi trotterellarle dietro ed andare a vedere come montava il telescopio. Lo maneggiava con una cura tale che persino il disturbo ossessivo compulsivo di Adrian fu appagato. Non toccò nulla, conscio che l’addetta al settore fosse lei, e per paura di fare danni. ”Il parametro più importante in astronomia è la raccolta di luce e questa dipende direttamente dal diametro. Altri importanti fattori sono: la presenza di ostruzione nei riflettori o nei catadiottrici, la qualità della lavorazione delle lenti o degli specchi, la presenza di lenti aggiuntive all'interno del telescopio, la presenza di un tubo ottico aperto piuttosto che chiuso... e via dicendo. Inoltre l'inquinamento luminoso è minimo, per questo ho scelto questo posto. Oggi le stelle sembrano belle ferme e non "sfarfallano". Lo scintillio stellare è infatti indice di cattivo seeing atmosferico e dipende dalla presenza di correnti ad alta velocità presenti ad alta quota oltre che da condizioni locali. Più le stelle "sfarfallano" e peggiore sarà il seeing e la capacità di scorgere dettagli ad alto ingrandimento. Possiamo aspettarci grandi cose, da questa notte! Prese appunti mentalmente. Erano tante informazioni da ricordare, quelle, ma aveva intenzione di non dimenticarne neanche una. Essere sempre il più preparato possibile in ogni caso era una fissa per lui, e la volta successiva avrebbe di certo studiato. E siccome erano troppe informazioni, vide bene di fare una domanda a cazzo di cane, a cui Malice seppe comunque rispondere. ”In latino Ophiūchus, "colui che porta il serpente", è anche una delle 48 costellazioni originarie menzionate da Tolomeo. Si estende a cavallo dell'equatore celeste, in un'area posta a nord-ovest del centro della Via Lattea; questa posizione fa sì che sia visibile completamente da quasi tutte le aree della Terra, con l'eccezione di quelle polari. Le stelle più luminose dell'Ofiuco sono α Ophiuchi, chiamata Rasalhague, alla testa della figura, e η Ophiuchi, visibile nella parte meridionale.”
    E niente, quando spiegava le etimologie latine avrebbe anche potuto saltarle addosso. Sapeva tutto, ed era affascinante ascoltarla. Insomma, conosceva la Malice folle e spericolata, quella delle feste sulla spiaggia e delle giornate a prendere per il culo i professori, ma in quella veste era decisamente affascinante e inedita.
    Fine dell’idillio, intorno ad Adrian una leggera luce verde-azzurra iniziò a fluttuare e muoversi, come seta mossa dal vento. Sbuffò, spazientito. ”Oh, non farci caso, mi succede quando sono rilassato e sto bene. Hai presente i gatti che fanno le fusa? Uguale, solo che io faccio l’aurora boreale.” La sua particolarità era spesso attiva, e quando non ci dava peso, essa comunque tendeva a manifestarsi. In quel caso, semplicemente, il suo campo magnetico interagiva con l’atmosfera e la poca luce presente, e creava lo stesso effetto che in dimensione maggiore si poteva ammirare anche nei cieli Norvegesi. ”Via, sciò!” Iniziò a sbracciare, cercando di scacciare quel luccichio come fosse uno sciame di mosche. Brillare a caso non era proprio tra le sue più grandi ambizioni. E poi vi immaginate le zanzare? ”Questa cosa ci sta sfuggendo di mano” Mugugnò, smettendo di brillare. Però in effetti, quella manifestazione rifletteva la sua ipotesi. Stava bene, era rilassato e sereno in quel momento, preso ad ascoltare Malice che con passione tentava di insegnargli qualcosa di nuovo. ”Penso di averla trovata. Vuoi vedere?”La ragazza nel frattempo aveva provveduto a cercare il famoso Ofiuco nel cielo. ”Certo!” Si avvicinò entusiasta, facendo attenzione a non spostare nulla, altrimenti avrebbe visto anche il signore scendere e implorare pietà, oltre all’ofiuco. Chiuse un occhio e iniziò a scrutare nel telescopio. Era ammaliante vedere come tra quei corpi brillanti potessero esserci anche altre cose: nebulose, ammassi di materiale. Visto in quel modo, il firmamento non sembrava più fatto di soli punti, ma di elementi uniti in un unico grande oceano. E a quel punto, nessuno avrebbe più potuto avere la presunzione di contare quante stelle ci fossero nel cielo. ”E’ quell’allineamento di stelle più grandi? Quante dovrebbero essere?” Adrian riusciva a vedete l’alfa e l’eta citate da Malice, quelle più brillanti, ma c’era tanta di quella roba in mezzo che non capiva se ce ne fossero altre. #Adrianelageometria. ”Domanda importantissima: come fai anche solo a sapere dell'esistenza di Ofiuco?” Si staccò dal telescopio, e guardò la sua neo-insegnante con espressione alla “are you kidding me?”. ”Ovvio…” Sentenziò, come se avesse appena posto la domanda più scontata del mondo. Insomma, lui era Adrian Axelsson, due lauree, un dottorato… ”I maledetti Cavalieri dello Zodiaco. C’era il cavaliere dell’Ofiuco, ma a differenza degli altri suoi compari che passavano puntate intere a spiegare cosa facevano, mossa per mossa, lui era di poche parole. Poveraccio, nessuno lo cagava. Probabilmente nessuno sapeva nemmeno cosa fosse un’ofiuco.” Dicevamo? Si, Adrian Axelsson, due lauree e un dottorato…buttati nel cesso. Restò per un po’ a guardare quelle stelle, per poi raggiungere Malice, seduta vicino al fuoco. ”Ho messo la sveglia dieci minuti prima dell'orario i cui è prevista l'eclissi, ma per ora dobbiamo aspettare” Annuì. Avevano talmente tanta roba da mangiare e bere che avrebbero potuto fermarsi anche una settimana. ”Giochiamo a never have I ever?” Ecco, Malice aveva appena toccato il suo punto debole. Adrian non sapeva giocare a quei giochi. Forse perché era sempre stato troppo asociale per unirsi agli altri, o forse perché non gli erano mai interessati. ”Ehm, va bene, a dovrai spiegarmelo, perché non so come si gioca” Disse, tirando fuori il tabacco e rollando una sigaretta. ”Ma con delle regole un po' adattate. Allora, ognuno deve rispondere sì o no al "non ho mai... bla bla bla". Si deve essere completamente onesti e se uno dei due sa o sospetta che l'alto stia mentendo deve scegliere una "punizione".Adrian era abbastanza confuso. ”Ma non è una domanda, come faccio a rispondere si o no? Boh vabbè, proviamo.” Iniziò lei. ”Inizio io. Non ho mai: fatto una puzzetta in un luogo pubblico e incolpato qualcun altro . Rise. Quei giochi tiravano sempre fuori argomenti, letteralmente, di merda. ”No, cioè si, ma no. Nel senso, no, non ho mai accusato qualcun altro. Al massimo ho fatto il vago, gliel’ho lasciata lì e me la sono svignata. "Chi sarà stato? Booooh." E no, non ci credo che tu non l’hai mai fatto, obiezione vostro onore! Punizione!” Non che non ci credesse davvero, ma non perse occasione per sfruttare la nuova regola del gioco e vederla in azione. ”Ma esattamente la punizione in che consiste?” Chiese, accendendo la sigaretta. Fu in quel momento che rivide, come in un flashback, Malice che accendeva il fuoco. Malice che tribolava come un cane ad accendere il fuoco. ”Prima di andare avanti, devo dirti una cosa importante.” Disse in tono sommesso. ”Io avevo un accendino.” Confessò. Si, Adrian aveva un accendino aveva lasciato Malice a inventarsi modi per fare il fuoco. Che personaccia.
    Quando fu il suo turno, cercò di ragionare sull’affermazione. ”Mmmmh, io non ho mai…combattuto a Teutoburgo. Ovviamente, nemmeno tu. No dai cambiamo.” Non era facile giocare a quel gioco per uno che era abituato a farsi le domande e rispondersi da solo. ”Non ho mai detto “ti amo” a qualcuno”. Era vero. Per lui l’amore era qualcosa di inventato, qualcosa che tutti tendevano ad esagerare e che davvero non riusciva a concepire. Chissà se invece lei la pensava diversamente?
    ”Uh, una stella cadente!” Esclamò, scuotendola per un braccio ed indicandole il punto in cui la piccola scia aveva attraversato la volta celeste. Non credeva alla storia dei desideri, e in effetti, non avrebbe saputo quale esprimere. Però quella sarebbe stata fantastica da vedere al telescopio!

    Perdona il ritardo. Hai fatto brillare Adrian, ciao.
    Sto post non ha senso. Rileggo domani, sorry.
     
    .
  5.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    All hype, no heart

    Group
    Vice
    Posts
    1,452
    Reputation
    +2,808
    Location
    kensington gardens.

    Status
    Anonymes!
    Malice Elara Falk
    ▶︎ It all makes perfect sense to me, the heaviness that i hold in my heart belongs to gravity

    Era piacevole intraprendere quel viaggio con Adrian, nonostante l'ansia che emanava e invadeva lo stretto abitacolo della FIAT. Era divertente, con quelle smorfie e i piedini da ballerina (?) che spingevano sul pavimento dell'auto come se fosse una di quelle macchine speciali che hanno alla scuola guida, quelle con i doppi pedali. E poi c'era tutta quella conoscenza! Malice si domandava dove riusciva a stiparne così tanta, impossibile che entrasse tutta in quella testolina allungata. Forse avevano finalmente inventato pillole di sapere che, prese la mattina con il caffè, ti facilitavano il lavoro. C'era di tutto, dalla storia greca a quella romana, dagli egizi al nazismo. Si immaginava essere una terapia ancora in fase di sperimentazione, e quando era stata approvata per l'utilizzo su pochi, eletti essere umani, Adrian era risultato top five in classifica. Perché sì, era un genio, e tutti i geni dovevo per forza farsi di qualcosa (?). Era tenero, davvero, come un cucciolo smarrito. ”AMAVO la Granger. Si lei, è stata la mia crush adolescenziale. Poi niente, sono cresciuto e sono diventato io stesso la Granger”. Malice gli lanciò uno sguardo lungo parecchi secondi, le sopracciglia inarcate verso il cielo e la bocca che, lentamente, si schiudeva. Intendi una trasformazione puramente mentale? Perché, ora che me lo fai notare, i capelli le si erano allisciati dopo il secondo film, sai la pubertà, e quel naso lì... Fece finta di focalizzarsi sulla curva del naso che Adrian, di profilo, le stava offrendo, mentre cercava un qualsiasi appiglio di somiglianze fisiche tra Adrian e la Granger. Per quelle mentali non sarebbe servito un teatrino di quel genere, erano fin troppo palesi, con la differenza che Adrian non alzava la mano prima di essere interpellato. Le dita della ragazza tamburellavano sul volante, gli occhi che per una buona volta erano puntati sulla strada. Quella pausa era forse uno dei rari momenti in cui, se disgraziatamente fossero stati fermati dalla polizia te prego no incrociamo le dita di piedi mani e anche appendici (?), avrebbero passato il controllo senza alcun inghippo. Okay, non era mai stata una guidatrice provetta. Colpa della strada però, che se era tutta curve le faceva venire il mal di stomaco e se era dritta per troppo tempo finiva per annoiarsi e appisolarsi alla guida. E poi c'erano i parcheggi, l'incubo che Malice non sapeva di avere (perché si credeva bravissima anche in questo). A spina andavano bene, la ragazza ci si infilava come una lisca ben oliata. Ma quelli laterali chi l'aveva inventati? Ma più specificatamente: chi aveva inventato le persone che ti si incollano al culo per metterti ansia? ”Oddio lo vedevi anche tu?? Li conosci?? Oh Malice Elara Falk, voglio dieci figli con te!” Dalle labbra piene la risata contagiò gli occhi, esplodendo nell'abitacolo come una supernova impazzita. Okay, accosto e ci appartiamo? Sei pronto? Scherzava, ovviamente. Adrian era un bel ragazzo, per carità, ma a parte il non riuscire tanto facilmente a lasciarsi andare con il gentil sesso e a parte il vago ma presente interesse per qualcun altro, se quei due avessero messo su famiglia insieme era sicura che avrebbero finito per scannarsi e, con loro, tutti e dieci i figli. Le piaceva scherzare con gli uomini, e ancora di più le piaceva farlo con quelli come Adrian che non avrebbero mai preso sul serio le sue parole. Malice aveva bisogno di circondarsi più spesso di persone come quelle, con le quali si poteva scherzare senza che la salutassero subito con l'alzabandiera immediato. Quanto era noioso doversi regolare con le battute da scaricatrice di porto solamente perché i maschi non riuscivano a riderci su e a tenerselo nelle mutande? Lanciò uno sguardo nello specchietto retrovisore, visto che spesso ne dimenticava l'esistenza. ”Ma baby, mi sbagli sulle basi? Rajesh di big bang theory, l’astrofisico indiano. Vabbè, comunque, quanto durerà questa dieta? L’ultima è durata ben due giorni! E io vado a correre la mattina. Sai come si dice, aiutati che il ciel t’aiuta(?)” Ah. E io che pensavo fosse un piatto indiano particolarmente speziato. Rispose, il tono deluso di chi sogna cibo anche mentre mangia (?). Non era una grandissima fan di serie televisive o film, nonostante andare al cinema le procurava sempre il batticuore. Ad un certo punto della sua vita si era decisa a non sognare più e l'intrattenimento mediatico si era drasticamente ridotto per Malice, che si era concentrata sempre più sul cielo sopra la sua testa. Se Adrian avesse mai raccontato quel viaggio in macchina ai suoi figli o nipoti, l'avrebbe di certo descritto come mortalmente pericoloso. Tra la guida di Malice sempre troppo lenta o troppo veloce, le vie di mezzo non erano il suo forte, le frenata e gli occhi mai sulla strada, ci mancava solamente l'incontro con la brutta copia del gruppo pop che aveva fatto la sua ascesa nella fine degli anno novanta, inizio del duemila. Non era razzismo, figurarsi se poteva essere razzista, voleva solamente divertirsi un po' con Adrian. Poi chissà, fermandosi avrebbero magari scoperto che quel trio era in effetti una cover band/sosia dei Black Eyed Peas! Avrebbero potuto farsi firmare degli autografi falsi e rivenderli su Amazon. Che occhio per gli affari Malice, grandissima! ”Malice per favore, potrebbero essere malavitosi, potrebbero ucciderci. Lo sai che quelli delle gang si offendono se li prendi in giro” All'amico invece l'idea non piaceva per niente. Ci mancò davvero poco che sparisse nell'imbottitura del sedile. Shh! Non tutti i neri sono malavitosi. Razzista! Sussurrò a bassa voce mentre uno schiaffetto volava a sbattere contro la spalla ossuta di Adrian. Si voltò verso i tre sconosciuti, a vederli da così vicino non avevano davvero nulla a che fare con la band e, in effetti, stavano assumendo un'aria sempre più minacciato. Malice fece un sorriso tirato mentre già ingranava la marcia, poi partì senza dare il tempo a nessuno di dire o fare altro. Si era indispettita, la ragazza, ma il disappunto durò poco più di una manciata di secondi e quando scesero dalla macchina le era già passato. Era così, Malice, cambiava umore come paia di scarpe. ”Sono un co-pilota prudente.” Sbuffò roteando gli occhi azzurri, aggiungendo a bassa voce un: Nessuno ti ha mai eletto co-pilota! prima che, carichi come somari, partissero alla volta del bosco. Sembrava di stare in uno di quei film d'avventura dove i protagonisti erano alla ricerca di qualcosa di molto importante o, nella peggiore ipotesi, dei nemici. Sperava solamente di non incappare in qualche bestia feroce. Avrebbe sicuramente significato cavarsela completamente da sola, vista la tendenza di Adrian a lasciarsi prendere dal panico. ”CHE CAZZO FAI?”Per poco Malice non perse la presa sul telescopio da migliaia di corone. Gli lanciò un'occhiataccia come a dire: "ma che cazzo ti urli?" Poi riprese a camminare, assicurandosi che Adrian le stesse sempre dietro. ”Cioè, volevo dire…e questa cosa la stai facendo per necessità o perché ti piace?” Inspirò, i piedi che si davano da fare a scavalcare il grosso tronco di un albero caduto. Nessuno le aveva mai chiesto il perché di quella scelta, e Malice non ci aveva mai pensato coscientemente. Ad essere sinceri, non l'aveva detto praticamente a nessuna delle sue conoscenze proprio per evitare reazioni allarmate come quella che si era dipinta sul volto di Adrian. Eccetto Samantha, ma Sam era la sua migliore amica e non l'avrebbe mai e poi mai giudicata. E Wade beh... Wade l'aveva conosciuta prima come Mal la spogliarellista del Perception e solo di recente stava iniziando a scoprirla per qualcos'altro. Tutte e due? Azzardò mordicchiandosi il labbro inferiore con insistenza. Paga bene, ma quando ballo lì è come se fossi un'altra persona. Non so come spiegarla. Mi lascio andare come non sento di poter sempre fare nella vita di tutti i giorni. In un certo senso, al Perception sono come vorrei essere. Comunque puoi venire a vedermi dal giovedì al sabato, dopo le dieci al Perception. Gli strizzò l'occhio, ammiccante. Malice si era lasciata andare a quella confessione che stava concedono, in primis, a sé stessa. La Malice di tutti i giorni, quella che Adrian e Samantha conoscevano, aveva tutta l'aria di essere forte e sicura di sé quando la realtà scava ben al di sotto di quella superficie. La loro Malice aveva una gran paura degli altri, un blocco acuito dai quei guanti che la separavano dal resto del mondo, spingendola a nascondersi. Al Perception invece si sentiva libera di brillare, farsi vedere e abbastanza tranquilla di essere al sicuro, forse anche per merito della presenza del mercenario nella sua vita. Ma quelle sensazioni erano sconosciute ad Adrian, Malice non si aspettava che potesse comprendere fino in fondo. ”Non devi rispondere per forza, non volevo immischiarmi, giuro. E comunque…componi al pianoforte? Sai che adoro il piano e non i hai mai fatto sentire niente? Sei una persona orribile” Il viso paffuto di Malice sorrise di nuovo, la fronte che si spianava a far sparire le rughette pensierose. Sono una persona fantastica e per questo ti farò presto sentire qualcuna delle schifezze che creo, parola di scout! Gli strizzò l'occhio, sporgendosi verso di lui per colpirgli leggermente la spalla con la propria. La radura giunse presto ad accoglierli, perfetta per le loro intenzioni. Non era certa che Adrian comprendesse in pieno cosa significava, per lei, svelargli quella parte della sua vita. Era qualcosa che raramente faceva, preferendo custodirla per sé. Però se l'era sentita e doveva seguire quel sentimento, sicura che non se ne sarebbe pentita. Si sistemarono in uno spazio ricoperto d'erba soffice, Malice intenta a montare l'attrezzatura e Adrian alle prese con la tenda.
    Qualcuno le avrebbe dovuto chiudere la bocca, aperta di fronte alla particolarità dell'amico in azione. Lo ascoltò con attenzione, notando in qualche modo solamente i pro di quella storia. É una cosa P A Z Z E S C A! Tutto quello che so fare io è togliere agli altri ogni male, infliggendolo a me stessa. Si mordicchiò il labbro inferiore con gli incisivi, gli occhi cerulei osservavano le proprie mani ricoperte come sempre da guanti. Le parole le erano uscite di bocca con naturalezza, e senza quasi rendersene conto Malice aveva confidato all'amico una verità che di solito nascondeva, non certa del perché. Probabilmente aveva paura, paura di venire usata contro la sua volontà. Si arrivano a fare atti estremi pur di non soffrire più. Le piaceva che Adrian ponesse così tante domande, sopratutto riguardanti l'astronomia. Sapeva quanto amasse la conoscenza, era una sensazione piacevole saperlo interessato a quel, al suo, mondo. Era come fare entrare qualcun altro nel proprio, privatissimo, angolo d'universo. La Luna rossa è un fenomeno ottico di rifrazione che si attua durante le eclissi di Luna. La luce solare attraversa l'atmosfera terrestre e subisce una rifrazione differenziale, dal viola cupo al rosso scuro. I raggi sono multicolori perché l'atmosfera terrestre si comporta come un prisma. Tali raggi in parte colpiscono la superficie del nostro pianeta il quale li reinvia sulla Luna. I colori rossi sono quelli meno diffusi dall'aria, al contrario dei blu-violetti, che sono invece "sparpagliati" in tutte le direzioni, ed è questo il motivo per cui il cielo è azzurro e il sole all'orizzonte appare rosso. La Luna, che durante l'eclisse non è raggiunta dalla luce diretta del Sole, è pertanto illuminata da questa luce rifratta dall'atmosfera terrestre, in prevalenza rossa, e quindi appare di quel colore. Tutto ciò spiega in parte il fenomeno dell'arrossamento lunare. A complicarlo c'è la colorazione della superficie terrestre sulla quale insistono i raggi che sono riflessi sulla Luna: gli oceani, i deserti, le foreste e così via, si presentano con colorazioni diverse le quali, combinandosi con il rosso possono dare luogo ad altrimenti impreviste tonalità color rame, marrone, ecc. e per di più mutevoli nel trascorrere del tempo. Gli lanciò uno sguardo divertito e un po' colpevole. Scusa, quando parlo di queste cose tendo a farlo decisamente troppo. Sentiva di star raggiungendo qualcosa, in quel momento, e non era una sensazione dovuta puramente al corretto e completo assemblaggio dell'apparecchio astronomico. Stava bene, in sua compagnia, rilassata come forse non lo era da tempo. Mentre scrutinava il cielo attraverso le grandi lenti, nell'emisfero estremo dell'occhio qualcosa attirò la sua attenzione. Raddrizzò la schiena, tornando a guardare in direzione dell'amico che stava... brillando. Ma chi sei, Edward Cullen? Mi fai inquinamento visivo! In realtà rimase molto affascinata da quell'insolito processo, lo si poteva vedere dagli occhi che erano grandi e curiosi, proprio come quelli dei gatti quando sono interessati a qualcosa. Sei felice quindi? Aww che tenero, vieni qui micietto. Aveva allungato una mano iniziando a fare i grattini sotto il mento di Adrian (?). Miliardi. Risposte. Per riprendere il posto al telescopio quasi gli diede una capocciata, attutita comunque dall'incredibile quantità di capelli che si ritrovava in testa. Borbottò qualcosa di incomprensibile come sempre faceva quando era concentrata a studiare il cielo. Arrivava persino a parlare con sé stessa, tanto era fuori dal mondo. Ascoltò Adrian mentre girava rotelle e migliorava l'angolazione di una delle lenti con la precisione di una professionista. Non so di cosa tu stia parlando. Confessò ad un tratto, ignara del fatto che esistesse un cartone sui Cavalieri dello Zodiaco. Quando ero piccola vedevo solamente Lady Oscar, non esisteva altro. Mi ero convinta di essere negli ultimi anni dell'Ancien Régime e che sarei morta di tisi. Ogni volta che tossivo guardavo se c'era sangue sulla mano, lo faccio ancora a volte. Che ansia. Sproloquiò come un animale che vuole confondere le sue tracce.
    Posso provare? chiese accennando alla sigaretta che Adrian stava rollando. Incredibile ma vero, Malice non aveva mai fumato. ”Ma non è una domanda, come faccio a rispondere si o no? Boh vabbè, proviamo.” Devi solo dire sì, se l'hai fatto e no se non l'hai mai fatto. Malice roteò simpaticamente gli occhi al cielo. Per avere tutti quei titoli di studio a volte Adrian era proprio tocco. Rise alla sua risposta, alzando poi le mani verso l'alto a mo' di resa. Giuro, io sono una persona carina a differenza tua. Le faccio solo in bagno. Si difese a spada tratta e in quel momento si capiva perché le piacesse così tanto Lady Oscar. Però stava mentendo, era così palese che si arrese quasi subito.La punizione può essere qualsiasi cosa. Saltellare su un piede solo o mangiare lo sterco di un cinghiale (?). No, per favore, sii clemente. Supplicò scherzosamente afferrando un'altro sorso di birra caldissima. Rimase scioccata quando Adrian tirò fuori l'accendino e gli menò un pugnetto sulla spalla che, era sicura, gli avesse fatto un minimo male. Te la farò pagare. Poi ascoltò i gioco procedere. Rimase interdetta dalla serietà della domanda di Adrian, così dissimile dai toni idioti e scherzosi usati per la precedente. Attese un po' non perché ci fosse da riflettere sulla risposta, piuttosto si era persa a pensare che forse si somigliavano più di quanto avessero creduto. Neanche io. Rispose allora con una scrollata di spalle mentre puntava lo sguardo sul profilo affilato di Adrian. Hey piano, così mi stacchi un braccio e ancora mi serve sai, per fare cose. Lo sai cos'è, in realtà, una stella cadente? è un frammento di cometa o di asteroide o di un corpo celeste che, entrando all'interno dell'atmosfera terrestre, si incendia a causa dell'attrito. Comunque, hai espresso un desiderio? Quale? Il fatto che se lo dici non si avvera è una cavolata, fidati di me. Bevvero un'altro po', chiedendosi qualche altra domanda tra cui una particolarmente piccante da parte di Malice: Non ho mai fatto cose, hai capito. Intime. .. Non era certa del motivo per cui si stesse aprendo così tanto con lui. Forse anche lei si sentiva a suo agio e iniziava a fare le fusa come i gattini. Probabilmente sarebbe rimasto stupito dalla notizia, Adrian, viste anche le voci che giravano su di lei all'università. Forse in qualche modo era proprio per sfatare quei rumors che Malice si stava confidando. Le interessava davvero così tanto l'opinione di Adrian? A quanto pare sì. La sveglia che Mal aveva impostato cominciò a suonare e i due si misero sull'attenti, pronti al grande evento a cui stavano per assistere. Quando l'ombra della terra iniziò a oscura la luna, Malice trattenne il fiato, scostandosi poco dopo e facendo silenziosamente segno a Adrian di avvicinarsi. Era il suo turno di guardare da vicino quell'evento irripetibile. Non è stupendo? Ti piace? Sussurrò a bassa voce mentre, china vicino a lui che osservava il cielo, regolava al meglio il dispositivo. Voleva che l'amico vivesse quell'esperienza a 360°. Se ti ha lasciato senza parole, vuol dire che ho davvero fatto centro. Aggiunse con un sorriso, raddrizzò la schiena e si concesse di guardare verso l'alto a occhio nudo. Adrian sapeva essere un tipo taciturno ma con lei aveva spesso mostrato il lato opposto, riuscendo raramente a starsene zitto. Ad un tratto un rumore sordo e rauco la fece sobbalzare, costringendola ad abbassare lo sguardo sui tronchi degli alberi che li circondavano. Cos'è stato? Nell'idea di "campeggio" che aveva in mente, Malice non si era affatto preoccupata che quei boschi potessero fare da casa a creature della notte. Suonava qualcosa di decisamente più grande e cattivo di uno scoiattolo. Sussurrò, i peli delle braccia che si rizzavano quando il suono si ripeté, più vicino questa volta. La piccola mano si andò ad aggrappare a quella di Adrian, spingendolo a seguirla per rintanarsi nella piccolissima tenda. Dimmi che puoi trasformare questa tenda in un bunker d'amianto ti prego. Piagnucolò mentre si chiudeva la zip dietro le spalle, osservando le ombre che si agitavano disegnando strane figure sul tessuto della tenda. Era meglio morire di tisi. Aveva sempre avuto paura degli orsi, sin da quando da piccola ne aveva visto uno nel giardino di casa sua. Era convinta ce l'avessero con lei, così, random.

    niente ha senso e: evviva wikipedia.
     
    .
  6.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Cittadini
    Posts
    2,692
    Reputation
    +2,159

    Status
    Anonymes!
    Adrian Joel Axelsson|27 y.o.|Archaeologist| Somewhere over the stars

    Avete presente la scena de “la carica dei 101” in cui Crudelia DeMon, con gli occhi iniettati, prende la macchina e inizia a derapare per strada inseguendo i cuccioli? Ecco, quella era più o meno Malice quando guidava, giusto meno impellicciata e più figa.
    ”Intendi una trasformazione puramente mentale? Perché, ora che me lo fai notare, i capelli le si erano allisciati dopo il secondo film, sai la pubertà, e quel naso lì…” Lo arricciò, quel naso, di fronte a quell’affermazione. ”Ovviamente mentale. Io sono la versione figa, quella che non si getta via per andare a lavorare al Ministero della Magia e mettere al mondo una squadra di figli orribili. Che delusione è stata quella. Lei meritava molto di più di Ron Weasley.” Sospirò, contrariato, quasi nostalgico. La sua crush immaginaria aveva sposato il suo nemico immaginario alla fine, producendo un’immaginaria delusione delle aspettative che lo aveva traumatizzato(?). Poi era passato a Game of Thrones, e dopo aver visto morire l’ennesima sua crush, tutto era divenuto stranamente accettabile. Almeno Hermione era viva(?). La rinnovata delusione scemò di fronte al nome della gens Angela. Ah, quanto amava quei due! ”Okay, accosto e ci appartiamo? Sei pronto?” Si schiacciò sul sedile, incredulo di fronte a quella disponibilità(?). ”Ah beh dai, è andata bene! Credevo che il corteggiamento sarebbe stato più lungo! Ti facevo più tipa da fiori, regali, poesie di Catullo, letture dell’Ars Amatoria al chiaro di lu…ah no aspetta, quello sono io.” Commentò. No, non era realmente tipo da smancerie del genere, al massimo solo da letture di testi latini, ma non in quelle occasioni, ecco. ”Va bene la passione, ma non inchiodare in mezzo alla strada che ci impallano!!” Sbraitò, di nuovo attaccandosi al sedile, dopo aver udito i freni della macchina dietro di loro stridere quando Malice aveva rallentato. Niente imboscata. E anche oggi se scopa domani. Non che Malice fosse una persona con cui avrebbe fatto cose del genere. Insomma, con lei si era già sbilanciato abbastanza con i sentimenti, aveva imparato a volerle bene, l’aveva fatta entrare nella sua vita. Il sesso per lui era un campo in cui, tali sentimenti non dovevano nemmeno esistere, secondo la sua logica, ovviamente. Comunque era anche difficile pensarci, data l’alta probabilità di morire che in quel momento li accompagnava. ”Ah. E io che pensavo fosse un piatto indiano particolarmente speziato.” Alzò gli occhi al cielo, chiedendo agli dei di colmare per lui quella importante lacuna(?). Le probabilità di morte aumentarono quando la ragazza accostò attirando l’attenzione dei Black Eyed Peas dei povery, che avrebbero potuto anche essere una gang di spietati mercenari con la passione per il cosplay, a quanto ne sapeva. ”Shh! Non tutti i neri sono malavitosi. Razzista!” Era vero, ma il suo pensiero non potè che volare a quel nero, Annibale, il maledetto Cartaginese che aveva fatto tremare Roma. ”Più che il nero mi spaventa la Fergie tarocca col paradenti incastonato di pietre…” Disse indicando la donna della band(?), notando solo ora che aveva dei tatuaggi in faccia fatti a cazzo di cane. Per fortuna la ragazza ebbe la decenza di ripartire in fretta prima che quelli potessero controbattere. E le macchine dietro continuarono a suonare neanche stessero andando a un pranzo di matrimonio in Italia(?). ”Nessuno ti ha mai eletto co-pilota!” Era così, il loro rapporto. Stavano sempre a pizzicarsi senza mai fare realmente sul serio. Ed era questo a renderlo speciale. ”Non ce n’è bisogno, ho conquistato l’onore sul campo di battaglia.” Rispose, finalmente fermo, con la testa che ancora girava dopo le curve a gomito che Malice aveva preso credendosi in GTA Besaid.
    Non erano soliti farsi troppe confidenze, non in tono serio, almeno. Ognuno conosceva la vita dell’altro in base a ciò che lui, o lei, avevano fatto trapelare, ciò che avevano concesso. Per questo restò un attimo spiazzato dalla risposta alla sua domanda. Eppure lo accettava, semplicemente, non giudicava le vite altrui. Chi era lui per farlo? ”Tutte e due? Paga bene, ma quando ballo lì è come se fossi un'altra persona. Non so come spiegarla. Mi lascio andare come non sento di poter sempre fare nella vita di tutti i giorni. In un certo senso, al Perception sono come vorrei essere. Comunque puoi venire a vedermi dal giovedì al sabato, dopo le dieci al Perception.” Gli piacque, quella risposta. Conosceva quella sensazione, quella del sentirsi bene in un posto, in un modo, in un momento. Era la sensazione che provava ogni qual volta vedesse qualcosa emergere dalla terra, quando si dedicava con dovizia ad estrarla senza fare danni, quando a fine giornata si metteva a letto e si sentiva dannatamente appagato. E sapeva, per esperienza, che avere qualcosa in grado di farti sentire così era qualcosa di impagabile. Sorrise, chiedendosi come fosse possibile per lui essere felice per qualcun altro. Malice lo rendeva troppo sensibile, era come i cuccioli, accidenti! ”Beh, allora non è così male come me l’ero figurato. E non che non voglia onorare te e gli altri avventori del locale con la mia importante presenza, ma non credo che quello sia un posto per me. Mai dire mai, comunque.” In realtà, probabilmente si sarebbe ingelosito – ma questo non l’avrebbe mai detto- nel vedere vecchi pervertiti sbavare sulle chiappe di Malice. Occhio non vede, cuore non duole. E poi Adrian a quell’ora o studiava o ronfava beatamente, di solito (o guardava Eddie saltare dalla finestra e provava a seguirlo, ma questa era un’altra storia).
    Trovato il punto perfetto, iniziarono a montare tenda e telescopio, pronti ad andare a caccia di stelle. Adrian, dal canto suo, aveva vita facile grazie alla sua particolarità che, nonostante le varie problematiche che comportava, si rivelava spesso utile. ”É una cosa P A Z Z E S C A! Tutto quello che so fare io è togliere agli altri ogni male, infliggendolo a me stessa.” Adrian rimase per un attimo impietrito di fronte a quell’affermazione. Era quella particolarità di Malice? C’erano tante cose che avrebbe voluto dirle: di stare attenta, di non usarla mai, di imparare a reprimerla. L’unica cosa che riuscì a dire però fu un delicatissimo ”Bella merda!”. Perché in fondo –e Wade lo sapeva- Adrian era una principessa. Quello spiegava perché Malice portasse sempre i guanti. Aveva supposto una qualche dermatite, ma non gliel’aveva mai chiesto per paura che potesse darle fastidio. E poi iniziò il momento Quark, ed Adrian prese a brillare come una stella cometa(?). A breve sarebbero arrivati anche i Re Magi alla ricerca del bambin divino, se lo sentiva. ”La Luna rossa è un fenomeno ottico di rifrazione che si attua durante le eclissi di Luna. La luce solare attraversa l'atmosfera terrestre e subisce una rifrazione differenziale, dal viola cupo al rosso scuro. I raggi sono multicolori perché l'atmosfera terrestre si comporta come un prisma. Tali raggi in parte colpiscono la superficie del nostro pianeta il quale li reinvia sulla Luna. I colori rossi sono quelli meno diffusi dall'aria, al contrario dei blu-violetti, che sono invece "sparpagliati" in tutte le direzioni, ed è questo il motivo per cui il cielo è azzurro e il sole all'orizzonte appare rosso. La Luna, che durante l'eclisse non è raggiunta dalla luce diretta del Sole, è pertanto illuminata da questa luce rifratta dall'atmosfera terrestre, in prevalenza rossa, e quindi appare di quel colore. Tutto ciò spiega in parte il fenomeno dell'arrossamento lunare. A complicarlo c'è la colorazione della superficie terrestre sulla quale insistono i raggi che sono riflessi sulla Luna: gli oceani, i deserti, le foreste e così via, si presentano con colorazioni diverse le quali, combinandosi con il rosso possono dare luogo ad altrimenti impreviste tonalità color rame, marrone, ecc. e per di più mutevoli nel trascorrere del tempo. Scusa, quando parlo di queste cose tendo a farlo decisamente troppo.” Adrian era lì imbambolato ad ascoltarla. ”Scherzi? Stai parlando di cose dannatamente affascinanti!” Davvero si stava scusando con Adrian perché parlava troppo? Lui non lo faceva mai, e tutti sappiamo quanto lui fosse logorroico! ”Ma chi sei, Edward Cullen? Mi fai inquinamento visivo!” Rise, cercando di spegnersi(?), come se fosse stato possibile.”Oh, non diciamo sciocchezze, sono molto più affascinante di quel pipistrello venuto male” Si difese. ”Sei felice quindi? Aww che tenero, vieni qui micetto.” La assecondò, alzando il mento e iniziando ad emettere un “Frrrrrr”(?) Liz e le onomatopee vol. 3 dentale per qualche secondo, prima di tornare ad essere la persona normale che si credeva. ”Miliardi. ”Ah.” Ribattè. Trovare l’Ofiuco in mezzo a quel marasma di corpi celesti si sarebbe rivelata una missione più ardua del previsto. Si scontrò malamente con la testa di lei, quando si diedero il cambio, ma loro due erano talmente goffi che quelle scene erano all’ordine del giorno. Indietreggiò di qualche passo e lasciò a lei la postazione, mentre farfugliando rispondeva alle sue domande. ”Non so di cosa tu stia parlando. Quando ero piccola vedevo solamente Lady Oscar, non esisteva altro. Mi ero convinta di essere negli ultimi anni dell'Ancien Régime e che sarei morta di tisi. Ogni volta che tossivo guardavo se c'era sangue sulla mano, lo faccio ancora a volte. Che ansia.” Rise forte. Per fortuna le stelle non erano come i pesci, altrimenti sarebbero scappate(?). ”Anche ioooo. Lo vedi perché sei la donna della mia vita? Potremmo riconoscerci i sintomi della tisi a vicenda!” Praticamente erano già morti, insomma, o lo sarebbero stati presto. Si sapeva che la tisi colpisce appena la nomini(?). Dopo aver osservato per un po’ il cielo stellato, si sedettero ad arrostire marshmellow e a giocare allo strambo gioco che Adrian non aveva mai sentito nominare. Erapalese che lo scopo del gioco fosse che Malice rispondesse correttamente alle domande di Adrian sul funzionamento del gioco. Ah non era questo il gioco? Ok. Ah ecco, il gioco consisteva nel dimostrare che Malice facesse le puzzette in pubblico(?). Ed Adrian era un avvocato nato, forgiato dalle arringhe di Cicerone contro Publio Clodio e dai grandi discorsi dei consoli al senato. ”La punizione può essere qualsiasi cosa. Saltellare su un piede solo o mangiare lo sterco di un cinghiale (?). No, per favore, sii clemente. Te la farò pagare.” Un sorrisetto perfido si dipinse sul suo volto. ”E va bene, questo era il giro di prova, sei già stata punita con la fatica di accendere un fuoco per stavolta.” Si giustificò così, discolpandosi abilmente. Pure lei rispose di non aver mai detto “ti amo” a qualcuno. Cavolo, se erano simili. Qualcuno avrebbe potuto considerare le loro esistenze dannatamente vuote…eppure ciò che gli altri chiamavano aridità, per Adrian era sinonimo di libertà…ed essa era il bene più grande che egli possedesse. Prima che Malice potesse passare alla domanda successiva, la stella cadente che passò sopra le loro teste distrasse Adrian tanto da farlo agitare(?). Era ovvio che non volesse esprimere un desiderio. Al massimo avrebbe voluto vederla al telescopio, ma per quando si alzarono in piedi, quella era già sparita. Mainagioia. ”Hey piano, così mi stacchi un braccio e ancora mi serve sai, per fare cose. Lo sai cos'è, in realtà, una stella cadente? è un frammento di cometa o di asteroide o di un corpo celeste che, entrando all'interno dell'atmosfera terrestre, si incendia a causa dell'attrito. Comunque, hai espresso un desiderio? Quale? Il fatto che se lo dici non si avvera è una cavolata, fidati di me.” Mah, quale desiderio? Adrian compiva scelte con la velocità di Q. Fabio Massimo il temporeggiatore… non ne aveva uno pronto a portata di mano. ”Si, questa la sapevo! E…niente desiderio. E’ roba troppo romantica. Vorrei tornare ai gloriosi tempi di Augusto, ma non credo che un pezzo di asteroide possa aiutarmi a farlo, se non colpendomi in testa!” Ammise. Non c’era spazio per quelle romanticherie da poeti nel suo cervellino che pensava in latino. Tornarono a sedersi e a bere quella piacevolissima birra a temperatura piscio, continuando quel gioco, che sembrava mettere in imbarazzo la ragazza e per niente Adrian. ” Non ho mai fatto cose, hai capito. Intime.” Non potè non assumere un’espressione leggermente incredula. Insomma, non che ci fosse nulla di strano, ma Malice era una ragazza bellissima, intelligente, simpatica. Gli pareva davvero strano che nessuno le ronzasse attorno. ”Davvero?” C’era da dire che probabilmente la ragazza si stava perdendo una delle cose migliori della vita, ma nessuno meglio di lui sapeva che le cose veramente importanti e degne di attenzione erano altre. Tipo le regioni perse a Teutoburgo o le insegne perse da Crasso. ”Davvero con nessuno nessuno? Sei una fanciulla virtuosa Malice Falk, una vera vestale!” Gesticolò indicando il fuoco, elemento che le vestali proteggevano, votando la loro intera esistenza a una divinità. Non esprimevano un giudizio, le parole di Adrian, erano scherzose, come sempre. Lui non giudicava, di solito, ascoltava e assorbiva, consapevole che ognuno dovesse essere libero di scegliere per sé. Era evidente però che nonostante l’apparenza schietta, Mal avesse qualche difficoltà a relazionarsi con le persone. Conosceva bene la sensazione Adrian, che in quel momento sembrava essere il suo complementare. ”Nemmeno io. No, non è vero, volevo solo vedere in cosa consistesse la punizione.” Sadico, sorrise. Per fortuna –dato che conoscendo Malice, il ragazzo si era appena dato la zappa sui piedi- la sveglia che la ragazza aveva impostato risuonò. Era il momento. Alzando gli occhi al cielo notò che la luna era già in parte coperta, mentre Malice tornava a regolare la messa a fuoco del telescopio. Si avvicinò, quando lei gli cedette il posto e si mise ad osservare quella luna che rapidamente scompariva. Restò a bocca aperta. Non era come vederla normalmente, c’erano molti più dettagli che abbracciavano l’ombra senza scomparire del tutto, linee che restavano intuibili, colori di uno spettro che non si aspettava di trovare su quella superficie bianca inghiottita dal nero. ”Non è stupendo? Ti piace? Se ti ha lasciato senza parole, vuol dire che ho davvero fatto centro.” Sorrise, Adrian, mantenendo ancora lo sguardo fisso su quel cielo sterminato. ”E’ magnifico” Disse semplicemente, senza allusione altra a mitologia o nerdate varie. Non c’era altro da aggiungere, se non qualcosa che probabilmente avrebbe rovinato quel momento. Era una serata meravigliosa, quella, forse tra le più belle e interessanti che avesse fino ad allora vissuto. Ci fu altro però a rompere l’idillio, un rumore tra i rovi che catturò repentino l’attenzione di entrambi. Gli si gelò il sangue. Che cazzo era? ”Suonava qualcosa di decisamente più grande e cattivo di uno scoiattolo.” Malice sembrava spaventata…e come darle torto? Qualunque cosa stesse grufolando poco più in là sembrava qualcosa di decisamente grosso! La seguì di corsa nella tenda, ingenuamente. Solo dopo si rese conto che una fottuta tenda non avrebbe di certo potuto salvarli da un t-Rex, dagli elefanti di Annibale o da un’orda di zombie affamati(?) #wat ”Dimmi che puoi trasformare questa tenda in un bunker d'amianto ti prego.” Cercando di non farsi prendere dal panico, Adrian cercava mentalmente delle soluzioni, o il coraggio di affrontare qualunque cosa ci fosse là fuori. Cosa che nel frattempo aveva iniziato a grugnire e lamentarsi. ”Sei matta? Sai quanto è tossico l’amianto?” Ovviamente, come sempre, le sue priorità erano sempre un qualcosa di mistico. Probabilmente stavano per morire, ma Adrian avrebbe dovuto correggere le persone anche prima della fine. ”Era meglio morire di tisi.” Alzò gli occhi al cielo, chiedendosi se realmente non fosse stato meglio morire di tisi, piuttosto che sbranati. La prese per le spalle e la scrollò, guardandola negli occhi. ”Ok, non moriremo di tisi, non stanotte. Ora provo a infilzarlo lanciandogli i paletti della tenda. Se muoio nel tentativo, scappa. Qualunque cosa sia, ci metterà un po’ a spolpare tutte le mie ossa.” Adrian non era coraggioso, semplicemente aveva una percezione alterata del pericolo. Praticamente era un pazzo sprovveduto, e il pensiero di potersi avvalere della propria particolarità lo rendeva ancora più spavaldo. ”Ah, e se muoio voglio una bella tomba come quella di Filippo il Macedone, cercala su google. E il corredo mi raccomando, oro e bronzo. E le scritte in latino, mi raccomando, non mi fare errori sui tempi verbali e… ok vado.” Stava procrastinando, come sempre, stavolta addirittura facendo testamento. Tirò giù la zip della tenda ed uscì. Vicino al fuoco stavano due figure incappucciata. Ecco, sarebbe morto ucciso durante un qualche rito satanico, era meglio morire di tisi (cit.). Una delle due figure si voltò verso di lui, facendo rilucere gli occhi azzurri. Ecco, era il capo degli Estranei. L’altra invece, continuava a grugnire piangendo(?). ”Odiomia che dolore (s)ginochi, cavilie, fascia, tutooo. Omamamia ooooo mama!” Intonando quella specie di disperata litania si voltò anche lei a guardarlo. L’uomo sembrava essere armato, qualcosa riluceva nelle sue mani. Qualcosa di metallico. Ghignando, Adrian fece ricorso alla sua particolarità per attrarre l’arma e sfilargliela dalle mani. Ciò che si ritrovò stretto tra le dita però non era esattamente un machete, ma…un manubrio di una bicicletta? ”Ma che cazzo…?” Mugugnò. ”Niente parolacce, figliolo, il Signore ti ascolta.” Rispose lui, in tono flemmatico. Sempre più basito si avvicinò di un passo, mentre la donna continuava a piagnucolare. ”Uuuuuuh io fata tanto male, io rotta tuta sicuro, io tante fratture no asicurazione. Padre tu fa qualcosa.” Non sembrò però stare così male da evitare di rubare dei marshmellow. Solo allora la riconobbe: quella era Rachida, la donna che faceva le pulizie all’università e che l’aveva picchiato col mocio, che a tempo perso faceva anche la veggente. Che cavolo ci faceva lì, e più che altro, che andava farneticando? L’uomo col mantello nero invece non era né Lord Voldemort né Palpatine, come aveva inizialmente supposto, bensì il parroco di Besaid, tale Don Mattiej o qualcosa del genere. ”Che diavolo è successo? Chiese, abbassando la guardia. Anche Malice finalmente uscì dalla tenda. ”Io e la mia perpetua stavamo pedalando al chiaro di luna, ma poi all’improvviso il cielo si è del tutto oscurato e lei è caduta nel fosso qua dietro. Mannaggia ai pescetti. Non preoccupatevi, domani torno a recuperare la sua bici.” Concluse infine. Adrian non chiese nulla. Né come fosse possibile che Rachida facesse mille lavori, né perché stessero andando in bicicletta nel bosco di notte, né cosa ci trovassero di interessante. Il prete rialzò da terra la propria bicicletta e salì in sella, aiutando la zingara dolorante a salire all’amazzone sulla canna e ad aggrapparsi a lui. ”Ci vediamo in parrocchia. A presto.”
    Li salutò, sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi da finale di puntata(?), e iniziando a pedalare a tutta forza, per poi far decollare la bicicletta come E.T. –ma con Rachida al posto dell’alieno nel cestino- e dirigersi poeticamente verso la luna, suonando il campanello di tanto in tanto.
    Nell’aere, in quel momento, sembrò risuonare questa canzone
    Adrian non sapeva che dire. ”Non so che dire. Non ho risposte a tutte le domane che ho in testa, e credimi, è frustrante.”Comunicò a Malice, stendendosi poi sul prato accanto a lei per godersi il torpore causato dal calo di tensione e continuare ad osservare quella luna ancora coperta, contro cui si potevano scorgere le silhouette dei due ciclisti. Sospirò. ”Sai? Forse era meglio morire di tisi.” Rise, alludendo al fatto che almeno in quel modo si sarebbero risparmiati quel disagio. Eppure nemmeno quello, e nemmeno la paura, erano riusciti a rovinare quel momento, che sembrava lo stesso dannatamente perfetto. Era una notte irripetibile, vissuta con una persona altrettanto irripetibile, corredata da un disagio probabilmente non riproducibile. Ed era perfetta così. E le stelle che silenti osservavano la luna vestirsi a lutto, le cui luci si riflettevano fioche sulle loro iridi, sembravano intonare una tacita ninna nanna.

    Non ho riletto, non so che cacchio ho scritto. So solo che ho critto sto post in svariati giorni e che quindi potrebbe non avere senso, e che alla fine è degenerato tutto. Possiamo anche chiuderla, per me. E scusa se ci ho messo una vita a rispondere
     
    .
5 replies since 26/8/2018, 21:18   246 views
  Share  
.
Top
Top