Turning in, this is harder than we know.

Coco&Nora | Ostello della gioventù | prima mattina

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +4   +1   -1
     
    .
    Avatar

    I’m falling apart, I’m barely breathing. With a broken heart.

    Group
    Sindaco
    Posts
    6,842
    Reputation
    +3,691
    Location
    From Mars?

    Status
    Anonymes!
    Sveglia nel letto, mantenne le palpebre serrate, stropicciando gli occhi come se volesse ritirare la propria mente da quello stato di coscienza per scivolare nuovamente nel sonno, lontano dai fasci di luce che entravano nella sua camera attraverso i fori delle tapparelle quasi completamente abbassate. Trattenne il respiro per qualche altro istante, cercando di non cedere, di non accettare l’evidenza. Era sveglia, come ogni giorno, e nella seconda metà del suo letto non vi era nulla, nessun profumo familiare, a parte il proprio. Sapeva benissimo di chi fosse l’impronta che avrebbe voluto vedere fra le grinze di quelle lenzuola, eppure sembrava essere una realtà così distante dalla sua da dover essere ricacciata prepotentemente in un luogo più distante della sua mente, laddove la luce del sole che trafilava dalle tapparelle non avrebbe potuto far male, annunciando l’inizio di un nuovo giorno. Prese a fare le cose con calma, come suo solito, prendendosi il tempo necessario e calcolando con attenzione a quanti minuti, quanti secondi, vi avrebbe impiegato per lavare i denti, farsi una doccia veloce e rinfrescante, mettere su uno dei suoi abitini più semplici e al contempo eleganti, e volare via in direzione dell’Ostello. Cercava di organizzare sempre al meglio il proprio tempo, conoscendo esattamente i propri movimenti che, ripetitivi, venivano compiuti giorno dopo giorno alla stessa maniera. Il fatto che potesse capitarle di sgarrare di qualche istante, di qualche minuto, le causava una sorta di tensione all’addome che mai avrebbe potuto giustificare al meglio. Detestava fare ritardo e per questo motivo cercava sempre di progettare e programmare, nei minimi dettagli, ogni passo delle sue giornate lavorative senza doversi ritrovare, poi, a rincorrere il tempo. Quella mattina sembrava essere stranamente tranquilla: per le stradine ciottolate della città vi era un’incredibile calma, in evidente contrasto con ciò che dal cielo sembrava arrivare. Un temporale era stato previsto per il pomeriggio, eppure poco prima di fare il proprio ingresso nella hall del piccolo Ostello, Coco aveva puntato il proprio sguardo blu in alto, solleticando la coltre di nuvole biancastre che si erano estese su quella tavola di disegno normalmente azzurra. I capelli lunghi e ricci si erano appena smossi al vento, accarezzando la pelle del collo e provocandole un leggero brivido lungo la schiena coperta. Aveva evitato di prendere la solita strada, desiderosa, quella mattina, di poter mantenere lo sguardo sollevato dinanzi a se. Aveva smesso di contare i giorni, restituendo a se stessa un po’ d’amor proprio di cui aveva spesso necessitato ma rifiutato. Eppure, come ogni dannato giorno, guardare il cielo le faceva pensare a chi, chiuso fra quattro maledette mura, non aveva la possibilità di ammirarne la maestosità.
    Si ritrovò nella Hall con circa quindici minuti di anticipo, constatando quanto di diverso ci fosse quella mattina nell’aria. Non seppe apprendere immediatamente di cosa si trattasse, ma non appena i suoi occhi chiari si erano posati sul viso più corrucciato di Tessa, sua collega, aveva sospirato appena ed aveva giurato a se stessa che quella sì, sarebbe stata una bella giornata. «Che succede?» chiese quindi Coco, dimenticando le buone maniere ed oltrepassando il bancone della reception e soffermandosi per qualche secondo dietro di esso, accanto alla figura della giovane ragazza dai lunghi capelli biondi che, ricurva in direzione del computer, digrignava appena i denti. «Non ne ho idea, non riesco ad accadere al sistema operativo dell’hotel, di conseguenza non posso fare un bel niente. Niente Check-In, niente Check-out.» spiegò, ritirandosi su con la schiena e portando le mani a cingere i propri fianchi, voltandosi poi in direzione di Coco. Sbatté appena le palpebre, mordendosi le labbra inferiori per il nervosismo. «Ottimo… Hai già chiamato qualcuno?» chiese quindi la riccia, portandosi una mano alla nuca e spostando una folta ciocca di capelli al lato del viso, per poi allontanarsi appena e dirigersi verso il back office, esattamente dietro al bancone in legno. Si tolse la giacca azzurro pastello che le ricopriva lievemente le spalle, rimanendo con quel vestitino appena colorato che aveva deciso di indossare solo qualche ora prima. «Sì, quelli dell’On the Net. La ragazza al telefono ha detto che sarebbe stata qui nel giro di una mezz’oretta, più o meno.» rispose Tessa, spingendo la sedia sotto la scrivania che affacciava sulla piccola hall dell’ostello e sospirando ancora una volta, prima di allontanarsi dal bancone. «Vado a prendermi un caffé, te ne porto uno?» le domandò, fermandosi nuovamente e voltandosi in direzione di Coco. Ma la ragazza, le labbra schiuse e il battito appena più accelerato, aveva lo sguardo fisso sulle porte d’ingresso dell’Ostello, dalle quali a breve, lo sapeva, avrebbe fatto il proprio ingresso qualcuno che, probabilmente, non avrebbe voluto vedere per nessuna ragione al mondo. Sapeva perfettamente chi gestiva quel negozio di informatica, e l’idea che avrebbe potuto ritrovarsi Nora di fronte non era di certo una delle cose che quel giorno si sarebbe aspettata di dover affrontare. Non incontrava la ragazza da ormai troppo tempo, ed ogni singolo giorno trascorso lontano da quella realtà che un tempo aveva condiviso con Roy era rimasta alle sue spalle, nel riflesso ciò che il passato le aveva mostrato. Aveva provato con tutta se stessa, Coco, a graffiare sulla superficie del suo futuro, provando a scrostarne lo sporco e cercando di intravedere parte di ciò che questo le avrebbe riservato. E sebbene non vi avesse visto nulla, aveva sperato con tutta se stessa di non dover mai più affrontare quei fantasmi che, tutt’ora, non le permettevano di dormire tranquilla. Sentiva di aver abbandonato qualcuno, di aver lasciato delle cose in sospeso, provando a mantenersi in bilico senza l’accompagnamento di una mano amica, familiare. Aveva affrontato cose che non erano state alla sua portata, troppo pesanti da reggere e difficili da gestire. In tutto questo, Nora aveva fatto parte di quella vita che lei aveva amato, legata all’anima di Roy forse più di quanto lo fosse stata la sua. Aveva abbandonato Roy e, così, si sarebbe certamente guadagnata un posto della fila del disgusto personalizzate da Nora.
    «Un tè nero, per favore.» rispose quindi a Tessa, riprendendosi momentaneamente e tornando sul pianeta terra. Annuì l’amica, voltandosi e scomparendo oltre la grande porta vetrata che dirigeva alle stanze e alle sale comuni della struttura. Nel mentre, una coppia di ragazzi se ne stava accasciata sui divanetti posti di fronte all’accettazione: lei, con lo sguardo perso su quel pezzo di carta che aveva dinanzi, poggiato sul tavolino davanti al divano, mordeva la punta della penna che teneva fra le dita, rimuginando su cose di cui Coco non avrebbe potuto sapere niente. Non aveva alcuna idea di cosa frullasse nella mente della giovane ragazza dai capelli scuri; sapeva solo che, la seconda metà di lei, se ne stava accanto al suo corpo sottile, provando a richiamare le attenzioni di lei con frasi appena sussurrate, sbuffi scherzosi in direzione delle sue orecchie calde, con l’intento forse di darle appena un po’ fastidio, di farle comprendere di essere lì accanto a lei. La ragazza era abituata a quella presenza, per questo si voltava verso di lui solo ogni tanto, abbozzando un sorriso divertito e spintonandolo puntualmente per ammonirlo e pretendere, fintamente, che la smettesse. Desiderò sotterrarsi in quello stesso momento, Coco, serrando gli occhi per qualche momento ed allontanandosi dal proprio corpo, metri sopra di esso, metri intorno ad esso. Semplicemente altrove. Non era più lì, Calypso, persa nella propria testa alla ricerca di una distrazione. Eppure, più affondava dentro la propria testa, più si avvicinava all’immagine di ciò che aveva visto.

    Un pomeriggio freddo, invernale, trascorso nella propria cameretta. Un viso ormai così familiare da essere quasi un riflesso del proprio se ne stava a pochi centimetri dal suo, rivolto verso il profilo ancora un po’ immaturo di una piccola Coco. Un bambino dagli occhi vispi e accesi, tanto da avere una vita propria dietro quelle iridi azzurre. Danzavano intorno, studiavano quel luogo, ricalcavano i movimenti che, impercettibili, Calypso compiva. Aveva le gambe incrociate mentre se ne stava seduta sul letto e quel bambino perdeva il proprio tempo standole accanto. Non sapeva che diavolo volesse o perché ridesse così. Non sapeva perché, nel vedere quelle labbra sollevarsi all’insù, le proprie seguissero esattamente lo stesso movimento.

    Quando Nora fece il proprio ingresso nella hall dell’ostello, il cuore di Coco perse un battito. Incrociò il suo sguardo, serrando le labbra e sollevandone quasi impercettibilmente gli angoli, in quello che avrebbe dovuto essere l’accenno di un sorriso. «Nora.» disse solamente, non appena si fu avvicinata al bancone. Desiderò affondare di nuovo nella propria mente, Coco, e non venire più a galla. La vergogna era il prezzo che avrebbe dovuto pagare per quell’assenza.

    Non ho messo una vera descrizione dell'ostello perché sono ancora alla ricerca di immagini che rispecchino la mia immaginazione. Spero di poterti fornire info in più dal prossimo post. :luv:
     
    .
  2.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Cittadini
    Posts
    16,567
    Reputation
    +2,797
    Location
    ..un luogo al di là del tempo e dello spazio..

    Status
    Anonymes!
    tumblr_inline_ntln2chGxo1qlt39u_250
    Roy era tornato. Quel pensiero aveva riempito le sue giornate, impedendole di pensare a qualunque altra cosa. Aveva sentito così tanto la sua mancanza da non riuscire a credere di averlo davvero lì, ad un passo da lei. Quando si era presentato alla sua porta, in cerca di asilo, era rimasta a fissarlo per dei secondi che le erano sembrati interminabili, come se non riuscisse a credere a ciò che aveva davanti, come se pensasse che quella fosse soltanto un’altra delle sue allucinazioni. Le capitava, qualche volta, di vedere cose che non erano affatto reali, di rivedere persone della sua vita che non c’erano più e che non avrebbe più potuto sfiorata, per nessuna ragione al mondo. Invece lui era lì, vivevo e vegeto, con quell’odioso sorrisetto strafottente sul volto, che tante volte le aveva fatto desiderare di prenderlo a calci, pur di farlo sparire. Il loro era sempre stato un rapporto complicato, sporcato dai caratteri difficili e instabili di entrambi. Gli voleva bene, più di quanto ne avesse voluto a chiunque altro nella sua vita, ma c’erano delle volte in cui avrebbe desiderato farlo fuori con le sue stesse mani. detestava i suoi scatti d’ira, il suo costante bisogno di stare in movimento, di combinare qualche casino. Lei era sempre stata molto più cauta, più silenziosa. Non le piaceva circondarsi di persone, odiava i luoghi affollati, gli sguardi fissi su di sé delle persone che non sapevano fare altro che giudicare. E forse, in realtà, non era ancora riuscita a perdonare del tutto suo cugino per averla messa da parte, in più di un’occasione. Ci sarebbe sempre stata per lui, lo sapeva, anche quando poteva non meritarlo, ma questo non le impediva di avercela con lei e di punzecchiarlo con pessime battute che, qualunque persona normale, si sarebbe sicuramente risparmiato per avere un quieto vivere. Ma in fondo c’era mai stato un quieto vivere per loro due?
    Si era infuriata quando Roy aveva deciso ci arruolarsi, lo aveva fatto ancora di più quando poi, una volta tornato, era andato a vivere dalla sua ragazza. Quelli erano stati anni molto difficili per lei, subito dopo la scomparsa di Tim e qualcosa era profondamente cambiato dentro di lei. Era diventata ancora più fredda, arrabbiata, rancorosa. Era stato forse quello il momento in cui aveva avuto più bisogno di lui e lui, per tutta risposta, aveva scelto di partire, di andare via. Gli aveva gridato contro che lo avrebbe odiato per sempre, che non lo avrebbe mai perdonato, ma alla fine lo aveva riaccolto, quando era tornato, come se nulla fosse successo davvero. Lui era sempre stato il suo punto debole, l’unica persona che non avrebbe mai lasciato indietro, che non avrebbe mai abbandonato, che non avrebbe mai davvero accettato di perdere. Per questo era stato così difficile per lei mandare giù l’idea che ci fosse un’altra donna nella sua vita, una più importante di lei. Aveva osservato Calypso entrare lentamente nella sua vita, in punta di piede, riuscendo però a stravolgerla come niente era mai riuscito a fare. Vedeva il modo in cui la guardava, il modo in cui ne parlava e sapeva, ne era certa, che lei glielo avrebbe portato via, definitivamente. Era per questo che si era sempre rifiutata di conoscerla davvero, di trascorrere del tempo con lei, di stringere un legame. Sperava che le cose tra loro crollassero, che la loro relazione si frantumasse in mille pezzi impossibili da rimettere a posto, eppure, quando Coco era sparita dalla vita di Roy, quando aveva saputo che lei lo aveva lasciato andare, Nora non era riuscita ad essere felice. Perché, in fondo, nonostante tutto, lei aveva solo desiderato che Roy fosse felice e con lei sembrava esserlo davvero. Forse, se soltanto le avesse dato una chance, se si fosse mostrata più carina e gentile con lei, se avesse cercato di mettersi in contatto, le cose sarebbero state diverse. Ma Nora, purtroppo, non era mai stata brava a fare la cosa giusta, finiva sempre per mandare in pezzi qualunque cosa toccasse. Percepiva il disagio di Roy, dalla stanza accanto alla sua, la sua sofferenza. Sapeva quanto Coco gli mancasse, lo capiva, conosceva quel dolore sordo, eppure, egoisticamente, non voleva che lui cercasse di mettersi in contatto con lei. Lo aveva abbandonato, si era liberata di lui, quindi perché voleva ancora riaverla nella sua vita? Sapeva che, anche se non glielo avrebbe mai detto, era a questo che pensava tutti i giorni, in ogni istante e la faceva incazzare.
    Però era tornato ed era stata felice di vederlo piombare davanti alla sua porta, alla ricerca di un posto dove stare. Ovviamente si era mostrata offesa all’idea che lui si aspettasse di avere sempre un posto tra le sue mura, ma sapeva anche che quella era la verità e che, per quanto si sforzasse di fare la stronza, quel posto era sempre stato suo di diritto. Non avrebbe mai potuto immaginare la sua vita senza Roy e neanche voleva farlo. Si era fermata sulla sua porta, sbirciando appena sulle punte dei piedi, concedendosi un attimo per sorridere mentre lo vedeva dormire, finalmente, dopo tutto quel tempo. Avrebbe dovuto avvisarlo che stava uscendo, diretta verso il negozio, ma lui avrebbe capito, probabilmente, o avrebbe comunque trovato un modo per rintracciarla se voleva. Preferì non svegliarlo, lasciandolo dormire almeno quando riusciva a farlo. Afferrò quindi il suo zaino e un cappellino nero e uscì, diretta verso la sua auto. Era così strano pensare di dover rendere qualcuno partecipe dei suoi spostamenti era qualcosa a cui, forse, non sarebbe mai riuscita ad abituarsi. Appena varcata la soglia del negozio, tuttavia, il telefono iniziò a squillare e, pigramente, dovette affrettare il passo per raggiungere la cornetta. -Si? - chiese, con il tono scontroso che aveva sempre, anche quando non era affatto necessario. -Ehm… salve, chiamo dall’Aamot Hostel. Abbiamo dei problemi con il sistema operativo dell’hotel… - iniziò a spiegare una ragazza, un po’ intimidita dal tono con cui aveva risposto. Nora alzò per un momento gli occhi al cielo, sospirando. -Sarò lì tra mezz’ora. - disse, senza neanche lasciarle il tempo di finire, abbassando la cornetta senza neanche salutare. Quella, probabilmente, sarebbe stata una lunga giornata.
    Riprese velocemente in mano le sue cose, chiudendosi la porta del negozio alle spalle e salendo in auto. Non ricordava esattamente dove si trovasse quel posto, né dove lo avesse sentito nominare in passato, ma cercò di non pensarci troppo. In fondo un lavoro era sempre un lavoro, no? Non poteva certo ricordare che, lì, avrebbe trovato ad attenderla qualcuno che avrebbe decisamente preferito non incontrare mai più. Parcheggiò poco distante, il sorriso di quella mattina ancora stampato sulle labbra. Era davvero felice di avere Roy nella sua vita, di nuovo e pensò quindi di potersi concedere qualche momento di tregua, senza autocommiserarsi, senza pensare di meritare soltanto il buio e la pioggia. Quando varcò la soglia della hall, tuttavia, sentendo quella voce che credeva ormai di aver dimenticato, il sorriso sul suo volto si spense di scatto, lasciando il posto ad un’espressione decisamente più seria. Corrucciò la fronte, le labbra strette e lo sguardo fisso su quella testolina riccia che mai si sarebbe aspettata di vedere quel giorno. -Calypso. - fu l’unica parola che fuoriuscì dalle sue labbra mentre il suo sguardo si assottigliava. La ragazza cercò di accennare un sorriso nella sua direzione, mentre lei continuò a squadrarla, mantenendo il suo sguardo scuro dritto in quello di lei. Non le era mancata. Per niente. Se avesse saputo che quello che era il posto dove la ragazza lavorava avrebbe probabilmente rifiutato, senza neanche pensarci, ma ormai era lì e alzare i tacchi avrebbe soltanto offerto un’altra soddisfazione alla riccia, qualcosa che Nora non avrebbe certamente potuto sopportare. Rimase a fissarla ancora per un po’, cercando di studiarla, di cogliere ogni dettaglio della sua figura, di capire perché avesse preso quella decisione, due anni prima. In realtà Nora sapeva che non era semplice avere Roy nella propria vita, che non era mai stato un tipo facile da avere accanto, ma non poteva neanche capire come fosse possibile abbandonare qualcuno che si amava. Il suo sguardo freddo esprimeva astio, rancore, la stava giudicando senza dire una parola, senza volerle dare la soddisfazione di mandarla al diavolo, come sicuramente si sarebbe meritata.
    Prese qualche altro attimo, poi mosse gli ultimi passi che la dividevano dal bancone. Non era stata lei a chiamarla, avrebbe riconosciuto la sua voce, ne era certa. Non si espresse in finti convenevoli, non le disse che era da tempo che non la vedeva, rimase soltanto in silenzio, fino a che non se la sentì di continuare. -Mi hanno chiamata per un guasto del sistema operativo. - disse, senza alcuna inflessione nella voce, continuando a fissarla, senza mai lasciare i suoi occhi, come se credesse che, se li avesse spostati anche soltanto per un momento, lei sarebbe sparita, esattamente come aveva fatto con Roy. -Mi sai dire qual è il problema? - chiese, e c’era un silenzioso giudizio che permeava le sue parole, come se non si aspettasse che lei fosse davvero in grado di darle una spiegazione. La stava mettendo alla prova a modo suo. Continuava a studiare i suoi gesti, i suoi movimenti, le sue parole. Non le avrebbe dato il beneficio del dubbio, non le avrebbe fatto alcuna concessione. Non si erano mai piaciute e le cose, lo sapeva, non sarebbero certo cambiate quel giorno, soltanto per un incontro fortuito. Si chiese se lei lo sapesse, se Roy l’avesse contattata, se le avesse detto che era tornato in libertà. Per un attimo fu tentata di chiederle se era andato a cercarla, ma non lo fece, non era il momento, aveva un lavoro da fare. -Dove posso lavorare? - chiese ancora, dopo averle lasciato un po’ di tempo per spiegare, chiedendole quindi l’accesso ad un terminale oppure alla stanza dei server, qualunque cosa le avrebbe permesso di capire qualcosa di più sul loro problema e iniziare anche a sistemarlo. Non voleva trascorrere insieme a lei più tempo di quanto fosse strettamente necessario.
     
    .
  3.     +4   +1   -1
     
    .
    Avatar

    I’m falling apart, I’m barely breathing. With a broken heart.

    Group
    Sindaco
    Posts
    6,842
    Reputation
    +3,691
    Location
    From Mars?

    Status
    Anonymes!
    tumblr_nh7w4xZaA21u4gz2oo2_250
    La vita le aveva spesso fatto presente quanto in realtà fossero poche le cose certe in essa. Si nasce, si cresce e si muore con il cognome che i genitori lasciano tramandare, di generazione in generazione, di figlio in figlio. Eppure, sebbene questa possa sembrare una cosa certa e fissa per chiunque, ci sono delle anime al mondo che, di certezze, neanche riuscirebbero a vivere. Un cognome, un appellativo che ti resta addosso per il resto della vita: no, per lei non lo era stato. Una Evjen non era ciò che aveva saputo d’essere sin da subito, sin dal suo primo vagito. C’era stato altro, prima di quello, di cui non riusciva a ricordarne pienamente i toni o i colori. Era stato qualcosa che avrebbe dovuto portarsi dietro per il resto della vita e che, in ogni caso, era purtroppo finito prima del tempo, prima che lei potesse anche accorgersene. Dunque, si era spesso domandata chi fosse, che aspetto dovesse avere il suo viso col passare del tempo, quale potesse essere il ritmo dei suoi passi. E poi c’erano stati loro: una cascata di capelli scuri che contornavano un viso pallido e gentile, quello di Cassandra, accompagnato dallo sguardo autoritario e protettivo di Naavke. Era diventata una di loro, il fiore colto nel mezzo della strada e portato a casa per essere accudito, curato, risciacquato e messo in un bel vaso di cristallo. Aveva trascorso la propria adolescenza cercando di non porsi ulteriori quesiti, provando a restare in quel presente che per lei sembrava essere stato scelto, adeguandosi ad esso e guardando quelle mutazioni che attorno a lei avvenivano lentamente. Di quei mutamenti, ogni singola mano che aveva stretto ne era stata artefice. Fra di loro, quella di Roy aveva premuto con maggiore pressione contro la sua, e non aveva fatto nulla per fermarla o allontanarla dalla propria. Lo aveva conosciuto in ogni singolo contesto, anche nel più inimmaginabile, e assieme a lui aveva visto ciò che quegli occhi guardavano quando non erano persi nei suoi. Per la maggior parte del tempo, Roy aveva voluto bene a pochissime persone e Nora era stata una di quelle. Non l’aveva mai inquadrata bene, restando a sua volta sulle sue e cercando di non invadere quello spazio che, lo percepiva, la ragazza preferiva marcare per se stessa, impedendo a chiunque di passarle attraverso, così da poter scorgere ciò che custodiva con estrema protezione e cautela. Non l’aveva mai giudicata, questo no, ma si era domandata spesso cosa l’avesse resa la persona dura che a lei dimostrava di essere. Avevano sempre camminato sullo stesso identico filo, in bilico, e avevano cercato di non fare movimenti troppo bruschi, altrimenti la caduta di una avrebbe conseguentemente provocato quella dell’altra. Al centro di quel filo, fra le due, vi era sempre stato Roy e l’affetto che le ragazze avevano provato e provavano ancora per lui, sebbene in misure totalmente differenti. Forse gelosia, forse invidia, forse solo paura di perdere quell’equilibrio che lui sembrava portare caoticamente nella vita delle due, rompendo quei silenzi che da sempre regnavano nei cuori così diffidenti di entrambe. Coco non aveva idea, non conosceva le ragioni che spingevano ormai da tempo Nora a comportarsi in quel modo, ne conosceva solamente il dolore facilmente leggibile negli occhi. Aveva perso qualcuno, e non era mai riuscita a rimettere insieme i pezzi di quell’anima andata in frantumi.
    -Calypso.- Nora proferì quell’unica parola non appena ebbe varcato la soglia della hall, nell’Aamot Lodge, e il suo sguardo si fu posato sulla figura rigida di Coco, dietro il bancone. Lo sguardo della bruna sembrò schiantarsi violentemente sul viso di Coco con la stessa imponenza di uno schiaffo ben assestato. Ne avvertì il pizzico quasi impercettibile, schiudendo appena le labbra ed inspirando tramite esse mentre i propri occhi blu seguivano i movimenti ritmatici di Nora, che si apprestava al bancone. Avrebbe dovuto accettare ogni suo pensiero, che tuonante rimbombava fra quelle pareti anche se lei non poteva sentirlo. Gridava odio, astio, disprezzo nei suoi confronti e, dopo tutto, sapeva di meritarselo. Eppure, Nora non aveva idea di cosa fosse accaduto, di quali incubi fossero divenuti per lei reali, nel momento in cui aveva deciso di abbandonare Roy, di proteggerlo dal dolore di cui lei stessa si era fatta carico. E per un breve istante, forse quello giusto e che aveva contato sovrastando quelli più successivi, Calypso aveva semplicemente deciso di arrendersi, di divenire colpevole, di distaccarsi da quell’amore che sembrava divenire nocivo per lei. Andava, tornava, andava, ritornava, l’abbandonava di nuovo, a volte inconsapevolmente, altre volte con presa di posizione. E poi, quell’ultima volta, ogni cosa era solamente andata in frantumi e lei non era stata più capace di rimettere insieme i cocci. Non la vedeva da allora, da quei giorni che ormai sembravano essere così distanti da lei, così distanti dalla Coco che pensava di essere diventata senza il suo Roy. Forse, se solo non ci fosse stato tanto valore nel mezzo, lei e Nora non avrebbero avuto motivo di farsi la guerra, di detestarsi e sperare che, prima o poi, una delle due avrebbe mollato la presa. Sapeva perfettamente cosa la ragazza pensasse di lei e quanto disprezzo potesse provare nei suoi confronti per aver deciso di non rincorrere la persona che per entrambe sembrava essere il centro di tutto, e malgrado non riuscissero a vivere l’una accanto all’altra, Roy non poteva vivere lontano da entrambe: per lui, per anni, avevano tenuto gli occhi chiusi e avevano respirato senza lamentarsi. -Mi hanno chiamata per un guasto del sistema operativo.- spiegò solamente, Nora, fermandosi a pochi passi da lei, vicino al bancone. La sua espressione facciale non mutò di una virgola dinanzi a quei capelli che spesso aveva riconosciuto, anni prima. Le sue parole non lasciavano trapelare alcun mancamento, nessun tentennamento. Era lì per lavoro, niente di più, e non si sarebbe sprecata in finti convenevoli, era naturale che fosse così e forse Coco sentiva di essere dello stesso parere. Sarebbe stato più facile evitare l’argomento, così come in due anni lei aveva evitato di guardare la finestra della cella in cui Roy, lo sapeva, la malediceva anche ad alta voce. -Mi sai dire qual è il problema?- continuò quindi Nora, il tono della voce il solito sussurro giudizioso. Serrò le labbra, Coco, ricacciando tutti quei pensieri e provando a distanziarsi da ciò che avevano vissuto in passato, provando ad essere semplicemente una receptionist che deve moderare i propri toni di fronte ad un tecnico. Abbassò lo sguardo sul pc per qualche istante, spingendo la sedia sotto la scrivania e spostandosi da dietro di essa. «Non so bene di cosa si tratti, ma non possiamo accedere a SiHot*. Credo sia dovuto alla connessione internet, dev’essere crashato tutto il sistema. Non è solo a questi due pc che non possiamo accedere, ma anche a quello in back office.» spiegò lei, sollevando per qualche istante le spalle ed indicando poi i dispositivi elettronici sistemati sulle scrivanie. Tessa non le aveva detto molto e lei neanche aveva avuto moltissimo tempo per controllare di cosa realmente si trattasse. L’informatica non era esattamente il suo forte e probabilmente neanche mai lo sarebbe stata. Coco preferiva ciò che con le dita poteva sfiorare, le pagine dei libri che leggeva, così come gli appunti che amabilmente preferiva scrivere a penna, e non pigiando le dita sui tasti rigidi di una tastiera. D’altro canto, conosceva Nora e le sue incredibili abilità informatiche, per cui sapeva perfettamente che, sebbene fosse lì di persona, tessa aveva fatto la cosa migliore, chiamando proprio all’On the Net. -Dove posso lavorare?- le domandò quindi, impaziente di iniziare e, probabilmente, desiderosa di togliersi la faccia di Coco da avanti gli occhi scuri. Ne osservò i quasi impercettibili movimenti, seguendo lo sguardo di Nora e ritrovandoselo addosso, pronto a sfidare il proprio. Giurò di poter prendere fuoco, se solo i fulmini che nascevano da quelle iridi scure potessero prendere vita. «Vieni, credo sia qui in ufficio ciò di cui hai bisogno, o quanto meno il primo pc, quelli qui di fronte sono solo subordinati.» disse Coco, mimando di seguirla e dirigendosi poi in direzione delle due ante di legno che separavano il front office dal back office, laddove Coco aveva spiegato si trovasse il computer che, probabilmente, avrebbe aiutato Nora a scovare la fonte del problema. Attraversò la soglia, ritrovandosi all’interno della grande stanza rettangolare ricolma di scaffali e bacheche piene di informazioni e appunti; un armadio bianco se ne stava alla destra dell’entrata, all’interno del quale vi erano cuscini e coperte di riserva; alla sinistra, invece, una grande scrivania nera sorreggeva lo schermo del computer principale della reception, dietro il quale vi era una specie di mobiletto argentato fissato nel muro. Lo aprì con uno scatto veloce, Coco, protendendosi per qualche momento oltre lo schermo del pc e mostrando poi a Nora l’interno di quel grande cofanetto a muro di colore argento: cavi, un piccolo schermo giallo e altri innumerevoli cavi. «Non so se può esserti d’aiuto, ma come vedi qui c’è il computer e qui… tutto il resto.» spiegò, un po’ incerta sul finale, mentre si allontanava di qualche passo per lasciare a lei la possibilità di avvicinarsi e, in caso, sedersi alla scrivania. Incrociò le braccia al petto, restando alle sue spalle e lasciando che si sistemasse. «Posso portarti qualcosa? Un caffè?» le domandò, provando ad essere gentile. Eppure, nella testa, un unico pensiero: Come sta Roy? - avrebbe voluto chiederglielo, chiederle di parlarle di lui, di rassicurare le sue paure e rendere ogni cosa solo uno stupido gioco. Ma no, non erano in una partita e il male che lei aveva fatto a Roy era reale, lo sentiva proprio sotto la pelle, così come Nora ne percepiva l’eco ogni volta che, probabilmente, incontrava Roy.


    *Uno dei tantissimi software gestionali per gli Hotel
     
    .
  4.     +4   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Cittadini
    Posts
    16,567
    Reputation
    +2,797
    Location
    ..un luogo al di là del tempo e dello spazio..

    Status
    Anonymes!
    giphy
    La famiglia per Nora era sempre stata un argomento terribilmente complicato. Non poteva dire di averne mai compreso a fondo il significato, di sapere con esattezza che cosa fosse. Vedendo la sua di famiglia, dopotutto, non avrebbe certo potuto dargli un’accezione positiva. Patrick aveva levato le tende appena gli era stato possibile, Emily non c’era mai stata davvero, chi avrebbe potuto desiderare una famiglia se era questo che portava con sé? Se era soltanto questo che si intendeva. Ma lei, a modo suo, si era creata la sua particolarissima famiglia, composta soltanto da due individui: lei e Roy. Non aveva bisogno di nient’altro per sentirsi a casa, non aveva bisogno di nessun altro per sentirsi in pace e al sicuro, anche se questo a suo cugino non lo aveva mai detto. Era certa che Roy se ne sarebbe uscito con una delle sue solite pessime battute, che l’avrebbe presa in giro, che avrebbe sfoderato uno dei suoi insopportabili sorrisetti e lei non avrebbe potuto fare altro che colpirlo ripetutamente, sentendolo ridere per tutta risposta. I loro rapporti non erano idilliaci. Passavano la maggior parte del loro tempo a sfottersi, persino ad evitarsi, ma non esisteva nessuno al mondo a cui lei fosse in grado di volere più bene e lo odiava, per questo. Perché quando si trattava di Roy Nora sapeva di essere vulnerabile, di essere disposta a fare qualunque cosa pur di vederlo felice. Era lui il suo più grande punto debole, l’unico nervo scoperto della sua vita. E sapeva che anche lui doveva volerle bene, sebbene forse fosse persino più incapace di lei nel dimostrarlo. Perché Roy certe cose non riusciva davvero a vederle, o a capirle. Quando le cose si mettevano male lui le evitava, fingeva che non esistessero, lui andava avanti mosso solo dalla sua estrema testardaggine, come se nulla fosse accaduto. E credeva che per gli altri fosse lo stesso. Non si era voltato verso di lei, a guardarla, per capire se avesse bisogno di aiuto, quando aveva scelto di arruolarsi, non le aveva mai chiesto se la morte di Tim avesse lasciato qualche segno dentro di lei, non le aveva mai chiesto nulla. E Nora non aveva parlato. Aveva preferito rimanere un’ombra anche nella sua vita, tenerlo d’occhio, come mai avrebbe smesso di fare, anche se lui non sapeva come guardarla. Si era infuriata con lui, gli aveva urlato di non farsi vedere mai più, ma quando si era presentato alla sua porta non aveva potuto fare a meno di tirare un sospiro di sollievo e sentirsi finalmente, di nuovo, completa. Sentiva la mancanza di Roy continuamente, sentiva il bisogno di controllarlo, di cercarlo, di essere sicura che fosse ancora tutto intero. Non avrebbe mai potuto sopportare l’idea di perderlo ed era stata proprio quella paura a spingerla sempre a tenere Coco lontana. Perché lei era un potenziale pericolo. Aveva visto il modo in cui gli occhi di Roy brillavano quando parlava di lei, il modo in cui le parlava e non aveva potuto fare a meno di esserne gelosa. Perché Roy era il suo unico punto fermo, la sua ancora di salvezza e lei non era mai stata disposta a condividerlo con qualcuno, sebbene avesse sempre saputo che quella scelta non fosse mai stata nelle sue mani. Ma Nora aveva cercato di prendersela, di graffiare e raschiare fino a trovare qualcosa a cui appigliarsi per non lasciarlo andare via.
    Rivederla, comunque, non fu semplice come aveva pensato. Credeva di averla dimenticata, di averla rimossa dalla sua mente e dalla sua vita soltanto perché lei aveva rimosso Roy dalla sua, ma non era così. Il suo ricordo era ancora vivido nella sua mente, non aveva scordato neanche un dettaglio di lei, per quanto ci avesse provato. E neanche lei doveva averla dimenticata, le fu abbastanza chiaro nel momento in cui i loro sguardi si incontrarono di nuovo, dopo tanto tempo. Non ricordava con esattezza l’ultima volta in cui l’avesse vista, ma ricordava bene tutte le volte che era stata assente, tutte quelle volte in cui Roy le aveva chiesto di lei, mostrando quanto soffrisse la sua mancanza. Si era infuriata, detestava sentire parlare di lei, detestava il fatto che lui soffrisse per quella ragazzina, che di certo non lo avrebbe mai meritato, ma si era trattenuta in sua presenza, era stata zitta, aveva lasciato che fosse lui a parlare, perché sembrava quello che ne aveva più bisogno. Aveva aspettato che lui si calmasse, aveva osservato come, lentamente, quel pensiero si fosse fatto meno insistente in lui. Poi, tornata a casa, l’aveva cercata. Aveva indagato sulle sue abitudini, sulle persone che incontrava, sulle cose che faceva, doveva sapere tutto di quella donna, soprattutto da quando gli aveva rovinato la vita. Voleva avere a disposizione ogni arma per poterla distruggere, se un giorno fosse stato necessario farlo. L’idea di aiutarla, quindi, non le andava affatto a genio. Forse in un momento diverso avrebbe fatto dietro front e sarebbe riuscita da quella porta, dicendole di sbrigarsela da sola, dato che era tanto brava, ma non poteva. Perchè Roy era uscito e lei sentiva l’istintivo bisogno di proteggerlo, di tenere quella donna lontana da lui, di chiarire alcune cose fondamentali. Non le avrebbe permesso di rovinarlo di nuovo. Era questo che il suo sguardo fiammeggiante cercò di dirle, mentre pronunciava il suo nome, come se fosse stato la peggiore cosa al mondo. E lei lo era, per Nora, lo era sempre stata, ma per motivi diversi.
    Avanzò nella sua direzione quindi, fermandosi solo quando si trovarono faccia a faccia, chiedendole qualche spiegazione sul loro problema. Avrebbe voluto farle altre domande. Chiederle come avesse potuto abbandonarlo, chiederle perché, ma si trattenne. Nora di solito non prestava alcuna attenzione al mondo che la circondava, non si preoccupava degli altri, non faceva domande, ma quando si trattava di Roy le cose cambiavano radicalmente. Perché lui era tutto il suo mondo e non c’era niente in grado di scuoterla come lui sapeva fare. La ragazza ammise di non sapere con esattezza quale fosse il problema, ma che avevano difficoltà ad accedere al software gestionale dell’hotel e che non riuscivano ad avere l’accesso da nessuno dei pc. Nora annuì appena, smettendo poi di ascoltarla per qualche momento, cercando di mettersi in contatto con i computer che la ragazza aveva di fronte a sé, cercando di trovare la fonte del disagio. Il problema era che, non trattandosi del sistema centrale, le veniva un po’ più complicato riuscire a spingersi fin dove avesse bisogno. La ragazza però, poco dopo, la guidò verso un altro ufficio, quello dove si trovava il computer principale. Forse Calypso non era poi così inutile come Nora credesse, in quel caso, ma questo lei comunque non glielo avrebbe detto. La seguì comunque, verso il back office, passando dietro il bancone e poi raggiungendola, mentre spariva dietro le ante di legno. Dentro quelle quattro mura, decisamente più piccole, la tensione tra di loro si fece ancora più evidente. Erano vicine, tanto che se Nora avesse allungato soltanto un braccio avrebbe potuto tirarle quei riccioli scuri che tanto odiava. Quante volte, in quei due anni, aveva desiderato di poterlo fare. Invece, con incredibile freddezza, cercò di fingere che lei fosse una persona del tutto diversa, che non fosse affatto il demone che aveva mandato in pezzi ogni cosa, che non fosse il nemico da fronteggiare e distruggere. Osservò Calypso aprire il mobiletto argentato che si trovava alle spalle del computer, mostrandole tutto ciò che si trovava al suo interno, immaginando che fosse questo ciò che Nora stava cercando.
    Lei annuì appena, senza tuttavia proferire parola, avvicinandosi al computer senza neanche aspettare che lei si allontanasse. Si sedette alla scrivania, cercando di isolarsi dal contesto che aveva attorno, almeno per un momento. -Dovrebbe esserci un problema con il server. - disse, senza tuttavia essere ancora troppo specifica. Preferiva fare qualche altro accertamento e degli altri test per poterlo dire con maggiore sicurezza, ma era sicuramente l’opzione più plausibile. Risollevò lo sguardo su di lei soltanto quando le chiese se potesse portarle un caffè. Rimase immobile per un momento, non sapendo bene cosa risponderle. Era forse un tentativo di prenderla in giro? Di scherzare? Voleva avvelenarlo o sputarci dentro? Era possibile. O forse voleva soltanto allontanarsi da lei per un po’. Sicuramente a lei un po’ di pace avrebbe fatto comodo, quindi, dopo qualche breve istante, si ritrovò ad annuire. -Sì, ti ringrazio. - mormorò, calcando un po’ troppo su quelle ultime parole. Ci sarebbero state molte altre cose da dire, cose da chiarire, si trovavano sospese nel loro solito limbo, dove nessuna delle due sembrava voler fare neanche un passo perché tutto sarebbe potuto crollare irrimediabilmente. Non la guardò neanche allontanarsi, preferendo concentrarsi sul suo lavoro. Soltanto una volta concluso si sarebbe potuta sentire finalmente libera di tirare fuori ogni cosa ci fosse nella sua mente. Più il tempo passava e più di sentiva sicura che non sarebbe andata via da quel posto fino a che non avesse messo in chiaro alcuni importantissimi dettagli. Iniziò a lavorare al recupero del server e di tutti i dati che dovevano avere al suo interno. Perderli non era certamente tra le opzioni, non c’era stato neanche il bisogno di chiederlo per saperlo. Iniziò a operare manualmente su alcuni accessi, cercando di trovare la radice del problema, probabilmente c’era stato un sovraccarico di dati all’interno dello stesso server e avevano bisogno di utilizzarne un altro oppure di aumentare la capacità del primo. Per permettere loro di lavorare, quel giorno, sarebbe stato più semplice permettergli di accedere ad un altro server, almeno per il momento, per poi lavorare a quello che utilizzavano di solito. Non si rese neanche conto del ritorno della ragazza, all’inizio, notando solo dopo diversi minuti il caffè che era apparso a giusto qualche centimetro da lei. -Sto cercando di sistemare una soluzione veloce per permettervi di tornare al lavoro quanto prima, è solo una cosa provvisoria per non farvi perdere troppo tempo. - disse, con lo sguardo ancora fisso sullo schermo del pc, senza neanche accertarsi che lei la stesse ascoltando. -Mi ci vorrà ancora qualche minuto, poi potrete provare a testare il sistema e vedere se vi permette di accedere. - continuò, questa volta spostando lo sguardo su di lei e guardandola con una certa attenzione, per essere sicura che la stesse seguendo. In questo caso era lei a non voler perdere troppo tempo. -Se tutto dovesse andare in maniera abbastanza veloce potrò iniziare a lavorare alla soluzione definitiva, per cui avrò bisogno di un po’ più di tempo per assicurarmi che nessun dato venga perduto. - spiegò ancora, cercando di essere abbastanza chiara. Probabilmente doveva essere la prima volta, nella loro vita, che Nora le rivolgeva così tante parole insieme, era un record per loro. iniziò a bere il suo caffè, terminando ancora qualche passaggio, facendo calare di nuovo il silenzio, per poi allontanare lentamente le mani dal supporto tecnologico e rivolgersi di nuovo alla ragazza. -Potresti controllare se tutto funziona? Per favore? - chiese, puntando il suo sguardo scuro in quello azzurro di lei, aspettandosi ovviamente di ricevere una risposta positiva. Avrebbe atteso tutto il tempo necessario, poi, solo al suo ritorno, si sarebbe rimessa all’opera.

    Ovviamente sto inventando un sacco di boiate, perdonami <3


    Edited by 'misia - 10/11/2018, 00:29
     
    .
  5.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    I’m falling apart, I’m barely breathing. With a broken heart.

    Group
    Sindaco
    Posts
    6,842
    Reputation
    +3,691
    Location
    From Mars?

    Status
    Anonymes!
    tumblr_nh7w4xZaA21u4gz2oo2_250
    Incontrare Nora quel giorno era stata una sorpresa, e non delle più belle. Non si sarebbe aspettata di metter piede nella hall e ritrovarsi dopo solo pochi minuti faccia a faccia con la cugina di Roy, l’unico vero tassello della famiglia del ragazzo che lei avesse mai avuto modo di conoscere. Aveva sempre saputo quanto entrambi contassero l’uno per l’altra e sebbene non le fosse mai andata particolarmente a genio, non aveva mai provato a dividerli con l’intenzione di farlo. L’unico vero problema stava nel fatto che, mossa dalla paura di perdere Roy, potesse involontariamente averlo allontanato da lei per davvero, senza neanche rendersene conto. Non era una questione di odio, ma solo di gelosia e desiderio di poter trascorrere ogni singolo minuto della propria vita assieme al ragazzo che aveva amato e ancora amava. In quel momento però, sembravano essere passati ormai secoli dall’ultima volta in cui si erano incontrate e il pensiero che lei avesse visto Roy molto più spesso di quanto invece lei stessa avrebbe potuto affermare, faceva male nel centro esatto del petto.
    Nora seguì i passi di Coco, udendo ciò che lei stava spiegando riguardo ai computer e il server ad essi connesso. Non disse una parola, preferendo restare in silenzio dinanzi a Coco e memorizzando forse ogni parola per cercare di capire quale fosse la fonte del problema. Nel momento in cui Coco si fu poi allontanata dal computer posto sulla scrivania del back office, le offrì un caffè per essere gentile e assicurarsi che avesse tutto il necessario per risolvere quel problema. -Dovrebbe esserci un problema con il server.- commentò allora Nora, distaccandosi dal rapporto “personale” che fra le due avrebbe potuto esserci e cercando di restare quanto più professionale possibile. Coco sapeva perfettamente quanto potesse essere difficile per una come Nora dimostrare di essere gentile, soprattutto considerando il passato che le aveva unite e divise fino a quel momento, al centro del quale naturalmente vi era stato sempre e solo Roy. C’erano molte domande in sospeso, troppe risposte che una avrebbe voluto ascoltare e l’altra non riferire. Due sguardi lontani che si concentravano per incontrarsi e non lasciar andare troppe informazioni. Se da un lato Coco desiderava scoprire tutto ciò che per diverso tempo aveva scelto di non sapere, dall’altro Nora cercava di impedirle quel contatto, di impedirle il ritorno sui propri passi. Coco avrebbe potuto immaginarlo: la ragazza dai capelli lunghi e lisci era forse felice, da un lato, di non doversi più preoccupare della sua presenza nella vita di Roy. Eppure, sebbene tutto nella sua espressione facciale comunicasse quanto ormai non avessero più da spartire, Coco sentiva il respiro appena più appesantito e il battito del cuore decisamente più frettoloso del normale. Era lì, Nora, e a lei sarebbe forse bastato farle una o due domande, per poter venire a conoscenza di quanto il mondo di Roy fosse cambiato senza di lei al suo fianco. -Sì, ti ringrazio.- rispose quindi lei, accettando di farsi portare un caffè da Coco. Sospirò quasi silenziosamente, Coco, compiendo due piccoli passetti indietro e in direzione della porta mentre Nora si avvicinava al computer. Le diede le spalle e uscì dal piccolo ufficio per recarsi velocemente alla macchinetta del caffè, in fondo al corridoio. Respirò quel silenzio godendoselo appieno, prima di dover far ritorno nel luogo in cui, in quel preciso istante, sicuramente non avrebbe voluto trascorrere più di venti secondi. Tessa era sparita, come suo solito, dimenticando anche il tè per Coco, per cui oltre al contenitore di cartone in cui vibrava un caffè caldo per Nora, la ragazza dai lunghi capelli ricci prese un tè nero per se, più un paio di bustine di zucchero e due bastoncini di legno per mescolare il tutto. Fece ritorno alla reception, più tranquilla del normale, e si avviò direttamente nell’ufficio posteriore, laddove Mora sembrava abbastanza concentrata dinanzi al pc. «Ecco qua.» disse solamente, posando il bicchiere di cartone accanto a lei, sulla superficie della scrivania alla quale era seduta. -Sto cercando di sistemare una soluzione veloce per permettervi di tornare al lavoro quanto prima, è solo una cosa provvisoria per non farvi perdere troppo tempo.- spiegò la giovane, lo sguardo ancora fermo sullo schermo del computer. Coco si limitò brevemente ad annuire, nonostante fosse consapevole del fatto che Nora non si aspettasse nessun tipo di risposta da parte sua. -Mi ci vorrà ancora qualche minuto, poi potrete provare a testare il sistema e vedere se vi permette di accedere.- continuò, risollevando finalmente i propri occhi scuri su quelli chiari di Coco. «Certo.» disse solamente, scrollando appena le spalle e cercando di assecondare i piani di Nora, se questo avrebbe potuto aiutarla nel risolvere tutta la faccenda, così da permettere a loro di poter tornare al lavoro nella maniera più tranquilla possibile. -Se tutto dovesse andare in maniera abbastanza veloce potrò iniziare a lavorare alla soluzione definitiva, per cui avrò bisogno di un po’ più di tempo per assicurarmi che nessun dato venga perduto.- spiegò quindi la ragazza, in maniera del tutto pacata. Una delle qualità nascoste di Nora, a quanto pareva, che a Calypso erano da sempre rimaste piuttosto nascoste. Si erano incontrate in situazioni del tutto differenti, ma in quel momento sembrava esserci qualcosa che teneva per le briglie entrambe, permettendo loro di dimostrarsi quanto meno un po’ più civili del solito l’una nei confronti dell’altra. La vera domanda era: quanto sarebbe durato? Ci aveva pensato spesso ad un momento come quello, a cosa si sarebbero dette e al modo in cui avrebbe dovuto affrontare la realtà e la conseguenza delle scelte che aveva compiuto. A come avrebbe potuto reggere lo sguardo di Nora, colmo di disprezzo. Allora acconsentì a quel silenzio, lasciando che esso di distendesse fra di loro mentre Coco se ne stava in piedi di fianco a lei -mai troppo vicina- in attesa, bevendo il proprio te caldo e lasciando che Nora avesse il tempo e lo spazio necessario per svolgere il proprio lavoro in santa pace. Fu dopo quelli che le sembrarono interminabili minuti che le disse finalmente di provare a vedere se tutto fosse tornato in funzione. Annuì intensamente, Caypso, posando quindi la propria tazza sulla scrivania accanto a quella di Nora e uscendo dal back office per raggiungere uno dei due computer esterni. Si sedette in fretta, spingendosi con la sedia appena più vicina al bancone e loggandosi nel pc. Fortunatamente, tutto sembrò essere tornato alla normalità. SI risollevò quindi dalla sedia, rientrando nell’ufficio e rivolgendosi a Nora con un mezzo sorriso. «Funziona!» esclamò quindi, annuendo in sua direzione. Sapeva perfettamente quanto Nora fosse abile con la tecnologia e nel momento in cui l’aveva vista entrare nella hall, oltre alla nausea momentanea che aveva provato nel vederla, aveva anche saputo sin da subito che lei avrebbe lasciato l’edificio solo una volta risolto il loro problema. Riusciva in qualche modo a comunicare con quegli aggeggi meglio di chiunque altro, era semplicemente una professionista, lo sapeva bene Coco. Dal punto di vista lavorativo, di fatti, Nora aveva tutto il suo rispetto. Sotto altri punti di vista, invece, la visione della vita era forse un po’ diversa per entrambe. Avevano vissuto in maniera del tutto differente, eppure il destino le aveva portate ad incontrarsi contro ogni aspettativa. Non sapeva bene chi lei fosse, quanto le importasse di ciò che aveva intorno ogni giorno, però sotto quello strato ferreo sapeva che in lei poteva nascondersi una persona forse un po’ insicura, malleabile; erano aspetti, quelli, che nessuno avrebbe mai voluto mostrare. Cresciamo credendo che la fragilità sia solo un ostacolo, un difetto, e per questo proviamo ogni giorno a distaccarci da essa e tutto ciò che può comportare. Non conosceva Nora, non sapeva quanta e quale tipo di fragilità potesse esserci in lei, scoprirlo sarebbe stato non solo difficile, ma anche impossibile.
    Riprese in mano la tazza di té ancora fumante, stringendola fra entrambe le mani ed avvicinandola al proprio viso per catturarne il profumo inebriante. Aveva lo sguardo posato sul viso di Nora nel momento in cui, improvvisamente, le pose quella domanda. «Come stai?» chiese solamente, quasi in un sussurro. Non aveva idea del perché glielo domandò, del perché volle sapere cosa ne fosse stato anche di lei in quei due anni. Sapeva perfettamente quanto potesse aver sofferto per l’incarcerazione di Roy e non riusciva ad immaginare la solitudine che aveva provato nel momento in cui si era ritrovata a combattere contro il mondo da sola, completamente. Certo, non stava a Coco immischiarsi nella vita di lei, eppure il legame che aveva con Roy non le era stato segreto, ma anzi, ne aveva conosciuto spesso alcune sfumature, anche senza volerlo. Se lei aveva avuto la possibilità di scegliere, almeno, se restare accanto a lui o meno, a Nora non era stato possibile: l’amore fraterno che provava per il ragazzo l’aveva sicuramente tenuta legata a lui oltre ogni dire, questo avrebbe potuto benissimo immaginarlo senza neanche aver bisogno di una certezza come conferma. Aveva vinto lei, sotto quel punto di luce: Nora non aveva rotto nessuna promessa. In ogni caso, non seppe neanche che aspettarsi come risposta a quella domanda. Certamente non avrebbero iniziato una conversazione come se il loro passato le avesse viste amiche, ovviamente. «Una domanda piuttosto stupida, la mia. Lo so. D'altronde è la prima volta che viene fuori in... quanti anni? un bel po'.» sentenziò poco dopo essersi resa conto che, effettivamente, fra le due non c'erano mai stati interessi personali di quel tipo, o almeno non così espliciti e vocali. Perché avrebbero dovuto iniziare in quel momento, allora? Nell'aria sembrava esserci altro, un peso che iniziava a divenire più pressante sulle loro spalle e che aveva il nome di nessuna delle due.
     
    .
  6.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Cittadini
    Posts
    16,567
    Reputation
    +2,797
    Location
    ..un luogo al di là del tempo e dello spazio..

    Status
    Anonymes!
    tumblr_nt03b7H6Rp1s6u50qo3_250
    Si sforzò di non pensare con troppa lucidità alla persona che si trovava davanti, a quanto detestasse quella testolina riccia che aveva messo a soqquadro la sua vita qualche anno prima e quella di Roy. Calypso era una bellissima ragazza e per quel poco che l’aveva vista, al di fuori dei furiosi litigi con il cugino, poteva anche apparire una persona a modo, gentile e affidabile, agli occhi di Nora sarebbe potuta essere un buon partito per chiunque, ma non certo per lui. Essendo sempre stato l’unico affetto davvero sincero e irrinunciabile della sua esistenza aveva finito con il mettere Roy su un piedistallo che di certo non meritava. Non era perfetto, anzi, tutto il contrario, tendeva sempre a rovinare qualunque cosa toccasse e a far soffrire chiunque avesse attorno, ma lei lo aveva accettato, con tutti i suoi difetti e i suoi problemi. Se si fosse fermata a pensare lucidamente alla cosa si sarebbe resa conto di quanto male lui avesse fatto anche a Coco, quante ne avessero passate insieme, quanti rospi aveva ingoiato, anche lei, prima di decidere di farsi da parte, ma diventava sempre così cieca quando si parlava di lui da non volerlo vedere, da non volerlo accettare. Coco doveva necessariamente essere la cattiva della storia, il punto debole, quello da eliminare, Nora non sarebbe mai stata in grado di accettare una versione diversa. Aveva bisogno di qualcuno su cui sfogare la sua rabbia e i suo odio, qualcuno da mettere al centro delle sue ire se voleva riuscire a stare in piedi e quello non poteva certo essere Roy. Coco si era, malauguratamente, ritrova ad essere il suo capro espiatorio, la persona più semplice a cui dare le colpe di ogni cosa. era colpa sua se Roy si era allontanato da lei, se era partito nell’esercito, se era finito in carcere, se finiva sempre con il dimostrarsi uno stronzo patentato: era solo e soltanto Coco l’artefice di tutti quei misfatti. D’altronde, come sarebbe potuto essere altrimenti?
    Si sentì quindi leggermente più sollevata quando Coco si allontanò dalla stanza del backoffice per qualche momento, per andare a prenderle il caffè che le aveva offerto. Quasi senza volerlo si ritrovò a tirare un sospiro di sollievo, potendosi concedere qualche attimo di tranquillità in cui non sarebbe più stato necessario mantenere il controllo per poter portare a termine il lavoro. La presenza della ragazza la agitava, la rendeva nervosa, eppure niente più del rancore riusciva a trasparire nell’espressione torva di Nora, che si impegnava a squadrarla con una certa determinazione, come se si aspettasse una pugnalata alle spalle da un momento all’altro. Non si era mai concessa di fidarsi di lei, di guardare oltre il muro che le aveva costruito attorno e riuscire così a scorgere un minimo della vera Coco, ben diversa dall’idea che si era sempre costruita di lei e che con forza cercava di mantenere in piedi. Quella ragazzina dai capelli ricci era il nemico: un nemico infido e subdolo che l’avrebbe fatta in brandelli se lei soltanto le avesse mostrato un singolo nervo scoperto. No, non poteva esporsi con Calypso, non poteva permetterle di attaccare senza essere pronta a difendersi. Nora non era mai stata i guerra, non sapeva molto dell’esercito, eppure, a modo suo, aveva costruito la sua vita come se fosse stato un continuo campo di battaglia dove lei tutti i giorni rischiava la vita per cercare di tornare a casa ancora sana e salva. Non si rendeva conto di quanto le sue battaglie personali avessero potuto impoverire la sua vita. Non capiva, Nora, quanto diversi sarebbero potuti essere quegli anni per entrambe se soltanto si fossero concesse di farsi forza a vicenda, per affrontare la lontananza di Roy. Ostile e arroccata sulle sue mura invisibili si era sforzata di bastarsi da sola, di affrontare tutto come aveva sempre fatto, ben sapendo che non ci sarebbe riuscita. Aveva sofferto così tanto in quegli ultimi anni da non essere in grado di ammetterlo neanche davanti a se stessa. Si sforzava di mostrarsi integra, perfettamente a suo agio nella vita che era andata avanti attorno a lei, fingendo che non sarebbe bastato soltanto un leggero tocco per mandarla completamente in polvere.
    E nessuno più di Coco poteva dimostrarsi un pericolo per la sua stabilità. Anche lei se ne stava ferma, perfettamente stabile sulle sue gambe come se, all’apparenza, nulla le fosse accaduto. Sarebbe bastato grattare appena sotto la superficie di entrambe per capire che la realtà era molto diversa da quello che cercavano di mostrare. Notò con piacere la silenziosa distanza che Coco cercò di mantenere tra loro, rimanendo sempre a qualche metro da lei, come se non volesse invadere il suo spazio personale. Non si conoscevano, non avevano mai voluto farlo davvero e probabilmente quello non sarebbe stato il momento migliore per iniziare. La osservò uscire di nuovo da quella stanza, diretta verso la sua postazione di lavoro, per poter verificare se i primi tentativi fatti da Nora erano serviti a rendere quanto meno utilizzabile il loro sistema e a non fargli quindi perdere un’intera giornata di lavoro. Ci mise giusto qualche minuto, in cui Nora rimase sola con i suoi pensieri, prima di fare di nuovo capolino in quella stanza e comunicarle che, finalmente, il sistema sembrava di nuovo rispondere ai loro comandi. Non rimase molto sorpresa della notizia, abbastanza sicura di aver fatto, come al solito, un ottimo lavoro. Erano le persone l’unico ambito in cui Nora non aveva mai saputo come cavarsela. Si aspettava che a quel punto l’avrebbe salutata, cercando di tornare il prima possibile al suo lavoro invece, contro ogni aspettativa, Coco le chiese come stesse. La ragazza rimase interdetta, fissandola per qualche momento, come se non fosse riuscita a comprendere bene le sue parole. Non riusciva a credere che glielo avesse chiesto sul serio, né perché lo stesse facendo. Da quando le importava di lei? Doveva esserci sicuramente sotto qualcosa, doveva essere uno dei suoi trucchi. No, non ci sarebbe affatto cascata. Lo disse quasi in un sussurro, come se anche per lei non ci fosse nulla di più strano di quella domanda, che le era come sfuggita dalle labbra senza che potesse fermarla. Nora non si era mai chiesta come Coco potesse sentirsi, cosa provasse, quale fosse il suo umore. Aveva sempre pensato che lei non fosse in grado di provare nulla, come se non fosse stata neanche un essere umano, soltanto in quel momento se ne rendeva conto. Continuò a mantenere il silenzio mentre Coco, nervosamente, continuava a parlare, notando come in tutti quegli anni in cui si erano frequentate di sfuggita quella domanda non era mai venuta fuori. -Già. Non credo ti sia mai importato. - rispose, soltanto a quel punto, facendo riemergere la parte più ostile di lei, quella che aveva sempre riservato a quella giovane ragazza. Aveva iniziato a detestarla senza alcun motivo ed era sempre rimasta nella sua posizione, troppo testarda per poter pensare di tornare indietro. E se Calypso pensava che in quegli anni Nora si fosse ammorbidita lei intendeva renderle ben chiaro che non era affatto così. Risollevò lo sguardo nel suo, rivolgendole un’occhiata piuttosto affilata. Se doveva essere onesta neanche lei si era mai interessata, ma almeno non aveva cercato di fingere che le cose fossero diverse. -Che cosa vuoi davvero Calypso? - chiese, con una punta di astio nella voce, andando ad intrecciare le mani sulla scrivania, senza mai interrompere il contatto visivo. -So che non ti importa di me, forse ti importava di lui un tempo, ma certo non di me, non fingere che le cose siano cambiate. - soffiò quindi con lo stesso tono di voce. Era un’accusa per niente velata la sua, un tentativo di metterla a disagio, con le spalle al muro. -Non hai alcun diritto di tornare nella sua vita. - aggiunse, poco dopo, con tono ancora più fermo e ostile. Era un avviso piuttosto il serio il suo, una minaccia che, ben presto, sarebbe soltanto stata resa più marcata. -Non merita che tu gli faccia ancora del male. - continuò ancora, sollevandosi soltanto allora dalla sedia su cui era stata seduta sino a quel momento, per portarsi dritta davanti all’altra e poterla guardare con più attenzione, per farle comprendere quanto fosse importante quello che le stava dicendo. Non le importava che anche lei avesse sofferto, che anche lei avesse subito dei torti, a lei interessava soltanto proteggere la sua parte del mondo, tenerla al sicuro. -Prova ad avvicinarti di nuovo a lui, ora che è finalmente fuori, e ti assicuro che te ne pentirai. - terminò quindi, rendendo ora ben più evidente la sua minaccia. Aveva iniziato da qualche anno ad immischiarsi in giri non proprio onesti, a fare affari con persone che, per denaro, sarebbero state pronte a fare qualunque cosa. E lei si era già sporcate le mani una volta, in passato, commissionando un omicidio, non sarebbe stato quindi un problema chiedere a qualcuno di spaventarla un po’. Aveva sparato la notizia del suo scarceramento senza neanche preoccuparsi di sapere prima se lei sapesse o meno, non era un suo problema preoccuparsi dei suoi sentimenti, non lo era mai stato.
     
    .
  7.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    I’m falling apart, I’m barely breathing. With a broken heart.

    Group
    Sindaco
    Posts
    6,842
    Reputation
    +3,691
    Location
    From Mars?

    Status
    Anonymes!
    tumblr_nh7w4xZaA21u4gz2oo2_250
    Si dice che l'amore vero esista, che sia nato per giungere dove meno lo si aspetta e che sia frutto di un destino che non si sceglie, ma si afferra lasciandoci quasi impreparati ad accoglierlo. E quando arriva, dopo aver scaldato il posto vuoto accanto al nostro, butta tutto per terra, scombussola piani e ci spinge ad essere ciò che temevamo di poter divenire: fragili e patetici.
    Calypso non conosceva Nora, non sapeva con esattezza quale fosse la sua storia, eppure ogni più piccola fibra della ragazza sprigionava quanto, effettivamente, la fiducia nel prossimo si fosse irrimediabilmente frantumata al suolo, diverso tempo prima ormai. Aveva costruito intorno a se stessa un impero di anonime pedine pronte a respingere ogni attacco, mentre lei se ne stava in cima alla torre più alta col viso ripiegato su una serie di piccoli pezzi del proprio cuore, distrutto giorno dopo giorno da ricordi che non avrebbe potuto lasciar andare. Coco non aveva conosciuto Tim, non li aveva mai visti insieme e, più di ogni altra cosa, non aveva mai avuto effettivamente il permesso di avvicinarsi a Nora e alla sua vita. Non vi era mai stata occasione e sì, forse neanche voglia di farlo. Ma non perché di lei non le importasse; semplicemente, Coco non era mai riuscita ad essere chissà che chiacchierona. Sorrisi gentili, abbracci affettuosi, ma a fare il primo passo non ci riusciva mai, e Nora d'altro canto sembrava condividere molto di quella personale caratteristica.
    In quella stanza dalle pareti bianche, Calypso e Nora continuavano a rinfacciarsi il silenzio di quegli anni, l'assenza che si erano giurate di non lasciar andare. L'unico fattore che le aveva tenute legate, ma non unite, era stato Roy: quello che arrivava come un vortice d'aria e tempesta, per poi andare via posando pesantemente i piedi sul pavimento. Rumore accostato a ciò che a loro sembrava fosse famiglia, e quando lui se n'era andato, le due ragazze avevano perso il contatto con l'idea che ogni cosa potesse sempre sistemarsi. Avevano guardato in faccia la realtà e creduto che, dopo tutto, niente può durare per sempre.
    Sbagliò, Coco. Un passo falso, una domanda poco inerente a ciò per cui Nora si era recata fin lì e la magia dell’indifferenza, fra le due, scomparve radicalmente. Lo spettacolo sembrava esser stato annullato, gli attori mandati a casa. C’erano di nuovo Nora e Coco, in quella maledetta stanza, e nessuna delle due sembrava aver dimenticato nulla di ciò che era accaduto fino a quel momento. Si erano guardate con timore, circospette e desiderose di comprendere cosa in realtà si celasse dietro i rispettivi aspetti e sogni, dove si collocasse Roy in tutto questo. -Già. Non credo ti sia mai importato.- fu concreto il suo tono della voce, un po’ meno veritiere le parole. Coco non glielo aveva mai domandato, eppure ciò non avrebbe potuto significare per forza che non fosse stata mai interessata a conoscere la risposta. Se dietro i silenzi di Nora si celava un bisogno estremo di allontanare chiunque da se, dietro quelli di Coco vi era, semplicemente, il desiderio di non invadere la vita altrui senza chiedere o ricevere il permesso per farlo. Non era mai stata una persona da primi passi, Calypso. Non era nel suo stile avvicinare qualcuno per fare in modo che restasse al suo fianco, non ci riusciva. Non riusciva a fare tante cose, Coco, ne era consapevole. Eppure, quando decideva di tenere qualcosa per se, faceva di tutto affinché nessun esterno potesse riconoscere in lei un vacillamento. «Mi dispiace averti fatto pensare questo, Nora.» disse solamente, consapevole di quanto le colpe fossero di entrambe, anche sue.
    Vide Nora drizzare la schiena ed intrecciare le dita dinanzi a se, sulla superficie anonima di quella scrivania alla quale era seduta. Aveva lo sguardo di chi trova solo colpe, di chi non ha alcuna voglia di giocare. -Che cosa vuoi davvero Calypso? domandò quindi l’altra, aspettandosi forse qualcosa di diverso da parte di Coco. Fece male ciò che disse, fu come una pugnalata in pieno stomaco. -So che non ti importa di me, forse ti importava di lui un tempo, ma certo non di me, non fingere che le cose siano cambiate.- volarono via dalle sue labbra, quelle accuse, e non avevano niente di inconsapevole. Aspre, gelide, turbolenti: colpirono il petto di Coco una ad una, frettolose e concentrate. Si schiantarono contro le pareti del suo cuore, lasciando che per qualche istante tutto si fermasse, riportandola bruscamente in un vortice di ricordi che non avrebbe voluto rivedere in quel momento. Se le gambe avessero potuto muoversi senza ricevere ordini dalla sua testa, probabilmente Coco sarebbe sgattaiolata via da quell’ufficio, lontano da ciò che Nora credeva di sapere su di lei, su ciò che lei e Roy avevano vissuto. Non era paura di affrontarla, neanche paura che lei potesse credere di sapere ciò che in realtà era accaduto. Nora aveva incarnato, in quel preciso istante, tutto ciò che Coco avrebbe detestato divenire: accusare, parlare senza cognizione di causa. Aveva fatto questo, Nora, spingendosi troppo più in la quelle affermazioni. Avvertì un formicolio alle mani, Coco, terribilmente agitata per ciò che le sue orecchie continuavano ad udire. -Non hai alcun diritto di tornare nella sua vita.- altre parole, altre accuse, altre minacce. Inarcò un sopracciglio, Calypso, serrando le labbra e posando la tazza sulla scrivania, di fianco alla propria figura, mentre lo sguardo lasciava andare il viso di Nora per puntare altro, qualsiasi altra cosa. Sentiva il fiato venir meno, l’ossigeno mancare sempre di più, scivolare via dai suoi polmoni sempre più veloce, mentre niente entrava a riempire. Sarebbe stato inutile spiegare a Nora di cosa in realtà tutto si fosse trattato, di come avrebbe voluto tornare indietro nel tempo per aggiustare le cose e di come invece aveva deciso di prendere la strada meno dolorosa per entrambi, forse. Ma Nora non era lì per chiedere o capire, per ascoltare. Un caso le aveva fatte incontrare e, nel momento in cui tutto sarebbe finito, le loro strade si sarebbero separate di nuovo per sempre. «Sai, hai ragione. Forse non me ne è mai fregato niente, puoi credere quello che ti pare, se questo ti fa vivere meglio con te stessa. Ogni volta che ci ritroviamo a parlare non fai altro che ricordarmelo. Non puoi aspettarti che le persone ti stiano intorno, se tu non concedi loro di farlo, Nora. Forse è questo che dovresti ancora imparare.» si espose Calypso, scrollando leggermente le spalle e corrucciando le sopracciglia, lo sguardo che andava a ricercare nuovamente quello di Nora. Era vero, non avevano mai avuto chissà quale rapporto e, forse, nessuna delle due aveva imparato ad inquadrare l’altra nel modo giusto, eppure Coco non l’aveva mai odiata. Aveva detestato il suo sguardo quasi invidioso, aveva detestato il modo in cui lei, da sempre, si era sentita accusata da Nora, inspiegabilmente ritenuta inadatta ad uno come Roy. Ma cosa ne aveva saputo, Nora, delle volte in cui Roy era tornato a casa con segni non suoi sulla pelle? Di tutte le volte in cui era stato lui a fare del male a lei? Delle promesse infrante, del desiderio di passare una vita insieme e, poi, abbandonare tutto per inseguire ideali che non erano neanche stati mai suoi? Cosa ne sapeva, Nora, di quanto fosse stato difficile non crollare in mille pezzi davanti ad un Roy che tentava di liberarsi dalle manette di chi lo avrebbe portato via da entrambe? Era stata debole, lo sapeva, ma non le avrebbe permesso di fargliene una colpa. Non a lei. -Non merita che tu gli faccia ancora del male.- aggiunse Nora, sollevandosi dalla sedia e posizionandosi esattamente dinanzi a Coco. «Suona quasi come una minaccia.» esclamò Coco, ritirando appena il capo verso di se e lasciando che un sorriso incredulo si aprisse sul proprio viso, mentre lo sguardo di Nora si faceva sempre più duro, sempre più profondo. «Non hai mai avuto alcuna voce in capitolo, Nora. Tu non sai di cosa parli.» sentenziò Calypso. Non vi era più alcun sorriso, non vi era niente di amichevole. Aveva cancellato ogni possibilità, ogni eventuale percorso che forse insieme avrebbero potuto prendere per cambiare le cose. Aveva bruciato, una volta per tutte, le proprie carte. Forse non l’avrebbe rivista e forse niente di quel che si erano appena dette avrebbe avuto un peso, in futuro, eppure sembrava essere un punto ad un capitolo, la parola fine a quella che sembrava essere una storia ancora aperta. Avrebbe voluto crederlo e stava quasi per farlo, Coco, quando Nora si concesse un’ultimo appunto. Non avrebbe voluto udire quelle parole, Calypso, e forse neanche sapere ciò che scivolò via da quelle labbra. Cambiò ogni cosa, fermando il tempo e lasciando che il cuore della piccola Evjen tremasse, impaurito, sotto la pressione di ciò che aveva aspettato da tempo. Sentimenti contrastanti riaffiorarono colpendola in pieno viso e lasciando che il suo petto si immobilizzasse. Non vi fu respiro, non vi fu ossigeno. Non vi fu alcuna vita, in mezzo a quelle parole. -Prova ad avvicinarti di nuovo a lui, ora che è finalmente fuori, e ti assicuro che te ne pentirai.- terminò Nora.
    L’amore aveva scaldato un posto accanto a Nora, ingannandola una volta, e poi si era trascinato via senza curarsi della mancanza, del vuoto che avrebbe lasciato andandosene. Lo stesso tipo di amore, un’altra volta, aveva riscaldato un posto simile anche accanto a Coco. Quel posto era stato tenuto caldo per Roy, dalla mattina fino alla sera, in attesa che lui rimettesse piede in quella casa, in attesa che ogni cosa tornasse al proprio posto, così come la forma del suo corpo sul materasso della loro isola felice. Non capiva, Coco, come potesse Nora aver provato sulla propria pelle il dolore della perdita e, nonostante questo, esplicitamente augurarle di giacere sotto lo stesso cupo sentimento. Non capiva mai niente, Coco, ma aveva saputo riconoscere il respiro di Roy che si affaticava durante la notte, preda di incubi dai quali spesso sembrava impossibile uscire. Aveva saputo cosa significava tenergli la mano mentre l’unico desiderio di Roy sarebbe stato quello di riuscire a lasciarla andare via. Aveva saputo tante cose riguardo Roy, Coco, e avrebbe riconosciuto quello sguardo tra mille comprendendolo meglio del proprio, così spesso riflesso in uno specchio.
    Tacque qualche istante mentre l’amaro in bocca suggestionava ogni cosa e le dava l’impressione di dover rimettere. Questo, fra mille cose, non l’aveva saputo e non lo aveva forse neanche mai immaginato realmente. Incrociò le braccia al petto, Calypso, come suo solito quando cercava di mantenere insieme tutti i pezzi di se stessa, tutte le paure. «E’ fuori?» chiese in quello che parve essere più che altro un sussurro. Avrebbe fatto male, qualunque fosse stata la risposta. Avrebbe fatto maledettamente male sapere che Roy camminava per le stesse strade che lei percorreva, che avrebbe potuto incrociarlo. E, più di tutto, che lei non aveva ancora avuto modo di vederlo. Era quella la vera tragedia: Roy non l’aveva cercata, Roy non aveva voluto vederla. Roy non l’amava più, aveva recepito il messaggio, del tutto errato, ma era giunto. Roy ci aveva messo una pietra sopra e sì, Coco non meritava di fargli ancora del male. «Io devo… mi dispiace averti interrotto.» sussurrò ancora, d’un tratto distratta, incapace, sfatta. Sciolse le braccia compiendo qualche passo indietro, dandole le spalle e dileguandosi oltre l’uscio. Non avrebbe retto, non avrebbe potuto parlare ancora, sebbene avesse miliardi di domande che frullavano nella sua testa. L’unico pensiero, però, ruotava attorno al fatto che Nora aveva avuto ragione, che lei avrebbe saputo come prendersi cura di lui e lei, no, lei non avrebbe avuto più alcun diritto.
    Era diventato freddo il posto accanto a quello di Coco: non vi era nessuno a riscaldarlo.
     
    .
6 replies since 8/10/2018, 00:20   190 views
  Share  
.
Top
Top