Quando si effettua una scelta, si cambia il futuro.

Agnieszka & Naavke

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    Quel giorno, Agnieszka era particolarmente emozionata e ansiosa. Non riusciva a credere che le sue creazioni, quelle che vendeva solitamente nelle bancarelle in autunno, avessero mai potuto destare un così tanto interessamento e apprezzamento. Eppure, era successo proprio quello. Come ogni stagione, questa ricorrente, la rossa aveva allestito la sua piccola bancarella, in quello spazietto del Parco della cittadina esattamente come succedeva tutti gli anni. Aveva preparato qualche torta da far assaggiare e anche vendere, sfruttando unicamente prodotti locali e chiaramente biologici. Inoltre, l'aveva arricchita da qualche oggetto, soprammobile, insomma cianfrusaglie - come avrebbero potuto considerarli alcuni - capaci d'attirare lo sguardo di qualche compratore più generoso. Quel giorno la sua mente l'aveva spinta nel mettere in esposizione anche una scultura. Ci aveva lavorato quasi giorno e notte. Aveva visionato nella sua mente la forma, l'aspetto generale e le fu assolutamente impossibile non metterla subito in atto. Il risultato, doveva ammetterlo, era uscito più che bene ma era anche molto grande, ampia, un po' ingombrante. Fu convinta dal primo momento che, nel corso di quella fiera, non sarebbe stata capace di venderla ad alcuno. Però era piacevole, osservare gli sguardi incuriositi e anche compiaciuti di coloro che la guardavano, l'ammiravano ed esprimevano finanche i commenti in merito alla sua creazione. Non avrebbe mai potuto immaginare di considerarsi un'artista. Non aveva approfondito particolarmente gli studi, ma aveva lasciato che il desiderio di mettersi alla prova, migliorandosi, elevasse la sua competenza.
    Una donna, estremamente affascinante e probabilmente sin troppo elegante e distinta per quella comunissima e misera fiera di paese, aveva attirato la sua attenzione. Possedeva dei lineamenti un po' marcati, rendendola quindi piacente solo a chi riuscisse ad apprezzarne quella miscela, tuttavia, Agnieszka non poté fare a meno di seguirla brevemente con lo sguardo. Aveva un fascino particolare. Sembrava un'attrice di Hollywood, sebbene non risultasse a primo sguardo eccessivamente piena di sé: baldanzosa ed egocentrica da rendersi subito sgradevole. Distrattamente, quella bella donna, gettò lo sguardo sulla merce esposta dalla rossa. Agnieszka rimase immobile, con un bel sorriso dipinto sul volto: semplicemente in attesa qualora la - probabile - cliente avesse voluto chiederle qualcosa. Si sarebbe accontentata anche di un assaggino della sua torta. Invece, gli occhi chiarissimi di costei si posarono su quella scultura. Fu creata e ricavata unicamente sfruttando elementi naturali, componendo il tutto sotto una forma molto moderna e contemporanea. Agnieszka, non aveva dato neanche un nome a quell'oggetto grande, ingombrante, volendo unicamente riuscire di venderlo. Interessante. Lo ha fatto lei? Le sopracciglia fulve di Agnieszka si alzarono lievemente. Le labbra sempre ben distese in quel sorriso ampio, di circostanza ma anche solare e sincero. Sì, ogni cosa qui esposta è fatta da me. Rispose, non mancando di allungare e dilungare il braccio destro, valorizzando con quel semplice movimento anche tutti gli altri oggetti presenti. Ha mai pensato di farlo valutare da un esperto? Domandò poco dopo, sempre quella donna bionda e particolarmente elegante, distinta e formale nei modi così come negli indumenti. Dovrei? Sono solo soprammobili e decorazioni casalinghe. Ribatté Agnieszka, aspettandosi qualsiasi genere di parola, qualsiasi forma di commento da uno colmo d'apprezzamento ad un altro, decisamente più critico: ma quello... Quello la colpì proprio al centro dello stomaco, lasciandola stupita, sbalordita. La bionda visionò ancora quell'opera artistica. Si mosse di qualche passo, analizzandola meglio ora che era vicina. Ad Agnieszka era sembrata una capace in quel settore ma forse, era unicamente un'appassionata. Si presenti dopodomani al KunstMuseum, alle 18 in punto. Chieda del Signor Evjen. Concluse laconica e distaccata nel timbro. Agnieszka sorrise ma ora un po' nervosamente, mentre osservò quella strana e singolare donna riprendere col suo cammino: mancando tuttavia di acquistare qualcosa dalla sua bancarella. Ne aveva parlato con Helen, la sua più cara amica e non aveva mancato anche di annunciare la questione a suo fratello Lucasz. Meditò molto se andare oppure evitare di presentarsi ma, alla fine, forse esortata dalle due persone più care: aveva deciso di assecondare il loro consiglio, il suggerimento ottimistico che le riferirono.
    Si era agghindata - quasi - per l'occasione. In tutta la sua vita aveva messo piede innumerevoli volte nel Museo, anche perché ad Agnieszka piaceva l'arte anche se non si rendeva agli occhi del prossimo un'esperta del settore. C'erano cose che le piacevano e altre che la lasciavano del tutto confusa e quindi decisamente interrogativa e indifferente. Probabilmente peccata di mancanza di sensibilità, ma secondo lei solo alcune cose potevano effettivamente considerarsi vera arte. Ovviamente, questo genere di pensiero era alquanto soggettivo. A lei piacevano i grandi artisti del passato, nomi influenti, ormai deceduti da un secolo ma che ancora le loro opere sapevano suscitare emozioni e suggestioni. Renoir, ad esempio. Degas, Manet e Monet... Sì, aveva sempre posseduto un'ammirazione profonda per gli Impressionisti, sia quelli che precedettero quel movimento artistico e anche coloro, che ne videro il collasso. Aveva indossato un pantalone scuro, decisamente elegante e distinto. Quasi si sentì prudere ovunque nel corpo, considerandosi e rendendosi conto come quel genere poco la distinguesse. Pur tuttavia, doveva ugualmente incontrarsi con una persona rilevante e influente, un autentico esperto nel settore. Non poteva presentarsi in jeans e maglione, no? Una camicia bianca e candida celava il suo busto e dato che ormai l'autunno era alle porte, aveva deciso di indossare anche un blazer, dal taglio femminile ma ugualmente adatto e appropriato all'occasione. Anch'esso, era scuro: corvino. Si truccò alla bene e meglio, non eccedette troppo anche perché a lei piaceva un sacco mostrarsi naturale: acqua e sapone. Miracolosamente la sua pelle non era ridotta propriamente uno straccio, anche se il chiarore dell'incarnato talvolta, evidenziava un po' troppo quelle occhiaie che le cerchiavano gli occhi. Decise di sfruttarle, coprendole un poco e valorizzandole passando sulle palpebre mobili un po' di ombretto: adottando e preferendo un effetto smokey eyes. Non troppo scuro però, adeguato alle sei del pomeriggio. Pettinò i capelli e li lasciò ricadere sulle spalle. Sì, poteva ritenersi pronta.
    Raggiunto il museo, aveva scaricato la sua opera al suo interno: informando chi di dovere. Ed era rimasta lì, in attesa che l'illustra Signor Evjen si mostrasse a lei. Fu così agitata, o meglio, la sua ansia aumentò notevolmente e sempre di più, nel corso dell'attesa che la spinse più volte ad uscire dal Museo per concedersi qualche sigaretta. Sapeva che quello non era il modo migliore per affrontare la situazione, ma per una fumatrice quale era lei, talvolta era necessario rilassarsi inspirando il fumo cancerogeno di quei cilindri di carta farciti di tabacco essiccato. E chissà quale altra porcheria ci mettessero dentro. Una volta, aveva appreso che in una fabbrica - di sigarette - avevano aggiunto alla consueta miscela anche alcuni piccolissimi pezzi di metallo. Sì, riflettere su queste cose poteva portare anche lei a guardare quella sigaretta con disgusto, gettandola e lasciandola bagnare nel primo tombino scorto ma... Il problema era che, dopo quel pensiero, esso veniva dimenticato e la routine e l'abitudine prendeva il sopravvento ancora una volta. Spenta la sigaretta rientrò nel Museo, dirigendosi nell'ampia sala nella quale aveva aspettato negli ultimi trentadue minuti. Non era il massimo, ricevere un appuntamento importante come quello e anche così misterioso, privo di spiegazioni eloquenti e dover anche aspettare. Camminò, passo lento mentre abbassò il capo e lanciò uno sguardo al suo orologio da polso. Erano le 18.34 Alzò lo sguardo e notò davanti a sé un uomo, ben distinto, formale esattamente come la donna di tre giorni fa. La medesima che aveva visto restando dietro la sua bancarella. Aggrottò le sopracciglia, trasse un respiro profondo. Che fosse lui? Buonasera... Lei è il Signor Evjen? Domandò la rossa, appena fu abbastanza prossima a quell'uomo. Il suo tono di voce risultò così pacato, sereno ma finanche affabile. Non esternò l'ansia che provava ancora e che, a dire la verità, era aumentata notevolmente negli ultimi secondi e minuti.

    Edited by LìäÐëBêäümônt - 13/10/2018, 18:52
     
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    Sei sicura che potrebbe esserci utile? La voce di Naavke era misurata, limpida nonostante il suo tono basso; nessuna emozione la sporcava, nessun impulso l'attraversava, se non forse un'ombra leggera di curiosità. Posando le mani affusolate sulle spalle del marito, coperte dalla camicia chiara che indossava, Cassandra strinse appena la presa su di esse, chinandosi appena e lasciando così scivolare i suoi lunghi capelli biondi in avanti sino a sfiorare il bicipite sinistro di Naavke, che differentemente da lei, era seduto. Mi sono mai sbagliata, caro? Domandò lei, restandogli dietro e lasciando che la sua voce dal timbro caldo lo raggiungesse in un’espressione gentile eppure decisa. Mai. Era vero, lei non si era mai sbagliata. Cassandra, esattamente come suo marito, aveva sempre avuto una predilezione nel cercare i punti deboli delle persone. Per far ciò, bisognava essere attenti osservatori. Giorno dopo giorno, i coniugi Evjen leggevano, come fossero romanzi d'autore, le persone che entravano a contatto con loro, in modo da sfruttarli come ritenevano più opportuno. Quella mattina, Cassandra era uscita proprio per andare ad esplorare nuove pagine. Si era imbattuta in un'altra donna, un'artista dai capelli rossi. Le era sembrata subito interessante, una persona che come minimo avrebbe offerto un contributo intellettuale alla sua vita e quella di Naavke. Cosa le hai detto? Chiese dunque lui, posando con accortezza la penna stilografica che reggeva nella mano guantata di nero che sollevò, per avvolgerla attorno ad una delle due della moglie. Aveva esposto una sua opera d'arte. Un po' grezza, forse, ma creativa e particolare. Potrebbe incontrare il tuo gusto per la mostra che ti hanno chiesto di organizzare. Le ho suggerito di chiedere di te dopodomani, al museo, per le sei del pomeriggio. Magari potresti... Scoprire altro su di lei. Se fosse interessante abbastanza potresti chiederle di unirsi a noi. Spostandosi di lato, per poi appoggiarsi con grazia alla scrivania, Cassandra spiegò passo dopo passo il suo ragionamento nei confronti di Agnieszka e quale valore lei avrebbe potuto avere per gli Evjen, e potenzialmente, la Setta. Naavke annuì silenzioso, e poi volse le sue iridi color castano chiaro verso la moglie, tenendole ancora una mano, per poi farsi indietro per alzarsi e fronteggiarla. Le parlerò allora, e seguiremo il tuo intuito. Sei stata perfetta, come sempre. Commentò, portandosi il palmo della donna contro il cuore, mentre lei lo apriva in una carezza e sorrideva soddisfatta. Sono una Evjen, non è forse la stessa cosa?
    Due giorni passarono molto velocemente, e la luce del mattino entrava debolmente in casa, filtrata da pesanti tende scure. Mentre si legava la cravatta attorno al collo, Naavke si osservò attentamente allo specchio, mentre Cassandra recuperava dei documenti, inserendoli nella sua raffinata ventiquattrore di pelle. Sollevando i suoi occhi color acquamarina verso il marito, la donna sorrise lievemente, per poi incrociare le braccia al petto. Strano, come un capo così elegante assomigli terribilmente alla forma di un cappio, non credi anche tu? Domandò lei, avvicinandosi a Naavke, che nel frattempo si abbottonò il gilet. La morte e l'eleganza coincidono quasi sempre. Osservò lui, mentre la moglie gli si avvicinava, addrizzandogli lievemente il nodo della cravatta, in un gesto tenero quanto complice. La tua non è morale, ma estetica. Le parole della donna non acquisirono un tono accusatorio; erano bensì comprensive, perfettamente in linea con il ragionamento di Naavke. L'estetica ha molto più valore della morale. Difficile dire, se per gli Evjen un codice morale avesse importanza tanto quanto la forma che esso assumeva. Per gestire la Setta, era necessario mantenere una dottrina, ed adottare una cornice entro la quale osservare Besaid, un po' come fosse un prezioso dipinto. L'idealismo avrebbe fornito un movente valido agli adepti per fare ciò che sentivano, giustificandolo attraverso un fine comune. Tuttavia, la vera anarchia verso la quale puntavano Naavke e Cassandra risiedeva nella potenza dell'estetica, dell'apparenza come unica verità: ciò che vedi è ciò che è. Besaidiani, con qualsiasi particolarità, avrebbero potuto mostrare se stessi per le vere opere d'arte che erano. Nel ribattere, l'uomo accarezzò molto lievemente le ciocche bionde dei capelli della moglie, stando attento a non toccarla con il palmo della mano – lui non aveva ancora indossato i guanti. Cassandra annuì in accordo, per poi sorridere luminosa e lasciare un veloce bacio sulle labbra del marito, che egli ricambiò. Buona giornata amore. Tienimi informata sul tuo incontro questo pomeriggio. Sussurrò lei, per poi fare un passo indietro, agguantare la sua valigetta, ed uscire dalla stanza da letto, aggraziata come sempre.
    Non sforzarti, così peggiorerai solo le cose. Mormorò Naavke, in un sibilo, mentre agguantò l'uomo che era seduto su una sedia spoglia tirandogli su la testa china facendo leva sui suoi capelli. Segregati nei sotterranei del Besaid Kunstmuseum, nessuno avrebbe potuto sentire, nessuno avrebbe potuto sapere cosa stava realmente succedendo. Erano le diciotto e dieci del pomeriggio, e al direttore non piaceva arrivare in ritardo ai suoi appuntamenti. Raramente Naavke si faceva trovare al museo per faccende riguardanti la Setta; per farlo intervenire di persona, doveva essere successo qualcosa di grave. Non sanno niente! Ho fatto come volevi, Nero. Alla fine saremo noi a vincere. Perchè preoccuparsi!? Asserì l'uomo, con un mezzo sorriso sulle labbra, tendando di divincolarsi dalla forza invisibile che lo tenevano fermo. Una donna, membro della Setta, collaborava a quell'interrogatorio utilizzando la sua telepatia per immobilizzare le membra del malcapitato. Continuando a tenergli stretti i capelli nel pugno ricoperto da uno strato sottile di pelle nera, Naavke osservò qualche attimo il suo interlocutore e scosse lievemente il capo, insoddisfatto. Sai cosa mi irrita più di tutto? Domandò allora lui, allentando bruscamente la presa, per poi prendere a camminare lentamente attorno all'altro, un po' come fosse uno squalo in attesa di cibarsi della sua preda. Lo sguardo ora più vitreo ed agitato di Marius si tinse di preoccupazione, con tanto di sopracciglia increspate e stretta di labbra. Scuotendo lievemente il capo in un segno di negazione, l'uomo cercò di osservare Naavke, senza rifuggire al contatto visivo come evidentemente avrebbe voluto. La scortesia. E tu sei stato scortese; nei miei confronti ed in quelli della Setta intera. Noi vinceremo perchè sapremo rimanere nell'ombra fin quando sarà necessario. Se sarà indetta un'azione militante, sarai liberissimo di parteciparvi, ma in caso contrario, potrai esercitare i tuoi poteri solo negli spazi dell'organizzazione. Chiarì Naavke, velando la sua irritazione perfettamente, sotto una coltre di gentilezza misurata ed artefatta. Non capisci, Nero! Noi dobbiamo agire or- Tagliando il discorso con un sonoro schiaffo, il direttore espirò sonoramente, per poi aggiustarsi i lembi della giacca dalle tinte marroni che indossava. Basta. Chinandosi leggermente, sino ad arrivare all'orecchio dell'uomo in un chiaro intento di stabilire autorità ed intimidirlo, Naavke avvicinò le labbra alle ciocche scure dei capelli dell'altro. Gli posò lentamente una mano sul collo, in un gesto quasi affettuoso. Il bastone e la carota, si dice. Fissando le iridi scure e languide in quelle dell'altro, Naavke lo osservò attentamente in volto. Voglio un mondo libero. Per te, per la mia famiglia e per tutti i Besaidiani. Voglio che tu possa esprimere questo stesso entusiasmo quando conquisteremo la città, mentre la guarderemo bruciare. Voglio che tu sia paziente, perchè solo così potrò servirti come meglio posso come tuo portavoce e leader. Voglio che tu sia disciplinato, perchè solo così raggiungeremo la potenza necessaria a prendere il controllo della città. Ed ora, voglio solo sapere se hai tutto chiaro. Lo è, Marius? Devo essere duro con te per ricordarti del tuo potenziale. Solo chi è stato scelto fa parte della Setta, e tu sarai sempre degno di rimanervi all'interno, ma per farlo devi permettermi di operare al meglio, senza intralci. Ancora incapace di muoversi e leggermente tremante, l'uomo annuì silenzioso, e nonostante la sua paura, sembrava serbare ammirazione nei confronti del suo capo. Qualcosa di distorto, di tossico, avvolgeva, come fosse veleno, i sensi degli adepti di Naavke, che trovavano nella sua persuasione il palliativo di cui avevano bisogno per sfuggire ad una società che non li comprendeva. Interrompendo quel contatto quasi intimo con l'altro uomo, Naavke ritornò composto e lanciò uno sguardo alla donna telepate che era con lui. Sono le diciotto e venticinque. Precisò lei, anticipando la domanda del suo superiore. Con breve cenno del capo, lui lanciò uno sguardo a Marius e si fece indietro. Non deludermi, sei fin troppo prezioso, Marius. Commentò infine lui, in un finale rabbonimento, per poi abbottonarsi la giacca ed uscire dalla stanza.
    Camminando più velocemente del solito, Naavke riusciva a stento a trattenere la sua irritazione: detestava essere in ritardo a qualsiasi appuntamento. Non era professionale, non era cortese. Dando una veloce occhiata al proprio orologio da polso, l'uomo si rese conto di essere in terribile ritardo. Le diciotto e trentaquattro. Increspando lievemente le labbra per il disappunto, attraversò i corridoi e le scale del museo come fossero casa propria, a passo sicuro e rapido, per evitare di perdere altro prezioso tempo. Finalmente, la figura di Agnieszka Lewandowski fu chiara e visibile nella visuale di Naavke, che si fermò solo una volta arrivato a pochi metri da lei. Posando lo sguardo su di lei, gli sembrò una donna dallo sguardo sincero, genuino. Al suo occhio, l'eleganza che mostrava era figlia dell'impegno, più che della naturalezza, ma non per questo risultava meno evidente e gradevole. Agnieszka aggrottò le sopracciglia fulve, per poi gonfiare il petto in un respiro ed avvicinarsi ulteriormente. Buonasera... Lei è il Signor Evjen? Domandò lei, con la sua voce femminile, gentile e quasi incerta, e Naavke annuì con un lieve cenno del capo, estendendo una mano affinchè la donna potesse stringerla. Si, buonasera signorina Lewandowski, è un piacere conoscerla. Mi scuso per il terribile ritardo, sono stato fermato da un'emergenza e purtroppo non ho avuto modo di avvisarla per tempo. Mi dispiace che abbia aspettato così a lungo. Dopo averle preso la mano in una energica ma non invadente stretta, Naavke si assicurò di non aver fatto una brutta figura con la donna, per poi affiancarsi a lei, ed osservare l'opera d'arte che era stata scaricata proprio all'ingresso. Le iridi castane dell’uomo attraversarono quindi il legno con interesse e genuina curiosità, ammirandone le linee in qualche secondo di religioso silenzio. Il suo talento artistico è stato portato alla mia attenzione quasi per caso, e sono felice che sia accaduto. Quest'opera è una tra le più interessanti che abbia avuto modo di apprezzare negli ultimi mesi. Non le farò perdere altri preziosi minuti, venga con me. Le spiegò affabile, per poi iniziare a camminare e condurre Agnieszka verso uno spazio ampio del museo, dalle pareti di marmo bianco sporcato da raffinate venature nere; era semicircolare ed ancora nudo, privo di opere d'arte ad ornarlo. Felini ed attenti, gli occhi di Naavke continuavano a studiare ogni movimento, impulso ed immagine della figura di Agnieszka, che oltre a dimostrarsi una artista interessante avrebbe potuto anche essere una persona preziosa per gli affari della Setta. Questa sala ospiterà tra tre settimane una mostra sull'arte contemporanea Besaidiana. E' importante dare spazio ad artisti emergenti, che mostrino le loro sensibilità con esuberanza. Lei è disposta a farlo, signorina Lewandowski?
     
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    Non si sentiva a suo agio. Quell'ambiente per quanto carico di bellezze, le medesime che Agnieszka apprezzava, contemplandole e visionandole con quello sguardo carico di ammirazione e bellezza: risultava ugualmente troppo grande, troppo al di là rispetto a quel che era abituata a contemplare e visionare tutti i giorni. Indubbiamente quella non era la primissima volta in cui metteva piede nel museo. C'era stata altre volte, ammirando le bellezze e le collezioni di artisti: degni d'essere chiamati tali e con la A maiuscola. Lei, aveva sempre provveduto a creare cose, a cimentarsi, impegnandosi e lasciando che la sua creatività la portasse a costruire qualcosa di concreto ma, mai prima di quel giorno si era sentita alla loro altezza. Tuttavia, ritrovarsi in quell'ambiente come spettatrice, come ospite, pagando il biglietto d'ingresso insieme a tanti altri appassionati di quelle cose nel suo medesimo modo, era ben diverso che ritrovarsi lì per incontrare una persona così influente, elegante, sapiente e ovviamente ben più affermato di chissà quanti altri nel mondo. L'agitazione quindi l'aveva colta e l'aveva resa particolarmente nervosa. Era divenuta rigida, arrossata sul volto, benché avesse tentato sin dal primo momento di non lasciarsi sopraffare dalle sue emozioni. Doveva ed era necessario mantenere un certo contegno, senza contare che, da questo incontro, nella peggiore delle ipotesi avrebbe ricevuto un diniego. Lei però, avrebbe sempre continuato nel costruire le sue opere, vendendole a chi sapeva apprezzarle, senza tuttavia farne un caso di stato: qualora si fossero dimostrate troppo semplici, troppo comuni per essere esposte alla galleria d'arte.
    La sua ansia aumentò notevolmente, specialmente quando scorse l'uomo che sospettò essere proprio colui col quale doveva affrontare quella conversazione, quella forma di colloquio decisamente informale: anche perché non fu Agnieszka di sua spontanea iniziativa a palesarsi lì, ma diversamente venne invitata da quella donna: bellissima, ricchissima di charme sopraffino e d'una eleganza invidiabile. La rossa, era consapevole che a tal livello mai sarebbe potuta giungere, per quanto, l'educazione e anche la sua propensione nel mostrarsi agli occhi del suo prossimo, sempre perfettamente in ordine e impeccabile esercitasse un potenziale in lei. Aveva semplicemente un suo stile personale, il quale la diceva assai lunga sulla sua personalità. Non era aristocratica nei modi, non era ricercata negli indumenti e nel look di vestire, ma sapeva perfettamente riconoscere le circostanze in cui, era necessario indossare una cosa piuttosto che l'altra: anche se tale cernita era incoraggiata dal suo gusto personale, quindi, poteva risultare discutibile o apprezzabile in base ai casi e ai soggetti di riguardo.
    Osservò il Signor Evjen. Uno sguardo di pura circostanza, sufficientemente prolungato da poterla indurre a farsi una mera opinione su di lui, ma non così lungo da risultare inadeguato o indecente. A quale conclusione era giunta, in quel brevissimo frangente? Beh, ovviamente che fosse un uomo elegante. Il completo che indossava lo valorizzava adeguatamente e lo faceva sembrare uno di quei personaggi tanto illustri e così ben rispettati in società: specialmente in quei films americani dove i soldi e il potere esercitavano una rilevanza peculiare e circoscritta. Il gemelli appuntati sul polsino, i pantaloni completamente e dignitosamente stirati, dal taglio e dal modello classico quindi provvisti di quella piega esattamente al loro centro: una su ogni gamba. Il colletto della camicia pareva perfettamente inamidato, tanto risultava rigido e la cravatta, s'accostava mirabilmente alla tonalità del completo - giacca e pantaloni - donando anche un pizzico di estro e di personalità a quel look, altrimenti troppo rigido e composto. Poi... Poi guardò bene le fattezze del suo volto. Chiaramente dalle rughe presenti attorno agli occhi, ai lati delle labbra sottilissime e finanche sulla fronte, esattamente nel centro - quasi congiunzione - delle sopracciglia, curate ma non per questo rese troppo inadatte e di stampo femminile, Agnieszka giunse alla conclusione che l'uomo dovesse avere diversi anni più di lei. Cinque, sei, massimo sette: volendo proprio essere crudeli con l'indirizzo ipotetico. I capelli, una riga perfetta, trasversale dove le ciocche sembravano essere state da poco pettinate, per quanto, quei filamenti dovevano aver ricevuto carezze dalla spazzola solo la mattina, appena alzato dal sonno notturno e quindi, al principio della sua giornata lavorativa. Sì, Agnieszka provò un poco di apprensione. Egli era una figura così distante e discostante dalle sue comuni. Troppo in alto, troppo innalzato ad un rango e un gradino della piramide nella quale, lei, si sentiva posizionata più in basso. Non era ovviamente senso di inferiorità latente, quanto più mera oggettività.
    Si, buonasera signorina Lewandowski, è un piacere conoscerla. Mi scuso per il terribile ritardo, sono stato fermato da un'emergenza e purtroppo non ho avuto modo di avvisarla per tempo. Mi dispiace che abbia aspettato così a lungo. Agnieszka aveva disteso le labbra in un sorriso, maggiormente composto rispetto ai suoi soliti ma non per questo reso ipocrita o discostante dalla sua natura effettiva. Allungò anche la mano, stringendo delicatamente quella più ampia e grande dell'uomo, che risultò più calda della sua. Oh no, affatto non si preoccupi. Rispose effettivamente come avrebbe dovuto fare, ossia, con formalità. Un'espressione chiaramente sfoggiata di rito, giacché chi mai avrebbe iniziato a lagnarsi per qualche minuto di ritardo, specialmente dopo una scusa così ben strutturata e quindi comprensibile? Ok, c'era chi lo avrebbe fatto ma questo non era da lei. Interruppe quella presa, che arricchì la loro presentazione e lasciò il suo braccio ricaderle lungo il fianco. Strinse lievemente le mani, avvicinando le falangi ai palmi, almeno della sola mano sinistra quindi, quella nascosta all'ipotetica accortezza e visione dell'uomo. Era agitata, sempre di più. Quella sarebbe stata la prima volta in cui, un esperto, avrebbe visionato una sua creazione. Era strano, ritrovarsi lì e lasciarsi giudicare da una personalità che di queste cose ne masticava parecchia competenza. Il timore di risultare sciocca e futile c'era sempre, anche se la sua aspirazione massima non era quella di diventare un'artista super affermata nel mondo dell'arte. No, Agnieszka aveva aspirazioni semplici, modeste, atte per lo più a garantirle una personale soddisfazione: non un riconoscimento a livello mondiale o semplicemente nazionale. Non era d'indole vanitosa o superbia.
    Silenziosa, ferma nel suo posto ed eretta, lasciò che il Signor Evjen contemplasse quella scultura. Respirò profondamente e lentamente per tutto il tempo, evitando tuttavia di far percepire lo spessore del suo fiato. Il suo talento artistico è stato portato alla mia attenzione quasi per caso, e sono felice che sia accaduto. Quest'opera è una tra le più interessanti che abbia avuto modo di apprezzare negli ultimi mesi. Non le farò perdere altri preziosi minuti, venga con me. Slittò con lo sguardo sulla sua opera, ma subito dopo, quando ascoltò il commento del curatore, ritornò a guardarne il profilo mascolino. Aveva dei tratti peculiari. Personalmente parlando, Agnieszka, non avrebbe potuto considerarlo piacente. I suoi gusti in fatto di uomini convergevano in altre caratteristiche. Però, obiettivamente, poteva considerarsi un uomo distinto quindi, chissà... Forse piacevole e gradevole per occhi che ne sapessero apprezzare le caratteristiche. La ringrazio. Rispose al commento, inarcando entrambe le sopracciglia: stupendosi della conclusione. Certamente... Aggiunse poco dopo, lasciandosi guidare dal Signor Evjen, che la condusse in un'altra stanza del museo. Il suono dei loro passi echeggiò negli ambienti ampi, ma silenziosi. Il brusio del museo era venuto meno, giacché ormai era superata da un'ora circa l'orario di chiusura al pubblico. Questa sala ospiterà tra tre settimane una mostra sull'arte contemporanea Besaidiana.
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    E' importante dare spazio ad artisti emergenti, che mostrino le loro sensibilità con esuberanza. Lei è disposta a farlo, signorina Lewandowski?
    Si guardò brevemente attorno, osservando alcune opere esposte in quella sala specifica e successivamente, condusse i suoi occhi sul suo interlocutore. Sbatté lievemente le palpebre, ritrovandosi a schiudere leggermente le labbra, ostentando quindi il proprio stupore a quella forma di... Lavoro? Le stava offrendo un lavoro? Uno spazio nel quale mostrare le sue opere e sculture? La sua proposta mi lascia sbigottita. Ho sempre pensato che le mie creazioni fossero comuni, non così degne di nota da essere sfoggiate in una galleria come questa. Parlò, forse con modestia ma fu sincera. Disse esattamente quello che pensava. Naturalmente sarebbe un onore per me e un'opportunità incredibile. Continuò dicendo, respirando e alleggerendosi nello spirito. Anche la sua espressione mutò accompagnando il tutto. I suoi occhi poi, scintillarono emozionati. Stava ricercando qualcosa in particolare? Domandò poco dopo, diventando subito molto pragmatica e razionale. Lui esplicò qualcosa in merito all'arte moderna ma, necessitava di maggior chiarezza e specifiche.
     
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    Naavke, contrariamente ad Agnieszka, si sentiva perfettamente a proprio agio tra le mura del Besaid Kunstmuseum. Aveva studiato, vissuto, si era informato sino a diventare esperto nella cultura della bellezza e dei canoni artistici, e proprio tale contatto con la magnificenza della mente umana l'aveva salvato dal baratro tempo addietro. Nonostante il fatto che anch'egli fosse consapevole delle varie realtà artistiche che si potevano diramare anche in forme meno altoborghesi ed impostate fino a diventare do-it-yourself e istintive rappresentazioni di contesti tra i più disparati, Naavke era naturalmente disinvolto in qualsiasi ambiente che fosse sofisticato, incorniciato da regole e costumi a lui ormai familiari. A questo punto della sua via, aveva imparato a leggere le maschere delle persone con cui si rapportava, fabbricando col tempo anche una per sè, sempre più invisibile - sempre più sottile, e per questo potenzialmente pericolosa. Ad ogni modo, la raffinatezza dei gusti di Naavke non ne sporcava il giudizio: sapeva riconoscere un'opera potente, anche tra quelle con i materiali più modesti. Non tutti i lavori creativi trasmettono emozioni allo stesso modo, ed è difficile riuscire a selezionarli in modo da ottenere una raccolta varia e rappresentativa di più persone possibili. Naavke rifiutava, almeno nella cura del suo museo, un approccio elitario all'arte, anzi, a suo avviso ne uccideva il potenziale. Cassandra, nell'aiutarlo in questo lavoro - così come nell'adocchiare persone adatte alla Setta - era dello stesso avviso. Per questo motivo, non appena ebbe notato i lavori di Agnieszka si affrettò ad invitarla per un colloquio. Questa nuova mostra che Naavke era stato incaricato di mettere in piedi avrebbe richiesto parecchio lavoro sul campo, ma a lui non dispiaceva. Scoprire nuove espressioni umane non poteva che arricchire il mazzo di carte da usare nel gioco continuo con le vite altrui. Un po' come se fossero pedine su una scacchiera, gli abitanti di Besaid agli occhi del curatore avevano uno scopo, un'utilità che sarebbe servita per vincere la partita sulla dominazione della cittadina. Poco male, se qualcuno nei pezzi sarebbe dovuto essere sacrificato; poco male, se avrebbe dovuto eliminare quelli della parte avversaria. Vincere era troppo importante - lo era tanto quando giocare bene. Probabilmente, la signorina Lewandowski sarebbe stata una nuova pedina da aggiungere a quella immensa scacchiera.
    Le iridi di Naavke si mossero veloci e discrete sulla figura della donna dai capelli rossi. Stava iniziando a studiarla, e movimento dopo movimento, sguardo dopo sguardo e parola dopo parola, avrebbe cercato di capire di più sulla sua persona, in modo da cercare di estrarne quanto possibile a proprio vantaggio. No, questo non significava per forza qualcosa di tossico; Naavke riusciva ad assorbire qualsiasi cosa i suoi interlocutori potevano offrirgli. Che si trattasse di semplici conversazioni, soldi, favori, input intellettuali, lui li avrebbe presi; di rimando, in ogni persona con cui interagiva, lasciava anche un po' di sè - una traccia che come una microspia restava invisibile ed attaccata agli altri, senza riuscire davvero a separarli da Naavke, che però restava celato il più possibile nelle sue stesse ombre. Era evidente che anche Agnieszka stesse cercando di capire di più sull'uomo che aveva di fronte; erano istinti più che naturali, voler conoscere, voler capire se l'individuo che si ha di fronte rappresenti una minaccia. Tali comportamenti che si collegano direttamente alla natura non sono che semplici primordiali istinti di difesa e sopravvivenza. Reazioni che si concretizzavano in frazioni di secondo, tanto da essere quasi inconsce. Fu allora, che Naavke si scusò per il ritardo, indicibile per i suoi standard. Detestava letteralmente non arrivare in tempo agli appuntamenti, lo trovava terribilmente scortese e avrebbe preferito che non fosse avvenuto. Tuttavia, i problemi della Setta delle volte richiedevano il suo intervento, e non poteva esimersi dal presentarsi e cercare quantomeno di risolverli. La donna distese le labbra in un sorriso, sebbene fosse anche un po' agitata - la sua pelle era fredda al contatto con quella dell'uomo, che ne avvertì la differenza di temperatura in quella stretta di mano, nonostante il guanto nero che gli ricopriva il palmo. Oh no, affatto non si preoccupi. Rispose lei, affabile, nonostante Naavke fosse più che consapevole che il suo ritardo fosse stato ben più fastidioso di quello di una banale decina di minuti. Quasi la poteva respirare, la tensione di Agnieszka, che sembrava più apprensiva anche nel suo linguaggio non-verbale, per quanto posata fosse. Per liberarla il prima possibile da quella gabbia invisibile di ansia, il curatore si diresse subito nella sala in cui la mostra sarebbe stata allestita, facendo subito toccare con mano alla donna il possibile futuro che si sarebbe verificato, se avesse accettato di esporre le sue opere al Besaid Kunstmuseum.
    Una volta entrati in quell'ampia sala a forma di semicerchio costruita in lucido marmo, con degli interventi in legno, Naavke ripensò alla scultura di Agnieszka. Era proprio quello che stava cercando. Era cruda, nel migliore dei modi possibili; quella fibra lignea sembrava prendere vita propria in quegli intrecci e quelle curve. Non era la tecnica artistica che spesso affascinava il curatore, ma la potenza emotiva ed estetica delle opere che visionava; quella della donna, senza dubbio, rientrava nel suo gusto, ed in quello che sapeva essere del pubblico pronto ad osservare tale creazione. Ringraziandolo e seguendolo all'interno della sala, i passi della rossa avevano iniziato a riecheggiare in quegli spazi ampi assieme a quelli di Naavke, che conosceva quella struttura come le sue tasche - senza contare che proprio nei sotterranei le attività della Setta fossero in pieno svolgimento. Fu una volta messo piede nella sala spoglia, che il curatore propose un incarico ad Agnieszka, facendole subito sapere quale fosse l'attitudine che cercava dagli artisti che si sarebbero affacciati al pubblico Besaidiano, e potenzialmente, proveniente da altri posti. Lei si guardò intorno, esaminando rapidamente lo spazio e le prime opere che erano state collocate lì, per poi assumere un'espressione meravigliata. La sua proposta mi lascia sbigottita. Ho sempre pensato che le mie creazioni fossero comuni, non così degne di nota da essere sfoggiate in una galleria come questa. Restando in silenzio, Naavke ascoltò ogni parola di Agnieszka, portando distrattamente una mano in tasca. Naturalmente sarebbe un onore per me e un'opportunità incredibile. Accennando un sorriso, l'uomo compì un lievissimo cenno con la testa, seguendo la donna nel suo discorso. Gli occhi di lei divennero leggermente più brillanti, sintomo di soddisfazione e felicità da parte sua. Stava ricercando qualcosa in particolare? Domandò infine lei, intenzionata a cogliere qualche informazione in più sulle richieste di Naavke in merito all'arte da esporre eventualmente. Sa, solo una minima parte dell'arte che si trova nel mondo è collocata nei musei. Purtroppo però, per la società odierna, per ottenere credibilità, un artista contemporaneo quasi sempre deve cercare di immettere le sue opere nel circuito delle mostre. Le sue opere non hanno nulla di comune, signorina Lewandowski. Mia moglie ha un occhio sopraffino ma molto selettivo per i lavori creativi, e se ha scelto i suoi significa che vi ha intravisto del potenziale considerevole, non solo per la sostanza delle sue opere, ma anche perchè lei riteneva, così come me, che questi lavori potranno arricchire senz'altro le anime e gli intelletti dei Besaidiani che accederanno al museo per la mostra. Iniziò lui, disinvolto, nello spiegare ad Agnieszka il motivo per cui fosse stata scelta, rassicurandola anche del fatto che, fondamentalmente, lei avrebbe dovuto essere la prima a credere in se stessa e nel suo talento artistico. Ma la mia opinione, così come quella di mia moglie, conta molto meno della sua, nei confronti delle sue stesse opere. Lei per prima dovrebbe esserne orgogliosa. Sono parte di lei, immagino. Dunque, la invito ad essere orgogliosa di se stessa. Sono io ad essere onorato di esporre tali frammenti. Mentre parlava, Naavke osservava non solo la figura di Agnieszka, ma anche la struttura che li accoglieva, ed il suo sguardo era rispettoso, attento, un po' come se si trovassero in una chiesa, in cui l'arte non era che l'unica dea alla quale prostrarsi. Io sto cercando lei. Sto cercando l'essenza e la potenza degli artisti emergenti di questa città, per poter dare voce alle loro esigenze e alle loro sensibilità. Mi ha impressionato positivamente la sua opera nell'atrio. Quel legno vivo e pulsante sarà anche un materiale "modesto" ma non è meno significativo di una statua in marmo pregiato. Opere simili andrebbero fatte conoscere, ed io sono qui proprio per offrirle uno spazio per farlo. Dunque, sono io a chiederle cosa sta ricercando dal museo. Cosa vorrebbe esporre di sè nella mostra? Io, fossi in lei, costruirei una serie di opere simili a quella che ho appena visto, ma è solo un suggerimento. Non appena Naavke terminò di parlare, esprimendo gentile tutti i suoi pensieri riguardo il potenziale di Agnieszka, un rumore leggero si librò nell'aria del museo quasi deserto.

    Perdonami per il ritardo cara Rosyyy :mini: spero che il post sia buono abbastanza da farmi perdonare :hero: Ho messo il rumore alla fine per giocarcela come vogliamo dopo (come avevamo detto per MP), ma se devo modificare qualcosa non esitare a dirmelo :luv:
     
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    Sa, solo una minima parte dell'arte che si trova nel mondo è collocata nei musei. Già, questa cosa Agnieszka aveva avuto modo d'ascoltarla alla televisione. Quando poteva e il tempo rimastele - nel corso del giorno - era ampiamente favorevole da concederle qualche istante di puro ozio, dove solitamente, lo spendeva stendendosi - raggomitolandosi - in quel piccolo divanetto del salotto; provvedeva ad accendere la tv. I canali, erano tantissimi. A dire la verità ne sbucava uno nuovo quasi ogni settimana, tuttavia, di programmi veramente interessanti scarseggiava come non mai. Aveva sempre detestato i reality show. Non aveva mai compreso quale importanza e bellezza possedessero. Non aveva mai accettato e sopportato, al contempo, quei programmi televisivi dove la gente cercava la propria anima gemella. Rimase alquanto sbigottita - non per pudicizia, anche perché non raggiungeva determinati livelli castranti - di un programma dove, l'intento era quello di far nascere una relazione amorosa tra due individui, ma questi, dovevano trascorrere tutto il tempo sul letto e abbigliati unicamente con i loro capi intimi. Per la prima volta, appena conosciuti. Disgraziatamente la televisione era piena zeppa di trasmissioni simili e ad Agniezka, ovviamente, non piacevano. Preferiva notevolmente spendere qualche ora del suo tempo, guardando un film, una serie tv, anche se recentemente anche in queste due programmazioni distinte, le scene eccessivamente hot non mancassero mai. Sia che fossero attinenti con la storia o meno, i registi, la inserivano chissà... Forse andando alla ricerca di audience. Sì, quel mondo aveva assunto uno strano stravolgimento, tanto che alla rossa, quasi mancavano i vecchi film, - tralasciando per il momento la sua predisposizione nel guardare pellicole in bianco e nero, risalenti agli anni 30 sino ai 50 - ad esempio quelli girati nei primi anni 80 e 90: dove una scena d'amore - tra due protagonisti - veniva fatta percepire in un determinato modo, senza cadere e scivolare quindi nel volgare e nel porno: quasi. Comunque sia, le piacevano molto i documentari. Sia quelli che trattavano di animali, nei quali aveva sempre avvertito un'affinità e una sensibilità - vedesi appunto la sua particolarità - ma finanche quelli che trattavano di storia e di cultura. La frase, quella forma di ammissione appena pronunciata dal curatore del museo, Agnieszka, l'aveva sentita pronunciare proprio da un conduttore in tv. Non era il solito programma culturale, ambientato in uno studio, con quattro ospiti di cui - fondamentalmente - la maggior parte delle persone non conosce, ma bensì di un ex diplomatico inglese, il quale, intraprese un viaggio in tutta l'Europa, affondandosi ad una guida di treni dei primi anni del secolo scorso. Trattava di moltissimi argomenti, permetteva di scorgere luoghi di culto e di bellezza altrimenti sconosciuti, non disprezzava neanche qualche approccio alla cucina locale e, ovviamente, l'arte, si manifestava in tutta la sua forma. Udendo quindi, il Signor Envjen, Agnieszka fece immediatamente quell'associazione d'idea, non tralasciando finanche la conoscenza, l'aver appreso che moltissime opere considerate perdute infine, non solo appartenevano a collezioni private; ma bensì si ritrovavano in un cavò in Svizzera: e non in rare occasioni, questi depositi erano gestiti o semplicemente stati aperti da personalità avverse alla legge - quindi appartenenti alla malavita.
    Decise di distrarsi da quella lunga prolungazione dei suoi pensieri, preferendo notevolmente concentrarsi su quanto il curatore aveva da dirle. Lo ascoltò e con vivo interesse. Era interessante non solo rapportarsi ad una persona così culturalmente alta di livello, ma finanche apprendere come il suo giudizio potesse in qualche modo influenzare quell'aspetto creativo e d'artista che aveva sempre posseduto. Agnieszka non era modesta o semplicemente incline a sminuirsi perché - facendolo - avrebbe ricevuto complimenti atti a smentirne quella falsa propensione all'umiltà. La rossa, non era neanche portata a prestare eccessivamente attenzione a quanto creava, specialmente col suo hobbie d'artigianato, proprio perché lo aveva sempre e solo considerato un passatempo. Qualcosa in cui cimentarsi, quando le sue abilità di pasticcera non venivano richieste. Un mezzo, quindi, per non gingillarsi, per non oziare e per trovarsi un'opportunità per migliorarsi personalmente. Oltre a ciò, anche sua madre molti anni prima aveva in qualche modo influenzato tale predisposizione nella donna. Tutti i bambini, generalmente, tendevano a fare disegni, ad inventare cose: mostrandole poi ai rispettivi genitori. Agnieszka non fu da meno. Lo aveva fatto e tutte le volte aveva osservato disinteresse nello sguardo di sua madre. "Sono troppo impegnata adesso per darti retta! - Sì sì, meraviglioso Agni, ma la mamma ha molto a cui badare! (senza neppure averlo guardato di sfuggita) - Oh santo cielo, Agni, invece di pensare a colorare perché non sistemi bene questi giocattoli. La tua camera è uno schifo. Non posso fare tutto io in questa stramaledetta casa!" Erano queste le parole che le rivolgeva sempre. Un qualunque altro bambino avrebbe gradualmente perduto interesse per questa predisposizione ma, Agnieszka no. Semplicemente evitò di mostrare quanto creava alla genitrice e quando questa incuriosita, ficcava il naso: la scacciava neanche troppo bonariamente. Ecco perché il loro rapporto non era buono. Agnieszka aveva sempre avuto l'impressione che, quando sua madre avrebbe dovuto maggiormente prestarle attenzioni non lo fece e, quando in futuro, in seguito, tentò - chissà forse di rimediare - glielo aveva negato. Da atteggiamenti poco collaborativi da entrambe le parti, alla fine si giungevano a liti considerevoli. "Mi rispondi sempre male, sei sempre arrabbiata con me ma cosa ti ho fatto? Sono tua madre - Dovevi pensarci prima, che vuoi? Lasciami in pace - Vedi di alzarti e darmi un aiuto! - Fattelo da sola, ho data fare." Si potrebbe pensare che questo genere di dialoghi avvenissero durante l'adolescenza, il periodo più turbolento per i genitori quant'altro per i figli ma no, persino in seguito, dopo quella fase: il rapporto rimase il medesimo.
    Lei per prima dovrebbe esserne orgogliosa. Sono parte di lei, immagino. Dunque, la invito ad essere orgogliosa di se stessa. Sono io ad essere onorato di esporre tali frammenti. Abbozzò un sorriso, un po' timido e incline a ringraziarlo davvero sinceramente e profondamente per il tanto riguardo e l'importanza che le aveva riserbato. Era strano, stranissimo, specialmente per Agnieszka. Lei non aveva mai ricercato il successo, l'ammirazione del prossimo e non si era mai lasciata crogiolare dalle emozioni che questi determinati comportamenti influivano nell'animo di un essere umano. Le piacque, la fece sentire compiaciuta di sé e delle sue capacità, ma al medesimo istante la imbarazzarono a morte. La ringrazio di nuovo. Sussurrò, lasciando voltare lievemente lo sguardo nella sala e nella stanza del museo, dove, probabilmente, avrebbe esposto una sua opera e creazione. Fu un ottimo espediente per non corrispondere lo sguardo col curatore del museo. Un modo per raffreddare le sue emozioni, forse, un po' troppo sensibili e ampie, nonostante la situazione prettamente normale e consueta. Cos'era quello, se non una sorta di colloquio di lavoro? Occorreva razionalità. Io sto cercando lei. Sto cercando l'essenza e la potenza degli artisti emergenti di questa città, per poter dare voce alle loro esigenze e alle loro sensibilità. Mi ha impressionato positivamente la sua opera nell'atrio. Quel legno vivo e pulsante sarà anche un materiale "modesto" ma non è meno significativo di una statua in marmo pregiato. Opere simili andrebbero fatte conoscere, ed io sono qui proprio per offrirle uno spazio per farlo. Dunque, sono io a chiederle cosa sta ricercando dal museo. Cosa vorrebbe esporre di sé nella mostra? Io, fossi in lei, costruirei una serie di opere simili a quella che ho appena visto, ma è solo un suggerimento. Ritornò a guardarlo, dritto in faccia e negli occhi. Aggrottò lievemente le sopracciglia, poiché un campanello segreto e invisibile, presente in ogni individuo, prese a risuonarle lievemente nella mente. Allarme, forse? Siamo d'accordo. In realtà ho provveduto già a realizzare opere molto simili di quella esposta nell'atrio, di là. Posseggono misure diverse, grandezze differenti, anche se quella più ampia e che - personalmente - salterebbe maggiormente all'occhio è proprio quella che le ho portato qui, questa sera. Se lo desidera, potrei mostrarle anche i restanti. Disse Agnieszka, voltandosi per osservare quel punto vuoto dell'ambiente. Ad esempio qui, provvederei nel sistemare quella dell'atrio. Al suo fianco, un poco più decentrata a destra e lievemente indietreggiata alla prima, potrei optare nel sistemarle un'altra scultura. Per altezza, profondità e larghezza è la metà della prima. Certo... Illustrarle tutto così a voce senza avere del materiale suppongo possa essere difficile ma, chissà... Forse se ho fortuna dovrei avere qualche foto nel cellulare... Disse, esplicando e finanche promuovendosi, un po' con intraprendenza ma senza eccessiva baldanza.
    Chinò il capo e andò a rovistare nella sua borsa con la mano, ricercando ovviamente il cellulare ma, un rumore, un suono simile ad un boato echeggiante l'aveva distratta. Agnieszka volse lo sguardo in quella direzione, momentaneamente non scorgendo nulla. Era convinta che il museo fosse ormai vuoto. State proseguendo ad allestire altre sale? Domandò al curatore, ritornando ad abbassare lo sguardo sul cellulare. Lo sbloccò illuminandone lo schermo e sfiorò l'icona della galleria. Non poté fare altro. Non le restò che compiere quel semplice gesto giacché sentì chiaramente il suono di passi avvicinarsi ed echeggiare in quel corridoio che lei stessa, aveva passato e attraversato: seguendo ovviamente il curatore del museo. I passi, erano celeri e poi neanche troppo silenziosi o atti a procedere con la giusta adeguata accortezza. Sembravano quelli di qualcuno intento a camminare spedito, per riportare un messaggio tutt'altro che piacevole e felice.
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    Probabilmente la trattengo più del tempo necessario. Se lo desidera, potremmo accordarci un altro giorno. Potrò mostrarle tutto quello ch-... Iniziò dicendo Agnieszka, fermandosi, stoppandosi, bloccandosi quando si ritrovò una presenza non lungi ma neanche troppo prossima. Era un uomo. Sembrava aver accusato pessimi colpi, fisici. I lividi sull'occhio, il labbro tagliato. Una chiazza rossastra sullo zigomo sinistro e finanche uno strano segno di escoriazione sul collo. Si... Sì sente bene? Cosa l'è suc-... Ancora una volta venne messa a tacere. L'uomo, quello appena spuntato, issò il braccio e mostrò un'arma. Stai zitta, stronza! Non t'immischiare. Anzi, se fossi intelligente dovresti correre e portare il tuo culo lontano da qui: chilometri di distanza da qui! Le parlò, intimandola a scappare. Agnieszka rimase impietrita: con lo sguardo granato rivolto a quella mano, palesemente insanguinata e colma d'abrasioni; ma abbastanza robusta da sorreggerne l'armamento.

    Finalmente ce l'ho fatta! Spero che possa piacerti :luv:


    Edited by LìäÐëBêäümônt - 11/11/2018, 13:42
     
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    Don't be cautious, don't be kind
    You committed, I'm your crime
    Push my button anytime
    You got your finger on the trigger, but your trigger finger's mine.

    Silver dollar, golden flame
    Dirty water, poison rain
    Perfect murder, take your aim
    I don't belong to anyone, but everybody knows my name.

    La ringrazio di nuovo. Era bastato un sussurro colmo di gratitudine, per rivelare a Naavke una possibile mancanza nel cuore di Agnieszka; l'aveva riconosciuta, quella tensione, quella propensione ad essere riconosciuta nei suoi sforzi, ad essere vista realmente. Forse, nel suo passato, quella donna dai capelli rossi non aveva mai smesso di creare, di esporre se stessa al mondo, eppure esso a volte non l'aveva valorizzata adeguatamente. Naavke ricordava di aver provato lo stesso identico sentimento quando era appena rimasto solo al mondo. Era diventato invisibile, e fino a che non ebbe iniziato a studiare l'arte, aveva desiderato restare tale, impaurito da una particolarità che poteva essere crudele. Tuttavia, la bellezza della mente umana ebbe teso la mano ad un Naavke sperduto, indicandogli la strada verso il suo presente. Non solo sarebbe stato visto, un giorno, ma sarebbe stato anche apprezzato per ciò che era. In tal senso, Cassandra ne era stata la prova. Probabilmente, in modo diverso, anche Agnieszka Lewandowski aveva nutrito quel desiderio - nei confronti della sua arte. Naavke era pronto a soddisfarlo. Già dal modo in cui parlava delle sue opere, la rossa sembrava essere indissolubilmente legata ad esse, ma al tempo stesso preoccupata del giudizio altrui a riguardo. Nonostante l'opinione di Naavke su quei lavori fosse positiva, ciò che voleva che lei capisse fosse che nonostante lui potesse offrirle una piattaforma per diventare più conosciuta e diffondere la sua sensibilità artistica, l'unico parere che avrebbe davvero dovuto avere peso nella mente di Agnieszka avrebbe dovuto essere il suo, ed il suo soltanto. Questo ideale basato sull'indipendenza e sull’autodeterminazione era uno dei valori fondamentali che Nero cercava di consolidare nella Setta. Ogni adepto avrebbe dovuto non solo credere negli obbiettivi dell'organizzazione, ma soprattutto in se stesso.
    Ormai, durante gli anni di operato all'interno di Libra e al museo, Naavke era diventato incredibilmente bravo a leggere le persone, i loro desideri e le loro debolezze. Quel breve colloquio difatti, sembrava star scuotendo Agnieszka più profondamente di quanto lui credesse. Lo sguardo della donna era sfuggente, così come le sue parole, appena udibili. Tuttavia, le sue opere esprimevano con audacia uno stile artistico forse un po' grezzo, ma proprio per questo potente. Fu quando il curatore invitò la rossa a dirgli cosa avrebbe voluto mostrargli di sè, che lei aggrottò le sopracciglia fulve e diresse il suo sguardo dritto in quello di Naavke, che non si sottrasse al contatto visivo, restando fermo nella decisione della sua domanda. Siamo d'accordo. In realtà ho provveduto già a realizzare opere molto simili di quella esposta nell'atrio, di là. Posseggono misure diverse, grandezze differenti, anche se quella più ampia e che - personalmente - salterebbe maggiormente all'occhio è proprio quella che le ho portato qui, questa sera. Se lo desidera, potrei mostrarle anche i restanti. Propose allora lei, meno esitante di prima, mentre descriveva anche i vari tipi di opere che aveva realizzato ma che naturalmente non aveva potuto portare con sè al museo. Seguendola nel suo discorso, Naavke accompagnò il suo sguardo all'interno di quella sala, figurandosi mentalmente la disposizione di quei lavori nello spazio. Ad esempio qui, provvederei nel sistemare quella dell'atrio. Al suo fianco, un poco più decentrata a destra e lievemente indietreggiata alla prima, potrei optare nel sistemarle un'altra scultura. Per altezza, profondità e larghezza è la metà della prima. Certo... Illustrarle tutto così a voce senza avere del materiale suppongo possa essere difficile ma, chissà... Forse se ho fortuna dovrei avere qualche foto nel cellulare... Immaginando tutto esattamente come descritto da Agnieszka, Naavke sembrò essere convinto della scelta fatta – di aver chiamato la donna ad intervenire nella mostra. Lei sembrava avere un'idea precisa di come voler gestire le sue opere, e al curatore non sarebbe dispiaciuto darle carta bianca su come avrebbe voluto costruire la sua istallazione. E' perfetto. Non si preoccupi di mostrarmi il resto, sono convinto che farà un ottimo lavoro. Però se vuole farmi vedere delle foto, il tempo c'è. Rispose lui affabilmente, restando in attesa mentre la donna prese il cellulare, per poi cercare le immagini in questione.
    Proprio in quei momenti, un suono attirò i sensi di entrambi Agnieszka e Naavke. Dirigendo immediatamente lo sguardo in direzione di quel rumore, il curatore iniziò a nutrire dei sospetti - doveva trattarsi senz'altro di qualcuno della Setta. Lo sapevano bene tutti quanti che non avrebbero mai dovuto esporsi, in nessuna circostanza, eppure degli imprevisti sarebbero sempre potuti capitare e sarebbe toccato a Naavke intervenire. State proseguendo ad allestire altre sale? Domandò allora la donna, incuriosita dal boato che si era propagato da poco lontano, riecheggiando tra le sale del museo. Volgendosi verso di lei, Naavke scosse appena il capo. A dirle il vero, no. Rispose allora lui, sincero, ma non allarmato; porre Agnieszka in una condizione di agitazione in quel momento non avrebbe che peggiorato le cose. Per questo motivo, la donna ritornò ad osservare lo schermo del suo cellulare, mentre Naavke fece un passo avanti, cercando di percepire qualsiasi segno che lo avrebbe potuto aiutare a chiarire la situazione; era in attesa, lo sapeva che qualcosa sarebbe arrivato prima o poi, manifestandosi davanti a loro. Proprio come prevedeva, dopo pochi secondi, ecco che dei passi pesanti ed irregolari iniziarono a percuotere il marmo del pavimento del museo. La decisione di quei suoni non era che sintomo di concitazione. Probabilmente la trattengo più del tempo necessario. Se lo desidera, potremmo accordarci un altro giorno. Potrò mostrarle tutto quello ch-... Distratto dalle parole di Agnieszka, Naavke le rivolse lo sguardo, per poi riportarlo velocemente verso la fonte di quei passi, ora anche nella visuale della donna, interrompendola. Quell'uomo poco distante era di nuovo Marius, eppure, rispetto a come l'aveva lasciato, Naavke notò che era stato ridotto male. Doveva essere stata Lisbeth, che con la sua particolarità riusciva a creare ferite sul corpo altrui. Nonostante non mostrasse alcun segno di irritazione o dispiacere all'esterno, Naavke era non poco deluso dall'operato dei suoi, che non avrebbero dovuto esagerare, specialmente con una pedina fragile come Marius. Egli accusava parecchi danni fisici, sintomo del fatto che probabilmente lui, ancora una volta, non era stato capace di stare zitto. Si... Sì sente bene? Cosa l'è suc-... Agnieszka cercò di interessarsi al bene di quell'uomo, ma naturalmente non sortì l'effetto voluto, poichè Marius brandì un coltello, stretto nella sua mano destra. Stai zitta, stronza! Non t'immischiare. Anzi, se fossi intelligente dovresti correre e portare il tuo culo lontano da qui: chilometri di distanza da qui! Sospirando silenziosamente, Naavke riportò lo sguardo su Marius, seccato ora più di prima, date le parole scortesi pronunciate dal suo adepto.
    Sollevando entrambe le mani in apparente segno di resa, Naavke fece un passo avanti, superando così la figura di Agnieszka e restandole davanti. Deve posare quel coltello. Affermando con calma ed autorità la propria posizione, il curatore puntò lo sguardo in quello di Marius, cercando di tranquillizzarlo. Naavke non provava timore, sapeva che in momenti simili l'esitazione avrebbe potuto fare la differenza tra la vita e la morte; dunque, si avvicinò all'altro uomo di ancora un passo. Sconvolto, Marius rafforzò la presa sul manico dell'arma. Fai anche finta di non conoscermi!? Domandò lui, portandosi la mano libera alle labbra ed asciugandosi il sangue che lento sgorgava dalla sua ferita, mentre la sua risata strappava il silenzio in quella sala. Nessuno di noi è libero... non è vero!? La tua è tutta un'illusione, tutte stronzate! Ti ostini a non farmi fare niente e quei due pazzi mi fanno anche il culo, ora dobbiamo finirla!! Le parole di Marius erano pregne di rabbia, come se cercasse tramite ogni suono di dar forma alla sua indignazione. Caricando Naavke, l'uomo iniziò a camminare verso di lui, tenendo il coltello ben in vista. Fu allora, che il curatore gli andò incontro, con la stessa decisione. Non avrebbe permesso che una persona sola avesse messo a repentaglio il futuro della Setta. Mi sorprende, avrebbe dovuto capire. Mi dispiace… Continuando a dare del "lei" a Marius, Naavke lo osservò con attenzione, per poi prepararsi a difendersi. Sapeva cosa fare; Naavke Evjen non mancava mai di avere un piano, in qualsiasi evenienza. Smettila di darmi del lei, ho capito invece! E questa tipa qui cosa sarà, un'altra delle tue stupide pedine?! Adesso vedrai! Tuonò convinto - ma caotico - Marius, muovendo il braccio in modo da colpire Naavke dritto al torace, ma venne deviato in tempo, tagliandolo invece all'altezza del bicipite sinistro. Assottigliando lo sguardo, il curatore lo portò sulla ferita appena ricevuta, seccato come non mai non solo di aver subito una lacerazione, ma anche di avere la giacca strappata. Molto bene. Sibilò lui, allentandosi la cravatta, per poi ricevere una seconda sferzata di Marius sulla fronte. Stabilizzandosi dal dolore e dallo scombussolamento facendo un passo indietro e portandosi una mano alla nuova ferita, Naavke sollevò con prontezza lo sguardo sull'avversario, dandogli un colpo all'avambraccio sinistro nel bloccare nuovamente il passaggio del coltello, per poi dare un colpo netto e fulmineo alla gola di Marius con la mano destra, bloccandogli il respiro di punto in bianco, facendolo cadere in ginocchio. Portando la suola nera di una delle sue due eleganti scarpe italiane sulla schiena dell'uomo, Naavke lo spinse bruscamente in avanti, facendolo cadere a terra e rompendogli il naso. Prendendo velocemente dalla pistagna della giacca il fazzoletto da taschino di colore azzurro, il curatore si abbassò, posando un ginocchio per terra, per poi premurarsi di legare almeno temporaneamente i polsi di Marius, ormai incapace di muoversi e boccheggiante per via dei danni alle sue vie respiratorie. Portando le iridi di cervo in quelle di Agnieszka, Naavke allora si alzò, afferrando uno dei due lembi della giacca, per aggiustarsela addosso. Lei sta bene? Domandò allora lui, preoccupato per Agnieszka, ma completamente noncurante delle sue ferite, nel rivolgersi a lei. Dovrò chiamare le autorità. Questo non è un posto sicuro per lei adesso, signorina Lewandowski. Purtroppo... questo pover'uomo ha perso il controllo, dato che ho rifiutato ancora una volta le sue opere per la mostra. Gliel'hanno ribadito anche i miei segretari, ma evidentemente non è riuscito ad accettare il diniego, dato che poco prima li ha persino apostrofati come "quei due stronzi". Deve sapere... Il signor Møller purtroppo ha sempre posseduto un temperamento... Instabile. Per fortuna però non le è capitato nulla... E non si preoccupi, comunque. Chiamerò al più presto un'ambulanza ed la polizia. Lei ne ha bisogno? Sennò, sarebbe meglio che torni a casa, dove sarà al sicuro. Il tono della voce maschile di Naavke era nuovamente così sincero, leggermente concitato ma sempre posato, nel descrivere con assoluta chiarezza la situazione alla rossa, traslando ogni singolo particolare riguardante la Setta sul museo e la nuova mostra. Cambiare paradigma, creare parallelismi, sentire ogni singolo sentimento per il quale si mente. Quella è la chiave di una buona manipolazione, e Agnieszka era appena diventata una pedina in quella grande partita.
     
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    Se la comparsa improvvisa di quella persona, di cui Agnieszka ignorava semplicemente qualsiasi dettaglio e intenzione, non avesse mai palesato la sua presenza: sicuramente il colloquio in questione e finanche lo svolgimento dello stesso avrebbe avuto un altro esito. Bastarono quelle brevi ma cordiali, eleganti, distinte esclamazioni pronunciate dal Signor Evjen per rendere più entusiasta la donna dalla chioma fulva, circa quanto stava avendo luogo.
    Non le era mai successo, in tanti anni di vita e finanche di semplice dilettevole intrattenimento personale di conquistarsi l'apprezzamento, il riguardo o semplicemente l'interesse di un uomo tanto facoltoso: prestigioso, ben inserito nell'ambito e nel settore artistico. Presumibilmente, neanche nei sogni più intrinsechi e segreti di Agnieszka, avrebbe mai potuto verificarsi qualcosa di lontanamente simile: tuttavia accadde. Avvenne fortuitamente, improvvisamente, senza preavviso alcuno. Il tutto sembrò essere guidato sapientemente e fortunatamente dal caso. Talvolta si aveva la concezione che le situazioni accadessero ma avvenissero in tempi avversi. Chi, nella vita, non aveva mai vissuto la sensazione di ritrovarsi disgraziatamente nel posto e nel momento sbagliato? Un esempio davvero semplice? Ritrovarsi in coda, in una qualsiasi cassa del supermercato intenta a pagare il proprio acquisto. Come si procedeva in questi casi? Si imbustava ciò che la cassiera - chissà per quale assurdo motivo ma succedeva sempre - lanciava indifferente gli alimenti oppure gli oggetti estratti dal carrello e li si sistemava - ordinatamente o disordinatamente - nella busta. Al termine, si pagava, lasciando strisciare la carta o recuperando i contanti dal proprio portafoglio. Si salutava l'addetta e si usciva, eppure, in qualche modo si rallentava sempre quella procedura; sia perché la monetina del resto sfuggiva alla presa delle dita, sia perché cascava morbidamente sul pavimento lo scontrino, eppure, quel secondo di rallentamento permetteva d'ascoltare la vincita della persona, in coda, sistemata subito dietro se stessi. Cosa consisteva la vincita? La spesa completamente pagata e quindi gratuita, oppure uno sconto del 50% che in questi tempi era tutto di guadagnato. Ci si voltava, ad osservare il fortunato e cosa si notava infine? In coda, alla cassa di quel supermercato con tre miseri oggetti, oppure con meno di dieci. E cosa si pensava? Insomma, chi non avrebbe mai potuto riflettere in merito alla sfortuna: all'essere stati degnamente beffati dalla sorta nell'essere stati scartati così miseramente da un colpaccio che avrebbe sicuramente migliorato - momentaneamente - le proprie finanze economiche?
    Ecco, Agnieszka non si sentiva come il perdente dell'esempio - almeno prima che quello strano individuo sbucasse - ma bensì il fortunato. Il vincitore della spesa omaggio. Insomma, quella giornata alla fiera sembrò come sempre, niente di straordinario che potesse indurla a pensare ad un tale stravolgimento eppure... Era quello ch'era successo. Un vero peccato che, quell'individuo, avesse reso tutto più difficile, ignobile e decisamente preoccupante.
    La donna dalla chioma fulva non riusciva a muoversi. Osservava l'arma, quel coltello in possesso e stretto nelle mani di quell'uomo, decisamente mal ridotto e si chiedeva cosa avrebbe potuto fare per indurre sia lei che il Signor Evjen ad uscire da quel pasticcio. Aveva il cellulare stretto nella mano, nulla le avrebbe impedito - se fosse stata ignorata dal losco figuro - di richiamare la polizia: e chi meglio se non proprio il Capo del corpo vigilante? Era suo amico, indubbiamente non avrebbe mancato di rispondere alla sua chiamata di soccorso e aiuto. Pur tuttavia, qualsiasi gesto poteva essere osservato da quell'individuo e, chiaramente, questo avrebbe compromesso la sua attuale delicatissima posizione. Tralasciando i soccorsi, Agnieszka avrebbe potuto sfruttare la sua particolarità ma... Non c'era ovviamente neppure un insetto in quel museo, in quella stanza ampia e meravigliosa: allestita e agghindata da bellezze culturali e artistiche. Agnieszka, si sentì sinceramente e profondamente inerme.
    Il signor Evjen aveva intimato l'armato di gettare il coltello. Lo sguardo di Agnieszka si rivolse dalla presenza brusca e improvvisa a quell'altra, decisamente più pacata e composta. Rimase sbalordita dal modo in cui seppe reagire e intervenire, prendere semplicemente in gestione, l'intera situazione. La rossa, avvertiva nel suo profondo una latente preoccupazione e paura, eppure, l'uomo appropinquato al suo fianco apparve imperturbabile. Come riuscisse a farlo era incomprensibile.
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    Fai anche finta di non conoscermi!? Dunque si conoscevano? Scivolò confuso e colmo di domande, lo sguardo di Agnieszka: posandosi dapprima sull'aggressore e poi sul suo - probabile - titolare. Chi era? Perché si era presentato? Per quale assurdo motivo stava stringendo nella mano quel coltello? Cosa gli era successo, per giustificare non solo il suo attuale operato - o presunto tale - ma finanche per legittimare la sua attuale condizione fisica? Era palese, sarebbe stato comprensibile anche ad uno sciocco che, quella persona, era stata reduce da un pestaggio, da un maltrattamento di stampo corporeo. Naturalmente necessitava di soccorso e aiuto, eppure, anziché provvedere a questo - come qualsiasi altra persona avrebbe fatto - aveva deciso di prendere un oggetto affilato e minacciarli entrambi. Certo, il suo risentimento era riversato principalmente sul Signor Evjen, ma sarebbe bastato niente per indurlo a rivoltarsi anche contro di lei.
    Un grido, un brevissimo grido bloccato dal palmo stesso di Agnieszka, ora appoggiato sulla sua bocca schiusa: lo costrinse a fermarsi. Il Signor Evjen lo aveva affrontato. Sussultò sulle spalle, la donna dalla chioma rossa, strabuzzando gli occhi: non riuscendo a credere ciò che si era appena compiuto sotto ai suoi occhi. Il Signor Evjen con estremo tempismo e freddezza affrontò l'uomo armato. Chiaramente le sue mosse antecedenti diedero consapevolezza delle sue intenzioni ma, sino a quel momento, sino all'istante in cui aveva mosso i suoi arti: colpendo l'aggressore, Agnieszka sembrò osservare il tutto ma senza cogliere alcun particolare. Fu come se la sua mente si fosse spenta, fosse andata semplicemente in black out, pur, avendo comunque un minimo di lucidità per qualsiasi risvolto potesse presentarsi. Il curatore del Museo era intervenuto. Aveva fatto la sua mossa e, abilmente era riuscito nel mettere a KO il sopraggiunto. Lo indusse a ricadere sul pavimento, inizialmente lucido e lindo, ma successivamente, bastò un colpo della sua mano e qualche altra azione altamente violenta ma grintosa, determinante, per indurre quel piano riflettente - tanto era stato sapientemente pulito - a sporcarsi di sangue e saliva. Pur tuttavia non si limitò semplicemente ad atterrarlo, a ferirlo quel tanto da indebolirlo e renderlo quindi poco pericoloso, ma provvide persino a liberarlo dal coltello - rendendolo inoffensivo - ma lo legò: avvalendosi del suo fazzoletto affinché potesse restare succube sino a quando - presumibilmente - non sarebbero giunti soccorsi più esperti.
    Agnieszka non era abituata a tanta violenza. Sì, aveva avuto modo di scorgerla in televisione, alcuni servizi proposti dai telegiornali - sebbene odiasse guardarli - ma non mancarono finanche scene altamente intense vedute in alcuni film. Eppure, scorgere il tutto di presenza era così... Intenso e scombussolante. Lei sta bene? Sbatté le palpebre per alcune volte prima di metabolizzare il messaggio lanciatole dal Signor Evjen. Lo guardò, chiaramente confusa e decisamente sotto shock. Mosse poi il capo, annuendo. Avrebbe voluto parlare ma, la voce sembrò perdersi nei meandri della sua gola. Non pervenuta. Dovrò chiamare le autorità. Questo non è un posto sicuro per lei adesso, signorina Lewandowski. Purtroppo... questo pover'uomo ha perso il controllo, dato che ho rifiutato ancora una volta le sue opere per la mostra. Gliel'hanno ribadito anche i miei segretari, ma evidentemente non è riuscito ad accettare il diniego, dato che poco prima li ha persino apostrofati come "quei due stronzi". Deve sapere... Il signor Møller purtroppo ha sempre posseduto un temperamento... Instabile. Per fortuna però non le è capitato nulla... E non si preoccupi, comunque. Chiamerò al più presto un'ambulanza ed la polizia. Lei ne ha bisogno? Sennò, sarebbe meglio che torni a casa, dove sarà al sicuro. Abbassò lo sguardo dal curatore del Museo all'uomo sanguinante sul pavimento, rialzandolo poi al viso del precedente: decisamente distinto, anche se un poco affaticato e finanche sanguinante. Non ricevette una ferita grave ma, l'indumento venne lacerato dalla lama del coltello e anche qualche strato di pelle: non a caso il liquido scarlatto prese a colargli macchiandosi e insinuandosi nelle fibre del tessuto dispendioso. E' ferito. Sussurrò Agnieszka, visionando o semplicemente osservando attentamente quel fluido colare pacato e non copioso. E'... E' sicuro che desidera stare solo? P-potrei attendere con lei i soccorsi, anzi... P-potrei telefonare io stessa come vede ho ancora il cellulare in mano. Disse la donna, evitando tuttavia di proferire ciò che sarebbe stato saggio - forse - annunciare: ossia d'avere per amico il Capo stesso della Polizia. Effettivamente non seppe perché non lo proferì. Il suggerimento dalla mente lo aveva ricevuto ma, la bocca non volle donargli ascolto. Insistette, invitandola a non preoccuparsi troppo. La rossa non si sentiva sicura, anzi, non la era per niente. Eppure cosa poteva fare? Restare anche se il Signor Evjen le aveva detto di andarsene? Non sarebbe stato un bel modo per iniziare una loro qualche collaborazione lavorativa, no?
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    C-come vuole. Come... C-come reputa più opportuno. Sussurrò poco dopo, abbassando brevemente lo sguardo dal volto dell'elegante soggetto conducendolo a quello più basso e indigente. S-sono davvero dispiaciuta per quanto successo e... Mi auguro che questo accaduto non precluda quanto... Disse interrompendosi più volte mentre quell'uomo, inginocchiato - quasi disteso sul pavimento - si lamentò con insistenza e con somma sofferenza. La guardò, sembrando quasi sul punto di piangere, chiedendole silenziosamente e segretamente aiuto. Quanto... Riprese dicendo la rossa, eppure, non riuscì a continuare col suo proferire. Quello sguardo, chissà se sarebbe mai riuscita a dimenticarlo. E quei lamenti, avrebbero smesso un giorno d'echeggiarle nella mente? Di questo, non era molto sicura. No, non la era per niente.
     
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    Trovarsi nel posto giusto al momento giusto per Naavke non era più una dinamica da affidare al caso. Nel anni aveva con pazienza e dedizione raffinato sempre di più la sua capacità di piegare il destino al suo volere, affrontando anche gli ostacoli più ardui in modo che quantomeno gli arrecassero meno danni possibili. Era così diverso, dal ragazzino che sedeva in una casa vuota a Besaid con gli occhi colmi di lacrime, dopo aver perso entrambi i genitori per via di una particolarità che non aveva mai scelto. Non avrebbe mai dimenticato l'ultima volta in cui ebbe salutato suo padre Kjetil, prima che lui morisse di overdose, nè tantomeno le parole di sua zia nel riferirgli che Lisbeth, sua madre, non lo avrebbe voluto al suo funerale. Tuttavia, mentre era fermo in quella casa che tanto sembrava una natura morta, Naavke si decise a lottare contro e con la sua particolarità; come si suol dire, il miglior modo per neutralizzare un nemico è tenerlo ancor più stretto. Da quel giorno, difatti, prese la decisione di non soccombere mai più al suo potere, possedendolo e facendo di esso un alleato nei suoi progetti; sebbene questa attitudine fosse già presente in lui, la relazione con Cassandra gli diede la forza necessaria per dedicarsi al cento per cento a questo proposito, iniziando a plasmare se stesso in modo tale da poter prendere appieno le redini della sua vita. Dunque, nel mettere in piedi la Setta, gestire la famiglia ed il museo, Naavke cercava di trasformare sempre eventuali ostacoli e problemi in opportunità. Nessuna circostanza sarebbe solo stata deleteria per lui - anche nei momenti di sofferenza avrebbe trovato un modo per trarne vantaggio. Nel caso di Agnieszka Lewandowski, lei sarebbe stata non solo un'ottima artista da implementare nel ventaglio che avrebbe offerto la mostra da lui organizzata, ma avrebbe anche potuto essere una donna la cui particolarità avrebbe potuto essergli più che utile. Non aveva mentito, Naavke, nel tessere le lodi di Agnieszka dal punto di vista creativo; nel suo lavoro non solo era molto preparato, ma era anche estremamente aperto a nuove forme d'espressione e tecniche. Per quanto fosse ricco e raffinato, la piattaforma che offriva al museo non era affatto elitaria, ma al contrario, dalla portata sempre più ampia. Ed ecco che Agnieszka e Naavke erano lì, al centro della sala a parlare della prossima mostra - lui soddisfatto di aver scoperto una nuova valida artista, e lei felice di aver ottenuto una visibilità che forse troppo a lungo non le era stata concessa.
    Però, quel clima progressivamente più gradevole era stato rotto irrimediabilmente dall'arrivo di Marius, che era stato impropriamente trattato male dai collaboratori di Naavke, costringendo così l'uomo a spingersi oltre il limite. Agnieszka stringeva il suo cellulare in mano, eppure era giustamente pietrificata, osservando intimorita l'arma che Marius fece scintillare in direzione sua di Naavke, che stava valutando la situazione. Non sarebbe stato facile trasformare questo disguido in un'opportunità, ma ci sarebbe riuscito; il fallimento non era un'opzione. Schematico come sempre, Naavke cercò di sfruttare la debolezza emotiva di Marius a suo vantaggio. Per questo, il curatore chiese immediatamente all'altro uomo di abbassare il coltello, consapevole del potere che esercitava su di lui; anche se Marius di fosse rifiutato, si sarebbe piegato al volere di Nero, in un modo o nell'altro. Naavke non era estraneo alle dinamiche di potere, ed utilizzava il proprio per persuadere e manipolare chi gli era attorno per raggiungere i suoi scopi. Tuttavia, non ne era ingordo: il potere che aveva accumulato nel tempo e che ora possedeva ai vertici della Setta non era una fortezza che lo racchiudeva impedendogli di avere contatti con il mondo esterno, tutt'altro; l'ideale a cui aveva votato la sua vita era talmente importante per lui da indurlo a fare un passo indietro, nel caso in cui avesse capito di non essere più ciò di cui l'organizzazione aveva bisogno. Attualmente però, sapeva di essere lui il leader giusto per Libra. Aveva le risorse, il carisma e l'ethos necessari per guidare l'organizzazione verso la prosperità, e più generalmente aveva ottenuto grandi consensi all'interno della Setta stessa a riguardo. In un progetto così ambizioso, tuttavia, ci sarebbero potuti essere immancabilmente incidenti di percorso, e Marius era uno di questi e come tale, ogni imprevisto andava risolto. Egli era così sconvolto ed arrabbiato da non riuscire ad osservare la situazione con lucidità; dall'esterno sembrava solo un pazzo rabbioso, forse un ubriaco, che dopo aver subito dei brutti cinque minuti stava agendo senza criterio, e proprio su quella percezione avrebbe giocato Naavke per riprendere il controllo della situazione.
    L'irrazionalità nella lotta avrebbe potuto cambiarne le sorti in un secondo, e avvantaggiandosi per via della sua lucidità, Naavke riuscì a colpire Marius dove sapeva che l'avrebbe fermato: un colpo dritto sula gola, sufficiente a metterlo KO almeno temporaneamente. Il curatore non avvertì le reazioni di Agniezka, che riusciva a vedere solo con la coda dell'occhio, poiché era troppo impegnato nel disarmare e neutralizzare l'avversario, che se avesse parlato oltre avrebbe potuto metterlo in una posizione ancor più scomoda. Il tonfo del corpo di Marius che cadde sul pavimento colpì sordidamente le orecchie di Naavke, che smise di curarsi di lui nel momento in cui l'ebbe tramortito e legato. Una volta fatto, bisognava neutralizzare non solo le mosse ma anche le parole del povero malcapitato: avendo accennato almeno velatamente al lavoro della Setta, Naavke volle prendere ogni precauzione possibile affinchè Agnieszka non ne subodorasse l'operato. Incoraggiandola ad andare a casa dopo essersi accertato che non fosse ferita, il curatore cercò di tranquillizzare il più possibile la donna, guidandola nel rimettere tutto l'accaduto in prospettiva - per portarla a vedere ciò che lui desiderava che vedesse. Con calma, dopo che Naavke le ebbe spiegato la sua versione di ciò che era appena successo in maniera convincente, Agnieszka abbassò lo sguardo verso Marius, per poi riportarlo in quello di Naavke, e successivamente verso la sua ferita. Quasi lui non la sentiva. C'erano cose più pressanti del dolore da risolvere in quel momento. E' ferito. Sussurrò la donna, inducendo il curatore ad adocchiare il taglio sul braccio. Non si preoccupi, non è niente di grave. La rassicurò lui, prendendo un respiro un po' più ampio. E'... E' sicuro che desidera stare solo? P-potrei attendere con lei i soccorsi, anzi... P-potrei telefonare io stessa come vede ho ancora il cellulare in mano. Nonostante fosse molto scossa, Agnieszka cercò di aiutare Naavke come poteva, dandogli l'impressione di essere una donna decisa e di buon cuore. Tuttavia, lui ritenne più giusto incoraggiarla a lasciare il museo, non solo per distaccarsi da quella situazione sgradevole ormai conclusa, ma anche per recuperare le forze e calmarsi. C-come vuole. Come... C-come reputa più opportuno. Rispose lei poco dopo alle parole del curatore, in un sussurro leggermente spezzato. S-sono davvero dispiaciuta per quanto successo e... Mi auguro che questo accaduto non precluda quanto... Distratta dalla figura di Marius che si lamentava, Agnieszka interruppe il suo discorso, e fu allora che Naavke fece un passo avanti, frapponendosi maggiormente tra la figura dell'uomo e dell'artista. Quanto... posandole una mano su una spalla, per poi oscurare completamente Marius alla vista di Agnieszka, il curatore prese dalla tasca dei pantaloni il suo cellulare, per poi fare un ulteriore passo verso l'ampio spazio del museo che conduceva all'ingresso, superando del tutto il corpo dell'uomo per terra, distogliendolo dai sensi della donna. Chiamerò io la polizia, non si preoccupi. Vada a casa e si riposi, la richiamerò io per i dettagli sulla mostra, e.. non ha niente di cui dispiacersi. Adesso è tutto finito. Si dia tempo, e sarà come se tutto ciò non fosse mai accaduto. Mantenendo un tono di voce pacato e gentile, man mano Naavke si avvicinò con naturalezza alla porta, accompagnando Agnieszka. Marius non si sarebbe alzato ancora per un bel po', e nel camminare verso l'ingresso, Naavke compose anche un altro numero, ma poi chiuse subito la comunicazione, senza attendere che la persona dall'altro capo della cornetta rispondesse. Quello era il numero di Sindre, uno dei membri della Setta di cui Naavke si fidava di più. Ormai era al suo fianco da anni ed era un adepto fedele ed estremamente devoto alla causa di Libra. Bastavano due squilli, e lui sarebbe arrivato il prima possibile, rimanendo nell'ombra finchè Nero non gli avesse dato indicazioni. Una volta che Agnieszka si fu avvicinata alla porta, fu allora che il curatore si rivolse nuovamente a lei. Nonostante questo brutto incidente sono felice di averla conosciuta, signorina Lewandowski. Si riguardi e ci sentiremo presto. La salutò allora Naavke, lasciando che lei uscisse, e proprio in quel momento Sindre arrivò, restando pazientemente fuori dal museo finchè non venne chiamato - solo una volta che Agnieszka si fu allontanata dallo stabile. Una volta dentro, l'uomo alto e slanciato si rivolse a Naavke, aprendo il lungo cappotto di pelle nera che indossava per via della differenza di temperatura tra l'esterno e l'interno del museo. Di cosa hai bisogno, Nero? Qualcuno ha combinato qualche casino? Domandò allora Sindre, servizievole eppure informale come suo solito. Da oggi Marius non farà più parte di Libra. Vai ed elimina ogni ricordo che ha di noi. Chiederò agli altri di lasciarlo in ospedale. Poi ho un altro incarico per te. Hai visto quel taxi? All'interno c'è una donna che si chiama Agnieszka Lewandowski. Dopo che avrai finito con Marius vorrei che tu la seguissi e che al momento opportuno le eliminassi i ricordi di questo pomeriggio. Puoi fare tutto ciò, Sindre? Domandò allora autoritario ma non brusco Naavke, rivolgendosi all'altro uomo, che si era inginocchiato vicino a Marius per constatarne le condizioni. Non mi è mai piaciuto questo qua. Commentò lui, quasi sibilando ogni parola, ma senza fare alcuna domanda sull’accaduto. I ragazzi si sono comportati da sconsiderati. Marius non è mai stato un individuo semplice da gestire, ma l’hanno portato oltre il limite, e mi sono dovuto occupare di lui. Allora, tutto chiaro? Dopo aver accennato alla dinamica dell’incidente indicando con un leggero movimento della mano ancora guantata le zone nascoste del museo che ospitavano la Setta, Naavke si accertò che Sindre avesse potuto portare avanti i suoi compiti; stava iniziando ad avvertire un certo bruciore al braccio ma lo ignorò del tutto mentre si concentrava sulle prossime mosse da fare nella sua grande partita in modo da arrivare allo scacco matto.

    Edited by ‹Alucard† - 5/12/2018, 22:18
     
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