Meet me half way, when the sun is perched at it's highest peek.

Adam x Sam

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    Era passato un po' di tempo ormai, da quando Adam e Sam si erano incontrati nel bosco per via di quella piccola volpe, che ora aveva trovato un nuovo territorio in cui insediarsi. Un po' come lei, il ragazzo aveva ormai capito come spostarsi nel suo cuore, e come fare ad evitarne i baratri lasciati dal passato. Era più felice, sereno, ed era piacevolmente colpito dalla presenza nuova di Sam; lei, inconsapevolmente, lo stava aiutando a mantenere questo buon umore con la sua indole luminosa, positiva e risoluta; era rigenerante, stare in sua compagnia. Durante le settimane successive a quell'incontro inaspettatamente fortuito sotto la pioggia, i due avevano cominciato a sentirsi un po' più assiduamente tramite il telefono, per delle conversazioni rilassate e piacevoli - così come qualche drunk text quando c'era lo zampino di Fae. Un messaggio dopo l'altro, Adam e Sam si erano accordati per vedersi nel bosco, per passare un po' di tempo insieme lì. Era ormai pomeriggio, ed il guardiacaccia aveva deciso di staccare prima dal lavoro, per rendersi più presentabile e mangiare qualcosa per recuperare le energie spese durante la giornata. Delle volte, sembrava come se la sua particolarità non lo abbandonasse mai: ora che era autunno, tendeva ad avere dei momenti in cui la fame aumentava, come se il suo corpo gli stesse suggerendo di rafforzarsi in vista dell'inverno - in cui le "provviste" avrebbero iniziato a scarseggiare, in natura. Incapace di resistere a questo richiamo, il ragazzo fece sparire tutti i cereali che gli erano rimasti, versandoli in una ciotola colma di latte. Dopo qualche minuto, Maina si avvicinò alle gambe del guardiacaccia, abbaiando un paio di volte per attirare la sua attenzione. Abbassando lo sguardo verso di lei, per poi prenderla in braccio e posarsela sulle cosce, Adam sorrise alla cagnolina, coccolandola un po'. Nel frattempo, lei si sollevò sulle zampette, in modo da poggiare le anteriori sul petto ancora scoperto del ragazzo, che indossava solo un paio di jeans scuri. Mugolando soddisfatta, la volpina scontrò appena il muso contro il torace del guardiacaccia, prima di accomodarsi più rilassata sulle sue gambe mentre lui finiva di mangiare. Qualche minuto dopo, Adam avvolse il corpicino di Maina con le mani, posandola nuovamente a terra, alzandosi. Naturalmente, la cagnolina protestò un po', con qualche guaito triste ed un paio di piccoli latrati. Accovacciandosi in modo da essere più vicino all'animaletto, il ragazzo sorrise appena. Ci vediamo dopo principessa, ora devo andare ad incontrare la mia amica guerriera. Affermò lui, per lui sorridere e dare un'ultima carezza alla cagnetta, che convinta dalle ultime coccole tornò a razzolare per il soggiorno e a cercare la compagnia di Thunder, che invece era beatamente sdraiato vicino al camino spento.
    Dopo aver indossato una maglia a maniche corte color blu scuro, Adam controllò l'orario sul suo iphone: era in tempo. Agguantò quindi una giacca di jeans e la appese al proprio braccio, per poi tornare in soggiorno. Vuoi venire con me? Domandò allora il ragazzo a Thunder, accompagnando le sue parole con un cenno della testa, per semplificare il messaggio. Il cagnolone lambì appena la testolina della volpina con la lingua in un gesto d'affetto, per poi alzarsi e seguire il padrone, mentre Maina squittiva piccoli latrati e tornava a dormicchiare. Aha. Non sei pigro come pensavo. Scherzò allora Adam, accarezzando il pelo folto e bianco del maremmano, per poi prendere le chiavi di casa e chiudersi la porta alle spalle. Prendendo un respiro ampio una volta fuori, il ragazzo si guardò intorno: per fortuna, stavolta, il cielo era meravigliosamente limpido, tinto solo in parte dalle sfumature di un tramonto che tra un paio d'ore avrebbe arricchito quella tela azzurra e dorata. Il punto scelto per quell'incontro era proprio il sentiero dove Sam si era fatta venire a prendere da Jack qualche settimana prima; non era molto distante da casa del guardiacaccia, per questo lui si mise in cammino senza alcuna fretta. Era contento di incontrare Sam, e proprio per questa ragione, nonostante non stesse alzando il passo, una leggera impazienza prese il sopravvento in Adam, che era curioso si sapere come si sarebbe sviluppato quel pomeriggio in compagnia della ragazza. Tuttavia, proprio ad una cinquantina di metri dal sentiero, il guardiacaccia si fermò nei suoi passi d'un tratto. Aggrottando le sopracciglia, sentì il cuore battere più velocemente. Che palle. Si lamentò, avendo ben chiaro cosa sarebbe successo di lì a poco. Essendo nel pieno della stagione autunnale, le trasformazioni avvenivano più spesso; in ogni stagione, durante il picco delle attività naturali dei lupi, Adam era soggetto all'intensità del periodo, mutando forma più frequentemente. Purtroppo, non avrebbe mai potuto far nulla per controllare quando o dove sarebbe successo, non avrebbe mai potuto fermarsi, ed il pensiero che avrebbe dovuto dare buca a Sam lo infastidì non poco. In fretta, il ragazzo tuffò una mano in tasca, per agguantare il cellulare e chiamare l'amica, ma la natura fu più veloce di lui.

    ***

    Occhi. Castani, grandi. La pupilla, un guizzo nero in quegli anelli marroni, circondati da soffice pelo bianco. Sfiatando leggermente, Thunder si fece indietro di qualche passo, tenendo le orecchie basse, per poi abbaiare piano, mentre il suo sguardo fu la prima cosa che Adam percepì una volta cambiato forma. Avvicinandosi al cane, il grande lupo gli fiutò il muso, per poi dargli un leggero colpetto con il naso, rassicurandolo. La coda lentamente sfiorava i vestiti depositati sull'erba, alcuni in pezzi, altri, come la giacca di jeans, abbandonati tra i fili d’erba. Il leggero vento freddo dell'autunno Norvegese si insinuava nel manto bruno e spesso di Adam, che capì di essere finalmente libero. Scosse appena il pelo, rendendosi pienamente consapevole della sua nuova forma, per poi stiracchiare i suoi grandi arti. Emettendo un leggero guaito, invitò Thunder a correre con lui; ormai pensieri eccessivamente razionali e complessi avevano abbandonato la mente del guardiacaccia, che una volta cambiato forma accedeva a parti di sè di solito più assopite. Per molti, probabilmente, una mancanza di controllo di quella portata sarebbe risultata spaventosa, oppure una specie di maledizione. Tuttavia, ormai Adam aveva compreso il significato della sua particolarità: così come riusciva ad accedere alla propria verità ed ai propri istinti in forma umana, riusciva a sentire la stessa trasparenza nei confronti di se stesso in forma animale. Era in perfetto equilibrio, nessuno di questi suoi due aspetti prevaricava sull'altro, anzi, entrambi gli svelavano informazioni diverse su di lui e sul mondo circostante - bisognava solo saper ascoltare. Facendo quindi leva sulle zampe, si diede la spinta per un'ampia falcata, iniziando così a correre nell'erba, avvertendone l'odore, senza una meta precisa - sarebbe stato il suo intuito a rivelargli dove andare. Assieme a Thunder, più piccolo ma ugualmente agile, Adam si perse tra le fronde, godendo di quei momenti di pura simbiosi con la natura; arrivati dopo circa un quarto d'ora al lago nel cuore del bosco, si fermarono qualche minuto lì. Annusando le foglie secche ma umide sulla sponda dello specchio d'acqua scura, il lupo avvertì l'odore delle piogge, che insistenti si erano abbattute su Besaid nelle ultime settimane. Non c'era nessuna traccia di altri esemplari, forse perchè a caccia in altre zone, più vicine alle montagne. Ormai Adam conosceva tutti i lupi locali, e loro l'avevano accettato come solitario nei territori del branco, collaborando con lui ogni volta che si incontravano.
    Dopo aver giocato con Thunder per un po', il lupo bruno si fece indietro, riprendendo a percorrere il bosco, con l'intenzione di raggiungere le prominenze rocciose delle vette di Besaid. Purtroppo però, il percorso di Adam fu brutalmente interrotto. In mezzo alle fronde più alte era stata nascosta sapientemente una morsa metallica dentata, che scattò non appena la zampa posteriore destra del lupo si posò nel terreno, innescando così la trappola che lo fece inciampare e che gli si ancorò alla coscia. Cadendo pesantemente sul terreno umido, Adam emise un rumoroso lamento, guaendo per il dolore. Poco dopo, nuovo odore gli invase le narici: sangue. Attirato dal suono emesso dal suo amico, Thunder si avvicinò, ora più inquieto. Puntando le zampe anteriori tra le foglie, Adam cercò di rialzarsi, fallendo purtroppo. Era agitato, spaventato, e quel movimento brusco non fece che peggiorare le cose. La trappola era attaccata ad una catena, e qualsiasi gesto aumentava la forza della morsa sulla coscia dell’animale. Cadendo nuovamente a terra, e voltandosi appena per dare un'occhiata alla ferita, Adam cercò di liberarsi ancora una volta, senza successo. Mugolando verso Thunder, man mano più sofferente, il lupo si sdraiò definitivamente sulle foglie, stanco e indebolito. Doveva pensare a come salvarsi. Nel frattempo, il maremmano si avvicinò al lupo, annusando attorno a lui, come se stesse anch'egli cercando una soluzione; tuttavia, il cane indietreggiò, per poi allontanarsi da Adam e sparire tra le fronde. In tutta risposta, lui emise un lungo ululato, con l'intento di richiamarlo dopo che lo vide scappare. Non sarebbe stato facile uscire da quella situazione, nè tantomeno trovare aiuto. Più il tempo passava, più la ferita faceva male, e più l'odore del sangue diventava insistente. Chiunque aveva piazzato lì quella trappola, doveva aver avuto ben chiaro in mente l'intento di catturare ed uccidere.
     
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    ..un luogo al di là del tempo e dello spazio..

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    Aveva aspettato giusto pochi giorni dopo il loro primo incontro per chiedergli notizie relative alle escursioni tra I boschi che le aveva promesso. Lo aveva fatto più che altro per avere un pretesto per scrivergli, per non sembrare troppo sfrontata. La verità era che non era proprio riuscita a resistere e che dopo quel primo incontro si era chiesta spesso come Adam stesse o che cosa stesse facendo. Quando aveva raccontato a Fae del loro incontro l’amica aveva riso, rivolgendole un’occhiata piuttosto esplicativa di quello che era il suo pensiero. Era stata la sua colorata amica, infatti, a spingerla a scrivergli, a dirle di smetterla di fare la fifona e ricominciare a vivere. Sam le aveva rivolto un’amichevole pernacchia, dicendole che, no, non le sembrava proprio il caso di disturbarlo, ma alla fine aveva ceduto. Aveva anche dovuto sommergerlo di messaggi di scuse quando, dopo aver alzato un po’ troppo il gomito, sempre a causa di Fae, aveva iniziato a scrivergli messaggi assolutamente senza senso nel cuore della notte. Qualcosa le suggeriva che non tutti quei messaggi fossero farina del suo sacco, ma non aveva ricordi abbastanza lucidi di quelle serate per potersi permettere di accusare qualcun altro. Il ragazzo, tuttavia, si era sempre mostrato molto gentile e comprensivo nei suoi riguardi, doveva avere una certa familiarità con Fae e gli era bastato sapere che era uscita con lei, la prima volta, per collegare la cosa anche ai messaggi successivi. La cosa che trovava strana, comunque, era che la sua mente, soprattutto quando era annebbiata, sentiva il bisogno di entrare in contatto con lui, un bisogno istintivo, che lei non riusciva davvero a comprendere. Si trovava bene quando stava in sua compagnia, o anche soltanto quando scherzavano al telefono. Si conoscevano da così poco eppure era come se si conoscessero da sempre. Si sentiva in sintonia con lui, si sentiva serena, al sicuro. Pensava che le sarebbe servito più tempo prima di riuscire a fidarsi di nuovo di qualcuno, invece ad Adam era bastato un sorriso e qualche allegra battuta di spirito per infrangere tutti i suoi sudi e divenire una nuova costante figura all’interno della sua vita. Sembrava proprio una persona speciale e riusciva a capire perché la sua amica negli ultimi tempi si fosse tanto affezionata a lui.
    Quella sera rimase davanti allo specchio più tempo del solito, cercando di decidere che cosa indossare per quella piccola escursione nel bosco. Qualunque cosa provasse non le sembrava adatta, come se mancasse qualcosa. Fu persino tentata di scrivere un messaggio a Mal, per chiederle un consiglio, per poi rendersi conto che stava facendo una tragedia per una sciocchezza. Era soltanto una passeggiata tra i boschi, perché si preoccupava così tanto? Mise quindi indosso un paio di comodi jeans e una maglietta a righe bianche e bordeaux, afferrando una giacca nera, che infilò dentro lo zainetto per sicurezza. Iniziava a freddo la sera, visto che l’autunno era ormai alle porte, quindi per evitare di interrompere la loro uscita soltanto a causa della temperatura pensò bene di portarsi dietro tutto il necessario. Completò il tutto con un paio di converse e poi si guardò bene dal passare di nuovo davanti ad uno specchio, sapendo bene che sarebbe riuscita ad entrare nuovamente in crisi. Meglio evitare, già rischiava di arrivare in ritardo al sentiero dove si erano dati appuntamento. -Ehi sto uscendo! Ci vediamo più tardi! - gridò, in direzione del cugino, una volta messo piede in soggiorno, dove afferrò una bottiglietta d’acqua e qualche merendina e le aggiunse al suo kit di sopravvivenza presente dentro lo zaino. Jack fece capolino dalla sua stanza, tirando fuori giusto la testa, guardandola con aria particolarmente interessante. -Dove stai andando? - chiese, con un sorrisetto divertito, quando lei si fermò di scatto, colta sul fallo. -Eh? Cosa? Io… a fare una passeggiata nel bosco. - disse, dopo qualche attimo di agitazione, cercando di apparire assolutamente normale. -Con il guardiacaccia?? - chiese lui, con lo sguardo di chi la sapeva lunga, ridacchiando appena sotto il baffi. Lei gonfiò le guance, portando i pugni sui fianchi, cercando di assumere un’aria minacciosa. -E anche se fosse? - domandò, rimanendo ferma nella sua posizione, con quell’espressione seria sul volto che non fece che aumentare di intensità la risata del cugino. -Non è che ti sei presa una cotta per lui? - continuò, guardandola di sottecchi. Lei spalancò le labbra, offesa da una domanda come quella, che però fece subito aumentare i battiti del suo cuore. -Ehi! Oh… sta zitto! - borbottò, muovendo appena una mano in aria per poi dargli le spalle, recuperando tutte le sue cose, mentre continuava a borbottare parole incomprensibili contro di lui. -Mi raccomando, divertiti!- gridò lui, alle sue spalle, ricevendo in cambio una linguaccia e la porta di casa sbattuta alle spalle di lei. Quando si comportava così riusciva a trovarlo davvero insopportabile.
    Con i pugni serrati lungo i fianchi, ancora indispettita per le parole del cugino, iniziò ad avanzare verso l’ormai familiare sentiero. Le veniva sempre da sorridere al ricordo delle buffe circostanze che li avevano fatti incontrare e che le erano valse il soprannome di guerriera della foresta. Prese il telefono tra le mani, alla ricerca di messaggi, senza trovarne neanche l’ombra, quindi proseguì nel suo cammino, canticchiando appena tra sé e sé una canzone mentre si guardava attorno per il bosco, con un allegro sorriso stampato sulle labbra. Un moto di preoccupazione tuttavia la avvolse quando notò che Adam non era ancora giunto a destinazione. Eppure il sentiero non si trovava poi così distante da casa sua, da quanto lui le aveva sempre detto. Si guardò attorno, sollevandosi appena sulla punta dei piedi, cercando di raggiungere maggiori distanze con lo sguardo. Del ragazzo non c’era alcuna traccia. Riprese il telefono, controllando di nuovo i messaggi e le chiamate. Niente. Niente di niente. Una leggera brezza la fece rabbrividire appena, portandosi le mani sugli avambracci, cercando di scaldarsi un po’. Iniziava a temere che lui avesse cambiato idea, che alla fine fosse davvero risultata un po’ troppo invadente. Prendendo il coraggio a due mani cercò di chiamarlo, senza ottenere alcuna risposta. Magari si era soltanto addormentato. E se invece gli fosse accaduto qualcosa? Quel pensiero rimbombò nella sua mente con un suono piuttosto preoccupante che le fece subito salire una certa agitazione. -Adam? - cercò di chiamarlo, sperando che fosse nei dintorni, alzando la voce ad ogni successivo tentativo. Un forte ululato la zittì del tutto, facendole spalancare gli occhi per la paura. Forse non era il caso che restasse lì, se c’erano dei lupi nei paraggi, forse era meglio tornare a casa. Eppure, qualcosa le diceva che c’era qualcosa di strano in quella foresta, quel giorno, qualcosa che non poteva assolutamente lasciarsi alle spalle. Provò di nuovo a comporre il numero del ragazzo, proprio come aveva fatto con Jack, la volta precedente, ancora una volta senza risultato. Iniziava a pensare che fosse quel sentiero a portarle sfortuna con le telefonate.
    Iniziò a scorrere i suoi messaggi, alla ricerca della conversazione con Fae, intenzionata a chiedergli notizie sul luogo in cui abitava Adam, giusto per assicurarsi che fosse lì, e che stesse bene. Avrebbe anche accettato il fatto che lui non volesse vederla ma doveva assolutamente accertarsi che non gli fosse capitato nulla. era più forte di lei, quando aveva quel genere di presentimenti non riusciva proprio a fermarsi. Poco prima di inviare il messaggio, tuttavia, il muso di Thunder fece capolino tra le fronte, abbaiando appena nella sua direzione per attirare la sua attenzione. -Oh! Grazie al cielo! - borbottò lei, rimettendo il telefono dentro lo zaino prima di muoversi velocemente verso l’animale. Sembrava turbato, spaventato, e non faceva che abbaiare per farsi seguire. -Thunder! Ehi, che succede? - chiese lei, cercando di stare al passo, scostando diversi cespugli nel suo cammino, mentre il maremmano si affrettava, voltandosi sempre a controllare che lei non lo perdesse di vista. -Thunder! Dov’è Adam? Sta bene? - chiese lì, ben sapendo che l’animale non avrebbe potuto risponderle. Vista la sua agitazione, tuttavia, iniziava a credere che, no, il suo padrone non dovesse stare affatto bene.
    Si fermò di scatto, rimanendo immobile appena fuori dalle fronde quando, di fronte a lei, si stagliò un grosso lupo. -Stai scherzando? - chiese al maremmano, piuttosto preoccupata, mentre lo vedeva continuare ad avanzare in quella direzione, che non le sembrava affatto sicuro. In passato le era sembrato di scorgere un grosso lupo nei boschi. Era stato solo un veloce flash e lei aveva sempre cercato di filare via, veloce come il vento, per evitare di trovarsi davanti a lui. Ora che se lo trovava davanti, comunque, sembrava ancora più spaventoso del previsto. Il cane abbaiò di nuovo, rendendo palese la sua presenza a quel punto, nel caso in cui il lupo non l’avesse ancora notata. Lei mormorò un’imprecazione tra i denti, per niente convinta. -Ma… sei sicuro? - chiese ancora, cercando di opporre resistenza, mentre piano piano si vedeva costretta ad avvicinarsi al grosso animale. -Ok, ok, ho capito! Sto andando, ok? - disse ancora, sperando che Thunder la smettesse di metterle fretta. Ora che si trovava a pochi passi dal grosso lupo si rese conto che non sembrava stare molto bene. La sua zampa posteriore destra era intrappolata in una tagliola e del sangue aveva iniziato a scorrere lungo il suo pelo. Si portò le mani davanti alle labbra, abbastanza spaventata, cercando poi di avvicinarsi con maggiore circospezione. -Ehi… senti, non voglio farti del male… voglio solo aiutarti, quindi… sta buono, intesi? - disse, rivolgendosi al grosso lupo, sollevando le mani in aria, come per fargli capire che non era armata e che non era pericolosa. Si avvicinò piano a lui, cercando di osservare meglio la trappola e capire come aiutare l’animale. -Immagino che farà un gran male in realtà. Cavolo. - borbottò poi, rendendosi conto di aver appena detto una cavolata. Come poteva evitare di fargli del male nel togliergli di dosso una cosa come quella? -Tu però stai calmo, va bene? - disse di nuovo, sperando che il lupo le desse ascolto. Era incredibilmente bizzarro il modo in cui finisse sempre per cercare di comunicare con gli animali, anche se questi non potevano rispondere. Doveva provare un grande dolore, era piuttosto evidente nel suo sguardo abbattuto. Continuava a guardare la tagliola, cercando di capire da dove iniziare. -Dannazione. Quanto vorrei che Adam fosse qui adesso per spiegarmi come diavolo funziona questo arnese! - mormorò, tra sé e sé. Non immaginava certo che, la persona che stava cercando, fosse proprio lì, davanti ai suoi occhi, soltanto in una forma diversa. -Ok, senti, ne verremo a capo, ok? - continuò, mentre cercava di tirare i due lati della tagliola, cercando di capire se la presa si potesse allentare facendo semplicemente forza. Posò lo zaino a terra, alla ricerca di qualcosa che le permettesse di allenare le viti, o comunque di aiutarla a liberare l’animale dalla morsa, anche a costo di farsi del male pur di riuscirci. Non se ne sarebbe andata da lì fino a che quell’animale non sarebbe stato di nuovo libero.
     
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    Adam conosceva la natura abbastanza da sapere quando un pericolo si sarebbe potuto rivelare fatale. Per quanto potesse essere possente, restare indifeso, ferito ed esposto nella foresta, con il rischio di tornare umano in qualsiasi momento, faceva di lui una preda quantomeno allettante. Sarebbe potuto accadere di tutto; sperava quindi, di liberarsi e cercare di arrivare nel suo territorio, circoscritto vicino alla sua abitazione. L'opzione peggiore, invece, sarebbe stata restare lì, nel cuore della foresta, in una porzione di terra non reclamata da alcun branco. In quel caso, come spesso accadeva, la sopravvivenza sarebbe diventata una questione di potere fisico o di astuzia. In quel momento, lo sguardo vitreo e preoccupato del lupo cercava una risposta, un modo di salvarsi. Prima d'allora, Adam si era più volte trovato in situazioni di pericolo: in forma umana, aveva spesso dovuto fare i conti con animali indesiderati e potenzialmente pericolosi nel bosco, e poi nella casa degli specchi aveva dovuto sopravvivere ad ostacoli progettati esclusivamente per testare lui ed i suoi amici. Sapeva cosa significasse dover lottare per vivere, e non avrebbe demorso facilmente. Tuttavia, più il tempo passava e più sangue scorreva via, e con esso anche le forze. Thunder era scappato, e gli ululati a poco erano serviti. Ormai, provare a dimenarsi avrebbe solo fatto male, e quindi il grande lupo bruno posò il muso tra le foglie. Avrebbe ripreso un po' di coraggio ed avrebbe riprovato. Non c'erano rami da poter addentare, e nemmeno altri lupi nelle vicinanze con cui interagire ed a cui chiedere aiuto. L'unico modo per liberarsi dalla trappola sarebbe stato lavorare sulla tagliola, ma Adam non ci avrebbe mai pensato, offuscato dal dolore e dall'istinto; prendere forma animale richiedeva un modo diverso di guardare il mondo ed affrontare i problemi. Le indoli di Adam lupo e Adam uomo erano le medesime, eppure le idee che ne derivavano erano molto differenti: l'istinto, presente in entrambi, avrebbe preso il sopravvento nel primo, e sarebbe stato contenuto nel secondo. Eppure, anche se l'impulso di sopravvivere superava tutti gli altri, l'idea prettamente "umana" di scardinare le viti della tagliola non aveva minimamente attraversato la mente dell'animale, che socchiuse gli occhi per qualche momento, sofferente.
    Fu allora, che un nuovo odore gli attraversò le narici. Thunder. Nessun altro cane possedeva quell'odore, e finalmente ora che era tornato, avrebbero potuto collaborare per cercare di uscire da quel pasticcio. Subito dopo di lui, ecco l'altro odore, che offuscava quello che il maremmano portava con sè. Era dolce, era inconfondibile, era lei. Sam. Sbucarono entrambi dalle fronde, ora illuminate dalla luce del tardo pomeriggio. Gli occhi grandi e castano-dorati di Adam si posarono su di loro; era sollevato, nonostante fosse ancora all'erta. Credeva che Thunder sarebbe tornato, ma non pensava ci sarebbe stata anche la ragazza. Lei era intimorita, e lui lo sentiva. Difatti, Sam si fermò nei suoi passi, non appena capì le intenzioni del maremmano, rivolte verso il grande lupo. -Stai scherzando?- Fermo dov'era, Adam recepì la voce dell'amica, identificandola immediatamente; la sua voce era limpida, calda, fine ma ferma, sporcata da un velo di preoccupazione. Avvertire la ragazza in forma animale era diverso, più intenso, gli permetteva di conoscerla e percepirla in modi molto più acuti e definiti rispetto ai suoi sensi umani. Nel momento in cui Thunder si avvicinò per far capire alla donna di doversi occupare della tagliola, Adam recepì il semplice messaggio "Sam-trappola" e venne colto da un forte istinto di protezione; se quella morsa aveva fatto così male a lui, perchè avrebbe dovuto far avvicinare lei, nel rischio che si ferisse? Mantenendo il contatto visivo con il cane, il lupo sollevò le orecchie e sollevò la testa, assumendo per quanto possibile una postura dominante. Ringhiò fino quasi ad abbaiare, tirandosi leggermente su e poi ripete più aggressivamente il suono, rivolgendosi non solo al maremmano ma anche alla ragazza che era con lui, per non farla avvicinare. Non poteva essere proprio lei a salvarlo, non dopo tutti i tentativi di non farsi vedere, di non rivelarsi. Sam spesso si recava nella foresta, anche quando il ragazzo subiva la sua trasformazione. Quindi, anche nella sua mente animale, sapeva di doversi nascondere da lei. Avevano stretto un'amicizia, e Adam aveva iniziato ad affezionarsi davvero a Sam; lei gli piaceva. Avrebbe voluto assicurarle di non essere pericoloso, di essere completamente disciplinato quando la sua particolarità emergeva, ma non poteva. Non ne aveva mai la certezza. Anche Fae, Ivar e Jude, che conoscevano tutto di lui, avevano scelto di convivere con il rischio delle trasformazioni, allontanandosi se necessario. Per la prima volta dopo parecchio tempo, Adam si sentiva a suo agio con qualcuno che non fossero i suoi stretti amici, e temeva di farsi scappare una persona preziosa come Sam rivelandole la particolarità. Aveva fiducia inlei, ed era certo che gliene avrebbe parlato, ma avrebbe voluto aspettare ancora un po’, prendere abbastanza sicurezza per poi esporsi ed accettarne le conseguenze.
    Nonostante i tentativi per respingere Thunder e Sam, il maremmano bianco abbaiò in tutta risposta, senza paura e con risolutezza, catturando anche l'attenzione della ragazza e facendo chiaramente capire a quello che in realtà era il suo padrone che non aveva intenzione di rinunciare. L'altro animale gli lanciò un'occhiata, per poi scuotere appena il capo. Sicuramente non avrebbe cercato di fare del male proprio a Thunder. La lealtà del cane superava qualsiasi tentativo di farlo desistere. -Ma… sei sicuro? - Domandò Sam, che voleva giustamente accertarsi del fatto che non le sarebbe accaduto nulla, ed il cui timore era chiaramente percepibile. -Ok, ok, ho capito! Sto andando, ok? - Il respiro già affaticato di Adam accelerò leggermente per la preoccupazione, non appena lei si avvicinò ancora, sino ad arrivare a pochi passi da lui. Sdraiandosi di nuovo, il lupo sfiatò leggermente per il dolore ma restò il più mansueto possibile, mentre Sam lo esaminava, portandosi le mani alle labbra, agitata. -Ehi… senti, non voglio farti del male… voglio solo aiutarti, quindi… sta buono, intesi? - Guaendo lievemente, Adam posò nuovamente la testa sul terreno. Le sue orecchie, nell'osservare Sam si abbassarono, in un volontario segno di sottomissione. -Immagino che farà un gran male in realtà. Cavolo. - Lui la capiva. Capiva ogni parola. Era particolare, il fatto che Besaid avesse dato ad Adam la possibilità di cambiare forma ed accedere ai suoi istinti ed al suo legame con la natura fisicamente, senza però privarlo della possibilità di comprendere il linguaggio umano. -Tu però stai calmo, va bene? - Thunder camminava impaziente vicino a Sam, mentre il grosso lupo distolse lo sguardo dalla ragazza, in modo da farle capire che la sua presenza non lo avrebbe disturbato, e di conseguenza, non le avrebbe recato alcun rischio. -Dannazione. Quanto vorrei che Adam fosse qui adesso per spiegarmi come diavolo funziona questo arnese! - Naturalmente, l'udito fino di Adam percepì quel mormorio, e lui non potè fare a meno di emettere un piccolo lamento. Da umano, avrebbe saputo perfettamente cosa fare per liberare altri animali da quelle trappole che, tra l'altro, erano anche state dichiarate fuori legge da tempo in Norvegia. Eppure, adesso avrebbe dovuto essere Sam, a prendere il suo posto. -Ok, senti, ne verremo a capo, ok? - Purtroppo, per una trappola come quella, l'unica cosa da fare sarebbe stata tirare le due parti della morsa per allentarla e far scivolare via la zampa. L'inconveniente era che la forza richiesta per farlo era notevole. Sam si tolse lo zaino dalle spalle, e allo stesso tempo Thunder scappò nuovamente, inoltrandosi nella foresta. Stanco e dolorante per via della ferita, Adam ora respirava lentamente ed un po' più irregolarmente. Sbattè un paio di volte le palpebre, tenendo il muso poggiato tra le zampe anteriori, quieto. Il maremmano tornò poco dopo, con un grosso ramo tra le mascelle, e lo depositò accanto a Sam, per invitarla ad usarlo. Il cane la guardò qualche attimo, e poi si sedette di fianco a lei. Avendo intuito che la ragazza fosse in cerca di un oggetto su cui far leva, Thunder pensò aiutarla come poteva, e la sua collaborazione si rivelò più che utile: dopo aver fatto forza con le mani, Sam riuscì a liberare finalmente Adam, incastrando il grosso ramo nella tagliola a porre resistenza sulla molla del marchingegno.
    Mugolando più volte per via del dolore, il lupo bruno si riportò in piedi con uno scatto, lasciando uscire velocemente la zampa dalla trappola e zoppicando in modo da allontanarsi. Nonostante fosse leggermente chino per non aggiungere peso sulla zampa ferita, ora che era in piedi dimostrava appieno la sua notevole prestanza fisica, che facilmente riusciva ad intimidire chiunque lo guardasse. Voltandosi poi verso Sam, l'animale si avvicinò a lei sino ad arrivare ad un passo dalla sua figura esile, mantenendo una postura non aggressiva, con la coda tra le zampe e le orecchie basse - un po' come ci si comporta con i lupi di rango superiore al proprio. La guardò, un paio di secondi, negli occhi, specchiandosi in essi. Se solo lei avesse saputo, cosa avrebbe pensato? Sarebbe scappata oppure sarebbe rimasta? Thunder si alzò, interrompendo quel contatto visivo e andò incontro ad Adam, per poi comunicargli la sua contentezza scodinzolando ed abbaiando un paio di volte. Il lupo rispose guaendo ed avvicinandosi ulteriormente al cane, per dargli un leggero colpo di lingua sul muso, leggermente sotto l'occhio, per ringraziarlo. Il maremmano abbaiò ancora e poi si allontanò, recandosi vicino a Sam, dandole una testatina contro una mano, in segno complicità e per incoraggiarla ancora una volta a non avere paura, sotto lo sguardo attento dell’altro animale. Purtroppo, quel momento di sollievo si spezzò poco dopo; Adam sentì le zampe cedere, finchè non svenne al fianco di Sam. Proprio come la trasformazione di una crisalide che emerge dal suo bozzolo, così il corpo del guardiacaccia emerse nelle fattezze di quello animale, finchè i tratti del lupo non scomparvero completamente, per rivelare quelli del giovane. Coperto solo da dei leggerissimi residui di terra sulla pelle e null'altro, il ragazzo giaceva tra le foglie, con la coscia destra ancora ferita, frastagliata da un anello di tagli ed abrasioni. Spalancando gli occhi dopo qualche secondo, Adam prese un respiro, ancora affannato e con gli strascichi del lupo dentro di sè spinse le mani nel terreno per tirare su almeno il torace. Ricordava tutto ciò che era successo, ma le sue percezioni ed i suoi istinti erano ancora legati a quelli che aveva provato mentre era trasformato. Era sempre lui, ma in uno strano limbo tra le sue due forme. Un dolore penetrante e diffuso si espanse in tutto il suo corpo; non solo era rimasto intrappolato nella tagliola, ma stava subendo anche la sofferenza che la sua particolarità portava sempre con sè una volta che si dissolveva, restituendogli la sua forma umana. Si portò così una mano al petto, incapace di calmare il battito del cuore e il ritmo dei respiri profondi, lamentandosi sommessamente, confuso da tutte le fitte che lo stavano pervadendo. Era normale che accadesse, ma non si sarebbe mai abituato. Sollevando lo sguardo e portandolo davanti a sè, Adam incontrò volutamente quello di Sam, che era stata con lui tutto quel tempo e l'aveva aiutato. Nonostante la paura, l'esitazione ed il timore, lei si era fatta avanti comunque per lui, cercando di liberarlo da una situazione che avrebbe potuto comprometterlo anche gravemente. Avrebbe dovuto parlarle, coprirsi, limitarsi; avrebbe dovuto comportarsi da uomo. Eppure il lupo non si era ancora assopito, non lo faceva mai immediatamente. Allungando un braccio verso la ragazza, che era neanche ad un passo da lui, Adam le strinse la vita in un abbraccio attirandola contro di sé. Il suo corpo minuto era quasi gelido in confronto a quello di lui, che avvicinò il volto a quello di Sam e le lasciò un bacio amorevole contro l'angolo delle labbra, per poi nascondere il volto nell'incavo del collo di lei, strofinando appena il naso contro la pelle sottile della donna, ed inspirandone l'odore che per lui era diventato quasi familiare. Il tocco, il contatto con il muso di un altro esemplare, il gesto di posare la testa contro il collo dell'altro, sono alcuni dei gesti più usati dai lupi per esprimere affetto; il confine tra l'identità umana ed animale di Adam era in quei momenti talmente sottile, da confondere ed intrecciare le due, rivelando appieno non solo i suoi sentimenti, ma anche gli effetti della sua particolarità. Nonostante agli occhi di Sam la situazione sarebbe parsa al limite dell'inverosimile, a dispetto di tutto il dolore che stava provando in quei momenti, Adam si stava esponendo come mai aveva fatto, mostrandosi pienamente per ciò che era.

    Edited by chimi-fucking-changas» - 18/10/2018, 18:48
     
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    Quando si era messa in cammino, quella sera, per incontrare Adam per la loro passeggiata naturalistica, non si era certo aspettata che le cose sarebbero andate in quel modo. A quanto pareva il bosco non era il posto più appropriato per loro per vedersi, c’era sempre qualche imprevisto dietro l’angolo che movimentava le cose, rendendole decisamente più complicate. Pensandoci bene la prossima volta lo avrebbe invitato a fare una passeggiata sulla spiaggia! Così almeno non ci sarebbero strane radici insidiose su cui inciampare, piccole volpine socievoli, né altri strani inghippi. Sempre che Adam avesse davvero avuto un problema, ma altrimenti, per quale motivo Thunder sarebbe dovuto accorrere da lei? Di certo si sarebbe rivolto al suo padrone, in condizioni normali, in caso ci fosse stato un problema. Invece, muovendosi da solo tra i boschi, aveva cercato di raggiungerla, probabilmente seguendo il suono della sua voce, quando lei aveva iniziato a chiamare il ragazzo. -Thunder, dov’è Adam? - aveva cercato di chiedere, sapendo bene che l’animale non avrebbe potuto risponderle, mentre affrettando il passo cercava di seguirlo. Sperava che fosse lì che la stava portando, da lui. Anche se in realtà quello che sperava maggiormente era che non gli fosse capitato nulla di male. Era per caso svenuto? Aveva mangiato qualcosa che gli aveva fatto male? La sua mente aveva iniziato a formulare un’infinità di possibili scenari che vedevano Adam come protagonista, cercando ovviamente di mantenersi sul soft e di evitare di pensare al peggio. L’idea che le avesse semplicemente dato buca, come sarebbe anche potuto capitare, era completamente sparita dalla sua mente, una volta incontrato l’animale. La fretta poi con cui quello continuava a guidarla la faceva soltanto preoccupare di più. Sentiva il suo battito accelerare ad ogni passo, un po’ per la fatica di destreggiarsi tra tutti quegli ostacoli naturali un po’ perché era terribilmente spaventata per lui. Era a casa sua che lo stava portando? Lui si trovava lì? Al sicuro?
    Quando fece capolino nella piccola radura in cui si trovava il grosso lupo i battiti del suo cuore non fecero che aumentare ulteriormente. Thunder stava scherzando, non era così? Perché diavolo l’aveva portata in quel posto? Perché non era andato da Adam? Sussultò appena quando l’animale si voltò nella loro direzione, rimanendo poi immobile nella sua posizione, cercando quasi di non respirare per non attirare troppo l’attenzione. Ovviamente sapeva che i sensi degli animali erano più sviluppati di quelli degli esseri umani, ma in quel momento non era così lucida da capire che doveva essersi accorto già da un po’ di tempo del suo arrivo. Quando il maremmano cercò di avvicinarsi e indicarle la tagliola il lupo sembrò infuriarsi, ringhiando nella loro direzione, cercando di tenerli lontano. Poteva capire quel tipo di reazione. Non l’aveva mai vista, forse non aveva familiarità neanche con il cane, perché avrebbe dovuto fidarsi di loro? Le sembrava un gesto istintivo, assolutamente naturale, eppure, quando sentì quel rumore mosse involontariamente un passo indietro, piuttosto preoccupata. Il maremmano tuttavia sembrò ben intenzionato a rimetterlo al suo posto e convincerlo, abbaiando di rimando, a lasciarli avvicinare. Quando il lupo parve calmarsi, almeno un minimo, lei ne approfittò per avvicinarsi lentamente, mantenendo le mani ben visibili davanti a lei così che l’animale potesse tenere d’occhio tutti i suoi movimenti. Si mosse lentamente, cercando di evitare movimenti bruschi che avrebbero potuto agitarlo o spaventarlo. L’ultima cosa che voleva era farlo arrabbiare di nuovo, come poco prima. Era piuttosto convinta che, se mai avesse deciso di aggredirla, non ne sarebbe uscita affatto bene. Avvicinarsi a quel lupo era un rischio, lo sapeva bene eppure, quando i suoi occhi azzurri incontrarono quelli scuri dell’animale, nel tentativo di tranquillizzarlo, anche lei sembrò sentirsi più sicura, come se quegli occhi fossero riusciti a dirgli qualcosa che la sua mente non era riuscita bene ad afferrare. Era una cosa istintiva, irrazionale, qualcosa che non sarebbe riuscita a spiegarsi. Era come se, in cuor suo, fosse convinta che quel lupo non fosse poi così pericoloso come appariva.
    Cercò di fargli capire, come poteva, che non voleva ferirlo e lui sembrò capire, posando la testa sul terreno e abbassando appena le orecchie, dandole silenziosamente il suo permesso ad avvicinarsi maggiormente. Sorrise, rassicurata da quel gesto, facendosi subito più attenta e pimpante, mettendo da parte un po’ di quella preoccupazione. Adam sarebbe stato sicuramente fiero di lei, avrebbe dimostrato di essere una vera guerriera della foresta. Il maremmano si muoveva lentamente attorno a loro, come se volesse tenere d’occhio la situazione da vicino. Non capiva che cosa legasse l’animale a quel grosso lupo, forse un giorno lo avrebbe chiesto al suo padrone, ma in quel momento non poteva lasciarsi distrarre da pensieri come quello. Doveva trovare una soluzione e doveva farlo in fretta. Per quanto il lupo stesse cercando di mostrarsi docile era piuttosto convinta che dovesse provare molto dolore e il sangue che continuava a fuoriuscire dalla sua ferita non la facevano sentire affatto tranquilla. Lo sentì emettere un leggero lamento quando nominò Adam. -Che c’è? Lo conosci? - chiese, del tutto ignara della situazione. Probabilmente, a momento debito, si sarebbe nascosta sotto terra per non aver compreso subito gli indizi che sembravano suggerirle la verità. Dopotutto doveva sapere che, a Besaid, tutto era possibile. -Thunder! Dove vai? - protestò la ragazza quando il cane corse via, chissà dove, mentre lei cercava di capire come aprire quella morsa, provando a infilare le mani all’interno e vedere quando ferrea fosse la presa. -Oh al diavolo. Io ci rinuncio. Io non vi capisco proprio. - disse, guardando verso il lupo, visibilmente contrariata, cercando di fargli capire che lei gli atteggiamenti degli animali non riusciva proprio a comprenderli e tanto meno ad anticiparli. Ci provava, ma non le riusciva affatto bene. lo avrebbe cercato più tardi, ora voleva soltanto sistemare una cosa, prima di mettersi a pensare ad altro.
    Contro ogni sua previsione, però, il maremmano tornò presto, senza il bisogno di pregarlo, portando con sé un ramo robusto, che depositò poco distante da lei. -Oh… - mormorò, piuttosto colpita, mentre il suo sguardo passava dal ramo all’animale. -Ottima idea. Bravo cucciolone - continuò poi, sorridendo ben più convinta a quel punto, allungando appena una mano per accarezzare l’animale e ringraziarlo, prima di tornare ad osservare la tagliola. -Ok, al mio tre tu cerca di sfilare la zampa, ok? - disse a quel punto, riportando l’attenzione sul lupo, mentre prendeva il ramo e cercava di utilizzarlo per fare leva. Continuava a credere che il grosso animale la capisse, che sapesse esattamente che cosa stesse dicendo, per fortuna, in quel caso, aveva ragione. -Uno… due… tre… - mormorò, scandendo bene le parole, mentre cercava di mettere tutta la forza che aveva su quel tronco, riuscendo ad allontanare le due estremità dentate, permettendo così all’animale, con un guizzo, di liberarsi. Per lo sforzo effettuato, una volta liberata la gamba del lupo, quando mollò la presa, si ritrovò a cadere a terra, poggiando dolorosamente il sedere sul terreno. La spinta era stata così forte da sbilanciarla e farle perdere l’equilibrio. Tuttavia non si lamentò. Osservò l’animale, che si era allontanato di qualche passo dalla trappola e cercava di sorreggersi, senza mettere troppo peso sulla zampa ferita. Le sembrava quasi di rivedersi, qualche settimana prima, mentre tentava stoicamente di cavarsela da sola con la caviglia slogata e non chiedere aiuto ad Adam. -Va un po’ meglio? - chiese, con i palmi delle mani ancora appoggiati sul terreno, mentre lentamente il lupo si avvicinava a lei, con le orecchie basse, guardandola dritta negli occhi. Cercò di rimanere ferma e di non mostrarsi troppo impaurita, mentre il battito del suo cuore ricominciava ad accelerare. Faceva un certo effetto trovarsi davanti un animale di quelle dimensioni, che era ben più alto di lei da seduta. Era una creatura affascinante, così fiera, così maestosa. Sollevò lentamente una mano, chiedendo il suo consenso per avvicinarla al suo pelo bruno, tenendola ferma a pochi centimetri da lui, cercando di assicurarsi che fosse d’accordo. Poteva percepire il calore del suo corpo anche da quella breve distanza, la mano ferma appena dietro l’orecchio dell’animale, immobile, come se temesse di spezzare qualcosa.
    Fu tuttavia Thunder ad interromperli, alzandosi e andando incontro al grosso lupo, scodinzolando e abbaiando per dimostrare tutta la sua gioia. Ritrasse immediatamente la mano, lasciando ai due animali il loro spazio, senza cercare di invaderlo. Li guardava con un sorriso, ammirando quanto fossero belli insieme. Soltanto quando il cane tornò nella sua direzione, muovendo appena la testa contro la sua mano, si decise a lasciargli qualche altra coccola sul capo. -Si, sei stato davvero bravo. - disse, con voce calma, serena. La paura che aveva provato in principio sembrava essersi lentamente dissolta, per poi tornare a galla, prepotentemente, quando le zampe del lupo persero la presa, facendolo finire a terra, privo di conoscenza. Non ebbe neanche il tempo di pensare o di dire qualcosa, in brevissimo tempo il pelo dell’animale si dissolse, lasciando il posto ad una figura umana, una figura che aveva già visto in altre occasioni. Ci mise qualche momento a rendersi conto che, Adam, in effetti, era proprio lì, davanti a lei. Spalancò gli occhi, piuttosto colpita da quella scoperta. Tra tutte le cose che potevano essergli capitate quel giorno quella non era stata neanche inserita nella sua lista delle disavventure stilata solo qualche minuto prima, mentre cercava di seguire il maremmano nel bosco. Adam non aveva risposto alle sue telefonate perché, in effetti, non avrebbe potuto riuscirci in quello stato. E Thunder l’aveva portata lì perché soltanto lei avrebbe potuto aiutarlo, perché Adam non poteva aiutare… Adam.
    Rimase in silenzio, trattenendo un’espressione meravigliata, mentre i suoi occhi continuavano a rimanere fissi su di lui, che lentamente sembrava riprendere conoscenza, cercando di tirarsi su con le braccia, come se non capisse bene dove si trovasse, né cosa gli fosse successo. -Adam? - cercò di dire lei, un po’ titubante. Ancora non era convinta di aver afferrato bene il concetto e di aver capito esattamente che cosa fosse appena accaduto, proprio davanti ai suoi occhi. Non gli aveva mai chiesto quale fosse la sua particolarità, né lo aveva chiesto ad Ivar e Fae e in quel momento si pentiva di non averci neanche provato. Sicuramente sarebbe stato tutto più semplice sapendo che, il grosso lupo che aveva davanti, non era poi un semplice lupo troppo cresciuto. Si portò una mano al petto, dolorante, e lei si mosse appena, senza ancora alzarsi dal terreno, cercando di guardarlo negli occhi, di attirare la sua attenzione, di capire se, nonostante la ferita, riuscisse a sentirla e se riuscisse a rimettersi in piedi. -Adam? Riesci a sentirmi? Sono Sam. - cercò di dire, di nuovo, prima che lui puntasse, finalmente, il suo sguardo su di lei. Il fatto che lui non indossasse alcun vestito, per il momento, non aveva ancora fatto breccia nella sua mente, perché continuava a cercare di guardarlo in volto, di capire tramite la sua espressione quanto fosse grave. Lui, per tutta risposta, allungò un braccio nella sua direzione, stringendole la vita e attirandola a sé. Poteva percepire il calore del corpo di lui attraverso la stoffa dei suoi vestiti e, per un attimo, si ritrovò a trattenere il respiro. Sembrava come se la mente di lui fosse altrove, ancora in bilico tra una forma e l’altra, smarrita, disorientata. Rimase immobile quando le labbra di Adam si avvicinarono velocemente alle sue, depositando un leggero bacio proprio all’angolo, prima di nascondere il volto nell’incavo del suo collo. Mai, dall’Adam che aveva conosciuto, si sarebbe aspettata dei gesti come quelli. Quindi rimase in silenzio, immobile, non troppo sicura che lui avesse piena coscienza di quello che stava facendo. Lentamente, andò a stringere le braccia attorno alla sua schiena, abbracciandolo, e posando delicatamente le sue mani gelide contro la sua schiena, ritraendole appena, istintivamente, quando si rese conto della differenza di temperatura, che avrebbe potuto dare fastidio al ragazzo, la cui pelle nuda era esposta al contatto con l’aria. Dolcemente avvicinò il mento al capo del ragazzo, muovendo delicatamente il capo, per fargli sentire la sua vicinanza, prima di lasciare un piccolo bacio sul suo capo. -Ehi, va tutto bene. - gli disse, con il cuore che batteva all’impazzata. Era sicura che lui, da quella posizione, potesse sentirlo perfettamente, ma non se ne curò. Da quella posizione la ferita sulla sua coscia fu molto più evidente e fu quella, dopo pochi istanti, a riportarla alla realtà.
    -Ricordi qualcosa di quello che è successo? - chiese, cercando di capire, ma anche di non spaventarlo. Non sapeva quanto potesse essere lucido nella sua forma e se le sue memorie fossero comuni. -Sei ferito. - mormorò piano, poco tempo dopo, prendendo un profondo respiro. -Pensi di riuscire a rialzarti? Ti aiuto. Ti accompagno a casa ok? E cerchiamo di darle una sistemata, o di chiamare un’ambulanza. - disse, allontanandosi molto lentamente da lui, così che potesse riassestare il suo equilibrio senza cadere a terra, dato che si era appoggiato a lei, recuperando lo zaino di fretta, per poi offrirsi come supporto. Solo allora, il fatto che lui non indossasse alcun vestito, le fu piuttosto chiaro in mente, tanto che spostò velocemente lo sguardo, arrossando visibilmente, così come il fatto che la sua ferita dovesse essere medicata con urgenza. Estrasse una bottiglietta d’acqua dalla borsa e il kit di primo soccorso che portava sempre con sé, per ogni evenienza, visto come era andata la volta precedente. -Cerco di pulirla, almeno un minimo e di coprirla, poi ti aiuterò ad alzarti. - disse, estraendo qualche garza e cercando di ripulire prima l’area circostante, mettendoci molta più attenzione a mano a mano che si avvicinava alla ferita. -Sono una frana con le fasciature, cercheremo di farne una migliore dopo. - borbottò, ancora paonazza, mentre cercava di assicurare la fasciatura attorno alla sua coscia, così che stesse coperta e che il sangue venisse almeno un minimo riarginato. Si mise piano in piedi, spostando di nuovo lo sguardo altrove, cercando di mantenere il controllo delle due facoltà mentali. -Ok, ok! - mormorò, nervosamente, mentre iniziava a frugare dentro la sua borsa, estraendo una giacca decisamente troppo piccola per lui, ma che almeno poteva servire a qualcosa. -Tieni. - disse, senza spiegare per che cosa gliela stesse offrendo, sperando che non ce ne fosse il bisogno, per poi avvicinarsi di nuovo a lui e cercare di stringere un braccio attorno alla sua vita. -Andremo molto piano. Thunder, indicami la strada. - disse, facendo un cenno all’animale quando Adam si appoggiò a lei per stare in piedi. Non sarebbe stato affatto semplice per lei sorreggerlo e riuscire a guidarlo verso casa, ma avrebbe fatto tutto il possibile per farcela. Non disse nulla di quanto era accaduto poco prima, non era neanche certa che lui sapesse che cosa esattamente era successo e sicuramente era meglio parlarne con un po’ più di calma e tranquillità.
     
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    La paura ha un odore ben preciso. Un po' come i cani, anche i lupi percepiscono i segnali del corpo umano in maniera sottile, riuscendo a capire le emozioni altrui. La postura meno rilassata, il respiro più irregolare, tracce impercettibili di odori di specifiche ghiandole ormonali; tutto di Sam rivelava che fosse intimorita. Tuttavia, Adam non interpretò la sua paura come una causa di aggressività. Sapeva chi era quella donna, l'aveva riconosciuta sin dal principio, sin da prima di vederla. Eppure, lui aveva tentato di tenerla lontana. Era sempre stato convinto delle abilità e del coraggio di Sam, ma non le avrebbe permesso di farsi male pur di aiutarlo. Fu un impulso, l'espressione dell'istinto, a rendere il lupo più aggressivo, ma certamente non perchè volesse attaccare - voleva preservare, a modo proprio, l'incolumità della ragazza. Per qualche momento, la tattica funzionò, poichè lei iniziò a farsi indietro, forse persino più spaventata di prima. Fu Thunder, a redarguire il padrone abbaiando con vigore, finchè Adam non si calmò. I passi di Sam erano cauti, lenti, e la sua presenza si fece sempre più vicina a quella del lupo, che a quel punto osservò gli occhi della ragazza che si stava avvicinando a lui. Così come la prima volta che l'aveva incontrata, aveva notato quelle sfumature chiarissime nelle sue iridi che l'avevano tanto incuriosito. Sembrava un po' come se dentro di lei ci fosse una luce, una scintilla che accoglieva chiunque entrasse in contatto con lei, anche se per poco tempo; quegli occhi grandi ed espressivi non erano che lo specchio di quella forza interiore, e tanto quanto essi cercavano di essere accoglienti e comprensivi con lui, egli cercava di comunicarle con lo sguardo di non temerlo. Anche se non poteva parlare, lui cercò di dirle "Non aver paura. Sono io, sono Adam."

    ***

    Era una giornata autunnale, le foglie avevano appena iniziato a ricoprire il bosco di Besaid con il loro manto rossiccio. Adam era andato in città in uno dei suoi rari sopralluoghi per fare delle commissioni, qualche tempo dopo aver conosciuto Ivar. I passi pesanti del guardiacaccia non facevano che sottolineare la sua svogliatezza, nell'attraversare le strade della cittadina Norvegese in cui non ricordava di essere cresciuto. Portandosi le mani nel giaccone blue che indossava, il ragazzo si assicurò che lo sportello del suo pickup fosse chiuso, per poi iniziare il suo giro. Era un po' come se Besaid lo guardasse, lo osservasse aspettandosi qualcosa da lui, e tutto ciò gli provocava molta ansia. Cosa, nel profondo del suo cuore, gli mancava? Frustrato, Adam cercò di svuotare la sua mente, ignaro del fatto che fosse proprio quello il problema. Era come se i ricordi lo sfiorassero, gli chiedessero di rientrare dentro di lui mentre non ne era nemmeno consapevole di possederli - i ricordi, così come la sua particolarità, ancora assopita. La porta del ferramenta si chiuse dietro le spalle del ragazzo, che uscì dal negozio per poi adocchiare poco lontano proprio Ivar. Non lo conosceva molto, ma quel falegname dall'animo gentile l'aveva conquistato. Già dal loro primo incontro, quel ragazzo non aveva mai invaso i suoi spazi, e Adam ne fu felice. Era convinto che in un modo o nell'altro sarebbero potuti diventare amici. Assieme a lui, felice e divertita, c'era una ragazza dalla corporatura minuta ed i capelli color biondo sporco. Che fosse la ragazza del falegname? Istintivamente, nel guardarla, Adam pensò che Ivar fosse stato molto fortunato: lei era molto, molto graziosa. Il guardiacaccia non l'aveva mai vista, ma sentì di dover combattere la sua timidezza per andare a salutare il giovane che era con lei. Facendo qualche passo in direzione dell'altro uomo, Adam si fermò una volta che fu davanti a lui. Scusate... Hei, ciao Ivar. Tutto okay? Domandò lui, in uno dei suoi tipici gentili borbottii. Hey! Ciao Adam! Conosci Sam? E' una mia amica d'infanzia! Adam, Sam.. E beh, Sam, Adam! Affermò tranquillo e rilassato il falegname, osservando con i suoi splendidi occhi vispi le figure di entrambi, il guardiacaccia e la studentessa. Ciao Sam, è un piacere. Confermò il ragazzo, cercando di essere un po' più gagliardo e meno burbero del solito, estendendo una mano ampia verso quella della donna, che la strinse con la sua, decisamente più piccina. Per qualche attimo, Adam si soffermò ad osservare i suoi languidi occhi chiari. Sembrava che brillassero, come fiamma viva.

    ***

    Lo stesso sguardo, in quei momenti, stava scrutando quello di Adam, pur inconsapevole di quale forma lui avesse preso. Abbassando le orecchie e la testa, il lupo espresse chiaramente la propria sottomissione nei confronti della ragazza, e quei gesti non erano solo istintivi e preda del caso. La postura e la fisicità, così come per gli umani, acquista significato nelle interazioni tra gli esemplari; dunque Adam, nel comportarsi in quel modo, non stava solo permettendo a Sam di avvicinarsi, ma le stava anche comunicando rispetto e libertà - libertà anche di accedere a lui. Era lei, la sua controparte "alfa" in quel momento. La ragazza sorrise, e mentre gli occhi del grande lupo si socchiusero per la stanchezza, lei iniziò ad armeggiare con la trappola in modo da sbloccarla. Thunder supervisionava la situazione agitato, ma sembrava star pensando anche lui a qualche soluzione, a modo proprio. -Che c’è? Lo conosci? - Domandò allora Sam, nel momento in cui ebbe menzionato il guardiacaccia e ricevuto un suono in tutta risposta dal lupo. Tenendo la testa bassa, il poderoso animale guaì nuovamente, comunicando come poteva con la donna, di cui capiva perfettamente ogni parola. Subito dopo, il ticchettio sordido delle zampe di Thunder sulle foglie interruppe quello scambio, poichè il maremmano pensò di allontanarsi per cercare di risolvere la situazione, o quantomeno, di dare una mano. -Thunder! Dove vai? - Sam sembrò leggermente allarmata, quando vide il cane andarsene, eppure continuò a cercare di forzare il meccanismo della tagliola, ora più frustrata di prima. -Oh al diavolo. Io ci rinuncio. Io non vi capisco proprio. - Rimproverando un po' seccata i due animali, la donna continuò nella sua opera di salvataggio, mentre Adam sfiatò leggermente dal naso, muovendo lievemente la coda e sistemando la testa su una delle due zampe anteriori, un po' come se fosse assonnato. Evidentemente, la ferita stava iniziando a farsi sentire. I passi di Thunder però echeggiarono di nuovo nella radura, nel momento in cui lui andò a lasciare un ramo al fianco di Sam, per aiutarla ad incastrarlo nella morsa. -Oh… - Sembro stupita, nel momento in cui si rese conto di cosa aveva appena pensato il cane, per poi coccolarlo, in modo tale da rivolgergli un affettuoso ringraziamento. -Ottima idea. Bravo cucciolone. Ok, al mio tre tu cerca di sfilare la zampa, ok? - Riaprendo gli occhi con calma e voltandosi leggermente verso Sam, Adam la osservò, muovendo leggermente la testa in un leggero cenno d'assenso. Nel fare leva sulla tagliola, la ragazza iniziò a contare, mentre incastrava il pezzo di legno tra i denti di metallo della trappola. -Uno… due… tre… - Al tre, il lupo puntellò le zampe anteriori nel terreno e fece leva su di esse per saltare appena, fuori dalla morsa. Da un lato, il dolore del metallo conficcato nella carne diminuì, dall'altro la tensione dei muscoli e lo sforzo non fece che aumentare per qualche secondo la fuoriuscita di sangue dalla ferita, facendo mugolare Adam dal dolore. Ora però era libero, grazie a Sam - ed all'aiuto di Thunder. Era stata lei ad offrire il suo aiuto anche se sapeva che sarebbe stato rischioso. Cercando di stare in piedi nella maniera più stabile possibile, il lupo bruno si voltò verso la donna e la trovò per terra, probabilmente per via dello sforzo compiuto. -Va un po’ meglio? - Chiese lei, e tutte le sue domande sino a quel momento gli sembravano comunicargli genuina preoccupazione, racchiusa nella voce femminile dal tono tenero e deciso di lei. Annusando lievemente l'aria per capire meglio la situazione, Adam portò lo sguardo in quello di Sam ancora una volta, la sua "alfa". Era così minuta, in confronto a lui, eppure la forza che lei emanava era sempre percepibile da lui, anche da animale, e ciò non poteva che ammansirlo. Sollevando il piccolo palmo della sua mano, la ragazza cercò in un gesto rispettoso e delicato di toccare il manto scuro del lupo, che non interruppe neanche per un secondo il contatto visivo con lei. Respirando profondamente, l'animale inclinò appena la testa, in modo da lasciarsi accarezzare, ma proprio in quel momento tornò Thunder, e Adam si separò da Sam quanto bastava per ringraziare il suo amico dell'aiuto che gli era stato offerto. Tornando dalla ragazza, il maremmano si lasciò coccolare ancora un po', avvicinando la testa alla sua mano. -Si, sei stato davvero bravo. - Si complimentò lei, lasciando affondare una mano nel pelo bianco del cane.
    Un tonfo richiamò l'attenzione di entrambi nel momento in cui Adam cadde a terra, trasformandosi nuovamente in uomo. Ogni volta che la metamorfosi che la natura aveva scelto di dare al ragazzo terminava, i dolori lo investivano. Dopo qualche secondo di incoscienza, il guardiacaccia si risvegliò con una sensazione di malessere diffusa in tutto il corpo. Era sempre particolarmente bello e terribile al tempo stesso, il risveglio di Adam dalla sua forma animale. Era come morire e rinascere in un altro corpo ogni volta, era come essere avvolti nel buio per poi riemergere alla luce, in una forma diversa. -Adam? - Il suono della voce di Sam arrivò come attutito alle orecchie del ragazzo, che però si voltò appena verso di lei. Era così vicina, eppure la percepiva come lontana, come se fosse stato tutto un sogno, uno di cui ricordava ogni cosa. Succedeva così, con la sua particolarità; qualsiasi cosa si verificasse sotto forma animale restava impressa nella memoria di Adam da uomo. Ogni pensiero, riflessione o percezione tuttavia era mediata dal dolore, che sembrava aver invaso prepotentemente le membra voluminose del giovane. -Adam? Riesci a sentirmi? Sono Sam. - Avrebbe voluto rispondere, eppure non poteva. Ogni trasformazione lasciava con se dei residui di istinto e comportamento animale che Adam ogni volta doveva far rientrare in sè minuto dopo minuto. Non riusciva a parlare, non riusciva ad articolare alcun pensiero ad alta voce, e nonostante sentisse la voce rassicurante di Sam, era ancora preso nel sentire il proprio corpo e ri-occuparlo. L'unica cosa che sentiva, a parte il dolore, era una enorme gratitudine. Se la ragazza non fosse accorsa da lui con l'aiuto del maremmano, probabilmente per lui non sarebbe finita molto bene. Dunque, approfittando di quella vicinanza, Adam ringraziò Sam esattamente come un lupo avrebbe fatto, esprimendo il suo affetto fisicamente ed istintivamente, con dei gesti ben precisi. In cuor proprio, il guardiacaccia non solo aveva identificato la figura della donna, ma volle anche renderle omaggio, dimostrandole quanto le fosse grato per averlo salvato. La pelle di Sam era più fresca della propria, sia sotto le mani che contro le labbra, ed il suo corpo più minuto gli sembrò una roccia tra le braccia, quello di una vera guerriera. Tenendo il volto contro il collo di Sam ed inspirandone l'odore, Adam continuò a dimostrarle affetto, un po' come se fosse sicuro che lei avrebbe capito, non avendo ancora abbandonato pienamente la sua forma animale. Nel frattempo, le braccia di Sam gli si avvolsero attorno alla schiena, ed i respiri profondi ma leggermente affaticati del ragazzo si infransero contro la pelle dell'amica, mentre un leggerissimo sorriso gli distese le labbra. Nonostante il dolore che ancora continuava ad insinuarsi nelle ossa e nei muscoli, e nonostante la ferita gli facesse male, si sentiva anche lui al sicuro adesso. Sam gli depositò un leggero bacio tra i capelli, e Adam la strinse leggermente di più a sè. -Ehi, va tutto bene. - Contro il torace scoperto, il giovane sentì oltre le morbide forme della ragazza il suo cuore battere forte, invitando irresistibilmente quello di lui a fare lo stesso in una tenera simbiosi.
    L'odore del sangue, tuttavia, spezzò quel momento, riportando Adam alla realtà, e man mano che i minuti passavo, lui abbandonava sempre più le sue reazioni animalesche per accedere a quelle umane. -Ricordi qualcosa di quello che è successo? - Domandò Sam leggermente concitata, anche se il suo tono di voce restò morbido e poco invadente. Ancora in uno stato confusionale "di mezzo", Adam annuì leggermente, come a far capire alla ragazza che comprendeva le sue parole, e che ricordava ogni cosa. Tuttavia, lui non si mosse, non accennando almeno per ora a separarsi da lei. -Sei ferito. - Gli spiegò lei, respirando lentamente contro i capelli scuri del guardiacaccia. -Pensi di riuscire a rialzarti? Ti aiuto. Ti accompagno a casa ok? E cerchiamo di darle una sistemata, o di chiamare un’ambulanza. - Adam non sapeva se avrebbe potuto rialzarsi subito, ma ci avrebbe provato ugualmente. Per quanto ora lo avvertisse come il suo habitat naturale, il bosco non era il luogo più adatto e più sicuro in cui rimanere. E poi, per curarsi avrebbe dovuto tornare comunque alla sua "tana". Mentre la ragazza riprendeva il suo zaino, lui restò seduto, appoggiando le mani nel terreno, un po' come se fossero ancora le sue zampe anteriori. La ferita sulla coscia era particolarmente dolorosa, tirava la pelle e bruciava. Lì per lì, Adam sperò di non doverci mettere dei punti, sintomo di una consapevolezza umana che stava iniziando a prendere strada dentro di lui. Thunder si avvicinò a lui, e il ragazzo allungò una mano ed istintivamente accarezzò il suo cane, per calmarlo il più possibile. Volgendo lo sguardo verso Sam, il giovane vide le sue guance tingersi di un colore quasi rosso vivo, e allora inclinò appena il capo, aggrottando le sopracciglia, non capendo sul momento il segnale che lei gli stava lanciando. Rovistando velocemente nello zaino, lei prese una piccola scatola contenente oggetti di primo soccorso ed una bottiglietta d'acqua. -Cerco di pulirla, almeno un minimo e di coprirla, poi ti aiuterò ad alzarti. - Restando in silenzio, sempre mansueto, Adam teneva lo sguardo su Sam, cercando di restare il più calmo possibile anche quando la stoffa della garza entrò a contatto con la sua pelle, sempre più vicina ai tessuti lesi. La ragazza era molto attenta e per questo Adam cercò di non lamentarsi. Di solito, lui godeva di una soglia del dolore molto alta, per cui difficilmente, anche se si feriva, sentiva qualcosa di davvero fastidioso. Eppure, alcune delle abrasioni e dei tagli della trappola si rivelarono più insidiosi del previsto, ed infatti mentre Sam ripuliva la ferita, ad un certo punto lui prese un netto respiro, sussultando leggermente; stava soffrendo più di quanto credesse. Pian piano, il guardiacaccia si stava rendendo conto di quanto la donna si stesse prodigando per lui, e man mano si sentì sempre più dispiaciuto di averle recato tutto quel disturbo. -Sono una frana con le fasciature, cercheremo di farne una migliore dopo. - Annuendo leggermente, Adam si sentì poco dopo la coscia costretta dalla fasciatura e la ferita pulsare contro di essa; almeno, il sangue stava pian piano smettendo di uscire, assorbito anche dal tessuto sottile della garza.
    -Ok, ok! - Mormorò in fretta Sam, riprendendo a cercare qualcosa nella sua borsa, per poi allungare al ragazzo una giacchina. -Tieni. - Prendendo in mano il capo d'abbigliamento, il giovane osservò curioso l'amica, non capendo subito per quale motivo gliel'avesse dato. Nella sua testa, sapeva di essere ancora perfettamente appropriato mostrando il suo corpo - del resto, gli animali hanno bisogno di vestiti? Non gli passò neanche dall'anticamera del cervello il fatto che nella società umana bisognasse coprirsi. Tenendo comunque la giacca in mano, il guardiacaccia appoggiò quella libera sul terreno, per fare leva su essa e rimettersi in piedi. Dalle labbra gli uscì istintivamente un lamento, nel dover comunque appoggiare il peso del suo corpo su entrambe le gambe - compresa quella ferita. Il braccio di Sam arrivò prontamente, fermandosi saldamente attorno ai fianchi di lui. -Andremo molto piano. Thunder, indicami la strada. - Nel sentirsi chiamare, il maremmano iniziò a scodinzolare appena, per poi dirigersi subito verso la coppia di umani e superare la ragazza in modo da fare strada. Ormai, dopo un quarto d’ora circa, avevano superato il cuore del bosco, ed avevano imboccato il sentiero dov'erano rimasti i brandelli dei vestiti che Adam aveva indossato prima di trasformarsi, così come il suo cellulare, il portafogli e le chiavi di casa. Sam. La chiamò finalmente Adam, con la voce un po' più grave del solito per via della mutazione. Finalmente stava uscendo dal limbo tra le due forme, e solo allora tutti i ricordi che si erano venuti a creare nei minuti precedenti acquistarono un senso più strutturato, inquadrandosi in una pausa silenziosa di svariati secondi nella mente di Adam, che diede loro senso con valori e costumi umani. All'improvviso lanciò uno sguardo alla piccola giacca che aveva ancora in mano, ad abbassò lo sguardo, ispezionandosi mentre lentamente camminava con Sam verso casa propria. Le sue guance andarono a fuoco non appena si rese conto di essere ancora completamente nudo, e allora si portò immediatamente la stoffa sull'inguine per limitare i danni, schiudendo le labbra, come a dirsi "sei uno stupido!". Scusami... Borbottò lui particolarmente imbarazzato; nonostante non avesse mai avuto alcun problema con la nudità, Adam era più che consapevole del fatto che non tutti avevano una visione così "naturalistica" del corpo, e soprattutto non era sua minima intenzione, quella di farsi vedere svestito agli occhi di Sam, con cui aveva un rapporto diverso da Fae o Ivar, ad esempio. Adam riportò le iridi scure sui lineamenti di Sam, ricordandosi perfettamente di averla quasi baciata sulle labbra. Lì per lì non ci pensò, ritenendo normalissimo il gesto che aveva compiuto poichè perfettamente adatto ad un comportamento lupino. Tuttavia, per gli esseri umani un’azione del genere avrebbe acquisito un valore un po' più complesso. Oddio.. Mormorò lui, più a se stesso che all'amica, fermandosi e cercando di non pesare più così tanto sul corpo della donna. Io.. Scusami Sam, mi dispiace. Non volevo turbarti in nessun modo, o invadere i tuoi spazi. Il dolore negli arti e nella muscolatura di Adam si riduceva passo dopo passo, eppure nel suo petto la stretta che avvertiva era tutt'altro che piacevole. Non voleva che Sam si fosse sentita spaventata, aggredita, oppure violata nei suoi spazi, mentre lui stava agendo con le migliori intenzioni ma in modi non certamente ordinari. Thunder abbaiò, iniziando ad annusare proprio gli oggetti che appartenevano ad Adam e lui, sinceramente mortificato, distolse lo sguardo da quello di Sam il più velocemente possibile, per poi accovacciarsi lentamente accanto a quel che era rimasto dei suoi vestiti. Per fortuna, prima di trasformarsi non aveva indossato la giacca di jeans che aveva portato con sè da casa. Allora, infilando in nelle tasche di quell'indumento tutto ciò che serviva, il giovane se lo portò attorno alla vita. Appese al braccio la giacca più piccola della ragazza, prese il resto dei suoi vestiti, e poi si voltò verso la donna, rimettendosi in piedi un po' a fatica. Ho fatto un casino, avrei dovuto avvisarti. Mormorò lui, ancora abbastanza imbarazzato e dispiaciuto del fatto che lei avesse scoperto della particolarità in questo modo e non dalle sue labbra. Tu hai fatto così tanto per me, e io non so come ringraziarti. Sei stata molto coraggiosa, e lo capirei, se non volessi vedermi dopo oggi. Spiegò Adam, con la sua solita franchezza. Nonostante fosse molto schivo ed introverso, voleva sempre cercare di essere il più trasparente possibile con le persone con cui si relazionava. Sam era una nuova presenza nella sua vita che lui apprezzava moltissimo, e che lo stava incuriosendo; avrebbe voluto conoscerla meglio, cercare di capirla sempre di più. Inoltre, aveva davvero sentito un legame con lei, nel momento in cui l’aveva salvato. Quel bacio, quell’abbraccio di poco prima, per quanto istintivi, lui li aveva voluti condividere con lei e lei sola, proprio perché provava affetto, gratitudine ed attrazione nei suoi confronti. Tuttavia, Adam era anche consapevole del fatto che una particolarità come la propria sarebbe potuta essere impegnativa da affrontare, a volte anche pericolosa, e che i suoi gesti avrebbero potuto essere stati interpretati come frettolosi, oppure invadenti. Per cui, avrebbe capito se Sam avesse scelto di dirigere parte delle sue energie altrove, nonostante un sottile velo di malinconia iniziò a velargli lo sguardo.
     
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    Era una sensazione strana quella che provava vicino a quel grosso animale, come se una parte di lei sapesse perfettamente di non avere nulla da temere da lui, nonostante la sua stazza. Continuava a sentire una certa paura, era inutile negarlo, ma più tempo passava vicino a lui e più questa si attenuava, sin quasi a scomparire. Era come se lo sguardo del lupo volesse dirle di stare tranquilla, di mantenere la calma, che nulla sarebbe successo. Si sentiva così sciocca a pensare che un animale potesse parlarle, eppure, in quel momento, era come se i suoi grandi occhi scuri le stesse davvero dicendo qualcosa. Cerò quindi di trovare tutta la sua sicurezza e la grinta perduta qualche momento prima, sforzandosi di rimanere lucida e di trovare una soluzione a tutto quel pasticcio. Cercò di chiedersi che cosa avrebbe fatto Adam se fosse stato lì. Non sapeva rispondere a quella domanda purtroppo, non conosceva abbastanza bene il guardiacaccia da riuscire a prevedere le sue mosse, eppure pensare a lui riusciva in qualche modo a farla rimanere concentrata. Mai nella sua vita avrebbe pensato di ritrovarsi un giorno ad aiutare un grosso lupo a liberarsi da una tagliola e invece eccola lì, accovacciata vicino alle gambe posteriori dell’animale, a cercare di fare del suo meglio. Non si era mai trovata in una situazione come quella. Frequentava il bosco soltanto per fare qualche corsa o delle lunghe passeggiate, per respirare un po’ d’aria fresca e pulita, e non aveva mai pensato di guardarsi attorno e di verificare che non ci fosse alcun corpo estraneo sul terreno del bosco. Sapeva che i cacciatori frequentavano quell’area eppure non aveva mai pensato davvero a cosa quegli uomini potessero essere in grado di fare. Soltanto in quel momento, mentre si arrovellava alla ricerca di una soluzione, di rese conto di non aver mai prestato abbastanza attenzione. Se lo avesse fatto forse in quel momento tutto le sarebbe stato molto più chiaro e non si sarebbe sentita così a disagio. Avrebbe voluto essere più preparata, conoscere meglio quello che si trovava davanti, ma purtroppo non era possibile. Doveva accontentarsi del suo istinto. Odiava non avere la situazione sotto controllo, non sapere che cosa fare, ma avrebbe fatto meglio a mandare giù il rospo se non voleva rimanere zitta e immobile, completamente paralizzata dalla tensione.
    Più il tempo passava e più il lupo appariva stanco, provato dal sangue che continuava a perdere e che doveva affaticarlo parecchio. Sarebbe stato meglio portarlo da un veterinario se fosse davvero riuscita a liberarla da quella morsa, perché lei non era esattamente abile con le ferite. Tutto ciò che sapeva fare era soltanto disinfettare brevemente una ferita e metterci su un cerotto. Non era un medico e ancora meno sapeva cosa fare con gli animali, ma ci avrebbe quanto meno provato. Grazie al sostegno di Thunder che si mosse prontamente per aiutarla, andando a cercare un bastone abbastanza resistente con cui lei potesse fare leva, riuscì finalmente a liberare la zampa del grosso animale, che non tardò nel cercare di ringraziarli di quell’aiuto. Non aveva mai creduto che i lupi e i cani potessero andare così d’accordo eppure vedendo quei due animali non riusciva a pensare che ci fosse davvero nulla di sbagliato nei loro gesti. Anche lei tentò di avvicinarlo, prima che il maremmano le rubasse la scena, senza tuttavia riuscire ad avere un contatto con il lupo, ora che finalmente era stato liberato. Rimase ad osservarlo per diversi istanti, affascinata dalla sue movenze. Era la prima volta che scorgeva un esemplare così grande così da vicino, anzi, ad essere onesta non si era mai avvicinata ad un lupo prima di quel momento, neanche a quelli più piccoli, ma aveva sempre trovato che fossero degli animali bellissimi. Solitari, ma fedeli al proprio branco al tempo stesso. Sua nonna quando era piccola le aveva raccomandato più volte di non avvicinarsi mai ad un branco di lupi, perché poteva essere molto pericoloso e ora, guardando da vicino quell’esemplare, poteva ben capire quale fosse la sua preoccupazione. Per quanto un animale potesse apparire docile e mansueto, rimaneva comunque molto diverso da un essere umano e non si poteva mai essere del tutto certi che fossero in grado di comprendere quello che si cercava di dire loro. La mente di un animale funzionava in maniera completamente diversa e poteva bastare davvero poco per essere fraintesi, esattamente come le era capitato con la piccola volpe giusto qualche settimana prima.
    Si concesse qualche attimo di tregua, rivolgendo qualche carezza a Thunder prima di preoccuparsi di riavvicinare il lupo e cercare di tamponare in qualche modo la sua ferita e cercare di condurlo in un luogo in cui avrebbero potuto curarlo. Era piuttosto convinta di non essere in grado di prenderlo in braccio, sembrava piuttosto pesante e inoltre non credeva che lui sarebbe stato pronto ad accettare un gesto come quello, ma non era neanche sicura che l’animale l’avrebbe seguita o che sarebbe riuscito a raggiungere una clinica sulle sue zampe. Sembrava piuttosto affaticato. Avrebbe potuto chiamare qualcuno però, o cercare online il numero del veterinario più vicino e chiedere come poteva comportarsi in una situazione come quella. Non ebbe tuttavia modo di attuare il suo piano dato che, poco dopo, un tonfo catturò la sua attenzione. Ciò che la lasciò completamente a bocca aperta, però, fu vedere che, al posto del lupo, si trovava incredibilmente davanti un essere umano. Il ragazzo che si trovò davanti apparve confuso per i primi secondi, come se non sapesse bene dove si trovasse e che cosa gli fosse capitato. Era davvero riuscito a comprendere ciò che lei gli aveva detto fino a qualche momento prima? La sensazione che lui potesse capirla non era stato solo uno scherzo della sua mente?
    Cercò di attirare la sua attenzione e di capire se fosse cosciente, iniziando a chiamarlo per nome. Le sue reazioni in un primo momento le sembrarono così strane da lasciarla completamente senza parole, ma cercò di non soffermarsi troppo su quel loro breve contatto, sforzandosi di mantenere la calma nonostante potesse percepire perfettamente il battito accelerato del suo cuore. Era rimasta completamente spiazzata da quel gesto. Era abbastanza convinta che lui non si fosse reso conto di che cosa era successo, di essersi fatto così vicino, eppure lei non riusciva comunque a smettere di pensarci. Si era trattato soltanto di un brevissimo contatto, di una cosa quasi impercettibile, ma il ricordo della consistenza delle sue labbra era ancora impresso su quelle di lei. Deglutì lentamente, mentre lasciava che Adam posasse il capo nell’incavo del suo collo e restasse lì, per qualche momento, mentre lei lo cingeva appena con le braccia, cercando di fargli capire che era lì e che non sarebbe andata via. Se aveva fatto di tutto per aiutarlo quando si trovava in forma animale di certo non si sarebbe tirata indietro ora, che invece aveva ripreso la sua forma abituale. Cercò di fargli capire che sarebbe stato al sicuro, che non lo avrebbe lasciato da solo e che avrebbe fatto tutto il possibile per accompagnarlo a casa, o in ospedale, dove lui avrebbe preferito, ma gli lasciò comunque tutto il tempo di cui aveva bisogno per orientarsi un po’ meglio. Cercò di chiedergli se ricordasse qualcosa di quanto era capitato e si tranquillizzò appena quando lui annuì. Neanche in forma umana per lei sarebbe stato semplice aiutarlo a raggiungere un’altra meta, ma ce l’avrebbe messa comunque tutta. Cercò all’interno del suo zaino qualunque cosa potesse aiutarla a medicare la ferita di Adam, mentre Thunder si muoveva attorno a loro, cercando di valutare la situazione. Doveva sapere che il suo padrone stava male, senza il bisogno che Adam dovesse ammetterlo e probabilmente fu per questo che il ragazzo allungò un braccio nella sua direzione, accarezzandolo appena per tranquillizzarlo un po’. Quel gesto le fece pensare che, qualunque cosa gli fosse capitata poco prima, durante la trasformazione, ora la sua mente sembrava riavvicinarsi a quella del ragazzo che aveva conosciuto. -Mi dispiace, immagino che faccia un gran male. - mormorò, con tono di scusa, quando vide il ragazzo lasciarsi andare ad un respiro più profondo degli altri, mentre lei tentava di disinfettare con cura le sue escoriazioni, in particolare nei punti dove la tagliola aveva lasciato maggiormente il segno. -Non sono un granchè con queste cose e…beh, non immaginavo che sarebbe successo quindi… non ho esattamente avuto modo di fare molta pratica. - continuò, cercando di continuare a parlare per allentare un po’ della tensione. Stava bene in compagnia di Adam e lo trovava un ragazzo decisamente carino, per quanto un po’ timido e impacciato, ma di certo non si era aspettata di ritrovarselo davanti senza veli così, all’improvviso. La cosa la faceva sentire un po’ a disagio, ma immaginava anche che non fosse stato neanche nei piani di lui. Ce la stava mettendo tutta per non pensare a quello e per essere il più delicata possibile mentre cercava di ripulire la ferita dal sangue e dal terriccio, e sperava che lui apprezzasse quanto meno il gesto, dato che il risultato sarebbe potuto essere dei migliori. Cercò di organizzare una fasciatura un po’ improvvisata, che gli avrebbe permesso almeno di mantenere la ferita coperta e un po’ più serrata, così che il flusso di sangue in uscita diminuisse, o almeno questo era quello che sperava perché, se lui fosse svenuto proprio lì, di fronte a lei, con molta probabilità avrebbe iniziato a dare di matto. No, aveva bisogno che lui restasse vigile e reattivo.
    Si accertò che la fasciatura tenesse, o che per lo meno sembrasse farlo, prima di aiutare il ragazzo a rialzarsi, dandogli anche la sua giacca così che potesse coprirsi, anche se lui sul momento non parve comprendere il messaggio. La ragazza si mosse velocemente, cercando di cingere i suoi fianchi e di farlo appoggiare a lei, così che non gravasse troppo sulla gamba ferita. Purtroppo lei non poteva proprio prendendo il braccio come lui aveva fatto con lei, nel momento del bisogno. Chiese a Thunder di farle strada verso la loro dimora, dato che Adam sembrava ancora un po’ scosso. Non aveva ancora risposto alle sue domande e qualcosa le faceva credere che non fosse ancora perfettamente cosciente di dove si trovasse, come se non fosse ancora tornato del tutto in sé. Ma almeno la capiva e riusciva a seguire quello che diceva, quindi in un modo o nell’altro sarebbe riuscita a riportarlo a casa. Si muovevano molto lentamente e lei cercava di mettercela tutta per evitare tutte le radici che spuntavano dal terreno, così che nessuno dei due potesse inciampare e peggiorare la situazione. Lei si era ripresa piuttosto in fretta dalla sua storta e ormai da diversi giorni aveva ripreso a muoversi normalmente, come se nulla le fosse capitato, sperava tanto che anche per lui la situazione non fosse troppo grave e che si sarebbe rimesso al più presto. Nonostante questo camminare per il bosco non le era mai sembrato così complicato e dovette richiamare l’attenzione di Thunder in qualche occasione per chiedergli di rallentare appena il passo e aspettarli dato che loro non potevano procedere con passo spedito.
    Dopo quelli che a lei sembrarono minuti interminabili, Adam pronunciò il suo nome. La sua voce suonò un po’ più grave del solito, ma lei non potè fare a meno di tirare un sospiro di sollievo e sorridere, terribilmente felice, mentre lo guardava. -Ehi… - mormorò, cercando il suo sguardo, senza riuscire a trattenere la gioia. -Ehi, ciao… è davvero bello sentire di nuovo la tua voce. - continuò, senza quasi rendersene conto. Era così felice da non riuscire quasi a crederci, avrebbe persino potuto piangere se solo non fosse stata così terribilmente concentrata sullo stare in piedi e offrirgli un sostegno per camminare. Solo in quel momento il ragazzo arrossì vistosamente, utilizzando la giacca di lei per coprirsi almeno un minimo, prima di scusarsi. -Oh, no no. Non è mica colpa tua. Non devi scusarti. - si affrettò a rispondere lei, con una certa determinazione. Sapeva che non tutti a Besaid erano in grado di tenere sotto controllo la propria particolarità e a quel punto era piuttosto convinta che Adam fosse tra quelli un po’ meno fortunati, altrimenti avrebbe ripreso la sua forma umana molto prima. Si fermò quando lui fece altrettanto, puntando lo sguardo in quello di lei, mentre probabilmente aveva iniziato a realizzare anche le altre cose che erano accadute, continuando a scusarsi con lei, cercando inoltre di non gravare troppo sulla sua figura minuta. -Non pensarci adesso, ok? Non è successo niente, ho intuito che non fossi esattamente in te. E’ tutto ok. - gli rispose prontamente lei, sperando davvero che lui non si soffermasse troppo su quella faccenda. Sapeva bene che, in condizioni normali, lui non avrebbe mai fatto una cosa come quella. Era certa che pensieri simili non avessero mai sfiorato la mente di lui e che fosse stata soltanto una cosa dettata dal momento, da qualche istinto animalesco che lei di certo non poteva comprendere e sarebbe rimasto tutto lì, in quella frazione di secondo. Potevano passarci sopra, potevano fingere che non fosse accaduto, non era necessario che lui si scusasse.
    Soltanto quando il cane cercò di attirare la loro attenzione si rese conto che a terra si trovavano alcuni oggetti di Adam, non fu difficile per lei riconoscere il suo telefono, che era stato lì per tutto il tempo. Cercò di assecondare i movimenti di lui e aiutarlo a raggiungere il terreno per prendere almeno alcune delle sue cose. Vedere alcuni indumenti a brandelli le fece intuire che doveva essere stata una cosa improvvisa, e che forse neanche lui aveva avuto perfettamente modo di rendersene conto. Gli lasciò il tempo di recuperare i suoi oggetti personali, senza sapere bene che cosa fare in quel momento. Forse avrebbe dovuto aiutarlo, ma voleva anche lasciargli un po’ di spazio ora che lui sembrava avere bisogno di un po’ di tempo per pensare. Quindi rimase ferma, in silenzio, ad osservarlo, sperando che lui aggiungesse qualcosa. Fu sollevata di sentirgli dire che avrebbe voluto avvisarla, con un po’ di imbarazzo, ma furono le sue parole successive a farle corrucciare la fronte. -Cosa? No! - fu la prima cosa che riuscì a ribattere, in maniera piuttosto categorica, mentre muoveva un passo nella sua direzione, per rendere più chiaro il fatto che non avesse alcuna intenzione di andarsene. -Ho avuto paura che avessi cambiato idea. Che in qualche modo fossi riuscita a dire la cosa sbagliata nel momento sbagliato e che tu non volessi più vedermi. - disse, riuscendo solo in quel momento a rivelare quelle che erano state le sue preoccupazioni nel momento in cui non lo aveva visto arrivare. -Ma sono felice che tu non sia riuscito ad avvisarmi. Perché probabilmente in questo momento saresti ancora lì e se c’era una cosa che mi spaventava maggiormente non vedendoti arrivare prima era proprio la paura che ti fosse capitato qualcosa. - continuò, rivolgendogli un leggero sorriso e cercando di incontrare il suo sguardo. Probabilmente si stava lasciando andare un po’ troppo, ma aveva trattenuto la preoccupazione così a lungo da non riuscire davvero più a frenarsi. -Senti… hai tutto il diritto di non rivelare le tue faccende personali alla prima persona che incontri… però ammetto che saperlo in anticipo mi avrebbe fatto evitare qualche pessima figura. - borbottò, abbassando appena lo sguardo mentre ripensava al fatto che più volte davanti al lupo avesse cercato Adam e si fosse lamentata della sua assenza. -Gli altri lo sanno? Ivar e Fae? - chiese, anche se in realtà era abbastanza convinta di conoscere già la risposta e che non ci fosse bisogno che il guardiacaccia la esprimesse ad alta voce.
    In quel momento tuttavia non era quella la questione che le premeva maggiormente risolvere. -Ma tu non dovresti stare in piedi, né tanto meno cercare di fare tutto da solo. - riprese quindi, mentre finiva di coprire gli ultimi passi che la separavano da lui, chiedendo il suo permesso per avvicinarsi di nuovo e dargli una mano a reggersi. -Permettimi di riaccompagni a casa e di aiutarti. Per favore.- continuò, poco dopo, cercando così di rendere più chiare possibili le sue intenzioni. Era stato lui il primo ad aiutarla quando lei ne aveva avuto bisogno e ci teneva a ricambiare il favore ora che poteva farlo. -Ti prometto che poi, se vorrai stare da solo, andrò via senza fare storie. Ma per favore, permettimi di ricambiare il favore e di assicurarmi che tu stia bene. Non riuscirei a stare tranquilla altrimenti.- terminò, sperando che lui glielo permettesse. Si rendeva conto che chiedergli di portarla a casa sua poteva suonare come una cosa un po’ ambigua, ma quel pensiero non aveva sfiorato neanche lontanamente la sua mente in quel momento. Voleva solo accertarsi che stesse bene, che potesse cavarsela da solo, o in alternativa aiutarlo a chiamare i soccorsi se ce ne fosse stato bisogno. Non aveva alcuna intenzione di voltargli le spalle e allontanarlo e sperava tanto che anche per lui fosse lo stesso.
     
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    -Mi dispiace, immagino che faccia un gran male. - La voce di Sam, dolce ma presente, era l'unica cosa che in quel momento stava riuscendo a connettere i sensi di Adam con la realtà. Stordito non solo dal dolore ma anche dai cambi repentini nel suo corpo, il ragazzo si sentiva come circondato da una bolla che gli impediva di mettere a fuoco l'ambiente circostante. Eppure, Sam era lì con lui, la sentiva. Pronunciando quelle poche parole con un tono dispiaciuto, la ragazza riuscì ad estendere una mano invisibile nei confronti del guardiacaccia, che si appigliò ad essa con tutte le sue forze per uscire da quella barriera. Non era mai facile la conclusione di una trasformazione: il corpo ne usciva provato, e la mente passava lentamente da una dimensione all'altra, intrappolata in una forma di mezzo. Tuttavia, Sam aveva ragione: il giudizio di Adam era anche messo alla prova dalle ferite che la tagliola gli aveva lasciato, la prima in cui si fosse mai imbattuto da lupo. Da umano aveva più volte eliminato trappole di vario tipo, eppure quella morsa era non solo illegale, ma anche parecchio antica, di quelle fabbricate prima che i regolamenti sulla caccia venissero messi in atto. Adam l'aveva sentito, l'odore del sangue che scorreva copioso fuori da lui. Eppure, per qualche momento non prestò attenzione ad esso, perchè era la voce di Sam a guidarlo, ad attrarre tutta la sua attenzione. Quello strano ma tenero incanto purtroppo si spezzò non appena una fitta più lancinante delle altre riportò il ragazzo dritto ad una realtà alla quale ancora non apparteneva del tutto. -Non sono un granchè con queste cose e…beh, non immaginavo che sarebbe successo quindi… non ho esattamente avuto modo di fare molta pratica. - Nonostante non avesse avuto modo di dare un senso strutturato ad ogni parola, Adam sentì un leggero senso di sollievo nel sentire le frasi di Sam. Era come se la voce non solo stesse aiutando lei a liberarsi dal nervosismo, ma anche lui dalla paura di restare solo. Parola dopo parola, suono dopo suono, la ragazza gli faceva capire che era lì con lui, che non se ne sarebbe andata. Lo sguardo un po' sperduto ma ugualmente intenso di Adam vagò sul volto di Sam per qualche attimo, per poi abbassarsi verso le sue mani, che nel frattempo armeggiavano attorno alle ferita per ripulirla e fasciarla. Respirando silenziosamente e profondamente, il giovane si soffermò su quelle azioni, tanto premurose quanto attente, un po' come se fosse intrappolato in uno stato di dormiveglia dopo aver sognato.
    Con calma, Sam si assicurò che tutto fosse apposto, prima di aiutare Adam a tirarsi su. Non doveva certamente essere stato facile per lei sorreggerlo, data la differenza nella loro corporatura. Lì per lì, il ragazzo prese mansueto quella giacchetta in mano, non sapendo bene a cosa gli sarebbe servita, questo perchè non l'aveva identificato ancora come un capo d'abbigliamento, fatto per coprirsi. Mentre lui contemplava quell'oggetto ancora alieno ai suoi occhi, avvertì quasi improvvisamente il braccio di Sam avvolgersi attorno ai suoi fianchi. Dunque, rispecchiando i suoi movimenti, il guardiacaccia le portò un braccio attorno alle spalle, tenendosi più in equilibrio possibile per poter camminare. Per quanto ancora elementari potessero essere, le associazioni mentali di Adam stavano pian piano rientrando in una “cornice” più umana, e sebbene comprendesse le parole della ragazza, non era ancora completamente rientrato nel suo regime abituale. Man mano che il tempo passava, le percezioni del guardiacaccia diventavano sempre più complesse, e con esse aumentava anche la sua consapevolezza di sè e di ciò che era attorno a lui - Sam inclusa. Thunder procedeva spedito, guidando i ragazzi verso casa di Adam, e nonostante di tanto in tanto dovettero fermarsi, non passò molto tempo prima di uscire dal cuore del bosco. Qualche minuto dopo, la voce del giovane finalmente trovò la sua strada sin fuori le sue labbra leggermente arrochita ma riconoscibile. Un sorriso si spiegò sulle labbra di Sam, che sembrò sollevata nel sentirlo parlare dopo tutto quel tempo. La sua espressione era così luminosa, da attirare subito lo sguardo del ragazzo, che si posò sul volto di lei.
    -Ehi… - Sussurò felice Sam, portando i suoi occhi chiari in quelli di lui. -Ehi, ciao… è davvero bello sentire di nuovo la tua voce. - Senza che potesse davvero controllarlo, il cuore di Adam iniziò a corrergli nel petto; non si aspettava un tale entusiasmo dalla ragazza, e percependone l'affetto, si sentì emozionato. Tutto di quelle poche frasi tornò in prospettiva; non si trattava solo di un legame che Adam percepiva istintivamente e che aveva espresso nei suoi gesti pochi minuti prima, ma ogni azione di Sam portava con sè un'attenzione che lui non vedeva da tempo: non solo era rimasta assieme a lui, ma l'aveva anche salvato, curato, e si era preoccupata sinceramente per lui. Sarebbe stato davvero difficile trovare qualcuno che non fosse Ivar o Fae o Jude che non sarebbe scappato a gambe levate di fronte a quel grande lupo ferito e potenzialmente pericoloso. Eppure, Adam sapeva di non essersi sbagliato, nel definire Sam una vera guerriera: era stata empatica, forte e coraggiosa, e lui l'aveva apprezzato profondamente. Proprio mentre si rendeva conto di quanto la ragazza fosse stata preziosa, il guardiacaccia d'un tratto capì anche di essere completamente svestito. Ringraziando mentalmente ancora una volta Sam - stavolta per avergli messo in mano quella giacchina - provvide a rendersi leggermente più presentabile, nonostante sospettò che fosse già troppo tardi, e da qui le guance di lui avvamparono tremendamente. Scusarsi sarebbe stato il minimo. -Oh, no no. Non è mica colpa tua. Non devi scusarti. - Con decisione, Sam si assicurò che Adam non si sentisse completamente a disagio, facendogli presente di non essere stato in sè, in un certo senso. Sin da quando aveva memoria, lui sapeva di non riuscire a resistere alle trasformazioni. Ogni volta che avevano luogo, il ragazzo non poteva opporsi - a prescindere da dove si trovasse e cosa stesse facendo. Era così dispiaciuto, quando si rese conto che avrebbe mutato forma proprio prima di vedere Sam, ed ora che era con lei sentì un nodo formarglisi in gola, un po' come se tutte le parole che non le aveva detto per avvertirla gli si stessero accavallando dentro, e le uniche frasi che riusciva a pronunciare erano tante sentite scuse. Non era stata minimamente sua intenzione turbare Sam, nè tantomeno metterla in una situazione scomoda. -Non pensarci adesso, ok? Non è successo niente, ho intuito che non fossi esattamente in te. E’ tutto ok. - Da un lato, Adam non poteva che essere d'accordo con la ragazza. Aveva assunto una forma completamente diversa da quella umana, che gli imponeva non solo un corpo differente, ma anche dissimili abitudini e percezioni. Eppure, se avesse avuto tempo per rifletterci, avrebbe detto che si, lui sarebbe sempre stato in sè. Quella fisionomia, quell'intuizione animale, quelle emozioni, per quanto prive dei filtri sociali umani, gli appartenevano. Non sarebbe mai riuscito a separare le due parti di sè, a non considerarle un intero; quei ringhi e quei guaiti, così come quel bacio e quell'abbraccio forse un po' impetuosi, erano stati senz'altro grezzi e appassionati, ma erano sempre Adam. Ogni gesto, dal più veemente ed istintivo al più mansueto e dolce non avrebbe mai costituito un pericolo vero e proprio per Sam, perchè lui, in qualsiasi forma fosse, ormai le era affezionato.
    Tuttavia, scusarsi fu un gesto ugualmente sentito - non volendo ferire la ragazza in alcun modo, Adam avvertì l'esigenza di chiarire le sue intenzioni: non avrebbe mai voluto allontanare Sam, anzi. Thunder si fermò, ora attirato dagli oggetti che il ragazzo aveva dovuto abbandonare nel tragitto prima di trasformarsi. Per fortuna era ancora tutto lì, dal cellulare al portafogli. Con l'aiuto sempre provvidenziale di Sam, il guardiacaccia riuscì ad accovacciarsi per recuperare ciò che poteva. Mentre raccoglieva più oggetti possibili, Adam sentì un peso invisibile e pressante crearglisi nel petto, che un po' come il nodo alla gola di poco prima lo stringeva in una morsa fastidiosa, tanto quanto quella della tagliola da cui era scappato. Era consapevole di non essere una creatura estremamente facile, nè da uomo nè da lupo, e sapeva che la sua particolarità avrebbe potuto far paura. Delle volte ne era rimasto intimorito anche lui, eppure aveva imparato a conviverci e a farla propria. Tuttavia, non avrebbe mai preteso da Sam lo stesso sforzo. Per questo, diede voce alle sue preoccupazioni, facendo presente alla ragazza che avrebbe compreso se non avesse più voluto vederlo. Si ricordava perfettamente della figura intimorita della ragazza mentre cercava di allontanarla ringhiandole contro; nonostante tutto era rimasta, e non avrebbe mai dovuto sentirsi tenuta a farlo. -Cosa? No! - Istintivamente, Sam fece un passo avanti, esprimendo decisa la sua posizione. -Ho avuto paura che avessi cambiato idea. Che in qualche modo fossi riuscita a dire la cosa sbagliata nel momento sbagliato e che tu non volessi più vedermi. - Schiudendo appena le labbra, sorpreso, Adam si ritrovò nuovamente ad avvertire il cuore battere più selvaggio nel torace. Aggrottando appena le sopracciglia, non riusciva a capacitarsi del fatto che Sam avesse avuto dubbi di quel tipo. Era sempre stata una presenza così gradita per lui; era sempre stata gentile, affettuosa e interessante, e forse lui aveva mancato di esprimere di più le sue impressioni positive su di lei. -Ma sono felice che tu non sia riuscito ad avvisarmi. Perché probabilmente in questo momento saresti ancora lì e se c’era una cosa che mi spaventava maggiormente non vedendoti arrivare prima era proprio la paura che ti fosse capitato qualcosa. - Lo sentiva addosso, Adam, lo sguardo di Sam che lo cercava, che esigeva il confronto con il proprio, scuro e velatamente dispiaciuto, che finalmente si ricongiunse a quello di lei. Non avrebbe voluto farla preoccupare così e nonostante il rammarico di aver probabilmente fatto perdere qualche anno di vita alla ragazza dall'inquietudine, il guardiacaccia continuava a sentirsi vagamente sorpreso. Non credeva che Sam si sarebbe impensierita così per lui. Sicuramente era una ragazza premurosa, ma lui non pensava si sarebbe liberata in quel momento da così tanta apprensione. -Senti… hai tutto il diritto di non rivelare le tue faccende personali alla prima persona che incontri… però ammetto che saperlo in anticipo mi avrebbe fatto evitare qualche pessima figura. - Lo spirito fiero di Sam emerse ancora una volta, nel rimproverare almeno un po' Adam del fatto che l'avesse tenuta all'oscuro della sua particolarità. Effettivamente avrebbe dovuto avvisarla, e l'avrebbe fatto. Eppure, avrebbe voluto aspettare un po', conoscerla meglio, darle il tempo necessario per lasciarsi capire e capire a sua volta il ragazzo che aveva di fronte. Evidentemente, il tempo era un privilegio di cui Adam in questo caso non aveva goduto. -Gli altri lo sanno? Ivar e Fae? - Per il momento, il ragazzo non rispose ad alcuna delle frasi di Sam se non alla sua ultima domanda annuendo, restando in silenzio ad ascoltarla e custodendo le sue parole, poichè appena si accinse a parlare lei sembrò tornare allarmata.
    -Ma tu non dovresti stare in piedi, né tanto meno cercare di fare tutto da solo. - Abbassando lo sguardo e scostando lievemente la giacca dai fianchi, Adam diede un'occhiata alla ferita, che sembrava star piano piano smettendo di sanguinare. Gli faceva male, eppure fortunatamente per lui, era bravo a sopportare bene il dolore. Avrebbe solo dovuto andare a casa e medicarsi, sperando di non doversi recare in ospedale per farsi mettere dei punti. Camminare era fastidioso, e il pensiero di dover forse saltare qualche giorno di lavoro già iniziava a non piacergli. Lasciando che Sam si avvicinasse con calma, il ragazzo la osservò finchè non gli fu davvero vicino. -Permettimi di riaccompagni a casa e di aiutarti. Per favore.- Esattamente come aveva fatto lui qualche settimana prima, la ragazza insistette nell'offrire il suo aiuto, e lui sapeva di non poter rifiutare. Nonostante lei si fosse prodigata già tantissimo, ci sarebbe stato bisogno del suo aiuto per camminare. -Ti prometto che poi, se vorrai stare da solo, andrò via senza fare storie. Ma per favore, permettimi di ricambiare il favore e di assicurarmi che tu stia bene. Non riuscirei a stare tranquilla altrimenti.- Nell’avvertire per la terza volta quella strana tachicardia nell'ascoltare le parole di Sam, Adam apprezzò più di quanto potesse mai esprimere il fatto che lei si fosse offerta di aiutarlo, sempre rispettando i suoi spazi. Per lui era importante proteggerli e lei sembrava averlo intuito, e proprio per questo lui avvertì con ancor più chiarezza di voler farla entrare in essi. Si fidava di lei, ed era anche piacevolmente sopraffatto dalla preoccupazione e dall'affetto che lei stava dimostrando di serbare nei suoi confronti. Grazie Sam. Non posso farcela da solo. Mormorò Adam, in una risposta di poche parole, ma pregna di gratitudine. Muovendo appena una mano verso Thunder per richiamarlo, il ragazzo gli indicò la strada di casa, volgendo poi nuovamente lo sguardo verso Sam; quando lei fu pronta, le portò un braccio attorno alle spalle, cercando di tenere duro il più possibile per non pesarle troppo ed arrivare a casa il prima possibile. Dal sentiero, il tragitto normalmente percorribile in pochi minuti verso l'abitazione del guardiacaccia portò via più tempo del previsto, dato l'incedere rallentato dal passo di Adam. Una volta arrivati, Thunder corse verso la porta di legno spesso, iniziando a grattare contro di essa, dietro cui si iniziarono a sentire anche le feste della volpina. Raccattando da una delle tasche della giacca di jeans la chiave di casa, il ragazzo aprì la porta ed entrò assieme a Sam, dopo che il maremmano fu sgusciato all'interno. La cagnolina si precipitò vicino ad Adam, sollevandosi e abbaiando un paio di volte nel posare le zampette superiori sulle gambe del ragazzo. Ciao principessa, lei è Sam. Girando la testolina, la volpina si rese conto della nuova presenza in casa, e non smise di scodinzolare, prendendosi del tempo per annusare per un po' i jeans della ragazza, per poi squittire e girarle intorno, come se le stesse esplicitamente chiedendo delle coccole. Thunder si andò a sistemare vicino al camino, godendosi del meritato riposo, e Adam con calma allontanò il braccio dalle spalle della ragazza per smettere di gravarle sul corpo. Appoggiandosi al muro dietro di loro, decise di ispezionare la ferita una seconda volta; rimosse con attenzione la fasciatura che Sam gli aveva fatto, per poi osservare le abrasioni e i tagli che gli erano rimasti sulla pelle. Per fortuna avevano smesso di sanguinare, ma un paio di quelle ferite sembravano essere più profonde delle altre. Non pareva, tuttavia, che bisognasse andare in ospedale per dei punti. Nonostante la cura di Sam, era rimasto comunque del terriccio un po' ovunque sul corpo del guardiacaccia, che pensò di doverlo rimuovere al più presto per evitare che sorgessero infezioni. Torno subito, okay? Il tempo di fare una doccia e arrivo. Fa come se fossi a casa tua, intanto. Spiegò infine Adam gentilmente, raggiungendo con calma l'armadio accanto al letto per prendere dei vestiti intatti, e lasciare così il soggiorno. Una volta liberatosi nella giacca e sotto l'acqua tiepida, ogni singola goccia che capitava sulla ferita non faceva che bruciare, eppure sarebbe stato necessario ripulirsi, altrimenti le condizioni delle lesioni avrebbero potuto peggiorare. Nel mentre, Maina sembrava entusiasta di fare la conoscenza di Sam. Correndo verso il divano e guaendo per farsi seguire, la cagnolina si appostò sui cuscini morbidi, invitando la ragazza a raggiungerla. Tendendo a fare più amicizia con le donne, la volpina sembrava aver preso Sam in simpatia, cercando non solo compagnia, ma anche qualche coccola, che non disdegnava mai. Nel frattempo, cercando il più possibile di non cedere al dolore, Adam si asciugò ed indossò una t-shirt verde ed un paio i boxer neri, agguantando così i jeans e poi dalle ante sottostanti il lavandino un kit di pronto soccorso. Tornando in soggiorno, le iridi scure del ragazzo cercarono la figura di Sam, trovandola ora in compagnia della cagnolina e sempre attento ai propri movimenti, il guardiacaccia si sedette sulla poltrona accanto al divano e iniziò a srotolare una garza dimensioni un po' più grandi rispetto a quella che la ragazza aveva usato per curarlo poco prima. D'un tratto, era come se la stanchezza fosse calata del tutto sulle membra di Adam, che si sentì provato dalla disavventura con la tagliola. Dopo aver posato la garza sulla ferita ormai disinfettata grazie soprattutto all'intervento tempestivo di Sam, il ragazzo sollevò lo sguardo su di lei. Avevo paura. Iniziò lui, trovando più che doveroso essere sincero riguardo ai propri sentimenti, mentre continuava a medicarsi la ferita. Avrei dovuto dirtelo, però avevo paura di allontanarti. Avrei voluto aspettare un altro po' e poi sicuramente ti avrei informata... Non mi vergogno di ciò che sono, però so che non è facile, nè per me nè per chi mi sta attorno. Non è tanto che ti conosco Sam, però... mi piace la tua compagnia. Sei preziosa, e mi dispiace che tu abbia pensato che non volessi incontrarti... Non vedevo l'ora invece. E mi dispiace anche del fatto che ti sia preoccupata per me... Però ti ringrazio. Se non l'avessi fatto, probabilmente sarei in condizioni molto peggiori di questa, e tu mi hai salvato. Sei stata così coraggiosa, e ti sono molto grato. Vedi? Io lo sapevo che tu fossi una guerriera. Probabilmente, quella quantità di parole raramente sarebbe uscita in un intero anno dalle labbra di Adam, che di solito preferiva essere un ascoltatore piuttosto che un conversatore. Eppure nonostante la sua riservatezza e la sua timidezza, voleva far sapere con estrema sincerità a Sam cosa pensava di lei e di ciò che era riuscita a fare quel pomeriggio per lui. Abbassando nuovamente lo sguardo sulla ferita ormai fasciata e coperta, Adam si rese conto di aver dato fondo a molte delle sue energie, ma per una volta era stato davvero felice di aver parlato tanto.
     
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    Sam continuò a parlare senza riuscire a fermarsi, come faceva ogni volta che si sentiva a disagio, nervosa. Cercava di riempire il silenzio che aleggiava attorno a loro da quando Adam era tornato umano. Non riusciva a capire per quale motivo ancora non avesse detto una parola, perché da lupo avesse cercato comunque di emettere qualche suono o di farsi capire con i gesti e ora invece fosse completamente immobile, silenzioso, del tutto disorientato. C’era qualcos’altro che non andava? Qualcosa che lei ancora non riusciva a comprendere? Si limitava ad osservarla, con quello sguardo un po’ confuso e sperduto, come se non sapesse ancora bene dove si trovasse, né come fosse finito in quel posto. Non poteva neanche sapere se la riconoscesse in quel momento, anche se lo slancio di poco prima poteva suggerirle che avesse perfettamente in mente chi lei fosse. Abituata com’era ad un’immagine di Adam sempre sicuro e attento, sempre pronto a correre in aiuto degli altri, era così strano per lei vederlo ora invece così fragile e smarrito. Adam aveva sempre saputo come muoversi in quel bosco, cosa fare in ogni situazione e ora invece la guardava come se non sapesse più nulla. Provò una strana stretta all’altezza dello stomaco nel vederlo così, ma si sforzò di ricacciare indietro quelle sensazione e di restare lucida, vigile, stabile, non potevano permettersi che anche lei perdesse la testa. Lei non poteva permetterselo. Cercò di aiutarlo a rialzarsi, una volta fasciata con cura la ferita e sorreggerlo, per quanto le fosse possibile, mentre lo aiutava a trovare la strada di casa. Non era prudente che lui restasse là fuori, non in quelle condizioni. Si sforzava di pensare che fosse tutto a posto, che non avesse niente di cui preoccuparsi, ma probabilmente sarebbe riuscita a crederci davvero soltanto se fosse stato lui a dirglielo.
    Non riuscì quindi a trattenere un certo sollievo quando lui finalmente mormorò la sua prima parola, dopo tutto quel tempo. Se sembrava di averla aspettata per delle ore infinite, mentre probabilmente in tutto doveva essere trascorsa al massimo un’ora. Lentamente tutto sembrava tornare al proprio posto, ogni cosa sembrava riprendere il suo naturale corso. Certo, non era così sciocca che bastasse una parola per guarirlo, per risistemare la ferita che si era procurato alla gamba, ma era comunque un inizio. Cercò di tranquillizzarlo, di evitare che si sentisse in colpa per quanto era capitato. Non sapeva neanche bene a che cosa si riferisse, se parlasse soltanto del mancato “appuntamento” o di ciò che era successo dopo, ma, qualunque cosa fosse stata, quello non era sicuramente il momento migliore di parlarne. Attese che lui riprendesse le sue cose, lasciate sparse senza alcun ordine sul terreno, probabilmente sfuggitegli di mano nel momento in cui la trasformazione si era attivata. Per un momento si chiese come funzionasse, cosa sentisse quando stava per accadere, come facesse a rendersene conto, ma non era il momento di lasciarsi andare a simili domande, non quando lui sembrava ancora così triste e dispiaciuto. Un piccolo moto di rabbia e orgoglio le gonfiò il petto quando lui le disse che avrebbe compreso se lei non avesse più voluto avere niente a che fare con lui e si affrettò a ribattere, mettendo subito in chiaro tutto quello che aveva pensato in quegli interminabili minuti, quanta paura avesse provato e quanto ora potesse dirsi soddisfatta di non aver ricevuto il suo avviso. Quanto avrebbe dovuto aspettare prima che qualcuno lo trovasse? E se fossero state proprio le persone che avevano messo quella trappola a trovarlo, che cosa gli sarebbe capitato? No, non voleva neanche pensare ad un’eventualità come quella, non poteva.
    In cuor suo sapeva che, anche se Adam non aveva risposto a quel suo piccolo monologo, doveva essere d’accordo con lui. il fatto che lei lo avesse trovato, in quel momento, era stata davvero una grossa fortuna. Non mancò neanche di sottolineare che le avrebbe fatto piacere saperlo in anticipo, per non prendersi un tale spavento e per non fare tutte quelle pessime figure che aveva fatto con lui ancora nello stato di lupo, quando non aveva fatto altro che lamentarsi dell’assenza di Adam. Si chiedeva che cosa avesse pensato in quel momento e se gli altri invece fossero stati immediatamente in grado di riconoscerlo. Aveva sempre creduto di essere un’ottima osservatrice eppure in quell’occasione, in cui sarebbe stato importante fare certe deduzioni, non era stata in grado di arrivare alla soluzione da sola. Ma forse alla fine non aveva niente da rimproverarsi: come avrebbe fatto ad ipotizzare qualcosa di cui non sapeva assolutamente nulla? Avrebbe dovuto lasciargli del tempo per rispondere, per registrare tutte quelle parole che aveva finito con il riversargli addosso, ma la preoccupazione per il suo stato di saluto ebbe la meglio, facendola ripartire all’attacco e chiedendogli il permesso di aiutarlo a tornare a casa.
    Il clima tra loro sembrava parzialmente mutato da quando lui aveva ripreso del tutto conoscenza come se qualcosa dell’incanto si fosse spezzato, lasciando spazio alla realtà, alla razionalità. Lei si sforzava di non pensare troppo, di continuare a stare in movimento, di agire, per evitare che un dettaglio di troppo potesse scatenare domande del tutto inopportune. Era ferito e non aveva idea di quanto la situazione fosse grave, quindi quello avrebbe avuto la precedenza su ogni cosa e non aveva alcuna intenzione di permettergli di prendere la cosa alla leggera. Era importante che raggiungesse un posto tranquillo e al sicuro, non sarebbe riuscita a darsi pace altrimenti. Cercò di fare leva sul fatto che anche lui l’avesse aiutata in passato e che quindi in qualche modo volesse restituire il favore, anche se non si trattava solo di quello. Non ricordava l’ultima volta che si fosse sentita così incredibilmente in apprensione per qualcuno e anche quella era una di quelle cose su cui avrebbe dovuto riflettere un seguito, una volta sistemati i problemi più urgenti. Non dovette insistere troppo a lungo tuttavia, come invece lui aveva dovuto fare con lei, che aveva cercato di opporsi e sbrigarsela da sola. Il ragazzo ammise piuttosto in fretta di avere bisogno di aiuto e di non potercela fare da solo, quindi lei si precipitò di nuovo al suo fianco. Se si fosse lasciata guidare dal suo temperamento si sarebbe semplicemente fatta avanti sin dall’inizio, mantenendo la mano tesa davanti a lui per convincerlo ad afferrarla, ma il tempo trascorso insieme le aveva insegnato che Adam era una persona che teneva molto ai suoi spazi. Era un ragazzo aperto e disponibile verso tutti eppure era come se ci fossero alcuni limiti che era meglio non oltrepassare senza il suo consenso, esattamente come per lei. Con i suoi amici non c’era niente che non fosse pronta a fare, nessuna situazione in cui non fosse disposta ad infilarsi soltanto per fare loro compagnia o aiutarli, ma nei momenti iniziali, di conoscenza, aveva bisogno dei suoi tempi, dei suoi spazi, soprattutto nell’ultimo periodo. E anche lui sembrava averlo compreso, nonostante lei a parole finisse sempre con il prendersi più libertà di quante dovesse e dire tutto quello che le passava per la testa, anche se si trattava di piccoli rimproveri. Era per questo che era stata così preoccupata di un suo repentino cambio di idea, temeva di aver detto qualcosa di troppo alla fine, di essersi lasciata sfuggire qualcosa di sbagliato nell’impeto dei suoi lunghi discorsi.
    Avrebbe dovuto imparare ad essere silenziosa, in molti glielo avevano detto nel corso degli anni, ma in certi casi non le veniva per niente semplice. Sapeva quando era il momento di stare zitta, quando non esisteva alcuna parola adeguata per un certo contesto, come era accaduto quando il padre di Fae o i genitori di Mal erano venuti a mancare, ma in altre situazioni, un po’ meno gravi, non sapeva davvero come tapparsi la bocca. Si fece quindi avanti, cercando di offrire tutto l’aiuto possibile mentre lui si appoggiava appena a lei. Aveva notato la differenza rispetto a prima, il fatto che ora, con la mente un po’ più lucida, stesse cercando di non gravare troppo su di lei e fare più forza sulla sua gamba, ma si morse la lingua per evitare di farglielo presente. Per una volta poteva anche evitare di lamentarsi, anche se temeva che la cosa potesse peggiorare la sua ferita. Ad accoglierli all’interno dell’abitazione del guardiacaccia, che riuscirono a raggiungere senza troppe difficoltà e con un po’ di calma, c’era una volpina dal pelo rossiccio che si affrettò subito a fare le feste al suo padrone non appena lo vide rientrare. Sorrise con rinnovata tranquillità quando vide quella piccola palla di pelo zampettare felice in cerca delle attenzioni di Adam. A quanto pare c’erano diverse cose che non sapeva di lui, dato che nessuno l’aveva avvisata della presenza di un altro amico a quattro zampe nella vita del guardiacaccia, per tutto quel tempo aveva pensato che Thunder fosse il padrone incontrastato della sua abitazione, ma era evidente che la principessa, come lui stesso l’aveva chiamata, dovesse avere la meglio sul grosso maremmano. La piccolina si voltò subito verso di lei, quando Adam la presentò, cercando di attirare la sua attenzione muovendosi attorno a lei e scodinzolando, cercare di annusare i suoi jeans per capire se fosse pericolosa. Osservò Thunder conquistare un posto in prima fila accanto al camino e lei invece continuò a cercare di sorreggere Adam e aiutarlo a conquistare una posizione migliore. Lo guardò con aria non troppo convinta quando lui lentamente sfilò il braccio dalle sue spalle, appoggiandosi al muro e cercando a quel punto di muoversi da solo. Gli rivolse un’occhiata un po’ apprensiva, chiedendogli silenziosamente di stare attento e di non strafare, osservandolo da qualche passo di distanza quando lui cercò di ispezionarsi la ferita, rimuovendo con attenzione la fasciatura improvvisata che gli aveva fatto lei. -Credi che sia molto grave? - chiese, buttando fuori quella domanda, che la stava terrorizzando da un po’. -Hai bisogno che ti accompagni in ospedale? - chiese ancora, tenendo d’occhio tutti i suoi gesti e le sue espressioni. Fortunatamente comunque sembrava aver smesso di sanguinare e sperava davvero che quello fosse un buon segno.
    Annuì con una certa apprensione quando lui le comunicò di avere bisogno di una doccia e di fare come se fosse a casa sua nel frattempo. Rimase immobile per qualche secondo, mentre lui spariva in un’altra stanza, guardandosi attorno senza sapere bene cosa fare. L’imbarazzo tornò a farsi sentire velocemente mentre respirava piano, come se temesse di disturbare anche soltanto con quei semplici gesti. Non era mai stata a casa di Adam prima di quel momento e si rendeva conto che la situazione non fosse delle migliori. Si era praticamente auto-invitata senza accettare un rifiuto e ora che si trovava lì, da sola, iniziava a sentire di nuovo quella strana sensazione allo stomaco. Fortunatamente, comunque, la cagnolina non sembrò voler mollare la presa e continuare a scodinzolare nella sua direzione in cerca di attenzioni. Fu lei quindi a riportarla alla realtà, emettendo un piccolo verso per farle notare che lei era ancora lì e che non aveva ricevuto alcuna carezza. Con un sorriso divertito si piegò appena sulle ginocchia, per abbassarsi un po’ e raggiungerla più comodamente, affondando una mano nel suo pelo morbido. Quella sembrò subito apprezzare e reclamare altre attenzioni, mentre Thunder li guardava con aria annoiata. Si chiese se andassero d’accordo quei due, diversi com’erano o se la piccolina fosse semplicemente un po’ troppo invadente e avesse quindi finito con il catturare l’attenzione del maremmano con la sua insistenza. In maniera abbastanza buffa si ritrovò a fare un paragone tra quei due animali e lei e Adam, in parte si somigliavano e anche lei sapeva di essere come quel piccolo batuffolo di pelo, un po’ troppo invadente ogni tanto, seppure con tutte le sue buone intenzioni.
    Dopo qualche primo minuto la cagnolina sfuggì alla sua presa, correndo verso il divano e cercando di fare di tutto per farsi seguire, infilandosi in mezzo ad alcuni cuscini. Era così buffa e allegra che tutti i suoi pensieri sparirono presto, sostituiti da una piacevole calma. Si mosse lentamente verso il divano, senza tuttavia ancora sedersi, limitandosi a raggiungerla e piegare la schiena per riprendere a coccolarla. Quella non sembrò soddisfatta dei risultati ottenuti e squittì di nuovo, saltellando appena, come per farle capire che fino a che non si fosse seduta lei non si sarebbe calmata. Sam scosse appena la testa, trovando davvero buffa quella situazione. prima Thunder aveva fatto di tutto per farsi seguire e spiegarsi e ora quella cagnolina faceva altrettanto, pretendendo che lei facesse esattamente quello che chiedeva, senza fare troppe storie. Aveva davvero un bel caratterino e finì quindi per assecondarla, accomodandosi piano sul divano, cercando di non muoverlo troppo o di evitare di sedersi sulla coda voluminosa di quella piccolina che subito andò ad appoggiare il musetto sulla sua coscia, reclamando tutte le sue attenzioni. -Sei proprio una signorina che sa quello che vuole, non è così? - chiese Sam a quel punto, piuttosto divertita, anche se quella ovviamente non le diede alcuna risposta. Quasi non si rese neanche conto di quanto tempo fosse passato quando Adam tornò in soggiorno, con i capelli ancora bagnati e una t-shirt verde. -Non è stata colpa mia! E’ stata lei a costringermi a raggiungere il divano! - disse, alzando appena le mani in aria, come per cercare di scusarsi di aver conquistato il divano, per poi sorridere appena, cercando di capire come lui si sentisse. Si era sistemato sulla poltrona, ad una piccola distanza dal divano su cui si trovavano invece lei e la cagnolina. Sam avrebbe preferito che le raggiungesse lì, che si sedesse al suo fianco e che le assicurasse di stare bene, che non fosse accaduto nulla, ma capiva che lui potesse avere bisogno di un po’ di spazio, quindi si morse appena le labbra, cercando di restare in silenzio mentre la cagnolina iniziava a lamentarsi di quelle coccole interrotte. Osservò in silenzio Adam cercare di risistemarsi la fasciatura, notando quanto sembrasse essere stanco ora e provato dall’esperienza appena vissuta. Si ritrovò comunque a trattenere appena il fiato quando lui sollevò lo sguardo su di lei, come se fosse stata appena beccata a fare qualcosa che non doveva e battè appena le palpebre, leggermente confusa, quando lui ammise di aver avuto paura. Parlava dell’incidente con la tagliola? Perché, beh, anche lei ne aveva avuta, e parecchia. Il suo cuore riprese a battere con intensità quando lui le spiegò di aver avuto paura di rivelarle della sua particolarità perché temeva che lei si sarebbe allontanata perché sapeva che non era affrontare una cosa come quella, sebbene lui non se ne vergognasse di certo. Abbassò appena il capo sulla cagnolina, cercando di dissimulare il suo imbarazzo, mentre lui affermava di essere dispiaciuto per la sua preoccupazione e per il fatto che lei avesse pensato che lui avesse voluto cambiare idea. Sorrise però, risollevando lo sguardo su di lui, quando ripetè quel piccolo gioco che era nato tra loro sul suo essere una guerriera della foresta. -Ci sto lavorando sai? Faccio le prove a casa. - disse, cercando di alleggerire la tensione che iniziava di nuovo a percepire. -Adam… - iniziò poi, prendendosi una piccola pausa prima di ricominciare a parlare, cercando di assicurarsi la sua attenzione. -Conosco Ivar da quando eravamo bambini e non credo che la sua particolarità sia meno pericolosa della tua, anzi… eppure questo non ci ha comunque mai allontanati e non succederà neanche tra di noi, ok? - affermò quindi con sicurezza, sperando che quel piccolo paragone potesse bastare a convincerlo che non avesse alcuna intenzione di farsi da parte o fuggire a gambe levate. -Non siamo noi a scegliere quello che Besaid ci da, ma sta a noi cercare di coglierne tutti i lati positivi. - continuò, cercando di sorridere in maniera più allegra e convinta, senza tuttavia allontanare lo sguardo da lui. -Avevi tutte le ragioni per voler aspettare. Non credo che sia una di quelle cose che si racconta al bar tanto per chiacchierare, ma voglio che tu sappia che questo non cambierà le cose, non se non sarai tu a volerlo. - ci tenne comunque a precisare, così da offrirgli una via d’uscita in caso lui ne avesse avuto bisogno. -Ora però immagino che tu abbia bisogno di riposare e riprenderti un po’ e io non voglio disturbare oltre. - riprese, dopo una piccola pausa, dando un’ultima leggera carezza alla cagnolina prima di alzarsi. -Se avessi bisogno di una mano o di un passaggio da qualche parte chiamami, ok? - chiese, sperando che la prendesse davvero sul serio, prima di sorridere di nuovo e recuperare le sue cose, così da poter conquistare l’ingresso.
     
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