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Jude & Ola

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    Di notte ogni cosa appariva diversa, come se davanti a sé ci fosse uno scenario diverso da quello su cui si era soliti posare gli occhi mentre si camminava. Strade percorse centinaia di volte, elementi architettonici conosciuti a memoria ma che assumevano un aspetto differente, odori che annusati talmente tante volte da averne la nausea, inspiegabilmente nuovi ed in alcuni casi persino piacevoli. Jude non era di certo uno dei più assidui frequentatori del Vennelyst Park, specialmente a quell'ora di notte, ma l'aveva sempre reputato un bel polmone verde. Non lo frequentava in primis per mancanza di tempo e perchè, quando ne disponeva, prediligeva il bosco che appariva più selvaggio e pulsante contro gli elementi creati dall'uomo che arricchivano quella porzione di verde cittadino. Era notte inoltrata, sagome di coppiette appartate si allungavano sula distesa d'erba bagnata, figure sfocate attorno ad un fuoco improvvisato si passavano freneticamente oggetti da una mano tremante all'altra: l'altro volto di Besaid, esattamente come i mille della luna. Anime perse ed in quei luogo riunite nel condividere qualcosa visibile a loro soltanto poiché il resto della popolazione se ne stava al caldo sotto le coperte, ignara dei loro movimenti. A far loro da spettatori silenziosi i piccoli animali che popolavano quel luogo, nascosti dalle fronde degli alberi, tra i rami intrecciati, foglie dalle gradazioni ipnotiche, perfettamente integrati in quell'ambiente naturale.
    Il capo della Polizia se ne stava con la schiena pigiata contro un albero secolare, le labbra spaccate che stringevano una sigaretta morente e la mente offuscata da troppi pensieri. Attendeva paziente, fasciato in abiti caldi che ne coprivano una buona percentuale del corpo, anche per evitare di farsi riconoscere. Vi erano individui da quelle parti che non avrebbero di certo gradito la sua presenza, anche se non si trovava in servizio in quel momento. A scandire il lento quanto inesorabile scorrere del tempo, il rolex che gli fasciava il polso sinistro era l'unico elemento del suo abbigliamento che poteva lasciare intendere il suo tenore di vita. Non era una di quelle persone che ostentano le proprie fortune monetarie agli occhi del prossimo, come quasi ogni cosa che lo riguardava preferiva restasse nella sua sfera privata. Nessuno aveva mai visto la sua busta paga, in pochi conoscevano il suo passato e dunque il capitale economico della sua famiglia; egli ambiva alla propria privacy come un galeotto alla propria libertà individuale. Molti erano i pensieri che offuscavano la sua mente quando l'ombra di un paio di gambe che avanzavano verso di lui occuparono il suo campo visivo incastonato al terriccio davanti a sé. Finalmente, pensò simultaneamente. Non che fosse un fautore della puntualità ad ogni costo, ma quella notte gli si gelavano le palle tanto aveva freddo, quindi era più che ben disposto a fare ritorno nella propria dimora appena fosse stato possibile.
    -Ben arrivato.- salutò il nuovo arrivato con voce neutra, senza far trasparire la minima emozione in vista di quell'arrivo. Ola Hansen, ventisei anni, una vita da cancellare e riscrivere oppure degna di essere trascritta su un libro ed esposta alle nuove generazioni. A Jude quell'uomo non piaceva. Non amava l'espressione che maggiormente gli coloriva i tratti, i modi di fare e di pensare, la sua codardia e quella strana fissa per dei video visivamente opinabili. L'unico elemento lodevole che per il momento era riuscito a carpire di lui era quel senso di assoluta sopravvivenza che lo aveva portato persino a collaborare con la Polizia.
    Ebbene si, mesi addietro un fortuito patteggiamento aveva fatto si che ora, Ola, fungesse da abile informatore. I contatti se li era fatti negli anni ed ora potevano tornare utili ad entrambi. Ed era proprio in nome di quel patto che quella notte i due si erano ritrovati in uno dei luoghi più improbabili della città.
    L'aria frizzantina presentava un vago sentore di erba -non ovviamente quella che Jude aveva calpestato per giungere fin lì- a debita distanza e l'inglese, quella notte, poteva solo limitarsi ad annusarla stando al proprio posto. Non vi erano limiti di tempo, non vi erano potenziali orecchie indiscrete che avrebbero potuto udire e riportare le loro parole, come sarebbe potuto succedere se si fossero incontrati alla Centrale di Polizia. C'erano soltanto loro in quello spiazzo erboso: Jed e Ola, Ola e Jude.
    -Allora Hansen, cos'hai scoperto?- domandò infine dopo aver sostenuto il suo sguardo con il fumo della sigaretta che gli attraversava le iridi chiare per poi disperdersi nel cielo color petrolio. Era un caso ostico quello al quale aveva fatto riferimento e per il quale servivano i servigi del norvegese. Un caso che avrebbe incasinato Jude più di quanto aveva inizialmente preventivato, garantendogli ancora più grane di quante già costellavano la sua esistenza.
     
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    OLA HANSEN • 26 Y/O • SESTO SENSO


    Fa freddo. Hansen è stretto in una giacca pesante ma vecchia, che dovrebbe cambiare.
    Quell'aria gelata che inghiotte e respira gli sta gelando il setto nasale, allora soffia dentro la sciarpa per sentire il caldo del proprio alito. Nel parco non spicca, scompare sulla stradina costeggiata da un prato umido dove di giorno giocano i bambini, dove di notte ci si va solo a scopare e spacciare.
    Il parco è un posto strano, contiene due anime. Quella di cui usufruisce è la seconda, ma stanotte Jude Mikkelsen l'ha scelto come luogo in cui consumare l'ennesima opera di bene che l'onesto cittadino Ola Hansen offrirà alla città in nome del patto-ricatto per cui la polizia può vantarlo suo collaboratore.
    Una ragazzina è morta: Hansen ci ha pensato molto dopo che il capo della polizia gliel'ha rivelato, chiedendogli di raccogliere voci a riguardo. Ha pensato ai polsi legati e alla pelle consumata dove la corda aveva sfregato, all'aspetto che può assumere un tessuto ferito ma morto.
    E chissà di che colore aveva le palpebre, se avevano già iniziato a decomporsi.
    Non gli aveva lasciato vedere delle foto.
    Quel che aveva capito era che avrebbe dovuto agire con più discrezione del solito perché la notizia non era ancora stata rivelata alla stampa e nessuno in città ne era a conoscenza. Jude ha fatto bene a specificarlo: Ola non legge i giornali e non ha una televisione. Sembra strano, dato che il suo compito è avere notizie.
    'Glielo spruzzerò negli occhi'.
    Una ragazza con stivali marroni e un cappello alla francese sta pensando che se quell'uomo chiuso nella propria giacca in fondo al vialetto la assalirà saprà come difendersi. Le basta considerare l'ipotesi per far sapere ad Ola che ha dello spray al peperoncino a portata di mano con cui minacciarlo nella propria mente, per farsi coraggio nel passargli di fianco.
    Si volta per guardarle le gambe quando lo supera, chiuse in calze di nylon e tremanti per il freddo.
    Le donne di notte sono molto sensibili, raccoglie di quei pensieri di continuo.
    Sono fantasiose: potrei pugnalarlo con le chiavi, potrei dargli un calcio nei coglioni, potrei fargli quella mossa di krav maga che mi ha fatto vedere Andrine.
    Si preparano un piano prima di avvicinarglisi per essere pronte alle evenienze peggiori a cui sono state preparate da blog femministi e telegiornali col gusto del terrorismo psicologico.
    Invece lui vuole solo guardargli le gambe.
    Il rumore dei passi della ragazza svaniscono in fretta e Hansen vede una seconda sagoma profilarsi appoggiata ad un albero.
    Ben arrivato.
    Jude. Educato, imponente Jude. Capitano Mikkelsen, come lo chiama Ola in un formalismo che nella sua mente ha il retrogusto della presa per il culo.
    Potrebbe sputargli in faccia piuttosto che dargli il benvenuto e per Hansen sarebbe lo stesso.
    Infatti si ferma davanti a lui e si prende il tempo di osservare un uomo che solitamente vede in divisa, focalizza lo sguardo sulle sue mani vuote e lascia che questo possa notarsi.
    « Porti un caffè la prossima volta che mi chiede di appartarci di notte » inizia, atono.
    Visto che non c'è una tazza ma una sigaretta in quella mano, anche a Ola viene voglia di accendersene una.
    « Mi scioglie la lingua » conclude, mettendo una mano a coppa davanti alla fiamma dell'accendino per dar fuoco alla punta della Malboro che ha recuperato dalla propria tasca.
    Prende una lunga boccata, sbuffa una nuvola di fumo con gli occhi puntati su una persona che si sta facendo gelare il culo per sentire qualche di diverso dalle sue stronzate.
    Lo sa, quindi prosegue: « Non ho molto » bel modo di iniziare « Nessuno ne parla. O ne vuole parlare ».
    Forse a Jude Mikkelsen farà piacere sapere che sta cercando un assassino abbastanza intelligente da non spargere la voce prima dei giornali.
    « Ma c'è un tizio. Va a masturbarsi guardando le coppie in macchina, proprio al lago » si trattiene dal ridere nel pensare che la merce di scambio più interessante che abbia sia un voyeur, a immaginare questa entità patetica con le mani nei pantaloni e la lingua di fuori a inumidirsi la bocca
    « Magari ha visto qualcosa, quella notte ».
    Non ci riesce. Scosta lo sguardo con un sorriso che gli storce lentamente le labbra, viene coperto dalle sue dita mentre prende un altro tiro dalla propria sigarette.
    Si prende un momento per spegnere il ghigno, fumare e raccogliere nella mente il resto di cui è venuto a conoscenza, lasciando a Mikkelsen la discrezione di chiedergli o meno un nome.
     
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    Il sarcasmo pungente sfruttato da chi non era nella posizione di farlo era qualcosa che aveva sempre mandato in bestia l'inglese. Aveva faticato per anni al fine di raggiungere quell'obiettivo, scavalcando questioni ostiche come una lingua che non era quella che aveva udito appena aveva emesso il primo vagito, ad altre problematiche legate nello specifico al luogo in cui si trovava. Il fatto che un ragazzo più giovane di lui e in una posizione come quella in cui si trovava Ola si permettesse certe libertà lo urtava sensibilmente e non si dava di certo la pena di nasconderlo. Di base poteva definirsi un uomo mite, ma se gli si facevano mulinare i coglioni si poteva star certi di ricevere da lui un trattamento per nulla amichevole. Oltretutto quella notte non era in servizio, anche se il suo interlocutore non lo sapeva; il fatto che gli si fosse presentato in borghese non era di certo una garanzia che quelle fossero ore pagate, tuttavia quel caso gli stava piuttosto a cuore e non avendo più una moglie ad aspettarlo a casa aveva finito per spenderci più tempo del dovuto.
    -Fatti bastare la sigaretta o la prossima volta regolati di conseguenza.- i toni glaciali erano una delle peculiarità degli inglesi e nonostante ormai non vivesse più su quel suolo certe abitudini quando era il caso, si dimostravano dure a morire. Il significato delle sue parole era piuttosto deducibile: se desiderava qualcosa di caldo, che se lo portasse da casa senza aspettarsi da lui altre gentilezze che non fossero già il motivo per cui si trovavano lì quella notte. Ola denotava la stessa strafottenza che aveva lui da ragazzo, solo che ormai anche i suoi tratti stavano iniziando ad indurirsi, non era più un ragazzino e sarebbe stato il caso che ci facesse i conti, prima o poi. Arricciò le labbra nel tentativo di occultare frasi meno gentili quanto azzeccate. Non si trovava in servizio, era vero, ma questo non gli dava adito al desiderio intimo di sbattergli la colonna vertebrale contro la corteccia di un albero ed alzarlo da terra di qualche centimetro, il collo della consunta giacca che indossava piacevolmente stretto tra le dita intirizzite.
    Come se non bastasse le informazioni che aveva sembravano più scarse di quanto avesse sperato. Lo detestava come persona, lo disgustavano i suoi modi, ma si era detto sicuro di poter trarre qualche vantaggio dalla sua insulsa persona e fino a quel giorno fortunatamente era stato così. Non che non avesse dovuto faticare, comunque, per ottenere ciò che voleva scontrandosi con quel carattere così differente dal suo. -Beh, non stento a crederlo. Chi vorrebbe rischiare di trovarsi invischiato nella morte di una ragazzina? Non vivremo in uno stato dov'è consentita la pena di morte e dove nemmeno esiste l'ergastolo*, ma la pena maggiore è di 21 anni in carcere, almeno per iniziare, e ti posso assicurare che lì nè inservienti nè "colleghi" sono molto amichevoli con chi si macchia di crimini del genere o comunque ne ha a che fare anche marginalmente.- riflettè ad alta voce sulla confessione dell'uomo, tutto sommato abbastanza prevedibile. Sperava in qualcosa di meglio, ma non poteva dirsi troppo sorpreso in effetti. La sigaretta gli moriva tra le labbra ad una velocità inconsueta, vittima di quel gelo che portava l'uomo ad inspirare con foga.
    Ma non stavano solamente lì le informazioni di Ola Hansen e una piccola informazioni colorò la faccia da cazzo del suo informatore in quello che sembrò essere la caricatura di un sorriso, probabilmente immaginando la scena appena descritta.
    Il lago in questione si trovava al limitare del bosco dove abitava Adam ed essendo così distante dai centri abitati era spesso meta dello stesso genere di persone che quella notte girovagavano per il parco, con l'unica differenza di farsi meno problemi a farsi vedere pubblicamente in determinati atteggiamenti. Tra quei fitti alberi secolari si poteva godere di una privacy che barboni e cittadini notturni non concedevano lì. La cosa che non aveva rivelato ad Ola era che avevano trovato diverse orme sul terriccio, alcune compatibili con quelle della morta (le scarpe erano disseminate proprio sotto gli alberi in punti diversi) ed altre di un uomo, scarpe 45, potenzialmente un energumeno o un ragazzino rachitico ed alto.
    Detto ciò era parso ovvio che la ragazza fosse stata inseguita nei boschi e non portata lì con l'auto che ne aveva decretato la morte, fungendo da sarcofago improvvisato. Era rimasta troppe ore in acqua perchè la scientifica avesse riscontrato segni di violenza, ma Jude non l'aveva esclusa: visto com'era vestita, o si prostituiva o voleva far colpo su qualcuno quella notte e dunque forse nemmeno si era trattata di una cosa non consenziente, sempre che fosse avvenuta. -Si, certo, e magari potevi risparmiarmi lo sbattimento di recarmi sul posto con l'uccello in mano a far finta di essere una sua anima affine. Viviamo in una cittadina troppo piccola perchè mi sia così facile passare inosservato, la maggior parte della gente mi conosce per il ruolo che ricopro mentre tu passeresti senza dubbio più inosservato. Ma per fortuna esistono ancora barbe finte e parrucche.- aggiunse alzando gli occhi sul cielo plumbeo, pensando alle ore passate tra trucco e parrucco nei casi in cui un berretto ed una sciarpa a coprirgli la bocca non sarebbero bastate a garantirgli l'anonimato. Ad ogni modo, era una pista dalla quale partire. Se non aveva giorni ed orari precisi per il suo hobby, beccare quel tizio avrebbe richiesto a lui e ai suoi colleghi numerosi appostamenti per poi magari non ricavarne niente di utile. Ma doveva tentare.
    -Avanti descrivimelo accuratamente in modo che possa riconoscerlo, spero che chi ti ha fornito questa informazione ti abbia anche detto com'è fisicamente e quando è solito appostarsi per trastullarsi indisturbato.- Odiava dover cavare le parole di bocca alla gente, informazioni che avrebbe potuto tranquillamente fornirgli senza che fosse lui a domandarle. Ma con Ola si andava a tentativi e la cosa lo rendeva ai suoi occhi ancor più detestabile.
     
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    OLA HANSEN • 26 Y/O • SESTO SENSO

    Il caffè è negato e l’unica cosa che attraverso la mente di Hansen in quel momento è che i cittadini dovrebbero essere molto fieri di aver un capo della polizia tanto a modo da non recepire o tanto integro da non raccoglie una provocazione a sfondo sessuale rivoltagli da uno scellerato qualunque, con cui è costretto a lavorare. Il caffè procuratelo da solo. Questo è quanto, Ola Hansen.
    Il suo ghigno viene presto storpiato da un movimento inconsueto del capo. Sgranchisce la mascella, torcendo il collo come quando un grosso insetto ti ronza improvvisamente vicino all’orecchio.
    Eppure non è un calabrone, né una mosca. Nessun animale potrebbe mai emettere quel suono.
    Sono i pensieri del buon Jude che Hansen, benedetto da Besaid, conosce a memoria. Sa quanto disgusto provi per lui e per il suo atteggiamento, sa che nella testa del capo della polizia è ben presente quello che li divide: lui, un pubblico ufficiale, e Hansen, uno sbandato. Più giovane, socialmente mediocre, moralmente scarno, detestabile.
    E’ proprio per quel ronzio che Hansen ha un tic, che mentre si scioglie quasi quasi gli fa sobbalzare il petto d’una risata che non esce e rimane incastrata in gola.
    Solleva gli occhi su Mikkelsen e con la lingua che gli inumidisce le labbra ghignanti sa come l’altro vorrebbe usare l’albero alle sue spalle.
    Non commenta, continua ad ascoltarlo mentre gli parla di ergastolo e parrucche. Eppure è ancora accortocciato nelle proprie spalle, fotografato nell’attimo che gli ho scosso i nervi del collo, con le pupille puntate precisamente sul viso altrui e nessuna reazione nei muscoli della faccia. Si potrebbe pensare che non lo stia ascoltando affatto.
    Invece l'ha sentito bene: « Magari avrebbe scoperto un nuovo hobby » biascica con gli angolo della bocca appena sollevati, sciogliendo finalmente la tensione nelle spalle e scostando lo sguardo. Si gratta il naso « Ma se è quello che le serve posso andare io al lago a confondermi con i predatori sessuali ».
    Mentre parla la bocca torna una riga dritta, quanto quell’imperfezione che gliela rende storpia dalla nascita possa permettermelo.
    « Mh » prende un tiro dalla propria sigaretta, lo soffia fuori dalle labbra con un sibilo lento. Gusta la nicotina prima di ricominciare a parlare « So anche come si chiama ».
    Ebbene sì, perché se c'è qualcosa che sa fare nella vita è entrare a conoscenza di quanto potrebbe essere utile.
    « Bendik Olsson » annuncia « E' un architetto divorziato, in pensione. Sulla sessantina, molto alto, capelli ricci e scuri, la barba sfatta e l'aria di chi passa la notti in bianco per farsi le seghe al freddo ».
    Hansen quando l'ha visto in un tavolo all'angolo del bar ha messo in moto la sua seconda magia, quella innata che gli consente di vedere quanto di disgustoso ricopre un essere umano. Bendik s'era dimostrato un pozzo senza fondo.
    « Mi hanno detto che la sera tarda va sempre in quel bar vicino alla spiaggia, ma il sabato e, qualche volta il venerdì, spesso non c'è » ha ancora qualcosa da dire, ma si interrompe per fumare di nuovo, con tutta la calma che non dovrebbe avere chi è a poca distanza dall'iniziare a sentire le ginocchia tremare per il freddo « Chissà perchè, mh? ».
    D'altra parte il week end sembra il momento migliore per appartarsi col proprio fidanzato sui sedili posteriori di una macchina al lago, ritiene Hansen.
    Rimane in silenzio qualche momento e quando torna a parlare la voce è più bassa, ma non sembra per pudore.
    « La ragazzina è stata violentata? » la domanda rende il suo sguardo, solitamente pigro e statico, lucidato da una curiosità morbosa.
     
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    Da ragazzino Jude gettava i mozziconi di sigaretta dove capitava, incurante dell'impatto ambientale che avrebbe avuto una scelta più coscienziosa, mentre una volta raggiunta l'età adulta aveva iniziato ad armarsi di posacenere, cestini occasionali e, più di recente, di un piccolo posacenere tascabile che gli aveva regalato un'arzilla vecchietta che aveva aiutato con un trasloco. E' bene specificare che sempre di recente aveva ripreso con quel vizio perchè sua moglie ne detestava l'odore, specialmente quelle che gli restava impresso nella pelle, e a furia di scassare era riuscita a farlo smettere. Le era stato grato per questo, ma da quando se n'era andata da Besaid aveva ripreso con le vecchie abitudini, nessuna esclusa. E se una sola di queste, ad eccezione di quella che gli stava palesando davanti agli occhi, fosse giunta alle orecchie del suo interlocutore, sarebbe potuto diventare ancor più una palla al piede. Fortunatamente le peggiori erano rimaste ancorate al suo passato, ma avrebbe dovuto farsi un'accurato esame di coscienza, prima o poi. S'impose di sorvolare sulle continue frecciatine di Ola, riflettendo su quanto fosse incosciente a porsi in quel modo con lui, visto che sarebbe bastato un attimo perchè smettesse di trattenersi e lo portasse in Centrale. Ma la pazienza era sempre stata una sua fidata amica e quel lavoro lo aveva aiutato nel tempo a rafforzare ulteriormente la loro amicizia, dunque sapeva sorvolare su certe cose ma questo non voleva di certo dire che non lo irritassero. Non nascondeva il suo astio nei confronti del suo informatore così come lui non nascondeva il suo essere così poco piacevole; dubitava esistesse una persona al mondo che lo ritenesse anche solo vagamente simpatico, ma si sarebbe ricreduto se quella persona si fosse presentata alla sua scrivania. Aveva già i suoi hobby radicati e consolidati nel tempo, difficilmente ne avrebbe scovati di nuovi e di certo non in quel frangente. Aveva già intirizzito il suo migliore amico per delle scopate all'aperto, lo stesso per ben più rapidi trastullamenti, ma di certo il voyeurismo alla Psycho non lo aveva mai attratto.
    -Vorrei dirti di si, ma eticamente non potrei quindi se non ci sei arrivato da solo prima di venire qui stai tranquillo che me ne occuperò io.- Lui o un collega, comunque qualcuno che avesse avuto la preparazione necessaria a far si che una cosa del genere non destasse alcun sospetto nell'indiziato, tra domande e attività sul campo. Erano stati preparati a dovere su molte situazioni derivanti da casistiche comprovate, quello rientrava ampiamente tra queste, era solo a Jude che quel genere di cose lo infastidivano, non certamente per questioni di imbarazzo, ma perchè odiava il freddo (lui, britannico nel sangue!) e sapeva per esperienza che quel genere di appostamenti il più delle volte avevano tempistiche dilatate e che spesso non portavano a nulla di concreto per le indagini. Ma ovviamente non avendo al momento altre piste da seguire valeva la pena fare un tentativo. Ad ogni modo Ola sembrava prediligesse farsi tirare a forza le informazioni da quella bocca sgenba, sapeva persino il nome di quel tizio! Jude non prese appunti, aveva la memoria ben allenata e le informazioni importanti le relegava in un angolo della memoria, pronto a ripescarle all'occorrenza. Il nome non gli diceva nulla quindi era abbastanza probabile che il pensionato avesse la fedina penale abbastanza pulita o che, se era finito alla Centrale, era stato prima del trasferimento di Jude a Besaid. Annuiva col capo man mano che Ola continuava e quando egli terminò la descrizione, la sigaretta morente andò a finire nel portacenere tascabile. Ne desiderò subito un'altra, ma non la prese. Venerdì e sabato, perfetto, lo avrebbe riportato ai suoi sottoposti e si sarebbe deciso il da farsi; ormai era talmente flebile il desiderio di fare ritorno a casa che sapeva che avrebbe finito per occuparsene di persona. Meglio ghiacciare con le palle al vento piuttosto che rivedere il mobilio, le fotografie, gli anfratti della casa e soprattutto quel letto pregno di ricordi. Ed ecco sopraggiungere una domanda scomoda, alla quale non era tenuto a dare risposta ma che presto avrebbe dovuto essere divulgata.
    -Quando i cadaveri stanno a mollo per molte ore i tessuti cutanei il più delle volte sono ingannevoli. Di sicuro non era vergine.- una quattordicenne attiva faceva da subito riflettere. O portava a scomodi ricordi che il capo della Polizia era fermamente intenzionato ad accantonare. -Ma il medico legale non ha saputo nè confermare nè smentire una presunta violenza. Era trascorso troppo tempo.- La mancina si richiuse a pugno, come spesso accadeva quando l'inglese si sentiva impotente o qualcosa lo stizziva parecchio.
    -Ad ogni modo ha consultato le sue cartelle cliniche e pare che circa un anno prima fosse stata soggetta ad uno stupro di massa ma che non avesse voluto denunciarlo. Neppure i genitori ne sapevano niente.- I torbidi segreti delle ragazzine erano spesso e volentieri la chiave di qualsiasi omicidio potesse riguardare la loro categoria. Se quello stupro fosse o meno collegati al suo omicidio -ad esempio la minaccia di una denuncia che allora non aveva avuto il coraggio di fare poteva aver portato i suoi aguzzini a tapparle la bocca- era presto per dirlo, ma Jude aveva imparato a non scartare nessuna ipotesi. -Ti sei fatto qualche idea su come potrebbero essere andate le cose?- domandò infine ad Ola, non perchè gli interessasse davvero il suo parere ma perchè qualsiasi idea, fosse anche la sua, avrebbe potuto portarlo a nuove teorie da vagliare.
    Non avevano molto tempo quindi doveva darsi da fare il più possibile con il materiale che avevano a disposizione e idee che non fossero necessariamente le loro.
     
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    OLA HANSEN • 26 Y/O • SESTO SENSO



    E' contento di non dover andare al lago.
    L'avrebbe fatto per mantenere costante la benevolenza che la polizia di Besaid gli riserva, ma se l'etica di Mikkelsen impone che se la sbrighi da solo non si lamenterà. Le seghe preferisce farsele davanti un computer.
    Quando ha chiesto a Jude se la ragazza fosse stata violentata, non si aspettava per davvero in una risposta. Non si aspetta che il suo viso sappia nascondere l'acquolina in bocca di un dettaglio macabro, il perfezionamento di una tragedia a cui i media addestrano le persone, cibandole di una cronaca nera che va condita con il numero di coltellate, le ore di violenza e l'efferatezza dei gesti. Neanche ci ha mai pensato, a nasconderlo.
    Invece le rifiniture si moltiplica, Jude gli spiega che un corpo lasciato a lungo nell'acqua finisce per sfigurare quello che la scientifica potrebbe rintracciare.
    Nella testa di Hansen ora ci sono i resti di una ragazza gonfi e stinti dal lago, intrecciati nelle alghe. Ci sono i bulbi oculari marci e i confini molli di ferite da cui l'acqua ha drenato il sangue. Forse i pesci ne hanno staccato qualche pezzo.
    Vede una giovane donna resa irriconoscibile dalla morte e tutto quello che poteva essere ammirato in lei, la morbidezza dei capelli e la finezza del volto, trasformati in forme nauseabonde.
    E' distratto dalla forza dell'immagine, si chiede come dei pixel potrebbero riassortirne i colori e quanto qualcuno pagherebbe per il video che la catturi.
    Le informazioni che Jude prosegue nel dargli sono la cornice entro cui racchiudere quella fine infelice. Una violenza sessuale non denunciata, ciliegina sopra una torta dalla farcitura marcia.
    Poi un movimento lieve del volto quando gli viene chiesta la sua opinione. Hansen guarda Jude Mikkelsen, cercando il motivo per cui le sue idee dovrebbero valere qualcosa per quell'uomo.
    « Un serial killer » afferma con così tanta sicurezza che non rimane dubbio sul fatto che abbia detto la prima cosa che gli passava per la mente « E una setta di seguaci che lo adorano » .
    Quella sua mente viziata da immagini grottesche partorisce senza sforzo.
    « Lo stupro collettivo è il loro rituale d'iniziazione, per quello non ha denunciato » continua, raccontando il filo di una storia inventata e dalla scontatezza suggerita da qualunque pessimo film dell'orrore « Alla fine hanno avuto bisogno di una vittima sacrificale e lei era la più giovane, come richiede la voce che il loro santo dice di sentirsi nelle orecchie » .
    Gli si arrampica lungo lo sterno una risata che straborda dalle labbra, solo un poco.
    « Forse ucciderà di nuovo, entro pochi giorni » la bocca curva segue un tono di voce svagato, ma piatto « Sarebbe eccitante, mh? » .
    Il punto di domanda che non vuole risposta, quindi scuote la testa e prende un altro tiro di sigaretta.
    « D'altra parte, che vuole che ne sappia » soffia fuori il fumo, guardando il profilo scuro di un albero « Non sono io l'investigatore, qui » .
    Non crede in una parola di ciò che ha detto, s'è solo divertito a dirlo. E' il momento di tornare seri.
    « Quando uscirà la notizia sui giornali potrò sapere di più dalle persone » spiega a Jude, sperando di aver ragione nel dirlo. Forse quando la città si indignerà per quanto accaduto qualcuno si lascerò sfuggire una parola di troppo.

    Edited by Dr. Huxley - 26/12/2018, 21:13
     
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    La brina che ricopriva le foglie secche e l’erba del parco scricchiolava ad ogni movimento e Jude, per racimolare un po’ di calore, si muoveva febbrilmente sul posto come un tossico in astinenza da crack, emettendo così rumori scomposti che scartavetravano persino i suoi timpani, oltre probabilmente quelli del suo interlocutore. Pensava di essere allenato a sopportare il freddo, essendo cresciuto nella capitale britannica nota per gli inverni rigidi ed il vento che imperterrito spirava da ogni angolo, ma in seguito al trasferimento in Norvegia aveva dovuto fare i conti con un freddo nuovo, spiccatamente ostile ed elevato rispetto a quello cui era abituato. Nonostante fossero trascorsi diversi anni non poteva dire di esservisi abituato ed in situazioni come quella in cui si era costretti alla quasi totale immobilità, desiderava ardentemente potersi teletrasportare in uno Stato più caldo e mite. Ma sfortunatamente il teletrasporto non era la particolarità che gli era stata destinata, ma ugualmente avrebbe potuto fare qualcosa di interessante se gli fosse stato possibile ed accarezzò l’idea mentre valutava al contempo se poteva ottener ancora qualcosa da quell’incontro. Nel frattempo riprese parola ed il suo interlocutore sembrò non riuscire a reprimere un guizzo nello sguardo in relazione ad ogni dettaglio macabro che Jude gli rivelò legato all’andamento delle indagini e che interpretò come una malata perversione della quale non era a conoscenza; sia chiaro, da uno come Ola Hansen si sarebbe aspettato quel genere di cose e ben altro, ma fino a quel momento si trattava di supposizioni prive di riscontri più o meno attendibili come potevano essere quelle micro reazioni. Il sangue per metà british che gli scorreva copioso nelle vene gli impose di mostrarsi imperturbato di fronte alla cosa, come se non vi avesse fatto caso, troppo preso dal proprio racconto.
    A quel punto qualcosa scattò nella mente e nell’immaginazione dell’uomo che gli stava dinanzi, poiché iniziò a sciorinare supposizioni colorite dettate, non era ben chiaro, o dalle parole di Jude o dagli impulsi che le stesse avevano smosso nella sua mente contorta. Figura difficile da interpretare Ola Hansen, Jude dubitava che realmente avrebbe potuto farsi un’idea sicura e veritiera sul suo conto; con ogni probabilità ciascun individuo che si approcciava a lui finiva per farsi un’opinione personale sulla sua persona, come succedeva con qualsiasi individuo, ma con lui era abbastanza certo che in pochi sarebbero giunti ad una verità incontrovertibile. Messo in conto questa triste realtà dei fatti, Jude non poté che restate ad ascoltare paziente, umettendosi le labbra spaccate del freddo con guizzi della lingua fulminei. Ad ogni respiro corrispondeva una nube di vapore lattescenti, ad ogni frase di Ola un’ipotesi.
    -Interessante...- si lasciò sfuggire infine, domandandosi se Ola potesse sapere che a Besaid sembrava esistere davvero qualcosa di simile ad una setta, per la quale ancora non gli aveva chiesto di indagare perché la polizia stessa brancolava ancora nel buio da mesi e non sapeva sino a che punto potesse considerarsi pericolosa e reale (Ola restava, piacevole o meno, un cittadino che non andava eccessivamente esposto o messo in pericolo). Forse aveva solo tirato a indovinare, complici quei film e serie televisive che mostravano le cose più assurde facendole passare per possibili quanti probabili. Ad ogni modo per quanto bizzarra, qualcosa di quella fantasiosa storiella del suo informatore poteva corrispondere al vero, anche se non poté esimersi dal mostrare un’espressioen di disgusto quando quel racconto fu definito eccitante dall’uomo, qualora avesse corrisposto alla realtà dei fatti. Serial killer, stupri di massa ed una ragazzina nel fiore degli anni la cui vita era stata stroncata come uno stelo reciso da una lama non erano dinamiche che personalmente avrebbe reputato “eccitanti”. Ma Ola evidentemente si.
    -La gente verrà informata, ma a piccole dosi. Le particolarità rendono ciascun individuo potenzialmente pericoloso se messo in allarme e Besaid è piccola come città. Tenere a bada situazioni di panico fomentate da informazioni non dosate con perizia dalle autorità potrebbe portare a ben più di qualche omicidio di un serial killer. E siamo troppi pochi per gestire situazioni di massa come quelle che potrebbero verificarsi se non stessimo cauti; non potremmo nemmeno chiedere aiuto alla capitale perché meno estranei affluiscono qui più siamo al sicuro.- Besaid era il Paradiso e l’Inferno confinati nelle medesime mura; bastava una piccola miccia per trasformare quella cittadina in un ambiente paradisiaco piuttosto che uno fortemente ostile. E siccome Jude vi era affezionato, tanto più si sentiva in dovere di proteggere come meglio poteva, assieme ai suoi colleghi, chi decideva di restarvi per tutelarne le straordinarie quanto precarie potenzialità. Decise che era meglio abbandonare quel terreno sottile e gli tornò in mente il secondo motivo per il quale aveva chiesto ad Ola di incontrarlo quella sera.
    Sistemandosi una nuova sigaretta tra le labbra, fece scivolare le mani libere all’interno del pesante giaccone, incastrandole nella tasca più grande di cui era provvisto. Ne estrasse un piccolo oggetto metallico che allungò all’informatore, attento che le mani intirizzite dal freddo non perdessero la presa facendolo cadere. -Tieni...consideralo una sottospecie di regalo di Natale. Almeno ne riceverai uno.- Mormorò con la sigaretta appollaiata tra le labbra carnose, malamente in bilico. Non desiderava essere sprezzante, ma non era una persona che mentiva e diceva sempre quello che gli passava per la testa senza filtro alcuno, specialmente con chi non rientrava nelle sue simpatie. Non pensava davvero che uno come Ola potesse avere affetti, se lo era sempre figurato come un individualista che preferiva la solitudine al contatto umano (ad eccezione di quello sporadico. Anche lui doveva avere i suoi bisogni da soddisfare e o si applicava in solitaria oppure doveva aver trovato soluzioni alternative - come drogare qualcuna per farsi vedere come una persona appetibile, anche se esteriormente di sicuro non lo poteva definire un brutto uomo. Magari aveva assi nella manica in quel senso, chi poteva dirlo, ma una nonna che gli spediva imbarazzanti maglioni natalizi da lei confezionati come la sua lo dubitava fortemente. -È una Microcamera spia WIFI 1080P Alta definizione. Ho pensato potesse essere utile ai tuoi “appostamenti”, quando lavori per noi. E anche...beh, per i tuoi filmini amatoriali.- Cosa non si scopriva su internet quando si avevano colleghi specializzati nelle ricerche virtuali!
     
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    le mie spade vogliono solo tagliarti e non punirti
    OLA HANSEN • 26 Y/O • SESTO SENSO



    Ola non ha mai pensato a quanto possa essere pericolosa la convivenza di molto persone in quella cittá, ognuna dotata di una capacità superumana. Sa persino di particolarità letali, tanto spaventose da fargli preferire credere che la descrizione fatta fosse una esagerazione, qualche delirio di onnipotenza o una leggenda metropolitana.
    Le uniche considerazioni che aveva formulato sull’argomento erano state di natura prettamente utilitatistica. Quanto più attento avrebbe dovuto essere nel ricoprire il ruolo di informatore? Quali precauzioni avrebbe dovuto prendere?
    I rischi principali, aveva concluso, sono le persone dotate di capacità telepatiche o in grado di distinguere le bugie dalla verità. Incapace di impedire che i poteri altrui siano usati su di lui, Ola ha sempre voluto credere che la sua, di particolarità, argini i rischi. D’altra parte é lui stesso una forma di telepate e se quelle cazzo di voci che si sente tutti i giorni nella testa possono servire a qualcosa dev’essere per renderlo in grado di difendersi dagli altri.
    Fa comodo sapere in anticipo quando stai facendo incazzare qualcuno o quando sta pensando che vorrebbe prenderti a calci. Talvolta é persino riuscito a deflettere quelle intenzioni, facendo sì che quello preso a calci fosse qualcuno vicino a lui.
    In ogni caso il discorso di Jude gli lascia qualcosa a cui pensare, visioni apocalittiche con Besaid rasa al suolo da una crisi isterica del postino.
    Una volta qualcuno aveva provato a indovinare la sua particolarità, dicendogli che con una faccia come la sua avrebbe potuto giusto emettere tossine dai pori. Hansen non aveva riso.
    Nel lago allora avrebbero trovato lui al posto della ragazzina, troppo tardi per accorgersi che le lamentazioni per l’acqua del rubinetto presa da un bacino contaminato le avrebbero potute esporre direttamente al Creatore.
    « Per fortuna che il nostro Capo della Polizia é un uomo davvero capace » é un commento un po’ mellifluo, biascicato mentre abbassa gli occhi sul mozzicone di sigaretta che ha lasciato cadere sul prato, che adesso schiaccia con la suola della scarpa. Quando solleva gli occhi Jude gli sta allungando un regalo.
    « ...e altruista » aggiunge e stavolta il tono è ambiguo, come se il pensiero sia uscito dalla bocca prima di poter venir rivestito da un qualche sentimento.
    Infatti Hansen guarda la microcamera e, mentre Jude spiega cos’è e a cosa dovrebbe servirgli, non la prende in mano. Non c’è granché sul suo viso che possa far capire cosa gli sta passando nella testa, semplicemente indugia.
    Sarebbe sbagliato dire che non desidera quell’oggetto, ma Hansen trova più minaccioso un regalo che un commento scortese su quanti ( non ) ne riceverà.
    Alla fine abbozza una risata, poco più di un sussulto nelle spalle, e la recupera dalle mani dell’altro. Il sorriso che ha sulla bocca è divertito più che felice.
    « Che caso » infila la mano nella tasca del suo giaccone e sembra star cercando di prendere qualcosa di un po’ troppo grande per star lì dentro. Il pacchetto che estrae è infatti accartocciato e sembra il frutto del lavoro di un commesso talentuoso, rovinato dall’incuria dell’acquirente. Informe, sta perfettamente nel palmo di Hansen, e la confezione è di un evocativa carta nera attraversata da strisce rosa. Se lo si cercasse, da qualche parte si potrebbe trovare un pallino rosa con all’interno la sagoma nera di una donna piegata in una posa sensuale sotto cui compare un vezzoso corsivo che recita ’Dirty Thoughts’.
    « Lo apra a casa » raccomanda mentre glielo porge, per poi fare qualche passo indietro e rendere chiaro che sta per andarsene.
    « Sa dove trovarmi » è l'ultimo commento di Ola ed il ghigno che gli è comparso in faccia svanisce quando gira le spalle all'altro, incamminandosi verso la strada di casa.
    La microcamera gli riposa nella tasca della giacca e strada facendo avrà cura di controllarne lo stato, come un ragazzino apprensivo verso il giocattolo prezioso che gli è appena stata regalato.
    Non avrebbe mai pensato che Jude Mikkelsen si sarebbe premurato di comprargli qualcosa.
     
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