I say let the world go to hell, but I should always have my tea

@ anthemis, 18.01.2019 - Oliver & Liv

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    Oliver era grato per la capacità di memorizzare ottanta differenti nomi per definire concetti differenti tra loro per solo qualche piccolo, minuscolo dettaglio, capacità lasciatagli in dono dai suoi anni universitari. Il che, sperava, gli avrebbe permesso di arrivare alla fine della settimana ricordando tutte le varianti di caffè che potevano offrire lì all'Anthemis. Non era nemmeno un grande amante del caffè, e l'unica varietà creativa del beverone nerissimo e amaro amato da sua madre, fino a due giorni prima era stato l'irish coffee un po' annacquato che gli era stato servito un paio di volte al pub sotto casa sua, a Inverness.
    Oh, effettivamente eccolo, l'irish coffee, verso la fine della lista che teneva in mano. Fortunatamente, o forse per via del maltempo, la sua terza giornata alla pasticceria stava trascorrendo piuttosto tranquilla, giusto qualche temerario che attraversava la città per andare a prendere una tazza di qualche bevanda calda. Che lui doveva preparare, e cercare di metterci tutto l'amore di cui era capace, per non far sfigurare il locale.
    Era decisamente un lavoro diverso da quelli che aveva fatto fino a quel momento. Fino ad allora le sue competenze erano espresse nell'ascoltare una grande quantità di gente, solitamente di fretta, spazientita, sfinita, senza i documenti necessari e tutti sempre, inevitabilmente, pronti a scaricare la colpa su di lui. Inaspettatamente Oliver ci si trovava bene. Sapeva di essere bravo a trattare con le persone, a placare sul nascere il fastidio e la frustrazione di fronte a individui particolarmente sgarbati e c'era della soddisfazione, oltre che della sfida personale, nel risolvere qualsiasi assurdo problema li portasse alle poste cittadine, spesso negli orari più improbabili. Ma era anche vero che l'abilità richiesta era una personalità in grado di affrontare il pubblico e una conoscenza meno che basilare di un computer datato post 1995. Non richiedeva davvero uno sforzo particolare. A differenza di... qualsiasi cosa fosse un Viennese, immaginava.
    « Liv » richiamò la collega, attardando gli occhi ancora qualche secondo sulla lista consegnatagli, prima di posarli su di lei. « Qual è la differenza tra il white coffee e il macchiato? » chiese, il tono come al solito placido e un sorriso leggero sul volto, a nascondere la profonda confusione della sua anima. Forse le cose sarebbero state più facili se le brevi descrizioni non fossero state tutte in norvegese, che stava cominciando un po' a comprendere, quando scritto, ma del quale conosceva meglio terminologie tipo 'sacrificare primogeniti' e 'bruciamo le chiese per illuminare il cammino di Satana', dato che insomma, la sua misera conoscenza della lingua derivava da uno specifico tipo di musica. E non si trattava di ninna nanne per bambini. Il punto più alto della sua settimana era stato quando Miss Irene, la proprietaria della pensione, gli aveva fatto i complimenti per la pronuncia del saluto mattutino, anche se da lì non c'era stato nessun miglioramento in tutto il resto.
    Se non fosse stato programmato per non provare un simile sentimento, Oliver quasi si sarebbe sentito scoraggiato.
    « Credo che questa lista sarà il mio prossimo tatuaggio » aggiunse poi, tornando a squadrarla con aria di sfida, scherzando ma forse non del tutto.
     
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    Liv Frida Berg | 1990 | autoriflessi

    Negli ultimi tempi, la palestra aveva incrementato gli iscritti e la sua presenza, era richiesta dai suoi parenti titolari tanto che sua nonna Amarantha, aveva dovuto cercare una persona che potesse sostituirla quando Liv non c'era e potesse aiutare Serena in sala. Oliver, era stato scelto da sua nonna in persona. E' un ragazzo così carino, delicato, ed è da poco arrivato in città.. avrà bisogno di fare amicizia! le aveva ripetuto sua nonna, spiegandole perchè aveva deciso di chiamare proprio lui a lavorare. D'accordo nonna, direi che possiamo tranquillamente fargli una prova di un mese per vedere come va.. e poi decideremo il da farsi! l'aveva assecondata. Era difficile che Liv desse contro a sua nonna, la adorava e molto spesso era la sua confidente e la sua complice, fin da ragazzina sua nonna era stata una delle sue più grandi sostenitrici. Amarantha era colei che copriva le sue marachello o le volte in cui diceva ai suoi, di dormire da sua nonna quando invece andava fuori con qualche ragazzo, era la donna che aveva sempre una parola di conforto, oppure quella che riusciva a dargli una strigliata di capelli quando ne aveva bisogno. Amarantha era una donna molto dolce ed intelligente, nonostante non si fosse mai potuta permettere degli studi e la sua cultura fosse quella di una semplice contadinotta, era sveglia e aveva la capacità di intuire subito la vera essenza dell'anima che aveva difronte. Era cresciuta a pane e marmellata, aiutando sua madre in casa ed osservando i suoi fratelli più grandi fare conquiste nella loro vita sociale. All'epoca per una donna non era facile andare in giro e godersi la propria vita, piuttosto qualsiasi gesto avventato poteva essere visto male e Amarantha, rispettava così tanto la sua famiglia da essere sempre accorta nei propri gesti e nelle proprie scelte. Per uscire di casa e conoscere un pò di persone, aveva deciso appena quattordicenne di fare della beneficenza nell'ospedale della sua città, lì aiutava le infermiere con i malati e proprio lì, aveva conosciuto il marito che era stato un ufficiale ferito in guerra e fù proprio quest'ultimo a spingerla a dedicarsi alla sua più grande passione: la cucina.

    Correndo tra sala e cucina, Liv osservava silenziosamente Oliver che si muoveva con delicatezza tra i tavoli. Il suo compito principale era quello di riempire sempre la tazza del caffè ai clienti seduti, piuttosto che portare i menù o pulire i tavoli. Era talmente poco che aveva iniziato a lavorare lì che ancora non se la sentivano di lasciarlo a prendere le ordinazioni o a fare della socializzazione con i nuovi clienti piuttosto, Liv gli aveva dato il compito di studiarsi il menù oltre ad avergli fornito, grazie alla biblioteca pubblica della cittadina, un paio di libri sull'ABC del norvegese. Aveva dei bei modi, e nonostante forse non fosse la persona più adatta per lavorare lì, causa la mancata esperienza, la non conoscenza della lingua, Liv aveva creduto al sesto senso di sua nonna e aveva deciso di aiutare il ragazzo a migliorarsi, per come poteva.
    « Liv .. Qual è la differenza tra il white coffee e il macchiato? » aveva voglia di fare e questo lo premiava. Era attento e raramente - per quel poco che aveva potuto vedere - i clienti dovevano richiamare la sua attenzione in quanto, era lui il primo ad accorgersi della necessità.
    Sorrise e si avvicinò al ragazzo per potergli spiegare meglio gli articoli sulla lista, rispondendo in primis alla domanda che le aveva posto Il white coffee, che in molti ti chiameranno anche con il nome di flat white si differenzia dal cappuccino per come viene fatto. Per fare il flat white devi preparare un doppio caffè espresso e del latte montato con una crema molto liquida e di uno spessore molto più basso rispetto al cappuccino aveva spiegato in sostanza è composto da più caffè, accompagnato da una crema di latte vellutata e servito sempre in una tazza da cappuccino! aveva infine abbreviato, parlando prima in norvegese e ripetendo poi il tutto anche in inglese, così da aiutarlo a fare pratica anche con la lingua. E non scordarti dei tea della nonnina.. che ha inventato con tanto amore insieme alla funzione di questi! gli passò allora il menù dei tea, dove Amarantha aveva suddiviso per genere i funzione i suoi tea: quello anti-malinconia, quello per il coraggio e via dicendo.

    CITAZIONE
    Giusto per, ti segnalo le bacheche dove puoi trovare lo stile del locale e la tipologia del menù


    Edited by charmolypi - 27/1/2019, 14:08
     
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    Oliver sperava di non avere troppo lo sguardo di un cervo in autostrada, mentre cercava di capire quello che gli veniva detto, prima in norvegese e poi nella sua lingua madre. In entrambi i casi, sembrava complesso, ma cercava di non dare a vedere la sua confusione. Due caffè e crema più bassa del cappuccino, significava questo, no? Faticava a capire come mai qualcuno dovesse richiedere un cappuccino non cappuccino, come se quella differenza fosse stata creata solamente per affliggere lui personalmente, e mettergli i bastoni tra le ruote nel suo tentativo di integrarsi in città.
    Annuì composto, prima di ringraziare Liv con un sorriso.
    « Ok, credo di aver capito » rispose, ripetendo poi a bassa voce, velocemente le differenze tra i due, in un norvegese che sperava non troppo stentato.
    Fortunatamente, fino ad allora, erano tutti stati molto gentili nei suoi confronti, pazienti per il suo parlare lento, talvolta rispondendogli in inglese in modo rassicurante. Quantomeno la clientela dell'Anthemis era decisamente più piacevole di qualsiais individuo che avesse mai varcato la soglia del suo vecchio lavoro.
    « Non temere, quelli sono già tutti qui » la rassicurò, tornando piuttosto giulivo, ora che si tornava in un campo nel quale aveva qualche competenza: il bere il tè, regina delle bevande. Gli era bastata una settimana di frequentazione del piccolo cafè per impararli tutti a memoria e fare una personale classifica delle sue preferenze. Forse era per l'entusiasmo dimostrato che l'anziana Amarantha aveva accettato di buon grado la sua richiesta di lavoro, e davvero non voleva deludere la sua fiducia. Anche perché Liv sembrava dotata di grande pazienza, ma è come se sentisse il suo animo da allenatrice penetrargli la nuca, ogni volta che si allontanava dal rassicurante retro del bancone, per fare qualsiasi cosa. Si sentiva come se, al minimo errore, gli dovesse venir richiesto un giro del campo (quale campo??) o un centinaio di flessioni. E di una cosa era certo: si sarebbe probabilmente spezzato a metà dopo la terza.
    « Credo di aver finito le scorte di rooibos di tua nonna entro la mia prima settimana qui » aggiunse, indicando il barattolo contenente le foglie che preferiva. Insieme a chissà quali altre magie. « E poi non devo fare molto oltre a metterle in acqua bollente » continuò, cercando di non pensare a quali demoni avrebbe dovuto evocare per realizzare una qualsiasi della altre bevande che proponevano. Chissà se un demone infernale avrebbe rovinato l'estetica idilliaca dell'Anthemis?
    « Tua nonna mi ricorda un po' la mia » aggiunse in fine, poco più che un pensiero espresso ad alta voce, con tono un po' nostalgico, mentre controllava che nessuno dei pochi clienti di quel pomeriggio richiedesse la sua attenzione.
    Dopo più di sei mesi lontano da casa, per quanto fossero stati pienissimi, avventurosi e decisamente fuori dal normale, cominciava a sentire una certa mancanza per la sua famiglia, mentre si chiedeva come avrebbe gestito la nuova situazione del suo potere e di quella cittadina che non era sicuro di voler dimenticare.
     
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    L'Anthemis era stato uno dei desideri di sua nonna e dove, Amarantha aveva deciso di investire tutti i suoi soldi dopo la morte del marito che le aveva lasciato un piccolo gruzzoletto in eredità. Prima di aprire quella teeria, Amarantha trafficava sempre nella cucina di casa facendo sembrare sempre che fosse esplosa una bomba in quel luogo eppure, quell'odore di buono, di torta in cottura e di infuso al caldo aveva sempre donato tranquillità e amore nell'animo di Liv. Entrare all'Anthemis era per la ragazza calmante, quando i clienti evitavano di rendere quel posto un vero delirio - cosa fortunatamente molto rara. Aiutare sua nonna, era per lei un gesto importante verso quella donna che le aveva sempre regalato molto e vederla trafficare felice, in quel luogo che finalmente era tutto suo, non era una vittoria solo per la donna ma anche per la nipote che la osservava soddisfatta mentre decorava i suoi flan, oppure le sue tortine.
    Negli ultimi anni, Liv aveva imparato a cucinare i pezzi forti dell'Anthemis, mettendosi di buona volontà affianco a sua nonna ma, nonostante fosse brava e seguisse tutte le dritte di sua nonna, i prodotti che uscivano dalle mani di Liv non erano mai buoni come quelli della fondatrice del posto. Tu fai magie nonna, per quanto io ci possa provare non verranno mai buoni come i tuoi! ripeteva Liv, che sapeva bene quale fosse la ricetta mancante nei suoi impasti: l'amore che metteva sua nonna nel cucinare. Liv di canto suo, cercava di collaborare con Amarantha e faceva di tutto per preparare delle playlist adatte al posto, comprare tovaglioli o tovagliette che si abbinassero perfettamente con il mood del posto ed infine, era l'intrattenitrice del posto, colei che creava un rapporto con gli habitué della teeria. Oliver era garbato e questa, era la cosa più importante per Liv che teneva molto all'accortezza e alla gentilezza nei confronti dei Clienti, per il resto ci sarebbe stato tempo.
    Vedrai che alla fine diventerà tutto normalità.. quando lavoravo qui le prime volte, era più il tempo che mia nonna doveva passare a soccorrermi piuttosto che lavorare rise, ricordando quella volta dove era convinta di aver schiacciato il tasto per fare il caffè nella macchinetta ed invece, aveva azionato il tasto dell'acqua bollente allagando quindi metà bancone. Aveva iniziato ad agitarsi così tanto per cercare di spegnere l'acqua che aveva fatto volare a terra le due tazzine del caffè che doveva riempire e perfino il bricco con il latte già pronto per un eventuale caffè macchiato. Sorrise, ricordando la scena, fortunatamente c'erano solo un paio di clienti all'interno del bar e per scusarsi, offrì loro dei cookies che accettarono felicemente.
    « Non temere, quelli sono già tutti qui. Credo di aver finito le scorte di rooibos di tua nonna entro la mia prima settimana qui » Quindi sei un appassionato del tea? chiese Liv, giusto per iniziare a conoscere un pò quello che sarebbe potuto divenire un suo collega io lo berrei in tutte le salse e non riesco ad andare a letto senza una bella tisana! confessò, mentre si accingeva a pulire il bancone e a preparare un pò di tazze e piattini in posizioni più comode qualora, fosse entrata un pò di Clientela. Il momento più critico, era sicuramente quello della colazione seguito a quello del pranzo.
    « Tua nonna mi ricorda un po' la mia » sentì ammettere ad Oliver, mentre Liv si avvicinava nuovamente a lui Ti va di provare a preparare un cappuccino, mentre mi racconti un pò di lei? Le nonne hanno sempre delle grandi storie.. mi affascina sempre sentirle ed era vero, avevano sempre qualcosa da raccontare, una storia - vera o inventata che fosse - da narrare ai propri nipoti. Ti manca molto, casa? chiese infine, delicatamente, avendo percepito un pizzico di malinconia nella sua voce.
     
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