I will listen to the language of your soul as the beach listens to the history of the waves

Deryck & Sibil

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    “A quanto possiamo discernere, l'unico scopo dell'esistenza umana è di accendere una luce nell'oscurità del mero essere.”

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    Stasera la rivedrò! Mantieni la calma e tieni a bada il battito del cuore.
    Stavo pensando proprio a questo durante il mio tragitto verso la spiaggia, ascoltando canzoni quali Rewrite the Star, oppure For You: tutte quelle canzoni d’amore che prevedono un duetto tra un uomo e una donna. Mi sembra solo ieri che incontrai Sibil al suo liceo, a come avevamo cantato insieme e di come la sua presenza fu decisiva per la nascita del piccolo Bjorn. Da allora non faccio altro che pensare a lei, anche alla luce di quello che scoprii all’ospedale lo scorso Novembre da parte di mia sorella Tiggy. In seguito ci siamo sentiti per telefono e incontrati un paio di volte in diverse zone di Besaid. Eppure ogni volta il mio cuore sembra sul procinto di esplodere al pensiero di vederla. Di recente poi, in seguito alla rubrica di Zia Malgy, ci fu una discussione dopo che aveva letto il mio nome accostato a Elle, volendo conoscere ogni minimo dettaglio di questa presunta ship. È stato curioso e divertente vedere la sua gelosia attraverso la sua aurea colorata, ma quando le spiegai per filo e per segno quello che era accaduto in quella notte ci siamo riappacificati stringendola tra le mie braccia.
    Fu proprio una di quelle discussioni tra fidanzati…
    Con questo mio pensiero, raggiunsi la spiaggia con la macchina di Christian, l’autista di Atlantis – quella sera faceva troppo freddo per prendere la moto e poi dovevo trasportare parecchie cose nel bagagliaio. Per l’occasione indossavo un giubbotto pesante, una sciarpa e un cappuccio sulla testa per coprirmi per bene dal freddo che avrei trovato alla spiaggia. Secondo la posizione che Sibil mi aveva inviato sul cellulare, dovevo raggiungere il punto in cui fosse presente un molo privato, con tanto di barca attraccata a uno dei pali. Tutti elementi che riuscii a trovare una volta sceso dalla macchina. Dopo averla parcheggiata in maniera adeguata, mandai un messaggio sul cellulare a Sibil, scrivendole che ero arrivato a destinazione. Poi presi dal bagagliaio, dovendo anche fare avanti indietro, di tutto l’occorrente per trascorrere una piacevole serata a osservare l’aurora boreale: un grande asciugamano, coperte e piumoni, un cestino da pic-nic con dentro qualche stuzzichino come patatine, dolci e due thermos con dentro caffè e cioccolata calda. Ma soprattutto il necessario per accendere un piccolo falò, così da non rischiare di prenderci un malanno. Dopo aver disposto l’asciugamano e il resto della roba, mi concentrai ad accendere il fuoco seguendo lo stesso procedimento che ormai lo conosco a memoria: prima scavo una buca piuttosto profonda dove, al suo interno, ci metto la carta, cartone e spezzo qualche ramoscello, per poi appiccare il fuoco a tutto. In seguito ci appoggio qualche ramo e un grosso ceppo dalla casetta di plastica che mi ero portato dalla tenuta; con tutta la legna che mi ero caricato in auto, mi sarebbe bastato per tutta la notte. Fu mio padre ad insegnarmi come accendere un fuoco, utile per tutte quelle volte che andai a fare campeggio con le mie sorelle sotto le stelle o anche i falò sulla spiaggia nel giorno di Ferragosto.
    Avevo preparato questa serata nei minimi particolari, nella speranza di non aver tralasciato nulla e con la consapevolezza che eravamo comunque vicini all’imbarcazione del padre di Sibil. A tal proposito, mi chiedevo spesso qual era la sua opinione di me e di come stava reagendo al pensiero che sua figlia più giovane frequentasse un uomo più grande. Mi ero fatto diverse pippe mentali a riguardo, eppure non era ancora accaduto qualcosa d’insolito alla mia vita e già quanto mi è accaduto a Natale è stata un’esperienza che difficilmente potrò scordare tanto facilmente. Al tempo stesso pensavo che William fosse come Pa’, cioè un genitore che dava libertà ai propri figli sulle loro scelte. Da una parte mi chiedevo se anch’io sarei stato di larghe vedute, ripensando a come dovetti conoscere i compagni delle mie sorelle o dover digerire come quello stronzo ci aveva provato con alcune di loro.
    Scaccia via questi pensieri Deryck! Disse la mia voce interiore, dandole ragione su tutta la linea. Quando lei sarà qui, mi dimenticherò di tutti questi pensieri e mi potrò godere in santa pace tranquillità questa serata. A un tratto, mentre stavo aggiustando il fuoco, sentii una presenza alle mie spalle e mi girai, sorridendo automaticamente. “Eccoti qua.” Dissi semplicemente, mentre mi rimisi in piedi senza distogliere lo sguardo.
     
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  2. Lili/BluePoppy
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    pL18750
    Scaccia le mosche!
    海 Sibil Luna Christos ღ 14 years old ღ viaggio astrale ღ marinaia 海

    Un appuntamento in spiaggia. Deryck ha sicuramente intenzione di congelare. Eppure non mi è mai sembrato un tipo da suicidio.
    Sono questi i miei pensieri mentre mi preparo per uscire sulla spiaggia. Indosso i miei jeans imbottiti ed il maglione di mia madre con sotto la maglia termica. Mi sto ancora spazzolando i capelli quando William si ferma sulla soglia della mia cabina e mi fissa attraverso lo specchio.
    «Sei bellissima.»
    Cerco i suoi occhi nel riflesso.
    «Sei di parte e lo sai.»
    Gli rispondo ricambiando il sorriso. Will entra nella mia cabina e mi prende la spazzola dalle mani.
    «Lascia fare a me.»
    Inizia a spazzolarmi i capelli, ma mi sembra pensieroso.
    «Sei preoccupato?»
    Lo vedo scuotere il capo.
    «No. Mi fido del tuo giudizio, Luna. Voglio solo conoscerlo, guardarlo negli occhi e leggervi l’amore che prova per te, se davvero lo prova.»
    La smorfia che gli vedo comparire sul volto mi procura una tale tenerezza, che mi volto sulla sedia per cercare il suo viso.
    «Vieni alla spiaggia. Lo saluti, gli stringi la mano e lo guardi con quell’espressione tipica di voi uomini con la quale vi dite “ehi, lei è la mia bambina. Non farla soffrire o me la pagherai”»
    pronuncio la frase imitando la voce di Will e lui si mette a ridere.
    «Sei tremenda, lo sai?»
    Annuisco
    «Certo che lo so, ho preso tutto da mamma, lo dici sempre.»
    Mi alzo e lo abbraccio. So che non interferirà, ma vedo la preoccupazione nei suoi occhi.
    In quell’istante suona il cellulare. Mi sciolgo dall’abbraccio di mio padre ed afferro il telefono.
    «È Deryck, è arrivato alla spiaggia.»
    Sollevo gli occhi e cerco nuovamente quelli di Will.
    «Accompagnami.»
    Lo vedo annuire e gli rifilo un bacio sulla guancia.
    «Fai il bravo.»
    Gli sussurro con tono impertinente e lui mi da una pacca alla base della schiena.
    «Non sei troppo grande per essere sculacciata, sai?»
    Ridiamo insieme mentre uscivamo dalla cabina. William non mi ha mai picchiata, neppure nei momenti di lite più aspra tra noi.
    Prendo il giubbotto di Will e glielo passo, poi afferro il mio e lo indosso.
    «Aspetta.»
    Mi dice poco prima di uscire. Sparisce dentro la dispensa e torna con un involto che mi mostra subito dopo.
    «Non potete osservare l’aurora senza la musica della mamma.»
    Mi salgono le lacrime agli occhi mentre lui sostiene l’involto ed io apro i lembi di stoffa che lo proteggono. La scatola di legno è intagliata con simboli greci ed il coperchio è agganciato al carillon da piccole cerniere metalliche poste su uno dei lati lunghi. Sollevo il coperchio e la musica si sparge nell’ambiente. Accarezzo il bordo mentre una lacrima scivolava lungo la guancia. Will la asciuga con la mano e mi sorrise.
    «Lei è qui con te.»
    Annuisco e richiudo i lembi di stoffa.
    «Portalo tu.»
    Suggerisco e Will acconsente.
    Usciamo all’esterno ed attraversiamo la passerella in silenzio. Le scarpe affondano nella sabbia gelida, ma continuo a camminare silenziosa verso il punto dove Deryck ha acceso il fuoco.
    «Premuroso.»
    Mi sussurra mio padre, ed io non replico a parole, ma gli sorrido.
    Quando arriviamo vicino a Deryck, ancor prima che possa chiamarlo, lui si gira verso di me e si alza.
    «Eccoti qua.»
    Dice con tono allegro.
    «Ciao Deryck.»
    Mi avvicino e mi sollevo in punta di piedi per raggiungere le sue labbra e posarvi un bacio leggero.
    «Deryck, lui è William.»
    E poi verso mio padre.
    «Papà, lui è Deryck.»
    Li presento e rimango immobile, alternando solo il capo per osservare la reazione di entrambi.


     
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1 replies since 31/1/2019, 22:38   80 views
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