"The pen is on the table", ma in norvegese

Sam & Yoongi

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Cittadini
    Posts
    889
    Reputation
    +1,248

    Status
    Anonymes!
    Erano ormai passate circa due settimane dal suo arrivo a Besaid e fin da subito, volendo sopperire alla sua ignoranza linguistica, si mise in testa che imparare il norvegese sarebbe stato uno dei suoi obiettivi di quell'anno. Non che fosse necessario imparare la lingua del posto (in quanto avrebbe frequentato delle lezioni universitarie tenute in lingua inglese) ma immaginò che avere un po' di padronanza del norvegese gli avrebbe permesso di stringere nuove amicizie – o gli avrebbe dato qualche chance in più di togliersi dai guai. Ad ogni modo, erano queste le ragioni che l'avevano spinto a lasciare alcuni volantini in giro, nell'attesa che qualche anima pia e in cerca di un piccolo lavoretto si facesse avanti; in realtà aveva già iniziato a studiare in solitario qualche grammatica e libro di testo ma, come aveva previsto, non si era rivelata una facile impresa. Dopo qualche giorno d'attesa, il suo cellulare iniziò a ricevere qualche messaggio in risposta alle sue richieste. Ogni persona che l'aveva contattato non riusciva a convincerlo, almeno fino a quando non riconobbe in un messaggio una persona fatta a posta per lui. Si trattava di una ragazza che oltre ad essere una studentessa universitaria aveva anche un blog su cui pubblicava alcuni suoi articoli e testi; la faccenda gli sembrò fin da subito interessante: non poteva aspettarsi che delle lezioni di qualità da una persona che sembrava così attenta e acculturata. Per questo, deciso a scegliere lei e nessun altro come guida in quell'avventura linguistica, le propose un incontro per iniziare il prima possibile ad imparare qualcosa. Nel giro di pochi messaggi riuscirono ad accordarsi per vedersi al parco. Yoongi si lasciò indicare il posto da Sam e con qualche minuto d'anticipo si trovò ben presto al gazebo indicatogli. Quella giornata l'aveva accolto con un sole estivo di cui stava iniziando ad apprezzare il calore tiepido e poco invadente; nonostante i primi giorni a Besaid avesse avuto delle difficoltà a scegliere i capi giusti da indossare (per un particolare pregiudizio sulle temperature rigide del nord Europa), quel giorno sembrava aver fatto le scelte giuste. Per una buona volta non sarebbe tornato a casa sudato? Quello l'avrebbe deciso solo il resto della giornata. Nonostante tutto, non riuscì a rinunciare ad infilarsi una giacchetta leggera sulla tshirt nera. Il ragazzo si guardò attorno, sperando che il suo cappello con scritto "Jeg elsker Norge" e la bandierina norvegese che stava tenendo in mano potesse attirare l'attenzione di Sam; in realtà si erano già messi d'accordo sul fatto che lui si sarebbe dovuto presentare così e, essendo Yoongi uno che rispettava le tradizioni, mai avrebbe detto di "no" alla solita prassi degli incontri fra persone che non si erano mai viste in vita loro. Fortunatamente era riuscito a trovare un cappellino nero, in modo da poterlo riutilizzare (nonostante la scritta discutibile) e la bandierina era un tocco di classe, oltre ad un'ulteriore motivazione a studiare di più. Mentre con la mano sinistra stava sventolando la sopracitata bandierina di qua e di là, in un movimento lento e distratto, con l'altra era impegnato a cercare su Internet qualche frase che avrebbe potuto pronunciare in modo da andare oltre ad una semplice presentazione (o un saluto, sì, era più ad un livello di semplice saluto).
    "Come va?" oppure "È stato facile raggiungere questo posto?" Yoongi corrugò appena le sopracciglia, provando sottovoce a pronunciare quelle brevi frasi che sembravano essere ancora fuori dalla sua portata. Borbottò qualche parola di dissenso in coreano, felice che i passanti non potessero avvertire il fastidio delle sue parole, decidendo di lasciar perdere in modo da evitare l'imbarazzo legato alla difficoltà della pronuncia. Ad un certo punto alzò gli occhi dallo schermo che teneva in mano e, non potendo individuare con lo sguardo nessuna persona che somigliasse a Sam in lontananza, decise di voltarsi verso il gazebo per valutare il posto migliore dove mettersi seduto. Sotto la piacevole ombra della piccola struttura era stato infilato un tavolino circolare abbracciato da una serie di sedute unite a formare una panchina a semicerchio. Yoongi ragionò per qualche secondo su quale fosse la posizione che sarebbe stata raggiunta per ultima dai raggi solari e lì si posizionò, appoggiando la borsa a tracolla sul tavolino. Nell'attesa tirò fuori il quaderno degli esercizi (si sentiva più pronto a questa lezione che a quelle scolastiche) e, dopo aver fatto girare per un po' la penna fra le dita, iniziò a fare qualche scarabocchio per ammazzare il tempo.

    Edited by Kagura` - 9/9/2019, 21:16
     
    .
  2.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Cittadini
    Posts
    16,567
    Reputation
    +2,797
    Location
    ..un luogo al di là del tempo e dello spazio..

    Status
    Anonymes!
    Samantha sapeva che avrebbe fatto meglio a concentrarsi appieno sui suoi ultimi esami, così da poter iniziare a redigere la tesi, ma più il numero degli esami diminuiva e più lei si sentiva prendere dall’ansia. Era come se una parte di lei avesse paura di concludere tutto e quindi non faceva altro che rimandare, cercando di prendersi sempre nuovi impegni che distogliessero la sua attenzione da quello che sarebbe dovuto essere il suo compito principale. Era stato per questo che, quando aveva notato i volantini di un ragazzo che voleva imparare il norvegese, si era fatta subito avanti, provando a contattarlo per offrirgli il suo aiuto. Ovviamente non si aspettava una risposta dal ragazzo, considerando che probabilmente molte persone dovevano aver risposto alla sua richiesta quindi si ritrovò piuttosto sorpresa e allo stesso tempo molto felice, quando invece Yoongi la contattò per decidere un posto dove potersi incontrare per iniziare. Il primo luogo che le venne in mente fu il parco. Era così vasto che non sarebbe stato difficile riuscire a trovare una zona tranquilla e silenziosa per potersi concentrare e allo stesso tempo per un primo incontro era decisamente meglio un ambiente informale come quello piuttosto che una biblioteca o una sala studio. Almeno avrebbero potuto approfittarne per godere ancora un po’ del bel tempo, prima che la stagione si facesse più fredda. E poi, se era nuovo del posto, non poteva certo esimersi dal conoscere anche quell’area!
    Si era messa in testa un cappellino rosso, esattamente come aveva scritto a Yoongi quando si erano accordati per vedersi sotto il gazebo che avevano da poco risistemato. Durante la stagione estiva aveva approfittato spesso di quel posto per studiare un po’ e restare comunque all’aria aperta, quindi aveva imparato a conoscerne ogni anfratto e a capire anche gli orari in cui sembrava essere meno popolato. Cercando di affrettarsi per non arrivare tardi aveva infilato qualche libro di grammatica dentro lo zainetto a forma di alce che le aveva regalato Fae diversi anni prima, una bustina di patatine e dei succhi di frutta e poi era uscita velocemente per montare sulla sua bicicletta, accelerando così almeno di qualche minuto il raggiungimento del parco. Le piaceva sentire il vento che le sferzava tra i capelli e quello era uno dei motivi principali per cui adorava andare sulla bicicletta. Camminare o correre non riusciva a darle quella stessa sensazione, era un po’ come quando tenevi aperto il finestrino dell’auto e lasciavi che la corrente ti scompigliasse i capelli. Qualcuno lo detestava lei invece si trovava perfettamente a suo agio. Una volta addentratasi nel parco non fu difficile scorge il ragazzo, con un cappellino nero e una bandierina della Norvegia in mano, seduto ad un tavolino, proprio al di sotto del gazebo che lei aveva cercato di descrivergli con dovizia di particolari, affinchè non rischiasse di perdersi. Parcheggiò la bicicletta poco distante dal gazebo, semplicemente appoggiandola da una parte, senza stare a cercare un vero e proprio parcheggio per le bici, che le avrebbe rubato soltanto un sacco di tempo e poi, con un leggero scatto, salì di corsa i gradini. -Ehi ciao! - lo salutò, prima in norvegese e poi in inglese, non sapendo quanto fosse in grado di capire la loro lingua, ancora. Le aveva detto di essere arrivato da poche settimane e di aver iniziato a studiarlo, ma immaginava che continuasse ad avere molta più dimestichezza con l’inglese. -Scusa per il leggero ritardo, sei qui da molto? - chiese, prima di schiaffarsi una mano sulla faccia, rendendosi conto di essere stata terribilmente sbadata. -Scusami, non mi sono neanche presentata! Samantha.. - disse quindi, porgendogli la mano e rivolgendogli un ampio sorriso, aspettando che anche lui dicesse il suo nome, così da cercare da capire quale fosse la pronuncia più corretta. -Hai avuto problemi a raggiungere questo posto? - chiese, sperando che le sue indicazioni fossero state abbastanza buone e che non si fosse quindi perso in mezzo ai sentieri del parco.
    Gettò una veloce occhiata alle sue cose, andando quindi a sedersi poco distante da lui, così da poter parlare senza il rischio di dover urlare per farsi sentire. Posò lo zaino poco distante da lei, tirando fuori qualche libro, dei quaderni e tutto l’occorrente principale, seguito dai succhi di frutta, che depositò giusto di fronte a loro prima di iniziare. -Dammi qualche prima indicazione sul tuo livello con la lingua. Che cosa sei già riuscito a memorizzare? E quali sono invece le parti che più sembrano darti problemi? - domandò, provando a farsi una prima idea piuttosto che partire in quarta con argomenti che magari poteva aver già studiato sino alla noia. Doveva ammettere di essere un po’ nervosa, dato che era la prima volta che cercava di insegnare il norvegese a qualcuno e infatti, come era sua abitudine fare, aveva già iniziato a straparlare. Quando era in agitazione non riusciva proprio a stare zitta.
     
    .
  3.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Cittadini
    Posts
    889
    Reputation
    +1,248

    Status
    Anonymes!
    Purtroppo fra le tanti passioni che nutriva non rientrava anche quella del disegno e, infatti, quei piccoli scarabocchi lo dimostravano chiaramente; in fondo, non era quello l’obiettivo di quei disegnini, realizzati lasciando che la punta della penna percorresse da una parte all’altra del foglio senza una vera meta. Doveva solo distrarsi nell’attesa che, in un posto piacevole come si dimostrò essere il luogo scelto da Sam, stava trascorrendo in serenità. Probabilmente si sarebbe spostato anche al sole fra qualche minuto, giusto per imitare quella particolare abitudine che avevano i felini di spaparanzarsi sotto i raggi solari. Si guardò per qualche secondo e, ricordandosi di essere vestito esclusivamente di nero, bocciò subito l’idea come suicida: no, non sarebbe abbrustolito al sole norvegese nemmeno quel giorno. Non era lì da molto — rispetto l’orario prestabilito — e quando avvistò una ragazza avvicinarsi alla zona in cui si trovava in sella ad una bici, si domandò se si trattasse della sua futura insegnante di norvegese. Un rapido controllo gli confermò che si trattava di Samantha che, dopo aver messo da parte la bicicletta, salì i pochi scalini che dividevano il livello della strada dal piccolo gazebo. Con un veloce gesto della mano indicò il proprio cappello, spostando lo sguardo su quello della ragazza: nonostante gli fosse sembrata una proposta assurda, forse un po’ ridicola, Sam aveva deciso di acconsentire alla richiesta. Pur riconoscendo si trattasse di una richiesta forse un po’ buffa, aveva permesso a Yoongi di riconoscere immediatamente che si trattava di Sam. Cercò di registrare il primo saluto della ragazza, in modo da poterlo ricambiare, mettendo in atto quella che gli sembrò essere la pronuncia migliore che riuscì ad avere e accompagnando la breve frase ad un piccolo sorriso cortese. Subito dopo si affrettò a scuotere la testa insieme alle mani, in un chiaro segno di dissenso, in modo da poterla rassicurare, «no, non preoccuparti, non sono qui da molto», iniziò a dire con un tono tranquillo, per poi fermarsi in modo da ascoltare che altro Sam avesse da dire. Sembrava una ragazza molto espressiva, o almeno così l’altro poté notare per via della mescolanza di segnali che stava ricevendo; trovò quella serie di movimenti in grado di strappargli un sorriso, riuscendo a metterlo stranamente a suo agio, nonostante fosse ancora un po’ agitato dall’idea di incontrare una persona nuova. Spingersi all’esterno (in pieno giorno) per incontrare una persona con cui aveva parlato solo per poco e per chat lo faceva sentire un po’ sotto pressione. Se si aggiungeva, fra l’altro, il fatto che sarebbe anche stato valutato nelle sue capacità linguistiche, allora si raggiungevano livelli critici di disagio per un introverso come lui. Eppure ebbe l’impressione che si sarebbe trovato bene e, allungando la mano per stringere brevemente quella della ragazza, scosse un paio di volte la testa per rispondere alle nuove scuse dell’altra. Samantha sembrava essere davvero affabile e, probabilmente, stringere amicizia con lei sarebbe stato facile — o almeno così immaginava.
    «E io sono Yoongi», scandì con attenzione, anche se non avrebbe fatto caso ad eventuali errori di pronuncia: era lui quello a sentirsi sott’osservazione, perciò non sarebbe stato in grado di fare attenzione a nient’altro. Tornò a fare “no” con la testa (quasi ci stava prendendo gusto?), «devo confessare di aver chiesto un piccolo aiuto — e indicò il proprio cellulare appoggiato sul tavolino — ed è davvero un parco molto carino, hai avuto una bella idea». Se avessero avuto modo di conoscersi meglio, con il tempo Samantha avrebbe potuto capire quanto fosse raro trovare Yoongi fuori dalle quattro mura di casa ma, in quel momento, il ragazzo stava parlando seriamente. Era sincero e, infatti, tornò con lo sguardo al di là dei confini del gazebo, interrogando ancora per qualche secondo il verde che li circondava; il parco non era così male come aveva immaginato e le fronde degli alberi mosse delicatamente dal vento sembravano stimolare ancor di più la concentrazione: tutto al posto giusto per una sessione di studio. Aspettò che la ragazza si accomodasse poco distante da lui e tornò a giocherellare con la penna che aveva fra le dita, continuando a farla girare con disinvoltura. La ascoltò con attenzione e, dopo aver riflettuto un paio di secondi, abbassò lo sguardo ai pochi libri e al quaderno che si era portato dietro da casa.
    «In verità ci ho provato ma», il suo tono era cambiato, facendosi leggermente meno convinto, «ho davvero bisogno di una mano». Si grattò la tempia con il tappo della penna e, cercò fra i suoi pensieri per qualche secondo in modo da poter dare più indizi sulla sua situazione a Sam, «ho impiegato davvero un sacco di tempo ad imparare a parlare inglese senza accento, quindi mi sento in alto mare con il norvegese». Non che fosse contento di confessare le sue difficoltà ma, in fondo, era necessario che l’altra sapesse che tipo di studente aveva davanti.
    «Mi spiego non voglio assolutamente arrivare lontano. Diciamo un livello sopravvivenza — e virgolettò il termine con un veloce movimento dell'indice e il medio — : capirlo e poterlo parlare, e basta. Sarebbe già un successone», terminò di parlare accompagnando le parole ad una risatina auto-ironica, comprendendo che gli sarebbero serviti mesi anche solo per iniziare a capire qualcosa di quella lingua così articolata. Certo, aveva osservato alcuni punti di contatto con l’inglese, ma doveva essere una suggestione di un cervello “estero” come il suo.
    «Forse servirebbe un miracolo».
     
    .
  4.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Cittadini
    Posts
    16,567
    Reputation
    +2,797
    Location
    ..un luogo al di là del tempo e dello spazio..

    Status
    Anonymes!
    Sorrise radiosa, abbastanza sollevata all’idea di non aver fatto troppo ritardo. Di norma Sam era sempre stata una ragazza piuttosto puntuale, ma in quegli ultimi tempi aveva avuto così tante cose per la testa da finire con il perdere di vista ciò che le accadeva attorno. Avrebbe avuto bisogno di prendersi qualche momento di pausa per riuscire a rimettersi in sesto e riprendere saldamente in mano la sua vita, ma non era mai stata il genere di ragazza a cui piaceva troppo restarsene con le mani in mano ad aspettare. Quindi, incurante del carico di lavoro che aveva sulle spalle per via della tesi, che ormai da qualche giorno aveva iniziato a scrivere, aveva ben pensato di iniziare a dare lezioni di norvegese ad un ragazzo che era arrivato in città da qualche mese. Era sempre stata una ragazza piuttosto espansiva, sempre pronta a fare amicizia con chiunque si trovasse di fronte e aveva quindi preso quella come una nuova avventura e un modo per fare delle nuove conoscenze. Si sistemò accanto a lui, cercando di memorizzare al meglio il suo nome per evitare di fare delle pessime figure, anche se sapeva che quelle sarebbero state sempre in agguato dietro l’angolo. -Temo che lo sbaglierò almeno un paio di volte, quindi mi scuso già in anticipo. - si premunì quindi, sperando che ammetterlo in anticipo l’avrebbe salvata. Ridacchiò divertita quando lui ammise di aver chiesto un piccolo aiuto al navigatore del telefono per raggiungere il posto. -Hai fatto bene. - gli disse quindi, annuendo energicamente mentre puntava il suo sguardo azzurro su di lui. -Io invece devo ammettere di essere una gran testona e di norma preferisco sbattere da sola il muso un paio di volte prima di usare il navigatore. - rivelò, senza alcuna vergogna. Era sempre stata una tipa sprezzante del pericolo e perdersi in un territorio sconosciuto quindi non era certo tra le sue paure più grandi. Anzi, era stato proprio in quelle occasioni che aveva scoperto dei posti indimenticabili che le erano rimasti nel cuore. Bastava soltanto mantenere la calma ed evitare di perdere la pazienza.
    -Si, beh, è uno die miei posti preferiti in questa città. - gli spiegò, quando lui ammise di aver apprezzato la sua idea e anche il luogo. Si mise più comoda mentre ascoltava le problematiche del ragazzo, che sembrava davvero scoraggiato davanti al norvegese, come se fosse un ostacolo insormontabile. Sorrise sentendolo parlare di un livello “sopravvivenza” come lo aveva chiamato lui. Doveva ammettere di non aver mai sentito nessuno usare termini simili per parlare di una lingua e solo per quello il ragazzo iniziava a starle davvero molto simpatico. Sembrava un tipo piuttosto tranquillo e alla mano, quindi si aspettava che si sarebbero trovati molto bene nel lavorare insieme e che il tempo sarebbe passato in un battibaleno. -Ma no, non dire così. Ti assicuro che non è così complicato come credi. - gli disse, anche se probabilmente il suo era un discorso di parte dato che lei aveva iniziato a parlarlo quando era soltanto una bambina. -Ho alcuni colleghi stranieri all’Università di Bergen e anche loro in qualche mese sono riusciti a impararlo in maniera piuttosto fluente. - continuò, cercando di spiegargli il fondo di verità che stava celato dietro alle sue parole, sperando allo stesso tempo di riuscire a suonare abbastanza incoraggiante. In fondo tutte le lingue scandinave erano abbastanza simili. -E poi, vedi il lato positivo, il norvegese è simile per certi aspetti al danese, quindi una volta imparato questo potrai andare a visitare la Danimarca e sentirti perfettamente a tuo agio. - ammise, rendendosi conto soltanto dopo di sembrare quasi una che lavorava per un’agenzia viaggi piuttosto che una studentessa di Lettere che aspirava a diventare una giornalista e che lavorava in una libreria nel tempo libera per mettere qualche soldo da parte. Evitando di continuare su quella strada cercò quindi di assumere un’aria un po’ più professionale e iniziare a dargli le prime informazioni basilari. -Direi di iniziare con i pronomi personali, che creano sempre qualche problema. - gli disse, mentre tirava fuori uno dei suoi libri di grammatica del liceo per dargli un supporto dove poter leggere qualcosa. Prese anche un foglio, iniziando a scrivere tutti i pronomi in ordine, soffermandosi sulla differenza tra il maschile han e il femminile hun, molto semplici da confondere per chi non era del posto. Aspettando che lui li copiasse a sua volta per riuscire a memorizzarli un po’ più velocemente. Con lei per lo meno quel metodo aveva sempre funzionato, non sapeva invece come lui fosse abituato a memorizzare le cose. -E’ solo una questione di orecchio, nello scritto sono semplici da riconoscere una volta imparati. - continuò, cercando di dargli una mano nell’imparare la diversa pronuncia, ripetendola più volte, così che potesse rimanergli impressa nella mente. -Ok, ora prova tu. - gli disse, dopo qualche minuto di spiegazione, lasciando a lui la possibilità di provare a pronunciarli e inserirli in una frase di senso compiuto per vedere come se la cavava. -Bene, un ottimo iniziò. - si congratulò con lui, annuendo appena con il capo, sfogliando qualche pagina del libro per raggiungere quelle degli esercizi. -Ora prova a leggere quello che vedi qui e a completare le frasi.
     
    .
  5.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Cittadini
    Posts
    889
    Reputation
    +1,248

    Status
    Anonymes!
    In risposta alle preoccupazioni dell'altra nei riguardi della pronuncia del suo nome, Yoongi scosse la testa con tranquillità: in fondo sarebbe stato lui quello a trovarsi in maggiore difficoltà. Se Sam aveva l'unico "compito" di imparare la pronuncia del nome del suo allievo, Yoongi aveva giusto un po' più di lavoro da fare. «Non preoccuparti, anzi... facciamo così! Uhm, aspetta», saettò con lo sguardo a destra e sinistra, fino a quando non fiondò le mani nelle tasche della propria borsa abbandonata poco prima sul tavolino. Dopo qualche secondo di ricerca, riuscì a trovare ciò che stava cercando prima di trovarsi costretto a capovolgere la borsa. Proprio come immaginava, non aveva spostato dalla solita posizione la tessera dell'Università. «L'hanno scritto male, ma la pronuncia è quella giusta», ridacchiò appena, facendo girare la tessera fra le dita prima di poggiarla sul tavolo, in modo che potesse essere visibile anche agli occhi di Sam. Accanto ad una sua foto, che non sopportava di poter guardare per più di qualche secondo, si poteva leggere il suo nome in grassetto: "Min Yunki". Nelle due righe sotto c'erano ulteriori informazioni: il suo numero di matricola, l'università di appartenenza (quella di Bergen) e, infine, il corso di studi che stava frequentando (Medicina). Quel piccolo errore si era verificato poiché era difficile rendere in alfabeto latino lo schema grafico e fonetico del coreano e, così, si era ritrovato una "trasposizione" lievemente erronea del suo nome sulla tessera. Insomma, pur non soddisfatto del risultato, non avrebbe perso ulteriore tempo in segreteria giusto per farla correggere. «Forse dovrei farla cambiare ma... è quasi divertente, oltre ad essere utile, no?»
    Ad ogni modo, proprio come si aspettava, Sam si rivelò essere, anche solo in quel piccolo accorgimento, una persona attenta ai dettagli e accomodante. Si confermò ancora una volta mentalmente quanto fosse stata giusta la sua intuizione sulle buone qualità da insegnante della giovane donna e, una volta terminato di mostrare la sua tessera, rimase in silenzio in modo da poter ascoltare ciò che l'altra aveva da dirgli. Nel raccogliere quelle prime informazioni riguardo ai colleghi universitari di Sam, le labbra di Yoongi si schiusero appena, formando un cerchio che denotava una sincera sorpresa: allora non doveva essere un'impresa così irraggiungibile! E poi, Sam stava parlando di "mesi" e non di anni, così come Yoongi aveva previsto, più pessimista del dovuto. Nonostante fosse stato in grado di riconoscere nelle gentili parole di Sam un tentativo di rassicurarlo, sarebbe stato difficile per lui convincersi del tutto che ce l'avrebbe fatta. In verità non era così demotivato, era semplicemente convinto del fatto che sarebbe stato un compito leggermente complicato afferrare alcuni rudimenti di norvegese; era necessario fare qualche sforzo in più, distrarsi di meno e dedicarsi agli esercizi affidatogli, magari. Ecco cosa doveva fare: portare l'orologio mentale indietro di diversi anni e sentirsi nuovamente uno studente al primo anno delle elementari, con una tabula rasa in testa ma pronta ad essere arata e seminata. Quando avrebbe finalmente smesso di imparare nuove materie? Probabilmente non avrebbe abbandonato l'attività dello studio ancora per lungo tempo e, rispetto a ciò che l'aspettava in Università, forse imparare una lingua in parallelo alla conduzione di studi più pesanti sarebbe stato un divertente passatempo. Se vista sotto questa luce, Yoongi iniziava a convincersi un po' di più, sentendosi pronto ad affrontare quella interessante sfida linguistica. Batté le palpebre colto dalla sorpresa quando quel pezzetto d'informazione in più si aggiunse alle sue conoscenze, «Oh, davvero sono simili? La Danimarca... non mi sembra una cattiva idea, lo sai?» Appoggiò il mento sul palmo della mano e tamburellò con le dita sulla propria guancia destra, mentre valutava le possibilità di un piccolo viaggio nella vicina Danimarca. Prima che potesse perdersi nei suoi pensieri, però, si ricordò che il suo compito principale era quello di rimanere concentrato sulle fondamentali parole di Sam, piene di nuove nozioni e direttive giuste per iniziare con più serenità lo studio di quella lingua.
    Un leggero sospiro abbandonò le labbra di Yoongi che poco dopo si tesero in una linea retta. «Ah, accidenti. I pronomi personali... ci avevo già provato», seguì con lo sguardo i movimenti e le indicazioni dell'insegnante. Sì, poteva affermare con tranquillità di sentirsi trasportato indietro, ad un'età scolastica ed immatura; eppure doveva ammettere che un approccio del genere allo studio sembrava stimolarlo di più: nulla a che vedere con l'attendere ore intere, praticamente la maggior parte della giornata, chiuso fra quattro mura di un'aula e costretto ad ascoltare voci monotone che portavano avanti spiegazioni infinite. Anche se avvertì qualche metaforica goccia di sudore scendergli lungo la fronte quando Sam gli propose di provare a ripetere ciò che avevano appena imparato, Yoongi sembrò essere in grado di eseguire al meglio il compito affidatogli. O almeno, così sperava; seppur claudicante nella pronuncia di quei piccoli segmenti linguistici, grazie anche al gentile commento dell'altra, si animò di fiducia nelle sue capacità. «Agli ordini», mormorò prima di far girare ancora una volta la penna fra le dita e concentrarsi sugli esercizi, di cui fortunatamente non dovette leggere la consegna perché gli era stata appena resa chiara dalle parole di Sam. Aggrottò le sopracciglia e si ritrovò a segnare sul proprio quaderno le risposte esatte, non volendo in nessun modo rovinare il libro messo a disposizione dall'altra; dopo una manciata di minuti si sentì abbastanza convinto delle risposte date e, alzando lo sguardo dal foglio, lo posizionò fra loro in modo che Sam potesse correggerne le risposte.
    «È la prima volta che segui qualcuno per delle lezioni di norvegese?» Pur non volendo distrarla nella correzione, era curioso di poter conoscere di più sulla sua insegnante. Aveva deciso di porle quella domanda perché, vista la naturalezza con cui Sam aveva messo in atto una serie di passaggi educativi, gli sorse spontaneo quel dubbio. Volendo dimostrarsi forse un po' troppo zelante nel ruolo di allievo, fu attento a sostituire ogni pronome personale con quelli appena imparati in norvegese: l'esercizio faceva sempre bene, no? «Non so che piani hai per il futuro, ma potresti dare una mano a qualche altro disperato come me», mentalmente si ripeté ciò che aveva appena detto e si strinse appena nelle spalle, per poi mormorare, «certo, non sembra nemmeno a me una prospettiva entusiasmante».
     
    .
  6.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Cittadini
    Posts
    16,567
    Reputation
    +2,797
    Location
    ..un luogo al di là del tempo e dello spazio..

    Status
    Anonymes!
    Lo osservò incuriosita mentre il ragazzo andava alla ricerca di qualcosa all’interno della sua borsa, per poi sfoderare una tessera universitaria che poggiò prontamente sul tavolo. Il suo sguardo si mosse velocemente in direzione di quel piccolo oggetto, mentre ascoltava il ragazzo spiegare che, sebbene il suo nome fosse scritto nel modo sbagliato, lo avevano inserito nel modo in cui si pronunciava ed era quindi più semplice in quel modo capire come leggerlo per le persone. -Deve essere una gran seccatura però averla così. - sbottò lei, per prima cosa, emettendo un leggero sbuffo che le sollevò il ciuffo di capelli che aveva davanti alla fronte verso l’alto. -Ah ma studi a Bergen anche tu? - chiese poi, senza neanche tentare di mascherare di aver spiato tutto quello che c’era scritto su quella tessera, spalancando gli occhi in un’espressione decisamente stupita. Aveva dato per scontato che anche lui si fosse trasferito in quella cittadina sperduta soltanto per questioni universitarie, esattamente come Adam. -Non mi capita spesso di incontrare altre persone che studiano lì! Tutti i miei amici studiano qui a Besaid. - continuò, rendendosi conto soltanto dopo aver finito di stare iniziando a raccontare a quel ragazzo un sacco di cose di cui probabilmente non gli importava affatto. -Scusami, sto chiacchierando troppo. - ammise, con un leggero sorriso, cercando di ridarsi un minimo di contegno, annuendo al suo commento sull’utilità di quell’errore. -Si, le segreterie sanno essere incredibili certe volte! E’ decisamente buffo, ma alla fine vedi tu, se preferisci che sia scritto bene o che la gente lo dica nel modo corretto. - terminò, con una leggera risata. Era assurdo il fatto di dover decidere tra le due quale fosse il male minore. -Anche se, onestamente, se sei già sopravvissuto ad una coda in segreteria non ti consiglierei di tentare la sorte provandoci di nuovo. - ammise infine, consigliandogli quindi tra le righe di tenersela ormai com’era per evitare di perdere altro prezioso tempo della sua vita.
    Cercò di partire con un discorso incoraggiante, che facesse capire al ragazzo che non era il primo che tentava di imparare quella lingua e che, come c’erano riusciti gli altri, di certo ce l’avrebbe fatta anche lui, bastava soltanto un po’ di pazienza. L’idea di poter sfruttare quella lingua per visitare più posti sembrò piacergli e motivarlo un po’ di più e solo allora decise di provare ad iniziare con i primi rudimenti e quindi con una delle cose che a tutti veniva un po’ difficile distinguere, soprattutto nel parlato, vista la pronuncia simile. Tentò di spiegargli le differenze nella maniera più chiara possibile, sperando di non mandarlo più in confusione di quanto non dovesse già essere, cercando poi di verificare se fosse riuscito a memorizzare almeno quei primi concetti, chiedendogli di ripetere ad alta voce le pronunce. Per essere uno che diceva di essere un caso disperato doveva ammettere che non se la cavava affatto male e quindi gli diede da fare i primi esercizi. Una volta memorizzato il modo di scrivere quei semplici pronomi e il loro significato non sarebbe stato difficile utilizzarli nello scritto e riuscire quindi a completare quelle prime frasi. Sorrise, quando lo vide inforcare la penna con fare un po’ più sicuro per concentrarsi sul suo nuovo compito. Spostò lo sguardo verso il passaggio, così da non dargli l’idea di tenergli il fiato sul collo o di volergli mettere fretta nella consegna. Era strano per lei mettersi a dare delle lezioni a qualcuno, non lo aveva mai fatto prima e temeva che si percepisse parte del suo disagio e la sua totale inesperienza. Riportò l’attenzione su di lui soltanto quando lo notò spostare il quaderno su cui aveva scritto le risposte nella sua direzione, così che lei potesse controllarle. Posò piano sulle mani sul foglio, rivolgendogli un sorriso prima di iniziare la lettura. Aveva svolto l’esercizio in un tempo piuttosto breve il che doveva significare che non doveva aver trovato troppi problemi nel rispondere, anche perché non aveva chiesto il minimo aiuto. Sorrise soddisfatta mentre constatava che aveva risposto correttamente alla maggior parte dei quesiti e notava che lui, nonostante continuasse a parlare in inglese, stesse cercando di sostituire tutti i pronomi con quelli norvegesi per continuare a fare pratica. Annuì poi alla sua domanda, spostando lo sguardo su di lui soltanto per rispondergli. -Si vede così tanto? Non riesco a spiegarmi in maniera abbastanza chiara? - gli chiese, cercando di comprendere che tipo di errori potesse aver commesso così da migliorarsi per le lezioni successive, sempre se avessero preso accordi per effettuarle. Le sue parole successive comunque chiarirono i suoi dubbi e fu felice di sapere che lui non si stava trovando poi così male dato che le aveva appena suggerito di dare una mano anche a qualche altro ragazzo nell’imparare la lingua. -Vorrei diventare una giornalista un giorno, anche se al momento mi limito a scrivere nel giornale dell’Università. - spiegò, con assoluta tranquillità. Scrivere articoli e raccontare delle storie alle persone l’aveva sempre entusiasmata, forse prima o poi avrebbe anche scritto il famoso libro sulle avventure della piccola Sam e della ragazza arcobaleno, come Fae non faceva che consigliarle da anni. Sarebbe stato un modo molto velato di raccontare come andavano le cose a Besaid, spacciandolo per un racconto fantastico. -Però penso che terrò in conto il tuo consiglio. Dopotutto il tempo libero non mi manca. - aggiunse, con un’altra leggera risata, prima di rispostare leggermente il quaderno in direzione del ragazzo per indicargli l’unico errore che aveva commesso. -Hai fatto un piccolo errore qui, ma direi che il risultato è stato davvero ottimo. - si complimentò quindi con lui, prima di voltare il libro alla pagina successiva e iniziare a dargli qualche spiegazione sui numeri e le ore, un’altra delle cose che potevano essergli abbastanza utili nel breve tempo, anche soltanto per porre una semplice domanda a qualcuno. -Ho visto che studi medicina, hai già iniziato una scuola di specializzazione? - chiese, piuttosto curiosa di sapere che ramo avesse scelto per terminare i suoi studi e quindi che tipo di medico sarebbe diventato. Gli indicò alcuni altri esercizi da svolgere e attese che lui li svolgesse nel tempo necessario prima di procedere con l’argomento successivo. Colta da un leggero languorino sfoderò dal suo zainetto un sacchetto di plastica che conteneva dei cioccolatini con dentro delle praline e lo porse in direzione del ragazzo. -Un cioccolatino? - chiese, prima di estrarne uno a sua volta e poi lasciare il pacchetto davanti a loro, scartandone uno abbastanza velocemente per poi mangiucchiarlo con aria soddisfatta. Sebbene fosse una ragazzina piuttosto minuta non riusciva a stare troppo tempo senza mangiare qualcosa.

    Perdonami per l'incredibile ritardo ç_____ç
     
    .
  7.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Cittadini
    Posts
    889
    Reputation
    +1,248

    Status
    Anonymes!
    Lo sguardo del ragazzo venne catturato dal movimento veloce che alcune ciocche di capelli di Sam furono costrette a compiere, mosse dal leggero sbuffo della ragazza. Yoongi si strinse nelle spalle in risposta alle parole della giovane che, giustamente, aveva commentato su quanto fosse seccante dover convivere con una svista del genere: pur concordando con lei, in parte reputava che ci fosse sempre un lato positivo in ogni piccolo errore. In quel caso quella erronea scrittura avrebbe permesso di ovviare a quella incertezza nella pronuncia dimostrandosi, in qualche strano modo, utile. «Sì, sarebbe stato comodo studiare qui a Besaid. Anche se continuo a pensare che sia strano... questa cittadina non è molto pubblicizzata, è perfino difficile trovarla sulle mappe. Eppure hanno un ospedale e tutto il resto». Con le dita andò ad accarezzarsi un po' il mento, come se stesse assumendo un atteggiamento pensieroso, prima di essere ripreso dal commento dell'altra che, in verità, non gli sembrava stesse parlando troppo. Al contrario, era lui che spesso si perdeva in tangenti che non avevano né capo né coda, soprattutto perché portate avanti come se fossero un dialogo mentale semplicemente reso a parole. Annuì al suo velato suggerimento e dopo un po' i due scivolarono in un'atmosfera più concentrata e laboriosa. Yoongi sarebbe stato pronto a negare immediatamente l'interpretazione che Sam diede alle sue parole: l'altra era stata chiara fino a quel momento e capace di metterlo a proprio agio, non si sarebbe mai lamentato dell'operato della sua insegnante. Volendosi correggere il prima possibile, abbozzò un mormorio che non fu sicuro raggiunse le orecchie dell'altra, «n-no, al contrario». Comunque riuscì a cogliere nel cambio d'espressione dell'altra il fatto d'aver compreso il commento che le aveva rivolto e per questo, più tranquillo, rimase in attesa di ricevere il risultato della correzione dell'esercizio. Accolse i piccoli commenti che Sam lasciò trapelare con attenzione, ancora una volta sempre più convinto di aver fatto la scelta esatta: di sicuro un'aspirante giornalista gli avrebbe potuto trasmettere la passione per la lingua molto più di chiunque altro, giusto? Non appena l'altra affermò che avrebbe tenuto in considerazione il consiglio di Yoongi, lo studente fin troppo cresciuto abbozzò un piccolo sorriso, «sono convinto che saresti in grado di aiutare senza problemi tante altre persone».
    Lo sguardo dello studente si spostò sulla riga indicata da Sam e, inizialmente preoccupato per via dell'errore che gli fu notificato, venne rassicurato dal commento della ragazza sul risultato. Di lì a poco tornarono in una seconda parte della lezione: ore e numeri. Che gioia! Yoongi fu ben attento a registrare ogni parola di Sam e, dopo averle posto qualche domanda per essere sicuro di aver chiara ogni cosa, tornò con la testa china sul quaderno. Le orecchie di Yoongi, una volta captata quella domanda, lo estrassero per qualche secondo dalla concentrazione in cui si era calato in modo da poter evitare di fare errori negli esercizi che Sam gli aveva affidato. Negò una sola volta con la testa, «no, non ancora». Completò l'informazione con un piccolo commento, prima di tornare a parlarle solo dopo aver riflettuto per qualche secondo sull'inserimento di una determinata risposta rispetto ad un'altra: quei disegni d'orologi lo stavano costringendo a riflettere forse anche più del necessario. «Per questo ho voluto approfittare di questo periodo di uhm, pausa... sarà giusto così questo? Bah. Che dicevo? Ah, già. Insomma, per prendere dimestichezza con qualche base di norvegese. Non tutte le persone con cui lavorerò potrebbero sapere l'inglese e... sarebbe solo una perdita di tempo dover affrontare anche le barriere linguistiche». Intervallando la risposta a qualche mormorio fra sé e sé, come se stesse conducendo due discorsi in parallelo, quello con Sam e quello con la sua testa che cercava di ricordarsi le semplici nozioni appena apprese, Yoongi cercò di intrattenere un piccolo dialogo con l'altra ragazza. Stava per terminare uno degli ultimi esercizi quando la sua visuale sulle pagine venne oscurata dall'avvicinarsi di un sacchetto in plastica sul cui fondo erano collezionate una serie di palline coperte da carta stagnola: dolcetti? Batté un paio di volte le palpebre e contento di poter condividere quei cioccolatini (un premio?) con Sam, ne estrasse volentieri uno dal gruppetto e imitò le azioni della ragazza, solo dopo aver sfoderato la sua profonda conoscenza della lingua per ringraziarla: «takk». Un sorrisetto soddisfatto fece capolino sul suo viso, mentre fra le guance si muoveva il cioccolatino che si stava gradualmente sciogliendo, come se avesse appena snocciolato un termine erudito e non un semplice "grazie". Erano le piccole gioie dell'ignoranza - che, eventualmente, non avrebbe più provato. «Ooh, è davvero buono!» Con quel piacevole sapore in bocca fu quasi più facile terminare gli esercizi e, con una certa ingenuità, Yoongi non poté convincersi che Sam sapesse in realtà quello che stava facendo: un cioccolatino, come un biscottino, avrebbe motivato qualsiasi studente e qualsiasi cane ad eseguire meglio il proprio lavoro. Una tecnica infallibile. «Sono quasi sicuro di non aver fatto schifo». Annuendo con convinzione, tornò a porgere nuovamente il quaderno alla ragazza, poiché sarebbe stato più utile trattenere con sé i risultati e gli errori degli esercizi, piuttosto che abbandonarli alle pagine di un libro che non era nemmeno suo. Così, in attesa che l'altra potesse correggere gli errori che sicuramente si annidavano fra una o l'altra risposta, Yoongi si strinse nelle spalle e accartocciò la stagnola che aveva contenuto poco prima il cioccolatino gustato con piacere. «Hai detto che scrivi per il giornale dell'Università, vero? Magari se hai tempo potresti inviarmi il sito o qualche foto... potrebbero essere degli utili esercizi di lettura». Era buffo: da quando era diventato uno studente modello? «Anche se credo di non essere ancora in grado di comprenderli fino in fondo».
    La terza ed ultima parte della lezione del giorno, che si articolò per circa più di un'ora (la mente di Yoongi ormai non era abbastanza fresca per poter sopportare fino a due ore di grammatica e nuovi contenuti linguistici), fu altrettanto piacevole. Il ragazzo, in verità convinto fin dal principio, si convinse completamente del fatto che, se Sam avesse voluto, avrebbe volentieri organizzato una seconda lezione con lei. Era pacata, attenta e, soprattutto, gli aveva offerto dei cioccolatini: che cosa poteva desiderare di più? Terminato anche l'ultimo giro di esercizi, alla fine dei quali Yoongi avrebbe potuto orgogliosamente comporre una frase complessa come "io sono" in norvegese (e forse anche "la penna è sul tavolo"), immaginò fosse arrivato il momento giusto di porre fine a quella lezione prima che il suo cervello si attivasse troppo e il mezzo neurone decidesse di svegliarsi, corrompendo la possibilità di riuscire a dormire non appena tornato a casa. Così, una volta raggruppate le sue cose e riposte all'interno della borsa per posizionarla nuovamente sulle proprie spalle, Yoongi si assicurò di chiarire a Sam quanto fosse stato fortunato ad aver potuto fare una lezione con una persona calma e paziente come lei. Per questo le chiese, fra i soliti saluti finali, se avesse potuto rivolgersi di nuovo a lei in futuro. «Grazie mille per il tuo tempo, Sam. Sono sicuro che lavoreremo bene insieme!» Con un tono stranamente entusiasta, Yoongi ripeté per l'ultima volta i suoi saluti, sperando che il messaggio potesse raggiungere forte e chiaro Sam. Alzò la mano in segno di saluto fino a quando la giovane non si allontanò del tutto e, con il passo alleggerito dalla soddisfazione di aver imparato qualcosa di nuovo, indirizzò i propri passi verso la strada di casa.

    aaaaa non preoccuparti! come vedi pure io ho fatto tardissimo a lezione (what?)... sono i famosi quindici minuti accademici (doppio what?) :gentleman:
     
    .
6 replies since 19/8/2019, 08:52   133 views
  Share  
.
Top
Top