La sagra del disagyo!!

VENGHINO SIGNORI VENGHINO

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    St. Matthew's festival


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    La sagra del disagio.


    (gif riciclata da Halloween, che è sempre in tema.)

    Salve Besaidiani! L’estate sta finendo, ma la città non va certo in letargo! Da quest’anno, alla fine di agosto, la cittadina ospita il St. Matthew Festival, una festa paesana ideata dal parroco della cittadina (il nostro amato don Matteo) e sponsorizzata dal Besaid Kunstmuseum. Ogni cittadino può in questa occasione allestire un proprio stand per vendere e pubblicizzare i propri prodotti, oppure girare liberamente per la festa e partecipare alle attività. Volete farvi leggere la mano da Rachida nel tendone? Portare i vostri bambini sulle giostre? Degustare un bel panino con la porchetta? Naavke il porchettaro in incognito –che si fa chiamare Pedro e porta i baffi e il sombrero- è qui per voi dell’ottimo street food Norvegese? Oppure amate la movida? In tal caso, la queen Malgy vi attende al chiosco con angolo disco per bere e ballare insieme tutta la notte. Il Luna Park pullula di persone, festoni e lanterne corrono sopra le teste dei passanti. Gli stand costeggiano la via illuminata che dall’ingresso conduce alla pista da ballo. A mezzanotte i fuochi d’artificio delizieranno i partecipanti, concludendo la festa, ma non la serata, che grazie alla musica di Romina&pipitigni(?) continuerà fino a tarda notte.
    Ma cosa accade? Qualcuno sta attirando l’attenzione in maniera non proprio sobria! Ebbene si, il nostro Christian Malgyssenn, vestito con un voluttuoso abito nero e una parrucca bionda sta facendo il bagno in una fontana, adescando i passanti come una novella Anita Ekberg. Che queen! Che charme, ragazzi! ”Marcello, come here! Bel manzo vieni a brendermi in gueshta bella fondana. Venite a pescare i bigliettini ragazzi, la caccia al tesoro inizia da qui!” Nella fontana in cui Malgy sta sguazzando galleggiano delle bottigliette che contengono dei misteriosi bigliettini. Il gioco consiste nel pescarne uno entrando nella fontana con Malgy e uscendone vivi, o raccogliendone qualcuno dal bordo vasca, se siete fortunati. Ma occhio, zia Malgy è una regina dispettosa! Vi schizzerà tutta l’acqua possibile e tenterà di trascinarvi in acqua con lei. Perché a Malgy non gliene frega un’accidenti della caccia al tesoro, lei vuole solo del materiale per i suoi gossip ed eleggere a fine serata Miss e Mister maglietta bagnata mlmlml. una volpe. Ma che vi costa tentare? E’ gratis! Attenzione però: se avete mangiato la porchetta del texano(?) dovete aspettare tre ore prima di fare il bagno(?) #wat
    Buon St. Matthew festival, Besaidiani! Statv accorti!



    |RULES|
    Role di gruppo disagyatissima, aperta a tutti. Ogni player può portare quanti e quali pg vuole, e postare una o più volte, a discrezione.
    Tempo per postare e pescare il bigliettino per la caccia al tesoro fino a domenica 1 settembre. (Nel caso qualcuno volesse entrare in ritardo, è pregato di contattare lo staff).
    Don Matteo vi guarda dalla consolle e vi benedice. Rachida vi maledice. Malgy aspetta che qualcuno di voi si spogli gli dia materiale succulento per il Besaid Journal.
    Unica regola: divertirsi e interagire. <3



    Grazie a Kagura` per l'ispirazione!!
     
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    Ma certo, la sagra del disagio paese! Come potersi far sfuggire l’opportunità a tal punto preziosa di entrare davvero in contatto con la realtà di quell’assurda città? Nella sua ingenuità dovuta al poco tempo che era passato dal suo effettivo trasferimento nella cittadina, Yoongi non poté che sentire un certo interesse risvegliarsi in lui. Così, quando finì di leggere il messaggio d’invito del migliore amico, non esitò a rispondere con un’entusiasta “sì”; saranno state le due ore e tre quarti di sonno con cui cercava di procedere durante la giornata, o forse i troppi paragrafi del libro riorganizzati in schemi riassuntivi, ma Yoongi era davvero curioso di poter verificare se le sue aspettative sarebbero state deluse… o superate. Come poté assicurarsi con i suoi stessi occhi, Besaid sembrava proprio essere una città in grado di non deludere nessuno e, effettivamente, aveva tutto ciò che una rendeva una sagra… una sagra, se non molto di più! Sarebbe stato in grado di trovare le stesse identiche cose nella sua cara città natale, la spettacolare Seoul, la capitale della Corea del Sud (sì lo sappiamo)? Probabilmente no e, forse, era meglio così. Prima che un invitante odore di porchetta potesse raggiungere le sue narici, Yoongi fu a dir poco affascinato dall’alta qualità della musica che poteva sentire espandersi e richiamarlo all’attenzione come un incantesimo da cui era stato stregato; esatto! Erano proprio loro e Yoongi non riusciva a crederci: i grandissimi del complesso musicale Romina & Pipitigni. Per poco Yoongi non dovette asciugarsi le lacrime agli occhi (per i conati di vomito); affascinanti e tenebrosi, avevano stregato lo sguardo di Yoongi che venne richiamato all’attenzione solo quando vennero avvicinati da un amico di Jimin, che sembrava portare delle interessanti notizie. Dopo i saluti di rito, si arrivò al succo della questione.
    «Avete sentito della caccia al tesoro?» Perché nessuno gli aveva parlato della caccia al tesoro? Rimase in silenzio, attendendo ulteriori delucidazioni al riguardo. «A quanto pare c’è quel solito tizio che con una parrucca se ne sta nella fontana e si crede una sorta di Ekberg, ma siamo in Norvegia, «beh, niente, a quanto pare ci sarà un premio finale ma non ho ben capito quale. Sfido però che qualcuno vorrà provare a partecipare, visto che bisogna afferrare il primo biglietto nella fontana e… io non mi avvicinerei troppo a Christian». Quel nome lo colpì come se una tonnellata di mattoni gli fosse stata appena scaricata in testa. Non avrebbe mai dimenticato quello strano personaggio, così come non avrebbe mai dimenticato il titolo e la grandezza del tipo a cui era collegato: il (o la... o entrambi) bicch who rules dis town. Quell'episodio si era stampato chiaramente nella sua memoria e, delle volte, credeva di avere più paura dell'apparizione di Malgy che di quelle che lo tormentavano negli specchi di casa; in fondo, dalle manifestazioni della sua particolarità poteva fuggire... ma da Malgy? Così, quando gli venne presentata la possibilità di poter sfidare il grande capo della città, il cuore di Yoongi si riempì di coraggio come mai aveva fatto prima: avrebbe preso quella bottiglietta a costo della sua vita (o anche a costo di quella di Jimin; insomma, di una vita qualsiasi. Una vita bastava, non era necessario sacrificarne due) e, forse, sarebbe anche stato in grado di rovesciare quella crudele tirannia. In fondo, pensava, quel titolo avrebbe suonato bene prima del suo nome e cognome: the bicc who rules dis town, Min Yoongi. «Poi ci sono altri che dicono che è collegata, insomma… la faccenda della caccia al tesoro, anche ad un contest di Miss e Mister maglietta bagnata», lo sguardo di Yoongi si piazzò su ciò che Jimin stava indossando in quel momento; mister maglietta bagnata? Mai titolo gli sembrò più appropriato per il migliore amico. Avrebbero regnato su Besaid con quelle nuove identità: che c’era di meglio? Venuto a sapere della doppia competizione, Yoongi non poté che caricarsi sempre di più. Prima che gli altri due potessero realizzare le intenzioni dell'altro, Yoongi si trovò con le mani sulle loro spalle, costringendoli a chinarsi affinché le importanti informazioni che stava per comunicare loro non raggiungessero orecchie a cui non erano indirizzate. Yoongi sapeva di essere un vero e proprio genio delle tattiche e degli schemi per cui, al sorgere della sfida, il suo grosso cervello si era attivato con la velocità con cui si accendeva una lampadina, se non di più. Ma chi voleva prendere in giro, era stato più rapido della stessa luce.
    «Che sta succedendo?», prima che l'altro ragazzo potesse allontanarsi terrorizzato, perché sapeva che l’altro non si sarebbe svincolato, in quanto toccare Jimin era sufficiente (se non eccessivo) per impedirgli la fuga, Yoongi fu svelto a spiegare il suo piano per un delitto perfetto. Avrebbero colpito all’alba senza che il perfido Malgy potesse accorgersene, sfruttando una acuta tattica di biforcamento laterale in modo da seguire uno schema a “v” con partenza da quel preciso punto. In soldoni avrebbero corso alle spalle dell’improvvisata Anita Ekberg, gli sarebbero saltati entrambi addosso nel tentativo di distrarlo e Yoongi, rinomato per la sua velocità (con cui si spostava dal letto al divano), si sarebbe poi fiondato su una di quelle bottigliette in modo da mettere le mani sulla tanto anticipata gloria. Ovviamente non spiegò il piano nei minimi dettagli e risvolti al migliore amico, perché sapeva che se gli avesse fatto capire che l’avrebbe utilizzato come un’esca, l’altro si sarebbe tirato indietro; infatti, sul nemico, alla fine, sarebbe saltato come un felino solo Jimin. Delle volte, bisognava essere pronti a fare dei sacrifici per raggiungere le vette più alte… e Yoongi era pronto a sacrificare il migliore amico, a costo di perdere tutto. Lasciarono gli oggetti personali all’amico di Jimin (quello sarebbe stato il suo fondamentale compito) e Yoongi si assicurò più volte di non perderli per nessuna ragione: nel cellulare erano conservate foto osé troppo importanti, non gli avrebbe mai perdonato qualche danno. Afferrò il viso di Jimin fra le mani e posò la fronte contro la sua, come a volergli dare la giusta carica prima che i due entrassero in guerra. Come dei moderni Patroclo e Achille, il famoso guerriero dal piè veloce era pronto all’azione, ad abbandonare finalmente la sua tenda, a patto che sarebbe stato l’altro a finire nei guai (sperando non ci restasse secco come l’eroe greco) e lui a ricevere la gloria.
    «Ne abbiamo passate tante, Jimin-shi», iniziò a dire, fissandolo negli occhi, «e questa non sarà la nostra ultima battaglia, lo so. Torneremo vincitori». Poteva avvertire un certo tono epico caricare quelle parole che in altri contesti ma anche in quello sarebbero suonate assurde, a dir poco comiche. «Ti fidi di me? Io mi fido di me e posso assicurarti che ce la faremo», ultimato in quel modo il ridicolo discorso ardente, cercò di dare la carica all’amico assestando due buffetti con i palmi della mano sulle guance dell’altro, per poi dedicare lo stesso trattamento a se stesso. Come se stesse per entrare in campo per affrontare la partita più importante del campionato scolastico di basket, improvvisò un po’ di stretching fino a sfiorarsi le punte dei piedi e poi rivolse dei convintissimi pollici all’insù al compagno di disavventure. Così, scaltri come due felini a caccia, si appropinquarono al punto d’attacco fino a quando non furono abbastanza vicini da poter dar via all’operazione. Gli lanciò uno sguardo e i due si misero a correre: l’effetto sorpresa avrebbe sicuramente colto di… sorpresa Malgy.
    «Corri, BAKKCHIMIN!» il nome e cognome del migliore amico si unirono in un solo termine, caricato di aspettative e desiderio di vederlo trionfare sul nemico, «vola come una farfalla e pungi come un’ape!» Aveva decisamente perso il controllo. E questa sarebbe stata la loro fine. Erano stati informati male: il loro nemico era più potente di quanto avessero previsto ed aveva dei rinforzi, un’assurda e temibile papera che sguazzava insieme a lui nella fontana, adornata da un particolare e affascinante foulard color dell’arcobaleno. Che si trattasse di un chiaro maltrattamento d’animali ne era certo ma, quello che non poteva immaginare, era che l’animale che sarebbe stato maltrattato alla fine era lui. Malgy li aveva notati e si lasciò andare ad una sinistra risata che poteva essere paragonata a quella di qualche malvagio personaggio degli anime.
    «Belli de Zia! Bravi, non scappate! Venitemi addosso!» Mentre tradiva l’amico, lasciando che fosse lui solo ad attaccare alle spalle Malgy (una mossa che avrebbe dovuto necessariamente fare per avere qualche margine di successo), Yoongi si avvicinò al bordo della fontana e allungò la mano sull’anelato trofeo: quella misteriosa bottiglietta di plastica. Si distrasse dalla scena di lotta in acqua che stava avvenendo a poca distanza da lui e, proprio quando stava per stringere la vittoria in pugno, un colpo letale gli venne assestato sul dorso della mano dalla fiera papera. Si scambiarono un lungo sguardo di sfida e Yoongi poté osservare l’aura del volatile cambiare, quasi che sotto quelle penne si nascondesse un animale nobile e terribile molto diverso da una semplice papera da cortile: era un’aquila! Quel goffo animale gli aveva assestato un colpo paragonabile a uno di Ken il Guerriero e Yoongi attese solo di poter sentire la solita battuta, “Omae wa mou shindeiru”, che avrebbe decretato la sua sconfitta completa. Invece la papera fece solo quack. Che cosa avrebbe mai dovuto fare, una papera? Yoongi approfittò della distrazione improvvisa dell’animale per nascondere la bottiglietta in un posto sicuro ma, prima che potesse allontanarsi dalla zona di guerra e fuggire via come un razzo, delle mani si allungarono sulla sua giacca militare e lo trascinarono in acqua. Cacciò un urlo più alto del necessario e da lì a poco sarebbe iniziata la sua interminabile scia di lamentele per essersi bagnato i pantaloni, la maglia, la giacca; insomma, per essersi bagnato i preziosi vestiti. Fortunatamente non indossava i calzini ai piedi, avendo preferito dei sandali, altrimenti si sarebbe lagnato in eterno anche per quella sventura. «Aah— Jimin-shi siamo stati sconfitti, Jimiiiin-shii, è la finee», allungò per più tempo le sillabe finali, facendo finta di cercare con le mani sul fondo della fontana gli occhiali da vista che in realtà non possedeva, «non puoi colpirmi! Indosso gli occhiali!». Continuando quella scenetta che era stata in grado di cogliere lo sguardo attento e divertito di diverse fotocamere dei passanti, Yoongi si girò, volgendo lo sguardo alle proprie spalle, aspettandosi di vedere la faccia da incubo di Malgy incredibilmente vicina. E, invece, si trattava di Jimin. Era proprio vero quello che si diceva: vedi, quando fai le pagliacciate, il pagliaccio torna indietro a morderti!
    «Ah, maledetto!» gli uscì dalle labbra, in grado di sopprimere altri insulti che gli avrebbe riservato in dialetto. Fu incapace di condividere con l’altro la bella notizia di essere riuscito ad agguantare una bottiglietta dopo aver dovuto affrontare uno scontro con la papera (che ancora sguazzava libera); l’iniziale fastidio venne però ben presto sostituito da un certo languore dovuto allo stato dei vestiti dell’amico, altrettanto bagnati. Gli lanciò dell’acqua e fece per uscire dalla fontana, se non per scivolare nuovamente seduto a terra, non riuscendo a riprendersi abbastanza da fuggire dalla situazione. «Jimin-shii è tutta colpaa tuuua!»

    Edited by Kagura` - 29/8/2019, 11:04
     
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    Adrian Joel Axelsson|28 y.o.|Archaeologist

    Come il buon Cunctator, Adrian aveva ponderato per ore la possibilità di andare alla festa del paese. Le alternative erano: restare a casa a disegnare ceramiche ed elementi di corredo, iniziare una nuova serie tv, guardare un bel documentario sugli egizi con una bottiglia di vodka e piangere alla fine. L’unica cosa che lo faceva tentennare era che l’estate era ormai agli sgoccioli, ed avrebbe avuto tutto l’inverno per restarsene in casa a rotolare e pensare ai fattacci propri. In casa non c’era traccia di Eddie, come spesso capitava. Non si azzardò ad entrare in camera sua per accertarsi che non fosse deceduto. Il tanfo di morte non si sentiva ancora, e un cadavere fresco non era roba da archeologi #logic. Magari al massimo avrebbe potuto mummificarlo e tenerlo lì come antifurto (?). Magari almeno lui avrebbe dissuaso quel pazzo di Wade dal commettere effrazioni! Libero dal suo coinquilino guastafeste, si era sentito libero di riordinare gli spazi comuni, mettendo i piatti e i bicchieri in ordine di grandezza, le tovaglie nel cassetto con gli angoli girati tutti dallo stesso verso, i libri in ordine alfabetico per autore e gli alimenti in dispensa in ordine di scadenza. Il soddisfare il proprio disturbo ossessivo compulsivo lo faceva sentire dannatamente in pace col mondo. Così, dopo una bella doccia, indossò dei jeans, delle scarpe da ginnastica bianche e la t-shirt di Superman, ed uscì di casa sbattendo la porta.
    L’aria era tiepida, e l’estate non aveva ancora ceduto il posto all’imminente autunno. Solo per strada si rese conto di essersi completamente dimenticato di chiedere a Malice di andare con lui, ma per quella sera avrebbe dovuto fare a meno della sua spalla. Il curare i rapporti sociali non era mai stato il suo forte, ed ora non poteva lamentarsi se si ritrovava da solo. Camminò per svariato tempo, lasciando che il silenzio venisse rotto solo dai propri pensieri profondi. ”Ma USM 101 si appoggia o si lega a USM 105? Ma le anforette in ceramica comune si considerano anfore o ceramica comune? Ma gli etruschi ce li vedevano davvero i presagi o smanettavano con le viscere a caso? Ma il povero Tolomeo Cesarione, dove pensava di andare?" Cullato da quei dubbi esistenziali, il giovane archeologo giunse a ridosso degli stand senza nemmeno accorgersene. In lontananza, una musica da inizio serata(?) accoglieva i visitatori, e li conduceva nel luogo di perdizione dove si beveva. Attraversò in parte la via sovraffollata, ma quando l’ennesimo bambino di merda gli sbattè contro correndo, decise di deviare e passare dietro agli stand. Le madri di oggi non sapevano gestire i loro figli. Mica come i bei tempi in cui appena riuscivano a camminare e a impugnare una sorta di arma, sbem, li abbandonavano nel bosco e se sopravvivevano bene sennò ciaissimo. Da quando gli Spartani si erano fatti fregare dagli ateniesi il mondo era andato a puttane #wat Un odore di porchetta attirò la sua attenzione, scatenando in lui un certo languorino. Ma poi, avvicinandosi allo stand e vedendo come lo strano tizio messicano maneggiava quei generi alimentari gli si passò la voglia. E inoltre la porchetta non era magra con la crosticina come la voleva lui, quindi niente(?) Io devo tornà a scuola comunque ragà, non so più scrive. Incrociò lo sguardo dell’uomo, e per un attimo gli sembrò di conoscerlo. Chissà, probabilmente lo aveva incontrato su qualche cantiere…ce n’erano un sacco di umarells la mattina presto a controllare lo stato dei lavori. Lo salutò con la mano e proseguì, svirgolando di nuovo dalla via principale per non farsi investire. Anche l’università aveva uno stand in cui presentava i progetti, e se l’avessero visto in giro lo avrebbero di sicuro incastrato a stare lì tutta la sera. Col cazzo. Camminava quasi al buio, quando si sentì strattonare per un braccio e tirare verso una tenda da una manina fredda ma dalla stretta ferrea. Ecco qua, lo sapeva che sarebbe morto stuprato e fatto a pezzi da qualche matto. ”Ehi lasciami, ma che fa… OHGGIUNONEMONETASULCAMPIDOGLIO MA CHE E’ STA ROBA?” Non potè fare a meno di urlare l’ultima cosa, quando si ritrovò in una tenda in cui erano appesi un sacco di animali morti e in parte eviscerati, ossa e erbe di tutti i tipi. Per terra erano disegnati simboli satanici col sangue –si spera- delle povere bestiole uccise, circondati da innumerevoli candele alla citronella perché giustamente lì dentro le mosche te se magnavano, ma le zanzare non erano ben accette. La figura che l’aveva trascinato coattamente là dentro si calò il cappuccio, mentre Adrian si guardava velocemente intorno alla ricerca di qualche oggetto metallico da scagliargli contro per ucciderlo. Ma quando vide chi era, Adrian iniziò a nutrire seri dubbi sulla sua pericolosità. Era Rachida, di nuovo, la stessa tipa stramba che l’aveva picchiato col mocio nei bagni dell’università e che poi era decollata insieme al prete la sera dell’eclissi. Non che fosse una persona stabile, quello era ovvio. C’era da aspettarselo che prima o poi uccidesse qualcuno. ”Aiutame Obiuancheobi, tu sei mia unica spiransa siniore”. Adrian ci provò, davvero, ad apprezzare la velata citazione della principessa Leila, ma quando la zingara iniziò a piangere, insensibile come un palo della luce, l’archeologo alzò gli occhi al cielo, implorando tacitamente Marte Ultore di ucciderlo come fosse stato uno dei Cesaricidi. ”Ti prego tu aiuta. Io so che tu sa tante cose inteliscente, tu studie tanto siniore. Io bisogno di conoscense io serve” Adrian non capiva. Cioè prima l’aveva malmenato ed ora andava a chiedergli aiuto? ”Si ma che le serve? Non ho capito…” Rachida alzò lo sguardo e si asciugò le lacrime. Sembrò seria, per un attimo. ”Io vuole evocare demonio per uscidere don matteo, ma io no capasce. Io sa che ci vuole formule antiche e tu studia antichi. Tu sa ti prego aiuta. Adrian era talmente perplesso che scoppiò a ridere. E lì gli partì la supercazzola. ”Ah vabbè, ma è facile signora, non pianga. Basta prendere un calderone e gettarci dentro un gufo, un gatto o un rospo. Facciamo il rospo che vedo che ce l’ha a portata di mano.” Mentre parlava, tutta trafelata Rachida seguiva le istruzioni. Intanto Adrian prese un ramo di nonsocosa, fiori di canapa probabilmente, e iniziò a bruciarlo tipo incenso. Si, dall’odore era decisamente canapa con elevato tasso di THC. Adrian e la zingara si stavano praticamente stordendo bruciando sul fuoco tipo duecentomila corone di droga per evocare il demonio. Bello. ”Adesso invochiamo insieme Gandalf affinchè ci apra le porte di Moria” Disse in tono solenne mentre roteava intorno al calderone. ”Ci vorrebbe della musica però…” Rachida lo assecondava come un’adepta devota, e mentre lui scriveva la formula magica(?) su un foglio e rideva sotto ai baffi, la zingara faceva partire un Britneybitch a palla nella tenda. Preso il foglio, Rachida iniziò a leggere solennemente la formula. ”Mi raccomando, questa va ripetuta all’infinito finchè non vedi il diavolo eh. E non far spegnere il rametto.” Nel frattempo Adrian si era stempiato col fumo passivo insieme a Rachida, e iniziò a ridere con le lacrime quando lei si mise a leggere la “formula”. ” Galia est omnis divisa in partes tres.” Il fatto che lo leggesse con accento spagnolo perché secondo lei tres era come dire un, dos, tres umpasitopallantemaria(?) #defuq rendeva il tutto ancora più esilarante. E più lo ripeteva e iniziava a sbiascicare e più Adrian rideva. ”Vabbè, io me ne vado eh, la lascio sola” Fece per andarsene, quando lei si voltò allarmata. ”No ma dove va? Tu resta con me. Quando finito qui noi fa serata, birretta e scopata”. Terrorizzato anche solo dal “serata”, senza birretta e scopata, Adrian iniziò a indietreggiare come un gambero. ”CHE FAI? Eeeeeeh. Vado a comprare le sigarette eh”. Disse. E non tornò mai più, come tanti prima di lui. Da ex campione di atletica qual era, fuggì talmente alla svelta che probabilmente battè il record mondiale dei cento metri, ma poco più avanti praticamente si falciò le gambe sul bordo di una vasca e cadde rovinosamente in una fontana con tanto di capriola, a faccia in avanti. Stordito dalla droga(?), ci mise un paio di secondi a riemergere e capire cosa cazzo fosse successo. Ma non lo capì, in effetti. C’erano due coreani che lottavano nell’acqua con una specie di kraken pieno di paillettes e capelli biondi. Un tizio fuori dalla vasca gli intimò di prendere le bottigliette di cui era circondato per la caccia al tesoro. Che caccia al tesoro? Tra la botta della droga e la botta alla fontana Adrian stava rallentatissimo. E mentre avanti a lui si scatenava l’apocalisse, non potè non pensare a quanto quella assomigliasse all’ira che Poseidone scagliò contro Odisseo e i suoi compagni al ritorno da Ilio. Il mostro(?) si voltò verso di lui, che stava seduto nella fontana. ”Ciao Tesòro. Come ti chiami? Eh? Come ti chiami?” Chiese con tono soave(?) ”Ahi..” Mugugnò dolorante l’archeologo, che si era persino strappato i pantaloni sulle ginocchia dalla botta che aveva dato. ”Ah, Ahi si chiama, che meraviglia..” What?? Lo vide avvicinarsi, e solo allora si accorse che era una specie di cosplay venuto malissimo di Anita Ekberg. ”Bene, segnate Ahi per il congorso mi raccomando, che con questa maglietta di subermen tutta bagnata mi ha già smosso el fianco suave” Iniziò a ciondolare e ballare, e fortunatamente nemmeno se lo cagò più di tanto. Anche perché non aveva bisogno di trascinarlo nella fontana, visto che c’era finito dentro con un tuffo che Celentano levete. Dovette annaspare non poco per uscire dalla fontana, con in mano una di quelle bottigliette. Riuscendo a malapena a reggersi sulle gambe doloranti, superò uno stand di bibite sulla cui lavagnetta erano scritte parole strambe tipo “scivolizia”, “tiramisuper” e “minestregone” e uno in cui delle signore LABRACEACCESAvendevano della pasta(?) e giunse alla pista da ballo, sulla quale si era radunata poca gente. ”VINOOOH” Su uno stand di paglia dove briganti di paglia bevono paglia, un uomo vestito forse un po’ troppo pesante per la stagione, regalava bicchieri di vino rosso. Ne prese uno, beccandosi le urla gratuite del tizio –tanto ormai quella sera o tentavano di stuprarlo o gli urlavano contro-, e si sedette a terra, quasi sui piedi di uno dei due coreani che prima avevano lottato nella fontana. ”Ma che cazzo di sagra è?” Chiese, più a se stesso che a loro, che probabilmente nemmeno l’avrebbero capito. Nel frattempo tutto aveva ripreso a girare, merito della droga di Rachida e di quella battaglia che nemmeno a Filippi quel disagio. ”Non entrate nella tenda della strega per nessun motivo al mondo, questo è un consiglio da amico.” Li avvisò, sentendosi stranamente benevolo grazie alla sbornia presa bene nonostante la morte sfiorata varie volte. Che altro avrebbe dovuto aspettarsi? Una sfiga del genere nemmeno Eschilo –accoppato da una tartaruga lanciata da un’aquila che l’aveva scambiato per un sasso- ce l’aveva avuta.
     
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    Plaf, plaf. Sottile sottile, la carne iniziava a cadere sul tagliere. Stracci precisi si ammassavano succosi, vittime del coltello affilato del loro assassino. In penombra perché il chiaroscuro accentua i suoi lineamenti anche se si trovava nello stand più importante, più temibile dei porchettari affettava la deliziosa carne con fare lento e drammatico, proprio come il suo eroe, l'unico e solo saltbae. La lama del coltello scintillava e la porchetta cadeva. Ma quello naturalmente non era un porchettaro qualunque. Era il famigerato Naavke Evjen, il creatore della setta, il male norvegese incarnato, il direttore del mooseo più famoso del mondo, primo del suo nome, re degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, signore dei Sette quartieri di Besaid, protettore del Regno, principe di Roccia del Drago, Khal del Grande Mare d'Erba, il Non-incerato, Padre dei Mille Figli, re di Meereen, eccetera eccetera ecceeeeteraa. Sicuro del fatto che non sarebbe mai e poi mai stato scoperto con il suo geniale travestimento, continuava con un lungo grembiule a tagliare la carne con precisione certosina, adocchiando i poveri ingenui che facevano il loro ingresso alla sagra. Il caro Don Matthew non sospettò nulla del sopralluogo di Naavke, che per quella sera e solo per quella sera era diventato Navarro Negrito Hernandez de la Vega Gutierrez, un gringo messicano scappato dai peggiori bar di Caracas per tagliare la porchetta. Il suo marchio di fabbrica? Un meraviglioso paio di baffi finti di quelli che si comprano a tiger, neri neri proprio, con lo scotch sul retro. Naavke avrebbe voluto arricchire il travestimento anche con un naso finto, ma Cassandra aveva minacciato il divorzio e allora era stato meglio fare un passo indietro.
    SIGNOR EGGEN!! Trillò Christian Malgissen spuntando dietro di lui e cogliendolo di sorpresa, al che Navarro Negrito si girò di scatto con tanto di sciabola in mano. Ehhh stai calmo tesoro, sono... solo io, la donna... dei sogni di tutti gli uomini besaidiani! Esordí lui, mentre saltellava per entrare forzatamente nel vestitino nero di Anita Ekberg che da qualche parte si sarebbe sicuramente strappato vista la panzetta che la regina del gossip aveva fatto crescere spilucchiando i lupini, le arachidi e le olive leccesi alle bancarelle. No comprendo... Iniziò lui, con un tono di voce innocuo mentre continuava a maneggiare il suo affilato coltello. Ahhh vuoi fare il mamacito pure tu? E va bene, forse va di moda questo giochino di ruolo! Olè, toma mi cuerpooo! Utilizzando due panini aperti a metà come nacchere, Malgy iniziò a ballare il flamenco attorno a Naavke, il quale iniziò a chiedersi se avrebbe dovuto accoltellarlo subito oppure alla fine della serata. Mentre osservava quello spettacolino tristissimo accadergli davanti agli occhi, per rendere la sua copertura più realistica avvicinò la mano libera al baffo, arricciando l'estremità e facendo in modo da staccarne l'angolino adesivo. Se mettono despacito vengo a ballarlo con te mi raccomando non far vedere a nessuno le tue abilità nascoste prima che le... Scopra io e ti prenda il guore! Lanciando un bacio volante a Naavke prima di scomparire in una nuvola di glitter, Malgy iniziò i preparativi per il suo indimenticabile show nella fontana, chiedendosi perché Fellini non avesse chiesto a lui di essere la sua formosa e voluttuosa diva. Mah proprio non me lo shpieco. Continuava a ripetersi, mentre con aria secchesi si adagiava nell'acqua. Nel mentre, Naavke decise di tirare fuori da sotto il tavolo il suo piano B nel caso in cui avesse avuto l'occhio tremendamente ricettivo e scoprirlo: un sombrero, con tanto di perline di vari colori che pendevano dall'orlo. Nessuno avrebbe più pronunciato un altro nome se non quello di Navarro Negrito Hernandez de la Vega Gutierrez.
    Oh signore ma che abbiamo qui! Spuntando come un uccello del malaugurio con una frenata di bmx degno di bombazza brumotti, Don Matthew si catapultò quasi di testa nello stand di Navvke, il quale lo guardò di sfuggita, intento a restare nel personaggio per non farsi scoprire. Il tuo stand è il più importante, figliuolo! Abbiamo tutti i doni del signore, la vita, la compassione, la porchetta. Insomma dai! E poi... Sento puzza di imbroglio... Mormorò il prete con la sua solita aria tranquilla, mentre congiungeva le mani sul manubrio della inseparabile bicicletta su cui era seduto. Qué? Domandò allora Naavke, intenzionato a saperne di più sotto la sua spessa coltre di travestimenti. Per me qualcuno sta incagliando le vie del signore venendo qui di sorpresa. Che sia un segnale di auar lord jisus craist? Che sia un monito di auar enemi de devil? Naavke non capiva perchè dato che lui faceva finta di essere messicano Don Matthew gli stesse parlando per metà in inglese, ma non se ne curò. Probablemente es un... imbrogliones-...olè! Tra tutte le lingue che conosceva alla perfezione, sicuramente lo spagnolo non era quella che Naavke conosceva meglio, ma non per questo era dissuaso nel suo obbiettivo - confondere e carpire informazioni. Era bello stare sul campo, operativo come in uno dei vecchi film di Sean Connery, quelli che vedono tutti i papà sulla sessantina e che hanno titoli improbabili come "Ricatto mortale", "La trappola del ragno", "Dietro gli occhi dell'assassino" o "Le wove sbattute". E hai ragione figliuolo! Di sicuro si tratta di qualcuno che ha accolto il male nel cuore e cerca di espiarlo in questo luogo mondano!! A proposito, com'è che ti chiami tu? Allora Naavke si avvicinò sempre col coltello unto di porchetta al prete, guardandolo dritto negli occhi per poi dirgli con tono di voce latin lover latin charme ricky martin Navarro Negrito Hernandez de la Vega Gutierrez. Primo piano sugli occhi di Naavke. Primo piano sugli occhi di Don Matthew. Primo piano sulle mani del prete che stringevano il volante. Musica western. Primo piano sulla mano del porchettaro che afferra il coltello. Chi spara prima muore - suspance. AHHHH Ma ecco chi sei, quasi non ti avevo riconosciuto, Ramarro Carlito Mercantez de la Feta Gutierrez che mangiò il gatto che prese il topo che mio padre comprò! Sei proprio tu! Grazie di essere venuto, la tua porchetta va proprio davanti al signore!! Ritrovata nella sua testa l'immagine di quella persona inesistente - o facendo finta di conoscerlo per non fare brutta figura visti i principi di rincoglionimento che lo avevano iniziato ad assalire - Don Matthew sembrò essere particolarmente contento di confermare la coeprtura di Naavke. Vai, Attacca Romina, via Pipitigni! Ed ecco che l'allegra combriccola iniziò a suonare la sua più famosa canzone, quella dedicata al vero patrono della serata, che servì al Don per darsi la spinta giusta e scattare sulla bici con un balzo degno dell'omino dell'olio cuore, per poi salutare Naavke, il quale si accorse del fatto che il manubrio fosse sprovvisto di freni. Ciaooo Ramarrooooo goditi la serata, in grazia al signoreeeeeEEEEEEEE! Auar fader hu art in heven! Ed eccolo che si perse tra i primi avventori alla sagra. Allora Naavke prese un gessetto e scrisse il menù, che prevedeva non solo la porchetta al taglio ma anche una serie di panini che tanto panini non erano: per corroborare la sua alibi si mise a scrivere una serie di ingredienti uno più strano dell'altro, specialmente considerando la sua passione per la gastronomia, e li storpiò tanto da farli diventare dei tacos in tutte le salse con la porchetta. Quantomeno sarebbe diventato ricco con quella trovata. Allora, piazzò fuori dallo stand il menù scritto con in un precisissimo corsivo, e se ne tornò dietro ad affettare minacciosamente la carne. Forza forza!! Todos da Navarro Negrito Hernandez de la Vega Gutierrez!! I migliores paninis del mundos!!
     
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    Hyung, andiamo alla sagra della porchetta? Si, non vi agitate l'invito di Jimin era lussurioso quanto sembrava. Sia lui che Yoongi erano entrambi originari della Corea, patria di carni prelibate e barbecue da paura, kimchi e tutto il resto, ma vuoi mettere con la porchetta? Quella era porchetta norvegese, una delizia per tutti i fortunati che avevano avuto modo di provarla, un godo, una meraviglia! Allora perché non condividere quei momenti altissimi con Yoongi? Del resto, Jimin viveva ormai da undici anni a Besaid, ed ogni singolo anno il mitico comitato delle feste patronali aveva qualche idea brillante per vivacizzare la movida fashion della cittadina. Quest'anno si trattava della sagra, che avrebbe avuto come ospiti musicali i famosissimi Romina & Pipitigni, noti in tutto il mondo per le loro cover pop, funk, country, insomma top of the pops, dei veri performer! Quell'occasione irripetibile non avrebbe dovuto in alcun modo essere ignorata, e una volta ottenuto il si di Yoongi, Jimin ritenne che sarebbe potuta essere anche una situazione ottimale per fare abituare il migliore amico al setting strambo che la città Norvegese offriva. Questa festa calzava a pennello per una miriade di motivi, tra cui anche il fatto che Jimin al momento si ritrovava con pochissimi soldi. La paga gli sarebbe arrivata tra tre giorni, e nel mentre di spiccioli possedeva solo due corone. Si era recato in banca quel giorno stesso per fare un punto della situazione, e questo signore vecchissimo si era avvicinato a lui zoppicante e con aria austera, chiedendogli: "E di quanto danaro disponi, giovanotto?" vedetelo tutto coi sottotitoli vi prego capitombolo, e di lì ai piccioni grassi il passo è breve. Allora Jimin non si perse d'animo in FAN-DO-NIE la smetto di citarlo sks e pensò ad un'alternativa, finchè sua sorella adottiva Elsa non entrò in casa urlando dalla felicità per il fatto che sarebbe andata alla sagra della porchetta anche lei per andare a fare da fan numero uno a Romina e i suoi Pipitigni, incoraggiando Jimin a fare lo stesso. Dunque il dado era tratto - altea iacta est, per quelli colti come Liz - e Yoongi sembrò essere parecchio entusiasta di raggiugere il migliore amico alla sagra. Si videro sotto casa del più grande, e dopo una breve passeggiatina i due entrarono nell'area della famigerata sagra mano nella mano, come fanno tutti i buoni amici, quelli che non si piacciono no homo!!!!.
    Addentratisi in quegli spazi ricchi di luci e odori - la maggior parte abbastanza discutibili -, Jimin potè notare una serie di stand diversi, alcuni molto particolari, e venne attratto dalla tenda di tale Rachida, sibilla della movida. Stava per trascinare Yoongi con sè per farsi leggere il futuro cadendo nella tana del biancochida un po' come Semola quando capitombolò nella casa di Merlino, tuttavia i due incrociarono Hobi, un caro amico con cui il ragazzo si allenava. «Avete sentito della caccia al tesoro?» Aggrottando le sopracciglia, Jimin si mostrò più che interessato. Se fossero stati soldi il premio finale? «A quanto pare c’è quel solito tizio che con una parrucca se ne sta nella fontana e si crede una sorta di Ekberg». E che cos'era un Ekberg?? A giudicare dalle movenze e dall'abbigliamento di quel signore che si trovava nella fontana doveva trattarsi di una specie di pesce con le convulsioni. «beh, niente, a quanto pare ci sarà un premio finale ma non ho ben capito quale. Sfido però che qualcuno vorrà provare a partecipare, visto che bisogna afferrare il primo biglietto nella fontana e… io non mi avvicinerei troppo a Christian». Fu allora che Jimin fece due più due e capì di chi si trattasse realmente: la regina del gossip! Tutti a Besaid la conoscevano - e la evitavano per non diventare delle prede facili dei suoi scoop. Tra i due però quello che sembrava essere stato davvero colpito dalla notizia era Yoongi, che pareva aver visto un fantasma. Tutto bene? Domandò Jimin leggermente apprensivo, poco prima di notare il suo sguardo da predatore, che gli fece capire che qualcosa bolliva in pentola. «Poi ci sono altri che dicono che è collegata, insomma… la faccenda della caccia al tesoro, anche ad un contest di Miss e Mister maglietta bagnata». Manco a dirlo, di lì a poco Yoongi entrò in posizione di combattimento, e lì Stannis Baratheon levati perchè Westeros verrà conquistata dalla Corea (?) e niente, Hobi era riuscito a defilarsi e Jimin più per amore che per altro era rimasto a sentire le parole di Yoongi, cercando di capire come prendere delle bottiglie tra le papere, i porchettari ed i cetacei spastici. Il piano era semplice: prendere di sorpresa l'Ekberg ed atterrarlo prima che potesse fare un makeover movida fashion a tutti quanti. So far so good. Ciò che ovviamente Jimin non sapeva era di essere stato designato come esca per il pesciolone della fontana, e per questo si dimostrò determinato e sereno. Hobi si ritrovò come i vucumprà alle spiagge di Savelletri, reggendo gli effetti personali sia di Yoongi che di Jimin, e quindi era arrivato il momento. I due si avvicinarono leggermente di più alla fontana e rimasero in attesa.
    Fu allora, che il più grande prese il volto tra le mani, e per qualche secondo a Jimin sembrò di essere in uno di quegli shojo manga, così spaventosamente vicino al volto di Yoongi. «Ne abbiamo passate tante, Jimin-shi» Lo stava guardando negli occhi ed aveva appoggiato la fronte contro la sua, erano segni inequivocabili. Attorno al volto di Yoongi si erano materializzati improvvisamente glitter, luce soffusa e rose nello sfondo, un leggero vento a muovergli i capelli... Insomma Ouran High School Host Club style. Gli occhi di Jimin socchiusero per qualche secondo, un bacio d'addio sotto gli alberi di ciliegio in fiore era l'unica cosa che avrebbe possibilmente potuto coronare il momento. «e questa non sarà la nostra ultima battaglia, lo so. Torneremo vincitori». Ah. cit. Il mood! Andava cambiato il mood! Jimin si rese conto dei pensieri appena fatti ed allungò un braccio verso lo stand dietro di sè, non sapendo che era quello del gringo Navarro Negrito Hernandez de la Vega Gutierrez ed intinse due dita della mano destra nel grasso della porchetta, prima di cadere in altri misunderstanding fatali e farsi sciabolare la mano da Naavke. Eh, Yoongi-hyung. Esordì, abbassando lo sguardo, mentre una malinconia musica epica riempiva l'aria assieme al vento di Scozia. Agonizzanti in un letto, fra molti anni da adesso… sei sicuro che non sognerai di barattare tutti i giorni che avrai vissuto a partire da oggi per avere l’occasione, solo un’altra occasione di tornare qui sul campo... Passando l'indice ed il medio sotto gli zigomi di Yoongi a formare due segni di battaglia con il grasso della porchetta e facendo lo stesso con il proprio volto, Jimin si tolse la maschera per rivelare chi era veramente: William Wallace. Sorpresa sorpresina ...ad urlare ai nostri nemici che possono toglierci la vita ma non ci toglieranno mai... la libertà! Alba gu brath! Negli ultimi attimi del discorso, Jimin afferrò il polso di Yoongi e lo alzò, scuotendolo appena, gasatissimo. Non era sicuro che il grido di battaglia fosse proprio quello, ma vabbè alla fine l'unico che poteva permettersi di essere storicamente accurato era solo Albertone e aveva il suo stand dedicato ai monumenti d'Italia e le meraviglie di Venezia di notte una decina di metri più avanti. «Ti fidi di me? Io mi fido di me e posso assicurarti che ce la faremo». Carichissimi getcha head in the game cit. coach Bolton, ormai erano pronti, si erano dati gli schiaffetti, era tutto ultimato. Silenziosi e agili, Jimin e Yoongi si appropinquarono alla fontana, fino a raggiungere l'angolo migliore per attaccare l'Ekberg alle spalle.
    Luci spente. Ora o mai più, now or never. Now. Or. Never. Proprio in quel momento, la sagra della porchetta si trasformò nell'East High, Jimin era vestito con la divisa da basket di Troy Bolton, e mentre correva a rallentatore vide dietro di sè Yoongi, illuminato da un riflettore solo. Indossava il vestitino di Gabriella Montez ed una parrucca di quelle di aliexpress che assomigliava all’acconciatura della ragazza. Ed ecco che vocalizzò: «Corri, BAKKCHIMIN!» Continuò a correre, del resto era l'ultimo anno di liceo e c'era la partita da vincere e Twinkle Town da cantare con la professoressa Darbus... Right now I can hardly breathe... Musica ancora più drammatica. «vola come una farfalla e pungi come un’ape!» Dribblando la papera assatanata con un balzo felino, Jimin tornò nel mondo reale e placcò Malgy, la quale mollò un urlo che aveva sfondato due vetrate del Besaid Kunstmooseo che si trovava a dieci chilometri da lì. Stordito, Jimin cascò in acqua del tutto, bagnandosi di sana pianta. AAAAAAH! MA CHE CASPITA MI FATE VENIRE UN GOLPO AL GUORE! Imprecò la regina, per poi fermarsi ad osservare il tessuto della maglia di Jimin che aveva iniziato ad aderirgli su tutto il torace, rivelando le sue non trascurabili curve da bravo ballerino ben allenato. Ok qui il golpo lo vorrei pure da qualche altra parte... Considerò Malgy, al che si avvicinò Jimin e tentò di avvolgerlo in uno dei suoi abbracci che più che Anita Ekberg la facevano sembrare Ursula del film della Disney con quelle braccia tentacolose. Signora!!! Si ribellò lui, volgendo lo sguardo verso Yoongi, che l'aveva abbandonato per fare a botte col pollo. Yoongi! Yoongi!! Che fai vieni qua!! Gridò impanicato, prima di capire davvero cosa avrebbe dissuaso Malgy dalle sue avances. cosa non fa l'adrenalina nei momenti di pericolo Piuttosto che fingersi morto stecchito come gli scoiattoli, Jimin si rilassò nella presa della piovra, la quale restò sorpresa alla mancanza di resistenza da parte del ragazzo, che si avvicinò sino ad appoggiarsi qualche attimo a lei, e portare un braccio attorno ai suoi fianchi per tirarla con forza contro di sé mentre uno sguardo carichissimo gli ornava gli occhi dal taglio a mandorla. Io adoro adoro adoro! Urlecchiò Malgy, che al contatto con il corpo solido di Jimin andò un attimo in visibilio. Lui si avvicinò ancora di più, sino a sfiorare l'orecchio della strega dei mari con le labbra. Io, Malgy... Iniziò abbassando il tono della voce, come se le stesse sussurrando il segreto più sporco dell'universo. ...Porto le birkenstock con le calze come i tedeschi in vacanza. Confessò falsamente, al che la regina si allontanò subito dal ragazzo, inorridita ed emettendo un urlo di terrore, al che lui si chinò e agguantò una bottiglia, prima di fare il giro della fontana e tornare da Yoongi. Ho avuto una bella crisi... Terminò Malgy, appoggiatasi drammaticamente al bordo della fontana. Il più grande dei due era ancora completamente steso in acqua che annaspava.
    «Ah, maledetto!» Inginocchiandosi al suo fianco nell'acqua, Jimin inclinò il capo e lo osservò dimenarsi in cerca dei suoi occhiali immaginari ancora per un po'. Te lo meriti per avermi tradito, hyung! Commentò lui ridendo di gusto; sapeva quanto Yoongi odiasse bagnarsi i vestiti e quell'occasione doveva essere stata per lui la peggiore in assoluto. Si sedette allora sul bordo della fontana, mentre osservava l'altro. «Jimin-shii è tutta colpaa tuuua!» Intenzionato a portare le gambe all'esterno della fontana quasi scavalcandola da seduto, Jimin era così preso dal ridere che non calibrò la forza nei movimenti e si colpì dritto faccia con una gamba, capitombolando come nella gif di nuovo nell'acqua, proprio come Yoongi. Tra tutti e due, una mano venti morti. Allora, tossendo un po' d'acqua il ragazzo si tirò su e piano piano uscì zuppo dalla fontana posando la bottiglia per terra. Si calmò un attimino e si voltò verso il migliore amico, notando che era ancora in difficoltà. Si avvicinò quindi a lui, ovviamente non prima di essersi sfilato con estrema calma la maglia bagnata dal torace, ora scoperto. Si portò una mano tra i capelli completamente fradici e se li portò indietro, senza smettere di fissare intensamente Yoongi, e si chinò su di lui, avvolgendogli i fianchi con le braccia per tirarlo su e farlo uscire dalla fontana attaccato a sè. Batwaych fammi un baffo. Si, dico a te Mitch. stava seguendo i flussi migratori verso l'egitto, Mitch, ecco perchè non poteva venire. Jimin stampò quindi un bacio sulla fronte di Yoongi e poi lo lasciò andare. Come faresti senza di me?
     
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    The Fourteenth of the Hill.

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    Eddie Noah O'Moore
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    Eddie non capiva perchè si faceva sempre trascinare in quegli eventi contrari alla sua indole tutta.
    Era lì, immerso fra la gente (cosa che già di per sé era insopportabile a causa della sua, risaputa, goffaggine innata), domandandosi come avesse fatto a ritrovarsi da quelle parti.
    Era uscito con tutti gli intenti migliori del mondo: comprarsi da mangiare, scattare qualche fotografia qui e lì, insomma. Una giornata senza impegni particolari, lavoro o pensieri asfissianti per la testa.
    Adrian doveva essere in casa quando Ed era sgattaiolato fuori, durante la mattinata, perchè aveva sentito scartabellare nella sua stanza. Nonostante ciò, forse per prigrizia o per evitare contatti sociali ancora mezzo assonnato, aveva lasciato l'appartamento senza dire niente, la pentax al collo come al solito, jeans, scarpette di tela e maglietta degli xmen addosso.
    Aveva agguantato una felpa blu ed era fuggito per le strade della città a godersi la giornata dopo i giorni precedenti chiuso in redazione e poi in casa con le sue indagini per smascherare il vigilante che ancora seminava piste senza però lasciare tracce sufficienti per una cattura.
    Lo odiava, quel tipo.
    Con l'invitante intento di scattare un paio di foto promettenti, i piedini di Ed si erano mossi quasi automaticamente verso il festival di fine estate, stagione che non faceva altro che procurargli più lavatrici da fare (almeno in inverno sudava di meno).
    Suoni e odori si scontrarono con lui di proposito, investendolo nella allegra atmosfera della festa anche se il suo mood non era esattamente così travolgente: le sue narici (e conseguentemente il suo stomaco) si aprirono verso un ottimo odore di carne arrosto, patate fritte, lasciando che sul suo viso un po' trasognato si spianasse un sorriso un po' scemo ma soddisfatto.
    La macchinetta in mano, spronato dal suo stomaco brontolante, si era inoltrato fra la gente, rintracciando alcuni volti familiari ed altri totalmente sconosciuti, dritto dritto verso un chioschetto con un signore grassoccio e molto sudato vicino alla piastra fumante, colma di bacon, uova, carne deliziosa, spiedini arrosistiti.
    Vendeva street food tanto odoroso che Eddie, mosso da un raptus famelico, si era aggiudicato un panino senza starci troppo a pensare.
    Nonostante il denaro appallottolato ed un'occhiataccia per aver consegnato il resto dell'intera somma in spiccioli, il premio gli fu consegnato grande, grosso e pieno di grasso, così invitante da indurlo a spazzolare la prima metà in due morsi.
    Le guance piene, Ed riconobbe in lontananza il suono di una voce conosciuta dopo le sue ore di vagabondaggio per le strade della città, prima di approdare al festival.
    ”Ehi lasciami, ma che fa… OHGGIUNONEMONETASULCAMPIDOGLIO MA CHE E’ STA ROBA?” Le sopracciglia sollevate quasi all'altezza dell'attaccatura dei capelli, il ragazzo riconobbe subito la serie di gridolini emessi dal suo compare Adrian, senza dubbio.
    Col panino in una mano e la fotocamera nell'altra, Eddie tentò di rintracciare la posizione del coinquilino senza molto successo, perdendosi fra un paio di tende in cui non ci avrebbe mai messo piede, ancor meno incoraggiato da un clown che, simpaticone, stava terrorizzando tre quarti dei bambini, distribuendo palle colorate rimbalzine.
    Eddie odiava sia i clown, che le palle colorate rimbalzine. Una volta, da piccolo, si era messo a giocare con una di quelle, perdendo il controllo del rimbalzo poco dopo, scagliata con un po' troppa forza. La palla aveva rotto il vaso preferito di sua zia, dirigendosi poi come un proiettile verso la sua fronte, sbatacchiandolo a terra, dove era caduto rovinosamente, distruggendo il suo castello di lego che aveva lasciato il suo corpo pieno di segni a forma di cerchietto ovunque, come se uno sciame di zanzare l'avesse investito, risucchiandogli però la pelle.
    Ci aveva messo due settimane a costruire quel benedetto castello.
    Inutile dire che quando si era rialzato aveva sbraitato di dolore perchè ad ogni passo distratto aveva calpestato un pezzo di lego sotto i piedi coperti solo dalle calze di spugna.
    Con una smorfia al riemergere di quel ricordo spiacevole, dopo l'ennesimo morso al panino quasi finito, il reporter virò verso una fontana, entro cui regnava un... uomo, o donna, o qualsiasi cosa fosse, vestito con una paladrana nera ed un'attitudine da diva, stranamente regale nonostante la stranezza.
    Incitava le persone ad avvicinarsi per una famigerata caccia al tesoro ed il concorso di miss e mister maglietta bagnata.
    Eddie non avrebbe voluto tuffarsi ma un tizio energumeno dietro di lui lo spinse per evitare la diva che lo chiamava ammaliata. La corsa da gnu nella savana lo buttò dritto nell'acqua, in un incespicare buffissimo che lo fece cadere esattamente dove non avrebbe voluto.
    Pur di salvare la fotocamera ed il panino, Ed si contorse in modo spettacolare, come se fosse stato un'anguilla pronta per essere decapitata.
    «MA PORCA MISERIA!» gridò, le braccia alzate, fuori dall'acqua che oramai gli aveva attaccato addosso tutti gli abiti, reggendo sia la pentax che il suo amato panino guadagnato a suon di spiccioli.
    Solo allora Ed notò che sotto il sedere stava rotolando qualcosa che avrebbe voluto disperatamente galleggiare. In un blup sommesso, sguciò sul pelo dell'acqua una bottiglietta, entro cui un pezzo di carta pareva starsene quatto quatto.
    Ed schioccò la lingua sul palato ed acchiappò goffo la bottiglietta, tirandosi fuori dall'acqua come un gatto in fuga da un bango indesiderato.
    Solo allora, un po' esaurito, il reporter rintracciò finalmente la silhouette di Adrian, che raggiunse a grandi falcate dal passo umido e appiccicoso.
    «AMICO; MA CHE SUCCEDE QUI?!» chiese a metà fra un urletto disperato ed un sotteso "guarda che mi è successo?!" nella voce, la mini bottiglia fra le mani.
    «Un tizio mi ha spinto nella fontana, dei ragazzi coreani mi sono appena passati davanti litigando, quell'uomo-donna strano che mi faceva gli occhiolini!» si lamentò Ed, un'occhiata ai due ragazzi coreani che stavano rendendo lo spettacolo della fiera ancora più interessante per i passanti.
     
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    Sakura Blossom

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    Kaja Linn Ellestad

    Come diamine aveva fatto Inga (la sua collega) a convincerla a partecipare alla sagra di Besaid ancora non ne aveva la più pallida idea. Kaja detestava la folla, eppure eccola lì a passeggiare nel posto più assurdo che avesse mai visto in vita sua, c’erano delle bancarelle che vendevano degli oggetti troppo strani persino per una cittadina paranormale come quella. Cos’erano quelle statuine a colori naturali e fluo che vedeva sul banco alla sua sinistra? Si avvicinò strizzando gli occhi per poi rendersi conto che quelle erano delle riproduzioni della fontana che stava al centro della sagra e dentro c’era… chi diamine era quella salsiccia dentro un vestitino nero stretto stretto?
    ”Non conosci Christian Malgissen? Si vede proprio che sei nuova da queste parti! E’ la Regina del gossip con la erre maiuscola!” Inga intervenne perché probabilmente si era accorta della sua faccia perplessa/schifata, ma invece di chiarirle le idee gliele aveva rese ancora più confuse. ”Ti porto a conoscerla di persona!” per quale motivo la sua amica sembrasse tanto entusiasta di una frivola celebrità del gossip proprio non lo capiva.
    ”No, Inga, per favore! Già non volevo essere qui stase…” ma Kaja non fece in tempo a finire la frase che la sua amica la trascinò verso il punto più affollato e confusionario della sagra. Ma cosa stava accadendo lì? Due ragazzi coreani stavano dando uno spettacolo a dir poco comico dentro la fontana, sembrava una specie di battaglia con quello che doveva essere il famoso Christian Malgissen.
    ”Avanti andiamo!”
    ”In che senso? Dove?”
    ”A prendere una delle bottigliette della caccia al tesoro?” le rispose Inga come se fosse una cosa scontata, anzi come se lei fosse proprio stupida. Effettivamente nella fontana c’erano diverse bottigliette che contenevano qualcosa che da quella distanza le pareva una pergamena o un semplice pezzo di carta arrotolato.
    ”Io non voglio partecipare a nessuna caccia al tesoro!” svincolò la sua mano dalla presa di Inga con uno strattone deciso, ma nel farlo perse l’equilibrio e finì addosso a una pizza gigante… una pizza gigante? Sotto di lei giaceva un morbidissimo spicchio di pizza margherita che scalciava forsennatamente per rimettersi in piedi, era la mascotte della bancarella lì di fronte e lei l’aveva travolta in un epico capitombolo. Mentre i due lottavano per rialzarsi in piedi su di loro inciampò la mascotte del banco della porchetta: una pizza, una ragazza e un maialino arrostito si dimenavano a terra per rialzarsi. Ma dove diamine era finita in un programma di scherzi televisivi?
    Kaja finalmente riuscì a rimettersi in piedi, ma non appena ritrovò l’equilibrio il maialino arrostito iniziò a rotolare travolgendola e trascinandola con se’ fino alla fontana di Malgissen detto anche zio Malgy.
    ”Stai bene?” le chiese la mascotte maialino quando il loro ruzzolone terminò in un enorme spruzzo d’acqua ma a forza di gente che ci finisce dentro sta cavolo di fontana non si svuota???.
    ”Si, più o meno” Kaja iniziò a battere con le mani sulle orecchie per far uscire l’acqua che c’era entrata, poi abbassò lo sguardo e si accorse di non avere più una scarpa. Che fine aveva fatto? In quel momento si sentiva all’interno di un dannato film comico, ma lei non aveva mai accettato la parte di ’Cenerentola e la vendetta delle sorellastre Miss Piggy e Wonder Pizza’.
    Siccome al peggio non c’è mai fine, proprio mentre Kaja stava allungando una mano alla ricerca della scarpetta di cristallo perduta, una specie di papera con fazzoletto arcobaleno annesso le sferrò una beccata sul pollicione. ”Ahi, maledetta papera! Lo sai che al nostro ristorante cuciniamo le tue cuginette anatre? Dovremmo iniziare a fare dei piatti a base di papera!”
    ”Hey, tesoro! Nessuno può maltrattare a quel modo la mia paperella, è chiaro? Oh beh… non quella paperella” Malgy indicò col mento le mutandine di Kaja che s’intravedevano chiaramente perché le si era alzata un pochino la gonna del vestito. La ragazza si risistemò in fretta, rossa in viso come mai in vita sua. Ecco perché quando le avevano proposto di trasferirsi a Besaid aveva una sensazione negativa, il suo stomaco lo SAPEVA che era un luogo di matti.
    ”Tesoro ti si è rovinato l’outfit, guarda hai il culo truccato! Adesso ci pensa Malgy a te!” quella sottospecie di Anita Ekberg dei poveri prese Kaja per mano e la trascinò verso l’altro lato della fontana, mentre camminavano in mezzo all’acqua con la coda dell’occhio Kaja scorse la sua amica Inga piegata in due dalle risate e proprio dietro di lei c’era un uomo dal viso familiare: era Ali, il poliziotto che l’aveva chiusa in carcere per una notte intera qualche settimana prima! Glielo avrebbe volentieri strappato dalla faccia quel ghigno che gli inarcava le labbra, stava per fargli IL gestaccio col dito medio, ma si accorse in tempo che accanto a lui c’era una bambina e riabbassò velocemente la mano. ”Grrr” le uscì una specie di grugnito furibondo. Quella ridicola serata NON poteva concludersi peggio… o per lo meno lo sperava. Nel frattempo Malgy l’aveva condotta verso un omone vestito da tritone col viso cosparso di glitter celesti in tinta con la sua coda da sirenetto.
    ”Adesso ci penserà a tutto Ariello il sirenetto, lui sì che ci capisce di moda! Vedrai che uscita dal suo tendone sarai bellisshhhima” Malgy le avvicinò la mano a quella dell’uomo, ma lei l’allontanò ed uscì dalla fontana senza dire una parola, prese una delle bottigliette che galleggiavano lì vicino nella fontana e si allontanò dai due sentendo Malgy che in lontananza la insultava con parole glamour per il suo comportamento scontroso. ”Viperisshhhhima! Io volevo solo aiutarti e rendere il mondo un posto più fescion!”
    Kaja non si voltò mai, nemmeno alla ricerca di Inga. Non le importava di nessuno, una serata così assurda era da dimenticare o da rifare *risata malefica*!!!

    Edited by Aruna Divya - 3/9/2019, 12:27
     
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    St. Matthew's festival


    NyPikoi

    Fai attenzione ai nemici, ma soprattutto agli amici. Let the war begin.





    Leggiadra ed eterea la nigra dama si libra tra l'acque chète, e come antica sirena li sprovveduti viandanti ammalia e alla follia induce. Ella è custode del primigenio indizio, che sol i più temerari condurrà al tesoro sapientemente celato. Soavi e fuorvianti, le parole di lei echeggiano come melodia lontana, tra le mura della città perduta. "Mamma mia, tutti gueshti maschioni che mi sfiorano mi fanno venire i brividi. Guarda quei due bei cinesini, che meraviglia. Guarda, aaah, i manzi si buttano addosso a me. Tutti vogliono un pezzetto di Malgy. Piano, piano, ce n'è per tutti! AH! Rossa, tesóro, quel maglioncino è orribile. TANA PER L'ORRORE BABY! Vieni qua da zia Malgy, fatti rifare un po' il make up. Non mi rubare i maschioni però eh, quelli sono miei." Anche l'omo più duro, odendo la di lei soave voce, perde l'senno rapito dal furor dell'amore(?). Pochi di loro riescono a volger lo sguardo e proseguir avanti, incuranti dell'altri che invece alla sirena affidano la loro anima.
    Ma l'idillio in codesto paradiso terrestre è destinato a finire. Un losco figuro si move tra la plebe, coperto di un fulvo mantello. S'avvicina a passo di rondine(?) e s'arresta poi, al cospetto della rispettabile dama. E quando ei lo capo scopre, ella si pietrifica, e li resta nello sconforto. Conosce costui, lo cavalier delle stoffe della lontana damasco adorno e dalli lunghi capei color della pece. Ei è Renatus Nullus (la brutta copia de Severus Piton), lo temibile inimico della regina, nato dalla tempesta e dalli mamaciti spodestato. Quella che parsi esser una festa, ratta se trasforma in una singolar tenzone, che un solo vincitore vedrà rifulgere. Ei vole il trono della nigra diva, e lo conquisterà. Alza la mano colle tre dita tese Renato Zerodeen, distretto 12. Classe '44. Presente!" raduna il suo esercito. Come attratti dallo pifferaio della fiaba, li sorcini se radunano intorno alla figura snella e velata, e si schieran con l’arme rivolte verso la sovrana in carica. ”Stanotte rivolgete le armi contro Malgy!” Li esorta Renatus, ma la regina non è indifesa. Con un paio di schiocchi de dita da nigra del ghetto, richiama a sé li suoi uomini migliori, direttamente venuti dal sud delle Americhe. ”MAMACITIIIII!” Li chiama, e ghigna. Una schiera d’omini forti e di bell’aspetto, d’un sol paio di mutande vestiti, prende formazione in fronte a lei, che bevendo vino si bea della vittoria già in pugno Malgy is the new Cersei. Ma prima che la battaglia inizi, lo clero intercede, chiedendo pietà. Ma iddio non eviterà la carneficina. I sovrani si scontran per primi, ma senz’armi convenzionali è il loro duello. Li soldato vinceran a suon di pettorali(?), le sovrane a suon di note musicali. Una strofa una, una strofa l’altra, ed ha inizio la guerra delle due rose sfiorite. Alle spalle lor, li Bitch Boys e li Gun’s n Mouses si chiudon in cerchio e ballano scaldando la notte.
    Ma abbandoniamo per un istante codesto momento storico per volger lo sguardo tra il popolino, ai temerari cavalier –et dama- che hanno osato sfidar la regina per portar a casa l’agognato indizio. Magari proprio a lor è affidato lo compito di portar questa terra di maghi in una nuova era. Perché lo mastro account stia parlando in codesto gergo, vi chiederete, in un misto tra Yoda e Jarjar… non lo sappiamo, la magia dello momento est, et nos mamacitos et mouses sumus. Lo medio aevo è arrivato a Besaid! Ordunque, arriviam alla parte ardua. Le pergamene che le ampolle contengon, son di tipi due.

    Madama Kaja, Messer Gimino, Conte Yungaldo, le vostre pergamene recitano così.

    “Giunto è lo momento de perseguir gloria et giustizia,
    giunta est l’ora de sfoggiar forza e perizia.
    Se un regno più giusto vorrete
    alli sorcin voi v’unirete
    Et ordunque svelti, senza esitazione
    cum Renatus Rex, inneschiam la revolutione.”

    Siete nello team dell’usurpatore, lo vostro simbolo è una spilla con un topo d’ottone. Indossatela, e affrontate le prove che v’attendon.

    Cavalier Eddoardo, Sir Adriano, Messer Waldo, a voi spetta invece un compito più ingrato. A voi spetta la difesa dell’onor della regina. Voi siete li vassalli che ella ha scelto.

    “In tempi bui e pericolosi
    siate voi i più valorosi.
    Guardie che mai dormon del trono di Crisdiano
    regina di Besaid, di Norvegia e del decumano(?).
    Difendete il suo onor dall’usurpatore
    e restaurate nel regno la pace et l’amore.”


    Lo vostro simbolo ordunque, è una poiana imitatrice(?), perché a Grishdiano piacciono gli uccelli. (Guarda caso si è preso la squadra con tutti maschi- FURBIZIA).
    Possa la fortuna esser sempre in vostro favore (cit.)

    Ed ecco le vostre nobili imprese:


    Il torneo de le bighe de li esseri ultratterreni - La gara delle biciclette a bombazza degli E.T. (grazie Chia)
    Cavalier Eddoardo vs. Madama Kaja BOSSONE: Il chierico Matthew.
    9pHAePd
    La lex:
    ~ Sia Eddoardo che Kaja verranno dotati dall'emissario di Diobono di due BMX.
    ~ Entrambe le biciclettine sono equipaggiate con un cestino. Con un salto alla omino-dell'-olio-cuore i due contendenti dovranno montare in sella, con aggrappati alla schiena come koala i concorrenti più pesanti della squadra (nel caso di Eddie, Wade. In quello di Kaja, Jimin).
    ~ Successivamente, i due contendenti dovranno ri-scendere (ci piaccino i balletti) e posizionare nell'apposito cestino i restanti due concorrenti (Adrian, Yoongi), avvolgendoli in qualcosa in modo che possano assomigliare ad E.T. telefono casa.
    ~ Inizia la corsa ad ostacoli! Pedalate, pedalate e cercate di non cadere!! Dovrete evitare tutte le anfore piazzate a sorpresa da Albertone.
    ~ Dovete raggiungere o quantomeno avvicinarvi al chierico Matthew e piantargli una fetta di porchetta di Navarro Negrito sotto al sedere, sul sellino della bici per farlo scivolare.

    Lo tenzone in rima - La rap battle
    Messer Waldo vs. Conte Yungaldo BOSSONE: Rachida, la Sibilla della Movida.
    9u3IzMM
    Se siete arrivati vivi sin qui, sia lode a Diobono!
    La lex:
    ~ Dopo essere balzati giù dalle bici, tutti i partecipanti della sagra, con in prima fila i vostri compagni, formeranno un cerchio. Dalle ombre emergera Rachida, della Grazii Crew. I mamaciti e i sorcini faranno un po' di bruttissima break dance e i Bitch Boys e i Gun’s n Mouses a turno vi forniranno il beat. Avete tre minuti ciascuno.
    ~ Gli altri concorrenti devono tifare a tutti i costi, proprio come nella rap battle finale di 8 mile, versione cicirinella.
    ~ Inizia Rachida, che intonando le sue prime rime, si fa accompagnare dai Pipitigni. Ha rubato a Navarro Negrito gli occhiali da sole, per avere un'aria da tosta.
    «Siniore e siniori no dico grazii a tutti, voi sa già bene chi sono
    Rachida da Marocco, Rachida da Marocco
    Proprio quella che no se fa intimidire da due... pessi di gnocco
    So' mosionata facio fatico a parlare
    Ma voi due a me no potete mai schiaciare
    Parto sempre come ferrari poi torno come vespa
    Senza me però non c'è la festa
    Voi prova, prova, prova a batermi
    Ma sono rrRRabbiata e nè aldo nè ugaldo posono portarmi
    Via il premio del siniore
    Quelo con la bici di cui io voglio cuore
    Dala erre alla a alla chhH alla i alla da
    Sono carica
    Tu dai a me porchetta ma io facio polpetta
    Gatta fretta fa figli ciechi
    So io che vinco la partita
    Attenti aldo e ugaldo per voi ormai è tuta finita!»

    ~ MIC DROP! Rispondete a Rachida e intimidite il vostro avversario a colpi di rap.

    Lo torneo de lo cartoccio partenopeo - La sfida del cuoppo
    Sir Adriano vs. Messer Gimino BOSSONE: L'oste Cannavacciuolo.
    D5SwBLC
    La lex:
    ~ Una volta che il cerchio dei rapper si disperde, tutti si ritrovano davanti al banco di Navarro Negrito, ormai incazzato nero e con la sciabola a novemila - che si è ripreso gli occhiali da sole da Rachida. Il suo stand è stato fagocitato da colui che pronunciando "addios" fa morire tutto ciò che tocca, tra una pacca letale e l'altra: il temibile Oste Cannavacciuolo. BENVENUTI AL LIDO MAPPATELLA!
    ~ Adrian e Jimin dovranno seguire alla LETTERA la ricetta per svolgere un fantastico cuoppo tradizionale, un cartoccio di fritti napoletani senza sgarrare neanche di un passaggio. Pena: per ogni errore, una maledetta pacca dritta dietro al collo.
    ~ Level up: la ricetta non si può leggere, solo svolgere al momento mentre Cannavacciuolo la urla in napoletano.
    ~ L'olio è già stato messo a riscaldare, quindi è rovente e pronto a sfrigolare da tutte le parti, quindi attenti a non morire.
    ~ Obbiettivo: preparare un vero cuoppo ed aggiungere la porchetta di Navarro Negrito, restando vivi.

    VIA ALLE DANZE!


    Per rispettare le dinamiche del torneo per la spada nella roccia, cioè dalla caccia al tesoro a camelot il passo è stato breve i turni non avranno limiti di tempo, però dovranno rispettare l'ordine delle sfide quindi:
    1. Eddie / Kaja
    2. Wade / Yoongi
    3. Adrian / Jimin
    Per ogni coppia, potete o mettervi d'accordo come volete, oppure proprio postare quando desiderate, anche allo stesso momento. Tuttavia, se la prima coppia non ha completato, gli altri non possono postare e così via.


    Edited by ‹Alucard† - 11/9/2019, 14:58
     
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    Sul serio? Quella maledettissima bottiglietta che aveva preso nella fontana in segno di rivalsa serviva per una caccia al tesoro IM-POS-SI-BI-LE. Ma che diamine stava dicendo quello che parlava dall’altoparlante come se fosse uno dei tempi del medioevo!? Gara di biciclette con uno sconosciuto sulle spalle e uno sul porta pacchi anteriore della bici? Ma che diamine le aveva detto la testa di seguire Inga quella sera? Continuava a riempirsi di domande nella testa e contemporaneamente cercava di andarsene il più lontano possibile da quel posto, ma probabilmente gli organizzatori dell’evento se ne erano accorti perché in lontananza riconobbe la voce epicamente gaya e starnazzante acuta di Malgy Ekberg che diceva: ”Miei sudditi fermatela, non deve scappare!”
    Kaja si voltò per un istante che le costò la fuga, era circondata: a destra Ariello il sirenetto la fissava col suo sguardo glitterato e a sinistra c’era un monachello che indossava una tonaca da prete nera e al collo portava una sciarpa a fiori. Ma dove era finita? Sul set di Rocky Horror Show?
    In quel momento disperato l’unica cosa che le venne in mente fu di usare la sua particolarità, ma non poteva farlo davanti a tutti, l’avrebbero fatta internare in qualche istituto per studiarne le capacità. povera stupidina che non sa che a Besaid tutti SANNO! Ancora una volta il suo eccessivo pensare la rese più lenta dei suoi avversari, Ariello il sirenetto l’afferrò come fosse uno zainetto e se la caricò sulle spalle a testa in giù, col sedere – stavolta coperto almeno dalla gonna - ben in vista al pubblico. Kaja iniziò a battere coi pugni sulla schiena piena di brillantini celesti del tritone, proprio mentre sferrava l’ennesimo colpo si voltò col capo alla sua sinistra e vide quel maledetto poliziotto di nome Ali che la indicava a una bellissima bambina dicendole a voce alta: ”Guarda amore, questo è esattamente ciò che non va fatto.”
    ”ALI BRYNE!” strillò Kaja col viso rosso per il troppo stare a testa in giù. Stavolta non si trattene ed alzò il dito medio davanti a tutti, incurante di cosa potesse succedere dopo. Perché queste situazioni assurde capitavano tutte a lei? Ma cosa aveva fatto di male per meritarsi un karma tanto negativo? se solo ti ricordassi mezzo secondo del tuo passato non te lo chiederesti.
    Con poche falcate Ariello il sirenetto arrivò al centro del luna park dove era stato allestito un palco, salì con lei ancora ancorata alla sua spalla e la fece scendere solo quando raggiunsero un gruppo di ragazzi che si guardavano intorno con aria timorosa e perplessa per quello che gli era stato imposto di fare. Kaja era l’unica donna su quel palco, se non si contavano Ariello e Malgy che si era appena posizionato al suo fianco indossando un sobrio scialle color arcobaleno per proteggersi dal freddo visto che il suo vestito da Anitasalsiccciaekberg si era tutto bagnato.
    ”Buonasera besaidiani, questi giovani aitanti maschioni e questa povera squinzietta si sfideranno per l’ambito premio della caccia al tesoro di quest’anno! Orsù, portate sotto al palco i potenti destrieri per questa gara. E su voi piccoli sudditi avvicinatevi da Ariello che vi spiegherà cosa dovete fare! Su su, sciò…” Malgy fece svolazzare la sua mano curatissima in aria facendogli cenno di allontanarsi proprio come lo avrebbe fatto ad un cane randaggio. Kaja gli rivolse un’occhiata di disprezzo mentre seguiva le sue indicazioni. ”Uhhh, la ragazza morde. Mi piace quello sguardo cattivo e secsi. Strike the pose!” la queen Malgy fece sfoggio della sua posa più famosa, quella da “Ticoticotà” con una gamba ferma e l’altra molleggiata.
    Kaja voleva andare a nascondersi, ma ormai aveva intuito che non era possibile, il luna park era disseminato di sirenetti, mamaciti e monachelli che facevano la guardia o forse gli arbitri (?). ’Porca pu**ana! Non posso proprio scappare. Se solo potessi usare il mio potere… che rabbia!’ non era da lei dire parolacce, nemmeno pensarle, ma in quel momento era troppo fuori di se’ !
    Dopo che Ariello finì di spiegare le regole della gara, Kaja si voltò verso i due ragazzi coreani che aveva visto prima nella fontana, avrebbe gareggiato con loro due. Per un istante nessuno dei tre disse nulla, ma poi Kaja riconobbe uno dei due e gli puntò il dito contro il naso: ”Tu! Non ti basta sfidarci su Banana Crash, ora anche qui Mintgeniuswag dei miei stivali!” non osò pronunciare il suo vero nome invano, poteva essere un presagio infausto chiamarlo Yoongi *pronunciato con voce soffiata e loschissima*.
    ”Finiamola il prima possibile questa figuraccia indecente. Quindi tu dovresti salirmi sulle spalle, giusto? Jimin…?” Kaja indicò le proprie spalle con aria rassegnata, chiamando il ragazzo col nome che le aveva detto Ariello il sirenetto. Yoongi e Jimin erano i suoi compagni di squadra, mentre gli avversari erano un certo Eddie, Adrian e Wade. Era tutto così assurdo, le sembrava di essere su uno di quei scherzi televisivi dove a un certo punto usciva qualcuno a dire che era tutta una finzione. Kaja chiuse gli occhi per un secondo pregando che succedesse, ma niente, anzi proprio in quel momento Ariello il sirenetto decretò la gara ufficialmente aperta.
    Kaja si voltò per vedere cosa stesse facendo il suo avversario, aveva già iniziato a preparasi, quindi anche lei doveva fare lo stesso. Controvoglia Kaja si girò di schiena e senza dire una parola fece cenno a Jimin di salire a cavalluccio, lui obbedì e lei con molta fatica lo trasportò fino alla bicicletta. ”Jimin sappi che se questa sera sopravviveremo senza ammazzarci ti offrirò una cena ovunque tu voglia e lo stesso vale per te Yoongiwag! Ma il nostro duello su Banana Crash non finirà per una gentilezza dovuta al rischio di morire tutti assieme, sappilo!” Kaja si fece il segno della croce anche se non andava in chiesa dal suo battesimo probabilmente.
    Con estrema difficoltà, ma veramente estrema, Kaja e Jimin salirono sulla bicicletta rischiando di cadere a terra almeno sei o sette volte prima di posizionarsi. Poi per un terribile sadismo di chi aveva organizzato la gara dovevano scendere di nuovo per mettere Yoongigeniuswas sul portapacchi anteriore. Se salire sulla bici si era rivelato complicato, scendere lo fu ancora di più. Forse qualcuno li proteggeva dall’alto, forse c’era qualche filo invisibile che li teneva ben incollati, ma Kaja e Jimin non caddero, anche se zoppicarono e saltellarono diverse volte in maniera ridicola prima di ritrovare l’equilibrio.
    ”Yoongi dimmi che sei stato a dieta in questi giorni, come diamine ti sollevo per metterti su quella mini cassetta? Ci entri soprattutto?” come saltare le formalità di conoscenza in un secondo! In una situazione così inverosimile non c’era tempo di presentarsi con cordialità e di imparare a conoscersi lentamente, dovevano SOPRAVVIVERE! Ed è risaputo che per la sopravvivenza si fa di tutto!
    ”Ariello ha detto che dobbiamo coprirti come E.T.” con lo sguardo Kaja iniziò a cercare in giro per il luna park qualche cosa che potesse essere usata come una coperta, ma proprio in quel momento arrivò Ariello a consegnarli la fetta di porchetta da mettere sotto il culetto di Don Matthew. ”Yoongi sarà compito tuo imporchettare il prete, sappilo! Prendila tu mentre noi cerchiamo una cosa per coprirti! Se fossimo su Banana Crash avrei comprato la maschera di Jack Testa di Zucca per coprire la tua faccetta da acciuffa punti!” Kaja con Jimin saldamente ancorato sulla sua schiena iniziò a camminare andando incontro a Jorge, il vecchietto che lei Yoongi avevano conosciuto al Karlsberger e gli intimò con aria minacciosa: ”Dacci la pelliccia leopardata di tua moglie se non vuoi che le racconti del russo…” Jorge aveva scommesso sua moglie una volta, ma non era mai stato necessario rivelarglielo. Alle sue parole Jorge si sbrigò a togliere la pelliccia di dosso alla donna al suo fianco e la consegnò senza indugi ai due ragazzi. Kaja e Jimin tornarono alla bicicletta a passo di lumaca, lo sforzo fisico che richiedeva muoversi in due era più impegnativo del previsto, infatti una volta raggiunto Yoongi la ragazza dovette fermarsi a riprendere fiato.
    ”Yoongiwag issati su quella bicicletta da solo, io sto per avere un infarto, credo!” nonostante non volesse aiutare il suo acerrimo rivale a posizionarsi sul portapacchi fu costretta a farlo perché lo prevedevano le regole della gara. Chissà intanto a che punto era Eddie, ma non si voltò a guardare, le costava fatica persino muovere la testa tanto era in tensione il suo corpo. ”Stupide regole, su Yoongi salta per salire su questo coso pericolante! Giuro che ho messo il cavalletto!” dopo una quantità di tentativi infinita riuscirono a issare Yoongi al suo posto e gli posizionarono un’orribile pelliccia leopardata sulla testa che arrivava a coprirlo più o meno a metà tanto era lunga.
    Con un sospiro di disagio Kaja e Jimin si prepararono a salire DI NUOVO sulla bicicletta, ancora un migliaio di prove instabili e qualche parolaccia in coreano da parte del suo compagno di disgrazia e finalmente erano pronti. Un koala nero, una suricata rossa sudatissima e un leopardo catarifrangente coreano pronti per la partenza.
    ”Jimin tieni i piedi apposto sennò non riesco a mettere i miei sui pedali!” Una volta trovata la posizione per muoversi stava per arrivare il momento peggiore, equilibrare tutti e tre su quel fuscello di bicicletta. Accanto a loro sfrecciò Don Matthew che rideva della loro goffaggine e proprio nello stesso istante anche Eddie e i suoi compagni di squadra le passarono accanto traballanti.
    ”Partenza!” gridò Kaja quando riuscirono a trovare armonia per non cadere rovinosamente a terra tutti in gruppo e Jimin preso dall’entusiasmo fece il grido di guerra dello Pterodattilo! Finalmente stavano prendendo velocità e con lo sguardo Kaja si mise a cercare quel beffardo prete che rideva di loro, ma era permesso agli uomini di Dio di prendere in giro il prossimo? Con quel pensiero in mente, finalmente avvistarono la tonaca nera del prete, ma mentre gli andavano incontro si resero conto che a poca distanza da loro c’era una maledettissima anfora in terracotta! E poi un’altra ancora! Il percorso era disseminato di anfore antiche che rendevano difficilissimo proseguire a un ritmo sostenuto. Ma cosa volevano ucciderli davvero?
    ”Si aprono le scommesse, io punto 500 corone su Eddie vincitore! Chi altro partecipa?” dal pubblico arrivò chiara e stentorea la voce di Jorge il vecchietto scommettitore più incallito di tutta Besaid. Kaja non aveva mai visto una persona scommettere su qualunque cosa a quel modo, le avevano raccontato che prima di andare in pensione a lavoro scommetteva persino su chi sarebbe stato lo sfigato a dover fare gli straordinari di giorno in giorno – e a lui non toccavano mai chissà perché!
    Dopo quell’impossibile percorso ad ostacoli di stramaledette anfore la strada era libera e i tre avvistarono di nuovo Don Matthew. ”Kaja, avvicinati che gli sfrittello (?) la porchetta sul sellino! In nome di Banana Craaaaaaash!” Yoongi si allungò al massimo delle sue possibilità con quell’orribile pelliccia addosso che gli impediva un pò i movimenti, non riuscì subito nel suo intento perché Don Matthew li aveva visti e aveva deviato a sinistra. Probabilmente il prete pensava di averla scampata, ma non si accorse che da quella parte c’era un’anfora così dovette inchiodare e si mise in piedi sui pedali per non cadere rovinosamente a terra e fu in quel momento che Yoongi approfittò della situazione e mise l’untissima fetta di porchetta sul suo sedile. Quando Don Matthew si sedette di nuovo si udì un rumore che suonava molto come uno ’SQUISH’ e la gara terminò, ma anche Kaja non aveva notato l’altra anfora che si trovava poco distante da lì e caddero tutti e tre a terra con un tonfo sonoro. Jimin era con la schiena a terra con braccia e gambe per aria come se fosse ancora attaccato a Kaja, Yoongi era disteso a pancia in giù completamente coperto dalla pelliccia leopardata e infine Kaja era caduta di lato con la bici ancora tra le gambe e i pedali che si muovevano da soli.
    ”Che dolore!” la ragazza si massaggiava il fianco e nel sollevare lo sguardo vide la sua amica Inga che rideva di lei, in quel momento voleva ucciderla con le proprie mani, ma le faceva male tutto e non aveva alcuna intenzione di alzarsi! I mamaciti accorsero a liberarla e ad aiutare tutti e tre i membri della squadra a rimettersi in piedi.
    ”Besaid abbiamo i vincitori! Un applauso per questi sventurati, guardate come si sono ridotti! Ahhahaha!” Malgy e tutto il pubblicò scoppiarono in un applauso e anche in una risata fragorosa. Che situazione imbarazzante! ”Ariello conducili in infermeria a far curare i graffi, ROAR, mentre noi ci prepariamo per la seconda sfida!”
    Kaja passò davanti a Malgyekbergdelcavolo con aria furiosa, dopo averla costretta a partecipare a quella stupida gara pareva soddisfatta e felice. Dio, se il suo istinto omicida si era improvvisamente triplicato, ma in quel momento arrivò Ariello che se la caricò in spalla per portarla via. Anche Jimin e Yoongi vennero caricati in spalla da altri tritoni, uno rosa fosforescente e uno verde brillante.
    Probabilmente aveva avuto un crollo improvviso dell’adrenalina, ma in quel momento non le dispiaceva essere trasportata da qualcun altro. Per un istante chiuse gli occhi godendosi la sensazione di avere il corpo completamente rilassato anche se indolenzito. Quando li riaprì si voltò verso i suoi compagni di squadra. ”Grazie…” una sola parola, ma veramente sentita. Non riuscì più a dire nulla, si sentiva frastornata e tutto d’un tratto tutto divenne buio… era svenuta per la stanchezza… sentiva solo il dolce dondolio del proprio corpo tutto il resto era svanito.
    And the winner is….
     
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