certe donne brillano

Liv ft. Serena

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    Liv Frida Berg | '90 | anthemis & b-side | sheet

    Zia Margareth - come la chiamava lei - aveva sempre amato i fiori. Almeno questo, era quanto sua nonna le aveva sempre raccontato, su quella sorella scomparsa troppo presto. Credeva fermamente che questi avessero un linguaggio e con questi, lei riusciva a comunicare. Aveva una sensibilità delicata, proprio come la sua salute che non le aveva permesso di superare il ventinovesimo anno di vita. Era nato nel suo ricordo, il tè freddo alla lavanda, nel ricordo di Margareth che usava descriversi così: non mi fido, come la lavanda; mi difendo, come il rododendro. Amarantha cercava di tenere vivo il ricordo di quella adorata sorella, ma in pochi erano in grado di comprendere quella sua esistenza alterata dalla fantasia. Era convinta, Amarantha, che sua sorella sarebbe potuta diventare una di quelle famosissime scrittrici per bambini, con la capacità di dare anima e colori ai fiori che tanto amava. Era affascinata Liv, da quel mondo, da quei significati taciuti, da quelle nozioni che ormai non era più in grado di apprendere, se non dai pochi ricordi di sua nonna che cercava di sforzarsi per ricordare sempre qualcosa in più. Era timida e silenziosa Zia Margareth, non riusciva a parlare con le persone, temeva i confronti ma, a differenza di altre persone, lei aveva trovato quel suo modo speciale di comunicare. Le rose per la grazia e l’eleganza, la camomilla per emergere dalle difficoltà, la gerbera come l’allegria di un’inattesa speranza e i bouganville per la passione. Vestiva sempre di colori pastello, che contrastavano i capelli scuri e la pelle diafana costellata da piccole efelidi. Era alta e magra, un rettangolo, volendo descrivere con la body shape. Quelle ossa così sottili che quasi, Amarantha aveva paura prendendola per mano di farle male.
    Il linguaggio segreto dei fiori, Liv si chiedeva spesso, reduce da queste nozioni, se le persone usassero veramente i fiori per comunicare e non solo per regalare emozioni e piacere a chi, li riceveva. Si chiedeva se avessero davvero un significato, oppure se ognuno aveva la libertà di interpretare, come succedeva con l’arte. D’altro canto, non potevano essere queste delle semplici opere che Madre Natura aveva disegnato per noi? E non potevamo noi, essere liberi di interpretare la sensazione che questi erano in grado di trasmetterci? Potevano funzionare come un paesaggio, meraviglioso per alcuni e altrettanto spaventoso per altri?

    Osservava i centrotavola che sua nonna sceglieva sempre accuratamente per i tavoli dell’Anthemis. Dovevano sempre essere freschi e, prediligeva utilizzare piante aromatiche come il timo, il rosmarino, la salvia, la menta e la lavanda (etc), che usavano disperdere naturalmente un profumo piacevole e ben associato alla somministrazione del posto. Le piacevano quei colori, il verde salvia d’altronde era uno dei suoi colori preferiti ed abbinato con il viola chiaro della lavanda, riusciva a creare un’atmosfera elegante e semplice al contempo.
    Liv e Serena, erano rimaste le ultime nel locale, avevano deciso di spedire Amarantha a casa, dopo che l’avevano vista toccarsi la schiena con la mano. Soffriva di lombaggini, passando gran parte del suo tempo in piedi, tra servire ai tavoli ed il cucinare tutto da sola così, lei due ragazze si erano premurate di mandarla a risposare. Era felice Liv, di aver trovato finalmente una ragazza solare e ben disposta. Si trovava veramente bene con Serena e si fidava ciecamente di lei: era sveglia, cordiale, sapeva come presentarsi in fronte alle persone ed aveva anche la battuta pronta, se era necessario, ma cosa più importante, si era affezionata moltissimo ad Amarantha e la trattava veramente come fosse sua nonna e questa, era forse la cosa che aveva aperto di più il cuore di Liv. Forse sono riuscita a convincerla a prendere un aiuto pasticcere almeno 1 o 2 volte alla settimana confidò ad alta voce alla rossa, che come lei stava sistemando i tavoli per l’indomani. Sarebbe un miracolo.. anche se non sarà facile trovare qualcuno disponibile per così poco tempo.. magari qualche ragazzo che ancora va a scuola di cuoco / pasticcere e vuole imparare a fare qualcosa.. continuò a raccontarle, consapevole che sua nonna non avrebbe mai raccontato le sue ricette segrete ad un estraneo. No, sarebbero rimaste soltanto ai membri della loro famiglia … e a pochi altri prescelti!
    Amarantha ci ha lasciato un pò della torta salata alle melanzane e patate così magari mettete su un pò di ciccia, che sembrate ciucciate dalle streghe le fece poi il verso, ripetendo quella frase che sentiva anche fin troppe volte al giorno. Era fissata con la magrezza delle giovani d’oggi tutte osso e poco cervello, Liv rideva e scuoteva la testa, consapevole che sua nonna aveva dovuto combattere la fame a suo tempo e quindi, era poco propensa a voler ribattere una realtà per la donna spinosa. Era dolce, una di quelle donne che aveva sempre una parola buona per tutti e sempre pronta a dare consigli. Amava Liv, quando si metteva a raccontare le sue storie, lei che nella vita ne aveva viste tante, come molte delle persone nate in quegli anni difficili.
     
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    BLUEBELL SERENA BLYTHE ❖

    Dopo i primi tempi all’Anthemis, Serena aveva scoperto in fretta che la figura delicata e fragile di Amarantha, con la sua passione per i fiori, gli infusi ed i colori pastello, in realtà nascondeva uno spirito assai più temprato ed agguerrito di quanto avrebbe potuto immaginare. Troppo indipendente – o testarda? – per accettare un aiuto in cucina, la donna si occupava personalmente di preparare le prelibatezze dolci e salate che, giorno dopo giorno, venivano esposte dietro il bancone della pasticceria, attirando gli occhi dei clienti e deliziando le loro papille. Tuttavia, nonostante la grande energia di Amarantha, gli acciacchi dovuti all’età, presto o tardi iniziavano a farsi sentire, spingendo sia Liv che Serena a preoccuparsi per la proprietaria, assicurandosi – con estrema delicatezza, per non turbare il suo orgoglio – che non si strapazzasse troppo. Convincerla a riposare richiedeva sempre una tattica d’approccio indiretto e, quando possibile, casuale. Avendo imparato a conoscerla, Serena era ormai sicura che l’esitazione di Amarantha nel lasciare il locale nelle loro mani non fosse dovuta ad una carenza di fiducia nei loro confronti quanto, inevitabilmente, al profondo legame che sentiva nei confronti della graziosa sala da thè, divenuto tanto saldo, nel corso del tempo, dal rasentare l’amore nei confronti di un familiare. Era molto poetico, quasi romantico che nutrisse tanto affetto per quella che, a tutti gli effetti, era una sua creatura. Eppure, al contempo, talvolta era necessario ricordarle che, al contrario di lei, l’Anthemis non era un essere vivente e non avrebbe certo sofferto se, di tanto in tanto, la sua amorevole proprietaria si fosse concessa qualche ora di riposo in più. Liv e Serena se ne sarebbero occupate e prese cura al suo posto, con lo stesso impegno ed energia. Solamente dopo quell’estremo gioco di equilibri in cui tutte ormai recitavano la loro parte alla perfezione, Amarantha accettava di lasciare a loro la chiusura, togliendosi il grembiule e, con le guance talvolta un poco sporche di farina o zucchero a velo, indossava la giacca per ripararsi dal freddo e si dirigeva verso casa, prima che venisse completamente buio. Serena la seguiva sempre con lo sguardo, osservandola allontanarsi lungo il marciapiede con passo tranquillo, ben coperta nel pesante cappotto invernale. C’era qualcosa di confortante in quella scena, una sensazione che la scaldava da dentro e che non avrebbe saputo descrivere altrimenti. «Forse sono riuscita a convincerla a prendere un aiuto pasticcere almeno 1 o 2 volte alla settimana.» Ferma in una piccola pausa tra il sollevare una sedia e un’altra, Serena sorrise nel leggere quelle parole formarsi sulle labbra di Liv. Era una bella notizia, decisamente inaspettata. Nel corso degli ultimi mesi lei stessa aveva avuto l’onore di aiutare Amarantha nei momenti di maggiore affluenza ma addirittura rivolgersi ad un vero aiuto pasticcere era un’altra cosa. Soprattutto perché l’anziana donna sarebbe stata costretta a svelare parte dei suoi ingredienti segreti. «Sarebbe un miracolo.. anche se non sarà facile trovare qualcuno disponibile per così poco tempo.. magari qualche ragazzo che ancora va a scuola di cuoco / pasticcere e vuole imparare a fare qualcosa.» Serena annuì, sollevando una sedia e sistemandola sul tavolo, in modo da avere il pavimento libero per l’ultima passata di scopa e straccio. Comprendeva a pieno la preoccupazione di Liv; pur non avendo alcun nonno biologico ancora in vita, il suo legame con Carlisle, il suo vecchio istitutore privato, era ormai quello che vigeva tra un nonno ed una nipote. Si preoccupava per lui come se fosse un membro della famiglia e, nonostante non si vedessero spesso, cercava sempre di convincerlo ad accettare un aiuto saltuario e, perché no, a prendersi qualche vacanza. Inutile dire che tutto ciò veniva liquidato dall’anziano professore con una brusca scrollata di spalle e un bel tiro di sigaro. «Credo che sia più difficile convincerla che attuare la cosa. Probabilmente, se accettasse di fare una prova e trovassi la persona giusta, pian piano si tranquillizzerebbe all’idea di avere un aiuto in più o di lasciarci qualche altra responsabilità.» Era convinta che buona parte della determinazione di Amarantha fosse data dal fatto che, per anni, si fosse presa cura personalmente del suo locale. Una simile abitudine era dura a morire. «Comunque nei periodi più tranquilli posso aiutarla anche io, soprattutto con le cose meno elaborate o fisicamente più stancanti. Mi farebbe piacere imparare qualcosa di più in cucina e avrei sicuramente bisogno delle sue istruzioni.» Ammise, ripensando a quanto le sue abilità culinarie fossero piuttosto monotone. Era in grado di sopravvivere, ma non sapeva certo sfornare torte o focacce come quelle di Amarantha. Sino a quel momento aveva solo imparato a fare un buon tiramisù sotto la guida della proprietaria, il che era già qualcosa. Forse, se Amarantha avesse accettato di averla come aiutante saltuaria, quella collaborazione poteva risultare fruttuosa da entrambe le parti. Si armò di spray e panno in microfibra e ripulì il bancone della pasticceria e, proprio quando stava per dedicarsi ai tavoli, Liv la informò della torta rimasta. Il suo stomaco gorgogliò quasi istantaneamente, risvegliato al pensiero del sapore e dell’odore invitante del cibo. Non c’era una sola cosa preparata da Amarantha che non le piacesse. «Oh, che gentile. Anche se da quando lavoro qui credo di aver messo su almeno un paio di chili. Di questo passo aumenterò di una tagli ancor prima di Natale.» Guardò Liv con espressione colpevole, posando lo spray e lo straccio su un tavolo ancora da pulire; era pur sempre anche la sua personal trainer. «Ti va di fare una piccola pausa prima di finire di pulire? Così almeno avremo già cenato.» Scherzò, piuttosto sicura che Liv avrebbe accettato la sua proposta. Senza contare che, per lo meno, non avrebbero dovuto ripassare il tavolo su cui si sarebbero appoggiate. «Vado a scaldare la torta. Vuoi anche un po’ di insalata?» Le chiese, lasciandole il compito di sistemare alla meglio uno dei tavolini. Non avevano bisogno di molto, un paio di tovagliette di carta, posate e bicchieri sarebbero stati più che sufficienti. Sparì in cucina e ritornò poco dopo, due piatti pieni di torta salata nella mano destra e un’insalatiera ricolma di verdure fresche – rucola, pomodori e carote alla julienne – rimaste dal pranzo, nella sinistra. Era certa che Liv le avrebbe mangiate volentieri e, ad essere sincera, lei stessa apprezzava qualcosa di leggero che aiutasse a mandare giù la portata principale. Posò il cibo sul tavolo e, prima di accomodarsi, riempì ad entrambe una tazza di thè caldo. Visto il tempo invernale era proprio quello che ci voleva. «Pensi di andare in palestra anche stasera?» Le chiese, portando la tazza alle labbra e soffiando sopra il liquido bollente. Gettò un’occhiata all’esterno. Non pioveva ma tirava vento, le cime degli alberi costantemente sbalzate in ogni dove. Personalmente sarebbe stata più che felice di rintanarsi in qualche luogo caldo e confortevole. «A quanto pare la prossima settimana il tempo peggiorerà. E’ un peccato, anche se probabilmente ci è andata sin troppo bene sino ad ora.» Accennò ad un sorriso rassegnato. «Questo finesettimana però dovrebbe essere bello. Hai qualcosa in programma?» Ora che il legame tra lei e Liv era quello di due amiche, più che di semplici colleghe, Serena si sentiva più a suo agio, a tal punto da farle qualche domanda circa la sua vita privata con una certa frequenza. Le piaceva tenersi aggiornata sulla vita di Liv, parlare dei suoi interessi o degli ultimi avvenimenti, un po’ perché era la prima volta che riusciva a mantenere un’amicizia stabile ed un po’ perché, in un certo senso, le sembrava di vivere attraverso di lei. Liv era più energica ed estroversa di lei, in grado di cavarsela in situazioni in cui Serena avrebbe evitato di ritrovarsi con tutta sé stessa. Un po’ la invidiava, più che altro l’ammirava. Ad ogni modo, le piaceva chiacchierare con lei, gustandosi una cena tranquilla, con il locale già chiuso. Era qualcosa di intimo. E magico.
     
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    Era delicata Serena, delicata e bellissima. Delle volte, quando la situazione era tranquilla all’Anthemis, si fermava ad osservarla pulire i tavoli o semplicemente guardare fuori dalla finestra. Era caratterizzata da lineamenti morbidi, sia nel corpo che nel volto, che veniva incorniciato da dei lunghi capelli rossi, di un colore molto bello. Era piacevole osservarla, con quell’armonia di colori e di curve, che non la rendevano bella soltanto caratterialmente ma anche fisicamente. Le ricordava il passaggio tra la stagione autunno, con quei colori caldi e le morbide tonalità dei boschi autunnali e i colori delle spezie e la primavera, luminosa e radiante.
    Liv aveva sempre amato osservare le persone e carpirne le caratteristiche, forse perché era stata abituata fin da giovane a dover memorizzare i volti, per riconoscerle nel suo lavoro. Era importante infatti per lei, ricordare coloro con cui aveva a che fare sia all’Anthemis che alla B-side. Era fondamentale distinguere i nuovi clienti dagli habitué, sapere come comportarsi con loro e mettere a proprio agio i nuovi, così da conquistare a loro fiducia, così come dare confidenza ai vecchi, per far ricordare loro che tu sai chi sono e sei grata di averli come clienti. D’altronde, era per loro una sorta di vezzeggiamento, quello di essere riconosciuti ed elogiati da chi, aveva potere all’interno della struttura frequentata. Per questo Liv cercava sempre, di avere un occhio di riguardo non solo per i nuovi clienti, ma anche per gli abitudinari, che erano la loro più grande fortuna.
    Serena, aveva capito alla perfezione quel meccanismo e l’aveva fatto suo. Si vedeva che aveva già avuto a che fare con lavori del genere, aveva predisposizione per parlare con le persone. Riusciva ad essere estroversa ma cortese, attenta ma non pressante e molti dei loro clienti, si erano già affezionati a lei, allungandole delle mance o complimenti quando era possibile. Liv era contenta di averla trovata, la sua persona faceva bene sia ad Amarantha che a lei, che finalmente poteva contare di un’altra buona amica con cui non solo lavorare, ma anche parlare e divertirsi. Le piaceva chiudere l’Anthemis con lei, riservandosi quei momenti privati in un luogo per loro complice. Parlavano del lavoro, delle assurdità di alcuni clienti (notizie, abbinamenti strani etc) e parlavano di loro. Per la prima volta, Liv si sentiva libera di confidarsi e chiedere aiuto per sua nonna: Serena era stata la prima a rendersi conto che doveva iniziare a fidarsi di qualcuno che potesse darle una mano e per Liv, era stato spontaneo esprimere le sue paure sul fatto che potesse affaticarsi troppo e chiedere aiuto per spingerla.
    «Comunque nei periodi più tranquilli posso aiutarla anche io, soprattutto con le cose meno elaborate o fisicamente più stancanti. Mi farebbe piacere imparare qualcosa di più in cucina e avrei sicuramente bisogno delle sue istruzioni.» sorrise Liv, pensando che sicuramente lei non sarebbe stata di grosso aiuto in cucina. Era un completo disastro in cucina, le uniche cose che le venivano bene erano i primi piatti e non sarebbe stata affatto d’aiuto a sua nonna. Wow! Direi che sarebbe fantastico.. io le poche volte che ho provato ad aiutarla ho finito per fare più danni della grandine! sorrise, spiegandole che oltre ad essersi affettata un dito con uno dei coltelli di sua nonna - decisamente più affilati di quelli utilizzati in casa - era finita anche per far esplodere il tortino nel forno, creando in eruzione lavica di formaggio che ci aveva messo circa un ora a ripulire. Sembrava un opera d’arte contemporanea, con le sfumature del formaggio dal bianco al marrone bruciato e le pareti del forno nere macchiate ovunque aveva ammesso poi, con un’espressione sul viso piuttosto schifata. Però si, potresti decisamente essere l’arma vincente! Amarantha ormai si fida di te e se tu gli chiedessi di insegnarti qualcosa non ti direbbe mai di no… constato, consapevole anche che Amarantha adorava spiegare la cucina agli altri, anche se era gelosa delle sue ricette. Ma di Serena si fidava e le avrebbe sicuramente impartito delle lezioni sui piatti più semplici così, le giovane me traeva dalla sua parte e l’Anthemis ne guadagnava da un altra. Così poi sarebbe tutto molto più naturale e non si sentirebbe deturpata delle sue forze e del suo potere..! confidò ancora. Sei un piccolo genio, rossa! si congratulò, prima di proporre una cenetta a lume di sgrassatore e panni per pulire.
    Oh, non preoccuparti per la tua linea.. ci penso io a te! sorrise - quasi minacciosa - Liv, facendo uscire la parte sportiva e masochista di sè stessa vedrai che tutti i chili andranno nei posti giusti e sarai ancora più perfetta di quanto già tu lo sia! .. e pensa, c’è chi spende mila euro per un personal trainer e tu ce l’hai qui, davanti a te, gratuitamente! spiegò, indicando la sua figura, mettendo in risalto da sola la sua persona, mentre Serena stava scaldando gli avanzi. Vada anche per l’insalata! rispose Liv alla sua proposta. No, stasera niente palestra, ne abbiamo già fatta abbastanza qua direi.. tu hai programmi? domandò, aiutandola a portare i loro piatti a quel tavolo apparecchiato per loro. Se non hai piani potremmo uscire fare due passi, adoro quando iniziano ad esserci tutte le luci per la città.. gli regalano un’aria magica! ammise, constatando quanto fossero più belle le città quando venivano illuminate da luci e colori. Stanno costruendo anche una pista di pattinaggio sul ghiaccio, come da consuetudine tra l’altro, magari se ti va nei prossimi giorni potremmo andare a provarla! propose ancora, apprendendo proprio che nei giorni successivi avrebbe fatto anche bel tempo. E.. indovina indovinello?!? Abbiamo vinto le decorazioni di Natale! Dovremo anche andare a comprare qualcosa.. l’anno scorso avevo avuto un po’ di tempo ed ero riuscita io a fare qualche decorazione con i tappi di sughero.. ma quest’anno mi piacerebbe fare qualcosa di più carino! Che dici? Tu hai qualche idea? domandò, prima di addentare il suo pasto che andò finalmente ad acquietare il languorino che provava.
     
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    BLUEBELL SERENA BLYTHE ❖

    All’inizio del suo periodo di prova Serena non avrebbe nemmeno potuto immaginare quanto l’Anthemis sarebbe divenuto importante, per lei. Era innegabile che i colori pastello dell’arredamento, i dettagli di legno e l’ambiente accogliente serbassero un posto speciale nel suo cuore; aveva imparato a conoscere i clienti, aveva memorizzato le loro preferenze, la varietà di dolci e salati offerta dal locale e persino l’odore delle miscele di thè e caffè, a suo parere il miglior modo di concedersi una pausa o affrontare la mattinata. Ancora più importante, la piccola sala da thè aveva cambiato giorno dopo giorno la sua vita, fornendole non solo la possibilità di essere indipendente e sentirsi utile, qualcosa che Serena aveva desiderato ed inseguito sin dall’infanzia, ma regalandole persino una nuova amica e, in un certo senso, un capo che la trattava al pari di una nipote. Fintanto che l’avessero voluta non avrebbe cambiato lavoro per nulla al mondo. «Wow! Direi che sarebbe fantastico.. io le poche volte che ho provato ad aiutarla ho finito per fare più danni della grandine!» Quella rivelazione strappò un sorriso divertito alle labbra rosee di Serena mentre, con un’ultima passata dello straccio, ripuliva il tavolino. Nonostante ormai si conoscessero bene, a tal punto da aver instaurato una confidenza che prima di allora Serena non aveva mai condiviso con una sua coetanea, scoprire cose nuove su Liv la divertiva e, ancor di più, la sorprendeva. Non vi era nulla che non le piacesse di lei, dalla sua costante energia alla personalità espansiva, persino quando i tratti dell’amica si posizionavano agli antipodi delle sue caratteristiche, come due facce opposte della stessa moneta. Smise un attimo di lavorare per leggerle le labbra, cercando di immaginare la scena apocalittica descritta da Liv. Le sfuggì una risatina, mentre le lanciava un’occhiata di scuse, comprensiva. Il formaggio fuso e bruciato era una bella rogna da pulire. «Immagino che ognuno abbia le proprie qualità.» Replicò, comprensiva, scuotendo appena il capo. Dopotutto, Liv possedeva molte capacità che lei mancavano, alcune assai più importanti delle doti culinarie. Si poteva sopravvivere anche senza saper sfornare crostate e torte salate, in particolare nel ventunesimo secolo, quando una chiamata o pochi click erano sufficienti a ordinare ottimo – e variegato – cibo d’asporto. Senza contare che il take-away raramente necessitava dell’uso di piatti, un vantaggio non da poco per chi non possedeva una lavastoviglie. «Ci sono un sacco di cose che mi piacerebbe imparare, soprattutto il plum-cake ed il banana bread. Purtroppo il mio forno non funziona abbastanza bene e ogni tentativo è venuto crudo all’interno.» Si mordicchiò il labbro inferiore, pensierosa. «O forse sono io che sto sbagliando qualcosa nella ricetta.» Ipotizzò, scrollando le spalle. Forse Liv non poteva aiutarla, ma Amartha avrebbe ben presto frugato i suoi dubbi, se le avesse chiesto qualche consiglio. Rivolse all’amica un sorriso complice, felice di essere stata d’aiuto, a maggior ragione poiché il loro piccolo complotto avrebbe giovato ad Amarantha, permettendole di riposarsi un po’ senza ledere il suo orgoglio e la sua indipendenza. «Mi fa piacere essere d’aiuto. Poter ricambiare un po’, insomma. Lo faccio volentieri.» Più di altri, Serena comprendeva l’ostinazione di Amarantha, seppur per motivi diversi: sin da quando era bambina, aveva lottato a lungo per guadagnare un minimo di indipendenza, per dimostrare agli altri che era perfettamente in grado di essere autonoma, e non avrebbe accettato pacatamente di tornare sui suoi passi, anche solo metaforicamente. «Pensi che ci sia qualche dolce in particolare che tua nonna sarebbe felice di insegnarmi? Magari quello che le piace di più, potrebbe essere un buon modo per proporle la cosa in modo divertente.» Riflettè ad alta voce, mentre si occupava di sistemare l’ultimo tavolino e recuperare qualche avanzo per quella cenetta improvvisata. Non era un ristorante romantico a cinque stelle, ma il cibo era delizioso, l’ambiente accogliente e la compagnia ottima. Non avrebbe potuto chiedere nulla di meglio. «Sembra quasi una minaccia, invece sono solo incredibilmente fortunata!» Scherzò, raggiungendola con il cibo, ormai caldo, e l’insalata. Appoggiò le vivande sul tavolo e si accomodò di fronte a Liv, prelevando un poco di torta salata e sistemandola nel piatto, Scosse il capo, affondando la forchetta nella pietanza, da cui si sollevò un rivolo di fumo e un invitante odore di verdure e formaggio, misto a quello più dolce della pasta sfoglia. «Pensavo di tornare a casa, magari leggere un po’ o guardare un film.» “Come al solito, praticamente.” Serena era sempre stata una persona abitudinaria. Sapere cosa fare, quando farlo, senza imprevisti inaspettati, le dava una sensazione di conforto. Le piaceva l’ordine e l’organizzazione. Ma, nell’ultimo periodo, aveva fatto qualche sforzo in più per aprirsi a nuove esperienze, complice l’influenza di Liv. Avrebbe fatto volentieri un’eccezione per una passeggiata serale in compagnia, soprattutto nel periodo delle festività natalizie, quando il clima festivo si poteva quasi percepire nell’aria. «Volentieri. Magari possiamo passare per il centro, allungheremo un po’ la strada per tornare a casa ma dovrebbero già esserci le prime bancarelle. Male che vada possiamo prendere una cioccolata calda.» L’odore proveniente da quei banchetti era sempre invitante, che si trattasse di cibo, spezie o prodotti in vendita, dalle essenze agli incensi. Seguì i m9vimenti delle labbra di Liv con lo sguardo, masticando lentamente un boccone di insalata e gli occhi olivastri brillarono, nel sentir nominare la pista di pattinaggio. Pattinare le piaceva. Era forse uno dei suoi sport preferiti, assieme all’equitazione. Di certo si sentiva più a suo agio che nella sala pesi della palestra, in mezzo gente ben più allenata di lei. «Dobbiamo andarci assolutamente! Però organizziamoci per tempo, è da un sacco che non uso i pattini e dovrò andare a cercarli in garage.» Ridacchiò, pulendosi con il tovagliolo. Sorrise, entusiasta. Con tutto quel parlare di ghiaccio, mercatini e decorazioni natalizie le sembrava che le vacanze fossero già arrivate. «Ammetto di non essere un’esperta in negozi di arredo per la casa.» Strinse le labbra, dispiaciuta. «Però posso chiedere a mia madre. Queste cose le piacciono ed ogni anno torna a casa con decorazioni di ogni tipo, ne abbiamo talmente tante che ha riempito anche casa mia.» Roteò gli occhi al cielo, esasperata. Martha era un vero tornado. «Alcune sono praticamente nuove, quindi se ti va possiamo darci un’occhiata insieme. Mentre se volevi qualcosa di nuovo… potremmo dare un’occhiata alle vetrine dopo, durante la passeggiata. O organizzare una giornata di pazzo shopping natalizio.» Le rivolse un’occhiata complice, per poi guardarsi attorno, studiando l’ambiente ormai familiare dell’Anthemis. «Di sicuro ci vorrebbe una bella ghirlanda natalizia da appendere all’entrata. Con dell’agrifoglio e dei nastri rossi. E del vischio, da mettere un po’ ovunque.» In un locale così legato alla botanica non poteva certo mancare. «Poi, mh… pensavi di mettere un albero di natale?» Chiese. Un albero di media grandezza sarebbe stato perfetto, sistemato vicino alla vetrata, ben visibile anche dall’esterno. «Servirebbero le palline, una stella da sistemare in cima e…» La guardò, sorpresa, aprendosi in un sorriso. «Potremmo prendere quelle piccole palline piene di neve e miniature a tema natalizio e sistemarle sui tavoli, come centrotavola a tema per il periodo delle feste. Sempre se non sforiamo il budget, ovviamente!» Non sapeva quanto Liv avesse intenzione di spendere ma le sembrava un’idea carina, che avrebbero potuto riciclare negli anni a venire. Bevve un sorso di thè caldo, pensierosa. «Tra l’altro… dovrei anche fare un giro per i regali. Non ho ancora pensato a nulla.» In realtà aveva qualche vaga idea, ma nulla di concreto. Gli unici di cui era sicura erano i suoi genitori che, ad ogni modo, si sarebbero finti felicissimi anche di un regalo anonimo e di pessimo gusto. «Vorrei prendere qualcosa anche ad Amarantha ma non so cosa potrebbe piacerle. Tu hai qualche suggerimento?» Le domandò, appoggiando le labbra sulla ceramica della tazza. Sapeva che non era necessario fare un regalo al suo capo, ma ci teneva davvero, almeno tanto quanto a scegliere il giusto pensierino anche per Liv.
     
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    Finalmente seduta sulla sedia, Liv poteva sentire tutta la fatica di un intero giorno passato in piedi, calarle addosso. Per quanto sportiva fosse, stare una giornata in piedi, senza percorrere grandi lunghezze e passando la maggior parte del tempo ferma, non era un tocca sana per la circolazione ed irrimediabilmente, i piedi e le gambe si facevano gonfie. Appoggiava la schiena sullo schienale della sedia, ringraziando il cuscino verde salvia che aveva sotto le sue chiappe e che rendevano quella sedia altrimenti scomoda, confortevole. Mentre cercava di rilassarsi, Liv ascoltava la voce melodica di Serena farsi spazio nel silenzio del locale chiuso. Era proprio a fine serata che riusciva finalmente ad apprezzare la tranquillità del silenzio, lei che era sempre un uragano in piena, incapace di stare ferma e di accogliere anche i più pacati dei momenti, portando del movimento dentro questi. Dopo un turno lungo, dopo aver supportato e sopportato i clienti per tutto il giorno, Liv riusciva ad apprezzare la quiete. Lavorare al pubblico, era piacevole per molti versi ma anche difficile, per tanti altri. Non sapevi mai che tipo di persona ti si poneva davanti, non sapevi se questa sarebbe stata cordiale o scontrosa e tu, giorno sì o no che fosse, dovevi essere gentile ed efficiente con questa. Finalmente un po' di pace! esclamò ad alta voce, rendendo consapevole anche la sua amica di quella gioia che la stava raggiungendo. Per quanto energica, solare, iperattiva ed estroversa, anche Liv a fine giornata, arrivava con un carico di energia inferiore che la faceva agognare qualche momento di pace ed armonia con sé stessa. Non che durassero molto quei suoi momenti, era giusto una pausa per ricaricarsi e poi ripartire. Osservava il luogo attorno a sé, quel piccolo angolino di paradiso che sua nonna si era costruita a sua immagine e somiglianza: era davvero simile ad Amarantha, naturale e delicato, come la donna era sempre stata fin dalla sua più giovane età. Non so, credo sia la torta stella la sua preferita.. è un po' il dolce del cuore, quello che lega i profumi dell’infanzia ammise lei, guardando adesso negli occhi Serena ma credo sia felice di insegnarti anche il banana bread ed il plun-cake.. basta farle cucinare qualcosa e darle man forte, che mia nonna diventa la donna più felice del mondo! ed era vero, quando Amarantha trovava qualcuno che la dava il là e le dava la possibilità di parlare della sua più gande passione che era la pasticceria, diventava così felice anzi, probabilmente diventerai la sua persona preferita e.. lei non sa che lo stiamo facendo con un secondo fine! Quindi sarà perfetto perché tutto sarà così naturale che Amarantha si troverà un aiuto senza neanche rendersene conto.. sorrise Liv, prima di addentare il cibo che bello caldo, fumava nel piatto anzi, dovrò farti un regalo grande come una casa se il nostro diabolico piano andrà a buon fine! ammise sorridente, rendendosi conto che era bello, trovare non solo una collega, ma anche una complice e amica. Era molto che all’Anthemis non approdava una persona fissa ad aiutarle e Serena, era stata una manna dal cielo per loro: bella, da attrarre giovanotti pronti ad andare da loro solo per poterla sedurre; simpatica e delicata, capace di creare un ottimo legame con i clienti che, più abitudinari, si erano ormai affezionati alla sua presenza; paziente, tanto da riuscire a servire anche i clienti più antipatici, senza risultare mai sgarbata o fuori luogo. «Mi fa piacere essere d’aiuto. Poter ricambiare un po’, insomma. Lo faccio volentieri.» Le labbra di Liv si inclinarono nuovamente in un sorriso dolce, Serena non poteva sapere quanto fossero state fortunate entrambe: lei a trovare loro e loro, a trovare lei. Perchè d’altronde, anche il lavoro era come una relazione di coppia, dove l’importanza vi era da entrambe le parti e non solo da una.
    Fù felice quando Serena accettò la sua proposta di fare una passeggiata per la città ed annuì, quando questa fece presente che potevano già esserci le decorazioni e le bancarelle natalizie in giro, proponendole di guardare se, durante la loro passeggiata, riuscivano già a trovare qualcosa per le festività ormai alle porte. Brava, potremmo già guardare se troviamo qualcosa, così da iniziare già dai prossimi giorni ad addobbare un po'.. aiuta sempre ad attirare l’attenzione e mia nonna è troppo stanca per mettersi ad agghindare il locale così, quest’anno ci vorrei pensare io ammise, alzandosi dal suo posto una volta finiti i pasti e, iniziando a sparecchiare i piatti di entrambe. Prima riuscivano ad uscire, più tempo avrebbero avuto e anche le bancarelle sarebbero state sicuramente aperte c’è sempre quella bancarella che fa tutti gli addobbi a base naturale.. con arancia, cannella, mela secca e lavanda ricordò, le piaceva molto ed era ben in linea con l’Anthemis. Inoltre, le piacevano anche gli odori di buono, che quegli addobbi naturali lasciavano in giro, senza essere troppo insistenti. Non c’è un budget, vediamo un po' cosa troviamo e cosa ci può piacere.. magari qualcosa lo prendo anche io da regalare alla nonna, dato che non accetta mai di buon grado regali importanti e quindi, le prendo sempre delle bischeratine per natale confidò magari potresti pensare di trovarle qualche candela profumata, o qualche libro.. anche le piante aromatiche sono sempre ben accette da lei! spiegò ancora, pensando che anche lei quest’anno probabilmente si sarebbe buttata su uno di questi regali, oltre al rendere l’Anthemis un posto super carino per natale, prendendosi tutta la responsabilità sul posto. Tornò verso il tavolo dove Serena stava parlando delle luminarie e di tutti gli altri gingilli che sua madre Martha le aveva portato a casa, facendo una piroette su sé stessa sarà il locale pubblico più desiderato e bello di tutti! ammise, portando alla sua amica e collega il giacchino che aveva lasciato sul retro ci invidieranno e si, abbiamo un albero di natale di dimensioni medie giù in cantina, l’anno scorso l’avevo messo in vetrina ma se troviamo delle decorazioni più adatte pensavo di metterlo in mezzo al locale quest’anno, magari rialzato su dei bancali, così da lasciare l’ingresso più accessibile. L’anno scorso manca poco che me lo buttano giù, entrando con pacchetti o con ombrelli in mano! spiegò, alzando gli occhi al cielo ridicolamente esasperata. Le dispiaceva non mettere più l’albero all’ingresso, ma davvero delle volte risultava troppo sul passaggio ed infastidiva i cliente quindi, per quell’anno, aveva deciso di metterlo al centro della sala principale del locale, rialzato su un piedistallo fatto di bancali. Avrebbe colorato i bancali di bianco e di rosso e li avrebbe addobbati con qualche palla di natale, per poi mettere sopra l’albero che altrimenti sarebbe risultato troppo ino per quella posizione. «Potremmo prendere quelle piccole palline piene di neve e miniature a tema natalizio e sistemarle sui tavoli, come centrotavola a tema per il periodo delle feste. Sempre se non sforiamo il budget, ovviamente!» sorrise entusiasta, mentre si bardava con cappello e giacca si, mi piace! E l’immancabile pungitopo, che Amarantha ama tanto per il periodo di natale! ammise allora, ci incamminiamo? chiese, dopo essersi assicurata che tutto fosse al suo posto e che anche le luci – così come le macchine – fosse spente. Fece passare Serena, per poi seguirla al freddo secco di quell’inverno andiamo e diamoci alla pazza gioia! Shopping natalizio, arriviamo! incoraggiò, prendendo l’amica sotto braccio e iniziando la loro marcia verso le bancarelle.
     
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    BLUEBELL SERENA BLYTHE ❖

    Serena annuì alle parole di Liv, servendosi una porzione di insalata. Riusciva a capire sin troppo bene Amarantha e la sua testardaggine, anche se per motivi diversi. Per tutta la vita, a causa della sua sordità, le persone avevano faticato a vederla come una persona indipendente ed autosufficiente, come se la sua condizione oscurasse la sua identità e, d’improvviso, la sostituisse per intero. Serena lo aveva detestato. Si era sentita sminuita, sottovalutata, persino incapace, sin troppo ingenua e malleabile. Per qualcuno che aveva sempre gestito la propria vita come Amarantha, amabile ma testarda quando necessario, accettare di farsi da parte, o anche solo di cambiare le abitudini che da sempre scandivano la sua esistenza, non doveva essere facile. Bisognava usare delicatezza e forse anche un po’ d’astuzia nel proporle piccole accordi, presentati come richiesta di aiuto e di consigli. Non che Amarantha fosse stupida – tutt’altro – ma quei sotterfugi avrebbero evitato di intaccarne l’orgoglio ed alimentarne la ferrea determinazione ad opporsi. «Non preoccuparti, a me fa piacere. Davvero.» Scosse il capo, lasciando ondeggiare i lunghi capelli fiammanti. Prelevò una forchettata di cibo e la portò alle labbra, mangiando lentamente. Da quando aveva iniziato a lavorare alla sala da thè aveva assaggiato diversi piatti e li aveva trovati tutti buonissimi, persino quelli che in generale si discostavano dalle sue preferenze in quanto ad abitudini alimentari. Quella sera, poi, era particolarmente affamata e il suo stomaco apprezzò più che mai quegli squisiti manicaretti. Qundo ebbe finito ripose le posate nel piatto e si concesse qualche istante per terminare la tazza di thè ancora caldo, un digestivo piacevole e rilassante dopo una frenetica giornata di lavoro natalizia. «Mi sembra perfetto. Se troviamo tutto nella stessa bancarella – i centrotavola, per esempio o le candele – possiamo chiedere di fare un ordine. Magari riescono a consegnarci tutto prima dell’apertura senza riempirci di scatole e sacchetti.» Sarebbe stato sicuramente più pratico e a Serena non dispiaceva l’idea di arrivare prima o trattenersi qualche ora dopo la chiusura per sistemare le decorazioni. La sua vita era sempre piuttosto abitudinaria e raramente aveva impegni improvvisi, perciò quel diversivo per spezzare la monotonia senza stravolgerla era ben accetto. Si alzò ed iniziò a sparecchiare assieme a Liv, fermandosi per qualche istante per leggere le labbra dell’amica. Le stava dando degli ottimi suggerimenti e Serena se li appuntò mentalmente, in modo da ricordarsene quando, poco dopo, si sarebbero fatte largo tra le bancarelle. Finito di sistemare, ringraziò Liv con un cenno del capo e si infilò la giacca. Anche se ormai si era quasi abituata, il tempo norvegese non era affatto clemente in inverno. «Sarà bellissimo, al centro del locale è il punto perfetto: risalterà e darà un’atmosfera quasi casalinga, molto rilassante. Soprattutto quando accenderemo le lucine!» Era chiaramente emozionata: le feste le piacevano, così come l’aria più leggera e felice che si respirava in prossimità del Natale. Già se lo immaginava l’Anthemis, perfettamente decorato e con musichetta natalizia in sottofondo, l’ambiente intriso di odore di thè e miscele e la neve che cadeva a fiocchi, all’esterno. Una scena da film, insomma. Si infilò anche la sciarpa ed i guanti, lasciando vagare lo sguardo sulla sala per essere sicura che tutto fosse in ordine e infine annuì, entusiasta. «Prontissima!» Trillò, uscendo dal locale nel freddo vento invernale. Rabbrividì e si strinse nella giacca, aspettando Liv e passando un braccio sotto il suo, con una risatina mentre si dirigevano verso il piccolo mercatino, accolte in lontananza da un piacevole odore di mele caramellate e da mille luci colorate.


    - chiusa -

     
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