Don’t worry... be happy

Taylor & Ariadne

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    Erano due anni che viveva ormai a Besaid eppure si accorgeva sempre più frequentemente di quante cose ci fossero ancora che non conosceva come avrebbe voluto o che non viveva come fosse giusto fare; magari c’era persino qualche angolo nascosto di Besaid che non aveva ancora neppure visto e forse era anche per quello che nonostante la sua vita fosse totalmente cambiata con l’arrivo di un impresa da gestire da sola e dei poteri,aggiungendoci lo stare così tanto lontano dai genitori, considerava Besaid come una città magica.
    Non era come la frenetica New York city,qui non vedevo gente correre a destra e a manca con valigette da avvocato,con vestiti firmati e tripli cappuccini di starbucks, e magari era anche per quello che Ariadne l’apprezzava maggiormente.
    Niente frenesia,niente caos. Magari era quello che finalmente le ci voleva per costruirsi una vita nuova fatta su misura per lei. La Norvegia portava con se un aria più tranquilla e dai toni romanzati,le ricordava quando il romanticismo rappresentava una buona fetta dei suoi pensieri e delle sue aspirazioni.
    E poi,nonostante tutto,Besaid le aveva rubato il cuore per alcuni angoli che Ariadne considerava un po’ i suoi luoghi speciali, quelli dove spesso prediligeva andare da sola .
    Quel giorno era il turno del luna park.
    Lo scenario divertente,i mille colori e l’odore di noccioline tostate e zucchero filato la riportavano immediatamente a New Hope durante la sagra di fine estate quando le compagnie itineranti si fermavano in città e veniva allestito un piccolo parco giochi che ricordava una colorata fiera country di paese. Quando era ragazzina suo padre ce la portava sempre; le teneva la mano mentre con l’altra Ary teneva ben saldo il bastonicino con lo zucchero filato.
    Le piaceva come si era modificata ad oggi la sua vita,ma talvolta le dispiaceva dover riservare così poco tempo ai viaggi nella sua città natale per incontrare i suoi genitori perché stare via troppo a lungo le avrebbe portato via quei ricordi che stava mano a mano cominciando ad accumulare e tenere preziosi. In genere andava al luna park quando aveva bisogno di sentire vicina la sua prima casa,abbracciare i ricordi dell’infanzia e tornare a New Hope almeno con la mente.
    Era quasi prima sera,erano le 18 del pomeriggio e con l’autunno ormai penetrato,le giornate si erano fatte corte e accompagnate da una leggera brezza fresca. Ary aveva chiuso la cioccolateria ed era salita al piano di sopra,nel minuscolo ma intimo appartamento,e si era cambiata d’abito togliendo il grembiule che copriva il suo vestito dalle tinte chiare,indossando invece un paio di jeans e una maglietta leggera a maniche lunghe,ricordando però di portare con se la giacca di pelle color marrone.
    Poi aveva raggiunto le porte del luna park e si era lasciata per qualche istante,passeggiando lungo la strada costeggiata di giostre e bancarelle,catturare da quel familiare odore di dolciumi...lasciandosi cullare dai ricordi.
    Era salita in cima alla ruota panoramica osservando l imbrunire sulla città; il caldo arancio scomparire sopraffatto da un bluastro tenue e aprire le porte alle prime ore della sera.
    Mentre passeggiava e osservava la gente acquistare zucchero filato e bastoncini di crepes ricoperti di cioccolato si era domandata come mai non le fosse mai venuta l’idea di unire la sua passione e i suoi ricordi,in modo da non doversi ritagliare quei momenti ma poterli portare sempre con se: aprire un piccolo banchetto di cioccolata calda proprio lì.
    L’inverno era alle porte e con la voglia di divertimento una cioccolata calda sarebbe potuta essere di conforto contro il freddo a chi avesse voluto partecipare alla vitalità del luna park anche con temperature più fresche.
    Presa del tutto dall’istinto si avvicinò ad una delle bancarelle,sporgendosi appena oltre il banco. mi scusi! Sa per caso con chi posso parlare per quanto riguarda le attività del luna park? non le sembrò il caso di entrare nel dettaglio con una commerciante,avrebbe potuto vederla come una rivale ed indirizzarla verso una direzione sbagliata. Tuttavia la donna si dimostrò abbastanza sorridente e la guidò a gesti e parole dove avrebbe potuto trovare il proprietario.
    Dopo averla ringraziata Ariadne si incamminò verso il gabbiotto,bussando alla porta che si trovava davanti e sperando di non aver agito troppo impulsivamente.
     
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    Taylor Hoogan

    ”Taylor, dove caz*o metto tutti questi scatoloni? Ma per quale assurdo motivo hanno scaricato qui le ordinazioni dello stand dei dolci? Non lo sanno che questa è la sala di controllo?” Finn, un omone di una cinquantina d’anni stava aiutando il proprietario del luna park a spostare una decina di scatoloni il più lontano possibile dall’entrata della sala di controllo.
    ”Sta zitto altrimenti finisce che bestemmio davanti ai ragazzini. Quelli delle consegne mi hanno detto che hanno mandato un fottutissi*o operatore nuovo di zecca che non conosce ancora bene il lavoro.” Taylor, il proprietario del luna park, lanciò con più forza del necessario la scatola che teneva tra le mani e quella rotolò per diversi metri. Per un istante rimase impassibile come se quello non fosse materiale importante per l’attività che gestiva, poi con riluttanza la raccolse e la mise apposto assieme a tutti gli altri contenitori che avevano organizzato in una piccola piramide, mentre attendevano che le ragazze del banco dei dolci gli portassero il loro carrello trasportatore. Cosa lo avesse spinto ad essere gentile e ad offrirsi di aiutare le dipendenti del chioschetto non sapeva proprio dirlo, in realtà non voleva dirlo. La verità era che intratteneva una relazione con la ragazza dello zucchero filato, non una storia seria, non era nello stile di Taylor… come poteva descrivere quella situazione senza essere troppo volgare? Era una trombamica? Forse troppo diretto. Si divertivano facendo “sport” assieme? Dio, che cosa infantile da dire! Ancora peggio di prima. Ma perché doveva trovare un modo aggraziato di dire che andavano a letto assieme? Quella era la verità nuda e cruda, Taylor sapeva che se volevano divertirsi ancora un po' assieme non poteva rifiutarsi di darle una mano a lavoro e poi chi se li sarebbe sorbiti i suoi genitori se Katrina gli avesse raccontato tutto? Già sentiva le loro grida nella sua testa.
    ”Taylor, tesoro… ecco il carrello. Ci pensate voi?” Katrina fissava Taylor col suo sguardo ammiccante migliore, sbatteva le lunghe ciglia come un cerbiatto in calore e aveva assunto una posa innaturalmente sexy mentre si appoggiava al carrello. Ma cosa pensava di avere a che fare con uno stupido? La stava aiutando con un doppio fine ben stampato nella mente e non appena si fosse stufato di lei avrebbe chiuso quel giochetto saltuario che c’era tra di loro. Non lo aveva capito che non avrebbe ottenuto nulla da lui se non un po' di divertimento tra le lenzuola?
    ”Cristo, Taylor questa pensa di averti in pugno. Ma tu glielo hai detto che te la scopi solo?” sussurrò Finn prima di dare una forte gomitata a Taylor tra le costole, lo fece di proposito pensando di dare una svegliata a quel ragazzino del suo capo che stava lasciando che la storiella con quella ragazza gli sfuggisse di mano.
    ”Credi che non lo sappia da sola?” Taylor si massaggiò il punto colpito dal suo amico e dipendente, ma non lo rimproverò. Erano entrambi grandi e vaccinati lui e quella giovane donna, possibile che credesse davvero alle favole? Eppure si vedevano di rado e non facevano altro…
    Finn si posò la mano sul viso con finta aria disperata e rispose ancora a voce bassa per non farsi sentire: ”Questa pensa che ti possa comandare solo perché andate a letto insieme. Falle capire chi comanda, capitano!” gli diede una spintarella lieve e si dileguò dietro la porta della sala di controllo per lasciare privacy ai due giovani.
    Taylor sospirò, sperava di non dover essere duro con Katrina perché in fondo non gli dispiaceva spassarsela con lei, ma stava valicando il limite trattandolo come se fosse il suo garzone di bottega. Prese una sigaretta già rollata dal suo pacchetto, lo rimise apposto e poi accese la sigaretta in silenzio. Diede un paio di tiri veloci e rimase in silenzio per qualche secondo, giusto il tempo di valutare la reazione di lei al suo tacito dissenso nei confronti della sua richiesta di lavorare al suo posto.
    ”Tayloruccio, ti ho fatto una domanda, perché non mi rispondi? E di cosa stavi parlando con quel buono a nulla di Finn?” c’era una vena di disprezzo nella voce di Katrina che Taylor non aveva mai notato prima perché non aveva bisogno di interessarsi ad altro che non fosse il suo corpo. Invece in quell’istante dopo le parole di Finn si rese conto che quella ragazzina più giovane di lui credeva davvero di aver fatto colpo su di lui e di poterlo manipolare a suo piacimento.
    ”Parlavamo del fatto che ti stai prendendo troppe libertà, Kat.” Taylor non finì la sua sigaretta, la gettò a terra e la spense col piede. Poi si avvicinò a Katrina con un sorriso beffardo stampato sulle labbra, le prese il viso tra le dita e si ritrovò a parlarle talmente vicino che mentre scandiva le parole le loro bocche si sfioravano sensualmente. ”Credo che tu non abbia ben chiaro che io sono il capo della baracca e tu una semplice dipendente. Soprattutto credo che tu non abbia capito come stanno le cose tra di noi.” le stampò un bacio rude sulla bocca e la lasciò andare dalla sua presa. I suoi occhi chiari erano accesi di una luce iraconda, odiava essere preso per scemo e ancora di più odiava essere preso in giro.
    ”Non c’è una storia d’amore tra me e te, nessuna favola a lieto fine. Solo sesso. Non credevo di dovertelo dire a voce alta, Kat. Sei grande abbastanza per capirlo da sola o per lo meno credevo che fosse così.” le diede le spalle facendo qualche passo verso la sala di controllo, si strinse le braccia al petto per sgranchirle, sentendo la giacca di jeans tendersi sulla muscolatura pronunciata della schiena e delle spalle. ”E soprattutto non ti permetto di offendere Finn. Alla prossima parola sbagliata che pronunci nei suoi riguardi potrei non reagire in maniera così controllata, sappilo.” fece scrocchiare lentamente il collo prima a destra e poi a sinistra. Con la stessa calma innaturale si voltò di nuovo verso la ragazza ed annullò nuovamente la distanza tra di loro, ”Sono stato chiaro?” solo quando i loro visi furono molto vicini si rese conto che Katrina stava piangendo. Non voleva arrivare a quel punto, avrebbe dovuto essere più delicato nei suoi confronti, ma Taylor non era capace di usare mezzi termini o di essere davvero gentile con le persone di cui non gli importava nulla.
    ”Scusa, ho esagerato.” non poteva dirle altro, non le poteva dire che provava dei sentimenti che non c’erano o che si comportava così per il suo bene o altre belle parole di circostanza. Le aveva detto la verità nuda e cruda, in un modo sbagliatissimo, ma era ciò che pensava davvero. Taylor aveva tanti difetti, ma non la falsità, questo era poco ma sicuro.
    Katrina rimase in silenzio per qualche istante, le lacrime che ancora le rigavano il volto. Accadde in una frazione di secondo, la ragazza sollevò la mano e gli diede un sonoro schiaffo sulla guancia destra, si girò su se stessa e se ne andò senza aggiungere una sola parola. Però, non poteva dirsi che la ragazza non avesse personalità.
    Proprio in quel momento così particolare, Taylor scorse con la coda dell’occhio una giovane ragazza dai capelli chiari che stava bussando alla porta della sala di controllo. Le si avvicinò da dietro e le bussò sulla spalla. ”Posso fare qualcosa per te? Chi stai cercando lì dentro?” solo dopo aver parlato Taylor si rese conto che quella giovane non sapeva chi fosse lui e che poteva risultare un po' inquietante il suo essersi avvicinato di sorpresa a quel modo a lei. ”Io sono Taylor, il proprietario di questa baracca. Immagino che se hai bussato a questa porta tu voglia discutere di qualcosa con me o sbaglio? si presentò frettolosamente per evitare di ripetere la scena che era appena avvenuta, non voleva un altro schiaffo per eccesso di schiettezza.
    ”Posso offrirti un caffè mentre mi spieghi cosa ti ha portata alla sala di controllo di questo ammasso di ferraglia di luna park?” le indicò con la mano la porta d’entrata alla control room in attesa di sapere se gradiva entrare oppure se era una questione sbrigabile con poche parole lì fuori.

    Edited by Aruna Divya - 17/1/2020, 22:56
     
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    l’aria che si respirava in quel tardo pomeriggio era piacevolmente fresca,non era ancora inverno tuttavia se ne respirava odore da tutte le parti.
    Con il cielo che si tingeva velocemente dall’indaco al bluastro attendendo il più tetro nero e il sormontare della luna,Ariadne ricordava le sere invernali passate in Arizona durante le vacanze quando la famiglia McKei andava a trovare i nonni paterni. In genere si dilettavano sempre in lunghe e sazianti cene e alla fine lei e suo padre erano soliti,sazi e appagati,di arrotolarsi dentro uno dei plaid della nonna e dondolare sulle seggiole sul portico. Suo padre provava sempre a spaventarla fingendo di aver udito l’ululato di un lupo,mentre lei - che non gli credeva quasi mai - al contrario si esaltava e gli chiedeva di raccontargli qualche leggenda su creature misteriose e leggendarie.
    Era cresciuta così,piena di ricordi legati alla sua famiglia ed era difficile che un particolare momento o periodo non la riportasse alla memoria un qualche ricordo legato alla sua infanzia.
    Continuava a domandarsi come avrebbe fatto a non perdere di vista i suoi genitori essendo legata ad un luogo che non poteva a lungo lasciare senza abbandonare ciò che era diventata; già ora quando stava via qualche giorno faticava nelle sedute con il dottor Mikaelson. Le veniva da pensare se non fosse più facile chiedere ai suoi genitori di trasferirsi,per quanto avrebbe dovuto essere cauta e tranquilla nello spiegare loro delle caratteristiche che facevano di Besaid ciò che era. Non era preoccupata tanto per il padre,forse appassionato come era di miti e leggende,avrebbe visto di buon occhio questa specie di avventura alle prese con poteri e capacità; era molto più preoccupata per sua madre che di norma era una persona di fede è una tale verità l’avrebbe di sicuro destabilizzata.
    Ma sarebbe stato più facile no? Niente più ricordi sbiaditi,niente più sedute,e se fosse riuscita a mettersi d’accordo con il proprietario del luna park per uno stand tutto per lei,l’aiuto di sua madre in cioccolateria sarebbe stato un enorme sollievo,liberandola dalla fatica di dover cercare personale e togliersi parte dei profitti per pagarlo.
    Catturata nei suoi mille pensieri quando sentì qualcuno toccarla saltò quasi,girandosi di scatto e tenendosi il cuore con una mano per il leggero spavento preso oh mio dio mi ha quasi fatto venire in infarto! bofonchiò con un leggero affanno nella voce mentre osservava il barbuto di Bell aspetto pararsi davanti a lei e presentarsi come il proprietario della baracca. mi ha preso in contropiede, ero sovrappensiero! si giustificò frettolosamente e allungando poi la mano all’uomo per presentarsi dato che era a tutti gli effetti lui quello che stava cercando.
    mi chiamo Ariadne McKei e si,prendo volentieri una tazza di caffè ... il tempo fuori ne fa proprio venire voglia! the,caffè,in realtà ci sarebbe stato bene qualsiasi filtro caldo dato che iniziava a scendere la temperatura e farsi buio.
    Entrò dove l’uomo le indicò,e prese posto su una delle sedie presenti. io ho ... una cioccolateria giù in città,e mi passeggiando nel suo luna park mi è tornata in mente l’atmosfera che sentivo da bambina quando mio padre mi ci portava quindi mi chiedevo se fosse possibile avere a disposizione o aprire direttamente,un piccolo stand di cioccolata anche qui! Nulla di complicato, ma sa,l’inverno è alle porte e magari bere qualcosa di caldo potrebbe incentivare la gente a venire di più anche con i climi più freddi concluse con tono cauto ma deciso,anche perché mentre ne parlava continuava a convincersi che fosse una buona idea tanto per se stessa quanto per la sua attività e,ne era certa,ne avrebbe giovato anche il parco stesso.


    Edited by Boleyn; - 17/11/2019, 12:05
     
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    Taylor Hoogan

    ”Oh, mio Dio! Mi ha quasi fatto venire un infarto!” lo sapeva che aveva fatto bene a sbrigarsi a presentarsi alla ragazza, se avesse aspettato ancora qualche istante probabilmente avrebbe davvero preso un’altra sberla in faccia. Taylor alzò un sopracciglio senza proferire una parola, preferì lasciar proseguire la ragazza per farle smaltire lo spavento. ” Mi ha preso in contropiede, ero sovrappensiero!” la voce della ragazza era leggermente affannata per lo spavento, effettivamente era stata colpa sua e non poteva negare di aver sbagliato l’approccio sotto tutti i punti di vista.
    ”Caz*o, mi dispiace. Non volevo, ma sappi che non ti risarcirei neanche una corona per tentato infarto!” ironizzò sull’accaduto, accarezzandosi la folta barba con la mano destra. Aveva appena recuperato in corner la situazione, al contrario di come aveva appena mandato tutto a rotoli con Katrina. Chissà che il suo comportamento troppo brusco e impulsivo non gli costasse una dipendente, quella ragazza lavorava per i suoi nonni da prima del loro arrivo al luna park e se fosse andata via per colpa sua avrebbe dovuto prendersene le conseguenze e le urla dei suoi familiari. Taylor sospirò al pensiero e con quello in mente cercò di non fare ulteriori danni, così invitò la giovane ragazza a prendere un caffè nella sala di controllo per capire cosa volesse proprio da lui.
    ”Mi chiamo Ariadne McKei e si, prendo volentieri una tazza di caffè... il tempo fuori ne fa proprio venire voglia!” dopo la risposta positiva di Ariadne al suo invito fece gli onori di casa e la condusse all’interno, le fece cenno di seguirlo verso una piccola stanza che avevano adibito a mo’ di ufficio. Si trattava di una stanzetta dalle pareti bianche e gli arredi moderni, al centro c’era una scrivania molto semplice dai toni scuri, sulla destra e sulla sinistra c’erano degli schedari di legno scuro dello stesso colore della scrivania, sui vari cassetti vi erano delle etichette che indicavano anno e ordine alfabetico del loro contenuto. Dietro la sedia blu, sulla quale si accomodò Taylor, c’era una libreria che prendeva tutta la parete. Sugli scaffali c’erano varie targhe di riconoscimento di diversi meriti che il luna park aveva conquistato nel corso degli anni, molte di queste erano state consegnate ai suoi nonni materni per il ”miglior luna park dell’anno”. Certo, erano riconoscimenti locali, non avrebbero mai potuto competere con i parchi di divertimento più famosi al mondo!
    Quando entrambi presero posto la ragazza iniziò a spiegare il motivo della sua visita: ”Io ho... una cioccolateria giù in città, e mi passeggiando nel suo luna park mi è tornata in mente l’atmosfera che sentivo da bambina quando mio padre mi ci portava quindi mi chiedevo se fosse possibile avere a disposizione o aprire direttamente, un piccolo stand di cioccolata anche qui! Nulla di complicato, ma sa, l’inverno è alle porte e magari bere qualcosa di caldo potrebbe incentivare la gente a venire di più anche con i climi più freddi.” Taylor ascoltò attentamente le sue parole, ma prima di risponderle si alzò facendole cenno di attendere un momento, uscì dalla stanza per poi rientrare pochi istanti dopo con in mano due tazze di caffè come promesso.Una delle due la poggiò di fronte ad Ariadne, poi fece il giro della scrivania, si accomodò ed iniziò a soffiare sul caffè bollente.
    ”Quindi vorresti aprire uno stand di cioccolata…” pareva una presa in giro del destino, aveva appena litigato furentemente con la ragazza del banco dei dolci ed ecco qui una nuova candidata per lo stesso posto di lavoro. ’Wow! I miei complimenti Caso del caz*o! Un applauso al tempismo…’ i suoi pensieri proseguirono con qualche altra imprecazione, ma cercò di non dare a vedere nulla con la sua espressione del viso. Taylor sorseggiò il suo caffè in silenzio prima di proseguire il discorso: ”Non pensi che sia rischioso aprire un banco di sola cioccolata? E’ vero che è quasi inverno, ma d’estate? Chiuderesti! Bisogna pensare anche al lato concreto di questa idea se hai intenzioni serie. Al momento abbiamo già un banco che si occupa dei dolciumi. Cos’avresti di diverso da offrire per non fallire nel giro di pochi mesi?” ancora un lungo sorso di caffè caldo che gli scaldava la gola al suo passaggio. Posò lo sguardo sulla ragazza con aria seria, non stava scherzando, era cosciente del fatto che i suoi modi non fossero esattamente professionali, ma quando si trattava di affari non prendeva le cose alla leggera. Suo padre gli ripeteva sin da quando era un adolescente che era uno spreco lavorare nella catena di montaggio della sua azienda piuttosto che dirigerla, ma Taylor nutriva un amore profondo per i motori e per il loro assemblaggio e rifiutò di prendere il posto di suo padre. A posteriori si rivelò una scelta saggia visto che poi l’azienda fallì per via di quello str*nzo del socio che aveva rubato una grande quantità di soldi dalla società ed era entrato in affari con personaggi troppo loschi persino per Taylor che era un membro di una gang. Un passato complicato il suo quando viveva negli Stati Uniti, ma adesso era a Besaid e poteva gestire tutti gli aspetti della sua vita in maniera diversa… una seconda possibilità.
    ”Ariadne, sarò schietto: per i periodi invernali è una bella idea, magari potremmo promuoverlo bene coi temi delle festività come Halloween, Natale e altri. Ma d’estate la cioccolata si scioglie e servirebbero dei frigoriferi per mantenerla intatta davvero troppo costosi, subentrano poi tutta una serie di norme e burocrazie sui cibi coi cambi di stagione quando gli stand sono all’esterno che nemmeno puoi immaginare. Io credo che si possa fare solo se per i periodi estivi hai altri prodotti da proporre o iniziative diverse.” Taylor appoggiò la tazza sulla scrivania, tenendo le mani ben salde ai lati per scaldarle col tepore che essa emanava. Mentre parlava non aveva mai distolto lo sguardo dalla ragazza, il contatto visivo era un’arma a doppio taglio, non a tutti piaceva essere fissati per l’intera durata di un discorso, ma lui era così. Prendere o lasciare. ”Se vuoi posso mostrarti da vicino le attrezzature che abbiamo negli stand alimentari, così forse potresti comprendere meglio ciò che ti sto dicendo. Per te va bene?” con una mano indicò la porta alle spalle della ragazza, poi sorseggiò ancora il suo caffè sperando di non essere stato troppo diretto come al suo solito.
    ”Andiamo?”

    Edited by Aruna Divya - 17/1/2020, 22:56
     
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    Caz*o, mi dispiace. Non volevo, ma sappi che non ti risarcirei neanche una corona per tentato infarto!”
    Ariadne,che aveva l’uomo ormai di fronte a se, si ritrovò a quelle parole ad alzare in automatico il sopracciglio destro osservandolo con aria scettica e confusa prima di schiarirsi la voce wow! Bel modo di scusarsi rabbocco’ in risposta palesemente ironica,tono intuibile perché accompagnato con la stessa espressione scettica di poco fa.
    Tuttavia trovò inutile mettersi a discutere sui modi dell’uomo considerando che tutto ciò che le serviva era capire come funzionasse da quelle parti e ottenere un permesso per aprire il suo piccolo stand di succulento cioccolato in tutte le sue forme.
    Mentre si accomodava sulla sedia,ad Ariadne non sfuggi’ all’occhio l’arredamento della piccola stanza,che mai come in quel caso rassomigliava ad un ufficio,e le fu impossibile non notare le targhe ed i riconoscimenti attribuiti al parco.
    Viveva a Besaid ormai da due anni e non c’era mai stata, quindi le era praticamente impossibile verificare la veridicità di quei titoli,tuttavia sperò che nel suo complesso l’intero luna park fosse gestito con una simpatica maggiore di quella che mostrava lo sguardo e a tratti,l’atteggiamento dell’uomo con cui stava interloquendo.
    Ormai seduta,acquistò la posizione più comoda che le convenne: una gamba accavallata in maniera femminile ma non volgare, l’ultima cosa che voleva era dover sedurre quel tipo per attirare la sua attenzione e ottenere quello che voleva lei. Al tempo stesso teneva poggiata tra le gambe la tazza di caffè dalla quale usciva un inebriante vapore caldo e rilassante dal quale bevve un sorso mentre ascoltava le argomentazioni (a suo sfavore) che l’uomo aveva da valutare. dalle sue parole deduco che non sia mai stato nella mia cioccolateria! si chiamava tale per un motivo,solo una sciocca o una sprovveduta,avrebbe mollato la sicurezza di un lavoro ben pagato a New York,per trasferirsi in un paesino sperduto e semi sconosciuto rilevando una cioccolateria che avrebbe tenuto aperta solo per alcuni mesi dell’anno chiudendo il resto e vivendo di sola aria . Ma non le parve il clima adatto per fare polemica quindi rimase pacata e composta,perché aveva bisogno di far capire all’uomo che sapeva di cosa parlava perché conosceva il suo “alimento” come nessuno in quella città. con tutto il rispetto... io non faccio cup cake! si limitò ad obbiettare in primis mantenendo un tono di voce basso ma deciso. Suo padre - che non era propriamente la quintessenza della dolcezza - era più un uomo solido,autoritario; che le ripeteva sempre che nella sua vita ci sarebbero stati sempre anche tanti figli di pu****a che avrebbero cercato in ogni modo di approfittarsi de fatto che lei fosse una donna - a prescindere dalla forza e dalla decisione che ella mostrava - per mettere in chiaro la loro supremazia e dimostrare chi comandava. Per quanto lui parlasse come quegli uomini Ariadne sapeva che sapeva essere anche comprensivo e che tutto ciò che voleva era che sua figlia si mostrasse gentile e generosa ma facesse anche vedere che non era una stupida facile da manipolare: fatti rispettare. Questo era il succo dei suoi discorsi ogni volta che Ari trovava un nuovo lavoro o affrontava qualche nuova sfida. Ed in fondo era stato proprio così: aveva incontrato tanti uomini,talvolta anche donne, che avevano cercato in ogni modo di sovrastarla per imporre loro stessi,ma Ariadne aveva combattuto parandosi con altrettanta forza davanti alle loro parole. Ora non avrebbe ceduto di certo.
    se mi limitassi a vendere cioccolata calda avrei chiuso da mesi ormai anche il mio locale in città ... ! continuò per poi bere un altro sorso del caffè che teneva tra le mani. L’aroma caldo e gustoso le invase il palato e le risvegliò i sensi e scendendo lungo la gola le riscaldò il corpo come in quel periodo dell’anno solo una tisana calda avrebbe potuto fare.
    L’uomo continuò insistente,mantenendo la sua rotta nel darle contro e tentare in tutti i modi di smontare la sua idea. Ariadne si chiese se lo facesse per carattere burbero o per il bene del suo luna park per non andare incontro a fallimenti o cattiva reputazione; le targhe dichiaravano tanti titoli quindi la seconda opzione non era in fin dei conti da scartare a priori anche se l’impeto con il quale parlava le fece intendere il contrario.
    Si sporse verso la scrivania dove poggio’ la tazza di caffè e iniziò a girare curiosamente nella stanza fingendo di osservare il suo interno ma cercando solo di creare nella propria testa un discorso valido che potesse convincere l’uomo a darle un opportunità.
    d’estate cerco sempre di essere creativa! Lo so bene da me che il caldo è nemico del cioccolato.. tuttavia ci sono tanti modi per dare ottima e gustosa scelta di esso anche in un periodo dell’anno non tipicamente da cioccolata calda
    Intrecciò le braccia sotto al seno e guardò Taylor con i brillanti occhi azzurri ho una selezione di bevande fresche,particolari,che ho studiato nel tempo proprio in occasione di periodi come questo. Una vasta selezione di dolci su stecco ricoperti,e tante altre sorprese! Dopotutto se partissimo con la concezione che il cioccolato d’estate si scioglie,non dovremmo acquistare neppure il gelato... la teoria non è forse la stessa signor Taylor?.
    Alzo’ le spalle con un gesto leggero,lasciando che le braccia ricadessero lungo i morbidi fianchi mentre lo sguardo non si staccava da quello dell’uomo perché aveva bisogno di dimostrare a lui in primis che faceva sul serio ed era dannatamente decisa. ah! E non deve preoccuparsi di acquistare frigoriferi nuovi,sono ben organizzata anche in quello con i miei portatili. Basteranno probabilmente se neppure li avesse avuti si sarebbe adoperata per comprarli,ma questo era un problema secondario,prima doveva vincere quella battaglia.
    Se vuoi posso mostrarti da vicino le attrezzature che abbiamo negli stand alimentari, così forse potresti comprendere meglio ciò che ti sto dicendo. Per te va bene?
    Alla sua ennesima ricerca di abbattimento della propria teoria,dato che sembrava deciso più che mai a demoralizzarla,Ariadne si avvicinò all’uomo possiamo anche fare un giro se vuole! Sarebbe utile vedere come lavorate... gli diede ragione per un attimo ... ma quello che avevo in mente io era diverso .. potrebbe venire anche lei nel mio locale,le dimostrerò di cosa parlo così che possa vedere con i suoi occhi che il cioccolato può essere utilizzato in qualsiasi periodo e con estrema fantasia, se solo uno da come gestirlo!. Voleva far capire a Taylor che il suo non era un capriccio e che se quell’idea avesse portato clienti non sarebbe stato un bene solo per i propri di affari,ma anche per l’intero Luna park .
     
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    Taylor Hoogan

    Quella giovane ragazza si era presentata in un momento davvero particolare per lui, ma si parlava di affari e non poteva tirarsi indietro. Gli aveva appena espresso il suo desiderio di aprire un chiosco di cioccolato nel suo luna park e Taylor non poté fare a meno di spiegarle le sue perplessità. Fosse stato uno stand più variegato con prodotti diversi tra di loro non avrebbe avuto alcun dubbio, ma bisognava tenere conto che si trattava di chioschetti posizionati all’esterno senza i grandi mezzi di mantenimento comuni che potevano trovarsi in un qualunque negozio al chiuso. La potenza elettrica e la quantità di cibo conservabile in quel posto era tutto limitato, quindi ascoltò in silenzio la risposta di Ariadne che era un po’ piccata per le sue osservazioni. Le domande di Taylor erano perfettamente lecite, lui era il padrone di quell’ammasso di ferraglia e se qualcosa andava storto – in quel caso avariato – ne doveva rispondere in prima persona. Per questo motivo voleva sondare il terreno ed essere certo di non avere davanti una perfetta novellina senza referenza o esperienza alcuna. Se avesse letto un curriculum oppure avesse avuto qualche informazione in più sul suo passato lavorativo sarebbe stato tutto più semplice, ma visto che il loro incontro era stata una piacevole improvvisazione stava facendo altrettanto: improvvisava.
    Mandò giù un sorso di caffè amaro e lasciò parlare Ariadne del suo negozio. ”Possiedi un’attività tua? Parlami di questo posto che gestisci e non mi dire che vendi cioccolata perché è scontato. Sei la proprietaria o una dipendente?” teneva la tazza stretta tra le mani per scaldarle un po’, in attesa di dettagli da parte di quella ragazza avventata, ma coraggiosa. Prima che potesse rispondergli le disse che per i periodi festivi era di certo facile vendere la cioccolata e rendere la cosa remunerativa, ma dopo di che aveva bisogno di più specifiche, di sapere se oltre alla hot chocolate ci fosse di più. ”Ho una selezione di bevande fresche, particolari, che ho studiato nel tempo proprio in occasione di periodi come questo. Una vasta selezione di dolci su stecco ricoperti, e tante altre sorprese! Dopotutto se partissimo con la concezione che il cioccolato d’estate si scioglie, non dovremmo acquistare neppure il gelato... la teoria non è forse la stessa signor Taylor?” con quelle parole aveva risposto alla sua domanda, ma come pensava di mantenere tutti quei prodotti in un luna park le cui risorse erano limitate? In un parco divertimenti la priorità per quanto riguarda le spese più ingenti erano direzionate di certo verso le attrazioni e i servizi principali, quello era un plus che poteva distinguerli dagli altri o non fare alcuna differenza. Taylor tenne d’occhio con lo sguardo quella biondina che passeggiava avanti e indietro per lo studio guardandolo direttamente. Quello era un atteggiamento che apprezzava, non si nascondeva dietro a un dito in maniera banale. ”Io sono uno di quelli che mangia il gelato d’inverno, ma il punto è che io rispondo di ogni tuo eventuale successo o fallimento e non ho la minima idea di chi tua sia fuori da qui. Ce l’hai un curriculum, qualcosa per capire se sei una cazzuta oppure no?” poggiò la tazza sulla scrivania dopo averle proposto in aggiunta di prendere visione insieme dell’attrezzatura disponibile nel suo luna park. ”Ah! E non deve preoccuparsi di acquistare frigoriferi nuovi, sono ben organizzata anche in quello con i miei portatili. Basteranno.” a quelle parole Taylor puntò i suoi occhi verdi in quelli della ragazza risoluta e fece un verso basso con la gola che poteva corrispondere al gesto di annuire col capo, ma di per se’ poteva sembrare privo di senso. ”Possiamo anche fare un giro se vuole! Sarebbe utile vedere come lavorate... gli diede ragione per un attimo... ma quello che avevo in mente io era diverso... potrebbe venire anche lei nel mio locale, le dimostrerò di cosa parlo così che possa vedere con i suoi occhi che il cioccolato può essere utilizzato in qualsiasi periodo e con estrema fantasia, se solo uno da come gestirlo!” non voleva demordere Ariadne, era chiaro che stava cercando di convincerlo delle sue capacità e della sua bravura. ”Facciamo così, ti mostro quello che abbiamo qui, poi potremmo parlare di un breve periodo di prova. Sì lo so, il mese di prova è una rottura di coglioni, ma tutti gli stand che sono qui hanno iniziato così. Dopo di che per me sei dei nostri. Va bene?” un ultimo sorso di caffè e le fece cenno di seguirlo all’esterno, la condusse verso l’area dedicata ai servizi all’interno del luna park. Le luci delle giostre illuminavano i loro volti a tratti, le grida di paura dei clienti sulle montagne russe riempiva l’atmosfera assieme alle risate dei bambini più piccoli che correvano da tutte le parti. Taylor nemmeno si guardò intorno, era tutto così normale e banale per lui, non avevano alcun fascino per lui i giochi di colori e la felicità plastificata della gente. Raggiunsero il chiosco dei dolci e presentò la proprietaria alla ragazza. ”Gertrude, questa è Ariadne. Vorrei che tu e Kat le mostraste come funziona qui, dove tenete i prodotti e tutti i dolci che vendete. Ma per caso hai i lacci di liquirizia piccanti? Muoio dalla voglia di averne uno da giorni!” mostrò il suo miglior sorriso alla signora Gertrude, una donna di circa cinquant’anni che si occupava di quello stand sin da quando era una ragazzina. Aveva cominciato a lavorare coi suoi nonni come apprendista del vecchio proprietario fino a prenderne il posto alla sua pensione. La donna gli mise la sua richiesta in un sacchetto di carta e poi si voltò verso la nuova arrivata. ”Vieni, ti facciamo fare un giro nel retroscena. Tranquilla quel ragazzone tatuato abbaia, ma non morde!” Gertrude fece cenno ad Ariadne di raggiungerla dietro al bancone, mentre Kat non aveva mai tolto gli occhi rossi e gonfi di dosso a Taylor. Non lo stava di certo fissando con dolcezza e desiderio passionale come sempre, quel giorno entrambi avevano oltrepassato i limiti della rispettiva pazienza e probabilmente non si sarebbero più rivolti la parola se non per lavoro. Infondo non era poi così male quella cosa, almeno si era tolto di mezzo un problema in più, a lui non interessava una relazione con Kat e la cosa era stata messa in chiaro. Taylor non era mai stato tipo da storie importanti e non aveva alcuna intenzione d’iniziare in quel momento. Eppure il destino aveva in serbo una sorpresa per lui, ma ancora non lo sapeva…
     
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    Be The Brave

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    Era oltremodo chiaro che Taylor stesse cercando tutti cuscinetti del caso per atterrare sul morbido. Era naturale e Ariadne non gliene faceva tuttavia una colpa in quanto sapeva che le novità erano sempre un salto nel vuoto e che per chi ne rispondeva era il caso di accertarsi di tutto ciò che poteva andare storto,al di là delle cose positive ovviamente.
    Ary si schiarì la voce prima di dare un ulteriore sorsata del caffè che ancora le scaldava le mani; ma alla domanda di lui assunse un espressione piuttosto orgogliosa in quanto la cioccolateria di sua nonna si trovava a Besaid da generazioni e l’arrivo della giovane che aveva portato una ventata di novità e di freschezza pur mantenendo intatte alcune delle tradizioni,aveva di certo giovato alla città.
    sono la proletaria! La cioccolateria era di mia nonna .. alla sua dipartita l’ho ereditata ! Non sono di qui,sono di New York
    Beh,la grande mela non era la sua città natale ovvio ma,oltre il fatto che trovava superfluo che Taylor venisse a sapere tutto dato che non rientrava nel progetto la propria natalità,ora come ora non le sembrava di certo il caso di dilungarsi in discorsi che non centravano nulla con la base del progetto e che portavano solo a sviare la situazione.
    è sempre stata un punto focale in città,quasi tutti gli abitanti passavano da lì almeno una volta al giorno dopotutto ci sarà un motivo se dopo tutti questi anni è ancora in attività ben avviata! no,non si stava pavoneggiando,ma se Taylor poteva essere franco e diretto con lei allora anche Ariadne poteva riservare a lui lo stesso identico trattamento.
    Io sono uno di quelli che mangia il gelato d’inverno, ma il punto è che io rispondo di ogni tuo eventuale successo o fallimento e non ho la minima idea di chi tua sia fuori da qui. Ce l’hai un curriculum, qualcosa per capire se sei una cazzuta oppure no?”

    Era incerta se dargli atto del fatto che fosse un uomo diretto e sincero e questo gli faceva onore visto i senza palle che si potevano trovare in giro; tuttavia non era lì certo per fare complimenti al capo. In realtà era arrivata lì senza neppure una vera idea ... era lì, per godere dell’atmosfera che il luna park offriva e lasciarsi andare ai ricordi legati alla sua infanzia di quando suo padre la portava in luoghi colorati come quello. L’idea era nata di punto in bianco,in realtà non era neppure certa sarebbe crollato il mondo se non fosse riuscita a metterla in atto,tuttavia l’orgoglio aveva preso il sopravvento rendendola quasi più una questione di principio arrivati a quel punto che non un vero e proprio desiderio di far parte di quel luogo anche se a giorni alterni.
    un curriculum? gli fece eco trattenendo una risata. Non doveva mica essere assunta come cameriera in una tavola calda . sono stata a capo di un intera rubrica quando ero a New York. Non penso di essere mai stata solo una semplice dipendete e di aver sempre dimostrato di avere com’è che dite voi uomini? Ah si... due palle grandi come palloni da basket. Conosco i rischi,conosco i miei limiti e non faccio mai nulla se non ho una certezza che la cosa possa andare bene! Credevo che lei volesse qualcosa che aiutasse il suo luna park ad essere maggiormente visitato e che in genere bisogna rischiare nella vita altrimenti vivremo tutti con dei cuscini di piume attaccati al culo così da cadere sempre sul morbido senza farci male!
    Sbagliava chi lasciandosi ingannare dall’aspetto da cioccolataia i paese dal cuore tenero pensasse di lei che fosse una giovane ragazza dai modi adorabili che scendeva a compromessi e teneva il becco chiuso . Ariadne aveva un carattere forte e determinato che non aveva mai avuto paura di mostrare se ce ne fosse stato il bisogno.
    Dunque lo segui’ all’esterno,dato che sembrava che quella trattativa dovesse sfinire entrambi e pensava fosse volta ad una sorta di braccio di ferro a chi si sarebbe stancato prima di cercare di convincere l’altro.
    Ary salutò la donna e si recò nel retro della bancarella,su richiesta di quest’ultima,per poter vedere cosa Taylor intendesse.
    Era ovvio che lui temesse una sconfitta,ciononostante Ariadne non pretendeva di essere al livello di chi sostava li già da parecchi anni,ed era disposta a fare una prova - così come la chiamava lui - pur utilizzando le proprie risorse e dare a Taylor il minimo margine di fallimento nel caso in cui non fosse andata bene.
    “Tranquilla,il ragazzone tatuato abbaia ma non Morde”. Ary annuii,perché in fondo una parte di lei,quella dell’abile osservatrice,sapeva bene che molti come Taylor dessero sfoggio del loro peggio per poter incutere una sorta di timore,cosa che in lei al momento non sembrava funzionare.
    Restò con la donna per una mezzoretta o giù di lì,lasciandola al suo lavoro dopo aver raccolto le informazioni che le servivano. Infine raggiunse Taylor nuovamente,intento a masticare una delle liquirizie prese al banco poco prima.
    hai del personale molto competente! E le bancarelle sono tutte molto organizzate! gli disse in primis sistemandosi un paio di ciocche dietro l’orecchio ed infine appoggiando i palmi delle mani sui fianchi.. kat mi ha fatto assaggiare queste liquirizie ! Sono davvero una bontà indugiò sul nome della ragazza per valutare una reazione dell’uomo che le stava accanto. Prima di essere una donna d’affari,Ary era una donna e basta,e sebbene fosse lontana al momento da storie e vicissitudini amorose che al riguardavano,sapeva ancora riconoscere un cuore spezzato quando ne vedeva uno .
    spezzi i cuori di tutte le belle ragazze che lavorano per te ? pronunciò all’improvviso con anche una sorta di coraggio visto che era chiaro che Taylor non era un uomo mite come molti altri e che non si sarebbe stupita scattasse sull attenti dandole della ficcanaso.ariadne alzò le mani prima che lui parlasse come a dirgli che era un affermazione fine a se stessa e non si aspettava una risposta. Si girò poi verso di lui,nuovamente seria. una prova! Mi basta anche un fine settimana ... non retribuita! Ti pago l’affitto dello stand e ci metto da me uno dei frigoriferi mentre l’altro me lo fornisci tu! Se fallisco,beh,tu non ci avrei perso granché se non un po’ di tempo allungò la mano destra tesa e aperta verso di lui per concordare il patto con un piccolo accenno di sfida che le lampeggiava negli occhi azzurri.
     
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    Sakura Blossom

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    Taylor Hoogan

    ”Sono la proprietaria! La cioccolateria era di mia nonna... alla sua dipartita l’ho ereditata! Non sono di qui, sono di New York.” Taylor ascoltò le parole della ragazza con attenzione, notando la sua espressione farsi orgogliosa e soddisfatta mentre gli raccontava del suo negozio avuto in eredità. Si passò una mano sulla barba lasciandole la parola per capirne di più, non poteva di certo assumere persone a caso senza sapere nulla di loro e soprattutto della loro eventuale esperienza lavorativa. Non conosceva minimamente Ariadne e per quanto lo riguardava poteva essere benissimo alla sua prima esperienza lavorativa, ma mano a mano che gli raccontava qualcosa di se’ iniziava ad unire i pezzi del puzzle del suo background. ”E’ sempre stata un punto focale in città, quasi tutti gli abitanti passavano da lì almeno una volta al giorno dopotutto ci sarà un motivo se dopo tutti questi anni è ancora in attività ben avviata!” il ragazzo annuì e non essendo nato e cresciuto a Besaid non aveva la più pallida idea di quale fosse il negozio di cui gli parlava e da quanto fosse davvero aperto. ”Come si chiama questo locale che gestisci? Magari ci sono stato una volta.” domandò per poter poi fare delle ricerche se eventualmente quella ragazza gli fosse andata a genio alla fine del colloquio che sembrava quasi un interrogatorio viste le sue molte domande. Era stata un’improvvisata quella della ragazza, quindi nessuno dei due aveva alla mano documenti o altro che potessero velocizzare il processo. Non avendo davanti un curriculum era costretto a chiederle molti dettagli che avrebbero potuto risparmiarsi se si fossero organizzati in anticipo. Taylor domandò alla ragazza se per puro caso avesse con se’ un curriculum da mostrargli, magari poteva inviarglielo a posteriori il giorno dopo. Posò la sua tazza di caffè sulla scrivania, alzando lo sguardo su Ariadne. La risposta che lei gli diede non fu esattamente quella che si aspettava. ”Un curriculum? Sono stata a capo di un’intera rubrica quando ero a New York. Non penso di essere mai stata solo una semplice dipendente e di aver sempre dimostrato di avere com’è che dite voi uomini? Ah sì... due palle grandi come palloni da basket. Conosco i rischi, conosco i miei limiti e non faccio mai nulla se non ho una certezza che la cosa possa andare bene! Credevo che lei volesse qualcosa che aiutasse il suo luna park ad essere maggiormente visitato e che in genere bisogna rischiare nella vita altrimenti vivremo tutti con dei cuscini di piume attaccati al culo così da cadere sempre sul morbido senza farci male!” non era certo se lo stesse prendendo per il culo oppure no, per quanto lui fosse uno troppo alla mano e poco formale non era mica un coglione! Ma cosa pensava che assumessero personale sulla fiducia e in base a cosa? Era entrata chiedendogli di assumerlo senza mostrargli curriculum o referenze, ma lo sapeva che prima di farle un contratto lui avrebbe chiamato qualche suo vecchio datore di lavoro – i cui dati avrebbe dovuto darglieli lei sul cv – per sapere se era una affidabile o una mezza testa calda? Lui era il primo ad essere uno dai bollenti spiriti e dalla parlantina estremamente colorita, infatti di solito era sua madre ad occuparsi dei colloqui perché lei ci sapeva fare con la gente. In quell’occasione si era ritrovato davanti a una specie di attacco a sorpresa e i suoi genitori non erano presenti per poter sbrigare la parte burocratica della situazione. Figurarsi che non essendosi mai occupato di persona delle interviste di assunzione non sapeva nemmeno lui di preciso tutto quello che era necessario per candidarsi, sua madre – e socia paritaria del luna park – gli aveva spiegato che serviva un curriculum, delle lettere di referenze e degli attestati di eventuali certificazioni o proprietà di attività. Poi se non ricordava male nell’infinito blaterare di Emily, sua madre, ricordava qualche cosa riguardo il dover chiedere cose assurdamente complicate quando si aveva davanti una persona che si presentava proponendosi per avere un secondo lavoro. Non ne capiva molto, ma bisognava fare delle domande specifiche che servivano poi per la tassazione dello stipendio o qualcosa del genere. Perché cazzo Emily non era lì quando serviva. ”Senti ragazzina, forse non ci siamo capiti. Domani mandami un cazzo di curriculum, lo deve vedere anche la mia socia, non posso prendere decisioni avventate in base a delle belle parole. Mi piacerebbe avere un cuscino di piume sul culo, ma pensa non ce l’ho e probabilmente non vorresti saperlo ma ce l’ho pieno di lividi, per usare la tua immagine romantica!” ma chi credeva di essere? Ecco perché non veniva mai mandato avanti lui per fare i colloqui col personale, era chiaro come il sole che la diplomazia non sapesse neanche cosa volesse dire. Le propose un giro del luna park moderando di nuovo i termini e parlandole di un eventuale mese di prova se le cose fossero andate a buon fine. La accompagnò al banco dei dolci affidandola a Gertrude per farle vedere effettivamente quale attrezzatura avevano a disposizione. Mentre la ragazza effettuava il giro dello stand con la padrona, lui prese un paio di liquirizie chiedendo ovviamente il permesso. Ariadne tornò proprio mentre masticava uno dei lacci di liquirizia piccanti che Gertrude gli aveva messo in un sacchetto prima. ”Hai del personale molto competente! E le bancarelle sono tutte molto organizzate! Kat mi ha fatto assaggiare queste liquirizie! Sono davvero una bontà!” certo che erano buone, erano le sue preferite! Ma quello non lo avrebbe mai detto a voce alta, a differenza di ciò che seguì le parole di Ariadne. ”Questo luna park è aperto da tantissimi anni, appartiene alla mia famiglia da sempre, quindi chi sta qui è tutta gente con un sacco di esperienza alle spalle.” si aspettava che la ragazza commentasse le sue parole col suo solito sarcasmo, ma lo prese in contropiede cambiando completamente argomento. ”Spezzi i cuori di tutte le belle ragazze che lavorano per te?” Cristo santo! Si riferiva a Kat, chissà che cazzo le aveva detto. Si passò una mano sulla barba contando fino a tre prima di rispondere per non esagerare coi suoi modi da stronzo per cui era famoso. ”Non sono affari che ti riguardano. Non temere non ci proverò con te se è questo che ti spaventa.” la congelò con lo sguardo senza aggiungere altro al riguardo, per lui l’argomento era chiuso ancor prima di nascere. Come le era venuto in mente di fargli una domanda del genere? Nonostante tutti i suoi avvertimenti e il suo interrogatorio Ariadne non aveva perso la speranza e tornò all’attacco. ”Una prova! Mi basta anche un fine settimana ... non retribuita! Ti pago l’affitto dello stand e ci metto da me uno dei frigoriferi mentre l’altro me lo fornisci tu! Se fallisco, beh, tu non ci avrei perso granché se non un po’ di tempo!” Taylor sospirò esasperato, puntò i suoi occhi chiari in quelli della ragazza con aria seria, mosse un passo verso di lei e incrociò le braccia al petto. ”Ho una socia a cui rendere conto. Mandami il curriculum appena puoi e ti farò chiamare da lei mettendo un cartello enorme sul tuo cv con su scritto ‘PRIORITARIO’! Così avrai questa maledettissima opportunità e se sei brava come dici sicuro non verrai mandata via alla fine di questo periodo di prova. E adesso ti devo lasciare perché il cercapersone squilla ininterrottamente da troppo tempo per evitare di rispondere ancora, probabilmente è successo qualcosa qui al luna park. Ci vediamo per la prova, buona serata Ariadne.” si congedò con una stretta di mano vigorosa e se ne andò percorrendo ancora quella strada piena di persone felici e sorridenti. Cosa c’era di così bello in delle semplici giostre dai colori assurdi? Taylor non avrebbe mai capito perché tutti erano così affascinati da quel posto che per lui non era altro che un ammasso di ciarpame. Non si voltò indietro per vedere la reazione di Ariadne ai suoi modi rozzi e indisponenti, proseguì dritto per la sua via col viso illuminato dalle mille luci delle attrazioni che si muovevano veloci accanto a lui. Non si sprecò a guardare nemmeno quelle, era diretto alla sala di controllo dove lo aspettava un altro caffè per dimenticare quella serata davvero fuori dalle righe.
     
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7 replies since 4/10/2019, 18:19   196 views
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