You don't have to be on your own

Fae&Adam / Casa Kane / Tarda notte

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +4   +1   -1
     
    .
    Avatar

    I’m falling apart, I’m barely breathing. With a broken heart.

    Group
    Sindaco
    Posts
    6,842
    Reputation
    +3,691
    Location
    From Mars?

    Status
    Anonymes!
    "Your heavy heart
    Is made of stone
    And it's so hard to see clearly
    You don't have to be on your own"


    Era sempre stata brava a scappare. Da ogni cosa, da ogni confronto, da ogni sensazione scomoda. Lo aveva fatto per anni quando ne aveva sentito il bisogno, quando aveva pensato di non essere in grado di reggere il peso di ciò che si accasciava sulle sue spalle, cingendole il corpo e premendo contro di esso per infilarsi sotto la sua pelle. Lo aveva creduto per davvero, di essere brava in questo. Nascondeva la polvere sotto il tappeto fingendo che non ve ne fosse, mostrandosi avversa al cambiamento. Aveva accumulato e accumulato, ma mai fatto ordine per davvero e alla fine il cuore si era fatto di gomma, aveva cominciato a lasciare che tutto vi rimbalzasse contro ritrovandosi ad accettare un’unica e sola certezza: non veniva davvero abbandonata, era lei che lasciava accadere tutto quanto.
    La parola amore era divenuta impronunciabile, un sentimento che credeva di non aver mai ricercato e di cui aveva imparato a non avere bisogno. Le sue esperienze a livello sentimentale non erano mai state davvero importanti, pesi che non si erano mai fatti sentire neanche quando erano stata nel suo momento più debole. Aveva navigato più che altro alla ricerca di se stessa e di quella pacifica sensazione che le avrebbe dato la parvenza di sentirsi soddisfatta di una vita che non aveva potuto scegliere. Non era stata lei a scegliere di trovarsi in quell’auto diversi anni prima, gli occhi sbarrati dalla paura e la consapevolezza di esser rimasta senza padre. Non aveva scelto lei di avere una madre intrappolata nei propri incubi, così come non aveva scelto lei di poter essere invincibile al rischio di morire. Erano tutte cose che, se solo avesse potuto scegliere, avrebbe lasciato con piacere a qualcun altro. Eppure l’avevano formata e ne avevano fatto la donna che col tempo era divenuta, incredibilmente testarda ed impaurita, ma spaventosamente coraggiosa. Si era bastata da sola per tutta una vita e poi, un giorno qualunque, qualcuno aveva deciso di farle cambiare idea: circa due anni prima, un evento traumatico aveva riportato a galla tutto quello di cui si era voluta sbarazzare, tutto quello che per anni non le aveva permesso di dormire serenamente. Era stato come cadere in un burrone il quale, seppur buio sul fondo, non aveva la capacità di nasconderle più nulla. Fae aveva saputo cosa avrebbe trovato al suolo, una volta schiantatacisi brutalmente contro, e così era avvenuto tutto, all’interno della Spiegelhaus. Rivedere dinanzi agli occhi ciò che aveva cercato di accantonare non era stato facile, eppure era riuscita a risollevarsi, ma questa volta non era stata sola: sebbene quella terribile giornata al Luna Park avesse inondato il cuore di Fae di ricordi che avrebbe preferito tenere lontano, aveva portato con se anche dei legami dai quali non avrebbe più potuto e voluto scindersi. Era stato in quell’occasione che aveva scoperto quanto rara fosse la sensazione di sicurezza che aveva provato nel momento in cui le mani di Ivar, tornate al loro status quo, si erano giunte a quelle di lei. Non avrebbe mai immaginato che quell’attimo di tenerezza potesse significare altro: un sentimento prematuro, all’apparenza debole e contestabile rispetto a qualsiasi altra cosa, aveva messo le proprie radici dentro quel petto caldo e vi si era cullato al suono di un battito frettoloso. Era quello, il suono che faceva il suo cuore quando Ivar le stava vicino, ma saperlo allora le era stato impossibile: quando presti attenzione per la prima volta, è difficile riconoscere il battito di un cuore innamorato se non lo hai mai ascoltato prima. Nessuno glielo aveva mai spiegato, nessuno glielo aveva mai mostrato. L’unico vero esempio che aveva avuto giaceva nel ricordo quasi immacolato dei suoi genitori in una calda sera d’estate, diversi anni prima. Fae aveva posato il viso sul petto di sua madre, l’orecchio sinistro ovattato coglieva solo il battito del cuore della donna che l’aveva messa al mondo. Le gambe sottili di Fae si stiracchiavano su quelle di suo padre, seduto di fianco a loro, mentre Meggy se ne stava seduta a gambe incrociate per terra, un libro fra le mani e i polpastrelli caldi di papà che le scompigliavano i boccoli dorati. Seduti su quella sdraio a dondolo, sul terrazzino di legno sotto il portico della loro vecchia casa, Fae aveva udito solo quel battito accelerato e aveva compreso che mai nulla avrebbe potuto eguagliarlo, mai nulla avrebbe potuto neanche sostituirlo. E poi, da un giorno all’altro, era giunto qualcuno e aveva scombussolato i suoi piani, tutto ciò in cui aveva creduto. E andava bene, andava perfettamente bene così, se non fosse che il terrore di vederlo andare via, un giorno, le lacerasse l’anima.

    Si ritrovò a guardare quella porta indecisa se entrare o meno. C’era solo una persona alla quale avrebbe voluto affidarsi in quel momento, perché forse la conosceva meglio di chiunque e in qualche strano ed assurdo modo, riusciva ad entrare in lei senza neanche avere bisogno che fosse proprio lei a spiegarsi a parole. Adam riusciva a guardarle dentro e capire ogni cosa: quando era malinconica, quando era agitata, quando era sopraffatta da un entusiasmo che a volte neanche lei riusciva a spiegarsi. Fae era, per Adam, come un libro aperto e sebbene avesse conosciuto innumerevoli persone durante il corso della propria vita, Fae non aveva mai ancora incontrato qualcuno che potesse farle anche solo credere di poter sostituire quello sguardo scuro e profondo del suo migliore amico, qualcuno che potesse addirittura anche solo farle pensare che ci fosse chi l’avrebbe compresa anche meglio. Quella era una garanzia, qualcosa che non avrebbe potuto spiegare neanche lei, se qualcuno le avesse chiesto di farlo. Ed era semplice, dannatamente semplice stargli accanto, che Fae a volte dimenticava persino che fossero due persone distinte e separate, dopo tutto.
    Fece un passo avanti, salendo i due piccoli gradini che portavano alla porta d’ingresso, e si spostò in direzione della finestra che dava sul soggiorno di casa Kane, allungando un po’ il collo e cercando la sagoma del ragazzo con il proprio sguardo. Sollevò una mano in fretta vedendolo all’interno di quelle calde mura di legno, e bussò quindi contro il vetro. Non lo fece perché volesse che lui si accingesse ad aprire e quindi farla entrare, ma più che altro come monito del fatto che, volente o nolente, lei stava entrando. Aveva imparato, dopo tutto quel tempo, che Adam non chiudeva mai davvero le finestre e che, quindi, bastava una piccola e decisa spinta per lasciare che le ante di vetro si aprissero sotto la pressione delle sue dita magre. Dovresti chiuderle, c’è gente che non si fa problemi ad entrare e rubacchiare, sai? lo ammonì ironicamente mentre sollevava una gamba e scavalcava il davanzale. Sollevò poi anche l’altra e si ritrovò con un balzo all’interno dell’abitazione, i capelli spettinati che le ricadevano lungo la schiena in una pioggia di colori un po’ spenti. Si voltò e richiuse la finestra accertandosi che il calore regnante all’interno dell’abitazione non venisse quindi sprecato lasciando che ne fuoriuscisse. Prese un lungo respiro prima di voltarsi nuovamente verso l’amico ed incontrare il suo sguardo, una sfida alla quale non era preparata poiché sapeva, ovviamente, che lui avrebbe subito compreso quanto ci fosse di strano nella sua inaspettata visita notturna. Di solito portava con se bottiglie di birra o superalcolici, altre volte semplicemente gli piombava in casa accompagnata da Ivar, entrambi già un po’ fumati, ma quella sera niente di quelle due opzioni sembrava essere reale. In un secondo, Maina le fu ai piedi scodinzolando felicemente e facendole intuire quanto fosse contenta di trovarla li. Si chinò su di lei, Fae, strapazzandola di baci e lasciando che le proprie dita fini le stirassero il pelo con gentilezza e affetto. Tesorina mia! strillò appena mentre le dedicava un po’ del suo tempo. Sollevò poi lo sguardo su Adam, mentre Maina continuava a leccarle la faccia, e scoppiò a ridere prima di risollevarsi per raggiungere Adam e avvolgerlo in un abbraccio. Spero di non aver interrotto nulla di importante. bofonchiò immaginando che, dopo tutto, avrebbe potuto trovarsi li anche Sam. Si allontanò da lui nuovamente poi, sfilandosi la felpa giallo canarino e lanciandola sul divano alle proprie spalle. Cos’hai di forte da bere? domandò sorridendogli allegramente subito dopo. Non aveva idea di cosa o quanto già sapesse, se Adam avesse parlato con Ivar di quello che era avvenuto alla stazione di servizio, e sebbene un poco le interessasse, non glielo avrebbe chiesto. Avrebbero anche potuto tacere tutta la sera, lei aveva solo bisogno di stare in un posto sicuro, un luogo all’interno del quale nulla avrebbe potuto mettersi in mezzo, nulla avrebbe potuto compromettere quella sua momentanea ricerca di riflessione. Perché era ciò di cui effettivamente si trattava: la paura di compromettere tutto, il timore di rovinare un’amicizia che, sebbene non lo fosse mai stata, le aveva salvato la vita. E se hai da fumare va anche meglio. aggiunse poi, compiendo qualche piccolo passetto indietro e andando ad accasciarsi sul divano. Come stai? gli domandò, per poi afferrare uno dei cuscini e stringerlo fra le braccia, quasi volesse farsi da scudo.

     
    .
  2.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Vice
    Posts
    5,941
    Reputation
    +4,099

    Status
    Offline
    giphy
    Così come i suoi fratelli animali, Adam possedeva dei sensi ferini, intrappolati non solo in due differenti forme ma anche in due diverse dimensioni, le cui frequenze lo raggiungevano senza sosta, anche quando la sua particolarità era assopita. Riusciva a guardare, riusciva a sentire ciò che i più dimenticavano o ignoravano, annegando le loro percezioni nei problemi quotidiani, distaccandosi sempre più da istinti primordiali e saggi che avrebbero potuto guidarli verso verità più semplici e potenzialmente benefiche. Appoggiato al piano di lavoro della cucina, Adam si lasciava riempire le narici dal fumo invisibile che il profumo della zuppa che aveva preparato emanava. Proprio per via di quel sentire speciale, ne aveva cucinata un po' di più del solito, avvertendo quasi nelle ossa un imminente incontro o compagnia. Naturalmente non aveva idea della certezza delle sue sensazioni, ma era sicuro che stessero cercando di comunicargli qualcosa che valeva la pena d'essere ascoltata. Era quasi ora di cena, e Adam non si affrettò nel dedicarsi al proprio pasto, bensì come sempre pensando prima a Maina e Thunder, a cui servì la cena nelle ciotoline che ben presto vennero assaltate dai due amici affamati. Ed ecco che proprio allora, il presentimento del guardiacaccia si concretizzò, intessendosi nella trama fina e brillante della presenza di Fae, la ragazza arcobaleno. Proprio come l'elemento naturale che impersonava, Fae Olsen era inafferrabile, effimera come l'aria e le microscopiche gocce prismatiche che si tingevano di mille colori nel formare quell'arco etereo nel cielo. Non si poteva intrappolare in niente e nessuno, scivolando via tra le dita di chi tentava di agguantarla. Adam aveva più volte potuto constatare con i suoi occhi quanto ciò si era mostrato sia un vantaggio che una condanna per la ragazza, che nel proteggersi abilmente da eventuali delusioni talvolta si era negata la felicità, scivolando nel pericolo di pattern rischiosi e quasi autodistruttivi. Lui era sempre lì, pronto ad afferrarla nel caso in cui fosse caduta, lasciandosi bagnare dalle sue gocce piuttosto che cercare di domarle o assorbirle. La accoglieva anche nei suoi molteplici colori, pronti ad irradiarlo con le loro tante sfumature; delle volte Fae era rossa, appassionata e fiera. Delle altre invece era arancione, frizzante ed energica, o gialla allegra e spensierata. Altre verde, riflessiva e pronta a crescere e fare passi avanti verso nuove versioni di se stessa, o blu, intensamente malinconica ed introspettiva. Indaco, come l'intuizione che la guidava sempre verso nuove forme, o viola, creativa ed unica, pronta ad offrirsi a coloro a cui voleva bene senza mai risparmiarsi. Troppo complessa per ridursi ad una sola tinta, Fae sembrava illuminarsi di tutti questi colori contemporaneamente, lasciando le tracce del suo passaggio in ogni persona con cui entrava a contatto. Adam poteva quasi vederla, l'ombra dei suoi colori illuminare la finestra, che proprio Fae aprì pochi minuti dopo, in seguito a qualche colpetto ritmico sul pannello di vetro.
    Dovresti chiuderle, c’è gente che non si fa problemi ad entrare e rubacchiare, sai? Un sorriso caldo e accogliente sbocciò ben presto sulle labbra di Adam, ben felice di vedere Fae affacciarsi dalla sua finestra. Attese il suo ingresso, ora che tutti i frammenti delle sue sensazioni si erano posati nel loro giusto posto, ed una leggera risata si liberò dalle labbra piene del guardiacaccia, che annuì appena alle parole dell'amica. Non mi sembra che tu voglia rubacchiare. Constatò Adam incrociando le braccia con lentezza, fissando lo sguardo scuro sulle movenze della ragazza arcobaleno ora che aveva varcato la sua finestra, nel tentativo di carpire le emozioni che avevano preso ad aleggiare dentro di lei prima del suo arrivo. Finalmente le iridi chiare di Fae intercettarono quelle scure di Adam, sfuggendo ad esse per incontrare Maina con lo sguardo. Le piccolissime zampine della cagnolina presero a pressarsi contro le gambe di Fae, richiedendo in questo modo attenzioni, che non tardarono ad arrivare copiosamente, mentre il ragazzo si diresse nuovamente nella sua piccola cucina, afferrando due ciotole dalla credenza e riempiendole di zuppa. Tesorina mia! Stringendo gli occhi in un'espressione felice, Adam posò i piatti colmi e fumanti sul piano di lavoro in legno, prima di allargare del tutto le braccia ed accogliere Fae tra esse in un'affettuosa stretta. Spero di non aver interrotto nulla di importante. Il ragazzo non tardò nel scuotere il capo, rassicurando con quel leggero gesto l'amica su quanto la sua visita fosse stata gradita. Tranquilla, ho fatto la zuppa. Annunciò morbidamente lui in una dichiarazione più che familiare per entrambi, intrecciando in quelle poche parole delle tenere premure che sembravano essere state pensate per Fae anche prima del suo arrivo a casa Kane. Accarezzando le membra della ragazza con lo sguardo nel notare che si stesse appropriando con più rilassatezza degli spazi dell'abitazione sfilandosi la felpa per essere più comoda, Adam afferrò due cucchiai e li posò nelle ciotole, volgendo nuovamente le iridi sulla figura dell'amica solo quando riprese a parlare. Cos’hai di forte da bere? L'udito del guardiacaccia non tardò nell'intercettare quei suoni che tanto altro nascondevano oltre la soglia del sorriso allegro della ragazza arcobaleno. Cos'era che turbava davvero Fae? Le sopracciglia di Adam si incresparono in segno di riflessione, mentre lui s'avvicinava al corpo dell'amica ora accomodatasi sul divano. E se hai da fumare va anche meglio. Come stai? Sedendo al suo fianco dopo aver fatto un passo avanti verso il caminetto, Adam inclinò appena il capo, nel tentativo di leggere più concretamente tutte le silenziose frasi intessute nei movimenti anche più minimi di Fae, evidentemente recatasi a casa sua per risolvere dei nodi interiori che non riusciva a disimbrigliare da sola. Tieni, tanto lo sai dov'è che ho sempre da fumare. Le disse mansueto, passandole il piccolo scrigno ligneo contenente la preziosa fonte di calma e svago dei tre amici. Ivar. Per qualche istante il pensiero del guardiacaccia andò a lui, ed a come fosse molto tempo che la ragazza arcobaleno non visitasse casa sua senza la compagnia del falegname, da sempre terzo membro di quel gruppo di amici così stretto. Io sto bene, ma tu Fae? Prima che ti dia da bere, fuma un po' con me e poi prendi della zuppa, dopo ci verrà fame. Consigliò Adam con un leggero sorriso, prima di permettersi di invadere lo spazio personale della dolce amica, portando un braccio attorno alle sue spalle esili per poterla avvicinare a sè in un mezzo abbraccio, prima di porgerle tra due dita uno spinello pronto ad essere acceso e condiviso. Di cos'è che hai bisogno realmente, Fae?
     
    .
  3.     +4   +1   -1
     
    .
    Avatar

    I’m falling apart, I’m barely breathing. With a broken heart.

    Group
    Sindaco
    Posts
    6,842
    Reputation
    +3,691
    Location
    From Mars?

    Status
    Anonymes!
    Aveva avuto ventidue anni quando aveva visto la foto di quell’uomo per la prima volta, e poi non l’aveva mai più dimenticata. Quando per puro caso aveva aperto quel libro di poesie, impilato in mezzo a tutti gli altri manuali posti sugli scaffali della biblioteca, Fae non vi aveva dato poi tanta importanza. Lo aveva richiuso e, con esso, anche il punto interrogativo che le era apparso dinanzi agli occhi si era dissolto per lasciare spazio ad altro. Per diverso tempo, dopo quella volta, il ricordo del libro aveva fatto capolino nella sua mente, divenendo insistente, quasi pressante. Così, aveva deciso di riprenderlo fra le mani e, forse solo in quel momento per la prima volta, guardarlo per davvero. Era un vecchio libro di poesie di Rolf Jacobsen dalla copertina ruvida e spessa, un po’ consumata. Aveva poche pagine, e nel mezzo di queste ritrovò la foto in bianco e nero ormai ingiallita, esattamente così come l’aveva lasciata lei qualche tempo prima. Un uomo piuttosto giovane sorrideva in direzione dell'obiettivo: aveva un viso terribilmente gentile, due grandi occhi che facevano da specchio ad una personalità che -ne fu sicura dal primo istante in cui aveva posato le proprie iridi grigie sulla foto- sembrava esser così stravagante ed estrosa, da credere quasi impossibile potesse esser stata racchiusa in una sola foto come quella. Un sorriso malinconico si era aperto sul viso di Fae nel momento in cui aveva spostato la foto tenendola con cautela fra i polpastrelli, scoprendo quindi il motivo della scelta di quel libro come sua casa. La pagina riportava una piccola poesia che, come una forte ondata marina si schianta contro gli scogli in un giorno di tempesta, fece lo stesso con lei, tramutandosi in voce nella testa della ragazza.

    Ora
    Adesso ora
    se tu leggi
    prima di dimenticarti di tutto.
    Ora
    passa un pezzettino d’infinito,
    la millesima parte di un secondo
    passa attraverso le tue mani, attraverso gli occhi,
    come farfalla di neve, come perle che rotolano,
    una freccia lanciata nell’aria,
    prima che cada.
    La punta di tutto quello che è stato
    e che non è mai stato.


    Non aveva idea di chi avesse dimenticato la foto fra quelle pagine, eppure Fae in cuor suo poteva perfettamente immaginare ogni singolo “perché”. Era tornata spesso in quella biblioteca solo per controllare che il libro fosse ancora intatto così come il ricordo che da anni custodiva al proprio interno. Era come tornare in un luogo nascosto che nessun altro conosceva, solo per lasciarsi andare al dolore di qualcun altro, all’abbandono di qualcun altro. Quando Fae scorreva le pagine di quel libro per arrivare alla numero 57, lo faceva sempre con estrema calma, impaurita di non ritrovare lì il tesoro di qualcuno, quasi potesse sentirsi colpevole di non esser riuscita a tenere la foto e la sua casa insieme, intatte, nonostante non fosse neanche compito suo. L’abbandono non lo senti quando arriva, non fa alcun rumore. E’ così silenzioso da riuscire a cogliere di sorpresa, così come nello stesso silenzio torna poi a dissolversi e sparire. Non puoi prepararti ad un addio, ma forse puoi goderti ogni attimo e sperare di vivere nel caos più totale così da non lasciargli spazio per rifilarti il silenzio.
    La voce di Adam la riportò al presente. Non mi sembra che tu voglia rubacchiare. constatò, il suo tono tremendamente pacato come al solito, il suo corpo aveva le sembianze di un rifugio fatto di carne, emanava calore e sensazioni indescrivibilmente positive anche se chi gli stava intorno non ne era alla ricerca. Incrociò le braccia al petto mentre Maina si catapultava con il muso e le zampette magre contro le gambe snelle di Fae, la quale non esitò ad abbassarsi verso la piccola per concederle un’eccessiva quantità di coccole che, naturalmente, vennero ampiamente apprezzate. «Al massimo porterei via solo lei, no ciccina mia?? Andiamo? Ti riempio di coccole dalla mattina alla sera, te lo prometto!» - il tono della voce partì da serio e contenuto, per poi terminare ai soliti acuti che, ormai, Adam era abituato a dover ascoltare ogni volta che i suoi amici andavano a fargli visita, anche solo per interagire con le sue piccole pesti a quattro zampe. Tranquilla, ho fatto la zuppa. annunciò allora Adam e chissà per quale motivo, fae non ne fu tanto sorpresa. Sorrise istintivamente nell’udire la sua affermazione, per poi risollevarsi e lasciarsi avvolgere in un affettuoso abbraccio dall’ormone che viveva in mezzo ai boschi come l’eremita più dolce e affidabile del pianeta. Lo vide quindi accingersi a portare due ciotole colme di zuppa ancora fumante mentre lei andava ad adagiarsi brevemente sul divano, di fronte al grande tavolo in legno. Chiese quindi al ragazzo di procurarle da bere e da fumare, se avesse avuto qualcosa a porta di mano. La risposta -più che ovvia- non arrivò a tardare. Tieni, tanto lo sai dov'è che ho sempre da fumare. disse quindi Adam passandogli il piccolo scrigno solitamente posto sul davanzale in pietra del camino. Lo afferrò con naturalezza Fae, aprendolo per tirare fuori cartine, filtri, tabacco e un po’ di erba già tritata. Erano sempre preparatissimo, loro mica cazzi. Si fece appena più al lato per dare la possibilità ad Adam di sedersi accanto a lei, quindi gli passò la prima canna ben rollata, lasciandogliela nel palmo della mano per poter andare a richiudere il tutto nello scrigno e appoggiarlo per terra, accanto ai piedi del divano. Quando tornò su con la schiena, si lasciò avvolgere in un altro affettuoso mezzo abbraccio, consapevole forse solo in quel momento di quanto ne avesse bisogno. Un sorriso dolce si aprì sul suo viso quando i propri occhi incontrarono quelli scuri e profondi di Adam, il quale allungò una mano verso di lei per passargli la stecchetta bianca. Io sto bene, ma tu Fae? Prima che ti dia da bere, fuma un po' con me e poi prendi della zuppa, dopo ci verrà fame. assicurò Adam ancora, il suo solito e protettivo modo di fare continuava a restare ineguagliabile. Annuì, Fae, e stringendo lo spinello fra dito indice e medio lo portò alle labbra. Lo trattenne tra di esse per avvicinare l’accendino che aveva appena uscito dalla tasca dei jeans, accendendolo ed aspirandone il primo tiro per poi allontanarlo nuovamente dalle labbra. «Sto bene anche io, Adam.» sussurrò appena prima di aspirare ancora una volta e passare poi lo spinello ad Adam. Di cos'è che hai bisogno realmente, Fae? - non tardò a giungere quella domanda. Un quesito che si era posta per lungo tempo e al quale, forse, non vi era poi davvero una risposta. Non aveva bisogno effettivamente di nulla, da un lato andava bene tutto così com’era, si era abituata allo scorrere del tempo e al fatto che, qualsiasi cosa accadesse nella sua vita, si poneva sul suo cammino perché semplicemente era in quel modo che tutto sarebbe dovuto andare. Adam, d’altro canto, cercava di far chiarezza là dove Fae sembrava fallire. Serrò le labbra, lo sguardo puntato sul pelo morbido di Maina che andò ad accucciarsi accanto ai suoi piedi, sazia dopo la cena regale che Adam le aveva servito in ciotola solo qualche istante prima. Spalancò le fauci allungando la lingua verso l’esterno per leccare i rimasugli di salsina marrone che le erano rimasti sul muso, quindi pulita e soddisfatta posò il nasino paffuto sui dorsi delle zampine anteriori, gli occhioni rivolti verso i loro visi rilassati. Un sorriso dolce si aprì istintivamente sulle labbra di Fae quando vide poi Thunder imitare la piccola, andandosi ad accucciare accanto alle gambe di Adam. «Come fai sempre a sapere che mi frulla roba strana nella testa, ah?» domandò lei dopo qualche minuto di silenzio. Si era voltata a guardarlo, terribilmente seria, preda di un vortice di pensieri che stava abbattendo ogni certezza tirata su in trent’anni di vita. Solo un anno prima aveva sfondato quella porta e si era infilata in casa di Adam, bisognosa di un luogo che fosse altrove, semplicemente, e anche un anno prima Adam era riuscito a tirar fuori ogni nodo ingarbugliato che si era stretto attorno al cuore di Fae. Stranamente, però, sentiva una lieve differenza, come se quello di cui avrebbe voluto parlare con Adam in quel presente fosse totalmente diverso e più pesante di quello che credeva non avrebbe superato solo un anno prima. Tutto quel caos con Jude, la certezza di averlo ferito e l’idea di aver perso la sua amicizia, era stato tremendamente diverso dall’idea ormai certa di essere innamorata di Ivar. Dentro di se lo aveva saputo sin dal primo momento: non ci sarebbe stato mai nessun altro, non avrebbe potuto. Nessuno riusciva a toglierle il respiro come faceva il ragazzo anche solo chiamando il suo nome; a livello interpersonale, non aveva mai avuto fiducia in nessun uomo, per pura esperienza non conosceva un affetto da paragonare a quello che Ivar dimostrava per lei ogni giorno; sebbene fosse tutto molto semplice e lineare, e questo lei lo sapeva, Fae creava montagne di problemi ed ostacoli che, in fin dei conti, solo lei vedeva. «Mi sento una totale idiota, davvero. Sono arrabbiata con me stessa e mi sento in colpa e non so che altro, se mai si possono provare così tante cose insieme!» blaterò in fretta, non fu neanche sicura di aver pronunciato davvero ogni parola, chiedendosi se Adam potesse capirne il concetto. Sospirò profondamente, le mani che andavano ad incrociarsi sul petto mentre provava a fare silenziosamente ordine nella propria mente, cercando di rilassarsi un po’ e permettendo al cuore di stabilizzare nuovamente il proprio battito. «E’ Ivar. È sempre stato Ivar.» sussurrò, un filo di parole che uscirono dalle sue labbra con estrema cautela, come se Adam neanche se lo potesse aspettare. Scosse il capo, visibilmente frustrata, prima di slacciare la braccia dalla presa sul petto per poi portarle al collo, dietro al quale le dita si allacciarono le une con le altre. Sollevò il capo e puntò lo sguardo sul soffitto, pensando di non poter essere raggiunta da quello di Adam, che invece - lo avvertiva- le stava addosso, pur sempre con estrema attenzione e riservatezza. Non era mai di troppo, l’amico, riusciva a starsene un passo indietro restando comunque accanto, qualsiasi cosa accadesse. «E porca puttana, Adam, io ne sono così felice da stare male.» la voce della ragazza arcobaleno s’inclinò leggermente, tentò di rianimarla, ma gli occhi sembravano in preda ad un collasso da lacrime, si stavano riempiendo mandando in tilt ogni altra parte del suo corpo, impossibile ormai da controllare del tutto. «Ti rendi conto? Ho una fottuta paura di crollare, perché per la prima volta dopo-papà- …dopo tanto tempo, sento di appartenere a qualcuno.» s’interruppe ancora, ormai le lacrime scendevano senza chiedere il permesso, rigando le sue guance e lasciando che si sfogasse forse davvero per la prima volta. «Ma non voglio dover mettere una sua foto in un libro di poesie che mi ricordi chi era, quando non ci sarà più nessuno a cui appartenere.» ed eccolo, il tormento, la paura delle sue giornate dopo lo strambo incontro con Ivar alla stazione di servizio. L’aveva sputato fuori come un missile, come se Adam sapesse di cosa stesse parlando. Lavorava in quel modo, la mente di Fae: raccoglieva esperienze e le trasformava in fobie, ci ricamava sopra possibili scenari per poi usarli come scudi, pronta a proteggersi da qualsiasi attacco, qualsiasi scia di felicità che avrebbe potuto colpirla. Sapeva cosa le frullasse per la testa, lo aveva saputo sin da bambina, quando era stata costretta a parlare con qualcuno dei suoi sentimenti, e non le era piaciuto. Eppure, col passare degli anni, aveva iniziato a collegare ogni cosa, a comprendere quanto la paura d’essere abbandonata influisse sui suoi comportamenti e sulle sue relazioni. Ma se fino a quel momento non aveva avuto alcuna vera importanza, da qualche giorno l’ansia attanagliava il suo stomaco e le presentava davanti agli occhi le immagini di un dolore che aveva già dovuto provare tempo prima. Le sembrò di esser tornata bambina, come quando aveva dovuto vedere il suo stretto nucleo stringersi sempre di più, diventando un piccolo triangolo fatto di fiori. Allora si era aggrappata a quello per andare avanti; si era appigliata, seppure in maniera del tutto errata, alla vita di Nikolaj, attraverso il quale lei stessa aveva compreso cosa significasse abbandonare. Ne era dovuto passare di tempo prima che potesse ritornare sui propri passi, un battito di ciglia durato circa nove anni. Un via vai continuo di gente, ne avvertiva il movimento attorno a se da tutta la vita, eppure lei restava immobile. «Scusami, sto facendo un dramma per niente, passami lo spinello che mi calmo, te lo prometto.» sussurrò poi, la crisi di pianto sembrava essere superata, ma gli occhi oltre che rossi eran diventati appena più gonfi. «Ah, e ho bisogno che tu mi dica che sei felice. Perché quando lo sei sto bene anche io. E per un po' mi basta.» sussurrò, chinando il capo e posando la nuca contro il suo petto mentre con le braccia andava a cingergli il busto. Affondò il viso nel tessuto della sua t-shirt, chiudendo gli occhi per qualche istante e godendo del calore del suo respiro.
    Cazzo se stava proprio di merda, ma almeno stava bene.
     
    .
  4.     +5   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Vice
    Posts
    5,941
    Reputation
    +4,099

    Status
    Offline
    giphy
    «Al massimo porterei via solo lei, no ciccina mia?? Andiamo? Ti riempio di coccole dalla mattina alla sera, te lo prometto!» Abituato a percepire l'entusiasmo degli amici con i suoi vanvulini coinquilini animali, Adam si lasciò cullare dal suono familiare della voce di Fae, felice di averla in giro per casa tanto quanto la sua adorata Maina, sempre pronta a ricevere tutte le coccole e le carezze che le venivano generosamente offerte. Nel mentre, il guardiacaccia non tardò nel dichiarare di aver cucinato inconsapevolmente anche per l'amica, che parte integrante della sua famiglia, sarebbe sempre stata la benvenuta a casa Kane. Non ci sarebbe stato momento in cui Adam non fosse stato pronto ad accogliere Fae ed Ivar sotto il suo tetto, a stringerli e confortarli come avrebbe fatto un fratello, e così fece, raccogliendo tra le braccia calde la ragazza più esile prima di interrompere il contatto e pensare a nutrirla, riempiendo due ciotole di zuppa - naturalmente di zucca di stagione. Accolse anche la seconda richiesta della giovane, indicandole dove avrebbe potuto trovare da fumare e da bere, attività abituali da svolgere in compagnia, e la raggiunse quindi sul divano, accomodandosi tra i cuscini comodi e sempre immacolati nonostante la presenza di ben due cani in casa. Infine, ringraziò l'amica con un cenno del capo nel vedersi passare uno spinello già ben preparato - un piccolo oggetto, paragonato alle dimensioni del palmo della mano del boscaiolo. Già solo quell'affettuoso gesto riscaldò il cuore di Adam, sempre colpito positivamente dalla cura e dall'affetto che Fae gli dimostrava anche nelle più tenui increspature del suo animo e dei suoi occhi, ora socchiusi per godere del nuovo abbraccio in cui era stata avvolta. Lo sguardo del giovane non tardò a raggiungerla, sostenendo il suo dal quale sgorgava la più pura delle tenerezze, ricambiata in una dolce occhiata e in un leggero sorriso. Presa qualche boccata di fumo, Adam allora ripassò l'oggettino bruciante nelle mani della ragazza arcobaleno, attendendo che l'incastrasse tra le dita per sorbirne un po' di arioso rilassamento.
    Osservò Fae gonfiare il petto in un respiro fumoso, e nel mentre, attendeva con placida calma la risposta alla sua domanda, chiave nel decifrare il suo stato d'animo. «Sto bene anche io, Adam.» Immediatamente lambito da onde di più intensa serenità, Adam poteva dirsi sempre felice con più pienezza quando le persone a lui care rispecchiavano quella stessa condizione positiva; si sentì sollevato nell'udire quella semplice ma importante frase scivolare fuori dalle labbra dell'amica, tuttavia il tono della sua voce gli suggerì che qualcosa le stesse annuvolando i pensieri, e ciò lo spinse ad incalzare leggermente di più nel voler ottenere chiarimenti. Non era sempre facile guardare oltre le righe di idee ed emozioni per arrivare a capire di cosa si ha realmente bisogno, eppure Adam sperò che attraverso la sua domanda, la ragazza arcobaleno avrebbe potuto articolare a se stessa quella complessa risposta, mai del tutto ovvia ed immediata. Ad intercettare la posata inquietudine di Fae fu anche Maina, che spostatasi morbidamente accanto a lei, l'osservava concentrata con i suoi grandi occhi neri, desiderosa di altre coccoline veder rilassarsi la sua amica umana. Il guardiacaccia allora si concesse di chinarsi lievemente mentre si crogiolava nella sua silente attesa, posando una carezza sul capo di Thunder mentre ne sentiva il gradevole peso accucciarsi contro le gambe, in un gesto fraterno e caloroso. «Come fai sempre a sapere che mi frulla roba strana nella testa, ah?» Un sorrisetto altrettanto dolce distese i lineamenti di Adam, che tornato ad appoggiarsi allo schienale del divano si abbandonò ad un pacifico sospiro. Tu avresti lo stesso istinto con me, siamo fratelli ormai. Rispondendo comunque alla domanda retorica dell'amica raccogliendo tutto l'affetto di cui era capace in quelle poche parole, Adam riprese vicinanza con lei, sperando che un rassicurante abbraccio l'avrebbe aiutato a leggere anche fisicamente l'incresparsi dell'animo di Fae, tanto vicina quanto lontana, persa nei suoi pensieri. Non aveva esitato neanche un secondo nel descriverla come parte della propria famiglia; legatisi letteralmente nel sangue, dall'evento al Luna Park Ivar, Fae ed Adam non si erano più divisi, parte l'uno della storia degli altri in egual misura, e ciò rendeva la presenza reciproca vitale in momento di bisogno proprio come quella sera. «Mi sento una totale idiota, davvero. Sono arrabbiata con me stessa e mi sento in colpa e non so che altro, se mai si possono provare così tante cose insieme!» Accompagnando le parole di Fae con un comprensivo cenno d'assenso, Adam restò fermo come una roccia al suo fianco, pronto a sostenerla se avesse voluto appoggiarsi tanto quanto infrangersi contro di lui, alla ricerca di un riparo dalle sue emozioni tumultuose. Assorbì all'udito il sospiro di lei, e lasciandole una carezza su un bicipite, il guardacaccia non mancò mai di dimostrare la sua vicinanza all'amica, attendendo le sue prossime parole.
    «E’ Ivar. È sempre stato Ivar.» Assottigliando solo di poco il suo sguardo scuro, Adam restò in silenzio. Quelle frasi non lo sorpresero, eppure pensò di rimanere ancora in silenzio, permettendo a Fae di articolare liberamente i suoi pensieri. Ora capiva perchè si era mostrata tanto agitata, preda di una tempesta che nel suo centro vedeva la turbolenta relazione della ragazza con la sua dimensione romantica. Più d'una volta l'amica gli aveva confidato di non essere serena nell'abbandonarsi a qualcun altro, e Adam l'aveva sempre aiutata a ritrovare se stessa, capendo quanto in situazioni così sovrastanti ci fosse bisogno di un invisibile filo esterno, pronto a riportarci in superficie quando le emozioni trascinano giù in una apnea quasi letale. Non avrebbe fallito neanche stavolta, attento a non interrompere il flusso di pensieri che sbocciava nello sguardo di Fae sino al proprio, fermo ma non pressante su di lei. «E porca puttana, Adam, io ne sono così felice da stare male.» Una sottile vibrazione uscì dal petto del guardiacaccia, trovando spazio in quell'aria che sapeva di pioggia ora che le lacrime di Fae erano sul ciglio dei suoi occhi, impazienti di poter cadere oltre esse anche se ancora immobili, ferme in una patina trasparente nei suoi occhi. «Ti rendi conto? Ho una fottuta paura di crollare, perché per la prima volta dopo-papà- …dopo tanto tempo, sento di appartenere a qualcuno.» Sempre silente, Adam continuò a guardare Fae piangere, restando appostato nel suo accogliente silenzio nel lasciare all'amica tutto lo spazio di cui aveva bisogno per accomodarsi nelle sue stesse emozioni, sedersi al centro di esse per esserne sopraffatta, mai sola. «Ma non voglio dover mettere una sua foto in un libro di poesie che mi ricordi chi era, quando non ci sarà più nessuno a cui appartenere.» Solo allora il guardiacaccia si avvicinò maggiormente a Fae, stringendo appena la presa su di lei nel prendere un respiro e gettarsi nel suo stesso mare d'emozione, nuotando verso di lei per raggiungerla ed offrirle supporto. Capisco le tue paure, Fae. Anche io le ho provate, in passato. Ma ciò che dici, non avere più nessuno a cui appartenere, non succederà. Esordì rincuorante lui, sempre placido ma senza mancare d'onestà. Tu avrai sempre me, la tua famiglia, ed anche Ivar. Tu hai noi, ed appartieni alle persone che hai scelto tu stessa. Non sei sola, Fae, e mai lo sarai. Ripercorrendo il passato con le invisibili lenti dei ricordi, Adam si sovvenne di quanto la paura di legarsi ad altri aveva paralizzato Fae, rendendola spettatrice del pulsare vivo del suo stesso cuore, eppure non ne ebbe timore neanche per un secondo. Sapeva che lei sarebbe stata coraggiosa proprio come aveva avuto modo di vedere alla Casa degli Specchi, e quello stesso ruggito avrebbe echeggiato nell'aria se ne fosse valsa la pena.
    «Scusami, sto facendo un dramma per niente, passami lo spinello che mi calmo, te lo prometto.» Le indicazioni di Fae non tardarono ad essere prese alla lettera dal giovane, che passandole lo spinello tra le dita, si avvicinò ulteriormente a lei per posarle un affettuoso bacio tra i suoi capelli. «Ah, e ho bisogno che tu mi dica che sei felice. Perché quando lo sei sto bene anche io. E per un po' mi basta.» Accolta l'amica in un abbraccio, Adam non potè che sorridere a quelle parole tanto premurose, e rispondendo con un calmo cenno del capo, le fornì una prima risposta. Si, io sono felice, sto bene. Esordì, dandosi conto ancora una volta di quanto delle domande tanto semplici richiedessero delle riflessioni così complesse. Posso dire di esserlo ormai da un po', ed ora che è arrivata Sam, lo sono ancor di più. Commentò sincero, mentre il cuore si stringeva in uno spasmo innamorato nel ricollegarsi al battito di quello di Sam, diventato ben presto il fulcro anche di quello di Adam. La felicità non era stata facile da raggiungere, piuttosto, era stata conquistata giorno per giorno, in una lotta continua e molto spesso ardua, che più d'una volta aveva esatto il suo prezzo in lacrime e dolorosi ricordi. Tuttavia, ora Adam percepiva una serenità pervasiva invadere ogni suo respiro, riportarlo a terra e lasciare che affondasse le sue radici in essa, non più spaventato di cadere. Sapeva che si sarebbe rialzato sempre e comunque, e che i suoi rami si sarebbero immancabilmente intrecciati a quelli delle persone e delle creature a lui più care, dandogli ulteriore stabilità e permettendogli di accogliere altrettanti affetti nelle ombre delle sue fronde, un po' come stava facendo con Fae, usignolo libero e meraviglioso, pronto a librarsi in volo. Non devi preoccuparti per me, però. Ora è di te che stiamo parlando, no? In realtà.. Mi chiedevo soltanto quando sareste venuti a dirmelo, e soprattutto chi dei due sarebbe arrivato prima. Abbandonandosi ad una lieve risata, il guardiacaccia rivelò ora in maniera più esplicita i suoi già affilati sospetti sui sentimenti reciproci dei suoi migliori amici, ben felice di aver finalmente udito la risposta che ormai da tempo aleggiava nell'aria, senza mai depositarsi nelle loro vite sino al momento opportuno. E come dicevo, capisco come ti senti. Ne parlavo anche con Sam qualche tempo fa - devi concederti di buttarti, ed in caso, di sbagliare. Non lasciarti fermare dalla paura; lo so che è importante, è l'istinto che ci permette di sopravvivere, ma non lasciare che ti privi di tantissima gioia - non apparterrai a nessuno solo e soltanto se sei tu a permettertelo. Concludendo il suo discorso con un ultimo bacio tra i capelli di Fae, Adam si concesse di sollevarsi, solo per andare a prendere della zuppa per lei, ora che potè sentire il suo stomaco richiedere qualche attenzione in più. Prima di farlo, però, il guardiacaccia posò le grandi mani ai lati del volto dell'amica, asciugando le sue lacrime con lievi carezze dei pollici, un sorriso gentile a rischiarargli il volto. Sei al sicuro. Dunque tornò in piedi, fermandosi qualche istante ad osservare la finestra; si sovvenne di quando, in cerca di risposte dopo aver intrecciato dei momenti più intimi con Jude, Fae era andata da lui per liberarsi dal nugolo dei suoi sentimenti. Erano usciti, godendo del bagliore della luna e della carezza del vento, tuttavia Adam stavolta non pensò neanche ad avvicinarsi alla porta d'ingresso per offrire all’amica quella opzione - se in quel caso Fae aveva tratto beneficio dall'esterno, era stato perchè aveva avuto bisogno di ritrovare se stessa. Pensando ad Ivar, invece, Adam sapeva già in cuor suo che lei fosse invece arrivata a casa.
     
    .
  5.     +4   +1   -1
     
    .
    Avatar

    I’m falling apart, I’m barely breathing. With a broken heart.

    Group
    Sindaco
    Posts
    6,842
    Reputation
    +3,691
    Location
    From Mars?

    Status
    Anonymes!
    Ogni volta che metteva piede dentro casa di Adam, Fae si lasciava il mondo alle spalle, fuori la porta -o la finestra- richiusa poi con lentezza. Si addentrava in un mondo parallelo dove ogni cosa aveva altri pesi e misure, dove tutto quello che le frullava nella testa diveniva più leggero e facile da espellere. Il cuore tirava un sospiro di sollievo e la testa perdeva la sua consistenza di pietra, abituata a difendersi dagli attacchi esterni per proteggere non solo se stessa, ma anche ogni più piccola ed insignificante parte del suo fragile corpo, cuore compreso. Si addentrava in un luogo che, ormai da diverso tempo, custodiva persino una parte di lei.
    Gli occhioni scuri e dolci di Adam si posarono immediatamente su di lei, rincorrendo quelli di Fae per tutto il tempo alla ricerca di una chiarezza che neanche la ragazza sarebbe stata capace di trovare guardandosi allo specchio. Eppure lui ci riusciva, Adam sapeva sempre quando quei tormenti arrivassero per appropriarsi di Fae e farle perdere brevemente la direzione, portandola a sbandare fuori strada. E lui, paziente, le restava costantemente attorno con una mano allungata nella sua direzione, pronta ad afferrarla e trattenerla, riportarla indietro per mostrarle nuovamente la giusta via. E naturalmente l’imbarazzante tentativo di Fae nel provare a mostrarsi tranquilla a lui fallì nel giro di qualche secondo, difatti neanche ebbe il tempo di mentire su quanto stesse bene, che lui le aveva giù domandato cosa davvero ci fosse che sembrava tormentarla quella sera. Tu avresti lo stesso istinto con me, siamo fratelli ormai. ammise lui allora, rispondendo teneramente alla domanda di Fae. E la ragazza arcobaleno, quella stessa ragazzina diventata ormai un po’ più donna, quella stessa donna che a volte preferiva lasciare il mondo fuori, il cuore al gelo, la mente al buio, quella stessa Fae dai capelli multicolore, per un momento, fu capace di vedere quegli stessi colori anche intorno a se e non solo sparsi fra i propri capelli. Nel momento in cui, infatti, quelle dolci parole scivolarono via dalle labbra dell’amico, qualcosa di tenero e caldo si sparse dentro al suo petto, portandola a sorridere piano e forse un po’ timidamente mentre sollevava lo sguardo su Adam e ritrovava nel suo sguardo quello stesso pensiero, così da riuscire a farlo proprio. Fratelli, sì, un po’ lo erano ormai diventati. Il bene immenso che Fae voleva ad Adam era inesplicabile, impossibile da metter giù a parole. Un legame che non aveva mai punti deboli, ma solo forti, solo nodi indissolubili che nessuno dei due mai avrebbe potuto distruggere o bruciare così da spezzare la corda che li teneva insieme. Un’amicizia che Fae avrebbe sempre e per sempre custodito con intensa gelosia e passione e mai avrebbe ceduto al tempo. Chinando il capo da un lato, poi, e abbassando lo sguardo sulle proprie ginocchia, Fae si lascia andare ad un breve momento di timidezza e tenerezza, mentre un sorriso dolce stendeva le sue labbra e ne portava gli angoli rosei all’insù, una piccola gomitata incontrava lievemente il fianco dell’amico, ancora seduto vicino a lei con un braccio attorno alle sue spalle, quasi a volerla proteggere da tutte le sue paure e sussurrarle che, anche nei momenti più buio o solo opachi, lui le avrebbe indicato il punto più luminoso da seguire. Una parola dopo l’altra, una frase dopo l’altra, quel garbuglio di pensieri venne fuori e prese forma di fronte agli occhi di Adam, il quale non mancò nel comprenderne ogni spigolo pungente. La strinse appena più forte, avvicinandosi a lei e posando lo sguardo nel suo si mostrò a lei per quello che era: un vero fratello, famiglia. Capisco le tue paure, Fae. Anche io le ho provate, in passato. Ma ciò che dici, non avere più nessuno a cui appartenere, non succederà. Tu avrai sempre me, la tua famiglia, ed anche Ivar. Tu hai noi, ed appartieni alle persone che hai scelto tu stessa. Non sei sola, Fae, e mai lo sarai. esordì il guardiacaccia, mettendo dinanzi agli occhi dell’amica un’evidente verità che, sebbene in quel momento sembrò ancora un po’ astratta, dopo aver preso vita nel cuore di Adam e sputata via come qualcosa di totalmente scontato, Fae fu quasi capace di credergli senza remore. E quelle parole, così chiare e semplici, s’infiltrarono nella mente di Fae sbocciando e riportando forse un po’ di calma e luce. Una volta afferrato lo spinello che Adam le aveva appena ripassato, ne aspirò una consistente boccata di fumo e tornò a voltarsi nella direzione dell’amico, questa volta chiedendogli se anche lui fosse felice, se stesse bene. Perché, più di ogni altra cosa, più della propria felicità, veniva quella delle persone a cui Fae teneva, quella di Meggy e zia Rory, quella di Adam. Loro e tutti gli altri erano il centro del suo mondo, anche se Fae mai si pronunciava al riguardo, preferendo tenere quell’amore spesso solamente per se. Si, io sono felice, sto bene. Posso dire di esserlo ormai da un po', ed ora che è arrivata Sam, lo sono ancor di più. commentò allora Adam, pronunciando il nome della sua migliore amica nello stesso momento in cui i suoi occhi si riempirono di una luce che Fae neanche avrebbe potuto mai descrivere a parole. Inaspettato, ciò che fra i due era nato, Fae aveva pensato dall’inizio che ci fosse qualcosa di magico a legarli, due anime così pure come quelle di Sam e Adam non avrebbero potuto trovare rifugio da nessun’altra parte, se non l’uno nel cuore dell’altra e viceversa. «Lo so, lo vedo e questa cosa mi rende contenta. Sam è la persona più buona che io conosca da tutta la vita, Adam. Lei è capace di un amore così grande da inghiottire tutto il resto e tu, credimi, sei l’unica persona che possa meritarsi tanta meraviglia e felicità perché il tuo cuore si riflette perfettamente nel suo.» aggiunse Fae, sorridendo teneramente in direzione di Adam mentre pensava a quanto, all’inizio, quei due l’avessero stupita. Il tempo, scorrendo, le aveva poi mostrato quanto i suoi due amici fossero capaci di desiderarsi con passione e trattarsi con dolcezza e niente, mai davvero niente, avrebbe potuto sostituire quella sensazione di pace e serenità che i due le donavano quando si tenevano anche solo per mano di fronte a lei. Non devi preoccuparti per me, però. Ora è di te che stiamo parlando, no? In realtà.. Mi chiedevo soltanto quando sareste venuti a dirmelo, e soprattutto chi dei due sarebbe arrivato prima. aggiunse poi Adam, lasciando che il proprio petto venisse smussato da una leggere risata. Si voltò a guardalo, Fae, spalancando appena gli occhi ed increspando le sopracciglia. Uno stupore che, dopotutto, pensandoci in quel momento e guardando per la prima volta l’intera situazione dall’esterno, Fae riuscì a trovare effettivamente fuori luogo. La vicinanza ad Ivar, tutti i momenti trascorsi insieme, il desiderio di stargli accanto e trascorrere anche momenti piatti assieme a lui, senza fare nulla, e solo per il piacere di starci insieme, portavano tutto ad un’unica e rilevante soluzione, un unico significato che, ormai chiaro anche a lei, era stato palese per chiunque li avesse osservati da lontano. Non disse nulla, lasciando però che le labbra si aprissero piano in un sorriso quasi compiaciuto, un po’ imbarazzato, stupido. Come avevano fatto ad accorgersene tutti e proprio loro due no? E come dicevo, capisco come ti senti. Ne parlavo anche con Sam qualche tempo fa - devi concederti di buttarti, ed in caso, di sbagliare. Non lasciarti fermare dalla paura; lo so che è importante, è l'istinto che ci permette di sopravvivere, ma non lasciare che ti privi di tantissima gioia - non apparterrai a nessuno solo e soltanto se sei tu a permettertelo. concluse Adam, sollevandosi poi lentamente dal divano e sciogliendo l’abbraccio che li aveva tenuti vicini fino a quel momento. Fae, lo sguardo ancora semilucido e le guance inumidite dalle lacrime sfuggite al suo controllo solo poco prima, lo seguì con lo sguardo mentre spegneva lo spinello nel posacenere riposto di fianco ai suoi piedi sul pavimento, per poi risollevarsi e ritrovare i grandi palmi delle mani di Adam pronti a sorreggere il suo viso ed asciugarlo, facendo sparire quelle lacrime attraverso i polpastrelli delle sue dita grandi. Gli sorrise dolcemente mentre portava le mani sulle sue e stringeva appena la presa sulle sue dita. «Grazie Adam, davvero. Per tutto quello che fai per me, per il modo in cui solo tu riesci a tirarmi fuori da questi stupidi ed irrazionali buchi neri.» disse piano, la ragazza arcobaleno, le sopracciglia inarcate e gli occhi sempre un po’ tristi. «Finché prometterai di starmi accanto per tutta la vita, giuro che prenderò ogni paura a calci in culo, Adam Kane. E’ una promessa.» sussurrò poi la ragazza, quelle iridi grandi e azzurre che andavano a perdersi all’interno delle più scure e profondissime del suo migliore amico. Famiglia, forse non era sempre e solo questione di sangue. Forse si creava nei luoghi in cui i buchi neri venivano risucchiati via per essere sostituiti da carezze e ciotole ricolme di zuppa calda.
     
    .
  6.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Vice
    Posts
    5,941
    Reputation
    +4,099

    Status
    Offline
    giphy
    Nella vita esistono legami impossibili da definire, altri che non mutano mai, ed altri ancora che si adeguano alle pieghe della vita, dilatandosi e raffinandosi ad ogni movimento. Tra Fae ed Adam si poteva dire che si trattasse di un caso eccezionale: il loro rapporto era tutte e tre le cose. All'inizio i due non erano altro che sconociuti, forse due persone agli antipodi sotto molti punti di vista, due parallele dal difficile incontro; Engel rappresentò la tangente in grado di tagliare in due il piano, permettendo ad entrambi di conoscersi, e poi anche quando lei ebbe proseguito col suo cammino altrove svanendo per sempre, Adam e Fae erano rimasti lì, insieme, immutabili. A quel punto erano amici. Si erano calati ad una profondità diversa che li fece crescere insieme - anche con Ivar - sino a sprofondare nell'oscurità più assoluta ed abitarla insieme, guardando l'uno le forme più spaventose dell'altra e viceversa. Non ne riemersero mai del tutto, ma andava bene anche così; del resto, non stavano più attraversando il buio da soli, e più esso si infittiva, più anche il loro legame si stringeva, plasmandosi per accogliere ogni mutazione della vita. Ora erano famiglia, e Adam pensò che sarebbe stato un ottimo punto in cui fermarsi, restare e custodirsi l'un l'altra. Tra Fae ed Ivar, nonostante la situazione fosse cambiata, ad Adam non parve altro se non un naturale evolversi degli eventi. Le loro vite erano da sempre inestricabilmente intrecciate, ed ora quel nodo si era semplicemente suggellato in qualcosa di diverso e che, per quanto ignoto e spaventoso, avrebbe portato ad entrambi la felicità che ricercavano l'uno nell'altra. Il fumo affiorato dalle labbra di Fae pareva quasi raggomitolare ognuno di quei pensieri in una fitta trama vaporosa, pronta però a dissiparsi al primo passaggio di una mano. Adam stava bene, ormai da tanto, ed aveva distintamente potuto avvertire il suo animo riassestarsi dopo gli eventi alla Spiegelhaus proprio perchè Ivar e Fae erano stati per lui i punti fermi capaci di aiutarlo a ricominciare. Senza di loro, quel processo si sarebbe rivelato tremendamente più arduo e lungo, una strada disseminata di dolorose trappole a cui Adam era riuscito a sfuggire grazie alla compagnia dei due amici. In quel quadro così sicuro si era inserita anche Sam, la cui presenza si era manifestata in tenere ed accoglienti forme, e che a prescindere da come si sarebbero evolute, Adam si sarebbe impegnato a custodirle con cura.
    «Lo so, lo vedo e questa cosa mi rende contenta. Sam è la persona più buona che io conosca da tutta la vita, Adam. Lei è capace di un amore così grande da inghiottire tutto il resto e tu, credimi, sei l’unica persona che possa meritarsi tanta meraviglia e felicità perché il tuo cuore si riflette perfettamente nel suo.» Ricambiando la tenerezza visibile negli occhi di Fae in un sorriso, Adam annuì trattenendosi vicino a lei, in grado di trarre serenità anche solo da quel contatto. Sono molto fortunato, sono circondato da persone preziose. Rispose sinceramente, ormai non più spaventato nell'avvertire il cuore traboccare d'amore e gioia concedendosi di provare ciascuna di quelle emozioni senza timore e senza remore. Per tanti anni, specialmente prima di lasciare Besaid, Adam si era sentito inadatto ed indegno dell'affetto altrui, troppo tagliente, ingombrante ed aggressivo per coloro che gli erano attorno, ed il fantasma di quella sensazione di inadeguatezza si era trascinato sino a toccare l'Adam del presente, ora molto cambiato dal ragazzo intimorito del passato. Ora conosceva il valore del perdono, dell'introspezione e dell'amore incondizionato, e con queste consapevolezze potè non solo rimediare agli errori commessi, ma anche andare avanti verso il futuro come uomo migliore. Poteva però capire Fae sin nel profondo, si ricordava di ogni sua visita più tormentata, quando i suoi occhi si riempivano di lacrime nel rinnegarsi più e più volte ad una felicità che l'attendeva ma che lei riteneva di non meritare. Era sempre stata lì, era sempre stata lei la luce che ricercava e che si ritrovava più volte a sfiorare senza riuscire a toccarla per davvero. Ivar l'aveva aiutata a vederla, e insieme Adam era certo che avrebbero potuto splendere ancor più brillantemente. Lo stupore di Fae fu accolto con una calorosa risata; il guardiacaccia era più che convinto che avrebbe ricevuto una reazione simile, tuttavia tutti coloro che avevano potuto essere testimoni del legame tra i suoi due amici avrebbero immediatamente letto il loro amore nei loro sguardi, forse molto prima di loro stessi. Quindi, restò adamantino nella sua posizione: si era trattato solo questione di tempo.
    Il sorriso di Fae aveva risposto più eloquentemente di mille parole. Fu allora che Adam tornò a parlare, cercando di domare per l'amica le sue stesse parole; sarebbe andato incontro a qualsiasi calamità affinchè Ivar e Fae non dovessero sopportarle, e pensava che rimpicciolire i timori di Fae per lei non sarebbe stato altro se non una minuzia nel quadro generale delle cose. Se avesse potuto, avrebbe garantito ad entrambi una vita per sempre serena, tuttavia era ben conscio di star desiderando l'impossibile. Quel che avrebbe fatto però sarebbe sempre stato vegliare su di loro, schermarli dai mali che avrebbe potuto allontanare da loro, e cacciar via le preoccupazioni nelle loro menti con un abbraccio, una parola o un pasto caldo, che come aveva sempre pensato, fa bene al cuore. Ora il volto di Fae era amorevolmente racchiuso tra i palmi di Adam, che nell'accarezzarlo lo privò di ogni lacrima, lasciando che bagnassero la sua pelle con il loro liquido salato oltre che delle ansie della ragazza, sperando che si potessero assorbire definitivamente dentro di sè senza più incupirla. «Grazie Adam, davvero. Per tutto quello che fai per me, per il modo in cui solo tu riesci a tirarmi fuori da questi stupidi ed irrazionali buchi neri.» Era caratteristica la malinconia che si celava dietro ogni sguardo di Fae; Adam aveva imparato a conoscerla ed a volerle bene così come ogni altro lato dell'amica, ed ora non gli pareva altro se non un abbraccio familiare, un mansueto "andrà tutto bene" dietro ogni lacrima, uno che il guardiacaccia avrebbe voluto amplificare. Per quanto Fae a volte sembrasse desiderare altro da se stessa, era certo che avrebbe trovato proprio dentro di sè tutti gli strumenti che le sarebbero serviti per essere felice. «Finché prometterai di starmi accanto per tutta la vita, giuro che prenderò ogni paura a calci in culo, Adam Kane. E’ una promessa.» La ascoltò con attenzione, ed un bagliore orgoglioso tinse lo sguardo del giovane, che annuì con fierezza a quelle parole e stampò un ultimo bacio contro la fronte di Fae, come ad imprimere quella promessa in entrambi. Non devi ringraziarmi, sono io che dovrei ringraziare te per la fiducia che mi concedi. Esordì tenendola stretta per qualche attimo ancora, prima di sollevarsi e condurre la ragazza arcobaleno verso la sua fumante tazza di zuppa. Una promessa è una promessa. Però... la manterrò solo se mangi tutto, okay? Mangiare fa bene al cuore! Affermò infine in una bassa e contenta vibrazione, delle fusa felici interrotte solo dalla risata che accarezzò l'udito di Fae, di cui sempre Adam si sarebbe preso cura proprio come lei ed Ivar avevano sempre fatto con lui. I veri legami di famiglia del resto sono questi, profondi, viscerali, incondizionati; Adam era pronto a viverli con le persone che tanto speciali gli avevano concesso non solo di amarlo, ma anche di essere amati di rimando, tanto con delle parole di supporto e caldi abbracci, quanto con nuvole di fumo e zuppe di zucca.
     
    .
5 replies since 4/10/2019, 19:43   152 views
  Share  
.
Top
Top