Old habits

Ariadne & Xavier

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    Non a tutti piaceva il suo modo di lavorare,quando era a New York la gente considerava strano che una come lei desiderasse incontrare tutti i clienti,tutti gli aspiranti scrittori.
    La realtà era che ad Ariadne piaceva il contatto con le persone,non c’era niente di più umano che toccare qualcuno,vederlo,sentirlo parlare o vederlo muoversi .. era molto più facile conoscere qualcuno osservandolo davanti ai propri occhi.
    Le recensiste prima di lei avevano un approccio più freddo: se ne stavano dietro ad una pila di manoscritti e prime stampe,leggevano tutto lasciando che il lavori restasse li,sulla Loro scrivania dove l’avrebbero trovato ad aspettarle il giorno dopo. Tutto era calmo,tutto era piatto.
    Lei aveva un approccio diverso.
    Lei si portava i libri anche nella mensa in azienda e li leggeva tra una forchettata e l’altra,e spesso li portava a casa leggendoli durante un lungo e rilassante bagno caldo,in un bar tranquillo assieme ad una cioccolata,o nelle serate new yorkesi più fredde mentre era davanti al piccolo camino sotto al plaid.
    Inoltre lei invitava continuamente gli scrittori,i giovani autori,a raggiungerla in redazione o molto spesso in un bar,dove poter parlare e conversare e dove le sarebbe stato più facile comprendere un libro conoscendone il suo autore. La aiutava ad immedesimarsi.
    La verità era che Ariadne era una perfezionista,le piaceva che le cose che le venivano assegnate e che quindi dipendevano da lei,fossero fatte a modo e bene. Ed alla fine quel sul approccio si era dimostrato vincente al punto da dimostrare la sua bravura in cui che faceva ed essere apprezzata per il suo operato.
    Era vero che aveva lasciato la sua vita di New York e la redazione,ma aveva lasciato anche un grande vuoto a colei che l’avrebbe sostituita e se ne era resa conto quando qualche giorno fa aveva ricevuto la chiamata del suo ex capo che le aveva proposto di valutare la recensione di un nuovo aspirante scrittore alle prese con la pubblicazione del suo primo libro.
    Aveva mantenuto alcune delle amicizie quindi sapevano dove si era trasferita e cosa facesse ora e quando il libro di Xavier era arrivato sulle loro scrivanie avevano immediatamente pensato a lei dopo aver letto che il giovane viveva a Besaid.
    Ariadne si era domandata quanto tempo fosse passato da quando si era presa un attimo per gustarsi un buon libro e nonostante si fosse lasciata New York alle spalle quella proposta solleticò il suo ego ma anche la sua curiosità e così aveva accettato.
    Nei giorni seguenti aveva ricevuto una copia del libro ed i contatti dell’autore e si era messa in contatto con lui spiegandole chi fosse e se avessero potuto incontrarsi per un caffè per parlare di lui e del libro stesso.
    E così aveva fatto, dopo aver ricevuto un feedback positivo.
    Aveva indossato un paio di jeans e un maglione bianco,aveva raccolto i capelli di lato in una treccia e si era seduta ad uno dei tavoli del pub ordinando una lemon soda mentre attendeva Xavier.
     
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    Camminava a passo svelto sgusciando tra chi si affacendeva per ripararsi, pochi e intrepidi guerrieri contro un vento impietoso. Aveva in effetti sentito che quello sarebbe stato uno dei primi giorni davvero freddi dell'anno, ma non aveva dato retta alla notizia. Secondo lui non c'era da fidarsi dei meteorologi, non ne azzeccavano mai una. A parte quel giorno, ovviamente. Quel giorno Xavier s'era pentito di non aver posto più fiducia in quell'illustra branchia del sapere che, ammetteva con rimpianto, avrebbero potuto salvarlo dall'ipotermia. Non uno straccio di sciarpa né l'ombra di guanti. Ben mi sta, pensò soffiando fiato caldo sulle mani strette a coppa mentre aspettava impaziente che scattasse il verde. Click. Sguinzagliate i pedoni! Attraversò la strada guardando prima a destra e poi a sinistra, sentendosi davvero al sicuro solo una volta raggiunto il marciapiede opposto. Da quando a tredici anni una macchina l'aveva presto in pieno e nel pieno centro di San Francisco, Xavier non aveva più guardato alla strada con gli stessi occhi. Non solo aveva fretta di scaldarsi, ma non vedeva anche l'ora di incontrare quella donna misteriosa che, sorpresa sorpresa, voleva parlare del suo libro. E di te. Erano giorni che cercava di scacciare quel pensiero, preoccupato all'idea di cosa avrebbe detto. Ammettiamolo, la sua non era una vita incredibile o entusiasmante. La cosa più wow che gli fosse capitata negli ultimi mesi era successa per sbaglio e non poteva parlarne con nessuno. Lyra era apparsa così, d'improvviso, scardinando ogni certezza nella vita dell'uomo. Se non poteva parlare di quella magia però, con cosa se la sarebbe cavata? Parlare di sé in modo serio e sensato non gli riusciva sempre bene, finiva per blaterare e darsi la mazza sui piedi. L'unica cosa che sapeva fare bene era scrivere e, fra le varie cose, era così che parlava a sé stesso di sé. Gli altri? Non sempre coglievano nei suoi scritti la sua voce. Chissà se lei, questa certa Ariadne, vi fosse riuscita. Alcuni editori erano persone dotate di una sensibilità diversa, fuori dal comune, e molto simile per certi versi a quella degli artisti. Chissà Ariadne, chissà.
    Tra un volo pindarico e l'altro, Xavier era nel frattempo giunto alla destinazione della quale imboccò l'entrata senza pensarci due volte. Dentro era piacevole, caldo al punto giusto ma abbastanza da far appannare gli occhiali che portava sul naso. Xavier modalità defrost. Se li tolse riponendoli nella tasca del cappotto fra cui poi avrebbe dovuto rovistare in cerca della lente che, era sicuro, si sarebbe persa lì dentro. Era miope, quindi finché avesse guardato il menù e la donna da una distanza decente tutto sarebbe filato liscio. Il locale era ancora vuoto degli avventori notturni, ideale per una chiacchierata senza dover urlare per farsi sentire. Detestava quelle cose, d'altrone era vecchio dentro. Guardandosi intorno parve realizzare per la prima volta che non aveva la minima idea di che faccia avesse, questa Ariadne. Con le mani che nervose si tormentavano, iniziò a ispezionare meglio la sala alla ricerca di un volto che potesse in qualche modo tradire il proprio nome. Scartato il settantenne che borbottava da solo e quello forse di qualche anno più giovane che faceva un solitario, erano tre le donne presenti lì dentro e ognuna era intenta a fare qualcosa. C'era una ragazza che leggeva un libro, dettaglio compromettente vista la natura del loro incontro; nell'angolo più a destra, invece, una signora scribacchiava su un taccuino minuscolo. Potrebbe essere anche lei, pensò. E poi c'era una ragazza bionda che gli dava le spalle, intenta a sorseggiare un drink frizzantino. Provò con la prima, il libro era a suo favore, ma gli andò male: non sembrava neanche parlare norvegese. Allora provò con la signora più anziana, beccandosi un'occhiataccia da far tremare anche il più intrepido guerriero. Alla fine, stanco e parecchio imbarazzato, Xavier si sedette pesantemente di fronte all'ultima donna: la misteriosa bionda. Ariadne? Chiese per la terza volta, la voce stanca ma comunque speranzosa. Ti prego dimmi che sei tu. Da ritardatario perenne, non gli era venuto in mente che forse la donna che cercava non fosse ancora arrivata. Si fissò le righette marroncine che svettavano sul bianco del maglione indossato, i palmi delle mani aperte sui pantaloni beige. Sudavano. Rialzando lo sguardo notò il libro che la donna teneva di fianco al gomito, sul tavolino di legno. Nonostante non fosse ancora rilegato, Xavier lo avrebbe riconosciuto ovunque. Oh. Ciao...Sono Xavier ma questo l'avrai già capito. Possiamo darci del tu? Una domanda senza senso, la sua, dal momento che aveva già deciso lui per entrambi. Allungò la mano in attesa che Ariadne la stringesse, un sorriso simpatico e un po' emozionato sulle labbra. Ti immaginavo diversa, sai? Si morse la lingua, quella stramaledetta boccaccia. Non voglio dire la classica editrice con gli occhiali sulla punta del naso e la testa sempre china su un libro, ma quasi. Alla fine anche i migliori scrittori, o semplici esseri umani, possono cadere vittima di certi odiosi clichè. Sorrise più ampiamente per farle capire che stava scherzando, era ovvio. Ordinò una coca cola, era meglio stare alla larga dagli alcolici (l'effetto che avevano su di lui era repentino e senza freni), poi tornò a concentrarsi sulla donna. Allora, che te ne pare? Non farmi troppo male con la tua onestà. La buttava sempre sul ridere quando era nervoso. Accennò un po' titubante alle pagine sul tavolo.
     
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    Uno dei momenti che apprezzava di più quando lavorava al giornale e viveva a New York,era la sincronia perfetta tra l’atmosfera ed il suo lavoro.
    Il periodo di Natale,quando un fitto e candido manto bianco sovrastava ogni centimetro della metropoli,quando in giro si vedevano passeggiare persone incappucciate nei loro cappotti pesanti,nei loro cappelli,sfregandosi le mani inguantate tra di loro facendo fuoriuscire una nuvola di vapore per scaldarsi.
    Non era brava a mettere dei limiti,non riusciva mai a dividere la sua vita o gli aspetti di essa in compartimenti stagni,non riusciva - per quanto in certi casi potesse essere un problema - a tagliare fuori alcune situazioni da altre. Era il genere di persona che se era triste a lavoro si vedeva,nonostante provasse a gestirsi comunque bene dando il meglio di se sempre e comunque, non credeva neppure di doversi sforzare di essere diversa perché secondo Ariadne “le emozioni non andavano frenate o contenute,facendo parte dell’essere umano non si aveva potere ne controllo su di esse” alla fine,il bello delle persone stava anche in quello: nel sapere che fossero sincere in ciò che mostravano proprio perché alcune di esse non sapevano mettere un freno,lei in primis. Così come nel lavoro. Ary non riusciva a chiudere un libro quando l’orologio segnava le 18 e l’orario lavorativo terminava dando così la possibilità a tutti di chiudere quel momento in un cassetto per riprenderlo la giornata successiva e passando ad altro. Lei no. Magari cambiava luogo,ma se era immersa nella lettura portava con se il libro e continuava a leggerlo ancora,soprattutto quando le pagine di esso sapevano inebriarla e trasportarla in una realtà del tutto nuova. Quando l’inverno bussava alle porte della città e i fiocchi di neve invadevano le strade,i tetti,bagnando i cappucci dei passanti ed i suoi,Ariadne cercava i bar meno caotici,magari quelli in stile antico,circondati da libri e da divanetti, e davanti ad una cioccolata calda con panna e una spolverata di cacao continuava la sua lettura: dio non c’era niente di più bello del Natale di New York,non c’era atmosfera che eguagliasse quella che lei aveva respirato in quella città.
    Ed aveva fatto la stessa cosa con il libro di xavier,anche se non era più nella grande mela,anche se li era solamente autunno ed anche se quello non era più il suo lavoro.
    In realtà aveva pensato che non c’era nulla che la obbligasse ad accettare,ma in realtà non c’erano neanche motivazioni per cui non dovesse farlo. Ariadne amava il calore che un buon libro sapeva esprimere ed aveva amato ogni parte del suo lavoro quando si trovava nella grande città cosmopolita, e quando il suo vecchio capo le aveva parlato dell’importanza del giovane ragazzo come autore emergente,la curiosità aveva prevalso in primis per se stessa.
    Giunta poco prima di lui nel locale,le fu facile assistere alla scena che lui messe in atto senza volerlo. In realtà si senti’ molto sciocca: una precisa come sapeva essere lei non aveva o minimamente pensato di dare al giovane qualche indicazione.. e dire che aveva letto anche trame simili in passato; avrebbe potuto dire qualcosa che lo colpisse in quanto scrittore come “sarò quella in rosso” oppure “avrò una sciarpa verde” . Tuttavia anche quella scenetta la aiutò a metterlo inizialmente a fuoco e darle un idea di chi avrebbe avuto davanti quando le donne del locale sarebbero finite e lui si sarebbe rivolto per forza di cose a lei. Stava soffocando una risata con la mano,le sorridevano gli occhi in realtà mentre ascoltava i tentativi a vuoto del giovane ma provando sollievo nell avere la certezza che non si sarebbe ritrovata a parlare con un pavone pieno di se ma con un ragazzo un po’ goffo che meritava ogni sua attenzione e curiosità.
    Lo lasciò parlare a macchinetta - era chiaro che il nervosismo la stesse facendo da padrone - tuttavia si agganciò al fatto che lui non aveva atteso una sua risposta ma aveva dato per scontato che essendo l’ultima donna presente doveva trattarsi per forza di cose di lei. E se lei fosse stata una ritardataria? Se non fosse ancora arrivata? e se non fossi io? Sono curiosa... cosa faresti? provo’ a restare seria per qualche istante prima di regalargli un ampio e divertito sorriso. Poverino,non voleva torturarlo più del dovuto.
    Ti immaginavo diversa, sai? Non voglio dire la classica editrice con gli occhiali sulla punta del naso e la testa sempre china su un libro, ma quasi
    Ariadne ripensò invece a quanto le avesse rivolto lui mentre si sedeva e ordinava da bere per se stesso. Lei dal canto suo diede un sorso alla tisana al gelsomino che aveva ordinato appena arrivata e lo guardò curiosa questo mi lascia presupporre che tu non abbia incontrato molti editori! O forse ne hai incontrati troppi... tutti uguali? la frase retorica la portò ad arricciare il naso pensierosa ma il tono restò molto leggero e divertito. ad ogni modo non lavoro più in quel campo... ma la mia editrice dice che sei un vero talento e che il tuo libro dovrebbe essere qualcosa di nuovo e di imperdibile ... e visto che mi trovo qui ha mandato me che sono come si dice ‘nel posto giusto al momento giusto? ‘ dopo avergli sorriso con cordialità,mise al centro del tavolo che condividevano il piattino contenente i biscotti di frolla che le avevano portato di accompagnamento al the,così che anche Xavier potesse approfittarne se ne avesse avuto voglia.
    ad ogni modo non mi piace iniziare subito con le domande.. non so con quante persone hai già parlato del tuo libro o se sono la prima ma ... io faccio le cose in modo diverso,non amo avere un metodo standard e non mi piace essere troppo formale! Perché non inizi a parlarmi tu del tuo libro? Qualsiasi cosa ti venga in mente a riguardo.. .
    Bisognava creare una sinergia con le persone,bisognava creare fiducia,creare in piccole legame che aprisse un canale di comunicazione chiaro e sincero e lei preferiva metterci del tempo ma sapere di fare le cose con cura piuttosto che improvvisarsi come una sorta di giornalista minuta di taccuino e domande standard che si era preparata precedentemente. Quindi gli lasciò completamente la scena,mentre lei,osservandolo cauta,beveva un altro lungo sorso del suo the al gelsomino.
     
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    La vedi quella signora? Ecco, le chiederei la sciarpa in prestito per impiccarmi.≫ Ecco cosa avrebbe fatto Xavier se avesse sbagliato per l'ennesima volta persona. Il solito drammatico, va bene, ma non a caso il protagonista dei suoi scritto finiva quasi sempre per morire ammazzato. Non era forse quello a cui tutti i grandi personaggi erano destinati? "Vivere tanto a lungo da diventare il cattivo." Citazione sbagliata, sorry. "Morire come si è vissuti". Ecco, questa può andare. Triste che fosse proprio quello il modo più glorioso che gli era venuto in mente per morire; esplicativo su che razza di insulsa vita avesse vissuto. Noiosa, solitaria, normale. Fino ad ora.
    Ci mise qualche secondo di troppo, perso com'era a elucubrare sulla migliore morte vista in un film, ma alla fine si aprì in trentun denti di sorriso (aveva il canino destro inferiore finto che non contava mai perché fakefakefake e lui era solo per il real), maldestro tentativo di tranquillizzarla. Perché sì, era povero, solo, denutrito e forse un po' depresso però hey: barcollo ma non mollo, giusto? Dunque, era chiaro, scherzava! Ah ah ah. La messa a fuoco tornò su quel viso ovale, lo sguardo che riacquistava lucidità giusto il tempo di venire investito da quei complimenti decisamente inaspettati. Ai ai, se c'era una cosa che non sapeva fare, era ricevere lusinghe senza arrossire come un adolescente alla scoperta degli effetti della pubertà. Si grattò il retro della nuca mentre del calore inondava i pori sulle guance coperte dalla barba sottile. ≪New York?! Mi sembrava di riconoscere l'accento! Io sono di San Francisco.≫ Lo aveva entusiasmato molto il fatto che Ariadne fosse una connazionale. Aveva viaggiato fino all'altro capo del mondo nella speranza di scoprirne di più sul lato della sua famiglia che era sempre stato avvolto dal mistero, quello paterno, senza rendersi fino a quel momento conto di quanto ci si potesse sentire soli in una terra straniera. Ripensando a quei pochi mesi trascorsi a Besaid, Xavier non poteva dire di essersi ancora costruito una vita lì. Con la casa cosparsa ancora di scatoloni da aprire, all'uomo sembrava di essere sospeso in un limbo da lui stesso creato. Dietro di lui l'America significava madre, casa, amicizie e sicurezza, ma anche questioni irrisolte, un matrimonio fallito, porte troppo pesanti da poter chiudere del tutto. Davanti, invece, solamente bianco. La Norvegia fino ad ora gli si era presentata solo così, una distesa montuosa di spuma lattea, freddo bestiale e molteplici tentativi di frattura del coggine, cortesia di spessi strati di liscio ghiaccio sparsi praticamente ovunque e nei posti meno pensabili. Quello spazio niveo si presentava come un nuovo inizio per lui, un candido foglio word pieno di promesse. E di paure. Nessuno lo sapeva bene quanto Xavier: l'entusiasmo della pagina pulita poteva trasformarsi nel terrore di non saperla più macchiare di buon inchiostro. Quante volte durante un blocco s'era trovato paralizzato dalla convinzione di non saper più scrivere? E se aveva davvero perso quell'arte, cosa gli rimaneva? Era lo stesso smarrimento che provava da quando era arrivato nella piccola cittadina, paura questa volta indirizzata tutta verso il proprio futuro. Era venuto lì per cercare di comprendere quel padre che mai aveva davvero conosciuto. Ma se in mezzo a tutto quel bianco non fosse riuscito a trovare le risposte che andava cercando? Il foglio lindo è la peggior cosa che possa capitare a uno scrittore, e il silenzioso nulla a chi cerca di colmare uno spazio lasciato per anni vuoto. Solitamente, il blocco dello scrittore passava, scacciato via da un'intuizione geniale o un'epifania. Ma se lì non fosse mai arrivata la primavera? Rischiava di impazzire, fra tutto quel candore. ≪Oh wow, ricordami di ringraziare la tua editrice per le belle parole! Spero che continuerai a pensare che tu sia giunta "nel posto giusto al momento giusto" anche dopo averlo letto.≫ Afferrò con riconoscenza uno dei biscottini che Ariadne aveva gentilmente deciso di condividere, e lasciò che la consistenza burrosa gli impastasse la bocca. Per questo ci mise un po' a masticare e ingoiare il dolcetto. ≪Accipicchia, overdose da zuccheri in avvicinamento!≫ Scherzò per poi bere un sorso che liberò definitivamente le vie esofagee. ≪Il mio libro... ≫ Dovette bloccarsi. Non trovava le parole. Deglutì passando una mano sul maglione per scacciare via i piccoli residui del biscotto imprigionati nei punti. ≪Parla di un ragazzo normale che conduce una vita normale fino a quando una perdita importante non lo spinge oltre i confini di "casa", alla ricerca di un passato sempre rimasto nell'ombra. Credo si possa definire un romanzo di formazione, dove la ricerca apparentemente esterna del protagonista si rivela poi condurlo a scoperte importanti su sé stesso e sulla sua natura. È abbastanza forte, a volte raggiunge sfumature un po' cupe che non ci si aspetterebbe da uno come me. ≫ Si indicò con l'abbozzo di un sorrisetto dolce. Si stava mettendo in gioco moltissimo, Xavier, anche se contava sul fatto che Ariadne, non conoscendolo ancora, non avrebbe potuto cogliere fino in fondo la natura tendenzialmente autobiografica del racconto. Tutti gli uomini sono fatti di luce e di ombra, e da trentanni a questa parte soffocava con tutte le forze i suoi angoli oscuri. Per moltissimo tempo gli era sembrata la cosa giusta da fare, allentare la presa e trovare sollievo tra le pagine da lui scritte bastava per fargli tirare il fiato. Non aveva mai fatto leggere a nessuno quegli sfoghi, destinati a far polvere nei cassetti. Con gli anni però le cose stravano cambiando, e le valvole di sfogo erano sfociate nel mondo reale. Doveva cercare di lasciarsi andare, accettare di non essere perfettamente buono e completamente candido. Non era così semplice, sopratutto per lui, rischiare di deludere le persone nella sua vita. Ma soffocarsi a cosa lo aveva portato? A perdere tutto. Come Beatrice, la sua ex moglie, e ogni piano che avesse mai fatto per il loro futuro insieme. C'era voluta una forza sovraumana per decidere di stampare, rilegare e consegnare quel volume nelle mani di altri. Era come donarsi a qualcuno e questo qualcuno fosse ignaro di aver fra le mani un'anima. Romanzata, arricchita, ma pur sempre una persona. Maneggiare con cura. Aveva parlato a lungo ma stranamente con calma, ritrovandosi poi in silenzio a contemplare lo sguardo azzurrino di Ariadne che sembrava lampeggiare da dietro la tazza di the al gelsomino. ≪Uhm, lo so che stiamo parlando del mio libro ma, sono curioso...Perchè ti sei trasferita qui? E in che campo lavori adesso?≫ Non era solo per spostare l'attenzione da lui a lei che aveva posto quelle domande, la curiosità di scoprire qualcosa in più sulla connazionale era pura e genuina. ≪Scusa se sono indiscreto, non devi rispondere per forza. È che in fondo il tuo lavoro non è più quello di ascoltare scrittori megalomani esaltare i propri libri, possiamo prenderci una pausa, no?≫ Afferrò il secondo biscottino, sgranocchiandolo con gusto. ≪La vita da expat può essere solitaria, sono sicuro che puoi capirmi, una nuova amicizia è come una benedizione! ≫ Parlare di quel libro lo aveva preoccupato da morire e essere riuscito finalmente a farlo lo aveva in qualche modo risollevato. ≪Sai, quel libro è finito da un pezzo ma non aveva mai avuto il coraggio neanche di parlarne. Con te è stato abbastanza semplice! Qualunque sia il tuo metodo "non standard", sappi che funziona! Ah, ecco che lo scrittore da strapazzo ricomincia a parlare del proprio libro, fermatelo! Vuoi qualcos'altro da bere? Offro io. ≫ Chiese dopo aver notato che la tazza di Ariadne era ormai vuota.
     
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3 replies since 8/10/2019, 20:50   212 views
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