l’altra dimensione

Ophelia ft. Jesper / 12.12.19

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    Ophelia Jensen-Spector | '94 | proiezione mentale | sheet

    Natale era alle porte ed Ophelia, adorava quel periodo dell'anno. Per una piccola parte della sua vita, aveva visto il natale come uno dei momenti più malinconici, dopo la perdita di sua madre infatti non riusciva ad apprezzare quella festa perchè, sentiva più forte l'assenza di questa eppure, nel corso degli anni, suo padre era riuscito nuovamente a fargliela apprezzare. Le piacevano le luci, il calore delle candele profumate all'arancia e cannella, l'odore del forno che era sempre pronto a regalarti aromi di mele cotte aromatizzate alla cannella. Poi c'erano le decorazioni, che apprezzava particolarmente se erano dei colori della natura oppure, rosse ed oro. Ophelia, era un piccolo elfo di natale ed una delle cose che apprezzava di quel periodo, era il tempo libero che riusciva ad avere per dedicarsi a delle attività amatoriali che le piaceva svolgere: poteva creare lei stessa le decorazioni, poteva fare pacchetti regalo personalizzati e ben preparati, poteva preparare delle torte e dei piccoli doni ai meno fortunati e soprattutto, poteva dilettarsi con suo padre Robert, nell'arte di addobbare casa, come fosse stato un castello di elevata importanza. Non gli bastava, decorarne gli interni ad uso comune, Robert aveva il compito di addobbare anche gli esterni mentre Ophelia, installava ulteriori addobbi in giro per la casa, come gnomi dalle diverse dimensioni, stelle di natale ed altri gingilli che si divertiva a creare o comprare in giro.
    Fù proprio in uno di quei momenti di puro diletto, che Ophelia ricevette un messaggio da Oliver, l'artigiano con cui collaborava per la creazione delle borse:
    CITAZIONE
    Buongiorno dolce Ophelia! Sono stato contattato dalla famiglia Saetre, per realizzare un paio di articoli personalizzati per la loro tombola di beneficenza annuale. Ho pensato a te, per poter studiare qualcosa di nuovo o sofisticato. Ti andrebbe? Fammi sapere

    Dolce Oliver. Era sempre così gentile nelle sue richieste, che Ophelia raramente riusciva a dirgli di no. Aveva circa sessant'anni e, seppur lavorasse nel settore della pelletteria, era un convinto vegetariano. Ophelia si era chiesta spesso se quella sua scelta, fosse legata anche ad un rigetto dovuto dal suo lavoro eppure, non era mai entrata in merito per scoprirne la cosa. Era felice comunque, di poterlo aiutare ed ancora di più lo era se oltre a lui, poteva aiutare persone meno fortunate. Rispose quindi in modo positivo all'artigiano che, non tardò a ringraziarla di cuore.
    Aveva un'idea Ophelia e, seppur un pò di vergognasse nel doverla esporre ed inviare la richiesta, decise finalmente di aprire Instagram e di andare nella pagina ufficiale di Jesper Saetre, iniziando a digitare un messaggio privato.
    CITAZIONE
    Ciao Jesper, come stai? è un pò che non ci sentiamo e, volevo ancora ringraziarti per avermi invitata a quella mostra stratosferica! Non ero mai stata ad un evento d'arte così innovativo e, è stato fuorviante e d'ispirazione.
    Ti stavo cercando, perchè l'artigiano per cui ti avevo raccontato disegnare delle borse, è stato ingaggiato dai tuoi parenti per la tombolata natalizia di beneficenza e, mi chiedevo se avessi il tempo e la voglia di collaborare in un paio di pezzi.. così da alzare la posta in gioco e la raccolta fondi... come si dice?! a natale siamo tutti più buoni, no?! fammi sapere :)

    Era molto che non si sentivano, almeno un paio di mesi e si sentiva in difetto a mandargli quel messaggio eppure, sapeva di fare la cosa giusta.

    Aveva conosciuto Jesper quando si era soffermata più del dovuto, su di un quadro di una delle sue prime mostre ufficiali svolte a Besaid. Tale quadro, l'aveva colpita particolarmente perchè ritraeva una scena madre/figlia che, era impressa forte anche nei ricordi della sua infanzia. Si soffermò a guardarlo, ricordando attimi ormai lontani, vissuti con sua madre e che le stimolarono un sorriso dolce amaro sulle labbra. Jesper allora, ormai a galleria vuota, decise di avvicinarsi a lei e chiederle se le piacesse il quadro. Aveva notato che lo stava osservando da molto tempo e probabilmente, era riuscito a percepire anche l'emozione che aveva scaturito in lei, osservandone il volto e gli occhi appena lucidi.
    Parlarono un pò quella sera, prima della chiusura della galleria. Ophelia chiese lui del suo lavoro ed altre informazioni su quel quadro che aveva dipinto. Lui le spiegò come amasse fermare su tela attimi di quotidianità che spesso, si davano per scontati e che invece avevano un peso importante nelle loro vite. La giovane rimase molto affascinata da quelle parole, riconoscendone la pura verità e da allora, prese a frequentare tutte le poche mostre che il giovane esponeva nella cittadina. Iniziarono a seguirsi sui social e di tanto in tanto, condividevano qualche like o commento divertito, fino a quando Jesper, non decise di invitarla a quella mostra interattiva che volevano installare vicino a Besaid, in una chiesa sconsacrata.
    Fù la loro prima vera uscita tra amici, dove non si soffermarono solo a parlare di quadri e di arte ma dove, iniziarono a conoscersi un po’ come persone. Ophelia apprese che lui viveva tra Oslo e Besaid, dove nella prima aveva residenza e galleria d'arte, nella seconda parte della sua famiglia. Ophelia invece, gli raccontò che stava ancora studiando e che, partecipava anche a dei corsi di disegno sul tessuto - passione che condividevano! - oltre al fatto che producesse delle borse in collaborazione con questo piccolo, ma famoso, artigiano di Besaid che lavorava tutte le sue borse esclusivamente a mano e che quindi, aveva solo pezzi unici.
    La risposta di Jesper, non tardò troppo ad arrivare e ammise di essere curioso di scoprire, cosa Ophelia avesse in mente. Non sapeva se poteva effettivamente partecipare alla cosa, perché forse doveva preparare un'esposizione in quel periodo ma, era comunque disponibile ad incontrarla per capire meglio di cosa si trattasse il progetto e, dargli effettivamente o meno la sua disponibilità. Ophelia fù contenta di quella risposta e lo invitò ad incontrarla all’Anthemis per discutere insieme del progetto ed assaggiare ottime bevande e cibi freschi. Aveva un po’ di ansia nel dover incontrare il ragazzo e dovergli esporre i suoi bozzetti - essendo lui stesso un pittore, mentre lei era solo una progettista - e quindi, decise almeno di fissare in un luogo a lei familiare.
     
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    Jesper Mads Saetre

    Mattina, aeroporto di Bergen

    L’aeroporto era gremito di gente, eppure mancava ancora diverso tempo alle feste di Natale, di solito per quel periodo ogni luogo di collegamento col resto del mondo si riempiva. Era sicuro di non aver sbagliato mese dell’anno, quindi non poteva far altro che guardarsi attorno con un sorriso divertito e osservare le storie che gli scorrevano davanti agli occhi. Ogni persona lì dentro veniva da un volo diverso, da un’esperienza diversa, ciascuno col suo vissuto e il suo motivo per essere lì. Jesper si soffermò a guardare un padre di famiglia probabilmente single che intratteneva i suoi due gemelli di circa cinque anni con degli oggetti comuni improvvisati a giochi. Ecco, quello era il tipo di realtà che lui amava raccontare nei suoi dipinti, rendere arte i piccoli gesti di tutti i giorni. Eppure dall’altro lato c’era la sua vita quotidiana che non aveva nulla a che vedere con quegli attimi così onesti. A parte quelle poche volte che poteva permettersi di starsene chiuso in casa, era sempre dressed to impress, pronto ad attraversare improvvise tempeste di flash impazziti e microfoni invadenti. Gli sarebbe piaciuto passeggiare per il ritiro bagagli indossando una tuta sportiva e una felpa, ma oltre al suo autista lì a Bergen non sapeva cosa lo aspettasse fuori dalle porte automatiche. Jesper sospirò ed afferrò il proprio bagaglio da stiva quando lo vide, lo mise in piedi sulle ruote e si diresse fuori rapidamente. Si guardò intorno e riconobbe subito Ian che teneva un cartello col nome fasullo che avevano inventato per quell’occasione. “Gregory Lane” era la sua identità per quel weekend, era un nome da vecchio, ma ne aveva avuti di peggiori. Per evitare che i paparazzi e i giornalisti assalissero il suo autista privato sceglievano un nominativo in codice che serviva a sviare quel nugolo di sanguisughe che lo inseguivano ovunque. Ormai Jesper ed Ian si conoscevano da anni, ma era diventato un gioco per loro quello di creare delle identità, a volte sceglievano nomi di personaggi di serie televisive oppure altri che contenevano giochi di parole davanti ai quali era impossibile rimanere seri.
    ”Buonasera, Gregory. Fatto un buon volo?” l’autista si premurò di levargli le valige dalle mani e di accompagnarlo verso l’uscita fino alla macchina che era parcheggiata dall’altro lato della strada. ”Non è stato male, Ian. Giusto un balletto russo verso la fine prima di atterrare, ma il pilota è stato davvero professionale. Tu come stai?” era informale il rapporto tra di loro, Ian gli dava del Lei anche se Jesper lo aveva supplicato un’infinità di volte di dargli del Tu, ma il suo autista era testardo e l’unico compromesso a cui erano riusciti a raggiungere era che la smettesse di chiamarlo per cognome e di utilizzare almeno il suo nome di battesimo. ”Bene, una volta che lascerò lei a casa sarò libero per un paio di giorni, quindi le toccheranno le interminabili chiacchiere di Lawrence domani, Jesper.” ridacchiò sotto i baffi, con quella sua perfetta eleganza inglese che lo contraddistingueva, si era coperto le labbra col guanto bianco per celare con garbo la sua ilarità. ”Non mi stancherò mai di dirtelo, Ian. Sei più lord tu di molti nobili per nascita che conosco!” gli rivolse un sorriso raggiante mentre si apriva da solo la portiera e prendeva posto sul sedile posteriore. Anche quello era un altro compromesso, Jesper gli aveva proibito di aiutarlo a salire in macchina come una dolce donzella traballante sui tacchi.
    Ian si accomodò al posto di guida, mise la cintura e mise in moto il veicolo. ”Prima di andare a casa mi aveva chiesto di fermarmi a quella deliziosa pasticceria a Fløen per prendere dei dolci per la signorina Hazel, giusto?” chiese conferma al giovane pittore dei loro programmi prima di arrivare a casa Saetre, visto che il percorso da Bergen fino a Besaid non era così lungo, senza traffico ci voleva al massimo un’ora per arrivarci. ”Esatto, volevo fare una sorpresa a Hazel e portale quei bignè con la glassa dai colori metallizzati che abbiamo provato una volta insieme. C’è questa pasticceria, “La Vie Rosée” che ha dei dolci davvero particolari, alcuni sembrano delle minuscole opere d’arte. Non li mangerei per quanto sono belli. E poi sono modaioli come Hazel, quindi mi pare un pensiero adatto.” un altro sorriso visibile attraverso lo specchietto retrovisore, Ian rispose con un cenno del capo e lasciò che Jesper si sistemasse meglio nel caso in cui volesse riposare prima di arrivare a destinazione. Quell’uomo si prendeva cura di lui in silenzio e per quello gliene era davvero grato. Il ragazzo si levò la giacca, spostò la borsa sul sedile accanto e appoggiò la testa al finestrino per chiudere gli occhi pochi istanti. Proprio in quel momento il suono del telefono lo interruppe, sospirò e si allungò a cercarlo nella tasca destra della giacca. Lo afferrò e lesse il nome di una persona che non sentiva da diverso tempo, Ophelia.

    Ciao Jesper, come stai? è un pò che non ci sentiamo e, volevo ancora ringraziarti per avermi invitata a quella mostra stratosferica! Non ero mai stata ad un evento d'arte così innovativo e, è stato fuorviante e d'ispirazione.
    Ti stavo cercando, perchè l'artigiano per cui ti avevo raccontato disegnare delle borse, è stato ingaggiato dai tuoi parenti per la tombolata natalizia di beneficenza e, mi chiedevo se avessi il tempo e la voglia di collaborare in un paio di pezzi.. così da alzare la posta in gioco e la raccolta fondi... come si dice?! a natale siamo tutti più buoni, no?! fammi sapere :)


    Jesper sorrise leggendo le parole dell’amica e iniziò a risponderle.

    Ophelia, quanto tempo! Sono contento che ti sia piaciuta la mostra, i tuoi occhi d’artista sono dei giudici speciali per me, se pensi che sia stato un bel evento non posso che crederti.
    Mi fa piacere che tu faccia parte dello “staff” della tombolata di Natale, non sai quanta gente insopportabile viene a queste serate di beneficenza, almeno ci sarà una faccia amica! Collaborerò con te molto volentieri, perché non ci vediamo nel pomeriggio? Dovrei avere qualche ora libera.
    Un bacio
    Jesper


    Premette invio, appoggiò il telefono sul sedile e senza rendersene conto chiuse gli occhi. Cullato dal movimento della macchina si addormentò.

    Pomeriggio, Anthemis (Besaid)

    Jesper arrivò leggermente in anticipo all’appuntamento, aveva finito troppo presto le sue compere al negozio d’arte lì vicino dove acquistava tutti i suoi colori. Conosceva il proprietario da anni e si fidava ciecamente di lui, ogni volta che doveva preparare delle opere per le sue mostre faceva tappa al Van Gogh per rifornirsi di tutto ciò che gli serviva. Anche ad Oslo aveva trovato una deliziosa bottega vintage dove vendevano gli stessi prodotti che trovava a Besaid, infatti divideva le sue ordinazioni tra quei due negozi i cui padroni ormai potevano dirsi degli amici.
    ”Salve.” con un cenno del capo salutò educatamente la cameriera che gli passò accanto e che lo aveva salutato per prima. Jesper si avvicinò al tavolo libero vicino a una delle vetrate, quella era la postazione che preferiva nei locali che si affacciavano verso l’esterno. Forse il suo istinto da artista lo portava a ricercare luoghi dove la luce naturale e il panorama lo catturassero. ”Le posso portare un menù o sa già cosa ordinare?” la stessa ragazza che lo aveva accolto all’entrata si era appena avvicinata al suo tavolo. ”Sto aspettando una persona, dovrebbe essere qui a breve. Potrebbe lasciarmi due menù se non le dispiace.” Jesper prese la carta che gli diede la cameriera che si allontanò qualche istante per tornare con il secondo menù. ”Grazie.” ancora non era riuscito a trovare una collocazione poco ingombrante per le due buste color zucchero di canna col nome del negozio intagliato delicatamente in oro. Il ragazzo le mise dalla parte della vetrata per evitare di essere d’intralcio ai clienti e agli impiegati del locale. Jesper prese il telefono e scrisse ad Ophelia:

    Ciao Ophelia, mi sono accomodato all’interno della pasticceria perché ho con me degli acquisti che sicuramente apprezzerai quando saprai di che si tratta! Sono al tavolo vicino alle vetrate.
    A tra poco
    Jesper


    Mise il telefono in tasca e lasciò che il suo sguardo venisse catturato dall’ambiente accogliente dell’Anthemis. Era la prima volta che ci andava e ne era rimasto piacevolmente colpito. Stava fissando le piante appese alla parete opposta quando vide comparire Ophelia all’orizzonte. Le fece un cenno della mano e attese che fosse abbastanza vicina per alzarsi. ”Non ci vediamo da troppo tempo! Ciao, Ophelia!” invece di porgerle la mano l’abbracciò, la sovrastava di poco in altezza, ma quel tanto per poggiarle il mento sul capo con fare scherzoso. ”E io che credevo che saresti spigata in questi mesi di lontananza!” iniziò a ridere spensieratamente reclinando il capo all’indietro e lasciando andare la ragazza. ”Lo sai che scherzo, non è vero?” le fece cenno col capo di sedersi, si avvicinò a lei per spostarle la sedia per farla accomodare prima di farlo lui stesso. Jesper posò lo sguardo sulla ragazza, aveva un’espressione raggiante, Ophelia era una di quelle persone che gli trasmettevano buonumore. ”Prima di cominciare a parlare dell’evento di Natale perché non mi racconti cosa ti è capitato in questi mesi?” mentre parlava le avvicinò un menù e poi proseguì con un tono più delicato: ”Mi fa piacere rivederti.”

    Edited by Aruna Divya - 18/1/2020, 21:12
     
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    Le piaceva camminare per strada. Ophelia era una di quelle persone che preferiva camminare, o andare in bicicletta, piuttosto che utilizzare i mezzi in quella città che aveva una dimensione vivibile a passo d’uomo. Stare all’aria aperta, ti rendeva complice di tutto quello che avevi intorno, prendendo parte di quel grande quadro che era la vita. Potevi velocizzare i passi, rallentarli o addirittura fermarli per osservare quanto ti circondava, riempiendo gli occhi e le testa di tante piccole opportunità e nozioni che spesso, la vita frenetica non ti permetteva di assaporare. Muoversi ecologicamente, significava per Ophelia accrescere la propria vita. Lei che non era una globe trotter, amava riempirsi di ciò che la circondava: come quella donna che incontrava spesso al parco, a portare fuori il proprio cane. Lei era una signora dalla figura esile, i capelli corvini ed i look sempre molto asciutti ed eterei. Aveva un portamento posato e composto, elegante, tanto quanto il cane che portava sempre con sé: un dalmata. Il cane assomiglia spesso al proprio padrone, in quel caso era proprio vero, si assomigliavano moltissimo e la loro complicità, faceva sorridere Ophelia che si riconosceva meno somigliante fisicamente a Polpetta, ma tanto simile caratterialmente. Oppure le piaceva vedere quel bambino che giocava con il padre, sempre al parco. Il bambino era così gasato di essere con lui che probabilmente, immaginava Ophelia, durante la settimana non avevano molto tempo da condividere insieme e il piccolo, decideva di fare il pieno nel week end. Le piaceva vedere come l’uomo sorridente, si chinava su di lui per spronarlo quando cadeva da un gioco, rischiando di farsi male e finire in lacrime. Con amore si abbassava alla sua altezza, per guardarlo negli occhi e dirgli che non era successo niente, il tempo di qualche secondo ed un nuovo gioco, e tutto sarebbe passato. La prossima volta, non avrebbe fatto lo stesso errore, sarebbe stato più attento nell’utilizzo di quel giochino imparando, barbatrucchi che soltanto l’esperienza ti portava a conoscere. Camminando più avanti, avvinandosi verso la meta, Ophelia incontrò anche una coppia in litigio: lei aveva gli occhi gonfi, mentre lui si poneva verso la donna in modo più spavaldo, quasi indifferente. Lei non riusciva a trattenere la voce tremante, mentre lui la osservava infastidito, probabilmente da quella piazzata in una zona pubblica. Cercava infatti, con un braccio, di portarla in una stradina di traverso dove sarebbero stati meno al centro di un teatrino pubblico. Le dispiacque per lei, si vedeva che non stava bene ed Ophelia, aveva sempre odiato quando la persona difronte si comportava in modo così strafottente, lasciando trapelare quella sorta di superiorità che lo rendevano ancora più piccolo di quanto fosse realmente. L’aveva sperimentato anche lei, i primi mesi della sua storia con Erik. Lui era ancora troppo invischiato nella sua vita da “famiglia perfetta” con gli “amici perfetti”, l’immagine altrettanto perfetta e quel ruolo di bad guys / ragazzo popolare che si era cucito addosso. Non poteva lasciarsi andare ad atteggiamenti deboli davanti agli occhi dei suoi amici e quindi, per i primi stretti mesi di frequentazione Ophelia usava descriverlo come “il ragazzo che soffriva di attacchi di bipolarismo”, ponendosi in un modo totalmente diverso quando erano da soli o con gli amici. Questa condizione, aveva sempre tenuto la giovano sulle spine, in equilibrio su quel filo sottile che la divideva tra il mandarlo a fanculo ed il voler conoscere la vera essenza di lui. Con il tempo le cose erano migliorate e lui, aveva imparato a farsi conoscere dalla ragazza che, era diventato ormai una presenza fissa al suo fianco. Osservando la coppia, ora in quel vicolo più buio, sperò per loro che le cose sarebbero migliorate, che avrebbero imparato a conoscersi e camminare fianco a fianco. Riprese a camminare, osservando ora il cielo azzurro che lasciava individuare anche i raggi del solo che baciavano la terra. Quando il tempo era bello in quel modo, l’aria era estremamente fredda ma così secca che, coperta bene, riuscivi ad assaporare a pieno la purezza dell’aria.

    Arrivò all’Anthemis qualche minuto dopo aver ricevuto il messaggio da parte di Jesper che l’avvertiva di essere già arrivato al locale. Aveva deciso di incontrarlo lì, perché era il suo posto. Le piaceva il clima che vi era all’interno ed ormai, aveva confidenza con tutte le ragazze che ci lavoravano oltre che con la proprietaria che era sempre molto gentile con lei. Gli piaceva quel posto anche per la scelta degli arredamenti molto pacati e green, capaci di infonderti tranquillità e le finestre, che davano sulla strada ed erano circondate di fiori, le regalavano la tanto amata visuale sul mondo. Le piaceva, come quando camminava, essere una ragazza affacciata sulla vita, osservando anche da lì avvenimenti che potevano ispirarla nel suo lavoro.
    Quando varcò la porta del locale, poté subito individuare Jesper che, aveva preso posto in uno dei suoi tavoli preferiti: proprio quello davanti alla finestra. Non fece in tempo a dirigersi verso di lui, che venne calorosamente accolta dall’abbraccio di Liv (la nipote della proprietaria) e dal saluto di Amarantha (la proprietaria) che le chiesero come stesse. Stava bene ed anche loro, le risposero altrettanto, consigliandole poi i Muffin ai mirtilli North Star, che sono appena usciti e ancora tiepidi! le ringraziò, accettando il consiglio e dirigendosi poi verso Jesper che, si era alzato per accoglierla. E’ vero, è decisamente molto tempo che non ci vediamo! Chissà quante novità ci saranno nella tua frenetica vita da artista famoso! lo salutò divertita, mentre lo lasciava completare quell’abbraccio affettuoso, da cui Ophelia si era lasciata inglobare. Era una coccolona lei e, a differenza di molte persone, non disdegnava il contatto fisico con le persone che conosceva. Jesper poi, aveva un buon odore: di panni puliti e profumo delicato ma deciso.
    ”Prima di cominciare a parlare dell’evento di Natale perché non mi racconti cosa ti è capitato in questi mesi? Mi fa piacere rivederti.” Sorrise lei, aprendo poi il menù per leggere le bevande del giorno. Amarantha adorava i tè e spesso ne aveva di nuovi o suggeriva, quelli più adatti alla stagione. Liv ci consiglia i muffin ai mirtilli, i dolcetti per eccellenza, colorati e irresistibili! rise lei, sembrando una promoter ufficiale di quel posto come stai? Ti trovo in forma! ammise ancora, decidendo poi di prendere il tè con arancia, mela e cannella, chiudendo poi il menù. E’ tutto molto buono.. io ormai penso di aver assaggiato tutto e non saprei proprio cosa consigliarti! Io ormai seguo il menù del giorno facendomi consigliare da loro spiegò, mentre osservava Jesper che ancora, leggeva divertito il menù che lasciava in qualche pagina, anche qualche perla di saggezza della proprietaria.
    CITAZIONE
    «L’aria è pervasa dal tenue profumo delle burrose tortine Stella, aromatizzate alla cannella e farcite di fichi e prugne, che preparo ogni giorno nella mia pasticceria.»

    Io sto bene, sono sempre di corsa tra università ed il lavoro con Oliver (ndr. l’artigiano). Poi ho deciso di seguire un corso di disegno sul tessuto.. diciamo che mi tengo occupata! rispose finalmente Ophelia alla domanda che gli aveva posto Jesper prima, ma vennero poi interrotti da Liv, che solare come sempre arrivò da loro Ciao ragazzi, avete deciso cosa prendere? Posso aiutarvi? sorrise, facendo poi un occhiolino ad Ophelia io vado per un muffin e per il tè invernale.. Jesper è la prima volta che viene qui, magari potresti dargli qualche consiglio! sorrise.
     
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    L’odore di dolci appena sfornati permeava l’aria, cos’era quella nota leggermente più pungente delle altre? Sembrava cannella. Jesper chiuse gli occhi lasciando la guida al suo olfatto, cercava di distinguere i vari aromi senza imbrogliare. Era come essere abbracciati da una scia dai toni vivaci di mirtilli e cannella, o forse non erano esattamente mirtilli? Per un attimo venne trasportato con la mente a un passato remoto, quando da bambino sua madre gli preparava i biscotti con le gocce al cioccolato per il suo compleanno. Era una loro tradizione che non si era mai interrotta, ancora adesso – indipendentemente da dove si trovasse suo figlio – gli inviava un sacchetto di biscotti fatti in casa quando compiva gli anni. Jesper non aveva mai avuto il coraggio di dirle che era un po’ cresciuto per quella tradizione, ma in fondo non gli dava davvero fastidio, per loro simboleggiava quella piccola scintilla di felicità che li aveva aiutati a uscire dal periodo peggiore delle loro vite. Quando i suoi pensieri iniziarono a prendere una via troppo nostalgica riaprì gli occhi e notò che poco distante da lui Ophelia stava chiacchierando con una ragazza dai capelli scuri. Chissà che non si trattasse di una sua amica che lavorava lì a giudicare dall’abbigliamento. Non dovette attendere molto affinché la biondina si congedasse dalle sue conoscenze e lo raggiungesse. Si alzò in piedi e l’avvolse in un abbraccio scherzoso, forse troppo confidenziale per alcuni, non tutti apprezzavano molto il fatto che Jesper fosse una persona particolarmente estroversa.
    ”E’ vero, è decisamente molto tempo che non ci vediamo! Chissà quante novità ci saranno nella tua frenetica vita da artista famoso!” spostò la sedia per la sua amica prima di accomodarsi a sua volta, stando attento a non colpire per sbaglio la busta con gli acquisti che aveva fatto in quella boutique d’arte. ”Non hai idea di quanto vorrei risponderti che non faccio altro che guardare film e serie tv sul divano tutto il giorno!” era la verità, la sua agenda prevedeva pochissimo tempo libero e quando ne aveva riempiva persino quelle rare ore di aria fresca che aveva. In realtà non poteva lamentarsi della sua vita, realizzare un sogno richiedeva impegno e non era una fortuna concessa a tutti. Sarebbe stato ipocrita da parte sua dire che a volte non avrebbe voluto essere come tutti gli altri, un passante anonimo, l’ombra di se stesso. ”Ho solo una conferenza sull’arte post moderna la prossima settimana, una piccola esposizione temporanea in un museo minore di Oslo e poi una collaborazione per un progetto d’arte con le luci al neon. Ma l’impegno più importante era oggi, incontrare un’amica in un luogo dove fanno dei dolci dal profumo davvero invitante!” le rivolse un sorriso divertito mentre si lasciava consigliare da Ophelia sulle specialità del locale. I muffin ai mirtilli parevano essere imperdibili secondo una certa Liv, forse si trattava della ragazza che aveva salutato prima. ”Io sto piuttosto bene, sempre un po’ di corsa, ma non posso lamentarmi. Tu a cosa ti dedichi ultimamente?” disse mentre scorreva le pagine del menù distrattamente, c’era molta scelta e non sapeva di preciso cosa ordinare. Ophelia pareva essere un’abituée, infatti gli disse che spesso si faceva consigliare dalle padrone del locale per scegliere. Jesper voltò l’ennesima pagina sorridendo davanti ai nomi originali dei prodotti e agli abbinamenti particolari scelti. Inarcò un sopracciglio spostando la sua attenzione sulla ragazza quando gli raccontò del suo lavoro con Oliver e di un corso di disegno su tessuto che era davvero interessante per la sua professione. ”E io che credevo di essere impegnato solo perché famoso!” disse con un marcato tono ironico rincarato da un’espressione buffa sul suo viso. ”Il corso di pittura su tessuto potrebbe esserti utile per la tua linea, chissà che in futuro tu non riesca ad avviare un brand a livello internazionale!” stava per aggiungere altro quando la ragazza che aveva visto prima fare conversazione con Ophelia li interruppe per prendere l’ordinazione. ”Immagino che tu sia Liv, giusto?” chiese guardando prima la biondina e poi la giovane accanto a loro. Ophelia ordinò con sicurezza, sapendo perfettamente cosa prendere e chiese alla sua amica di consigliarlo per qualcosa che potesse essere di suo gradimento. Jesper accettò i consigli della padrona di casa, approvando senza indugi l’abbinamento tortino ai tre cioccolati e un semplice caffè d’accompagnamento.
    ”Per messaggio mi accennavi qualcosa riguardo al progetto per la tombolata natalizia. Cosa avevi in mente e come posso aiutarti?” consegnò entrambi i menù alla ragazza che si chiamava Liv che si allontanò in direzione della cucina. Appoggiò i suoi occhi su Ophelia e su quel suo sorriso radioso, era davvero il tipo di persona che gli trasmetteva una gioia di vivere indescrivibile. Si erano conosciuti durante una mostra ed era stato proprio il suo sorriso ad attirare l’attenzione del noto pittore. ”Anche io per messaggio ti dicevo che avevo qualcosa che avresti apprezzato!” frugò nella busta che teneva sotto il tavolo e selezionò i tubetti di colore più rari, assieme a una tavolozza da pittura nuova di zecca visto che la sua era andata perduta durante un viaggio di lavoro. La tavolozza era in legno d’acero coi bordi dorati e sull’impugnatura c’era un’apertura per le dita che aveva misurato più e più volte prima di decidersi a comprarla. Mise tutto sul tavolo con l’espressione di chi stava mostrando il suo tesoro più prezioso. La sua attrezzatura da pittura era importantissima per lui ed aveva un valore inestimabile indipendentemente dal suo prezzo. ”Se ti piace so cosa regalarti il prossimo Natale!” disse con aria divertita, lasciando che la ragazza osservasse più da vicino quegli oggetti che per molti non erano altro che “colori a tempera” o peggio, invece per lui erano le sfumature della sua anima da versare su tela. ”Ho messo a tavola il lavoro troppo presto, vero? Però so che tu puoi capirmi, quando ho visto quella tavolozza ho perso il senno, è come se mi avesse attirato con un canto di sirena. Quando lo dico ai miei amici credono che io sia un po’ fuori di testa!” con una risata leggera iniziò a rimettere apposto gli oggetti nella busta, rovesciando a testa in giù le bottigliette di colore prima di rimetterle al loro posto. Si voltò a gettare di nuovo un’occhiata al locale, pensando che non era esattamente il classico luogo che lui avrebbe frequentato di solito, eppure aveva un’atmosfera innegabilmente familiare che gli piaceva. Non ci volle molto affinché arrivassero le loro ordinazioni, Jesper ringraziò Liv e si dedicò ad affondare la forchetta nel tanto decantato dolce del Anthemis. ”Davvero ottimo!” esclamò mentre mandava giù il primo boccone, ”il tuo buongusto si vede anche in fatto di cibo!” disse continuando a mangiare il tortino ai tre cioccolati. Il classico silenzio di chi stava gustando il proprio piatto pervase l’aria, Jesper era più un estimatore di alcool e aperitivi ricercati, ma quando si trattava del buon cibo non si tirava di certo indietro. ”Come hai conosciuto questo posto?” domandò dopo aver ripulito il proprio piatto, sollevò lo sguardo su Ophelia e trattenne una risata: aveva un piccolo pezzo di muffin all’angolo della bocca. Jesper prese il proprio fazzoletto e si sporse leggermente verso Ophelia. ”Permetti?” un gesto sospeso, solo una breve distanza da annullare.
     
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    Ophelia Jensen-Spector | '94 | proiezione mentale | sheet

    Era bello passare il tempo con Jesper, una persona interessante che aveva sempre qualcosa da raccontare. Ophelia, per quel suo essere allegra ed estroversa, si sentiva molto in difficoltà quando vi erano gli inquietanti cali di silenzio e con lui, nonostante non si conoscessero così a fondo e da così tanto tempo, c’era sempre qualcosa da dirsi. Nonostante il suo essere, la ragazza dai capelli color del sole, aveva un po’ di difficoltà nei primi approcci e prima che si aprisse, doveva crearsi quello status pro di serenità che permetteva ad Ophelia di mostrarsi per ciò che era realmente. Spesso, nella sua sensibilità, aveva paura di urtare l’altra persona, di entrare troppo prepotente nella vita di questa e quindi, preferiva sempre bussare alla porta ed aspettare che l’altra aprisse. Jesper era stato fin da subito contento di accettare la sua presenza, entusiasta di poter parlare con lei e scambiarsi delle opinioni e quella realtà, si ripercuoteva in ogni loro incontro. Era come il vento di mezza estate, capace di portare freschezza nella vita di qualcuno e rischiarare le giornate. Carico di impegni e di eventi da raccontare, era affascinante proprio per quel suo essere una trottola in perenne movimento: non si fermava mai, viveva la vita a pieno sfruttando ogni minuto della sua vita. Jesper sarebbe diventato, uno di quei genitori e di quei nonni, capaci di raccontare mille aneddoti ai propri eredi, incantati ad ascoltare. La vita di Ophelia era altrettanto piena, ma in modo molto più semplice e scontato. Lei si era creata il suo angolo di paradiso in quella città fantasma, riempiendo le sue giornate anche per non doversi ritrovare a pensare troppo perché i pensieri, le facevano male. Lui invece girava il mondo, incontrava nuove culture e persone che ogni volta, gli lasciavano un pezzettino di loro stesse.
    Ascoltò quello che aveva da dirle sui suoi impegni, sorridendo nel leggere un tono un pò stanco nella sua voce. Il troppo stroppiava sempre, così come il niente: capiva il suo bisogno di fermarsi un attimo e di poter dire oh, finalmente posso sedermi un po’ sul divano a vedere un film. Chiunque aveva bisogno di quei momenti di relax, dove l’unica cosa che facevi, era coccolare te stesso con qualcosa che apprezzavi. Sempre impegnatissimo.. e galantuomo! ammise lei, arrossendo leggermente quando questo fece presente che l’incontro più importante, era proprio quello che stavano vivendo in quel momento loro due insieme. Rise, quando lui ammise che E io che credevo di essere impegnato solo perché famoso! in qualche modo ci si dovrà pure arrangiare anche noi comuni mortali! lo prese in giro lei, prima di ascoltare i suoi consigli su quel nuovo corso che stava seguendo, annuendo alle verità che uscivano dalla sua bocca. Decisamente si, poi lo sai, mi diverte sperimentare cose nuove oltre che gli scarabocchi per il suo lavoro di designer di moda e arredamento, Ophelia amava dipingere e spesso si divertiva a farlo proprio senza strumenti, usando la tecnica della fingerpainters che le dava un senso di libertà non indifferente. Jesper aveva visto qualche suo quadro fotografato e per lo più, erano tutti di arte astratta dove la cosa che risaltava di più all’occhio, era indubbiamente l’utilizzo di molti colori insieme. Ophelia amava il colore, le trasmetteva positività e questo lo si poteva percepire anche dal suo modo di vestire, raramente colorato di nero e molto spesso caratterizzato da colori: rosso, azzurro, giallo. La loro conversazione venne interro da una Liv sorridente, sempre energica e mai musona, motivo per cui quel posto le piaceva ancora di più. Ordinarono entrambi, e soltanto dopo finirono per parlare del motivo per cui si trovavano lì. Per messaggio mi accennavi qualcosa riguardo al progetto per la tombolata natalizia. Cosa avevi in mente e come posso aiutarti? Bene, doveva raccattare un po’ di coraggio per mettere in gioco la sua idea di coinvolgere il giovane artista famoso nel progetto di beneficenza di Natale. Come ti accennavo, Oliver che è l’artigiano per cui disegno qualche modello di borsa, è stato ingaggiato per produrre tre borse per la tombolata di beneficenza di Natale iniziò a spiegare lei anche la tua famiglia è dentro all’associazione che ha imbastito questo evento e per alzare la posta in gioco, mi chiedevo se potresti aiutarci continuò, tirando poi fuori dal suo secchiello nero in pelle, il suo libro degli schizzi. Una volta appoggiato sul tavolo, lo aprì verso la fine dove aveva disegnato gli articoli che aveva pensato per quell’evento Dovranno essere delle edizioni limitate dedicate proprio al secondo, terzo e quarto posto.. il primo è un viaggio in un resort privato delle Mauritius doveva essere bello, andare via per una settimana in un atollo privato, servita e riverita, lontano dal mondo. Ed era anche ovvio che non potesse esserci un diverso primo premio, per quei ricconi che si riempivano sempre troppo la bocca Oliver era preoccupato di avere una posta in gioco troppo bassa.. così mi sei venuto in mente.. so che sei molto occupato, ma ammetto che mi piacerebbe svuotare le tasche di chi ha fin troppi soldi, per darli a chi ne ha più bisogno! ammise lei, consapevole che anche Jesper faceva parte di quel ceto sociale Perdona la mia franchezza, ma c’è chi farebbe carte false pur di avere un lavoro dell’emergente artista Jesper Sætre e questo, alza decisamente la posta in gioco. So che sei impegnatissimo e che questa potrà sembrarti una stupidata o l’ennesimo impegno extra che non ci voleva proprio.. ma sarebbe bello ammise lei, guardandolo con quegli occhi dolci a cui era impossibile dire di no. D’altronde come si poteva andare contro ad un viso d’angelo come il suo? Al suo sorriso? Sperò davvero che non passasse come un arrivista impertinente, ma Ophelia lo faceva davvero per una buona causa e non c’era niente di malizioso o cattivo in lei. Era ben lungi da lei quelle caratteristiche anzi, la sua bontà la portava a richiedere una collaborazione che rendesse quei lavori più fruttuosi per chi, ne aveva realmente bisogno. Gli fece vedere i suoi bozzetti: la frame, per il secondo premio, dove potevano mettere un foulard decorato da Jesper a coprire, caratterizzandolo, uno dei due manici. La postina, in stile Chloè, per il terzo premio e lo zainetto come quarto, con il foulard utilizzato come ciondolo. Gli spiegò tutto, mostrando i suoi disegni ancora grezzi, prima di chiedere anche un suo parere od un eventuale idea da parte sua.
    Quando Jesper le mostrò i suoi nuovi acquisti, Ophelia non poté che rimanerne affascinata: adorava i colori, adorava i pastelli e le tempere, adorava gli oli e le piaceva giocare con questi, mixarli, anche se lei non era così professionale come lui. La sua tavoletta dei colori, era fatta di piatti di plastica che usava imbrattare senza troppi problemi e che poi, puliva accuratamente così da ri-utilizzarli senza sprecare ulteriore materiale. Mi piacciono un sacco! Questo rosso cremisi è meraviglioso.. e la tavolozza decisamente di stile! ammise lei, osservando tutto il materiale che Jesper aveva messo in tavola. Ophelia si divertiva a prendere per lo più i colori primari e poi, a mixarli creando dei colori che delle volte risultavano bellissimi, altre volte tremendi. Fù felice che la scelta del posto e del cibo fù azzeccata e che Jesper ne era entusiasta. Non era facile per lei rapportarsi con questi signorotti, anche quando stava con Erik aveva spesso paura di risultare banale o di scegliere posti sotto le aspettative. Era stupido quel suo pensiero, eppure Ophelia sperava sempre di far piacere agli altri e anche invitarli in posti che li mettevano a loro agio, per lei era importante. Come hai conosciuto questo posto? quella domanda le confermo ancora di più che non era una conversazione di circostanza sulla carineria del posto ma che, aveva davvero apprezzato quella scelta Amo passeggiare, così un giorno, mentre la proprietaria stava imbastendo tutto per l’inaugurazione, mi ci fermai davanti ad osservarlo e ne rimasi affascinata. Proposi a Sam, una mi amica, di andare a provarlo e da allora è diventato una costante nella nostra vita racconto, ricordando quanto quel posto fosse importante anche per tutta la #cupcakesuad, il loro punto di ritrovo giornaliero, di chiacchiere e confessioni. Nel parlare, un pezzo del muffin che aveva appena addentato rimase sul lato della sua bocca. Permetti? si sentì avvampare e diventare color del corallo, mentre stupidamente annuiva con la testa, incapace di emettere in quel preciso istante, una parola Oddio che vergogna! ammise poi, scrollando la testa e finendo in una risata divertita. Era stato abbastanza imbarazzante, eppure il sorriso di lui aveva reso quel momento più ilare e meno impacciato di quanto poteva risultare in realtà. Era stato un contatto strano, quasi più intimo di un abbraccio dato per calore e cortesia. Sentiva ancora le guance avvampare, seppur stavano riprendendo un colorito più normale Ti ringrazio, immagina se uscivo così ed andavo in giro in queste condizioni! scherzò lei, cercando di sdrammatizzare la cosa e soprattutto, il suo imbarazzo.
     
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    Sakura Blossom

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    Jesper Mads Saetre

    ”Nessuna galanteria, solo la verità.” le disse con un sorriso accessorio ad enfatizzare la sua sincerità. Era da diversi mesi che non aveva più tempo per un incontro organizzato all’ultimo minuto come quello, aveva perennemente l’agenda piena, al punto da sapere esattamente cosa lo aspettava da lì a un anno. Il suo messaggio era stato una piacevole sorpresa e sapendo di avere parte del pomeriggio libero si era permesso di chiederle se potessero incontrarsi, altrimenti per l’evento natalizio probabilmente neanche sarebbero riusciti a vedersi. Non era solo la sua vita frenetica a non dargli tregua, ma anche il suo agente Derek che gli proponeva eventi e collaborazioni con la frequenza con cui una persona normale respira. Trovarsi lì, in quella pasticceria dai toni chiari e gli arredi moderni era una vera boccata d’aria, nessuno a fargli l’inchino o a rivolgersi a lui come se fosse chissà quale figura di spicco nella società. A volte avrebbe voluto gridare al mondo “sono solo un’artista!”. Se c’era una pecca nell’ambiente in cui ormai si era inserito da anni era la formalità eccessiva e il rivolgersi gli uni agli altri con un’artefatta eleganza che non apparteneva di natura a nessuno. Jesper non faticava a mantenere i toni composti ed educati, era sempre stato piuttosto posato di carattere e questo lo aiutava molto, ma a volte sentiva la necessità di poter sbagliare e di dire la parola errata al momento inopportuno. Era un essere umano come chiunque altro, eppure il mondo dell’arte e dell’intrattenimento richiedeva che lui raggiungesse l’utopia della perfezione. Che parola presuntuosa la perfezione, un concetto astratto e relativo eppure tutti la desideravano come se fosse reale. Jesper era convinto che la vera musa ispiratrice fosse la sua gemella opposta, che fosse lei la vera protagonista che rendeva la vita affascinante. L’imperfezione sua maestà imperatrice nella mente di Jesper, ancella della Perfezione nell’ideale di tutti gli altri.
    Per un attimo si era distratto con gli occhi sul menù e la mente lontana, ma sfogliando un’ulteriore pagina tornò coi piedi a terra e con l’olfatto inebriato dal profumo di cannella e frutta secca. Davanti ai suoi occhi si parò la famosa Liv di cui gli aveva parlato prima Ophelia, si lasciò consigliare per l’ordinazione e poi li lasciò di nuovo soli. Jesper chiese alla sua amica che cosa avesse in mente per il progetto di Natale e l’ascoltò attentamente mentre gli diceva che lei e Oliver avevano in mente di creare tre borse in edizione limitata come premi per la tombolata natalizia. ”Il corso che stai frequentando ti tornerà utilissimo per questo evento mondano.” non era male l’idea di confezionare delle creazioni che non avrebbero avuto eguali, nessun altro poteva avere quelle borse se non i vincitori della tombola. Era un ottimo modo per conquistare un pubblico di gente ricca che nella vita era abituata ad avere tutto senza nemmeno aver bisogno di dirlo a voce alta. ” Oliver era preoccupato di avere una posta in gioco troppo bassa... così mi sei venuto in mente... so che sei molto occupato, ma ammetto che mi piacerebbe svuotare le tasche di chi ha fin troppi soldi, per darli a chi ne ha più bisogno.” per un istante Jesper non seppe se sentirsi offeso o meno, sapeva che Ophelia non parlava di lui, ma delle persone appartenenti al suo stesso ceto sociale che avevano un’avidità infinita. Non era il suo caso, non era diventato pittore per i soldi o per la fama, ma per poter mostrare al mondo intero la sua arte e la sua luce interiore. Jesper era ben sopra l’età adolescenziale in cui poteva fantasticare su un’umanità leale e mossa dalla bontà, sapeva che la monarchia del Denaro era più forte di ogni altra cosa, anche se lo ammetteva a malincuore. ”Perdona la mia franchezza, ma c’è chi farebbe carte false pur di avere un lavoro dell’emergente artista Jesper Sætre e questo, alza decisamente la posta in gioco. So che sei impegnatissimo e che questa potrà sembrarti una stupidata o l’ennesimo impegno extra che non ci voleva proprio.. ma sarebbe bello.” lasciò che Ophelia terminasse il suo discorso accorato e per un istante rimase in silenzio scrutandone l’espressione per studiarla un po’. Incrociò le braccia sul tavolo e si sporse verso la ragazza che stava cercando i suoi bozzetti da mostrargli. ”Quindi vorresti che io ti aiutassi… fammi pensare, sai non posso di certo associare il mio nome a chiunque...” una smorfia dubbiosa gli comparve sul viso come un’ombra veloce e sparì immediatamente per lasciare spazio a una risata. ”Scusa non ho resistito a prenderti in giro! Fammi vedere cosa hai lì, se riusciamo a incastrarci coi miei pochi momenti liberi potrei cercare di darti una mano. A volte sarò costretto a fare delle videochiamate come faccio per molti progetti che ho, per te va bene?” non poteva offrirle false promesse, le ore libere le poteva contare su una sola mano, ma gli faceva estremamente piacere darle una mano. Spesso gli capitava di dover accettare dei lavori solo perché utili alla sua carriera, ma che non sopportava, invece in quel caso si trattava di fare qualcosa di piacevole e divertente non poteva rifiutare. ”Per il secondo premio mi piace l’idea e se riuscissimo a far sì che il foulard che avvolge i manici si possa sganciare e reinserire senza problemi sarebbe ancora meglio! Pensa la reazione di chi scopre che è un doppio premio, una borsa con un foulard multiuso. Dobbiamo trovare un tema portante. Tu e Oliver avevate già in mente qualcosa? Penso che le borse dovrebbero essere tutte diverse tra di loro, che ne pensi?” un sorriso rilassato sulle labbra e gli occhi accesi di vivacità, Jesper era nel suo elemento, parlare d’arte gli illuminava l’anima. Il passare del tempo non era ancora riuscito a smorzare la sua passione per il suo lavoro e infatti come un bambino orgoglioso dei propri giocattoli volle mostrare a Ophelia i suoi acquisti fatti poco prima di entrare all’Anthemis. ”Mi piacciono un sacco! Questo rosso cremisi è meraviglioso... e la tavolozza decisamente di stile!” annuì alle sue parole e aprì il barattolino che conteneva il blu, lo portò sotto il suo naso ed inalò il suo aroma per poi avvicinarlo al viso di Ophelia. ”Ultimamente sto studiando la sinestesia, un fenomeno di contaminazione dei sensi della percezione. Vediamo se riesco a spiegarmi meglio, per te che odore ha il blu?” le domandò allontanando il barattolo per richiuderlo. Iniziò a rimettere le cose al loro posto quando arrivò Liv con le loro ordinazioni, lasciò cadere l’argomento della sinestesia per concentrarsi sul dolce decantandone il sapore unico. Sollevò lo sguardo dal tortino ai tre cioccolati solo per chiedere a Ophelia come aveva conosciuto quel posto. ”Amo passeggiare, così un giorno, mentre la proprietaria stava imbastendo tutto per l’inaugurazione, mi ci fermai davanti ad osservarlo e ne rimasi affascinata. Proposi a Sam, una mia amica, di andare a provarlo e da allora è diventato una costante nella nostra vita.” dopo aver parlato Ophelia diede un bel morso al proprio muffin e una piccola briciola le rimase impigliata all’angolo della bocca. Jesper si protese sul tavolo e le sfiorò delicatamente le labbra col tovagliolo per eliminare quel piccolo residuo. Da lì un odore delicato gli accarezzò i sensi, era una fragranza fresca e fiorata, si trattava del profumo di Ophelia. Quell’aroma era dolce tanto quanto il suo imbarazzo, le guance si erano accese di un rosso intenso e il suo sguardo si era fatto sfuggente. Jesper le rivolse un sorriso rassicurante, ”non è di certo la fine del mondo!” riprese il proprio posto e assaggiò il suo caffè, vi aggiunse una punta di zuccherò e lo sorseggiò di nuovo. ”Non avrei mai permesso che uscissi così, te lo garantisco.” nella sua voce traspariva un senso di protezione che gli era nuovo con quella ragazza. Non avevano abbastanza confidenza per una cosa del genere, ma quell’imbarazzo che si era creato per causa sua gli aveva scaturito una reazione naturale inaspettata. Mandò giù l’ultimo sorso di caffè e poggiò la tazzina sul suo piattino. ”Tornando alle cose importanti, rimaniamo che ti do una mano realizzando dei foulard personalizzati per le borse in palio alla tombolata. Ci aggiorniamo sul tema e sulle pattern nei prossimi giorni che ne dici? Effettivamente non abbiamo molto tempo, ma vedrai che dovremmo farcela senza grandi problemi!” allungò una mano verso di lei con aria seria. ”Quindi abbiamo un accordo!”

    Edited by Aruna Divya - 19/3/2020, 18:40
     
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    Le piaceva osservare Jesper, il modo in cui gesticolava era diverso dal suo: riusciva ad essere composto e regale anche in quella situazione, mentre lei sembrava solo impacciata ed imbarazzata. Le piaceva osservare le persone, gli era sempre piaciuto ed era per quello che, anche li all’Anthemis, si posizionava sempre sui tavoli in vetrina. Non le piaceva l’idea di essere vista dagli altri, un pò la turbava soprattutto nel gesto di mangiare, ma l’ispirazione che poteva trarre dall’osservare gli altri, vinceva di gran lunga e faceva mettere in gioco la timidezza di Ophelia, vincendola. Stare seduti lì, era come avere un quadro sulla quotidianità delle persone: c’era chi usciva a portare il cane a fare una giratina, che camminava tranquillo e di tanto in tanto gli allungava un biscottino; c’era chi, con giacca e cappello, camminava veloce verso il lavoro con la ventiquattr’ore stretta in mano; chi invece, si abbracciavano teneva per mano con un fidanzato o con un amico è ancora, c’era chi semplicemente passava il tempo, osservando si in torno un pò come faceva lei da quello specchio sul mondo. Osservava gli atteggiamenti, i movimenti, che molto spesso potevano diventare un bocchettone per una borsa oppure, una stoffa che poteva dare una melodia ad un progetto stagnato in un angolo. C’erano colori, c’erano figure, c’era semplicemente vita ed era quella vita, ad ispirare la ragazza nei suoi lavori: nei progetti dell’Università, nei quadri che dipingeva o ancora, nelle borse che osservandole alle passanti, poteva capire i modelli favoriti e l’utilizzo che queste ne facevano. Si, sono convinta che in qualche modo potrà tornarmi utile quel corso, non solo per le borse ma anche per quello che vorrei fare in futuro. Spero di riuscire a trovare posto in qualche azienda che si occupa di interior design.. in realtà sto aspettando una risposta dai tuoi zii ai quali ho chiesto un posto per un possibile stage di tre mesi confessò, d’altronde la Sætre Enterprise era l’azienda più grande in materia e, aveva uno degli studi di architettura non solo più importanti di Besaid, ma di tutta quella zona della Norvegia. Sapeva che, era proprio la matrigna di Jesper a seguire la parte dell’Interior design ma, per come era fatta Ophelia, non voleva assolutamente favoritismi. So che cercavano ed il mio professore gli ha fatto il mio nome e portato il mio curriculum spiegò ancora, cercando di concludere la conversazione e di non far sembrare quella confessione, una segreta richiesta per farsi mettere una buona parola da Jesper. Non voleva aiuta Ophelia, era sempre stata abituata a cavarsela da sola, soprattutto da quando era morta sua mamma e qualsiasi favoritismo stupido, le faceva perdere la pazienza. Voleva dimostrare che poteva farcela da sola, a suo padre, ma anche a sè stessa perché d’altronde, era sempre stata così, sola nel dover compiere le sue scelte, sola nel dover crescere prima del tempo perché per quanto amorevole e attento suo padre, era pur sempre un uomo che si era ritrovato a spiegare il ciclo e la maturità della donna, ad una bambina, che aveva dovuto imparare quali assorbenti comprare alla figlia ed aveva già fatto tanto, troppo per lei.
    Finalmente il discorso ricadde sul vero motivo per il quale si trovavano li: i premi della tombolata di Natale.”Quindi vorresti che io ti aiutassi… fammi pensare, sai non posso di certo associare il mio nome a chiunque...” trattenne il respiro Ophelia, così tanto probabilmente da diventare un palloncino colorato di rosso. Riuscì a buttare fuori tutta l’aria e tornare a respirare solo quando Jesper la prese in giro e lei, non potè che cercare di spingerlo scherzosamente. nonostante la distanza dovuta dal tavolino. Non farmi prendere colpi, sono di cuore debole io! lo canzonò divertita, consapevole adesso che l’avrebbe aiutata veramente. Decise in quel momento di offrirgli tutto, e con un messaggino a Liv l’avvisò di non portare assolutamente il conto all’uomo. La giovane, rispose con una faccina a sua somiglianza che diceva “ok” ed Ophelia, poté finalmente tornare alla conversazione con il ragazzo. Certo si, vanno benissimo le videochiamate, è il modo più pratico e veloce per aggiornarsi! Non abbiamo ancora definito bene un tema e forse, conosci meglio tu l’alta società di quanto la conosciamo io ed Oliver.. sicuramente le nostre borse saranno in pellame pregiato e molto neutre. Solo il primo premio sarà in camoscio o nero o beige, questo te lo farò sapere. Per il resto, lo zainetto sarà nero, mentre la postina sarà marrone spiegò lei, annuendo quando lui propose il foulard con la doppia funzione: di abbellimento per la borsa, e come foulard vero e proprio. Si certo, direi che è la cosa migliore? confermò a sua volta, dando man forte all’idea di Jesper che già, era suo pensiero. Che odore ha il blu? ripetè, cercando di pensare che odore per lei avesse quel colore. Non sapeva se doveva rispondere in senso letterale o astratto, eppure ci provò Ha un colore fresco e pungente, profondo.. confessò, non sapendo se era proprio la risposta che Jesper si sarebbe aspettato da lei. Forse, semplicemente, associava i colori al ricordo migliore che aveva di questi: l’azzurro era per lei simbolo di una giornata splendente, sapeva di fresco ed aveva un profumo frizzante; il verde, le ricordava il sapore dell’erba appena tagliata, pungente ma piacevole. Non sapeva se era il modo più giusto di interpretare gli odori dei colori, ma per lei funzionavano così ed era una di quelle cose così soggettive, che non era possibile darne una risposta comune ed oggettiva.
    Finalmente Liv li servi al tavolo e riempi il poco spazio vuoto che avevano lasciato sul piano, tra disegni e colori, con quelle magnifiche pietanze che avevano un odorino da invidia. Wow! Grazie mille, sembrano buonissime ammise lei, con il suo solito entusiasmo. Aveva un po’ di fame e vedere quel cibo, glielo fece ricordare. Era come una bambina Ophelia, abituata a fare la merenda sia al mattino, che al pomeriggio e quando non mangiava, il suo stomaco iniziava a brontolare facendole ricordare di avere un certo languorino. Addentarono entrambi il proprio cibo, fino a quando Jesper non noto le briciole rimaste sulla bocca di Ophelia che la fecero cadere in un adolescenziale imbarazzo. ”Non avrei mai permesso che uscissi così, te lo garantisco.” sorrise, abbassando lo sguardo che il quel momento non riusciva a sostenere per l’imbarazzo. Ti ringrazio moltissimo! ammise scherzando, facendo un espressione buffa con la faccia. D’altronde non era successo niente di grave ma, era un po’ come se l’avesse lasciata andare in giro con una foglia verde di insalata incastrata nel dente. Quelle situazioni terribili che riuscivano a farti sprofondare in un imbarazzo inaudito! Continuarono a mangiare la loro pietanza, tra una chiacchiera e l’altra. Jesper gli raccontò del suo ultimo viaggio mentre Ophelia, raccontò lui del professore assurdo e buffissimo che aveva nel corso di disegno a mano libera. Era un uomo dallo stile di Dalì, con dei pensieri di vita tutti suoi, ma estremamente interessante proprio per quel modo diverso e radicato di pensare e vivere. Quando ebbero finito di parlare e di terminare le loro pietanze, i due decisero di salutarsi, stringendosi le mani per quell’accordo che avevano stipulato. Ebbero un pò da <del>amorevolmente bisticciare per il pagamento che Ophelia aveva già effettuato e scesero al compromesso che,il prossimo invito sarebbe stato tutto a cura di Jesper: scelta del posto e pagamento. Annuì Ophelia, consapevole che sennò non sarebbe uscita viva da quella discussione e strinseforte la sua mano, quando stipularono l’accordo amichevolmente. Non so davvero come ringraziarti per l’aiuto.. e, a presto! lo salutò infine, consapevole che si sarebbero risentiti e visti, molto presto.
     
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