Nap between the graves

Luis Iago Màrquez x Phobos Schneider

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    Luis Iago Màrquez

    20 years old × pyrokinesis × bisex
    mood: upset × music: One step closer - Linkin Park
    11.02.2020 - 4:50 am


    In quell'unica settimana a Besaid era stato già coinvolto in una corsa clandestina, aveva avuto a che fare con un ragazzino spocchioso, ma sexy e ricco che lo aveva intrattenuto per una serata - oltre a procurargli inconsapevolmente del denaro -. Ma se voleva sperare di avere una vita decente o quanto meno non fatta di stenti, Luis doveva sicuramente darsi da fare. Il suo primo obiettivo era trovare un lavoro e, dopo un'attenta analisi di ciò che era in grado di fare e quelle che erano le sue competenze, era riuscito a farsi assumere come addetto alle pulizie in un locale. Ovviamente la paga non era alta e gli sarebbe stata recapitata solo ad inizio Marzo, ma era già qualcosa; in più stava riflettendo sulla possibilità di farsi assumere in più locali, doveva solo capire come giostrare il tutto, magari sarebbe riuscito anche ad imparare qualche parola di norvegese onde evitare di finire nei guai per una parola di troppo - cosa che in realtà gli succedeva molto spesso -.
    Fatto sta che finché avesse avuto un lavoro - seppur poco pagato e umile - poteva aspirare ad avere un posto in cui dormire; per il momento, però, doveva accontentarsi della sua auto - a cui si stava davvero affezionando e stava pensando di darle un nome, proprio come era successo con il randagio che gli si era appiccicato sin dal suo arrivo e che aveva preso con sé -. Iniziava a sentire la pesantezza di quella vita, di quel dormire poco e mangiare anche meno, senza tener conto delle temperature che sembravano abbassarsi ogni giorno che passava o era lui che stava diventando più debole e quindi più sensibile al freddo, cosa decisamente più probabile.

    Una delle tecniche di vagabondaggio più comuni, ed anche più sicure, era sicuramente quella di cambiare posto tutte le notti, o al massimo ogni due notti per una serie di motivi: innanzitutto era meglio non dare nell'occhio con una macchina posteggiata sempre nello stesso posto senza che vi fosse una residenza lì vicino ed ovviamente non poteva posteggiare davanti ad una residenza o qualcuno poteva denunciarlo; doveva prediligere posti poco frequentati di notte e doveva tenersi alla larga da luoghi come cinema o luna park che attiravano troppe persone.
    Così, dopo il parcheggio abbandonato, casa di Fjar e la stazione di servizio dismessa, la scelta di Luis era ricaduta sul cimitero; una scelta sicuramente dai risvolti inquietanti, ma anche decisamente sicura. Non era un posto che veniva frequentato di notte e nessuno avrebbe potuto far caso a lui che sarebbe sparito prima dell'orario di apertura del complesso e sarebbe ritornato a quello di chiusura; aggiungendo poi che all'interno c'era una fontanella da cui riempiva la sua borraccia e con cui si sciacquava alla bene è meglio, quindi c'era anche una sorta di vantaggio... sempre che l'acqua fosse potabile. Al massimo sarebbe morto avvelenato o congelato, qual'era il problema?
    Era anche stato fortunato, a pensarci bene, una vecchietta molto carina l'aveva scambiato per un mendicante e gli aveva offerto la cena: niente di troppo elaborato, ma gli aveva preparato una sottospecie di zuppa di pollo davvero buona; gli aveva anche dato delle crocchette da dare al gatto senza nome che si portava dietro, così l'animale non si era avvicinato al suo cibo. Poteva decisamente ritenersi soddisfatto, almeno per come era andata quella giornata. Doveva solo riposare e rimettersi in forze visto che il giorno seguente aveva un turno di lavoro. Era stato piuttosto complicato spiegare al proprietario del locale che non avesse un cellulare, ma che avrebbe fatto in modo di procurarselo quanto prima, e si era fatto segnare su un post-it i turni di quella settimana. Una serie di eventi che comunque l'avevano strapazzato per benino e tutto ciò che desiderava in quel momento era riuscire a schiacciare un bel pisolino.

    Parcheggiò la propria auto sotto un cipresso, stando bene attento a non infangare troppo le ruote e poi scese dall'auto e con lui il micio senza nome.
    «Dovrei davvero trovarti un nome, piccolino. Non è che ne hai già uno?»
    Gli domandò con un tono che rasentava lo smielato, mentre lo raccoglieva dal suolo e se lo stringeva al petto; un po' per proteggerlo, un po' per riscaldarsi. Stesso motivo per cui era sceso dall'auto, voleva riscaldarsi un po' con dell'esercizio fisico e poi voleva controllare che fosse un posto sicuro.
    Si avvicinò alla recinzione in muratura con dei pungiglioni di ferro e la costeggiò dando, di tanto in tanto, un'occhiata alle tombe che riusciva ad adocchiare, leggendone i nomi ad alta voce e cercando di indovinare la giusta pronuncia. Quella lingua gli sembrava così difficile! Niente a che vedere con la sua lingua madre, più fluente, più liquida, più calda. Se avesse dovuto negare la nostalgia di casa, l'avrebbe fatto, ma in quel momento era solo con sé stesso e mentire non avrebbe avuto alcun senso: gli mancava il gruppetto di teppisti con cui se ne andava in giro di solito, con cui si sballava; gli mancava casa sua, la sua camera, i suoi vestiti; gli mancava girovagare senza meta in strade che conosceva a memoria; gli mancava tutto, o quasi: sicuramente quella bestia di suo padre non gli mancava affatto. Se avesse potuto, l'avrebbe ucciso con le proprie mani, ma aveva preferito scappare il più lontano possibile; chissà se un giorno sarebbe stato in grado di tornare e vendicarsi, vendicare sua madre e sua sorella. Per un attimo i suoi pensieri si soffermarono anche su Andres, suo fratello, ma subito si tramutarono in un misto di rabbia e delusione: l'aveva abbandonato al proprio destino senza alcun tipo di rimorso, non meritava che Luis provasse nostalgia del tempo passato insieme.

    Il suo giro di perlustrazione durò circa un quarto d'ora, poi il freddo cominciò a farsi spazio tra i suoi vestiti troppo leggeri per la stagione invernale e gli penetrò nelle ossa: era arrivato il momento di provare a dormire.
    Tornò all'auto a passo svelto, forse fin troppo, come se dare le spalle alle tombe gli mettesse una certa ansia, un certo terrore, una certa paura di essere rincorso da un morto che decideva di resuscitare solo per poterlo tormentare: se così fosse stato, non ne sarebbe stato poi tanto sorpreso.
    Si assicurò di inserire la sicura agli sportelli e poi si stese sui sedili posteriori, coprendosi alla bene è meglio con i vestiti che possedeva, ma che non indossava al momento; il suo zaino posizionato sotto il capo - nel modo più comodo possibile che riuscisse a trovare - a fargli da cuscino e il gatto ancora senza nome acciambellato sul proprio addome, unica vera fonte di calore.

    Edited by timothee - 15/2/2020, 15:41
     
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