Can you feel disagio in the air?

Kaja x Serena

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Sakura Blossom

    Group
    Member
    Posts
    981
    Reputation
    +2,142
    Location
    Far Away

    Status
    Anonymes!
    Kaja Linn Ellestad

    In una foto dall’alto la strada del centro di Besaid sarebbe apparsa multi colore, era invasa di ombrelli aperti di ogni sfumatura, il suo era una chiazza magenta tra le decine di gradazioni casuali. Si muoveva veloce tra la folla che sembrava raddoppiata di volume con gli impermeabili e gli ombrelli spalancati. Kaja doveva ancora finire le commissioni che le aveva segnato Inga, le servivano dei nuovi asciugamani in bagno visto che aveva sbagliato il lavaggio e si erano stinti. Poi non voleva ammetterlo, ma aveva promesso alla sua coinquilina dei nuovi barattoli per la cucina che avrebbe fatto durante un corso di bricolage con Yoongi – era il suo regalo di Natale – ma le cose non erano andate esattamente come programmato. Credeva che avrebbe sostituito con qualcosa di artigianale il barattolo di sale che aveva rotto la settimana prima, ma da quelle lezioni di bricolage l’unica cosa che riuscì davvero a terminare fu un barattolo che sembrava fatto da un ragazzino dell’asilo, perché delle elementari sarebbe stato un complimento!
    Sospirò quando la pioggia si fece più insistente, portando con se delle raffiche di vento che invadevano la privacy dei suoi abiti infilandovisi sotto senza il suo permesso. Kaja decise di rifugiarsi in un locale per un caffè così da poter aspettare all’asciutto che spiovesse un po’. In una traversa vide l’insegna di un luogo chiamato Anthemis, a pelle le sembrava il luogo giusto in cui trascorrere del tempo davanti a qualcosa di caldo. Si avviò a passo rapido, chiedendo scusa a una signora anziana per averle urtato il braccio involontariamente, poi si rese conto che la sua età non era così veneranda quando la sentì parlare. ”Rashida rrrrrabbiata con te! Se hai un fratelo belo poso perdonare te, senò rrrrrrabbiatisima!” Kaja si voltò a guardarla di sfuggita riconoscendo quella signora che prediceva il futuro ai poveri malcapitati della Sagra a cui aveva partecipato diversi mesi fa. Invece di soffermarsi a parlare ulteriormente con lei scappò di corsa verso l’Antemis, aprendo di scatto la porta e lottando per chiudere l’ombrello una volta sull’uscio. Quando riuscì nell’impresa si guardò intorno cercando un contenitore in cui riporlo visto che era zuppo, ne avvistò uno alla sua destra, mosse un paio di passi prima di urtare le gambe di una giovane cameriera che fece cadere tutto a terra per colpa sua. ”Oddio, scusa, scusa…” gettò a terra le proprie cose per dare una mano alla ragazza dai lunghi capelli rossi, si inchinò accanto a lei prendendo i frammenti più grandi di un paio di tazze per riporli sul vassoio che giaceva al centro tra di loro. ”Scusa, io… scusa… non volevo, ripagherò per il danno, va bene?” continuava a parlare in fretta gesticolando platealmente, ma la giovane al suo fianco non rispose alle sue parole. Kaja aggrottò la fronte e si voltò verso di lei, ancora non si erano nemmeno guardate in faccia visto che l’aveva aggredita involontariamente alle spalle. ”Dico sul serio voglio ripagare per quello che ho rotto.” di nuovo nessuna risposta, era strano, ma non fece in tempo a dire altro perché venne interrotta da quella che probabilmente era la padrona del locale. Una signora che doveva avere all’incirca una settantina di anni le fece cenno di allontanarsi, colse il suo invito e si rimise in piedi. ”Ci pensiamo noi, non vorrei che ti facessi male con i cocci delle tazze. Me ne occuperò io con una scopa a rimuovere il tutto. Ho sentito che vuoi farti carico della spesa, non ho visto cosa è successo quindi non saprei perché e se dirti di sì.” il suo tono di voce era dolce, esattamente come avrebbe dovuto essere quello di una nonna benevolente. Kaja si ritrovò a sorriderle per un istante prima di dirle che aveva colpito per sbaglio la sua dipendente col suo ombrello e che era per colpa sua se era finito tutto a terra. ”Ti ringrazio per la sincerità, non c’è bisogno che tu paghi per le tazze rotte, alla tua consumazione verranno aggiunti i due tea che non hanno mai raggiunto il loro tavolo. Va bene? E’ un buon compromesso.” Kaja annuì alle parole della gentile signora e le chiese dove potesse accomodarsi prima di combinare qualche altro danno. Si avvicinò alla ragazza dai lunghi capelli rossi e le posò una mano sulla spalla con delicatezza. ”Scusami, spero di non averti fatto male…” le rivolse un sorriso rammaricato, quella stessa sensazione si estendeva fino ai suoi occhi come se fossero internamente collegati con la linea delle labbra.
    Kaja raccolse le sue cose, lasciò l’ombrello dove non avrebbe fatto altri danni e si diresse verso un tavolino nel punto più isolato del locale. Si sedette sospirando ed iniziò a sfogliare il menù leggendo proposte davvero interessanti, lei era una chef ed era sempre incuriosita da ciò che gli altri locali avevano tra le proprie proposte. Assaggiare i piatti altrui poteva essere un’ispirazione o una delusione, non era semplice per lei mangiare nei bar o nei ristoranti senza formulare un giudizio preciso di ciò che degustava. Il suo palato era abituato a ciò che usciva dalla sua cucina al Blue River e ai suoi esperimenti a casa per proporre sempre qualcosa di nuovo. Non era una di quelle chef che non portava il suo tocco personale nel posto di lavoro, non le piaceva che i padroni del ristorante decidessero dei menù dal sapore di business quando lei conosceva meglio di chiunque altro i palati delle persone vere.
    ”Benvenuta all’Anthemis, sei pronta per ordinare?” una voce delicata interruppe i suoi pensieri, si voltò a guardare la cameriera che le si era avvicinata e riconobbe subito la giovane che aveva colpito all’ingresso. ”Scusami, credo che te lo ripeterò ogni volta che ti vedrò finché non me ne vado. Scusa, scusa e ancora scusa! strinse le mani tra di loro e se le portò sotto il mento con l’espressione dispiaciuta dipinta a colori accesi sul viso. ”Cosa mi consigli di prendere? Per favore non sputarmi nel caffè per prima! Se ti va potremmo ricominciare da zero… io sono Kaja!” allungò la mano verso la ragazza dai capelli rossi rivolgendole un sorriso a trentadue denti, sperando che non fosse troppo arrabbiata con lei.

    Edited by Aruna Divya - 28/2/2020, 13:38
     
    .
  2.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    fly away ♥

    Group
    Member
    Posts
    8,416
    Reputation
    +712

    Status
    Anonymes!
    tumblr_inline_noryb9wzQ21ql0qbb_500

    BLUEBELL SERENA BLYTHE ❖

    Il periodo invernale – e quello natalizio in particolare – portava sempre con sé qualcosa di magico nella piccola cittadina di Besaid. Le pittoresche stradine del centro venivano addobbate a festa, con corone di vischio e vermiglie stelle di Natale, agli angoli delle strade spuntavano mercatini artigianali con banchetti che offrivano un’ampia varietà di scelta, dal cibo sino a graziosi pensieri realizzati a mano, e anche se il sole tramontava presto, il buio cielo invernale veniva rischiarato dalle luci appese alle porte, ai lampioni, e intrecciate al grande abete, come tante lucciole in una serata estiva. Nonostante le rigide temperature, gli abitanti della cittadina, ormai abituati al clima norvegese, affollavano le strade e i negozi, talvolta alla ricerca del regalo perfetto, altre per sbrigare semplici commissioni e, tra una cosa e l’altra, per concedersi qualche momento di relax, davanti ad una tazza di thè bollente o di cioccolata con panna, coccolati dal calore che si respirava dentro l’Anthemis mentre, seduti vicino alla grande vetrata, godevano di quella vista privilegiata sul mondo. Era stata una giornata frenetica. Complice la pioggia fitta trasportata da grossi nuvoloni neri, la graziosa sala da thè.si era trasformata in una piccola stazione di passaggio, un porto sicuro in cui stazionare per qualche tempo – ore, a volte solo minuiti – nella speranza che i vestiti si asciugassero e il maltempo si placasse. La porta si spalancò per far entrare i nuovi avventori ed una folta di vento freddo umido di pioggia si insinuò all’interno del locale, nello stesso momento in cui Serena sistemava la teiera fumante sul vassoio, in perfetto equilibrio sulla mano aperta. «Questi vanno al tavolo 7.» Le ricordò Amarantha, dalla parte opposta del bancone, già pronta a sistemare l’ennesima ordinazione su un alto vassoio. Liv e Serena avevano tentato di convincerla ad andare a casa dopo pranzo m, vista l’affluenza del pomeriggio, l’anziana proprietaria si era intestardita a rimanere, sino a quando Liv non era riuscita a strapparle il compromesso di lasciare che fossero loro a portare le ordinazioni ai tavoli e che, di tanto in tanto, si sarebbe seduta a riposare.
    Reggendo il vassoio, Serena si voltò per dirigersi verso il tavolo a cui si erano accomodati i clienti quando, d’un tratto, ricevette un colpo non troppo forte dietro il ginocchio. In automatico, piegò di riflesso la gamba e il vassoio le scivolò di mano. Fu completamente inutile cercare di afferrarlo: lo vide rovesciarsi quasi a rallentatore, le tazze che si infrangevano sul pavimento e l’acqua bollente che schizzava ovunque sul pavimento. Ne avvertì solo le vibrazioni ma il rumore dei cocci infranti doveva essersi udito in tutto il locale. «Attenzione!» Esclamò, allontanando delicatamente una signora e assicurandosi che nessuno fosse stato colpito dall’acqua bollente; l’ultima cosa che voleva era che qualcuno si facesse male. “Accidenti!” Paonazza in viso, si affrettò a chinarsi a raccogliere i cocci delle tazze, gettandoli dentro il vassoio, ben attenta a non tagliarsi. ”Oddio, scusa, scusa…” Una ragazza si era chinata a darle una mano, sollevando i pezzi più grandi, ma Serena si affrettò a recuperare quelli rimasti, riempiendo il vassoio, intenzionata a ripulire quel disastro il prima possibile, preoccupata che qualcuno potesse scivolare sul bagnato. Forse intuendo la sua preoccupazione, vide Amarantha intervenire con la coda dell’occhio. Ne approfittò per riportare i cocci dietro il bancone e svuotare il vassoio, recuperò la scopa e lo straccio dal retro e asciugò il pavimento. Aveva appena finito quando la ragazza che l’aveva aiutata le si affiancò. ”Scusami, spero di non averti fatto male…” Serena scosse il capo, stringendo lo spazzolone dello straccio tra le mani. «Sto bene, non ti preoccupare.» Accompagnò le parole con un sorriso sincero. Era stato un incidente – anche piuttosto comune, in una caffetteria – e non l’aveva colpita troppo forte. La seguì con lo sguardo, vedendola accomodarsi in un tavolino nell’angolo opposto della sala, e prese mentalmente nota della sua posizione per passare a prendere l’ordinazione, una volta terminato di pulire. Ripose il necessario sul retro, si lavò le mani e recuperò un vassoio pulito, su cui sistemò l’ordinazione andata perduta del tavolo 7. Vi aggiunse un pittino di biscotti in omaggio, per scusarsi del ritardo. «Ecco a voi, un thè al gelsomino e uno gli agrumi.» Lasciò l’ordinazione sul tavolo e ne approfittò per sparecchiarne un altro che si era appena liberato. Nel riportare le tazze vuote al bar, si accorse che la ragazza di poco prima stava ancora leggendo il menù e, probabilmente, doveva ancora ordinare. Le si avvicinò, con un sorriso sulle labbra ed il blocchetto in mano, pronta ad annotare l’ordinazione. «Benvenuta all’Anthemis, sei pronta per ordinare?» Domandò, spostando lo sguardo sulle labbra della ragazza. “Scusami, credo che te lo ripeterò ogni volta che ti vedrò finché non me ne vado. Scusa, scusa e ancora scusa!” Serena si accigliò leggermente, sorpresa. Non si aspettava delle scuse – non dopo che la giovane si era già scusata, poco prima – e, comunque, si era trattato di un imprevisto. Un incidente senza morti o feriti, fatta eccezione per i danni collaterali delle tazze rotte. Un peccato, certo, ma nulla di irreparabile. «Non è successo niente di grave, davvero. Solo un paio di tazze rotte, l’importante è che nessuno si sia fatto male.» Le sorrise di nuovo, per farle capire che non era arrabbiata. Quei piccoli incidenti facevano parte del mestiere e Serena ormai ci era abituata ma, se fosse stata nei panni dell’altra, sarebbe stata altrettanto mortificata, forse persino di più, per aver creato tanto disturbo. ”Cosa mi consigli di prendere? Per favore non sputarmi nel caffè per prima! Se ti va potremmo ricominciare da zero… io sono Kaja!” La ragazza – Kaja – allungò una mano verso di lei e Serena la strinse delicatamente con la propria, dalle dita leggermente più fredde. «Serena. È un piacere. E davvero, non preoccuparti per prima. Succede più spesso di quanto si immagina.» Ritirò la mano ed assunse un’espressione leggermente pensierosa, riflettendo sulla sua domanda. «Uhm, dipende da cosa ti va. Personalmente mi piace molto la cheesecake, ma con il thè o le tisane preferisco il plumcake al limone con le gocce di cioccolato.» Era in assoluto il suo abbinamento preferito, a tal punto che, di tanto in tanto, ne portava a casa un pezzetto per farci colazione il mattino seguente. Amarantha era davvero bravissima a preparare i dolci, quasi possedesse un tocco magico. «Altrimenti… per il salato ci sono dei croissant con prosciutto e formaggio e delle quiche, anche vegetariane. Scaldati sono buonissimi.» In realtà era tutto talmente buono che non avrebbe saputo cosa proporle a scatola chiusa. «Però, secondo un cliente abituale, il dolce più buono è il tiramisù.» Xavier sembrava andare pazzo per quel dessert, oltre che per qualunque altra cosa a base di caffeina, probabilmente. «Ma credo che dipenda da cosa vorresti abbinarci, da bere.» Allungò una mano e le indicò la lista delle bevande. «In genere i thè e gli infusi si abbinano meglio ai dolci, alle torte semplici e soprattutto i biscotti. Si riesce ad apprezzare di più l’aroma delle miscele, così.» Spesso era una questione di preferenze ma la pasticceria da thè esisteva per un motivo, no? «Con il caffè… beh, penso proprio che potresti prendere di tutto. Mentre con i succhi o il thè freddo… sono rimasti dei muffin, al cioccolato o ai frutti di bosco e mandorle, e dei tramezzini farciti.» Gettò una rapida occhiata alla vetrina dei dolci, poco distante. «Volendo ci sono anche le mini-porzioni di torte e pasticcini, se non sei mai stata qui e preferisci provare più dolci. Posso farti un piccolo piattino.» Di solito era la scelta più apprezzata dai clienti, poiché permetteva di assaggiare più di un dolce e, in futuro, sapere già quale ordinare. Anche se, a suo parere, erano tutti fantastici! «Pensi di essere più una persona da thè, caffè o succo?» Le domandò infine, cercando di aiutarla a scegliere e non senza un briciolo di curiosità; le preferenze dei clienti la divertivano sempre.
     
    .
  3.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Sakura Blossom

    Group
    Member
    Posts
    981
    Reputation
    +2,142
    Location
    Far Away

    Status
    Anonymes!
    Kaja Linn Ellestad

    Per qualche istante rimase a fissare il disastro che aveva combinato, per qualche assurdo motivo quel tipo di disavventure le capitavano solo quando si trovava fuori dalla cucina. Non sapeva spiegare neanche lei come fosse possibile che quando lavorava risultava quasi una persona coordinata e aggraziata, persino in grado di prendere le redini delle situazioni più difficili. Poi usciva dal Blue River e la sua rinomata goffaggine si faceva notare con prepotenza, le cadevano le cose dalle mani, l’equilibrio sui propri piedi diventava un perfetto estraneo e straparlava nei momenti meno opportuni. Con un sospiro accettò la proposta della proprietaria del locale di farle pagare solo le ordinazioni andate perdute a causa sua, poi si avvicinò alla ragazza dai capelli rossi che aveva urtato col proprio ombrello scusandosi per l’ennesima volta. Kaja si avviò verso un tavolo abbastanza isolato per evitare ulteriori danni, quando si accomodò si tolse la giacca notando che il retro era completamente bagnato nonostante avesse utilizzato l’ombrello. Si portò una mano sulla fronte chiedendosi se anche quello non fosse solo un effetto collaterale della sua proverbiale goffaggine o se la direzione della pioggia indirizzata dal vento fosse effettivamente la causa della giacca bagnata. Con l’ennesimo sospirò prese il menù dal tavolino per sfogliarlo, era curiosa di vedere quali fossero le proposte del locale, in qualità di chef le piaceva scoprire il tocco personale dei suoi colleghi. Ogni pietanza aveva sempre quella nota nascosta che lasciava trapelare la personalità di colui che gli dava vita e sapore, quando questa veniva a mancare voleva dire solo due cose: o lo chef era molto riservato oppure aveva fatto un pessimo lavoro. Kaja, per esempio, non era sempre stata una persona estroversa e socievole, questo si rifletteva nei suoi piatti all’inizio dei suoi studi in giro per il mondo. Ci aveva messo diversi anni a capire le indicazioni dei suoi professori quando le dicevano che i suoi piatti erano “timidi”. A quelle parole aveva spesso sgranato gli occhi mostrando il suo scetticismo radicato, finché non comprese che dietro a quelle critiche c’era una profonda verità. Uno chef si differenzia dagli altri quando riesce a mettere una parte di se stesso in ciò che cucina.
    Kaja venne distratta dai suoi pensieri dall’apparizione della cameriera che aveva urtato prima, le chiese di consigliarle qualcosa di buono da mangiare e soprattutto di non sputarle nel caffè per averle creato dei problemi. Per fortuna pareva essere una persona che non portava rancore, infatti si presentò con l’appellativo di Serena con un grande sorriso dipinto sulle labbra. Tirò il primo sospiro di sollievo da quando aveva messo piede lì dentro e rimase in silenzio per un po’ ascoltando le varie proposte e abbinamenti. L’aveva colpita il fatto che in base alla bevanda avesse sempre qualcosa di differente da metterci vicino, non era poi così differente da quello che faceva lei quando abbinava un vino diverso per ogni pietanza che faceva uscire dalla cucina. Non era un sommelier, ma aveva delle conoscenze base degli abbinamenti enogastronomici grazie agli studi che aveva fatto durante gli anni in cui aveva vissuto in Italia. Sorrise a Serena sinceramente colpita e poggiò il mento tra le mani, come avrebbe fatto una bambina davanti a una storia davvero interessante. ”Se mai avessi un ristorante tutto mio vorrei una cameriera come te. Il legame tra ciò che mangi e ciò che bevi è importantissimo per non annullare il sapore dell’uno o dell’altro.” Iniziò a tamburellare con le dita sulle guance mentre rifletteva su tutto ciò che le aveva detto Serena, pensando che visto il disastro che aveva combinato entrando la caffeina non era contemplata tra le sue scelte, non le serviva qualcosa che le desse un’ulteriore scossa di adrenalina. ”Penso proprio che prenderò un succo d’arancia con un muffin ai frutti di bosco e mandorle. Non so se conosci lo studio del mixologo Humberto Marques, ma dice che per ogni frutto ci sono dei sapori che si abbinano bilanciandosi tra di loro. Alcune associazioni sono davvero sorprendenti, in questo caso ho scelto un classico, forse sarei stata estremamente scontata se avessi preso una torta al cioccolato accanto al sentore d’arancia del succo.” Solo dopo aver parlato come un’enciclopedia gastronomica si rese conto che Serena non aveva idea del fatto che lei fosse una chef e che forse poteva risultare un po’ snob o precisina. ”Non ne azzecco una con te, ti ho detto queste cose perché sono una chef, non so se conosci il Blue River qui a Besaid.” Stava per aggiungere che era il locale dei suoi genitori, ma era una storia troppo lunga e troppo intima da raccontare a una perfetta sconosciuta, così scacciò in fretta quel pensiero della sua mente. Lasciò vagare lo sguardo lungo i vari tavoli occupati, sentendosi per un istante a disagio nel trovarsi nel ruolo di cliente, di solito era lei a ritrovarsi in piedi davanti agli avventori quando volevano complimentarsi o lamentarsi per la sua cucina. Un sorriso a metà le sollevò le labbra da un lato mentre parlava fissando la sala dell’Anthemis. ”Ti piace il tuo lavoro, Serena? Io adoro il mio…” un breve silenzio si frappose tra di loro, Kaja si voltò a guardare la ragazza che pareva non aver ascoltato le sue parole e ripeté la stessa domanda scrutando attentamente Serena. Aveva l’impressione che non la stesse guardando negli occhi mentre riformulava il quesito, bensì il suo sguardo era puntato sulle sue labbra. Oddio era lesbica? Era attratta da lei? Kaja si pietrificò sulla sedia non sapendo se proseguire la conversazione o se cercare di allontanarla con gentilezza. Il problema non era affatto la sua propensione sessuale, piuttosto il fatto che lei non la ricambiava e non voleva ritrovarsi in una situazione che si sarebbe rivelata scomoda per entrambe. Si voltò verso il muro alla sua destra mordendosi il labbro inferiore. ”Ehm… credo che ecco… sì… prenderò proprio quello che ti ho già detto…” ancora una volta il silenzio s’intromise tra di loro, per la seconda volta Serena non le rispose. Kaja aggrottò la fronte con aria perplessa voltandosi verso la ragazza. ”Porca miseria! Ma tu non ci senti?” chiese esprimendo a voce alta il suo dubbio visto che Serena pareva non “ascoltarla” solo quando non poteva osservare il labiale. Si portò entrambe le mani al viso sentendo le guance scaldarsi tutto d’un tratto, aveva appena fatto una doppia gaffe, fortuna che almeno una delle due era rimasta solo nella sua mente. Appoggiò entrambe le mani coi palmi aperti sul tavolino e fissò Serena con un’espressione dispiaciuta. ”Scusa, sono stata davvero indelicata, scusami… è che mi è parso che tu non sia in grado di capirmi quando non ti mostro il labiale oppure mi sbaglio?” Era un po’ tardi per tentare di parlare con tatto e gentilezza, ormai era certa di aver fatto una pessima impressione alla ragazza e che probabilmente a portarle succo e muffin avrebbe mandato qualcun altro. ”Sono una persona orribile, mi odierai per tutto questo, non è vero?” si ritrovò di nuovo a sperare che non le sputasse nel succo di frutta e se lo avesse fatto ne avrebbe avuto tutte le ragioni del mondo.
     
    .
2 replies since 28/2/2020, 12:04   115 views
  Share  
.
Top
Top