everybody's coming to my house

Agnes x Jan | Estrella - mattina

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    Il freddo secco accarezzava la pelle di Agnes, mentre questa lasciava l’abitazione di un importante giudice di Besaid, per raggiungere la boutique Estrella. Percorreva con la macchina scura sportiva, il vialone della villa, delineato da folti alberi di betulla. Le piaceva guidare, la portava in altri mondi fatti di pura fantasia: quando si trovava alla guida, Agnes riusciva a staccare totalmente dal mondo comune, per ritrovarsi in castelli fatti di nuvole che sapientemente sapeva costruire. Era un suo modo per isolarsi dalla realtà, e vivere in un mondo dove non era una criminale, ma una semplice ragazza di quartiere, che viveva una vita parallela fatta di amore e di monogamia, e dove la sua persona, aveva voglia di sposarsi ed avere figli, abbandonando la versione più oscura di sè stessa. In questi castelli volanti, era come se ci fossero state dentro di lei due persone ben distinte: il suo lato più nero, quello che amava la vita che conduceva e quello più innocente, dove sperava un giorno di poter condurre una vita normale. Ad oggi, Agnes non era certamente pronta ad affrontare la parte bianca di sè stessa, dedicarsi ad una vita tranquilla e monotona e sentiva l’estremo bisogno di vivere così, come stava facendo, con i suoi eccessi e le sue follie, con quelle mani sempre diverse che sfioravano il suo corpo e le sue labbra, con l’adrenalina che le portava il suo lavoro. L’unica costante che ci sarebbe stata in entrambe le sue versioni, era a Iago pronto ad aspettarla in quella casa museo che aveva costruito con passione e che anche per Agnes, era diventata ormai la sua casa. Quando lavorava, quando vestiva i panni di Nyx, doveva ammettere di non essere sempre fortunata sulle sue prede. Non tutti potevano essere sempre prestanti ed aitanti, in questi casi - come era successo per il governatore Hansen, la giovane ammaliatrice cercava di chiudere un occhio o di ricorrere a tattiche alternative, decidendo in questo caso di sedurre il figlio prediletto, un piccolo maialino senza coda che almeno, risultava meno viscido del padre. Karl, era un ragazzo dal fisico importante: gambe tozze e pancia fin troppo abbondante per l’età del giovane, volto tondo e naso a maialino che la facevano sorridere, aspettandosi che questo prima o poi riuscisse a grugnire. Fortunatamente nessun verso era uscito dalla sua bocca, neanche quello del piacere dato che in “casi particolari”, Nyx usava ricorrere a metodi ortodossi ed appartenenti a popoli lontani da loro. Credenze sciamane riportavano la giovane alla sue origini, consigliandole di usare polverine magiche per stordire i suoi nemici e portarli lá dove, le faceva comodo che fossero. Così facendo, Agnes poteva evitarsi richieste particolari da parte di questi, oppure notti bollenti, riuscendo ad insinuare nelle loro memorie azioni mai avvenute, credenze solo sussurrate. Sperava anche in quel caso, di essere riuscita nella sua missione e che Karl fosse abbastanza persuasivi nei confronti dell’adorato padre, così che Nyx potesse evitare di incontrarlo un ulteriore volta o di abbassarsi all’incontro dell’altissimo. Per quanto ormai fosse entrata nell’ottica del proprio lavoro, consapevole che quanto le veniva richiesto era per un bene superiore, Agnes detestava abbassarsi alla presenza di determinati omuncoli e sperava sempre più spesso di poter evitare i suoi incontri con questi, se non per emergenze assolute. Lei è Iago si erano ormai creati una fitta rete di contatti, che duramente avevano lucidato ed oggi, Agnes sperava di poter limitare il suo ruolo a persone piacevoli con cui, le piaceva passare il suo tempo. Sapeva bene però, che questo non poteva accadere sempre e là dove necessario, tesseva la sua ragnatela nel migliore dei modi, come in quel caso. Prese il telefono, digitò il nome di Iago Sono appena uscita, tutto dovrebbe essere filato liscio. aveva annunciato tramite il bluetooth che si era attivato automaticamente nella vettura Passo da Betty, ci vediamo per pranzo se ci sei, altrimenti stasera chiuse la chiamata, pigiando poi il piede sull’acceleratore.

    Spalancò le grandi porte battenti in vetro fumè, che concedevano l’ingresso alla casa di moda, varcandone il confine. Le maniglie in acciaio cromato specchio, erano caratterizzate da una grossa “E” corsiva, a sottolineare il nome “Estrella”. Odiava vederle sporche, con l'impronta di chi, aveva appena varcato la soglia così, aveva chiesto espressamente all’addetto alla sicurezza, di pulirle e da allora, doveva ammettere che erano rari i momenti in cui risultavano sporche mi piace quando i dipendenti prendono alla lettera quanto gli chiedo annunciò, senza esprimere un favore per il soggetto. Se era intelligente, avrebbe capito da solo ed Agnes vide, un sorrisino aprirsi sulle labbra di questo Madame Mohn salutò lui, facendo una riverenza al suo ingresso. Si guardò attorno, curiosa di capire se già quella mattina ci fossero stati clienti e fortunatamente, potè constatare la commessa a lavoro. Una ragazza, dal fisico prorompente, stava cercando per sè degli abiti color passione. Non che ne avesse avuto realmente bisogno, osservò Agnes: seno importante, tanto che avrebbe potuto regalare qualche taglia ad ognuna di loro che scarseggiava, punto vita decisamente a clessidra e sedere ben presente. Nel complesso era un classico fisico da capogiro per il testosterone maschile: magra, ma non troppo, piena di tutte le curve in cui poter affondare le loro grinfie. Sorrise, al pensiero di Hansen, imbarazzato quella stessa mattina a vederla rimettere il proprio reggiseno sulla sua pelle nuda. Era diventato bordeaux, come la classica persona disabituata a vedere un corpo nudo. D’altronde, chi poteva biasimarlo? Non doveva essere facile per lui conquistare una donna e chi lo avvicinava, probabilmente lo faceva per soldi o per uno scopo come aveva fatto lei. Peccato che il poveretto, non avrebbe mai saputo che in realtà i suoi genitali erano rimasti pieni e che, Agnes non gli aveva dato la possibilità di svuotare. Ma questa era un’altra storia, che la giovane probabilmente avrebbe raccontato soltanto a Iago e Frida.
    dlin-dlin-dlin Agnes si voltò verso la porta, odiava il rumorino che questa emetteva all’ingresso di qualcuno. Iniziò ad escogitare un modo per cambiarlo, quando davanti ai suoi occhi si palesò una figura fin troppo conosciuta Anders Sandström, che piacere vederla! lo salutò, andando incontro sei qui, per una delle tue solite giacche nere? O finalmente il tuo cervello è tornato al suo posto e sei pronto ad abbandonare la monotonia per incontrare la fantasia? domandò divertita lei, mentre osservava il ragazzo, toccarsi la tasca della giacca per farle capire chiaramente che aveva una consegna per loro. Doveva portarlo a prendere un caffè nell’ufficio di Iago, sicuramente.
     
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    Anders Jan Sandström

    Odiava incontrare suo padre, diventava ancora più insopportabile se era costretto a svegliarsi presto per farlo. Oskar gli aveva dato appuntamento alle 8.00 del mattino a casa sua perché aveva dei documenti importanti da affidargli per la Maison Estrella, avrebbe dovuto consegnarli di persona al proprietario che alcune volte collaborava con i loro traffici illegali di armi. Iago era un’ottima spalla secondo l’opinione di suo padre e nonostante i suoi atteggiamenti estrosi era il tipo di persona che portava a termine alla perfezione ogni richiesta che gli veniva fatta. Non poteva negare che era vero, ma davanti ad Oskar non lo avrebbe mai ammesso che aveva riposto la sua fiducia in un buon collaboratore. Anders partì dall’appartamento che condivideva con Frida alle 7.30 in punto, si avvicinò a sua sorella mentre dormiva per depositarle un bacio sul collo scoperto prima di andare ad affrontare la sua guerra personale. Arrivò puntuale a casa di suo padre, gli aprirono il grande cancello automatico dopo avergli posto qualche domanda di rito e con la macchina percorse il vialetto alberato fino a raggiungere l’ingresso dove si parcheggiò senza curarsi di aver occupato più spazio del necessario. Sapeva perfettamente che lì davanti passavano tutte le vetture di servizio, compresa quella che si occupava di accompagnare suo padre ovunque desiderasse, proprio per quel motivo aveva lasciato la propria macchina esattamente al centro e leggermente di traverso. Sapeva che era solo uno sciocco dispetto e che Oskar lo avrebbe liquidato con pochi preamboli, l’intolleranza dell’altro era reciproca e se non fosse stato che Anders era vincolato a Frida dalla loro simbiosi probabilmente sarebbe già morto su commissione del padre.
    ”Buongiorno, non c’è bisogno che venga annunciato, Oskar sarà contento di vedermi.” disse con un ghigno ironico sulla bocca e la mano sollevata verso il maggiordomo che era già pronto a svolgere il proprio lavoro con estrema efficienza. ”Signore, le chiedo scusa, ma sa che suo padre non sarà contento del mio operato se la lascio passare così.” come ogni dipendente anche lui temeva la reazione di Oskar in caso di disobbedienza, tutti sapevano che per lui la lealtà e il rispetto erano due qualità indispensabili per tenersi stretta la vita al petto. Anders strinse i denti, Jakob non gli aveva mai fatto nulla di male, non si meritava di essere rimproverato per i suoi moti di ribellione. Aveva sempre provato pietà e compassione per il prossimo, cosa che aveva sempre mandato fuori di senno suo padre che lo considerava un rammollito. Oskar pensava che il suo provare empatia per le persone che perseguitavano per il loro tornaconto fosse una mancanza di forza, fortunatamente ci pensava Frida ad essere sufficientemente tosta per entrambi, quante volte se lo era sentito dire? Ne aveva perso il conto. Non provava nessun astio nei confronti di sua sorella per questa predilezione che loro padre aveva nei suoi confronti, piuttosto era preoccupato che prima o poi sarebbe riuscito a portarla completamente dalla sua parte. Temeva che Oskar riuscisse a portargliela via con i suoi discorsi che erano più dei lavaggi del cervello che vere esternazioni di affetto paterno. Frida era troppo importante per Anders per permettere che gli assurdi piani di suo padre la coinvolgessero al punto di metterla in pericolo, come era già successo troppe volte in passato. Lui non poteva farsi prendere dalla morte per lei, lo sapeva che altrimenti entrambi sarebbero stati vittima della Falce. Per questo cercava sempre di avere l’ultima parola suoi progetti di Oskar e di essere il più presente possibile a tutte le missioni a cui partecipava sua sorella.
    ”Figlio…” una voce sin troppo familiare lo raggiunse da un punto imprecisato dietro di lui, Anders si voltò di scatto e si trovò davanti suo padre vestito di tutto punto, stringeva in una mano un bicchiere di succo d’arancia e nell’altro quello che sembrava l’involucro di una lettera. ”Padre.” incrociò le braccia al petto, sentendo la pelle nera della sua giacca tendersi sulle spalle. Il silenzio scese nell’ingresso e Jakob da perfetto maggiordomo si avvicinò a suo padre per chiedergli se avesse bisogno dei suoi servigi. ”No, ti ringrazio. Puoi congedarti per il momento.” Oskar fece cenno all’uomo di dirigersi altrove e poi si avvicinò di pochi passi a suo figlio con il viso contratto in un’espressione indecifrabile. ”Questi sono i documenti per la Maison Estrella, assicurati di consegnarli a Iago in persona o al massimo ad Agnes. Non devono finire nelle mani di nessun altro per nessun motivo. Chiaro?” una suadente minaccia la sua mentre gli porgeva l’involucro color ocra senza nemmeno distendere completamente il braccio, se Anders voleva afferrare l’oggetto del suo incarico era costretto a muoversi in sua direzione. Erano quelle le piccole cose che Oskar faceva per manipolare la gente, far sì che fossero sempre loro ad accostarsi credendo che fosse una loro idea. ”E’ tutto, posso andarmene?” chiese con evidente astio nella voce e negli occhi. Oskar annuì senza nemmeno degnarsi di rispondergli. ”Buona giornata…” ’serpe’ l’ultima parola era solo un pensiero, ma risuonava assordante nell’aria.

    Scese dalla macchina con sicurezza, richiuse lo sportello e si avviò verso l’entrata della Maison Estrella. Il portone era immacolato, sui vetri fumé non un’impronta a macchiarne la superficie. Chissà chi era il perfezionista che aveva richiesto una pulizia così maniacale, sorrise a quel pensiero e suonò il campanello per essere ricevuto. Attese poco prima che qualcuno gli aprisse la porta e lo accogliesse all’interno. ”Anders Sandström, che piacere vederla!” Agnes gli stava andando incontro con quella sua andatura sinuosa che la contraddistingueva, se non fosse stata amica di sua sorella probabilmente sarebbe stata l’ennesima ragazza che aveva incrociato il proprio cammino che avrebbe fatto una brutta fine. Frida era particolarmente gelosa e le poche donne che avevano osato accostarsi ad Anders non potevano più raccontarlo per svariati motivi che era meglio non sapere. ” sei qui, per una delle tue solite giacche nere? O finalmente il tuo cervello è tornato al suo posto e sei pronto ad abbandonare la monotonia per incontrare la fantasia?” non poté fare a meno di ridacchiare a quelle parole, non era la prima volta che Agnes cercava di convincerlo a provare dei capi di abbigliamento che non fossero scuri e monocromatici, ma non ci era mai riuscita. Nemmeno Frida era riuscita nell’impossibile missione di fargli indossare schemi di colori che non fossero nero, grigio, blu o al massimo un rosso scuro e cupo. ”Ti trovo bene, Agnes. Non ti arrendi mai con questa storia delle fantasie, eh? Qualsiasi cosa non sia nera rimarrebbe chiusa nel mio armadio fino ad ammuffirsi, lo sai.” mentre pronunciava quelle parole ironiche si toccò il petto all’altezza della tasca interna della giacca rigorosamente nera dove teneva i documenti che doveva consegnare. ”Prima il dovere e poi potrei concederti di mostrarmi qualche capo. Astor ha utilizzato la giacca che ho comprato il mese scorso come un tappetino, quindi potrei aver necessità di fare un acquisto sul serio.” osservò Agnes che gli fece segno di seguirla con la testa, Anders annuì e rimanendo un paio di passi dietro di lei si lasciò guidare lungo la Maison fino ad arrivare all’ufficio di Iago dove si accomodarono entrambi. Anders si sistemò in maniera piuttosto scomposta sulla sedia dal lato clientela della scrivania e quando fu certo che Agnes si fosse richiusa la porta alle spalle, tirò fuori la busta contenente i documenti dell’ultimo commercio di armi a cui avevano collaborato Iago e i Sandström. ”Oskar si è raccomandato di affidare questo pacchetto solo a te o a Iago senza mostrarlo ad altri occhi indiscreti, per cui sai cosa farne.” lanciò la busta sulla scrivania stando bene attento a non colpire nulla e poi appoggiò il braccio allo schienale della sedia su cui era seduto, se così poteva definirsi la sua posizione con le gambe distese e la schiena appoggiata di traverso come se fosse su una sdraio. ”Oggi non c’è quell’esibizionista di un argentino? Porgigli i miei saluti quando rientra e digli che ho quel whisky invecchiato che mi aveva chiesto.” gli andava a genio quel Iago, l’ultima volta che si erano visti si erano dilungati in chiacchiere sui migliori alcolici che avessero bevuto ed entrambi si erano promessi di far assaggiare all’altro almeno un bicchiere delle loro bottiglie preferite. Anders si sistemò in posizione eretta ed appoggiò entrambi i gomiti sulla scrivania. ”Frida mi ha detto che sei passata al Bianconiglio in settimana, ma io non ti ho vista.” appoggiò il mento sulla mano destra guardandosi intorno in attesa che Agnes sistemasse i documenti al solito posto e tornasse da lui.

    Edited by Aruna Divya - 23/3/2020, 20:55
     
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    Non amava passare il suo tempo alla casa di moda ma, sapeva che era un ottimo modo per mantenere la sua copertura reale ed inoltre, le serviva per controllare come si stessero comportando i loro dipendenti. Non che Iago non ne fosse capace anzi, per certe cose era ben più critico di lei ma come spesso accadeva, l’occhio femminile aveva riguardi completamente diversi da quello maschile e quindi, spesso Agnes si ritrovava a fare degli appunti che all’uomo non sarebbero mai venuti in mente. Era annoiata, mentre vagava tra gli abiti in attesa di un’altro cliente da servire e, mentre si divertiva a torturare i loro dipendenti facendo anche i più stupidi commenti, Agnes decise di ingannare il tempo facendo un po' di shopping. Volteggiava tra un appendiabiti e l’altro mentre, lanciava nelle braccia di una delle commesse gli abiti che avrebbe voluto provare mentre lei, poverina, finiva sempre più vestito dopo vestito, surclassata da quella montagna di tessuto. Signorina posso iniziare, a portare questi vestiti nel camerino così che lei possa provarli? aveva chiesto la giovane, non potendo percepire l’occhiataccia che, dietro quel cumulo di abiti, Agnes le aveva lanciato. Le sembra di aver sentito una frase di congedo? chiese lei piuttosto stizzita, mentre decideva di prendere anche degli abiti del tutto inutili, che non avrebbe mai provato solo per far dispetto alla ragazza che doveva aver sempre più difficoltà nel tenere quella manciata di roba in equilibrio. Era capricciosa Agnes, quando era annoiata e non sapeva cosa fare ed in quei momenti, quando era nella sua fase più suscettibile era meglio non infastidirla. Torturò per qualche altro minuto la commessa che, ormai camminava alla cieca senza avere visuale libera del percorso da compiere, prima di impartirle un ultimo ordine portami anche un paio di stivali al ginocchio, quelli più belli e costosi che abbiamo ordinò infine, mettendo alla prova l’intelligenza della ragazza, senza stare a specificare che ovviamente dovevano essere con un tacco vertiginoso. Se c’era proprio una cosa che Agnes non sosteneva, erano le scarpe basse, non le aveva mai prese in considerazione, le trovava poco aggraziate e femminili e l’unico paio di scarpe da ginnastica che aveva in casa, erano quelle che utilizzava per fare sport e che non vedeva sempre l’ora, di togliersi al più presto. Per lei, le scarpe erano solo ed esclusivamente firmate Louboutin o Jimmy Cho, non voleva sentire altra storia.
    Una volta al camerino, Agnes prese in mano il telefono ed iniziò a messaggiare con le uniche persone che era in grado di adorare sempre, anche nei momenti di subbuglio totale: Iago e Frida. Ho comprato un completo intimo che ti piacerà molto, stasera se fai il bravo te lo faccio vedere digitò a lui, seguendo un ah, ricordami perché abbiamo a lavorare da noi quella oca giuliva affetta di daltonismo e dai capelli color cenere ed il naso che fa provincia? Non è ottimale scambiare un colore per un altro forse era per tenersi buono il padre, proprio Agnes non se lo ricordava, ma sicuramente c’era un buon motivo per averla lì da loro. Non era affatto affabile e brava nel lavoro ed il modo in cui si poneva ai cliente (cioè a lei poco prima) era stato precipitoso e sgarbato. Senza attendere una risposta di Iago, Agnes prese a digitare un altro messaggio, questa volta per la sua migliore amica. Ho fatto preparare una decina di abiti da provare ad una commessa che mi sta antipatica, ma non ho voglia di provarli. Sono annoiata, che fai? ed inviò. Seduta sul pouf in velluto del camerino, le prese caldo e decise di uscirne, iniziando senza troppi scrupoli e malizie a spogliarsi fuori da lì, in semi-vista nel negozio. Sempre la stessa commessa, la guardò sgranando gli occhi che c’è? Non hai mai visto una donna in intimo? chiese, con voce interrogatoria, cercando però di darsi un certo contegno dato che non sapeva la ragione effettiva per la quale, quella ragazza si trovasse li. Credo che a quel bel maschione là disse, indicando la sicurezza alla porta, che allungava l’occhio per quanto potesse, senza farsi troppo notare non dispiaccia vedere un po' di carne di qualità! Certamente ha più buon gusto di te esclamò, infilandosi uno dei tanti abiti che si era fatta portare. Dopo una sequela imbarazzante di no! che se fosse stata una cliente probabilmente era il caso di buttarla fuori a calci in culo, Agnes trovò finalmente un abito che faceva al caso suo. Questo mi piace, puoi piegarlo e preparare un pacchetto regalo ovviamente per sé stessa, ma questo alla ragazza non era dato sapere. Voleva vedere come preparava le confezioni e come, si destreggiava con i pacchi regalo. Almeno in quello, era molto brava ed aveva preso l’iniziativa di spruzzare dentro alla shopper bag personalizzata in cartone il profumo del posto, donando così un tocco di classe. Buona idea, brava.. dobbiamo migliorarci sul rapporto con il cliente giudicò lei, dando a Cesare quel che era di Cesare. Per quanto alle volte odiosa e altezzosa, Agnas riconosceva i meriti a chi, li doveva avere e quell’idea della ragazza le era piaciuta tanto da dare ordine anche alle altre, di fare lo stesso. Vi raccomando, va spruzzato a busta vuota, quando ancora non vi è dentro niente, così da non rischiare di rovinare l’abito inserito appuntò, prima di distrarsi vedendo entrare quel cliente che conosceva fin troppo bene.

    Portò Anders nell’ufficio privato, avendo appreso da un suo solo gesto che aveva una consegna per loro. Ricevuto, ringrazia Oskar da parte nostra concluse, chiudendo la busta che aveva sbirciato, senza neanche sottoporre al Sandström, per assicurarsi che ci fosse dentro quanto accordato con il grande capo.
    Sai Anders, bisogna imparare ad essere un po' camaleontici nella vita, cercare di non appiattirla troppo con scelte monotematiche. Già sei ombroso al novantanove per cento dei tuoi giorni, un po' di colore ti aiuterebbe un pò lo provocò lei, consapevole che Jan era spesso nervoso per il lavoro che gli toccava svolgere e per il rapporto difficile che aveva con il padre. Non ne sapeva molto, non i dettagli almeno, ma parlando con Frida e vedendo alcuni atteggiamenti del ragazzo, i nodi erano venuti al pettine. Non ti sto dicendo di indossare il verde smeraldo o il fucsia acceso, ma potresti almeno virare su di un blu notte! esclamò, alzando gli occhi al cielo. Anders con il tempo aveva imparato a conoscerla un po', aveva avuto a che fare più di una volta con lei e sapeva, che quel suo atteggiamento non era malevolo ma semplicemente un tratto distintivo del suo modo di fare. Con la stessa Frida, capitava che si atteggiasse in quel modo e quelle due, erano culo e camicia, complici nei loro misfatti che qualche volta, Jan ne era quasi geloso per quell’assurdo rapporto simbiotico che aveva con la sorella. Oggi Iago aveva ben altri compiti da svolgere.. la necessità di appagare il suo ego ed i suoi occhi! rispose Agnes, consapevole che il bell’argentino si era trasportato in qualche spazio temporale a lei sconosciuto. Si, non ricordo esattamente quando, ma ho raggiunto Frida alla Tana del Bianconiglio! Finalmente hanno iniziato a fare degli ottimi piatti per l’aperitivo aveva constatato lei, ricordando le bontà che la gemella, le aveva fatto bere e mangiare. Studiava Jan, aveva bisogno di tenere la sorella sotto controllo e questo, faceva impazzire di divertimento Agnes, che si divertiva a provocare entrambi. Ma toglimi una curiosità, Jan iniziò lei, uno di quegli inizi frase che avrebbe fatto venire i brividi anche ad uno dei più decisi gentiluomini, perché non si sapeva dove Agnes sarebbe andata a parare non ho mai capito bene con la vostra particolarità, cosa dovesse succedere se uno dei due dovesse venire lo provocò, alzando le sopracciglia se ad esempio io mi chinassi qui, in ginocchio da te e ti facessi un fellatio.. Proverebbe piacere anche Frida a distanza? chiese seria, avvicinandosi al suo volto, lasciando qualche centimetro di distanza tra loro prima di scoppiare in una risata per l’espressione stramba che aveva fatto il ragazzo. Dai omaccione, andiamo a vedere qualche giacca per te! lo prese ancora in giro lei, prima di lasciare l’ufficio privato per tornare nello showroom.
     
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    Ogni volta che metteva piede nella Maison Estrella sua sorella oppure Agnes insistevano sempre per utilizzarlo come modello per fargli indossare gli abiti maschili più vistosi, accadeva perché amavano prendersi gioco della sua propensione per i colori scuri e privi di fantasie. Nemmeno un singolo pois aveva mai attraversato il suo armadio, lui amava quella distesa cromatica di tessuti scuri, su ogni stampella un’ombra che rifletteva la sua personalità introversa e testarda. Anders alzò un sopracciglio quando sentì Agnes iniziare a straparlare di variare il suo look che non aiutava a smorzare il suo atteggiamento cupo e antisociale. ”Ringrazierò nostro padre, da parte vostra, ma… Agnes io voglio apparire una persona da cui è meglio girare alla larga. Che credibilità avrei in un ambiente del genere se indossassi una camicia hawaiiana?” dopo averlo detto l’immagine del capo d’abbigliamento fiorato gli attraversò la mente e un brivido di repulsione si fece sentire lungo la spina dorsale. Neanche promettendogli l’impossibile quelle due amiche fuori dalle righe lo avrebbero convinto a seguire le loro malsane idee in fatto di abbigliamento. Anders non era uno che seguiva le mode, poteva dichiarare apertamente di odiare le riviste sulla cui prima pagina posavano donne o uomini il cui corpo corrispondeva a un perfetto stereotipo che non esisteva davvero. Non voleva somigliare a nessuno il cui volto non fosse esposto solo nelle cornici dentro la propria casa, se un giorno si fosse reso conto di indossare qualcosa di visto su un cartellone pubblicitario si sarebbe spogliato per strada e rientrato a casa nudo piuttosto che diventare un manichino alla moda. Sapeva che il nero era un classico utilizzabile in ogni occasione, non era totalmente ignorante sulla materia come voleva far credere, ma finché i suoi outfit non erano altro che una scelta casuale in un armadio di ombre si sarebbe accontentato. ”Posso concederti un blu scuro per la giacca che mi mostrerai dopo aver sistemato la faccenda.” osservò la ragazza mentre riponeva la busta che le aveva dato da parte di Oskar, non lo fece perché non si fidava di lei, ma perché era difficile distogliere lo sguardo da una persona appariscente come lei. Agnes era una donna avvenente, i cui movimenti emanavano ferormoni a ogni oscillazione, sapeva che la sua particolarità verteva sulla seduzione e anche sua sorella lo sapeva. Non aveva mai fatto pensieri illeciti sull’amica di Frida, ma a volte si sentiva in imbarazzo in sua presenza perché sapeva essere davvero troppo esplicita per uno riservato come lui.
    ”Difficile trovare Iago nella sua tana, è sempre in giro per il mondo. A volte anche a me piacerebbe uscire di qui…” espresse a voce alta un pensiero che non avrebbe voluto che lasciasse le sue labbra. Lui e Frida erano confinati a Besaid dalla loro particolarità, provare a mettere il naso fuori dalla cittadina comportava due probabilità: la scissione delle loro anime o la morte. Non era semplice vivere con un peso del genere sulle spalle, avere la certezza di non potersi lasciare alle spalle la propria vita e dover costantemente affrontare tutto ciò da cui si vorrebbe solo fuggire. Anders non poteva allontanarsi da Oskar neanche se lo avesse voluto, pena perdersi nel limbo dell’inferno. Si riscosse da quei pensieri, il suo sguardo ancora cupo e impenetrabile esattamente come l’istante prima. Chiese ad Agnes se di recente fosse passata al loro locale e lei rispose affermativamente, senza ricordare di preciso quando fosse avvenuta la sua visita. Poi tutto d’un tratto l’argomento prese una piega inaspettata, aveva davvero usato la parola fellatio? La mandibola di Anders ricadde aperta e i suoi occhi si sgranarono in un’espressione di completa sorpresa. Glielo stava chiedendo seriamente? Le emozioni sul suo viso mutarono fulmineamente in una fumata di rabbia nata dal disagio che provava per quell’argomento che non affrontava mai con nessuno. Sapeva di essere sin troppo possessivo nei confronti di sua sorella e il suo piacere era uno di quei temi che non era disposto a condividere, ma quando si rese conto che Agnes lo stava prendendo in giro tirò un sospiro di sollievo. Era pronto a scattare sulla difensiva, invece non si era rivelato necessario. Non comprendeva Agnes allo stesso modo in cui faceva sua sorella, lei riusciva a cogliere al volo la sua ironia, mentre lui era più tarato in certe cose. Poteva sentire nella mente il rimprovero che le due amiche gli facevano spesso quando era in loro compagnia ”Quanto sei noioso, dovresti lasciarti andare a volte.” Con quel pensiero nella testa Anders si alzò in piedi e mentre seguiva Agnes verso lo showroom le disse: ”Lo sentirebbe eccome se facessi una cosa del genere e saremmo entrambi morti entro poche ore. Però sei la sua migliore amica, se le chiedo il permesso di fare una cosa a tre a distanza forse ci risparmia la vita.” le sue parole erano molto più spavalde di quanto lui non lo fosse davvero, mentre diceva quelle cose prese il cellulare dalla tasca dei pantaloni e inviò un messaggio a Frida.

    CITAZIONE
    12.03.2020 Message @Frida:Ma cos’ha la tua amica che non va? Fa domande strane, ti ha mai chiesto del sess… no, lasciamo perdere. Ci vediamo più tardi a casa.

    Erano di nuovo nel “parco divertimenti” di Agnes, a lei piaceva stare in mezzo a tutti quei vestiti ed era piuttosto brava nel suo lavoro nonostante il suo carattere fuori dalle righe. Anders si guardò un po’ intorno e rivolse la sua attenzione alla prima giacca nera dal taglio maschile che vide, ”questa sarebbe perfetta! Non dovresti nemmeno impegnarti troppo a cercare altro, giacca di pelle nera, tornerei a casa col sorriso.” aveva detto una sciocchezza, difficile vederlo con le labbra distese per un capo di abbigliamento, ma almeno avrebbe evitato la tortura di provare tutto l’atelier prima di andarsene di lì. Chissà perché aveva l’impressione che la sua richiesta non sarebbe stata accontentata, aveva notato Agnes confabulare qualcosa con una delle ragazze che lavoravano lì mentre lui prendeva dall’espositore la giacca che gli avrebbe permesso di fuggire dal regno della moda. Gliela mise davanti agli occhi per farsi notare visto che non lo aveva ascoltato davvero prima. ”Voglio questa, fine dei giochi. Ora posso andarmene?” con la coda dell’occhio notò la stessa ragazza che aveva visto complottare con Agnes tornare con una serie di giacche impilate che posò su un espositore vuoto lì vicino. Anders deglutì rumorosamente. ”Davvero?” quando gli aveva detto che aveva bisogno di una giacca aveva firmato la propria condanna, sapeva che non sarebbe uscito di lì tanto presto.

    Edited by Wanderlust. - 1/10/2020, 11:36
     
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    Agnes ‘Nyx’ Mohn | '90 | ammaliatrice | sheet
    I want to drink moonlight and bathe in flower petals. To wear the earth, sleep in streams, and taste the stars.

    Infiniti parchi giochi danzavano vicino a lei, Agnes doveva soltanto scegliere quale fosse il suo favorito per la giornata: la casa del piacere, che aveva costruito per dare forza e sfogo al suo potere afrodisiaco; la casa in cui viveva, porto sicuro e momento di puro relax per il corpo e per la mente; la casa di moda, spesso luogo ideale per incontri pittoreschi perché, parliamoci chiaro, chi si recava in boutique da loro non era certo una persona banale a parte una. Si barcamenava tra una parte e l’altra, come una trottola vincente, consapevole di quanto fosse appagante la sua vita adesso. Non era più la ragazzina orfana che veniva maltrattata dalle suore, non era più la ragazza di strada che doveva sedurre gli altri per avere un pasto ed un letto caldo. Aveva tutto ciò che desiderava e si sentiva bene, come se niente e nessuno potesse scalfire il suo profilo perfetto eppure, la giovane donna, mancava di uno dei sentimenti più forti al mondo: l’amore. Come una luna nascosta dalle eclissi perenni del sole, quel sentimento continuava a rimanere celato dentro di lei, incapace di sbocciare. Era come un fermo tempo, dal quale non riusciva a venirne fuori e la parte peggiore era che lei, non si accorgesse di niente. Era totalmente e completamente inconsapevole di essere in assenza di amore, incapace di provare quel tipo di affetto che assomigliava in modo sottile all’affetto profondo che provava per Iago e Frida. Fiducia e stima profonda, affetto e senso di protezione smisurato, gelosia e senso appartenenza che non riusciva a controllare. C’era qualcosa di strano, nel suo modo di provare e dimostrare i sentimenti: un animale allo stato brado cui non era mai stato insegnato il senso della famiglia e dell’affetto. Era come un animale in gabbia cui ad un certo punto, si erano aperte le sbarre ed aveva dovuto imparare a convivere con altri animali della sua specie che, le facevano provare sensazioni differenti ed indefinite. L’unica persona per la quale aveva provato qualcosa di simile in collegio, era stata la sua compagna di stanza e unica amica. Eileen era l’unica capace di farla ragionare ed era anche la prima, sulla quale aveva inconsapevolmente esercitato il suo potere seduttivo. Povera dolce, piccola Eileen. Per quanto Agnes avesse provato dell’affetto per lei, la sua parte egoista ed animalesca aveva vinto su di lei è la giovane compagna di stanza, era diventata il nodo vincente per la sua fuga da quel collegio. Occhi negli occhi. Sussurri e vicinanze. Un senso di appartenenza ed un alone di malizia si erano sprigionati tra di loro facendole vorticare in un senso di eccitante pace. Aveva quattordici anni ed era già capace di grande senso di sopravvivenza, egoismo e di ammaliare chi le stava vicino. Un grosso rischio decidere di camminare al suo fianco.

    La figura di Anders si faceva sempre più ciao mentre, cercava di seguire la sua figura fluttuante all’interno di quelle mura fin troppo conosciute. Dopo avergli consegnato la busta ed averla prontamente nascosta nel doppio piano della scrivania che ovviamente non era il nascondiglio finale, Agnes porse i suoi ringraziamenti verso il capo dell’organizzazione Sandström. ”Ringrazierò nostro padre, da parte vostra, ma… Agnes io voglio apparire una persona da cui è meglio girare alla larga. Che credibilità avrei in un ambiente del genere se indossassi una camicia hawaiiana?” ghignò a quella sua affermazione, prima di voltarsi in sua direzione ed avvicinarsi a lui non sono gli abiti, a far di te un Monaco, Anders esclamò lei, lasciando intendere che spesso, erano gli atteggiamenti a conquistare le persone. Certo, gli abiti possono aiutare a fare il loro dovere, ma è l’atteggiamento e la disinvoltura a rendere una persona, qualcosa di più. Carisma, decisione, ironia, Costanza e coerenza, caratteristiche che puoi ritrovare ben visibili in tua sorella che seppur possa essere contrariata a determinati stili di vita dettati da vostro padre, riesce comunque a tenere alto lo scettro e la corona ammise lei, riconoscendo in troppe volte, l’atteggiamento di Jan capriccioso o poco coerente con la figura che doveva indossare. Anche quel desiderio di evadere, non dava certezza ai suoi “sudditi”, bensì concedeva vicoli seppur nascosti, pronti ad essere calcati per una rivolta. Hai un faccino così adorabile che potresti stendere ai tuoi piedi la parte criminale femminile eppure, non ti diverti a sfruttare le tue qualità continuò lei, volteggiando nella stanza con grazia e scadenza. Si divertì, a metterlo a disagio spostando la conversazione sul lato sessuale, vedere come non riuscisse del tutto a tenere testa a provocazioni color dell’arcobaleno. Si chiedeva spesso quale fosse la vera entità del rapporto tra Anders e Frida: non li aveva mai visti in compagnia di qualcuno, non li sentiva mai parlare di sesso, quando lei e Frida erano insieme, la giovane donna finiva sempre per stuzzicare gli uomini ma senza mai portare in fondo la situazione. Anche quando lei provava a stuzzicarli, rimanevano sempre sul vago e cercavano di allontanarsi da quei discorsi, inconsapevoli che più la stuzzicavano più Agnes avrebbe punto nel vivo. Era fatta così, per quanto fosse affezionata alla persone, una parte di lei finiva sempre per essere più prominente. ”Lo sentirebbe eccome se facessi una cosa del genere e saremmo entrambi morti entro poche ore. Però sei la sua migliore amica, se le chiedo il permesso di fare una cosa a tre a distanza forse ci risparmia la vita.” Mh. alzò il suo corpo e le sue spalle, allontanandosi appena da lui e chi ti dice, che sceglierei te, per farti provare l’orgasmo più intenso che tu abbia mai avuto nella tua vita? chiese lei, con fare sufficiente misto ad un velo di eccitazione tra i due, preferirei alla gran lunga tua sorella ammise, dirigendosi verso la porta che gli avrebbe condotti nella boutique però tu potresti guardarci, potrebbe essere qualcosa di nuovo per te, non trovi? concluse lei, prima di aprire la porta della salvezza i Jan e muovere i suoi primi passi nella luce del negozio.
    Questa te la concedo, ma solo perché la giacca di pelle è un must che non deve mai mancare in un armadio disse lei, indicando la giacca ad uno dei commessi, che prontamente la ripose alla cassa, pronta per essere piegata ed imbustata. Ma è l’unica cosa su cui avrai vittoria e lo faccio giusto per accontentarti un po’. Forza maschiaccio, mostra un po’ di caldi muscoli a questa povera donna annoiata. ammise lei, sedensosi su di una seduta in velluto vicino alla zona dei camerini di prova, mentre iniziava ad allungare una giacca verde militare al ragazzo. Su, non vorrai mica fare mezzanotte qui.. oppure hai strane idee su cosa fare a quell’ora in un negozio di vestiti?! lo stuzzicò ancora, non curante di avere la commessa poco lontana da lei. Oltre alla giacca verde militare, aveva preparato anche un paio di camicie in lino scure (blu, Viola e verde - tutti scuri), che avrebbe potuto mettere nei mesi a venire, sicuramente più confortanti con il caldo di quelle solite camicie che usava indossare. Ah, Jan, un’altra cosa importante per essere apprezzati: imparare ad essere un po’ meno scontroso è un po’ più camaleontico suggerì lei, tornando alla fermezza d’animo del ragazzo, non solo sulla scelta di acquisto ma anche nella sua costanza d’essere.
    non ho riletto, ciá :mini:
     
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    Sakura Blossom

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    Anders Jan Sandström

    ”Wow…” un’esclamazione spenta.
    Perché tutti si permettevano di ricordargli che sua sorella era migliore di lui nel gestire la loro vita di merda? Anders non aveva chiesto uno scettro e tantomeno una corona, gli erano state messe tra le mani, e lui non sapeva cosa farsene di quel titolo nobiliare di Signore degli inferi. Tutti gli altri bambini alla nascita avevano avuto la possibilità di scegliere da che parte schierarsi nel mondo, invece a lui era toccata una sorte già scritta da suo padre, l’anima più nera che avesse mai conosciuto. La gente si permetteva di giudicare la sua voglia di insurrezione e di apostrofarlo come un ragazzino insofferente, ma non avevano idea di cosa significasse essere figli di Oskar Sandström. Erano mai stati rinchiusi nei sotterranei dal proprio padre? Erano mai stati gettati in pasto a dei criminali senza moralità con una pistola carica tra le mani? Forse il secondo caso per Agnes era molto più comprensibile del primo, anche lei era finita in quello che le persone normali avrebbero chiamato un “brutto giro”; e non avevano tutti i torti.
    ”Frida è eccezionale, lo sappiamo entrambi. Quando siamo nati la maggior parte dei pregi hanno fatto presa su di lei, a me è rimasta la testardaggine attaccata al cordone ombelicale ed eccomi qui. Il punto è solo uno, Agnes. Io non voglio scettro e corona.” una lieve vena di astio attraversava le sue parole, non era nei confronti della ragazza, bensì verso se stesso che non era in grado di cambiare. Sapeva che se voleva ottenere qualcosa non erano i suoi scatti d’ira che avrebbero reso migliore la sua vita, la loro vita. Eppure trovava sempre il modo di giustificarsi davanti agli altri, dicendo che era nato sbagliato, che un sognatore come lui non avrebbe saputo agire diversamente. Si proclamava stretto di mentalità, ma spesso nella sua testa si formavano idee e pensieri che si espandevano oltre i confini di ciò che diceva di essere. Anders era complicato, il suo mondo interiore lo era, così inavvicinabile a causa della sua guardia continuamente alzata. Solo Frida era in grado di vedere oltre la fortezza che si era creato attorno, anche per quello non poteva fare a meno di amarla più profondamente di ogni altro essere umano che conosceva. Il loro rapporto intenso era l’unica forma di amore che conosceva.
    ”Fidati se ti dico che risparmio alla parte femminile tanta sofferenza con uno come me al loro fianco.” non poteva di certo dirle che parte di quella sofferenza sarebbe stata causata fisicamente da Frida, e in quel caso avrebbe dovuto sottolineare più volte fisicamente. Sapeva che sua sorella non aveva raccontato ad Agnes di loro due, così come non lo avevano mai detto a nessuno. Due gemelli dall’anima impura che provavano un amore più forte di quello fraterno, erano uno scandalo per il mondo, a volte lo erano persino per loro stessi. Ci era voluto diverso tempo per accettare quei sentimenti inappropriati, quel desiderio di condividere tutto, non solo perché accomunati dalla simbiosi sin dalla nascita. Il loro era un legame unico che nessuno avrebbe potuto capire, erano l’uno parte dell’altro ancora prima di fare esperienza del mondo. Come potevano anche solo pensare di condividere la metà di se stessi con qualcun altro? Era troppo difficile da spiegare e troppo difficile da accettare per gli altri, forse prima o poi si sarebbero fidati di qualcuno al punto di confessare la loro unione, ma per ora era un segreto che avrebbero tenuto fuori portata dal resto del mondo.
    ”Ehm… cosa, scusa?” quel cambio di conversazione inaspettato lo fece irrigidire, sentiva la schiena sin troppo tesa mentre seguiva Agnes verso lo showroom. ”Tu… Frida lo sa che vorresti… tu, lei... ed è amica tua?” tra le mani teneva il telefono che aveva tirato fuori per scrivere un messaggio a sua sorella, le aveva chiesto se anche a lei Agnes aveva mai proposto una fellatio con una naturalezza spaventosa. Non era abituato ad avere conversazioni del genere con persone che non fossero sua sorella o qualche amico di sesso maschile, e anche nel secondo caso era piuttosto riservato. Per un istante si chiese se non fosse un po’ troppo bigotto, ma quel dubbio sparì quando la ragazza gli propose di fare lo spettatore del suo sogno erotico. ”Se continui a parlarmi di certe cose, comprerò sette giacche nere tutte uguali, sappilo!” nonostante si mostrasse reticente all’argomento, la sua fantasia era stata stuzzicata quel minimo che lo portò a immaginare davvero come sarebbe stata una situazione a tre. Si scrollò di dosso quei pensieri in fretta, ricordandosi che anche sua sorella avrebbe percepito la sua eccitazione a chilometri di distanza. In certi momenti un po’ di privacy in più non gli sarebbe dispiaciuta, ma in fondo il loro rapporto era così, privo di menzogne e di segreti.
    ”Davvero? Posso avere una giacca nera di pelle senza lottare per comprarla? Grazie, Agnes.” sul suo viso si dipinse un’espressione soddisfatta che venne spenta dalle parole che seguirono subito dopo: ”Ma è l’unica cosa su cui avrai vittoria…” gli era sembrato troppo facile ottenere la sua giacca nera senza impegnarsi neanche un po’. Prese con reticenza il capo di abbigliamento che gli allungò la ragazza, ma non oppose una vera e propria resistenza, sapeva che se voleva uscire dalla Maison in poco tempo era meglio assecondare Agnes. Tu non farti strane idee su cosa fare qui dentro a mezzanotte, non ti manca di certo la facoltà di schioccare le dita per avere compagnia. Tu, a differenza mia, ti diverti molto con la parte maschile criminale. Fai bene.” ammise mentre si provava la giacca verde militare, si guardò allo specchio sistemando il bavero, ma come aveva previsto quel colore era troppo chiaro per lui. Il suo armadio era una distesa di stampelle con delle ombre appese sopra, non voleva che fosse diverso, doveva rispecchiarlo e certe sfumature non rientravano nei suoi gusti. Si voltò verso Agnes per chiederle l’opinione e notò con la coda dell’occhio una pila di camice dai colori felici posizionate su una seduta accanto a lei. Sollevò un sopracciglio con una domanda che gli lampeggiava nello sguardo: ’Devo provarle tutte?’ Non aveva intenzione di fare una sfilata di moda per lei, in realtà non l’avrebbe fatta per nessuno, nemmeno per Frida. Odiava passare il tempo nei negozi e nei camerini, spesso comprava le cose senza provarle e poi le cambiava o le restituiva se non andavano bene. Se fossero stati tutti come lui, i centri commerciali e gli showroom come la Maison avrebbero chiuso tutti per mancanza di clienti.
    ”So di essere una spina nel fianco, ma per una volta ti do ragione. Mi piacerebbe imparare ad adattarmi di più, ma non so come farlo. Imparerò…” il suo discorso venne interrotto dal suono del proprio telefono, non era un altro messaggio di Frida, ma una chiamata di Eden, uno dei loro dipendenti. ”Scusa, Agnes, devo rispondere.” si allontanò con ancora indosso la giacca verde, ”pronto, Eden, che succede?” annuì più volte al vuoto, mentre ascoltava le notizie che l’uomo aveva da comunicargli da parte del padre. ”Va bene, arrivo subito.” chiuse la chiamata e mise via il cellulare. ”Agnes, per favore impacchettami la giacca di pelle e spediscila a casa nostra. Eden dice che Oskar vuole vedermi, non voglio neanche sapere perché. Avrei preferito mettere tutte le cose fucsia che hai in negozio piuttosto che vedere mio padre due volte in un giorno. Scusa se me ne vado via così, la prossima volta che passi al Bianconiglio ti devo un aperitivo di quelli degni di un VIP o cose così. Grazie per la giacca e per i consigli, anche se sono testardo, apprezzo chi sa dirmi la verità senza giri di parole. A presto, Agnes.” si tolse la giacca e la lasciò sulla seduta accanto alla ragazza, si fermò per un istante davanti a lei non sapendo bene come salutarla, doveva abbracciarla? Quelle cose non facevano per lui, si limitò a poggiarle la mano sulla spalla con fare amichevole, poi le diede le spalle e fece per uscire dalla Maison, ”Accredita tutto sul mio conto.” disse prima di aprire la porta e di ritrovarsi all’esterno. Sospirò, avrebbe davvero preferito indossare tutti i capi fucsia del negozio piuttosto che correre da Oskar al suo schiocco di dita. Salì in macchina di malumore, accese il motore e si avviò di nuovo verso casa Sandström. Due volte in poche ore era davvero troppo…

    Edited by Wanderlust. - 2/10/2020, 12:40
     
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5 replies since 12/3/2020, 09:12   269 views
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