Help me, Obi-Wan Kenobi. You’re my only hope!

Helen - Leo - Hobi

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    ~ Crazy as the life ~

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    Non aveva dormito molto quella notte. Non era una novità per lei, non aveva la grande fortuna, di poter dormire senza interruzioni o incubi. Il cielo quella mattina era grigio e carico di pioggia, ma questo non stupì Helen, perché lì in Norvegia, pioveva molto spesso. Quando il sole faceva capolino da dietro le nuvole, era già un grosso miracolo e Helen se ne approfittava spesso, per andare a correre. Era sveglia già da parecchie ore e le sue occhiaie in bella vista, glielo stavano facendo ricordare. Si era rigirata fino all’ultimo nel letto e proprio quando aveva iniziato prendere sonno, era ora di alzarsi. Si alzò, buttando all’aria le coperte nervosa e andò a farsi una bella doccia fredda. Quello l’avrebbe sicuramente svegliata, lo faceva spesso. Si vestì in fretta e furia, con una tuta normalissima, senza neanche guardarsi allo specchio e scese le scale, che portavano al grande atrio del B&B, dove ormai viveva da quasi un anno.
    Buongiorno Archer disse solo, rivolta al proprietario del B&B, che ormai la conosceva benissimo. Era l’uomo, che le aveva salvato la vita, il padre di cui aveva bisogno. L’amico fidato, che in quel momento non aveva e forse non avrebbe mai avuto, conoscendola. Lui sapeva quando aveva fatto qualcosa, lo riusciva a scorgere nei modi bruschi o nello sguardo assente, di chi sta nascondendo qualcosa.
    Dormito male? chiese, mentre le portava una tazza di caffè caldo e qualche biscotto, fatti da lui. Il suo B&B, era uno dei più grandi della zona. Ospitava venti camere, compresa la sua, e aveva una grande mensa, dove tutti potevano rifocillarsi la mattina. Era sempre pieno di persone, e questo lei la mattina lo odiava. Per questo non mangiava mai in mensa, ma andava direttamente nella cucina, dove ci lavoravano gli addetti. La troppa confusione, soprattutto di mattina, la faceva diventare ancora più nervosa, quindi evitava proprio il contatto diretto con le persone. Si sedette in un angolo della grande cucina e prese un biscotto rigirandoselo tra le dita, con poca fame.
    Cosa te lo sto a dire a fare, non si nota dalla mia faccia? rispose a Astrid, che nel frattempo stava dando delle direttive in cucina.
    Aveva i capelli ancora tutti spettinati e sembrava uscita da un film horror.
    Ancora i soliti incubi?
    Come al solito, ma non ci pensiamo, oggi voglio dipingere qualcosa disse mentre addentava il biscotto e beveva il caffè, che quasi le ustionò la lingua, perché non era stata attenta.
    Non era mai attenta. Era super goffa e dove passava lei, passavano anche i guai.
    Cosa vuoi dipingere? Non dirmi di nuovo un ritratto, perché io non ci sto cinque ore fermo come un chiodo, per poi scoprire, che avevi disegnato solo la mia testa, e oltretutto era anche deformata disse lui, alzando le mani.
    Se fosse stata un’altra persona a dirle quelle parole, sicuramente se la sarebbe presa a morte e ti avrebbe fatto passare le pene dell’inferno, ma era Archer, non poteva arrabbiarsi con lui. Rise di gusto e finì la sua colazione velocemente.
    Grazie mille per la colazione, ci vediamo dopo, ho un’ispirazione disse, saltando giù dalla sedia e correndo verso le scale, non aveva visto però, che il tappeto era un po’ rialzato e ci era inciampata in pieno sopra. Per fortuna c’era il suo amato muro, che l’aveva fermata, se no il volo che avrebbe fatto, era niente in confronto a un aereo di prima classe. Archer da dietro stava dicendo qualcosa, ma Helen per l’imbarazzo si chiuse in camera e sospirò.
    Sono sempre la solita impacciata pensò mentalmente, dandosi della ormai irrecuperabile.
    Prese il pennello, una tela bianca, i colori e iniziò a dipingere per ore. Quando dipingeva il tempo sembrava fermarsi, non era bravissima, ma la rilassava e poteva spaziare con la fantasia. Per questo quando usciva, cercava di imprimersi nella mente ogni cosa e ogni profumo, per cercare di rendere sempre più perfetti i suoi capolavori, che poi di capolavoro c’era ben poco.
    Quando aveva smesso di dipingere, era ormai sera e non se ne era neanche resa conto. Archer aveva provato a bussare più volte per portarle qualcosa da mangiare, ma non aveva fame, ne la voglia di farlo. Quando era concentrata non doveva smettere o lasciarsi distrarre. Si asciugò un po’ di sudore dalla fronte, ammirando il ritratto. Raffigurava il cielo grigio di Beside e le case tutte unite della cittadina, le stradine contorte e strette e le persone, che felici camminavano in mezzo a esse. Non era venuto male, ma ora doveva lasciarlo asciugare. Andò a farsi una doccia, dato che era sporca di colore anche tra i capelli. Una volta uscita notò, che le era rimasto un po’ di colore blu in un dito, ma nessuno ci avrebbe fatto caso. Guardò l’orologio, per vedere che ora aveva fatto e sgranò gli occhi sconvolta. Merda, devo andare al lavoro, disse quasi urlando e iniziando a prendere i primi abiti nell’armadio. Mancavano venti minuti alle 21:00, cioè all’inizio del suo turno e lei era ancora in alto mare. Di solito lavorava fino a mezzanotte, ma quando c’era bisogno -la maggior parte delle volte-, faceva straordinario, fino alla chiusura e dato che erano nel weekend, si aspettava una bella nottata.
    Lavorava da qualche mese, in uno dei più grandi e famosi pub al centro della cittadina, l’Egon. Non era molto pratica ancora come barista/cameriera, era abbastanza goffa e creava molti disastri, ma ci stava ancora lavorando.
    Il proprietario Clelyo, l’aveva subito presa a lavorare, ma doveva sorridere di più. Come se le avesse chiesto poco, per Helen sorridere a tutti costantemente e fare sempre la carina, era un grande peso, perché come prima cosa, le faceva male la mascella, una volta a casa e poi perché le scocciava. Lo faceva solo, perché doveva guadagnare qualcosa, non perché era davvero così.
    Si vestì tutta di nero, il colore che doveva predominare tra i lavoratori del pub. Per fortuna dato, che i colori sgargianti Helen li odiava e non li avrebbe mai messi. Aveva una maglietta a manichecorte con sopra la scritta del pub, jeans attillati neri, una cintura color oro per spezzare il tutto e delle vans anch’esse nere. C’era anche la giacca nera, con il nome del pub, ma quella l’avrebbe messa dopo. Si fece velocemente una coda alta bella stretta, con ai lati due piccole trecce e si era truccata al volo, con un trucco leggero e non volgare. Uscì dal B&B velocemente, salutando Archer con un cenno della mano, che aveva già capito tutto, scuotendo la testa. Iniziò a correre come una forsennata, investendo anche delle persone, che passeggiavano tranquille, si scusò, ma il tempo non era dalla sua parte. Arrivò che mancavano pochi minuti e una volta sistemato le sue cose, andò al bancone da lavoro, dove già la aspettava Hobi. Era un ragazzo orientale e molto simpatico. Lui le faceva da guida e le insegnava le basi. Per ora, aveva imparato grazie a lui, come servire ai tavoli e a fare le cose più semplici. Era sempre stato carino con lei, non si era mai arrabbiato, anche quando sbagliava le stesse cose trecento volte e la faceva ridere. Lei che si richiudeva in se stessa e non parlava mai con nessuno, avere un rapporto così scherzoso al lavoro e con una persona, che non era il suo pappagallo, le faceva bene. Quella sera, avrebbe dovuto imparare a fare, alcuni dei drink più semplici, per poi imparare quelli più complessi.
    Buonasera Hobi, scusa il fiatone, ma avevo perso la cognizione del tempo, Ti sei fatto il segno della croce vero? disse un po’ affannata, mentre si allacciava impacciata, il piccolo grembiulino da barista. Sapeva già, che sarebbe stata una serata difficile e che Hobi, troppo paziente con lei, le avrebbe ripetuto le cose mille volte, senza stancarsi mai. Lei dal canto suo, sarebbe tornata a casa, con la testa piena di cose da metabolizzare. Era un locale molto grande e per certi versi anche chic. Divanetti e luci soffuse, poteva sembrare una discoteca, ma la musica che c’era nell’aria, non era così alta.
    Allora che cosa mi insegni oggi? Parla molto lentamente, ho dormito malissimo e il solo pensiero di lavorare fino alla morte, non mi entusiasma molto disse guardando intanto il locale, che si stava riempiendo di persone e non era neanche iniziata la serata.
    Wow...come mai così fante persone oggi? C’è un evento speciale? chiese cercando un volantino, che magari lei non aveva visto. Abbassò lo sguardo e notò le sue mani nude, non ci sarebbe stato niente di male in altri casi, ma per lei, era una cosa gravissima. Senza i suoi guanti non poteva lavorare, non poteva toccare nessuno o rischiare, la sua abilità non era controllata ancora del tutto e avrebbe potuto fare del male a qualcuno involontariamente.
    Sbiancò in volto e si allontanò da Hobi leggermente. Hobi, ho appena notato che non ho i miei guanti per lavorare, non posso lavorare senza lo sai...ce ne sono alcuni in giro? In caso dovrai starmi un po’ lontano disse lei visibilmente sconvolta, ma Hobi sapeva della sua abilità e avrebbe capito subito. Ne avevano parlato una mezza volta, nel bel mezzo del lavoro, quando per curiosità lui glielo chiese. Per lei non era mai stato un problema dirlo, in fin dei conti lì erano tutti speciali, ma far sapere agli altri, che non era del tutto sotto il suo controllo, non le piaceva. Sarebbe dovuto arrivare a breve anche Leo, un ragazzo della loro stessa età, che lavorava lì. Non ci aveva mai parlato tanto, non quanto come con Hobi, lei non era molto propensa a parlare molto o a farsi nuovi amici, ma forse con il passare del tempo, lo avrebbe imparato a conoscere.
     
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    Mc Fierli... Questa è la storia... Di manuto♬

    Sfogliando una banconota dopo l'altra senza muoversi di un passo dalla cassa ma facendo di quei dieci centimetri quadri il suo quartiere da dominare, Hobi molleggiava a tempo nel vivere il meglio della sua thug life a ritmo di mooseca. Manuto, Manuto perché sei caduto in un imbuto? Manuto, Manuto, allora l'hai voluto- Allora t'è piaciuto e adesso chiedi aiuto! Aiuto, aiuto, aiuto, aiuto, aiuto, aiuto~ SKUSKU!!! Le parole poetiche e ricercate della leggendaria hit hiphop grazie giuggi sei un mito ilysm "manuto perche sei caduto in un imbuto" del fantasmagorico Mc Ferli invadevano la sala principale dell'Egon, in cui Hoseok aspettava come un vero trapper l'arrivo di Helen, che sarebbe dovuta arrivare prima del turno serale per continuare la sua formazione professionale; la ragazza era stata recentemente assunta tra le fila dell'Egon, ed Hobi si era dimostrato più che felice di aiutarla ad ambientarsi nel suo nuovo contesto di lavoro, che poteva rivelarsi alquanto impegnativo e frenetico, ma anche pieno di divertimento e soddisfazioni. Dunque, mentre si dedicava al conteggio del guadagno della mattinata, Hoseok continuava la sua jam particolare sulle note di manuto manuto, attirando l'attenzione di Clelyo, che emerse dal dehors del locale con il giornale sotto il braccio ed il telefono in mano. Sku sku!! Ciao Clelyo, tutto apposto? Tra poco arriva Helen e prima di aprire le insegno a preparare qualche altro cocktail! Tu che fai ancora a fringuellare su twitter? Domandò Hobi curioso ed ancora molleggiante, proprio mentre Clelyo schiudeva le labbra in uno di quei suoi sorrisi luminosi e rassegnati alla vita. SCUS SCUS CIAO OBI KE DICI IO TUTTO BENE...... ELEN SARA BRAVISSIMA NE SONO SICURO...... CON UN MAESTRO COME TE E NATURALE POI FATE UN DRINCS ANCHE PER ME MI RACCOMANDO……. QUALE TUISER COSE TUISER OBI....... Nonostante Clelyo a prima vista potesse sembrare un signore anzianotto poco avvezzo alle meraviglie della tecnologia, Hobi invece ci aveva visto lungo: quel vecchio volpone non faceva che mandare messaggini e commenti a destra e a manca, zampettando di fiore in fiore e di profilo in profilo. Non fare il finto tonto con me Clelyone, ti vedo sai che mandi i messaggini sconci ad Amarantha- Lo riprese subito il ragazzo, sventolandosi con una mazzetta di soldi come se potesse permettersi un collier di brillanti Marylin style diamonds are hobi's best friends e come se fosse un vero gangster del Bronx. skusku MICIONE PRIMA CERA LA GUERRA...... ORA NON CE PIU LA RECESSIONE ME LA DEVO GODERE..... QUI CI VUOLE UN PO PIU DI RISPETTO PER CHI A SPARATO PER LA PATRIA LO SAI CIAO UN KISSINO Scuotendo appena il capo nell'udire i molteplici "tlin" che si susseguivano dal cellulare di Clelyone, Hobi ridacchiò, tutto contento di avere un capo fringuellone e che parlava in caps lock. Proprio quelle letterone però lo colpirono con l'illuminazione: UN KISSINO??? CLELYO, CHE GIORNO E' OGGI?! Strillò Hobi, spaccando un paio di bicchieri da Martini ordinatamente impilati dietro di lui. E LUNEDI OBI PERCHE NON URLARE PERO…… LE ORECCHIE MI FANNO MALE Puntualizzò altrettanto confuso il vecchietto, che nel svoltare nel retro del locale, abbandonò completamente la scena senza nemmeno aspettare la risposta di Hobi. OMG oggi c'è l'aperileoncine BISOGNA PREPARARSI- Partito a tredicimila, Hobi rimise tutti i soldi al loro posto, prima di aprire un cassetto segreto sotto la cassa, sbloccandolo con il ciondolo nascosto della principessa Hobina a forma di Bibble dei film di Barbie in modo da estrarne il suo flautino da cerimonia! Era arrivato il momento di suonare il richiamo per attirare Leo nelle ampie sale dell'Egon - e di lì al 1300 il passo fu breve. Con aria determinata, Hobi andò a ripescare da dietro alle damiGGiane di vino il povero Clelyo, intento a scattarsi una foto osé olé con la panzetta della birra da fuori; tuttavia il povero gestore non ebbe il tempo di inviarla, dato che Hobi gli mise tra le mani un cucchiaio di legno. Forza Clelyo fai il tamburo contro il bancone, mi raccomando a ritmo eh, ne va del futuro dell'Egon ClelyoOOOO!!!! Ora in uno stato di completa carica, Hoseok prese un ampio respiro, portandosi così il pifferetto in una narice ed iniziando a suonare il richiamo del leone saltellando come un folletto, e come previsto, attirò il gattone giusto.
    HEHE- LEO- CIAO Ansimò Hobi, con un cappello da gnomo in testa, un attimino provato ma vittorioso, ora che tra una pifferata e l'altra era riuscito a far emergere Leo dalle sue scampagnate tra gli scatoloni. Intanto Clelyo continuava a tamburellare il cucchiaio di legno contro il bancone tanto forte che avrebbe potuto scoppiargli un embolo da un momento all'altro, tutto perso nel ritmo un po' come se si fosse immerso in un rito propiziatorio per la pioggia - che guarda un po' iniziò a scendere inondando tutto il quartiere kaja sei tu. Okay-- Clelyone... Clelyo?? CLELYO.. CLELYO! SMETTI CON QUEL TAMBURINO CHE POI NON ARRIVANO LE CLIENTI- Prima che Clelyo cadesse nel loop del tamburo, Hobi gli tolse il cucchiaio di mano, passandolo a Leo senza esitare. Fermo là okay? Fermissimo Leo, sitz~ Tutto felice e compiaciuto, Hobi tirò fuori il telefono, arpionando un indice sottile al colletto della maglia che l'amico indossava, abbassandoglielo il necessario per rendere la foto un po' più interessante agli occhi delle leoncine. Dopodichè, aggiunse filtrini e caption, e l'annuncio era pronto: 😘😘LEONCINE ACCORRETE NUMEROSE, OGGI C'E' L'#APERILEO SPECIALE!! AL QUINTO DRINK, 50% DI SCONTO E UNO SHOW DA MAGIC LEO TUTTO PER VOI, KISSINI😘😘 E boom, il post era pronto. I commenti della leccy e di valeriona iniziarono ad inondare i social di Leo, preannunciando una grossa seratona per il locale. Allora, Hobi si avvicinò all’amico gattone con fare sibillino, appoggiandosi alla sua spalla per poi arricciargli una ciocca di capelli con l'indice e ridacchiare tutto civettuolo. E' un piacere fare affari con te, Herr Leo! hihihi~ E niente, Hobi era andato. Sai ballare? Vabbè anche se non sai ballare è uguale. La cosa è che tra poco arriveranno delle clienti importantissime eh? Sono tutte dell’esercito sai? Vogliono vedere quanto sei bravo a.. Ah si, a svolgere le tue mansioni fisiche da micione - come direbbe Clelyo. Quando ti do il segnale tu semplicemente togliti la maglia okay? Si benissimo ciao~ Spingendo quindi Leo di nuovo sul retro - con gran fatica visto che era il doppio di lui - Hobi dovette fermarsi nei suoi passi quando Helen fece il suo ingresso nel pub. Lei era una ragazza assolutamente adorabile, e Hoseok non avrebbe mai pensato di vessarla come faceva con Leo, che in verità era diventato una sua vittima preferita. Anzi, lasciò stare il giovane come un palo per due secondi buoni, prima di girarsi e salutare la ragazza con un caldo abbraccio. Ciao Helen! Come stai? Dai, cambiati così ti insegno a fare qualche nuovo drink, poi lo diamo a Clelyo così si calma. Propose il giovane, attendendo così l'amica dietro al bancone ed approfittando della sua assenza per riporre il sigillo reale e il flautino magico nel cassetto segreto. Allora che cosa mi insegni oggi? Parla molto lentamente, ho dormito malissimo e il solo pensiero di lavorare fino alla morte, non mi entusiasma molto Hobi ridacchiò ed annuì, comprendendo benissimo lo stato affaticato della sua amica. Spero che non abbia dormito male per via qualcosa di grave - io dormirò male per aver beccato Clelyo a farsi selfie piccantini!!! Allora, oggi facciamo un drink con del Goldschläger, un drinkone tedescone come Leo~ Si chiama Carrot Cake e si fa con una parte di schnapps alla cannella Goldschläger, due di Bailey's e due di liquore al caffè! Insomma follettini e follettine una cosa tranquilla! GOLDSCHLAGER L'HO DETTO BENE LEO?!?!?!? Alzando nel finale la voce sino a spaccare qualche altro bicchiere e raggiungere l'udito di Leo che neanche era tornato sul retro, Hobi si sporse appena dal bancone, osservando l'orario sull'orologio appeso poco sopra l'ingresso dell'Egon. La gente stava iniziando a fluire nel locale, ed allora il ragazzo non tardò nel recuperare due bicchierini da shot e ripetere la ricetta un paio di volte, prima di offrirne uno a Clelyo ed un altro ad Helen con gentilezza. Wow...come mai così tante persone oggi? C’è un evento speciale? Dedicandole un sorriso radioso, Hobi annuì con energia, puntando il gomito sul legno prima di appoggiare la testa al palmo della mano. Mhmh! Si, si può dire così!! Trillò lui, notando però il volto dell'amica farsi più cupo. Hobi, ho appena notato che non ho i miei guanti per lavorare, non posso lavorare senza lo sai...ce ne sono alcuni in giro? In caso dovrai starmi un po’ lontano. Senza attendere neanche un altro secondo e colmo di premura nei confronti di Helen, Hobi si diresse velocemente nel retro, recuperando una scatola di guanti blu monouso, che porse alla ragazza senza esitazioni. Abbiamo questi! Lo so che non sono i più comodi ma.. Per stasera andrebbero bene? E poi, sembrerai una fatina con le manine blu, che ne dici?? Leo, confermi??

    Edited by ‹Alucard† - 26/3/2020, 03:10
     
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    Leo Wagner|27 y.o.|Soldier from the WW2| #disagio

    Era così strano quel nuovo secolo. Ai suoi tempi ci si aspettava che nel duemila finisse il mondo. Molti in realtà credevano che il pianeta non sarebbe sopravvissuto alla seconda guerra mondiale, e da quanto aveva appreso essere accaduto nel ’45, non ci si era poi andati così lontani. Le persone erano diverse, molto più libertine e indipendenti. La sera si recavano al bar e si ubriacavano senza il pensiero che l’indomani avrebbero dovuto imbracciare un fucile o procurarsi del cibo al mercato nero. Era stato così repentino, quel cambio, che Leo non riusciva ad abituarcisi. La musica assordante ogni volta, quel lavoro non poi così stancante. Erano lontane le interminabili marce, le nottate di guardia a un cancello elettrificato, gli interminabili bombardamenti. Erano lontani, eppure ancora vividi nella sua mente. Ieri era il 1944, oggi il 2020. Un lasso di tempo troppo lungo da condensare in pochi giorni.
    Clelyo sembrava essere l’unico ad avvicinarsi al mondo che ricordava. Le buone maniere, i modi di fare, la dedizione al lavoro, erano cose che in pochi sembravano possedere in quel secolo bizzarro. L’unica pecca era la maledetta tecnologia. Pure il buon Clelyo era sprofondato nel vortice dei social media –così li chiamavano- ed era rincretinito. Ah, se il Reich avesse avuto quelle armi a suo tempo, avrebbe dominato il mondo! ”Che stai facendo?” Chiese al vecchino, vedendolo assumere strane posizioni mentre teneva quell’aggeggio col braccio teso. Lì per lì gli venne la paura che avesse avuto un ictus. ”OH LEO…STO FACENDO UN SELFI…LO FAI CON ME? MANDA UN KISS…” Leo si ritrasse, non appena sentì la parola “selfi”. La gente era fissata con quella cosa. Ma davvero, sembrava di vivere in un mondo di ritardati. ”Mo’ vi do una palata se non la smettete con quella roba. Vi sta friggendo il cervello, non vedete?” Beh, detto da uno che invece si era fritto il cervello con la propaganda nazista, era tutto dire. Continuò a impilare scatoloni, mentre il vecchio, un po’ deluso per non aver ottenuto l’appoggio di Leo, andò nel locale da Hobi. Peccato che Hobi urlasse sempre e che Clelio fosse un po’ sordo, e che quindi urlasse anche lui. Dal magazzino, quindi, Leo udiva i loro discorsi deliranti, in parte. ”MICIONE PRIMA CERA LA GUERRA...... ORA NON CE PIU LA RECESSIONE ME LA DEVO GODERE..... QUI CI VUOLE UN PO PIU DI RISPETTO PER CHI A SPARATO PER LA PATRIA LO SAI CIAO UN KISSINO” Leo alzava gli occhi al cielo ogni volta che Clelyo parlava di quella benedetta guerra. Era del ’38, che cavolo di guerra avrebbe dovuto combattere a sei o sette anni? ”A CHI HAI SPARATO PER LA PATRIA, AI CERBIATTI?” Urlò, senza cattiveria. Ogni tanto si sentiva in dovere di correggerlo e impedirgli di sparare stronzate poco credibili. Lo faceva nel suo interesse, dopotutto. Ultimò il suo lavoro, quando Hobi prese a suonare quel cazzo di flautino. Dio, quanto gli dava sui nervi! Insomma, Leo aveva sviluppato un problema all’udito, per cui i suoni troppo acuti gli davano abbastanza fastidio. A parte che il coreano non mostrava il minimo rispetto per uno che aveva fatto la guerra(?)…ma poi che bisogno c’era di suonare il flauto col naso ogni volta? Si credeva simpatico? Ma la vera domanda era…ma come faceva a suonarlo? Ai suoi tempi sarebbe stato fucilato sul posto. Che cattiveria Leo Sbattè l’ultimo pacco di tovaglioli sullo scaffale, e respirò profondamente. Niente aggressività. Non siamo nella Germania nazista e io non sono più un ufficiale. Le persone sono tutte uguali, si vogliono bene, si sopportano e coesistono pacificamente. Si ripetè. Si diresse in sala, trovando –come previsto- Hobi col flauto infilato nel naso e Clelyo con un cucchiaio che batteva sul bancone. Che cazzo gli aveva detto la testa quando aveva accettato quel lavoro nemmeno lui lo sapeva. ”Abbiamo finito?” Aveva chiesto, trovando Hobi tutto contento ad attenderlo raggiante, a tremila, con Clelio che nemmeno si era accorto che il concerto era finito e ancora urlava EI TICCIAR LIV DE KIDS ALONE!(?)”. Povera stella, ogni tanto lo compativa. Era un brav’uomo in fondo. ” Fermo là okay? Fermissimo Leo, sitz~” Hobi si avvicinò pericolosamente, di nuovo armato di quel telefono portatile, come suo solito. Dovette ingoiare un boccone amaro quando addirittura osò allungare le mani per fargli una foto non richiesta. Uno zotico maleducato, ecco cos’era. Leo si scostò, rovinando il serpi a Hobi, che comunque riuscì a inviare a non sapeva chi. Come funzionasse quella roba che poi arrivava sui telefoni di tutti ancora doveva capirlo. Cioè, dov’erano i fili? Come ci passavano le immagini nei fili? Stranito, innervosito, incrociò le braccia muscolose sul petto, guardando torvo il collega barista che come al solito era su di giri. ”Non mi toccare.” Sentenziò, mentre quello continuava a toccargli i capelli. Che cavolo avessero da toccare boh, pure Clelio ogni tanto gli tastava gli avambracci. Era una mania. E' un piacere fare affari con te, Herr Leo! hihihi~ Dio, quando provava a parlare in tedesco lo avrebbe voluto ammazzare. Un giorno di quelli la sua copertura(?) sarebbe saltata, se lo sentiva. ” Sai ballare? Vabbè anche se non sai ballare è uguale. La cosa è che tra poco arriveranno delle clienti importantissime eh? Sono tutte dell’esercito sai? Vogliono vedere quanto sei bravo a.. Ah si, a svolgere le tue mansioni fisiche da micione - come direbbe Clelyo. Quando ti do il segnale tu semplicemente togliti la maglia okay? Si benissimo ciao~” Addirittura iniziò a spingerlo, in una scena poco probabile in cui Leo si arrestò, rendendo vani gli sforzi di Hobi. Si voltò verso di lui, stizzito. ”Io non tolgo un bel niente, ok? Non sono pagato per questo. Trovati un’altra puttana.” Quel giorno Hobi Wan Kenobi aveva pestato i piedi alla puttana sbagliata #wat. Lo sollevò per la collottola, come un gatto, e lo girò rispedendolo nella sua direzione. Ciò che sapeva però, era che con quello le minacce non servivano a nulla, e che entro cinque minuti si sarebbe ripresentato all’assalto. Cambiò la maglietta quando Hobi era distratto, indossando la t-shirt con lo stemma dell’Egon, così che se avesse dovuto aiutare in sala o occuparsi di qualche ubriaco molesto avrebbe avuto la stessa divisa dei baristi. Udì la voce di Helen, l’altra barista, che parlava con Hobi. L’unica sana di mente là dentro praticamente, forse. Nel frattempo Clelyo lo raggiunse. ”MICIONE…MA COME SI DICE UN KISS INTU DE LIPS IN TEDESCO?” Sul volto di Leo si dipinse un’espressione disgustata. Ora pure la lingua dei nemici d’oltremare parlava Clelione? ”Che? Chiese spaesato, mentre Hobi urlava da di là. ” GOLDSCHLAGER L'HO DETTO BENE LEO?!?!?!” Sospirò esasperato. ”Benissimo!” Gli diede il contentino. Nel frattempo Clelio aveva scritto “GOLDSCHLAGER” ad Amarantha, la sua amata(?), credendo che significasse la roba che aveva detto prima. C’era del disagio in quel pub, Leo ne era consapevole. Raggiunse i suoi colleghi al bancone, che nel frattempo stavano facendo dei cocktail. ” Abbiamo questi! Lo so che non sono i più comodi ma.. Per stasera andrebbero bene? E poi, sembrerai una fatina con le manine blu, che ne dici?? Leo, confermi??” Annuì, sorridendo. ”Fatina, ti prego, fai una magia. Fai sparire Hobi, solo per una sera.” Implorò Helen, scherzosamente, appoggiandosi sul bancone coi gomiti. ”Come mai i guanti? Ti sei tagliata?” Poco attento ai dettagli, e forse poco impiegato al bar, Leo non aveva mai fatto caso al fatto che la ragazza li portasse praticamente sempre. Nel frattempo Clelio iniziò a droppare una canzone di quelle moderne a tutto volume. Leo sussultò per quel rumore improvviso, per poi voltarsi. Clelyone, con le sue ginocchia storte, si muoveva cadenzato all’indietro, ancora tenendo il telefono mobile in posizione di selfis. "Ma che diavolo fa?" Chiese Leo perplesso, mentre un sorrisetto divertito si dipingeva sul suo viso. Nemmeno lui era immune alla demenzialità di un Clelyo che ballava. ”LEDIS AND GENTLEMEN…IN DIRETTA DALL’EGON PUB… PER L’EPPIAUA C’E…’ CLEEE-LIO-NEEEEEE. UN KISS A TUTTI GOLSCHLAGER…. LEO SALUTA ISTACRA… C’E’ HELEN, E HOBI…SALUATE SULLA DIRETTA ISTACRA MANDATE UN KISS ALLE MICIONE DI CLELIO… VI ASPETTIAMO... TUTTA LA NOTTE COCA E MIGNOTTE…NO NON E’ VERO SIAMO VERI PROFESCIONAL UN KISS… ” Fece ciao ciao con la manina, mentre Clelio continuava a inquadrarsi e ballare inciampando sulle sedie. Certo che era proprio matto. ”Voi non state bene con questo internet comunque. Vedi che effetto fa? E’ un apparecchio del demonio”. Comunicò a Hobi, convinto, cercando di farlo ragionare. Possibile che nessuno capisse quanto malsana fosse quella roba? Ci voleva davvero uno venuto dal ’44 per capirlo? Si rivolse poi alla biondina. ”Helen, tu che sei una persona seria. Mi cancelleresti la roba che mi ha messo Hobi? Questo coso continua a trillare!” Sclerò, porgendole il telefono. Non aveva password. Figuriamoci se sapeva metterla, a malapena riusciva a pigiare il tasto SoS per le chiamate di emergenza! Leo parlava un po’ come un vecchio, ma in effetti sulla carta aveva i suoi 103 anni ormai. Che poi ne avesse ancora 27 erano dettagli. Questa storia è sempre più confusa un kiss ve amo.
     
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