Rage? Of course you need it, when it burns up there's always a reason

Julian x Jungkook - B-Side

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    Koka*! Tu proprio debolucio! Colpisci! Za ozbač!!** Ruggendo ogni parola con fare intimidatorio, Svjetlana reggeva con forza tra le dita il sacco che Jungkook avrebbe dovuto colpire, poco lontano dal ring di boxe nel piano interrato del B-Side. Per il ragazzo era un vero e proprio onore allenarsi con una combattente della levatura della donna, che dopo aver servito per degli anni nell'esercito Croato, si era rintanata in Norvegia per insegnare le arti della lotta ad altri coraggiosi che riuscivano a sopportare i suoi intensi programmi d'allenamento ed autodifesa. Jungkook trovava infatti nei loro incontri dei preziosi spunti per migliorarsi sempre più - ed a dispetto dell'atteggiamento minaccioso di Svjetlana, anche l'inizio di una improbabile ma gradita amicizia. Le iridi scure del ragazzo erano fisse sul sacco, rivelando una determinazione adamantina che ben presto si fece fisica nei suoi colpi, che a tre a tre fendevano l'aria per atterrare contro l'avversario inanimato. Più forte, Koka! Tu distratto! Cosa vedi in sacco? Colpisci, colpisci! Chi voglio colpire? Mai quella domanda aveva lasciato emergere risposte chiare nei pensieri di Jungkook; chi era davvero il suo avversario? Se stesso, o i fantasmi di un passato che più d'una volta l'aveva colpito con una crudeltà ben peggiore della sua contro quel sacco? Non lo so. Tutto. Erano indubbiamente momenti rari, quelli in cui Jungkook si abbandonava alla rabbia per elaborare i traumi ricevuti, eppure solo quando era nel ring o con Svjetlana si concedeva di lasciarsi andare, canalizzando ogni più densa stilla di collera nei suoi colpi. Allora sordidi essi si susseguivano, una pioggia di suoni che lo incoraggiavano ad andare avanti, lottare e colpire ancor più forte di quanto non fosse stato colpito egli stesso. Koka, hai proprio testa di cocomero, ma basta per oggi. Dichiarò Svjetlana, brusca come sempre, provocando una tenue lucidità gioiosa negli occhi di Jungkook dopo quelle ore di duro allenamento. Ha detto testa di cocomero! Non c'erano dubbi: era andata più che bene. Classici commenti post-esercizio di Svjetlana includevano "Moriresti subito in campo di battalia in Kosovo", "Fai po' schifo Koka", "Posso spezzare te con mignolo", ed invece, la zarina del B-Side si era concessa di esprimere un raro complimento al suo allievo, il quale ben contento la ringraziò con un leggero cenno del capo, ricevendo in risposta una pacca sulla schiena così forte da farlo volare dall'altra parte della stanza. Waa è grandiosa- Riflettè Jungkook, portandosi con qualche difficoltà una mano a raggiungere le scapole, ben consapevole del fatto che per via di quel leggero colpo, avrebbe potuto osservare una bella impronta rossa sulla schiena per dei giorni.
    Ad ogni modo, ora che l'allenamento era completato, il giovane si rivolse alla sua allenatrice, data la prossimità all'orario di chiusura della palestra. «Hai sete?» Le propose amichevolmente, utilizzando semplici gesti delle mani per farsi capire chiaramente da Svjetlana, abituata ai modi di comunicare di Koka, cui mancando la voce, ricorreva alla lingua dei segni o alla gestualità per parlare. Da, bevi bere latte, tu picolo come pulce! Specificò la ragazza, preoccupandosi a suo modo di più di Jungkook che per se stessa, ed entrambi allora salirono al piano terra, dove si avviarono verso l'area della palestra dedicata ai momenti di pausa degli avventori. Nella sala attrezzi Jungkook notò solo un ragazzo intento ad allenarsi, probabilmente una delle ultime persone presenti prima che il B-Side chiudesse; aiutando Liv e suo zio nelle mansioni di ricognizione degli spazi per ricambiare il favore di abbonargli per quanto possibile la quota d'iscrizione data la sua situazione economica abbastanza precaria, Jungkook conosceva il B-Side alla perfezione, e bene o male ne riconosceva i frequentatori - tuttavia, non riuscì del tutto ad identificare il ragazzo che faceva esercizio solo un po' più avanti, essendo egli posizionato di spalle. L'attenzione di Jungkook però venne ben presto dirottata sul Svjetlana, la quale nel giro di pochi minuti fu capace di consumare un'intera bottiglia di integratori ed energy drink, passando un bicchiere capiente al giovane, ricolmo di latte sino all'orlo, tirando fuori dal suo cassetto riservato anche un barattolo dal colore dubbio, al cui interno erano custoditi i famosi krastavaca, cetriolini sott'aceto che, a detta della ragazza, curavano ogni male. Bevi tutto, Koka! E poi mangia! Gli ordinò tutta contenta Svjetlana, che nel mentre si dedicò a frantumare tra le mani l'ennesima bottiglia di integratori, dopo averci versato all'interno un po' di olio dal barattolo dei cetriolini aiuto per rinvigorirsi ancor di più. Nonostante la visione leggermente disturbante, Jungkook non sembrò per nulla turbato, terminando anch'egli in breve tempo il suo bicchiere di latte. Tuttavia, prima di addentare il cetriolino della vittoria, un odore di fumo proveniente dal forno a microonde posizionato nell'angolo della saletta attirò l'olfatto di entrambi. Ad un certo punto, su retro del piccolo elettrodomestico apparse qualche scintilla, che aumentò le dimensioni e la densità di quella piccola colonnina di fumo, ben presto captata anche dal sensore dell'unità d'allarme antincendio, lasciandola scattare. Gli irrigatori iniziarono quindi a risolvere la percepita emergenza, inondando proprio le due sale comunicanti palestra con i loro zampilli d'acqua, che giustamente finì sulle teste di Jungkook, Svjetlana ed il giovane nella sala attrezzi. La ragazza fu veloce nel riporre i suoi preziosissimi cetriolini, e mente lei era intenta a salvare le vivande, Jungkook si avviò velocemente verso quel ragazzo, afferrandogli delicatamente la spalla per attirare la sua attenzione - che già immaginava fosse stata fagocitata dalla doccia non voluta a causa dell'allarme antincendio. Con un cenno del capo, il ragazzo invitò l'altro a seguirlo, finchè il trio non fu all'esterno del B-Side. «Chiama Liv, bisogna spegnerlo!» Gesticolò concitato Jungkook a Svjetlana, e nonostante fossero entrambi fradici, la ragazza si rese subito operativa, chiamando Liv ed avvertendola del piccolo problema da risolvere. Preme bottone sotto sensori Koka! Si spengono! Rispose Svjetlana dopo aver chiuso la comunicazione al telefono, e timorosa di danneggiare gli irrigatori con la forza di un suo solo dito attenzione vi spezza, delegò il compito a Jungkook. Tu, uomo con tuta, aiuta Koka! Lasciatasi invadere dai suoi istinti di comando dei tempi dell'esercito, la ragazza Croata si rivolse a Julian, chiedendogli delicatamente di dare una mano a Jungkook, sollevandolo dalle gambe affinchè potesse arrivare velocemente ai sensori e disattivarli. «Mi puoi sollevare?» Domandò allora Jungkook, gesticolando in modo tale da far capire a Julian come aiutarlo, accovacciandosi e mimando il gesto di abbracciare le gambe di un uomo immaginario, per fargli intendere come avrebbero dovuto procedere, trovandosi i sensori direttamente attaccati al soffitto.

    *Pulcino, Polletto - nomignolo dolce in Croato.
    **Za ozbač - in slang Croato, significa "Seriamente!"
     
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    Naomi

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    Julian Holt ➸ Psicocinesi ➸ Sheet

    Dalla sera del ballo, erano accadute tante cose. Se prima pensavo che Liv fosse soltanto una bella ragazza, se, nonostante mi sentissi attratto da lei, non sarei mai e poi mai andato oltre una semplice amicizia - sempre che ci fosse potuta essere un'amicizia tra noi - adesso tutto era cambiato, la vedevo sotto una nuova luce, anche se un futuro insieme non ancora riuscivo a immaginarlo. Ci eravamo baciati, e poi le avevo chiesto di uscire per ricambiare il suo invito al party. Un caffè, solo questo, eppure quell'incontro, alla fine, mi aveva lasciato con mille dubbi, domande che avrei voluto farle e risposte che mi sarebbe piaciuto sentire ma che, probabilmente, non avrei ricevuto mai.
    La mia psiche, invece, non aveva subito grossi cambiamenti. Ero sempre tormentato, sentivo ancora la presenza di Linda accanto a me, la sua voce, soprattutto quando non ero lucido. Se stavo "bene" era difficile che si palesasse, dovevo essere come minimo ubriaco. E dato che lo ero spesso e volentieri, potevo stare accanto a mia moglie tutte le volte che volevo.
    Ma lo volevo davvero? Mi facevo rabbia, avrei voluto prendermi a pugni da solo. Quello che non comprendevo, era il motivo per cui a volte mi facessi quella domanda. Un tempo, ovvero prima di conoscere Liv, sarebbe stato impensabile dubitare dei miei sentimenti. Non mi importava di essere preso per pazzo, o affetto da schizofrenia, se potevo avere Linda ancora nella mia vita, nonostante fosse morta, allora avrei fatto di tutto perché ciò accadesse. Ora, invece, finivo per chiedermi se fosse giusto, se per caso non ci fosse un'altra strada da percorrere, stavolta, senza averla accanto. Se una donna che potesse prendere il suo posto nel mio cuore potesse realmente esistere.
    "E credi che la ragazza della palestra sia la risposta?" mi aveva chiesto l'ultima volta che l'avevo immaginata accanto a me. Non avevo risposto. Cosa potevo dirle? In realtà, per quanto Liv mi piacesse, una risposta, in quel momento, non sapevo proprio darla, né a Linda né a me stesso. Di contro, se prima di dormire chiudevo gli occhi e pensavo a noi due insieme, quel pensiero non mi spaventava e non mi faceva male. Forse Liv era la mia risposta, però dovevo ancora andare al fondo della questione, capire bene cosa rappresentava quella ragazza per me e, soprattutto, cosa ero io per lei.
    Con quei pensieri in testa, stavo allenandomi anche quella sera. La palestra di casa mia era pronta, ma io continuavo ad andare alla B-side gym per poter vedere Liv, parlarci un po'. Ogni volta che la vedevo chiacchierare con qualcuno dei suoi clienti, lo stomaco si chiudeva. Ero geloso e mi maledicevo per questo, perché sapevo che, se non me ne fosse importato niente di lei, avrei reagito con indifferenza. Purtroppo, però, non era così. Mi interessava tutto di lei, anche i dettagli più banali.
    Sentii dei passi in corridoio, e il rumore mi riportò al presente. Era quasi orario di chiusura, quindi iniziai a recuperare gli attrezzi per poterli riporre, proprio mentre qualcuno entrava in sala. Mi voltai appena, riconoscendo Jungkook in compagnia della donna con la quale si allenava, Svjetlana. Data l'ora, eravamo i soli presenti nella stanza. La donna porse un bicchiere di latte al giovane, lei, invece, si scolò d'un fiato una bottiglietta di energy drink. "Bevi tutto, Koka! E poi mangia!" gli ordinò, trafficando con un barattolo di cui ignoravo il contenuto. Spero non sia cibo per cani, pensai, divertito. Conoscevo Jungkook di vista, ma sapevo, per conto di Liv, che si esprimeva solo con i gesti. A ogni modo, mi era stato da subito simpatico, ed era raro che succedesse. Misi a posto i pesi e afferrai l'asciugamano, ma, proprio in quel momento, fui inondato da alcuni schizzi d'acqua. Non compresi subito cosa stava accadendo, perciò mi voltai verso i due. Jungkook gesticolò qualcosa all'indirizzo di Svietlana, lei rispose, agitata: "Preme bottone sotto sensori Koka! Si spengono!" Dal microonde fuoriusciva del fumo nero, ecco perché gli irrigatori si erano improvvisamente azionati. Tu, uomo con tuta, aiuta Koka! Svjetlana si rivose a me con il suo solito tono militare. Per poco non mi misi sull'attenti. Quando c'era lei in giro, più che in palestra sembrava di essere in guerra.
    Raggiunsi in fretta Koka - non avevo idea di cosa significasse - che, con l'utilizzo dei gesti, mi chiese di sollevarlo dalle gambe. Annuii, poi mi chinai e lo afferrai saldamente al livello delle ginocchia. "Ce la fai?" chiesi, spiando i suoi movimenti. Sembrava una piuma e, difatti, era leggerissimo. I sensori di spegnimento si trovavano, ovviamente, sotto il soffitto, ma li mancava di qualche centimetro. "Aspetta..." impugnai la sua caviglia e me la posizionai su una spalla, e così anche l'altra. "Ora dovresti arrivarci." dissi, continuando a guardare in su per assicurarmi che riuscisse nel suo intento.
     
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1 replies since 16/3/2020, 20:06   68 views
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