Do you come here often? Oh, you work here? My bad-

Joon x Hobi

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +5   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Vice
    Posts
    5,941
    Reputation
    +4,099

    Status
    Offline
    Febbraio 2020

    Non accadeva spesso di poter posare gli occhi su un ben di Whoopi simile, e dunque per Hobi, ritrovare il meraviglioso ragazzo che aveva incontrato a Wominy e Donne parve essere una vera e propria benedizione. Non gli aveva lasciato il numero da molto, ed anche se non era certo del fatto che avrebbe ricevuto davvero una telefonata o un messaggio da Joon, non poteva nascondere di sperarlo ardentemente; ormai Kim, per quanto lontano da Hoseok, costituiva spesso motivo di insicurezza e riflessione per lui, che avendo ben chiaro in mente il concetto di "pausa", aveva tutta l'intenzione di mettere da parte la sofferenza e divertirsi mentre il suo cosiddetto compagno si schiariva le idee. Non aveva intenzione di rimuginare su un cuore un tempo spezzato - il suo - ma avrebbe afferrato la vita a piene mani cogliendone i preziosi doni, e Joon questo era stato, uno splendido regalo che Hobi certamente non si sarebbe lasciato scappare. Si fermò di scatto mentre svogliato era intento a far la spesa, arretrando di qualche passo con il suo carrello e nascondendosi dietro al banco frigo per non essere visto non appena notò la figura di Joon in lontananza. Okay, vedi se ha voglia di parlare un po', e poi- invito all'Egon. ECCO. La strategia era stata approntata, non restava che sferrare il dolce attacco. Le suole delle converse di Hobi scivolarono quindi a passo disinvolto sul pavimento chiaro e lucido del supermercato, posandosi su di esso in leggeri scalpiccii, interrotti però dalla voce di Joon stesso. Ah ma certo, è naturale. Si tratta solo di affari, la pensiamo allo stesso modo, vero? L'avanzata delle truppe dovette fermarsi all'istante, e puntando lo sguardo sul corpo dell'altro ragazzo, Hobi ritornò alla sua stazione-nascondiglio dietro ai gamberetti surgelati, assottigliando lo sguardo per qualche secondo prima di pentirsi d'aver preso ad origliare quella conversazione per curiosità. Meglio controllare il feed di qualche anonimo social network per non lasciar vagare troppo l'udito nell'attesa che Joon terminasse la sua telefonata. Non c'è nulla di cui preoccuparsi, mi basterà contattarlo. Si ho avuto da poco il suo numero, e con qualche lusinga sono sicuro che cederà. Il tono di Joon, spensierato e tranquillo, si posizionò agli antipodi rispetto all'umore di Hobi, adesso in subbuglio ed attirato talmente tanto dal discorso da voler ascoltarlo sino alla fine.
    Degli elementi appena pronunciati dal ragazzo più giovane lo tiravano in causa in facili associazioni, e per questo, Hoseok si protese lievemente in avanti, ignorando l'infreddolimento dovuto alla prossimità con il banco frigo per recuperare le tanto agognate informazioni. Certo, ho anche partecipato a quel tedioso programma per lui.. Che altro vorresti che facessi, scusa? Già questo per me è anche troppo. Immediatamente, le coincidenze dapprima sembrategli casuali presero ad assumere significati sin troppo specifici da essere impersonali, e le parole quiete di Joon portarono l'espressione di Hobi a mutare ancora una volta; le sopracciglia s'incresparono dal dubbio, ed ora riponendo il telefono, Hoseok prese a spiare con molta più decisione la conversazione, attendendone il termine. Come dici? Ma certo che lo so.. Quando l'avrò usato me ne libererò, come sempre faccio. Potrei dire di collezionarli, sono tutti così simili! Un pesante sbuffo si liberò dalla labbra di Hobi, che oscurandosi nello sguardo avvertì un'insidiosa fitta di dolore annidarglisi nel petto. Allora è così eh? Non si aspettava di sentir parlare a quel modo un ragazzo che gli era sembrato così gentile ed attento, tuttavia dovette ricredersi, collegando tutti i pezzi del puzzle che riconducevano alla loro fugace conoscenza. Si, certo, farò come mi hai consigliato; lo userò finchè ne avrò bisogno e poi... Sì... Sì, ti farò sapere come va quando andrò a trovarlo al lavoro. Ciao, si anche tu! Nell'avvertire il labbro inferiore protendersi in un segno evidente di amaro disappunto, Hobi iniziò a considerare il suo essersi esposto come un errore, ora che per l'ennesima volta aveva avuto la riprova di non potersi adagiare sugli allori di una dolce compagnia. Forse, era ciò che una persona impaurita come lui meritava, tuttavia, non avrebbe permesso che qualcuno si prendesse gioco di lui, in nessuna circostanza. Non si sarebbe mai comportato in quel modo meschino con nessuno, chiarendo anche a coloro con cui non desiderava altro se non una notte di divertimento la sua posizione ed il suo apprezzamento per l'esperienza appena vissuta. Allora, deluso ed anche un po' più rattristato di quanto avrebbe desiderato ammettere - e soprattutto ignaro del fatto che Joon stesse in verità parlando a telefono con sua madre, dapprima di un difficile cliente di quest'ultima e poi dei preziosi asciugamani in cashmere di casa Løvenskiold - si avviò a grandi passi verso di lui, puntandolo con lo sguardo finchè non gli tagliò graziosamente la strada, prendendo così a parlare con scoppiettante fierezza. Ciao bellissimo! Facciamo un po' di spesucce? Come ti va? Visto che mi sembri uno che ha tanta voglia di divertirsi, ci vediamo all'Egon stasera eh? Se avessi già avuto in mente di farci un salto ti aspetterò! Non mancare, mi prenderò io cura di te, non te ne pentirai di sicuro.

    ◊◊◊

    Hoi! Grande Jimin ci vediamo dopodomani, io vado che devo lavorare, se non faccio una doccia adesso i clienti scapperanno! Dopo aver colpito a mezz'aria il piccolo palmo del suo amico con un batticinque, Hobi si congedò anche dal resto della crew con cui si era allenato al Dropbeat, lasciando penzolare un asciugamano bianco dal collo per assorbirne il sudore e non essere colpito da un raffreddore appena uscito nel fresco della serata Norvegese. Il tragitto in autobus verso casa fu breve, ed una volta arrivato, Hobi corse in doccia, per rassettarsi e rendersi presentabile in vista del turno serale all'Egon, locale dove lavorava come bartender. Era sempre un piacere svolgere i turni al pub di Clelyo assieme a Leo ed Helen, ed i sottotoni più ricercati in quell'ambiente informale attraevano avventori da tutta la città, rendendo l'Egon il pub più accorsato di Besaid ed un ottimo luogo per intrecciare muove conoscenze, nonostante ogni sera di lavoro avrebbe potuto rivelarsi un'esperienza sfiancante. Portandosi le mani ai fianchi mentre osservava gli outfit che aveva posato sul letto, Hobi ne scelse uno abbastanza comodo senza neanche pensarci troppo: jeans chiari con una lunga catena argentata che penzolava dalla coscia sinistra, una maglia a maniche lunghe di colore bianco ed un choker nero che gli cingeva il collo. Poi, un paio di converse, e via, era pronto. Dopo aver preso i suoi effetti personali, il ragazzo si diresse verso il locale, per fortuna abbastanza vicino, e nonostante quella serata fosse davvero splendida, Hobi avrebbe preferito non restare fuori a lungo, per non concedersi distrazioni che altrimenti lo avrebbero privato della voglia di lavorare, dilatando la sua percezione del turno all'inverosimile.
    Ahh ottima scelta, ve lo porto subito! Il tono di voce gioviale ed energico di Hobi, accompagnato da un cenno deciso della testa, testimoniava il suo innegabile impegno nel lavoro sin da quando aveva messo piede nel pub. Ormai il suo turno era cominciato già da un paio d'ore, ed i clienti affollavano il bancone come uno sciame di piccoli insetti assetati; inoltre, la musica ormai dal volume più alto, pervadeva gli spazi del locale, rotta solo dalle risate e dalle chiacchiere degli avventori che godevano di una serata piacevole in compagnia. Con in mano una bottiglia di vodka gelata, Hobi notò con la coda dell'occhio una figura che certamente non sarebbe passata inosservata in alcun luogo: Joonie. Hoseok ne accarezzò le membra con lo sguardo da capo a piedi, concentrandosi poi nuovamente sulla bottiglia gelata che pian piano aveva iniziato a bruciargli il palmo della mano, mostrandosi quindi falsamente indifferente all'arrivo dell'altro ragazzo. In breve tempo, si ritrovò a sfiatare dal naso, leggermente seccato. Ugh!! Ecco che, come da programma, era arrivato quel giovane alto, bellissimo, e schifosamente ricco. Sì, schifosamente ricco. Nelle ore libere dalle prove e dal lavoro, Hoseok si era concesso di portare avanti una discreta indagine sull'oggetto del suo desiderio, scoprendo ben presto che il cognome nascosto di Joon non era altro che Løvenskiold-Kim, appartenente ad una delle famiglie più benestanti della regione e probabilmente anche di tutto il Paese. Agli occhi di Hobi, Joonie aveva assunto il ruolo di uno di quei ragazzini di buona famiglia che credono che tutto gli sia dovuto; tuttavia, sembrava aver tenuto fede al malizioso impegno preso al telefono con il suo interlocutore misterioso, e ciò infastidì ulteriormente Hoseok, il quale avvertì la fastidiosa sensazione d'essere solo un mero capriccio, l'oggetto del divertimento passeggero di Joonie – e questo senz’altro non sarebbe stato ignorato.
    Meditando quindi sul da farsi, Hobi servì i cocktail alle ragazze che glieli avevano ordinati, e si rilassò per qualche istante dietro al bancone, appendendo ad un passante dei jeans il panno che stava utilizzando per lavorare. Sarebbe stata solo una questione di tempo. Lentamente, ed evitando di proposito la figura di Joonie in avvicinamento, le iridi castane di Hobi passarono in rassegna l'intero locale, che pieno, ospitava qualsiasi tipo di avventore. Dunque, il ragazzo si voltò di spalle, dedicandosi ad altre comande che aveva ricevuto, certamente non intenzionato a dedicare tutta la sua attenzione all'altro che probabilmente ne riceveva fin troppa, a giudicare dalle parole pronunciate in mattinata al supermercato. «Ehi». Facendo finta di non aver udito la voce grave e dal tono leggermente deciso di Joonie, Hobi continuò a versare alcolici nei bicchieri di chi li aveva richiesti, non accennando a voltarsi. «che cocktail mi consigli?» Solo dopo qualche lungo secondo, Hobi decise di girarsi, porgendo le bevande ai clienti per poi sollevare entrambe le sopracciglia, fingendosi sorpreso. Ah! Guarda un po' chi c'è! Esordì, con un trillo della voce anch'essa abbastanza alta nel tono da lasciarsi sentire senza problemi. Per qualche istante, gli occhi del ragazzo vagarono sulla figura di Joonie, il quale, doveva ammettere, fosse notevolmente gradevole nell'aspetto. Che sono quegli avambracci... Aggrottando appena le sopracciglia nell'aver notato il suo silente commento poco adeguato, Hobi risollevò lo sguardo verso il fatidico bottone slacciato della camicia di Joonie - per il quale sua madre si sarebbe indubbiamente infuriata - e proprio in quel momento decise di farsi completamente avanti, tendendosi per avvicinarsi maggiormente all'altro. Sono avambracci da ricchi, ecco cosa sono! Te lo dico, se tu mi dici com'è che ti piacciono i ragazzi, principino. Sono tutti.. mm, così simili tra loro? Asserì lui, inclinando appena il viso che pure si trovava già molto vicino a quello di Joonie, come se ne volesse catturare le labbra tra le proprie, senza però spingersi ad agire. Lui gioca con me, eh? Non ha capito con chi ha a che fare. Solo dopo aver indugiato in quella prossimità per qualche attimo, Hobi si fece indietro, prendendo due bicchieri da shot. Ne posò uno davanti a sè e l'altro davanti a Joonie, e poi si voltò di scatto, cercando con gli occhi una bottiglia, quella bottiglia. La afferrò. Si trattava di whiskey, ironicamente chiamato Royal Stag, uno dei più costosi in circolazione. Riversò il liquido ambrato in entrambi i bicchieri e poi fece tintinnare il proprio contro quello di Joonie, col quale riprese ad intrecciare un solido contatto visivo. Alla tua, visto che li pagherai tutti e due! Sorrise, Hobi, portandosi indice e medio davanti alle labbra per premervi un bacio e poi allontanare le due dita, pressandole contro le labbra dell'altro per qualche fugace secondo. Mwah, cin cin! E se il capo mi scopre do la colpa a te. Sollevò quindi il bicchiere, di colpo bevendone tutto il contenuto per assorbire le stille di coraggio liquido utili per affrontare una particolare serata in compagnia.

    Edited by ‹Alucard† - 21/3/2020, 03:30
     
    .
  2.     +4   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Cittadini
    Posts
    889
    Reputation
    +1,248

    Status
    Anonymes!
    Lavoro, lavoro, lavoro. Prima o poi avrebbe dovuto confessare alla madre un segreto indicibile: si era stufato di aiutarla. Non perché non trovasse la madre una compagnia piacevole o gli avesse recato qualche torto, al contrario. Per quanto fosse capace di intrattenere chiacchiere di circostanza e in grado di ammaliare anche i clienti più difficili con delle giuste lusinghe, così da tenerli nelle reti di acquisti e reciproci vantaggi delle attività portate avanti dalla madre, quello non era davvero il suo ambiente. Si sentiva un estraneo nel mezzo di trattative che toccavano argomenti a lui tanto alieni come la finanza, lo scambio di soldi, l'arricchimento continuo (nonostante non ci fosse nulla di losco o compromettente nelle azioni portate avanti dalla sua famiglia). Joon non era altro che una piccola zattera nel più sconfinato mare di attività che, pur conosciute, non lo invogliavano a fronteggiarne i flutti. Si era lasciato andare a lungo alla corrente, ipotizzando che prima o poi nuovi zefiri avrebbero accarezzato le umili vele piantate su quel legno umidiccio, tuttavia Joon aveva tante alternative davanti a sé quanta indecisione su che strada percorrere. Si era trasferito a Besaid con l'intenzione di poter tracciare il proprio segno su quella terra, pur minimo (non era certo un glorioso destino che si augurava o ipotizzava per sé) ma, per quanto si fosse impegnato fino a quel momento, nulla sembrava averlo stuzzicato a sufficienza. Di riprendere gli studi non se ne parlava: amava imparare e scoprire, ma a modo suo e senza dover sottostare alle pressioni accademiche. Trovare un lavoro alternativo sarebbe stata forse l'idea migliore. Tuttavia era indeciso e, paralizzato dal dubbio, non faceva che ripercorrere lo stesso quotidiano circuito, non trovando nemmeno la forza di scrutare l'orizzonte sconfinato e azzurro. Quindi, intrappolato in quel noioso limbo, nemmeno quel giorno sarebbe stato in grado di evadere la situazione e concludere la telefonata con la madre in modo tale da renderle chiare le sue intenzioni - o, almeno, di accennarle le sue vere intenzioni. Se doveva essere sincero qualcosa - o meglio qualcuno - sembrava aver scosso la sua curiosità assopita da tempo e, nonostante avesse avuto modo di contattarlo, incagliato in una salda sicurezza di non essere all'altezza, si era fatto scivolare pure quell'occasione dalle dita. Era stato più volte intimato (forse anche minacciato, il che era abbastanza divertente da ricordare, perché essere minacciati in lingua dei segni è sicuramente un'esperienza da provare) dal migliore amico a farsi avanti oltre a prendere atto del fatto che non c'era nulla da temere, dato che l'altro ragazzo aveva dimostrato altrettanto interesse seppur in una situazione un po' ambigua. Avrebbe per sempre rimosso dalla memoria quella giornata agli Studios. Joon, ad ogni modo, attendeva. Non sapeva bene cosa, visto che non aveva a sua volta consegnato il numero al ragazzo su cui aveva posato teneramente lo sguardo. Però, attendeva.
    Hoseok... Hoseok? Hoseok! Mai si sarebbe aspettato di, terminata quella telefonata forse un po' troppo velocemente, trovarsi davanti proprio il soggetto che stava animando i pensieri prima che questi potessero tornare a scrutare la lista che si era segnato su un foglietto di carta (con tanto di disegnini). Il suo cervello parve rispondere a quella presenza come se una miriade di radar e allarmi fossero scoppiati tutti insieme all'interno della scatola cranica e, mentre lo sguardo inebetito si posava su quello vispo e fiero di Hoseok, quasi non riuscì a frenare le labbra dall'inclinarsi verso l'alto, arricciando l'espressione in modo incontrollabile e stupido. Tanto confuso quanto sorpreso, le reazioni di Joon parvero rallentate, come se Hoseok fosse spuntato davanti a sé circondato da una cornice rosa e tanto di caduta di petali di fiori: i suoi occhi brillavano e dalle sue labbra non usciva un tono paragonabile a quello di sfida, ma piuttosto una dolce cantilena. Concentrati. Lo riprese una parte del suo cervello non intaccata dalla presenza del giovane e, battute più volte le palpebre, Joon finalmente riuscì a registrare le parole dell'altro. «Ciao, Hos-» Prima che riuscisse ad aprire le labbra, però, venne inondato dalla parlantina veloce e tagliente dell'altro che sembrava essere proprio sul piede di guerra - anche se Joon non riuscì a notarlo, troppo preso ad osservarlo attraverso delle lenti rosa che erano calate sul suo suo sguardo, rimpiazzando apparentemente quelle degli occhiali. Serrò quindi le labbra, osservandolo mentre una densa confusione mista all'imbarazzo si impossessavano di lui. «Ma chi io?» Lo interrogò mentre si indicava nell'intercettare quell'etichetta. Bellissimo. Si sarebbe entusiasmato se solo, pur con i suoi tempi, non fosse riuscito a comprendere che c'era qualcosa che non andava nel modo in cui venne interpellato. E, infatti, Joon riuscì a captare l'antifona fra le parole dell'altro e, stranamente, non poté che avvertire un lieve senso di colpa iniziare a farsi strada in punta di piedi all'interno della sua mente: l'aveva offeso in qualche modo? Prima ancora che riuscisse a decifrare altro di quel messaggio che Hoseok gli rovesciò addosso lo poté osservare andar via con la stessa velocità con cui si era avvicinato; confuso e vagamente intimorito, Joon immaginò di non avere alternative se non presentarsi a quell'invito che per qualche strana ragione suonava come una minaccia.

    ✦ ✦ ✦

    «Non so, JK... mi è sembrato strano. Mi ha tagliato la strada all'improvviso ma probabilmente mi avrebbe voluto prendere sotto con il carrello se solo avesse potuto. Non ti so spiegare il perché, ma sembrava avere quelle intenzioni». Con voce altalenante al pari dei sentimenti che provava in quel momento, mentre si stringeva nel cappotto pur non avendo freddo, Joon stava percorrendo gli ultimi metri che li dividevano dall'ingresso dell'Egon insieme al migliore amico. Fidato consulente e ottimo consigliere, ovviamente Joon non aveva avuto il coraggio di raggiungere il punto d'incontro da solo. Non perché credesse di non avere speranze, ma l'incontro di qualche ora prima l'aveva destabilizzato al punto di sentire viva la necessità di portare con sé la propria salda e rassicurante spalla. «No, lo sai... non gli ho scritto né ho avuto modo di vederlo da San Valentino. Si sarà offeso per quello? Avrei dovuto fare prima la mia mossa? Si sarà sentito preso in giro?» Sospirò, alzando gli occhi al cielo e, piuttosto di intercettare l'intermittenza delle stelle si fermò a fissare l'insegna dell'Egon: perché non riusciva a liberarsi di quella strana sensazione che gli camminava lungo tutta la schiena senza dargli tregua? «JK... se dovessi tornare vivo dobbiamo festeggiare, va bene? Se dovesse andar male... mi troverai a piangere nei bagni, okay? Comportati bene». Gli portò le mani alle spalle e quindi lo strinse in un abbraccio fraterno e pieno di cameratismo, prima di salutarlo per addentrarsi in giungle ancora inesplorate dal giovane.
    Joon non era proprio un tipo da pub o da discoteca. Certo gli piacevano le "teche" e gli piacevano le paninoteche o le biblioteche, ma quegli ambienti in cui stava per avventurarsi non erano proprio il suo forte. Una discreta folla stava chiacchierando e ridendo nei pressi dell’ingresso, tutti muniti di bottiglie e cocktail di varie misure e colori. Joon osservò quel manipolo di gente e si chiese se sarebbe stato in grado di scambiare due parole con Hoseok data la musica alta e percepibile perfino da fuori il locale. Non desiderava niente di più: il primo passo sarebbe stato quello di diventargli amico e, per quanto gli inizi promettenti gli avessero dato speranza, adesso si trovava a dover indagare una pozza torbida e confusa, costretto a reggersi alla zattera di fronte a un'imprevista alta marea. Il piano, quindi, era semplice: l’avrebbe salutato (come?) e avrebbe chiesto come stava andando la serata e poi, se l’altro avesse iniziato a dargli dei cattivi segnali, Joon si sarebbe fatto da parte (andando a piangere in bagno). Con un rapido movimento cercò di scrollarsi la tensione dalle spalle, facendo attenzione al mantenere il più intatta e pulita possibile la sua camicia adornata da una simpatica stampa floreale; c’erano molte persone nel locale che si affollavano in gruppi: chi ballava, chi beveva, chi pomiciava. Joon provò una certa invidia per quelle persone (soprattutto per l'ultima categoria i am with you Joon), immaginando avessero in testa la prassi e una serie di comportamenti tipici da adottare in quel determinato ambiente. Ricordò il ballo del matrimonio di sua cugina, gli tornarono in mente le cene di festeggiamento di successi finanziari. No, non era pronto: non possedeva alcun tipo di protocollo. Si avvicinò al bancone e si accorse che chi aveva davanti, di spalle, era proprio Hoseok. Esitò nel mettersi seduto sullo sgabello, immaginando che appoggiarsi con l’avambraccio sul bancone, offrendo il fianco, si sarebbe dimostrata una posizione molto più naturale e, di conseguenza, attraente per l’altro ragazzo. Joon conosceva i suoi punti di forza e sapeva di aver ricevuto diversi sguardi nel tragitto per via di quella sua costruita rilassatezza, per quel bottone lasciato sbottonato (nonostante potesse sentire sua madre urlargli nelle orecchie).
    «Ehi», iniziò, sentendosi le gambe tremare ma senza permettere all’agitazione di raggiungere il suo viso, che rimase del tutto nel personaggio. Cercò di parlare con un tono sostenuto, in modo che le parole potessero raggiungere le orecchie dell’altro senza che Joon dovesse ridursi ad urlare, «che cocktail mi consigli?» Il nervosismo gli aveva giocato un brutto scherzo. Per quanto geniale potesse dimostrarsi in altre occasioni, in quel momento sembrava aver proprio staccato il collegamento fra bocca e cervello: chi chiedeva consigli su un cocktail pur essendo astemio? Si sarebbe voluto già sotterrare, ma cercò di tenere duro, almeno fino a quando Hoseok non si girò e lo mandò completamente fuori strada, senza alcun modo di riprendere il controllo di sé. Sapeva che sarebbe stata una lotta contro il tempo: chi avrebbe vinto? La sua mano, che avrebbe potuto fargli salvare un po’ di dignità, andando a coprire le labbra con una mossa altrettanto rilassata, oppure quel sorriso ebete che stava per nascergli sul viso? Ovviamente le previsioni di Joon si rivelarono esatte. Il solo vedere l’espressione sorpresa (sperava in positivo) di Hoseok gli aveva fatto avvertire una scarica di euforia lungo tutta la schiena; Joon riuscì ad intuire che da lì in avanti sarebbe stato in balia delle parole di Hoseok, verso cui stava correndo a tutta velocità senza avere paura dello schianto. «Ah! Guarda un po' chi c'è!» Nonostante la distrazione mentale dovuta all’aver notato quanto il bianco stesse bene con l'incarnato di Hoseok, Joon riuscì a far caso allo sguardo dell’altro che, in un modo o in un altro, sembrava essere stato catturato dalla sua figura. Il ragazzo, quasi istintivamente, raddrizzò le spalle e tamburellò con le dita sul bancone, cercando di immaginare come avrebbe potuto mandare avanti la conversazione senza essere demolito dalla veloce lingua di Hoseok. Ma, proprio come successe in quella manciata di pericolosi secondi, era evidente che all'altro giovane era sufficiente anche solo l'avvicinarsi di più a Joon per gettarlo in uno stato di completa e irrisolvibile confusione.
    «Te lo dico, se tu mi dici com'è che ti piacciono i ragazzi, principino. Sono tutti.. mm, così simili tra loro?» Joon stava per abbassare lo sguardo sulle labbra dell’altro, quando l’utilizzo di quel particolare nomignolo sembrò far invertire improvvisamente il corso della conversazione. Per una seconda volta durante quella breve giornata la sensazione di essere di troppo e fonte di fastidio per Hoseok iniziò a tamburellargli le spalle, stringendolo nella sua invisibile ma presente morsa. Inclinò quasi specularmente all'altro con un piccolo scatto il volto, andando a giocherellare con l'interno della guancia con la punta della lingua, confuso e sinceramente preso contro piede da quella domanda che inquadrò giustamente come retorica. Si sarebbe perso nel ripercorrere le sue azioni con Hoseok, tuttavia non riusciva ad individuare l'inghippo: che gli aveva fatto di male per risultargli tanto d'impiccio? Prima che potesse trovare un modo per rispondergli, a labbra serrate attese che l'altro si girasse una seconda volta. I problemi iniziarono ad accavallarsi l'uno sull'altro e nella bocca del giovane iniziava ad espandersi l'amaro sapore di sconfitta. Perché aveva la sensazione di aver perso prima ancora che il gioco potesse iniziare?
    Il ragazzo decise quindi di darsi un po’ di stabilità, anche fisica, sedendosi sullo sgabello alla sua destra senza troppe difficoltà (grazie al cielo). Rimase in perfetta postura e spostò lo sguardo da Hobi solo quando questo poggiò sul bancone due piccoli bicchieri; Joon osservò con un certo interesse i gesti veloci ed esperti dell’altro, adocchiando l’etichetta della bottiglia afferrata dall’altro per essere poi versata in precise porzioni all’interno dei due bicchierini. Joon li guardò e deglutì profondamente, potendo avvertire la preoccupazione farsi più acuta di secondo in secondo. «Alla tua, visto che li pagherai tutti e due!» Aspettandosi di ricevere un'annacquato cocktail (sotto consiglio di Jungkook, che era di sicuro molto più esperto di lui su ogni tipo di riti e caratteristiche dell'ambiente), Joon mai avrebbe immaginato di dover fronteggiare una concentrazione d'alcool di quel tipo. Eppure ne era certo: il bruciore che seguì l'assaggio non avrebbe potuto superare in nessun modo quella provocata dal fugace gesto di Hoseok, con cui scambiò un giocoso bacio indiretto. «Mwah, cin cin! E se il capo mi scopre do la colpa a te». Per quello che ne sapeva e gli aveva raccontato il migliore amico, il capo dell'Egon era un po'... fuori come un balcone e intento a imparare le meraviglie dei social network e le migliori tecniche di seduzione di giovani e meno giovani. Quindi quella eventualità non solleticò la sua preoccupazione come erano state in grado di fare quel mix di angoscia e pura euforia, che gli attanagliavano lo stomaco e lo facevano arrossire leggermente. Sembrava quasi essersi dimenticato di ciò che avrebbe dovuto fare e, continuando a fissare Hoseok, con uno scarto di qualche secondo afferrò il piccolo bicchiere.
    O la va... Quella tortura non sembrava voler terminare. Aveva preso una pessima decisione ad imitare l’altro, sicuramente più esperto, cercando di bere tutto il whiskey versato in un sol sorso. Si sentì la gola bruciare, ma la sensazione ben presto scese lungo tutto l’esofago fino a terminare con un grosso schianto nello stomaco. Si portò una mano al petto, leggermente provato da quella nuova sensazione che non avrebbe volentieri ripetuto. Si domandò se Jungkook fosse nei paraggi; se solo fosse stato vicino a lui in quel momento avrebbe potuto passargli il bicchierino ed evitare la brutta figura, ma era solo. Tossì, coprendosi velocemente la bocca con il pugno chiuso, guardando Hoseok con una certa difficoltà attraverso le lacrime che gli si formarono agli angoli degli occhi. O la spacca. A quanto sembrava, bisognava segnare una tacca sulla lavagna a favore dell'alcool, che aveva vinto sul corpo dell'uomo senza che questo avesse davvero alcuna possibilità. «È ottimo!» Mentì spudoratamente, potendo immaginare come l’espressione disgustata che gli si era dipinta in volto cozzasse con le parole appena pronunciate. Se quella era una delle prove che avrebbe dovuto superare quella serata per poter raggiungere infine il cuore di Hoseok, sarebbe stato disposto ad avventarsi sulla bottiglia per berne fino all'ultima goccia, tuttavia gli esordi sembravano sfavorevoli: si sarebbe solo messo in ridicolo? «Grazie per il consiglio», continuò con una certa fatica, pur riprendendo gradualmente controllo della voce e cercando di evitare il più possibile di alzare il tono, nonostante la musica non gli dava alternative. «Non ti conosco ancora bene ma... di sicuro sei un bravo barista, per essere riuscito a far bere un astemio». Confessò infine e per niente ingessato nell'inventarsi un approccio che avrebbe potuto calmare l'animo fiero e combattivo dell'altro, gettandosi in un tentativo di smorzare quella strana tensione con un po' di ironia e un sorriso parzialmente nascosto dal dorso della mano.

    Edited by Kagura` - 1/10/2020, 09:33
     
    .
  3.     +4   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Vice
    Posts
    5,941
    Reputation
    +4,099

    Status
    Offline
    «Non so, JK... mi è sembrato strano. Mi ha tagliato la strada all'improvviso ma probabilmente mi avrebbe voluto prendere sotto con il carrello se solo avesse potuto. Non ti so spiegare il perché, ma sembrava avere quelle intenzioni.». Tap, tap tap. Impegnato nel lasciar scheggiare i pollici da un lato all'altro della tastiera del telefono per scambiare in pochi secondi fiumi di messaggini con Petra, Jungkook era intento a prendere accordi con l’amica per l'incontro che si sarebbe tenuto il giorno seguente allo skate park. Sollevò però lo sguardo non appena la voce del migliore amico lo accarezzò, per poi osservare i suoi lineamenti tinti d'esitazione. «Oh! Spero che davvero non volesse metterti sotto con il carrello, altrimenti lo faccio volare come un giavellotto, sai? Comunque secondo me stai leggendo un po' troppo nelle sue azioni Joonie, Hobi mi è sempre sembrato molto solare..» Indico Jungkook con un largo sorriso in volto, esprimendo il suo genuino apprezzamento per l'amico; sperava con tutte le sue forze che passasse una bella serata, specialmente avendo notato il suo interesse per il ragazzo con cui aveva fissato l'incontro odierno. Si avviarono quindi al locale, ed abbracciati dalla luce notturna e dal chiacchiericcio degli avventori, giunsero alle soglie del pub. «Dite “amici” e entrate~» Segnalò Jungkook tra una risatina e l'altra, citando una delle frasi più famose de Il Signore degli Anelli mentre accompagnava Joon all'interno. «No, lo sai... non gli ho scritto né ho avuto modo di vederlo da San Valentino. Si sarà offeso per quello? Avrei dovuto fare prima la mia mossa? Si sarà sentito preso in giro?» Fermo davanti alla porta dell’Egon, Jungkook prese un respiro, prima di agguantare entrambe le mani di Joon e stringerle delicatamente nelle proprie. Gli rivolse un sorriso radioso e poi cominciò a gesticolare. «Come potresti? Sei il ragazzo più gentile che esista, non puoi offendere nessuno, è una verità mitica! No, come dicevi, un d o g m a, dogma! Non pensare troppo a ciò che è successo al supermercato, avevi detto che Hobi ha un carattere molto vivace, forse ti vuole mettere un po' alla prova! Non lasciarti scoraggiare, sei bellissimo, magnifico, uno snack. Lascia quel bottone così come sta, e non ti potrà resistere!» Fiducioso nell'esito positivo ella serata, Jungkook strinse appena le spalle dell'amico in una amorevole presa, nel tentativo di rassicurarlo e rilassarlo al tempo stesso. «JK... se dovessi tornare vivo dobbiamo festeggiare, va bene? Se dovesse andar male... mi troverai a piangere nei bagni, okay? Comportati bene». Dopo aver coronato le parole di Joon con un bacetto incoraggiante posato proprio al centro della sua guancia, Jungkook strinse l'amico a sè, cercando di infondergli il coraggio di cui aveva bisogno per affrontare la serata. «Io sono qui, buona fortuna amico!!» Mimò il minore, stringendo per qualche attimo l'avambraccio di Joonie, per poi lasciarlo andare ad irradiare l'ingresso del locale con la sua presenza. Jungkook quindi zampettò all'interno, fermandosi proprio vicino a Clelyo, e in men che non si dica lo trascinò con sè in una parte più intima del locale con fare complice. tremate

    ◊◊◊

    Nonostante Joon si fosse dimostrato in tutte le sue interazioni un ragazzo gentile e puro, Hobi proprio non riusciva a convincersi del fatto che le sue intenzioni potessero essere buone dopo ciò che era successo al supermercato. Era sicuro che vivere negli agi di una gabbia dorata avesse offuscato le capacità di giudizio del ragazzo che aveva di fronte, associando quella che superficialmente aveva considerato una mancanza di rispetto al suo stato economico, i cui privilegi senza dubbio si dimostravano vantaggiosi, eliminando molti ostacoli nel raggiungimento di obbiettivi per molti di ardua realizzazione. Però è così carino, e sembrava dolce e gentile.. Pensò Hoseok nel notare l'ingresso di Joon con la coda dell'occhio; più rifletteva, più rimaneva amareggiato d'avergli sentito pronunciare quelle parole al telefono qualche tempo prima, forse colpito dalle loro involontarie stoccate più di quanto avrebbe amato ammettere. Allora, decise che la sua presenza sarebbe servita a Joonie per dissuaderlo dai suoi intenti; gli avrebbe reso la serata così difficile che sicuramente avrebbe mollato, dedicandosi ad altri obbiettivi, saltando a piè pari tutti i passaggi che lo avevano scoraggiato mentre origliava la conversazione del giovane al supermercato. Se ci si stufa col proprio passatempo alla fine lo si getta via, ed Hobi desiderava evitare a tutti i costi di assumere il triste ruolo di hobby passeggero per l'altro, comportandosi assecondando i propri immaturi desideri di rivalsa per ribaltare la situazione: per quanto potesse essere lui l'oggetto del desiderio di Joon, a vincere il gioco voleva essere unicamente Hoseok. Dunque, nel notare il sorriso che si dipinse luminoso sulle labbra piene di Joonie, il ragazzo inclinò appena la testa nell'osservarlo. Con la sua prima frase sembrava aver sortito un effetto positivo, ed Hoseok si concesse di osare di più: perchè non rincarare la dose? Spinse quindi il volto in avanti sino a separarlo di un solo respiro da quello di Joon, notando con piacere lo sguardo dell'altro sfiorargli le labbra, baciandole con le sole iridi. Niente di fatto però; Hoseok si allontanò tornando dietro al bancone, mostrando il suo sospetto nel ricalcare con una domanda più tagliente le parole che aveva ascoltato poco prima fuoriuscire dalla stessa bocca di Joon. La sua reazione confusa avrebbe immediatamente dissipato gli intenti vivaci e rancorosi di Hobi se non fosse stato così testardamente legato alle sue impressioni - così tanto da considerare quello sguardo scoraggiato ed incerto un altro raggiro ed un’ulteriore prova della malafede di Joon.
    Dunque, restando fermo contro il bancone con un sorrisetto stampato sul volto, appoggiò la testa al palmo della mano sinistra, su cui riposò il mento per qualche secondo. Fa il buon viso a cattivo gioco.. Considerò lui, sollevando mentalmente gli occhi al cielo, ulteriormente deluso da quel comportamento. Così attento a demonizzare ogni mossa di Joon, Hoseok non si era reso conto di essere lui il primo ad essere caduto in errore, così condizionato dalle sue paure da proiettarle direttamente sull'affabile ragazzo che innocentemente aveva cercato di tentare un approccio con lui. Piuttosto che ascoltare aveva solo sentito, lasciandosi guidare dai suoi istinti senza mediare i loro messaggi con quelli più razionali della mente, che gli avrebbe imposto di verificare le sue informazioni prima di saltare a delle conclusioni affrettate. Dunque, mentre Hobi ribolliva nel suo amaro brodo, Joon si appoggiò ad uno sgabello, ed il più grande ne approfittò per il whiskey nei due piccoli bicchieri da shot. Hoseok immaginò che un ragazzo come Joonie fosse un mostro da festa, a giudicare dal modo in cui aveva irradiato la sua energia appena entrato nel locale; sembrava un giovane uomo sicuro di sè, uno di quelli che conservano il mondo nel palmo della mano. Che sarebbe stato mai, uno shot di whiskey? Le iridi vigili di Hobi però non mancarono di captare il movimento del pomo d’Adamo dell'altro, che parve diventare più teso. E' davvero preoccupato che faccia schifo? Gli ho tirato fuori uno dei migliori! Ma guarda te. Commentò mentalmente il giovane, seccato dall'atteggiamento che credeva altezzoso e snob del povero Joonie, in realtà nel pieno di una vera crisi. Colto dai suoi erronei pregiudizi oltre che dalla comanda pronunciata da Joonie - ovvero il cocktail - Hobi non immaginò neanche per un secondo che l'altro potesse essere astemio e quindi lo incoraggiò a brindare con lui, lanciandogli un bacio che dalle dita si posò dritto sulle soffici labbra dell'altro. Mentre Hobi aveva già inghiottito tutto il contenuto dal proprio bicchierino, Joonie sembrò esitare, insicuro sul da farsi. Gli occhi del ragazzo si posarono quindi nuovamente sulla bella figura dell'altro con fare curioso nel vederlo avvicinare il piccolo oggetto di vetro alle labbra, e solo allora Hoseok capì che Joonie non fosse un bevitore l'alcool. La sua espressione si dimostrò troppo colpita per essere di semplice disgusto, e proprio poiché Hobi lavorava in un bar, era capace di distinguere con efficacia quel tipo di reazioni quando si presentavano sui volti altrui. Si portò quindi una mano alle labbra, sbuffando una leggera risata molto breve, mentre Joonie tossiva in preda al bruciore dato dall'alcool. «È ottimo!», la voce che fino a quel momento si era rivelata sicura e decisa si tradì, rispecchiando il disagio fisico appena patito del ragazzo, che Hobi continuava a scrutare accogliendo il dolce calore del liquore nel petto. «Grazie per il consiglio. Non ti conosco ancora bene ma... di sicuro sei un bravo barista, per essere riuscito a far bere un astemio». Si avvicinò quindi un'altra volta a Joonie e gli posò le mani sul volto, passandogli i pollici sugli zigomi, poco sotto i suoi occhi, asciugando le piccole lacrime che vi si erano accumulate per averli chiusi con così tanta forza nell’accusare il colpo dell’alcolico. Avresti dovuto dirmelo, non te l'avrei versato.. Non mi dici un po' di cose eh? Niente più alcool per te, potrebbe andarti alla testa troppo velocemente~ Sporcato nei suoi punzecchiamenti da una malinconia ed una premura più pronunciate, Hoseok lasciò vagare le iridi brillanti sul volto di Joon ancora tra le sue mani, assicurandosi che stesse bene per poi abbassare lo sguardo mentre lo lasciava andare in una carezza.
    Jungkook nel mentre era appostato dietro al bar, adocchiando la situazione in maniera discreta e raccogliendo tra le braccia ragazzi o ragazze prima d'incontrare il suo idolo della rete preferito: Clelyone ovviamente! Boomer più famoso della Norvegia nonchè lo scapolone più ambito, Clelyo era noto in tutto il web, ora in fermento per il corteggiamento ormai nel vivo con la meravigliosa Amarantha, e per questo Jungkook volle offrire il suo contributo, facendo scoprire al dinamico vecchietto i prodigi delle foto hosé mlmlé e dei video seductive di TikTok. Clelyo, che ormai era un volto noto non solo per la sua fama da influencer ma anche e soprattutto perchè leggendario proprietario dell'Egon, già qualche altra volta prima di quella sera aveva incontrato Jungkook, rivelandosi tutto fuorchè un esperto di lingua dei segni, così, ogni volta che era vicino a lui, il giovane comunicava con il suo amico instafamous come se stesse conducendo un torneo mondiale di gioco dei mimi, accompagnato da messaggini scritti sul telefono in font a 72 pixel per evitare ambiguità. «Clelyo.. Ho visto che vuoi fare colpo su Amarantha, no? Ti insegno io!» Così, superando Leo tra le damigiane di vino, Jungkook fece segno a Clelyo di seguirlo, dopo aver mimato le sue frasi iniziali - un vistoso saluto, un batticuore e puntando poi verso se stesso, il nuovo autoproclamato insegnante di flirt online senza negarsi di mostrare al suo allievo senior le emoji infallibili: 😍❤️🥴🥺💏. VA BENE JUNGKOOK MICIONE FANTASTICO SI AMARANTHA E' LA MICIONA DEL MIO CUORE DIMMI COME FARE COLPO CON UN KISS Carichissimo, Clelyo puntò gli occhi su Jungkook, pronto ad imparare le sue mosse segrete. Allora, aprendo i palmi delle mani, il giovane segnalò al suo amico boomer di aspettare prima di prendere il cellulare in una mano ed agguantare l'orlo della maglia scura che indossava, sollevandola per rivelare gli addominali gradevolmente cesellati e scattare una foto. «Prova tu!!» Con un cenno d'assenso, Clelyone si mise in posizione, e slacciando gli ultimi bottoni della camicia che generalmente usava per fare colpo sulla sua squadra di burraco scattò una fotina alla sua adorabile e rotonda panzetta da birra. Jungkook battè le mani tutto contento, prima di sedersi su un barile(?) e riprendere l'attenzione dal vecchietto un po' troppo entusiasta. «Okay, ora passiamo a TikTok, ma ricorda, amico Clelyo: NON si mandano le foto finchè non te le chiedono, okay? Non le mandare a caso ad Amarantha, non andrebbe bene! Tutto chiaro? La deve volere, la tua pancetta!» Scrivendo parte del messaggio sul cellulare ed enfatizzando le parti più importanti con la gestualità, Jungkook si assicurò di non aver creato un Clelyo molesto, e dopo aver fatto ciò, circondò le spalle dell'amico boomer con un braccio, pronto a scattare una foto con lui - solo per ricordo e totalmente PG13. FANTASTICO MICIONE DOMANI VADO A COMPRARE LA PANCETTA POI……… SE AMARANTHA VUOLE VEDERE LA CAMICIA DA BURRACO……. SI VEDRA' CHE BELLO TVB ORA INSEGNAMI TOCTOC e questo è il prequel della role con hobi e leo ciao
    Dimostratosi anche un grande genio del marketing oltre che un rubacuori di prima qualità, Clelyo aveva da qualche tempo movimentato la vita serale dell'Egon istituendo due serate al mese di clelyovida night, con tanto di DJ dalle ventuno alle ventitrè, trasformando l'ambiente accogliente ed eccentrico del pub in quello di un locale sempre ospitale ma anche pronto a ricevere una clientela sempre più dinamica. Siete stupendi stasera!! Trillò la voce di Andrea, una splendida ragazza dai tipici tratti nordici che con una cuffia incastonata tra un orecchio ed una spalla si occupava di animare la serata con la sua musica. Aveva collaborato anche in passato con Hobi ed era ormai diventata una sua buona amica. Mandrillone, influenzer, genio del business ed anche spia i titoli aumentano, Clelyo era venuto a conoscenza tramite le sue indagini su instagram del lavoro artistico di Hoseok, che esperto ballerino, era stato ingaggiato dallo stesso vivace boomer per motivare assieme ad Andrea i clienti a divertirsi, in modo da far lievitare i guadagni del locale. Sarebbe bastato interagire con gli avventori, incoraggiarli a bere ed a sostare nel locale per far funzionare la strategia di Clelyo, ed ora che il saluto della deejay aveva richiamato Hobi al suo dovere, l'Egon sarebbe presto entrato nel vivo della serata. Per ogni clelyovida night, Hoseok ideava delle semplici ma efficaci coreografie, basate su del rilassato freestyle che gli avrebbe permesso di lavorare e divertirsi al tempo stesso. Afferrò quindi il suo straccio, sfilandolo dai passanti della cinta dei jeans, e puntò lo sguardo su Joonie, il quale sembrava ancora un po' scosso. Devi scusarmi, devo andare a fare una cosa adesso tesoro... Lavorare, sai? Buon divertimento! Mentre pronunciava quelle parole maliziose che strizzavano l'occhio ad una dinamica professionale che Hoseok credeva estranea a Joon, si spostò fino a circondare il bancone e raggiungere l'altro ragazzo, sulla cui spalla sistemò lo straccio prima di alzarsi in punta di piedi e schioccargli un bacetto sul naso, seguito subito dopo da un tenero arruffamento di capelli. Tremendamente soffici e piacevoli al tocco, le ciocche scure del più giovane si rivelarono gradevoli tanto quanto il suo intero aspetto; difatti, da un momento all’altro, con la sua bellezza Joonie minacciava di far vacillare le intenzioni di rivalsa di Hoseok, che con passo lento e sicuro si posizionò al centro del pub, circondato dagli avventori.
    Please me, baby / Turn around and just tease me, baby / You know what I want and what I need, baby (Let me hear you say) / Please / (Let me hear you say) / Please In principio spente, le luci tornarono flebili ad illuminare la figura del ragazzo durante la parte strumentale della canzone, che mainstream, orecchiabile ed esplicita si prestava ad una serata dai toni spensierati. Accarezzato poi da un riflettore aggiuntivo, Hoseok iniziò a danzare compiendo dei primi semplici passi, movenze di hiphop tradizionale che ben si sposavano con il ritmo del brano e che dimostravano sin da subito le sue notevoli abilità tecniche; gestiva ogni millimetro del corpo alla perfezione, flessibile e preciso al tempo stesso, e con il procedere del pezzo, Hobi scivolava disinvolto tra i clienti, interagendo amichevolmente con loro mentre ballava in maniera sempre più evocativa e sensuale, richiamando il mood della canzone. Si avvicinò ad una ragazza mentre la prima strofa risuonava morbidamente negli spazi del locale, e dopo averle regalato un sorriso e preso la mano, le fece compiere una gentile giravolta per poi lasciarla andare. La giovane si mostrò così divertita - e preda degli effluvi alcolici - che continuò a ballare con Hobi, portandogli le braccia al collo per ondeggiare insieme a lui tra una risata e l'altra. I'm gonna ride it, do it just how you like it / Tonight and after that / Let's do it one more time / Girl, I ain't one for beggin', but now you got me beggin' Ed ecco che, risuonato quel primo verso, Hobi non faticò nel localizzare il suo vero target - vale a dire il povero Joonie, ancora comodamente seduto al bancone. Hoseok si avvicinò a lui con passo felino e qualche giravolta, iniziando ben presto a rievocare le parole della canzone, portando un braccio attorno al collo del ragazzo e lasciando che una mano ciondolasse oltre la sua spalla mentre l'altra scivolava senza indugio lungo tutto il suo torace, tastandone le forme. Quasi sfiorando con la fronte quella di Joonie, Hobi si muoveva a tempo contro le membra del più giovane, dapprima innocentemente e poi in modo più suggestivo; una rapidissima giravolta, e Hobi si lasciò cadere agilmente in ginocchio davanti a Joon con un dolce sorriso sulle labbra, mentre strattonava appena la cintura dei suoi pantaloni, arpionandola qualche secondo con le dita sottili della mano destra. Quindi si rialzò con grazia, avvolgendo una delle mani del ragazzo in una stretta gentile, tirandolo con sè per qualche passo prima di abbandonarlo - solo dopo avergli assestato un sonoro buffetto sulla bassa schiena, sfuggendo così via da altri clienti. Per quanto breve, la performance si rivelò coinvolgente e ben studiata, e venne accolta da suoni d'incoraggiamento e caldi applausi. Hoseok non si mosse dal centro del pub, punto focale degli sguardi degli avventori, e posò infine le iridi scure sulla figura invitante del minore un'ultima volta. Se vi è piaciuto venite tutti al bar, offre questo splendido principino!
     
    .
  4.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Cittadini
    Posts
    889
    Reputation
    +1,248

    Status
    Anonymes!
    Un demone dal tocco angelico e il tono di voce dolce e premuroso, un miele che gli scivolava addosso e lo incastrava impedendogli di alzarsi in volo, di salvarsi da quella viscosità a cui non voleva sottrarsi. Le carezze di Hoseok erano tanto salvifiche quanto lo condannavano sempre più all'oscuro baratro, trascinandolo in superficie solo per dargli l'opportunità di prendere una frazione di respiro, misero e irrilevante, che avrebbe dovuto bastargli per tutto il tempo in cui l'altro l'avrebbe mantenuto nelle profondità di quella strana seduzione. Ma, in fondo, come non cascarci in pieno? Come non incitare l'altro a spingerlo sempre più in quella voragine? Un sapore più amaro del liquido che gli era appena sceso per la gola, incendiandogli il petto, aveva preso ad inondargli la bocca. Perché lamentarsi ora se era stato lui stesso a rendersi tributo volontario per quella sconfitta? Il chiaro suono di una risata alta e maligna era arrivata a coprire perfino la musica alta e somigliava molto a quella appena emessa dalle labbra dell'altro. Gli sarebbe piaciuto divertirsi insieme a lui invece di diventarne il bersaglio di scherno - eppure non riusciva ad essere completamente d'accordo nemmeno con questa ipotesi. Non essendo riuscito ad ottenere risultati brillanti nel giocare in modo corretto con l'altro, presentandosi al meglio di se stesso, forse avrebbe rimpiazzato quella insoddisfacente scritta di game over con qualche penosa vittoria solo prestandosi alle angherie dell'altro, porgendo i polsi e dimenticandosi con prontezza della vergogna che gli avrebbe legato insieme le mani. Lo sguardo languido e confuso del giovane si abbassò verso le proprie maniche. Nessun asso. E nemmeno nessuna catena per il momento, anche se poteva avvertire una certa tensione trattenerlo in modo indissolubile all'indice di Hoseok, sadico e di sicuro mordace obiettivo dei suoi desideri che, dopo quel semplice bicchiere che si era rivelato essere pura benzina, avevano preso a bruciare ancor più ardentemente.
    «Avresti dovuto dirmelo, non te l'avrei versato.. Non mi dici un po' di cose eh? Niente più alcool per te, potrebbe andarti alla testa troppo velocemente~» Ma non era certo il momento adatto di darsi all'attività ludica del comporre strazianti sonetti in nome del pernicioso detentore del suo cuore e le cui dita sottili, dopo avergli cacciato via le lacrime dalle guance, avrebbero far esplodere sotto la loro pressione l'unico dono che mai avrebbe potuto offrirgli. Era necessario focalizzarsi altrove come, ad esempio, sulle parole appena proferite dall'altro. Sì, una buona idea. Concordò con se stesso: una minuscola parte combattiva sembrava intenzionata a comprendere il perché di quell'ostilità e, con l'aiuto di qualche forza indecifrabile, riuscì a scavalcare le pulsioni più masochistiche e confuse che avevano preso potere all'interno della mente. Pur pungenti, Joon riuscì a riconoscere fra le righe di quelle battute un tono più vicino a lui, come se Hoseok stesso avesse compiuto qualche passo falso rispetto le sue salde posizioni, dimostrandosi più premuroso. «Anche tu sembri avere i tuoi segreti», gli rispose, abbandonando un braccio sul bancone e indicandolo con l'indice dell'altra mano, andando poi ad appoggiarci il viso contro, stranamente beato per la situazione pericolosa in cui si trovava in quel momento. «Vorresti raccontarmi di quel tipo che hai incontrato? Tale e quale a me... e che pare averti pestato i piedi? Ho due sorelle più grandi di me ma, davvero, ti giuro, nessun gemello cattivo». Continuò divertito e sorridente, stringendosi nelle spalle e del tutto convinto di quell'ipotesi appena proposta all'altro. Insomma, i due non si erano mai scambiati una parola dall'anno precedente e all'improvviso, senza che Joon avesse modo di dargli nemmeno un reale motivo (perché, impegnandosi, sarebbe riuscito a rendersi pure antipatico agli occhi dell'altro), Hoseok si comportava in modo tanto bizzarro con lui? Delle volte era necessario seguire le pulsioni che provenivano direttamente dallo stomaco e, se le sue portavano proprio a Hoseok, quelle dell'altro lo rigettavano con fermezza. Non gli sembrava per nulla giusto, in fin dei conti, né sensato o argomentato a dovere. Che fosse finito nella trama di un'assurda commedia dei sosia?
    «Devi scusarmi, devo andare a fare una cosa adesso tesoro... Lavorare, sai? Buon divertimento!» Gli fuggì via dalle dita e dalla visuale come un rapido fantasma nel mezzo della calca, lasciandogli addosso l'ombra di un bacio sul naso e una carezza nel mezzo dei capelli. Forse non gli piaccio. Inclinando il viso nel seguirlo fino a quando non lo vide sparire del tutto, girò le spalle al bancone nel roteare appena sullo sgabello che stava occupando in quel momento. Già, forse non gli piaccio e basta. Una lancinante fitta al cuore lo colpì, rischiando di fargli perdere del tutto sicurezza su quello spiraglio, su quella piccola speranza di aver trovato finalmente una persona che davvero gli interessava e gli animava i pensieri tanto quanto il petto. Un grave sospiro abbandonò le labbra di Joon che, afflosciandosi disperato contro il bancone, parve attrarre le attenzioni di una giovane coppia di amiche sedute a poca distanza da lui. Tubando intenerite chiesero alla barista rimasta a coprire Hoseok di allungare all'innamorato dal cuore spezzato un drink abbastanza potente da dare una scossa a quella situazione e, per quanto avesse cercato di rifiutare le gentilezze, alla fine si ritrovò con un bicchiere in mano non avendo la benché minima idea di che farci. Da lì in poi successe tutto velocemente e, invitato dalle ragazze a tracannarlo in un solo sorso, cedendo per una seconda volta alle pressioni sociali e convinto che ormai non aveva nient'altro da perdere se non il resto della dignità una volta raggiunti i bagni per piangere, Joon vuotò il bicchiere amaro e ardente in una manciata di fatali secondi. «A noi del Lonely Hearts Club!» Sorridente e sentendosi compreso, un Joon facilmente alterato da quel piccolo quantitativo d'alcool tirò fuori senza problemi il necessario per offrire altri due drink alle gentili ragazze e prendersene un altro per sé. Immaginò di potersi distrarre dallo stile di vita astemio con quel dolore che continuava a ruggirgli in petto, non sapendo più distinguerlo fra la delusione e l'alcool che stava creando brucianti pozzanghere sul fondo del suo stomaco. Quindi si girò, faticò ad inserire la cannuccia fra le labbra (mentre l'ombrellino trovava posto su di un padiglione auricolare) e lanciò lo sguardo verso la pista mentre non sentiva più le urla di quelle vicino a sé parlargli del ragazzo che gli aveva rubato il cuore. «Ra... ragazze! Baro un attimo, se vi sembro strano e imbambolato fate finta di niente!» Comunicò con rapidità e immaginando di risultare piuttosto criptico alle orecchie delle altre (sempre fossero state in grado di sentirlo) ma, per nulla intenzionato a perdersi lo spettacolo dell'accattivante balletto su note tanto esplicite quanto interessanti, prese in prestito un paio di occhi di qualcuno che sicuramente si trovava vicino ad Hoseok che stava animando con energia la serata. Pur dovendosi sforzare più del necessario per via dell'alterazione dovuta all'alcool Joon, una volta immobilizzatosi, riuscì a godere con chiarezza dei movimenti fluidi di Hoseok e quasi provò una punta di gelosia, nel notare con quanta partecipazione gli occhi presi in prestito saggiavano il corpo del ballerino. Ma, in fondo, nullo di tutto quello che stava guardando sarebbe mai stato lontanamente suo e, intristito da quel pensiero, ricevette un'onda d'urto che lo rigettò nel suo corpo all'improvviso. Quando aprì gli occhi, senza aver avuto modo di accorgersene prima, era già troppo tardi.
    Sono morto. Sì, lo era davvero: era morto seduta stante su quello sgabello ed era resuscitato grazie alle rilassate carezze dell’altro che, anche in quella forma di danza che sembrava un vero e proprio corteggiamento, non voleva in nessun modo celare il suo talento. Delle volte, però, nelle situazioni meno probabili, Joon veniva colpito da dei generosi colpi di fortuna. Sarà stato l’alcool, sarà stata l’atmosfera e la genuina gioia che Hoseok sembrava emanare nel suo elemento, che si rivelò essere la danza, ma il giovane non riuscì a sentirsi in imbarazzo. Al contrario, avrebbe volentieri cinto i fianchi dell’altro con le mani, divertito com’era da quelle attenzioni, se non fosse stato per il fatto che si sentiva incredibilmente rallentato (e non riusciva, ancora una volta, a stargli dietro). Per un momento si sentì davvero speciale, riuscendo ad ignorare il fatto che se non ci fosse stato lui su quello sgabello probabilmente queste attenzioni sarebbero state rivolte ad un’altra persona e non sarebbe cambiato nulla per Hoseok; tuttavia Joon era sempre più convinto che non avrebbe potuto fare lo stesso ragionamento: qualsiasi altra persona avrebbe potuto provarci, ma sarebbe stata solo una pallida imitazione della luce che Hoseok era in grado di irradiare, forse rischiando di bruciarlo appena. Lo guardò interessato quando sentì strattonarsi la cintura, ora in ginocchio davanti a lui, e una fragorosa risata lasciò le labbra di Joon, che abbandonò la testa all’indietro, estremamente divertito ed emozionato al tempo stesso da quel regalo che l’altro aveva voluto fargli. Si lasciò alzare e permise all’altro di schiaffeggiargli il sedere; era stato attirato ed illuso, ma Joon non riuscì a potersi definire in altro modo se non estasiato dopo tutti quei contatti. Delle urla altrettanto estasiate lo accolsero nuovamente al bancone su cui aveva abbandonato il bicchiere e, ricevendo pizzicotti e pacche sulle spalle da unghie in acrilico, Joon non riuscì nemmeno a comprendere ciò che stava succedendo attorno a lui, ancora colpito e ipnotizzato dalle immagini di Hoseok che gli scorrevano davanti gli occhi innamorati persi. «Un altro giro per noi, principino! Grazie!» Annuendo convinto, Joon si limitò a sfilare il portafoglio dalla giacca e poggiò la carta di credito laccata di nero sul bancone, fin troppo colpito dall'alcool e dalle movenze di bacino di Hoseok per connettere tutti i neuroni presenti in testa, ormai abbandonati alla follia pura. Qualsiasi cosa volessero fargli non avrebbe avuto importanza: lui aveva già raggiunto il Paradiso con un paio di giravolte sulla pista da ballo... o forse stava ribollendo fra le fiamme dell'Inferno. Che differenza avrebbe fatto?
    In quel momento appollaiato su uno dei lavandini in bagno, si era rimosso dalla calca per cercare un po' di conforto sulla ceramica fredda, forse anche per placare i ribollenti spiriti che l'avrebbero altrimenti mandato in escandescenze. Combattendo fra il proprio riflesso alterato allo specchio e altre tre cannucce che aveva ricevuto dopo il quarto? quinto? bicchiere (e altrettanti ombrellini) che aveva ricevuto dalla barista (o forse da un strano signore che sembrava una creatura mistica), aveva perfino tirato fuori un rossetto che si era ritrovato chissà come in una tasca della giacca. Forse apparteneva a una delle ragazze di prima? E come c'era finito lì? Quel che sapeva era che era diventato la sua nuova penna d'oca e, inforcato fra le dita, ne passò la punta contro lo specchio mentre cercava di ultimare il drink che ormai non bruciava più. Completamente istupidito dal liquido zuccherino, iniziò a riversare dolorose frasi innamorate in una scrittura sgangherata... ma obbligatoriamente in corsivo. Caro Hoseok. La mia testa non riesce a placare i pensieri su qualsiasi tuo piccolo e delizioso particolare. Sei umano? Sei decisamente extraterrestre, Hoseok. Non siamo fatti della stessa materia e non c'è nessuno come te. Considerarmi tuo per quello che è pensato da tutti come il terrificante "per sempre" fa nascere in me una felicità aliena e stranissima. Precipitare fra il tuo abbraccio è stato come cadere dalle scale ed essere colpito nel bel mezzo della nuca... ma se devo essere sincero mi ci butterei ancora e ancora e ancora e a- Prima che potesse continuare all'infinito la porta del bagno venne aperta da una figura finalmente familiare e, balzando in piedi rischiando di precipitare (dal lavandino questa volta), chiamò il migliore amico a gran voce mentre un tono marinaresco suonava in sottofondo. «Henderson! Jungkook! Jungkook! Sei tornato! È tornato!» Non sapeva a chi si stava rivolgendo, ma si gettò nell'abbraccio confortante di Jungkook senza pensarci due volte - e senza nemmeno accertarsi che si trattasse davvero di Jungkook e non di un qualsiasi ragazzone alto, bruno e vestito di nero a cui si era avvicinando facendo pure il verso della trombetta ok ora sono soddisfatta.
    E così, crollando sulla spalla del migliore amico, stava attendendo chissà chi o chissà cosa all'esterno dell'Egon privato del bicchiere e potendo godere solo della distrazione che le dita di Jungkook gli potevano donare, indeciso se gettare fuori tutta la carica emotiva che aveva raccolto in quella sventurata serata o semplicemente il bicchieri che aveva accumulato sul marciapiede su cui credeva di essere ancora in piedi. Con fatica e interruzioni varie, oltre ad un discreto pubblico che gli si presentò intorno - perché ascoltare un ubriaco alla prima esperienza con un cuore spezzato doveva essere davvero interessante per delle orecchie altrettanto fuori focus come lui -, Joon riuscì a riassumere brevemente la serata all'amico. «Io non lo so nemmeno che ho fatto di male... forse dobbiamo rimettere in discussione qualche dogma, JK». Borbottava e continuava a ripetersi così come aveva fatto, solo più chiaramente, quando aveva salutato l'amico all'inizio di quella serata. «Ti spiego. Cioè, secondo me è tutta colpa di quel cliente... quel tipo, Gundersen. Deve portare sfortuna- sul serio. L'abbiamo dovuto corteggiare a lungo, è impossibile! Farmi dare il numero è stato davvero faticoso e ho perfino dovuto... cosa stavo dicendo? Ah, sì. Sono andato a un noioso programma ad Oslo su bho... cose inutili come l'implemento del profit- ma chi se ne frega! È un pazzo!» Sbuffò stringendo gli occhi non appena avvertì il cemento iniziare a girargli attorno alle suole dei piedi, scongiurando l'ipotesi di vomitare insieme alle parole anche tanto altro che avrebbe preferito trattenere dentro di sé. «E poi a me nemmeno piace questo lavoro. Io non voglio più lavorare con mia madre... che fra l'altro continua a inviarmi questi nuovi completi per "ospite"! Ma tanto non viene mai nessuno a casa- e tu vuoi sempre usare il tuo solito asciugamano. Le ho detto che inizierò a buttarli visto che sono tutti uguali! Ma mi ha tirato fuori una filippica che non ti dico... io non la voglio tutta 'sta roba!» La voce querula continuava ad infrangersi contro la spalla dell'altro, a cui Joon affidò tutta la sua stabilità non solo mentale ed emotiva, ma anche fisica, dato che se si fosse spostato anche solo di qualche millimetro il baricentro sarebbe crollato a terra. Quindi prese una lunga pausa, mentre dolci parole di un paio di ragazze (forse quelle di prima?) lo tranquillizzavano, iniziando poi a parlare dei loro personali problemi con quello o quell'altro ragazzo mentre lo intontivano anche di nicotina. In fondo, in vino veritas e, con tutto il cuore, una parte di Joon sperò che questa verità potesse raggiungere le orecchie giuste in modo da poter metter fine a quell'assurda commedia degli equivoci.

    Edited by Kagura` - 1/10/2020, 09:33
     
    .
  5.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Vice
    Posts
    5,941
    Reputation
    +4,099

    Status
    Offline
    tumblr_inline_pqtrp6M3yV1rifr4k_1280
    Cosa significa che te ne vai? Lo sguardo di Hobi dapprima sereno si sporcò di sorpresa, in quell’alba quieta che sapeva di amore che stava per dissolversi, così facilmente com'era venuta a crearsi nelle tenebre la notte precedente. La relazione tra Hobi ed il suo ragazzo non funzionavano da tempo, eppure lui era fermamente convinto, anche per via della sua caparbietà, che sarebbe riuscito a recuperare ciò che di loro era rimasto. Era bellissimo, Kim, un rosso dai tratti marcati ma sottili, gli occhi di un blu che non poteva che derivare da leggende nordiche perse nel tempo, le fattezze maschili ma aggraziate. Hobi l’aveva amato molto, lo amava da morire ancora, ma qualcosa tra loro si era irrimediabilmente spezzata. Forse, la discrepanza tra loro risiedeva proprio in quello: Hobi voleva riparare, Kim rompere del tutto. Si, me ne vado. Non funziona più tra di noi, come fai a non vederlo? Non posso più andare avanti così e poi... Poi non sento più ciò che sentivo un tempo per te. In un solo attimo, tutto sembrò spaccarsi in frammenti così piccoli da essere recuperati; tra le mani Hobi non avrebbe stretto altro che aria. Gli cadde il mondo addosso nel giro di pochi secondi per mezzo di frasi ben assestate e mirate a lui come laceranti colpi di proiettile. Ah beh.. Allora… Allora prendi le tue cose e vattene. Dopo una lunga pausa in cui sembrò assorbire la ferita, la voce di Hobi rimase ferma, nonostante i suoi occhi si fossero inumiditi e il suo cuore si fosse spezzato. Era, più di ogni altra cosa e nonostante tutto, incredulo: dopo ciò che era successo e ciò che avevano passato, davvero Kim aveva deciso di lasciar perdere tutto e di non lottare? Restò in silenzio lui, osservando il ragazzo raccattare le sue cose e sparire oltre la porta per poi non farvi più ritorno se non per porre ufficialmente fine ad un rapporto che Hobi non era mai stato pronto a lasciar andare. Mentre il silenzio avvolgeva la stanza sentì come se fosse proprio lui, la persona per cui non valeva mai la pena di combattere.

    ◊◊◊

    Con quegli stessi occhi colmi di amori spezzati e paure inconfessate, Hobi osservava il sorriso radioso e spensierato di Joonie, il quale sembrava così deliziato e divertito da fargli dimenticare tutto per qualche attimo. Si scordò di averlo in antipatia, di non riuscirsi a fidare di lui, di essere sul piede di guerra. Forse, in quella serie di attacchi e difese, Hobi era proprio colui che senza accorgersene stava subendo il danno più ingente di tutti. Sembrava essere così inaccessibile, così impenetrabile e reattivo, e nonostante in qualche misura lo fosse, Hoseok non era imperturbabile, e la presenza di Joonie lo aveva messo alla prova, destabilizzando i suoi fragili equilibri. Perchè sforzarsi troppo per schernirlo? Perchè non ignorarlo e basta? Perchè sprecare energie nel cercare di fargli capire così ardentemente cosa si stesse perdendo con quell’attitudine da gradasso? Hobi dunque capì che era in qualche modo intenzionato a dimostrare il suo valore. Desiderava con tutte le forze comunicare a Joonie quanto valeva in modo che lui comprendesse con chi aveva a che fare, scoraggiandosi nel trattarlo come una preda da vincere. Ma perchè quindi, era così importante che proprio Joonie lo vedesse così chiaramente? Del resto Hobi neanche lo conosceva, doveva averlo incontrato in totale tre o quattro volte, compresa quella. Per uno come lui, persone con cui era entrato in contatto da così poco non erano che pallide ombre in una vita fatta di accecanti luci. Forse, invece, erano proprio le insicurezze del ragazzo a parlare per lui, a lasciarlo attaccare per difendersi da ulteriori umiliazioni o dolori che pensava ogni persona potesse riservargli. Le luci si spensero di nuovo, e nel buio Hobi si destreggiò tra i clienti per tornare velocemente dietro al bar, con il fiato leggermente corto. Solo un fruscio toccò la spalla di Joonie, nel momento in cui in un movimento viperino Hobi agguantò il proprio straccio per riportarselo alla cinta dei jeans.
    Proprio come predetto, un nugolo di persone iniziò ad affollare in breve tempo il bar, affrettandosi per accaparrarsi il drink gratis gentilmente offerto dal ragazzo fortunato che Hobi aveva scelto durante la danza. Un'oretta di forsennato lavoro seguì quello stacchetto particolarmente proficuo ed Hobi non si fermò un attimo, muovendosi veloce per cercare di servire il maggior numero di persone nel minor tempo possibile. Di tanto in tanto però i suoi occhi cadevano immancabilmente su Joonie, che sconfortato si era prestato a quella provocazione così plateale dell'altro. Per qualche istante, mentre lo sguardo di Hobi si soffermò sulla figura del più giovane, si sovvenne dei contatti appena avvenuti e trasalì: gli era forse piaciuto avvicinarsi così tanto a lui? E' stato solo lavoro. Si ripetè, muovendo la testa in un evidente segno di dissenso. Per quanto istintivo fosse, Hobi non avrebbe permesso a meri impulsi di intromettersi nei propri ragionamenti adamantini che sostenevano l'inaffidabilità di Joonie, e nonostante un tarlo di considerevoli dimensioni si fosse insinuato nel proprio orecchio lui l’ignorò con decisione, restando dell'opinione di non doversi fidare di quel ragazzo solo apparentemente così buono e comprensivo. Non appena il gruppo di clienti si fu sfoltito per tornare a godere della serata ora dissetati e felici, Hobi si appoggiò al bancone, lievemente affaticato. Era stata una lunga serata, e non accennava a rallentare. Indaffarato com'era però trovò il tempo di tornare nuovamente al di là del suo posto prestabilito, cercando Joonie con lo sguardo. E' andato via? Quasi dispiaciuto di non aver trovato l'oggetto del suo desiderio e dei suoi punzecchiamenti all'interno del pub, il ragazzo si avviò verso il dehors del locale, chiedendo gentilmente ad Helen di sostituirlo mentre prendeva una boccata d'aria.
    «Henderson! Jungkook! Jungkook! Sei tornato! È tornato!» Accogliendo le membra di Joon in un caldo abbraccio a ritmo dei jingle marinareschi di Scoops Ahoy!, Jungkook non potè fare a meno di esclamare ᵍᵉˢᵗᵘᵃˡᵐᵉⁿᵗᵉ: «Sono tornato! E tu hai il lavoro!» [imitates lightsaber clashing]. Qualche pacca amorevole sulla schiena, e Jungkook si ritrovò a sorreggere il peso del migliore amico sul corpo, uno sguardo preoccupato a sporcargli il volto. «Io non lo so nemmeno che ho fatto di male... forse dobbiamo rimettere in discussione qualche dogma, JK». In piedi nel mezzo del bagno degli uomini e con alle spalle un poema amoroso scritto sullo specchio, Joonie pareva non solo straordinariamente brillo, ma anche alquanto scoraggiato, e per questo il più giovane cercò di ammansire i propri istinti già bellicosi per poter acquietare il suo prezioso amico. Lo portò fuori con sè, ed una volta raggiunta l’aria fresca della notte gli stampò quindi un bacio sulla guancia, attento a non farlo barcollare ulteriormente per non esacerbare la sua nausea. Solo dopo sollevò un braccio per accarezzargli lentamente i capelli, restando in silenzio per non inquietarlo con delle domande inopportune. «Ti spiego. Cioè, secondo me è tutta colpa di quel cliente... quel tipo, Gundersen. Deve portare sfortuna- sul serio. L'abbiamo dovuto corteggiare a lungo, è impossibile! Farmi dare il numero è stato davvero faticoso e ho perfino dovuto... cosa stavo dicendo? Ah, sì. Sono andato a un noioso programma ad Oslo su bho... cose inutili come l'implemento del profit- ma chi se ne frega! È un pazzo!» La storia continuava a ripetersi. Fermo, o meglio, pietrificato nei suoi stessi passi, Hoseok si lasciò investire da una consapevolezza tagliente e chiarissima: aveva sbagliato. Tutti i frammenti della conversazione che aveva imprudentemente origliato qualche giorno prima al supermercato avevano una spiegazione, una che non solo aveva maleinterpretato, ma che aveva anche risvegliato in lui sentimenti sgradevoli di cui non aveva ritenuto opportuno parlare con Joonie. Allora, posati gli occhi su di lui, sostò qualche passo indietro, protetto dalle alte piante che accompagnavano l'entrata dell’Egon mentre le spalle esili si abbassavano sotto al peso di un errore cocente e lampante. «E poi a me nemmeno piace questo lavoro. Io non voglio più lavorare con mia madre... che fra l'altro continua a inviarmi questi nuovi completi per "ospite"! Ma tanto non viene mai nessuno a casa- e tu vuoi sempre usare il tuo solito asciugamano. Le ho detto che inizierò a buttarli visto che sono tutti uguali! Ma mi ha tirato fuori una filippica che non ti dico... io non la voglio tutta 'sta roba!» Raccolto tra le braccia di Jungkook che annuiva lentamente contro la sua guancia e che mai cessava offrirsi come spazio sicuro per ascoltare e lenire ogni frustrazione del migliore amico con tenere carezze lungo la sua schiena o tra i suoi capelli, Joonie continuò a snocciolare ogni verità nascosta dietro alla misteriosa telefonata che tanto aveva colpito Hoseok, intrappolato nei suoi stessi pensieri. Non si era neanche accorto di essersi portato una mano al cuore, cercando quasi di frenarne il battito più celere, impegnato a decifrare le sue emozioni anch'esse diventate più limpide. Delle corde da lui più volte ignorate erano state pizzicate durante quei giorni di attesa, ed ogni fastidio che lo aveva pervaso si collegava a vecchie paure ed abbandoni che non avrebbe dovuto riversare su Joonie, il quale a sua volta aveva scatenato tali effetti alla luce di un interesse acerbo e tenero oramai uscito allo scoperto. Tu mi piaci, Joonie. Non fu difficile articolare quella verità; Hoseok l'aveva avvertita sin dal primo momento e si era reso cieco alla possibilità di esplorarla, ferito dal suo stesso impatto. Per questa ragione si era tanto intristito ed irritato nell'affrontare l'eventualità di essere stato usato: non era riuscito ad elaborare il fatto che tra tutti, proprio il ragazzo che più lo aveva affascinato l'avesse ingannato comunicando con lui nella maniera più errata, non sovvenendosi, invece, di aver mancato in prima persona di esprimere correttamente le sue emozioni.
    Prese ad intessere trame più calme nell'animo di Joon, le mani di Jungkook non si erano fermate, offrendogli conforto e sostegno ora che più ne aveva bisogno. Profondamente legati, non necessitavano di raccontarsi sempre ogni cosa per comprendersi, ed il più giovane avrebbe agito per rimediare a ciò che aveva turbato il migliore amico, anche se ciò avesse significato scandagliare ogni millimetro dell’Egon per trovare Hoseok. Proprio quest'ultimo avrebbe voluto scusarsi immediatamente, pronto a fare ammenda a Joon in merito al comportamento detestabile che aveva adottato, tuttavia si fermò, desideroso di intraprendere quel discorso in un luogo diverso ed in un momento meno turbolento per il minore. «Mi aspetti qui? Torno subito, ce ne andiamo a casa e ci facciamo una bella dormita, si?» I gesti chiari e più lenti che Jungkook mostrò all'amico dopo avergli raccolto il volto tra le mani presagirono le sue intenzioni di distaccarsi da lui, lasciandolo per qualche minuto alle cure ebbre delle premurose ragazze accalcatesi fuori dall'Egon per marciare all'interno del locale alla ricerca della persona che aveva ridotto Joonie in quella condizione. Hobi non si trovava nè nell'ingresso nè al bancone, allora Jungkook, più determinato che mai, non si diede per vinto nella sua ricerca, approdando - dopo aver salutato Clelyo nel retro - ai bagni maschili, trovando Hobi nel bel mezzo di un piagnucolio agitato e sommesso, i suoi occhi castani puntati sul messaggio rosso e semi-cancellato che solcava lo specchio. Un gridolino allora abbandonò Hoseok nel momento in cui percepì qualcun altro nel suo campo visivo, e ribollendo di collera, il più giovane prese a gesticolare ad un passo dal raccogliere Hobi dal bavero della maglia per lanciarlo ad Oslo con facilità. «Che è successo?? Cosa hai fatto a Joonie?!» Sempre più concitato l'uno e sempre meno calmo l'altro, Jungkook ed Hobi si osservarono per qualche lungo secondo in un momento di intensa stasi come fossero in un Western, prima che il più piccolo compisse un passo verso il barista e quest'ultimo saltasse, coprendosi il volto con entrambe le mani. Nonono, non uccidermi!!! Non ho capito che cosa volevi dire ma tu sei l'amico di Joonie, no? Ju..Jungkook? Squittì intimorito Hoseok, che posando lo sguardo in quello infervorato da cerbiatto dell'altro, notò il suo cenno d'assenso. Devo- Devo scusarmi con lui, non mi sono comportato bene! Sono saltato a delle conclusioni senza prima interpellarlo e mi dispiace tanto.. E so di non meritarlo, ma ti sarei davvero grato se potessi aiutarmi. Parlando candidamente al più giovane ed ancora acquattato contro il muro, Hobi s'illuminò, fagocitato da un'idea che sperava avrebbe potuto renderlo degno del perdono di Joonie e della pietà di Junkgook. Uno sbuffo, e Kook assottigliò lo sguardo, incrociando le braccia nell'incoraggiare Hoseok a proseguire nel suo discorso.

    ◊◊◊

    Come qualche settimana prima, le suole delle converse di Hobi affondarono nel terreno, l'erba morbida a solleticargli le caviglie scoperte mentre si dirigeva verso la figura di Joonie. Jungkook era stato magnanimo all'Egon, ed aveva rivelato al più grande la zona ed il giorno in cui l'amico si recava solitamente per far passeggiare Bobo, fautore del loro primo incontro. Hoseok sfidò quindi la sua paura per il grande cane, ritenendo quella circostanza troppo importante da rimandare per via di una fobia che avrebbe potuto controllare - suo malgrado. Un sorriso luminoso ma malinconico gli distese le labbra, e nel stringere la tracolla della borsa multicolore che quel giorno indossava, si preparò ad avvicinarsi all'altro ragazzo. Quei pochi giorni di distacco avevano portato ulteriore chiarezza, ed avevano aiutato Hobi a ritrovarsi ed a mettere in prospettiva le sue emozioni. Era stato ingiusto da parte sua formulare supposizioni errate sul conto di Joon, un ragazzo che invece si era dimostrato sempre rispettoso e gentile nei suoi confronti. Erano stati proprio questi suoi tratti, assieme ai suoi modi di fare e di approcciarsi, a lasciar germogliare in Hoseok dei sentimenti che più dolcemente avevano tinto i suoi pensieri che, per quanto prematuri, avevano identificato in Joonie una persona che avrebbe desiderato conoscere più profondamente. Quella acerba cotta però avrebbe meritato ulteriori riflessioni, che nel loro svilupparsi non avrebbero dovuto fermare delle dovute scuse dal giungere alle orecchie del più giovane. Allora, prendendo un ampio respiro, il ragazzo si fermò alle spalle dell'altro, seduto su una panchina all'ombra di un altissimo olmo, che con la sua ombra donava sollievo anche a Bobo, intento nell'annusare il terreno prima di sollevare il muso e dirigersi velocemente verso il giovane che ormai da tanti mesi era diventato il suo scoiattolo preferito da rincorrere. O-oh f-fermo là Bobo! Ti prego aaa ah ti prego non di nuovo, voglio solo parlare con Joonie- Portando le mani in avanti come se cercasse di difendersi dai saluti gioiosi dell’alano, Hoseok allora si premurò di mettere in pratica tutte le tattiche che aveva avuto modo di apprendere nelle serate precedenti, in cui si era premurato di studiare una serie di tattiche per conquistare la fiducia degli amici a quattro zampe. Lasciò allora che Bobo potesse annusargli il palmo della mano lievemente tremante, e sollevando le iridi castane le posò in quelle di Joonie. C-ciao, scusa non volevo disturbarti, davvero. Hai un po’ di t-tempo per me?
     
    .
  6.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Cittadini
    Posts
    889
    Reputation
    +1,248

    Status
    Anonymes!
    «Ti aspetto qui, casa... e dormita?» Lo interrogò nel seguire i movimenti delle mani di Jungkook non solo con lo sguardo, ma con le sue stesse dita, posizionando gli indici in direzione dell'amico e poi raccogliendo quelli dell'altro fra i palmi, trattenendolo per qualche secondo prima che l'abbandonasse per un tempo poco definito. Quindi si avvicinò al suo viso e, intercettato il primo padiglione auricolare disponibile, vi instillò il suo messaggio premuroso. «Promettimi che farai attenzione, JK... la notte è buia e piena di pericoli. Il proprietario del locale è un tipo strano e il barista è il diavolo sotto mentite spoglie». Non si trattava di altro se non stupidi vaneggiamenti da ubriaco che tuttavia Joon pensò necessario affidare con sincerità e attenzione al migliore amico, lasciandoselo scivolare via dalle mani solo per salutarlo con un ampio sorriso e lo sventolare del proprio palmo. Arrivò quindi il momento di essere passato dalle cure del migliore amico a quelle delle due ragazze che, pur trovandosi apparentemente in uno stato peggiore del suo, furono in grado di farlo sedere sul marciapiede in modo da non dover combattere con l'ondeggiare incerto del corpo di Joon di cui, effettivamente, la sua coscienza ne stava occupando i bordi, pronta a fare il salto di livello che l'avrebbe abbandonato ad un profondo ma per nulla soddisfacente sonno. Non sarebbe stato l'ideale addormentarsi fra due sconosciute e, per questo, raccoltosi le ginocchia fra le mani, continuò a subirne le chiacchiere e il fumo passivo in attesa che il principale custode venisse a raccattarlo da terra. Come ogni combriccola generata in modo casuale e unita dagli effetti dell'alcool, i tre si trovavano stranamente a loro agio a condividere uno spazio così stretto e un affiatamento abbastanza intimo, tant'è che Joon venne a sapere (senza nemmeno imbarazzarsi) di risvolti intriganti delle relazioni di entrambe. E ovviamente, in quel salotto improvvisato, fra le chiacchiere di debuttanti in società che ancora non avevano trovato la giusta dama o cavaliere, nessuno poteva rimanere escluso. E a te Hobi deve piacere sul serio se ti sei fatto perfino spillare anche la carta di credito. Joon annuì con una rinnovata timidezza, lasciando pendolare poi il capo in basso, cercando di farsi sempre più piccolo forse per scomparire anche di fronte a quella verità. «È carino, vero? Non ho avrei mai pensato di incontrare qualcuno di così carino». Si limitò a commentare, un po' trasognante, potendo registrare in lontananza il tubare delle due ragazze e una gli tirò anche una guancia: forse doveva aver instillato in loro qualche reazione affettuosa, palesando i propri sentimenti più genuini ed infatuati.
    Sai cosa? Tu mi piaci di più. Commentò in modo criptico una, mentre l'altra annuiva e tornava a squadrare Joon, quasi fosse stato messo a sua insaputa in paragone con qualcun'altro che, a quanto pare, a loro piaceva di meno. «Oh, mi dispiace ma... ecco». Provò a dire con un certo imbarazzo, alzando le mani in segno di resa mentre un minuscolo sorriso nervoso si faceva largo fra le sue labbra: voleva bene a quelle due ragazze, tuttavia era ben convinto del fatto che si sarebbero provocati esclusivamente dolore reciproco semmai avessero intessuto qualche relazione di tipo romantico. «Cioè potreste provarci con il mio amico, Jungkook, ma io... no, ecco... capite, non vorrei darvi brutte delusioni». Un'alta risata spezzò l'imbarazzante silenzio che seguì il commento tanto confuso quanto comprensibile di Joon e una delle due tornò a prendere la parola, cercando di stemperare le risatine mentre prendeva a parlare più lentamente, forse per rendersi ancor più comprensibile dalla mente imbevuta di Joon. Okay, work, però non è quello che intendeva... dicevamo che ci piaci più dell'altro. Hai presente, no? L'ex di Hobi... Si fermò a prendere una boccata di fumo e al di là della nuvoletta le si parò l'espressione incuriosita di Joon che non aveva mai sentito parlare di questa persona né aveva la minima idea che Hoseok fosse appena uscito da una relazione. AAAH! Non lo sapeva! Tuonò l'altra assestando una botta sulla schiena di Joon, scusandosi subito dopo poiché avrebbe voluto colpire l'amica, a quanto sembrava. Nella confusione, anche Joon decise di scusarsi. «Sapreste dirmi altro?» Ad ogni modo, nemmeno quel violento ritorno alla realtà riuscì a tranquillizzare il ragazzo che seguiva i volti delle due con il muoversi degli occhi sgranati quasi a rassomigliare il movimento di un pendolo. Il suo, però, a differenza di quello di altri che andava fra i più banali noia e dolore, oscillava fra la possibilità di essere un rimpiazzo e l'impossibilità di riuscire a raggiungere veramente Hoseok come avrebbe voluto. In verità no, però è da un po' che non vedo Kim qui all'Egon... quindi se avevi intenzione di innamorarti sul serio vacci piano, eh? Se invece vuoi divertirti un po' credo che tu abbia scelto il tipo giusto... hai visto tu stesso lo stacchetto che ti ha fatto. Sempre che ti vada bene essere l'altro, ecco tutto. Lo sono stata, non è piacevole. Fattosi improvvisamente più taciturno, non si accorse nemmeno del fatto che dei passi familiari lo avevano raggiunto alle spalle e, trascinato solo fisicamente via da quella situazione, tornò nuovamente sotto le cure di Jungkook. L'euforia era stata rimpiazzata da una fastidiosa stretta allo stomaco ma, prima che riuscisse a metabolizzare qualsiasi malumore o reazione istintiva del suo organismo a ciò che aveva preso a circolare nel suo corpo insieme ai fiumi d'alcool, la sua testa incontrò il primo cuscino disponibile e fu subito amore a prima vista.
    L'incontro all'Egon, per quanto era stato in grado di riprodurre una seconda volta fra memorie offuscate dai bicchieri di troppo, aveva dell'inverosimile: aveva avuto la sua prima terribile esperienza con l'alcool, si era reso conto che non solo non andava a genio all'unica persona che gli interessava, ovvero Hoseok, ma anche che quest'ultimo sarebbe stato inarrivabile per chissà quanto tempo. Certo, aveva potuto vantare la fortuna di condividere con Hoseok un fugace e bollente ballo, in cui aveva svolto più la funzione del palo che di secondo ballerino, tuttavia sembrava essere lui stesso caduto nella trappola che aveva attanagliato Hoseok - senza che entrambi potessero saperlo. E se era vero che l'altro aveva avuto modo di origliare le confuse spiegazioni di Joon qualche sera prima, l'unico punto di riferimento per il giovane erano rimaste le parole di quelle due ragazze che gli avevano tenuto compagnia durante la serata. Sebbene diverse energie fossero in combutta all'interno del proprio cervello, Joon non riusciva a percepire una voce più alta e più chiara delle altre e così, deciso ad arrivare in solitudine ad una conclusione, si era diretto al parco come suo solito in compagnia di Bobo. Di sicuro il rumore del vento fra le foglie e il mormorio della natura avrebbero solleticato i ragionamenti di Joon, permettendogli di raggiungere una soluzione per lo più logica. Parti di sé avevano già abbandonato la nave, trattenute saldamente da quelle che sapevano di aver provato e provare ancora una tenera infatuazione (sicuramente in crescita esponenziale) nei confronti di Hoseok; d'altro canto c'erano le posizioni che gli suggerivano di avere pazienza, altre che lo minacciavano di pensare a sé e salvarsi. Nonostante avesse preso visione di questa possibilità, il cuore di Joon non sembrava essere d'accordo con quanto stabilito da una razionalità che agiva solo per schermare il giovane ragazzo da eventuali delusioni che, in quel momento e lette attraverso delle lenti molto cupe, gli sarebbero sembrate irreparabili. Eppure c'era in assoluto una certezza che non poteva ignorare in nessun modo: gli piaceva una persona che non conosceva affatto. E, insieme a quella, l'accusa di ingenuità che lui stesso si imputava, non potendo scamparle. Credeva forse che sarebbe stato possibile instaurare una relazione partendo dal nulla? E così mentre infervorata dalla novità di provare feconda attrazione nei confronti di qualcuno la fantasia non produceva che prole su prole di immagini e storie che forse non si sarebbero mai verificate, attualmente Joon si trovava seduto presso un olmo a cercar di srotolare una matassa piena di illusioni e delusioni. Compagna fedele di quella avventura di introspezione fu, ovviamente, una delle poche penne stilografiche che aveva ancora il coraggio di portarsi dietro senza temere che scoppiasse all'interno del borsello e che in quel momento stava utilizzando per fermare sulla carta di un quadernino alcuni suoi pensieri sulla questione. Vestito a più strati e avendo optato per colori scuri, sembrava che il suo vestiario rispecchiasse il suo umore che, in verità e come spesso succedeva, stava giovando del contatto con la natura.
    Quando però avvertì un po' di trambusto, allora fu veloce a raggiungere con una mano il guinzaglio di Bobo che, fermato al bracciolo in ferro della panchina, sapeva non avere molto spazio d'azione. Sembrava che quasi tutta l'energia che non dimostrava durante la giornata si svegliasse una volta varcata la soglia del Vennelyst, quasi come aveva fatto tempo fa, donando al suo umano un incontro che aveva svoltato un po' la quotidiana noia. E, in effetti, anche in quella occasione, gli addendi in campo non sembravano essere cambiati: quasi come un radar, Bobo reagì alla presenza di un particolare soggetto e, incuriosito dall'attività del cane, Joon si girò per puntare lo sguardo lì dove l'aveva indirizzato l'amico a quattro zampe. Nel veder Hoseok tremare come una foglia di fronte alle silenziose domande olfattive di Bobo, il ragazzo non poté che cercare in tutti i modi di trattenere una risatina divertita, facendo del labbro inferiore l'unico sigillo che gli impedisse di mettere in ulteriore imbarazzo Hoseok; sapeva bene come avrebbe risposto all'offesa, pur innocente, per questo rimase in disparte ad osservare il singolare incontro fra i due. Ricordandosi, quindi, di essere stato colto proprio nel momento in cui stava scrivendo di chi si era appena manifestato, Joon ebbe l'accortezza di riporre i suoi strumenti da parte. «Non preoccuparti, è buono». Ripeté come la prima volta, lasciando che un sorriso flebile non si assopisse sulle sue labbra. Tornò quindi a guardare Hoseok e, tirando appena il guinzaglio di Bobo intento ad annusare il palmo dell'altro ragazzo, fece sì che il cane tornasse ad interessarsi ad altro rispetto a sovrapporre l'immagine di Hoseok con quella di uno scattante e vivace scoiattolo. Forse in quel borsello molto colorato Hoseok trasportava delle buone notizie, come una sorta di Mercurio coreo-norvegese, nonostante mancasse delle ali ai piedi. «Ciao, Hoseok. No, nessun disturbo». Gli rispose stringendosi nelle spalle e spostò lo sguardo sulla parte di panchina lasciata libera, ipotizzando o forse sperando che Hoseok non volesse comunicargli ciò che sembrava volergli dire in modo fugace e lapidario e che, piuttosto, avesse il desiderio di approfittare di quella piccola porzione di tempo richiesta a Joon. «E certo, tutto il tempo che vuoi». Concordò con serenità, prendendo l'iniziativa e battendo il palmo contro il legno un paio di volte, invitando Hoseok a sedersi vicino a lui. In altre occasioni si sarebbe sentito agitato per via della presenza dell'altro, ancora confuso da rosee nubi che ne intossicavano il controllo, tuttavia in quel momento sapeva di essere posseduto da una calma profonda, tranquillità assoluta. Per questo, non imbarazzato dal breve momento di silenzio che si creò fra i due, Joon rimase semplicemente in attesa, pur attento a fare in modo che il terzo presente non si intromettesse nella conversazione, preso da un secondo e scoppiettante moto di gioia.

    Edited by Kagura` - 1/10/2020, 09:35
     
    .
  7.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Vice
    Posts
    5,941
    Reputation
    +4,099

    Status
    Offline
    «Ti aspetto qui, casa... e dormita?» Un cenno della testa lento e profondo confermò le parole di Joon, nonostante un moto di sorpresa pervase Jungkook nel notare che l'altro avesse accuratamente letto i suoi segni a dispetto del suo stato alterato. Quella prima ed unica sbornia sarebbe passata serenamente e velocemente, dato che il minore non avrebbe sprecato un singolo secondo senza occuparsi con affetto del migliore amico; gli avrebbe garantito la più rapida delle riprese ed un denso e pacifico riposo, restando al suo fianco nel caso in cui avesse avuto bisogno di lui. Prima però, avrebbe voluto condurre una tranquilla chiacchierata con il ragazzo che era stato capace di affascinare Joon tanto da indurlo ad ubriacarsi e ad attorcigliarlo in un groviglio di sentimenti che l'aveva spinto sull'orlo delle lacrime. Sul punto di girarsi però, Jungkook venne trattenuto non solo dalla tenera presa di Joon sugli indici, ma anche dal suo premuroso avviso, sussurrato proprio come un incoraggiamento segreto. «Promettimi che farai attenzione, JK... la notte è buia e piena di pericoli. Il proprietario del locale è un tipo strano e il barista è il diavolo sotto mentite spoglie». Un sorrisetto addolcito spuntò allora sulle labbra del giovane, che senza preoccuparsi di separare le mani di Joon dalle proprie lo rassicurò con un occhiolino complice e dei semplici gesti. «Ed io sono uno zombie, ricordi?» Schioccato un bacetto contro la fronte del più grande, allora Jungkook si congedò - il più brevemente possibile - da lui, approdando così al bagno degli uomini, dove interecettato Hoseok non lo lasciò andar via finchè non gli spiegò cosa avesse pianificato per farsi perdonare. Naturalmente, l'idea che il barista aveva in mente sarebbe stata valutata con attenzione, e solo attraverso la solenne conferma di Jungkook Hobi avrebbe potuto sopravvivere avvicinarsi nuovamente a Joon per scambiare un'interazione con lui. Slacciando quindi l'intreccio delle braccia conserte per poter prendere il cellulare ed iniziare a scrivere, Jungkook digitò velocemente la sua risposta, voltando il telefono verso Hoseok solo una volta che ebbe terminato di spiegarsi.
    Joonie va sempre vicino all'olmo, quello ginorme del Vennelyst Park.
    Lì potrai parlargli tranquillamente.
    Fallo piagnucolare così un'altra volta da sobrio o da sbronzo e sei finito.
    Kaput, b-r-o.

    Ricevuto un tremolante gesto d'assenso, Jungkook si potè ritenere abbastanza soddisfatto di quell'incontro diplomatico, raggiungendo la porta ma fermandosi giusto in tempo per digitare delle ultime parole e puntare il telefono nuovamene verso Hobi.
    Gli piacciono le tisane. Capisc, bronito?
    Uno schiocco contro il palato, e Jungkook sparì dietro la porta del bagno come un vero pistolero, pronto a raggiungere e soccorrere il migliore amico. Lo trovò all'esterno del pub esattamente dove l'aveva lasciato, in compagnia delle ragazze che poco prima l'avevano ascoltato curiose - i tre parevano presi da un vero e proprio discorso importante. Gli dovrò chiedere che cosa si sono detti.. Le braccia di Jungkook tuttavia raggiunsero la vita di Joon velocemente, pronto a portarlo via da lì per poterlo finalmente condurre verso la loro casa condivisa. Hei, che fai? Ve ne andate? Cinguettò la prima ragazza, assumendo un'espressione sorpresa con tanto di sopracciglia alzate, prima di mutarla rapidamente in una dubbiosa. «Si si! Chiamo un taxi per voi?» Domandò Jungkook con dei gesti lenti e chiari in modo che anche le nuove compagne di hangover concludessero in tranquillità la serata. Si portò allora un braccio di Joon attorno alle spalle e rivolse un ultimo sguardo alle due giovani, che dopo aver liberato qualche risatina allietata dalle labbra scossero appena il capo. Oh beh - Grazie, Forse ci farebbe comodo! JuUUUuuUNgKuuuUuuUuUUuuu...........c~ Tra un'occhiatina ammiccante ed una del tutto vacua, Brittany non perse tempo nell'accettare l'aiuto di Jungkook, che raccolto saldamente Joon contro di sè si premurò di mandare un sms al numero che in pochi minuti avrebbe permesso ad una macchina di riportare a casa le due ragazze. «Perchè non venite con noi? Dividiamo...mhh???? Che ne dite?» Dopo un lungo momento di riflessione e potenziale dibattito interiore, Jungkook raggiunse la conclusione che ripercorrere il tragitto verso casa in macchina sarebbe stata una via rischiosa ma senza dubbio più veloce, e nonostante avrebbe dovuto sventare le insidie della nausea del migliore amico, avrebbe potuto rimboccargli le coperte a tempo record, e per questo non si mostrò tentennante nel momento in cui con un cenno positivo accettò l'offerta di Brittany. L'intero gruppetto salì in taxi nemmeno cinque minuti dopo, e mantenendo Joon tra le braccia, il più giovane non smise di offrirgli supporto finchè una volta nella loro abitazione non lo aiutò a cambiarsi ed a mettersi a letto, preparandogli anche una tisana a base di zenzero in modo da calmare le eventuali capriole dello stomaco durante la notte. Infine, si appisolò rannicchiato al fianco del maggiore, come tante volte prima di quella avevano fatto.
    Al tempo stesso, Hoseok si chiuse in un silenzio denso e riflessivo mentre completava tutti i suoi compiti all'Egon prima di tornare al suo piccolo appartamento. Diversamente da quanto si aspettava, non aveva bisogno di riordinare le idee, nè di preparare un discorso: sapeva esattamente cosa aveva sbagliato, ed era pronto a fare ammenda a Joon, sperando che avesse ancora voglia di ascoltarlo. Sprofondato contro il materasso, Hobi si concesse di abbandonare un respiro malinconico dalle labbra, socchiudendo gli occhi mentre pigramente controllava le notifiche che si erano ammassate sul suo display durante l'orario di lavoro. Per poco non fu spinto a bloccare tutti gli account social di Kim, che cuoricino dopo cuoricino non smetteva di rendere nota la sua presenza, per quanto aleatoria, nella sua vita. Proprio tu adesso. Si lamentò il giovane, sbuffando una boccata d'aria per poi arricciare le labbra in un'espressione sofferente, ben poco incline a spendere ulteriori energie su chi non ne meritava. Ho altro da fare. Allora, con una scintilla di decisione ad illuminargli lo sguardo, Hoseok chiuse velocemente ogni applicazione relativa ai suoi social media, dichiarando la giornata terminata. Aveva solo un ultimo compito da svolgere: Bobo. Dunque, quando Hobi riaprì gli occhi il mattino dopo, il suo cellulare era molto più vicino a sè di quanto si aspettasse, essendo rimasto con lui come compagno fedele durante la notte, durante la quale aveva condotto delle approfondite ricerche sul comportamento dei cani, amici a quattro zampe che Hoseok era certo avrebbe affrontato una volta al parco. Non voleva rischiare di fare brutta figura proprio durante quell'incontro, ed avrebbe fatto del suo meglio per mettere da parte la paura e scusarsi con Joon.
    Si stiracchiò, e dopo aver controllato l'orario, si affrettò a cambiarsi e ad agguantare i suoi effetti personali, uscendo di casa in tempo per trovare l'altro ragazzo al Vennelyst Park. Gli piacciono le tisane. Capisc, bronito? Il consiglio di Jungkook si rivelò prezioso; una volta varcati i cancelli del parco, Hobi reggeva tra le dita sottili un largo bicchiere contenente un’ottima tisana calda che sperava Joon avrebbe gradito. Tuttavia, non riuscì a tranquillizzarsi del tutto: un sottile filo di nervosismo aveva preso ad irradiarsi in lui non appena aveva iniziato ad affondare le suole delle scarpe nell'erba fitta e rigogliosa, ora che con sempre più convinzione sperava di non aver definitivamente rovinato il suo rapporto con una persona tanto pacifica e buona come l'altro ragazzo, che ora poteva persino scorgere in lontananza accanto al suo amico cucciolo. Fu proprio Bobo il primo ad avvertire la presenza di Hobi ed a correndogli incontro, innescando nel ragazzo la modalità attacco o fuga immediatamente. Riuscì a superarla solo con grande forza di volontà e grazie alle ricerche della notte precedente, che lo spinsero a tirare una mano in avanti, in modo che Bobo potesse annusarla con facilità. «Non preoccuparti, è buono». Vispe e brillanti, le iridi di Hoseok tornarono ad indagare il volto del ragazzo che aveva tanto osservato anche la sera prima, rispecchiando inconsapevolmente il suo tenue sorriso in un timido sbocciare delle labbra. Bobo si allontanò come se nulla fosse, ed in cuor proprio, Hobi potè tirare un primo e preliminare sospiro di sollievo. Ora avrebbe dovuto pensare al resto dell'incontro, non potendo rilassarsi ancora del tutto. Joon pareva essere circondato in ogni momento da un'aura calma e serena, un tipo di luce molto diversa da quella di Hoseok ma non meno radiosa e calda. Astro ampio e luminoso, Joon pareva rischiarare con i suoi riflessi ogni creatura attorno a sè, con generosità e affettuoso tepore, ed Hobi non poteva fare a meno di notarlo e di sentirsi grato d'essere stato bagnato da quella luce. «Ciao, Hoseok. No, nessun disturbo». Accennando un ringraziamento con un leggero moto della testa, Hoseok lasciò vagare lo sguardo sino alla parte della panchina lasciata vuota di fianco al corpo di Joon. Forse sarebbe stato meglio accomodarsi e prendersi il tempo necessario per spiegargli tutto. «E certo, tutto il tempo che vuoi». Il minore sembrò avergli letto nel pensiero, ed invitandolo a sedersi accanto a lui, vide Hobi depositarsi proprio là dove il suo palmo aveva incontrato il legno. Grazie. Sussurrò un po' più sommessamente, e prima di raccogliersi in se stesso, Hoseok si premurò di porgere la bevanda calda all'altro. Questa è per te! Mi sono fatto consigliare una tisana buona per curare l'hangover, spero che ti piaccia... Sfiorate le dita affusolate di Joon in quel breve contatto, Hobi ritenne quella la leggera scintilla di adrenalina di cui aveva bisogno per iniziare il suo discorso, prendendo un ampio respiro prima di iniziare a parlare. Jungkook mi aveva detto dove trovarti e non volevo spuntare così all'improvviso ma dovevo assolutamente parlarti. Ti devo delle scuse Joonie. Ieri sera all'Egon mi sono comportato proprio da stronzo. Esordì lui, avvolgendo le dita attorno alla tracolla della borsetta, piano piano fagocitata da piccoli tocchi nervosi. Sono saltato a delle conclusioni sbagliate su di te senza nemmeno interpellarti a riguardo, al supermercato ho ascoltato una conversazione che stavi avendo a telefono e beh.. Beh mi vergogno a dirlo ma ho origliato e ho pensato che volessi approfittarti di me! Vagamente più concitate, le parole iniziarono a sgorgare fuori dalle labbra di Hobi rispecchiando il suo umore inquieto ma trasparente, non filtrato da alcuna intenzione di giustificarsi o lenire alcuno spigolo del comportamento poco gentile che aveva riservato a Joon. Avrei dovuto parlarne con te come una persona adulta piuttosto che fare lo stupido ieri sera. Se vorrai ancora parlare con me ti prometto che cercherò di fare meglio, di essere meglio. Concluse Hobi abbassando finalmente lo sguardo, che nemmeno per un secondo si era ritratto dal cercare quello dell'altro ragazzo, come se anche nelle pagliuzze microscopiche e colorate delle sue iridi cercasse un perdono che adesso era racchiuso interamente nelle mani del più piccolo. Temo di aver proiettato su di te delle insicurezze che avrei dovuto risolvere da solo. Sai hum.. Io avevo un ragazzo, Kim. Abbiamo deciso di fare una pausa, ed ho deciso di non aspettarlo. Frequento serenamente altre persone però so di dover affrontare delle cose.. Per cui ecco sarebbe disonesto prometterti che non commetterò mai più errori, ma cercherò di fare del mio meglio per essere una persona che tu possa essere felice di conoscere.
     
    .
  8.     +4   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Cittadini
    Posts
    889
    Reputation
    +1,248

    Status
    Anonymes!
    Era sicuramente strano avvertire una seconda volta la vicinanza di Hosoek. In apparenza, nulla era cambiato, eppure non poteva che cogliere qualche differenza. La sera prima rimaneva in gran parte un enigma per la mente di Joon, che alternava picchi di pura consapevolezza ad una confusione eccitata e fantastica, in cui le immagini del ballo con l'altro si mescolavano alle parole lasciate scritte sullo specchio, turbinando nel movimento circolare della cannuccia che agitava la superficie dell'alcool. Lo possedeva il sospetto di essere di fronte ad una strana antitesi, un ossimoro che non riusciva a risolvere: era solo con Hoseok, pronto ad ascoltare qualsiasi discussione avesse il desiderio di condividere con lui, tuttavia si sentiva di troppo, scalzato da quella stessa panchina su cui era stato raggiunto. Per quanto vicini, Joon non poteva ignorare quell'invisibile presenza che li teneva distanti, insediandosi fra loro. Generata durante la notte da labbra vermiglie, mutate in una forma che Joon ancora non riconosceva, tale fantasma non gli permetteva di incontrare lo sguardo di Hoseok, costringendolo ad interrogare un viso che non era davvero lì, almeno non in quel momento. Tale presenza, un'invisibile pareidolia partorita dalla commistione ebbra fra l'immaginazione di Joon e spiacevoli dicerie, era l'elemento discordante in quell'equazione: erano in due, ma era inutile negare la presenza di un terzo testimone, per quanto assente. Avrebbe voluto afferrarlo fra le dita, dare a quella presenza un nome e una forma, forse non facendo altro che rispondere ad una sciocca esigenza primordiale. Conoscere le proprie paure, dare loro un nome, cercare di arginare le conseguenze delle loro azioni sulla mente.
    Prima di diventare troppo celebrale ed analitico, la classica fuga in cui si rintanava nel momento della necessità, fu proprio il contatto con le dita più fredde di Hoseok e il piccolo bicchiere in carta bollente a permettergli di piantare i piedi a terra. Si trattava dell'aderenza alla realtà di cui aveva bisogno: il ballo estuoso si era mutato in un rassicurante fumo dal sapore di zenzero. Annuì silenziosamente, ringraziandolo con una fugace occhiata, quindi avvicinò il bordo della tazza alle labbra senza preoccuparsi troppo dell'alta temperatura. È buona. Concordò fra sé e sé, spostando lo sguardo altrove, per poi lasciarlo galleggiare contro il proprio riflesso che il piccolo specchio ardente gli stava restituendo. Jungkook... Quando il nome del migliore amico raggiunse l'interesse di Joon, entrambe le sopracciglia risposero in un moto di sorpresa: non aveva avuto ancora il modo di interrogare Jungkook sulla sua versione dei fatti e se lo appuntò fra un pensiero e l'altro. Avrebbe dovuto chiedergli quanto prima qualche informazione in più, sperando che Jungkook sarebbe stato abbastanza onesto dal non nascondergli come realmente avesse approcciato Hoseok. Avrebbe tirato un piccolo sospiro ma preferì rimanere in silenzio, dando la possibilità a Hoseok di continuare il suo discorso fino alla fine. Da stronzo. Joon sarebbe volentieri intervenuto con una risata nervosa solleticata dalla schiettezza dell'altro o per frenare sul nascere ogni pensiero negativo dell'altro, che venne metabolizzato dall'espressione del più giovane attraverso una piccola smorfia, ma in via precauzionale continuò a fissare la bevanda calda che lentamente stava consumando. Hoseok l'aveva confuso, adescato con un'infallibile e irresistibile seduzione, costretto a pagare un conto giusto un po' salato ma Joon non si sarebbe mai spinto ad utilizzare quei termini. Forse era l'infatuazione a parlare, forse la volontà di assoggettarsi ad ogni capriccio di Hoseok.
    Le parole che seguirono quell'affermazione tornarono ad incuriosire Joon. Una conversazione al supermercato... al telefono? Forse quella con mia madre? L'espressione del ragazzo si fece severamente accigliata, mentre i denti martoriavano l'interno della guancia, interrogandosi su quali fossero state le parole che, udite da Hoseok, l'avevano condotto ad ipotizzare che Joon avesse in mente intenzioni poco genuine. Probabilmente stava fraintendendo quell'occasione che l'altro gli aveva presentato come un'opportunità di ricevere delle scuse per interrogarsi sulle proprie mancanze. Aveva forse dato l'impressione di una persona poco affidabile? Joon si domandò quale fosse l'opinione che l'altro aveva di lui e se, a quel punto nella loro conoscenza (forse definirlo "rapporto" sarebbe stata una forzatura), fosse troppo presto per maturarne una. In fondo, avevano avuto la possibilità di vedersi così poche volte. Per un secondo desiderò di potersi immedesimare in Hoseok, nascondersi dietro le sue pupille per guardarsi dall'esterno: sapeva bene di non aver queste capacità e il terrore di avvertire l'indifferenza appesantire lo sguardo dell'altro lo trattenne dall'avventurarsi ulteriormente fra le incertezze di quel percorso.
    Infine, arrivò la conferma di quel dubbio che lo stava pungolando fin dall'inizio. L'intruso rispose all'appello e lo sguardo di Joon si alzò finalmente dal fondo del bicchiere per poterne incontrare lo sguardo nebuloso: Kim. Da quel momento in poi ogni informazione aggiuntiva che giunse alle orecchie di Joon bruciò come se cucita sulla stoffa della sua memoria attraverso una serie di aghi roventi: lo attraversavano da parte a parte, fino a quando il filo del discorso non incontrò le labbra di Hoseok, trasformatesi in lame per quell'occasione. Preso di mira da quell'attacco, si trovò costretto a combattere una serie di fastidi che per quanto impercettibili lasciavano dei chiari segni del loro passaggio. Ora sapeva che, se si fosse impossessato per pochi secondi dello sguardo di Hoseok, accanto al proprio viso avrebbe riconosciuto quello di numerosi altri, indecifrabili ed indefiniti intrusi. Eppure quando incontrò gli occhi nocciola del ragazzo non riusciva a vedere che lui. Cosa dovrei rispondere? "Mi dispiace"? "Sono contento che tu possa vivere una vita sentimentale appagante"? Si mosse di poco, allontanandosi di qualche millimetro da dove era seduto Hoseok, forse per fare inconsapevolmente spazio a tutti quegli innominati che il giovane aveva appena evocato.
    Appoggiato accanto a sé il bicchiere ormai vuoto, un regalo rappacificatore da parte di Hosoek, adagiò per qualche secondo il palmo della mano contro le labbra, quindi decise di tornare ad incontrare con il busto lo schienale della panchina, evadendo per l'ultima volta dagli occhi del ragazzo. L'intera discussione, parola per parola, gli si presentò davanti come un quadro di cui poteva finalmente osservare tutti e quattro gli angoli. Nell'allontanarsi, Joon iniziò a comprendere le intenzioni dell'artista che, malauguratamente, non riuscirono a cavargli altro dalla bocca se non, almeno all'inizio, una piccola risatina. «Avevo intuito una leggera antipatia nei miei confronti ma non credevo fossero questi i motivi.» Affermò mentre si aggiustava il beanie che gli copriva i capelli castani, lasciando poi che le dita s'intrecciassero, penzolando tra le gambe di poco divaricate. «E apprezzo la tua sincerità, davvero. Oltre ai tuoi consigli. Renderò le mie telefonate meno... ambigue.» Si trovò ad annuire, ovviamente ammiccando a quanto potesse sembrare assurdo l'equivoco che li aveva portati ad agire in quel modo.
    Non credeva il comportamento di Hoseok ridicolo o mancante di ogni logica: chi era lui, in fondo, per giudicare? Non era lo stesso che aveva creduto, senza conoscerne nient'altro se non la dolce curva delle labbra o la voce tanto piacevole all'udito, di aver trovato un uomo in grado di abitare costantemente fra i suoi pensieri? «Comunque non preoccuparti... balli troppo bene. Non potrei mai rifiutare l'opportunità di conoscerti.» Concluse scherzoso e con una falsa serenità, addobbata da un sorriso che si convinse mano a mano essere sempre più sincero, probabilmente anche aiutato da piacevoli ricordi che gli balenarono fra un pensiero e l'altro. Avrebbe voluto essere altrettanto sincero con lui, nel confidargli quell'infantile infautazione, ma immaginò che non avrebbe fatto altro che scavarsi la fossa da solo. Hoseok era stato chiaro: stava vivendo una situazione sentimentale di passaggio e trasformazione, in cui aveva preferito condividere con quanti più desiderasse il proprio tempo, per questo la decisione più saggia per Joon sarebbe stata quella di allontanarsi dal maggiore. Il pensiero lo fece incupire. «Quindi è una tregua, giusto?» Stava per ironizzare sull'ipotesi di dover pagare anche la tisana che gli era stata offerta, ma preferì mordersi la punta della lingua, scivolando via dal viso di Hoseok per guardare le fronde dell'olmo che si muovevano, accarezzate dal vento. «E, insieme... l'inizio di un'amicizia.» Provò, saettando per l'ultima volta verso di lui, parzialmente soddisfatto da quei risultati. Per quanto nei giorni che avevano preceduto quel momento non avesse fatto altro che fantasticare sulla prossima occasione in cui avrebbe potuto incontrare Hoseok, in quel preciso istante sperò di rimanere solo al più presto, pur convinto che quelle invisibili presenze che il ragazzo si era trascinato dietro gli avrebbero tenuto compagnia almeno per un po'. Si passò il dorso della lingua contro il palato: le delusioni lasciavano in bocca il sapore dello scoppio delle bolle di sapone.

    Edited by Kagura` - 1/10/2020, 10:04
     
    .
  9.     +4   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Vice
    Posts
    5,941
    Reputation
    +4,099

    Status
    Offline
    Destreggiandosi tra gli eventi del passato e quelli del presente, Hoseok non riuscì a schivarne i colpi con successo, impigliato nella tela di ragno che aveva creato da solo ed in cui era caduto come fosse una preda inerme. Il tentativo di sfuggire al dolore che le relazioni passate gli avevano recato si era trasformato in sofferenza per altri, e prima d'allora Hoseok non si era mai realmente accorto del fatto che quel modo di comportarsi avrebbe potuto essere rischioso per coloro che gli erano attorno. Joonie ne aveva subito le conseguenze nonostante gli avesse mostrato nient’altro che gentilezza, e prima di aspettarsi anche solo un'ipotetica conoscenza, Hoseok avrebbe dovuto assolutamente rimediare ai suoi errori. Si chiese come Joon si stesse sentendo, cosa aveva pensato la sera precedente e cosa stesse pensando in quell’esatto momento, nel mezzo di quei sorrisi dolci e la luce dei suoi occhi increspati a mezzaluna. Poco ma sicuro, il comportamento da ragazzino all’Egon esigeva una spiegazione, ed Hoseok non si sarebbe tirato indietro. Quindi eccolo lì, sotto un maestoso olmo a condividere i suoi sentimenti e le sue vulnerabilità con Joon, che era stato così generoso da lasciargli dello spazio per spiegarsi anche quando non era assolutamente tenuto a concedergliene. Il discorso svoltò in varie direzioni, sviluppandosi in curve destinate ad accompagnare il minore nei delicati e talvolta erronei percorsi mentali di Hobi, che pur guardingo rivelò la sua posizione attuale all’altro in modo da fargli intendere il più chiaramente possibile come al momento si stesse orientando in quella situazione in continuo divenire che era seguita alla rottura con Kim. Ora esposto più di quanto potesse esprimere a parole, Hoseok lasciava vagare lo sguardo dalle fronde dell'albero ai lineamenti di Joon, non riuscendo a cogliere grandi differenze tra i due; entrambi gli trasmettevano pace, entrambi custodivano in sè una linfa vitale e preziosissima, entrambi respiravano assieme al vento e regalavano spazio anche a chi, probabilmente, non se lo meritava. Che cosa mi merito io? Si domandò d'un tratto Hoseok, non più sicuro della risposta. Qualche anno prima avrebbe detto senza pensare "la felicità", "una storia serena", ma ora le tinte di quei responsi non sembravano più così nitide e vivide. Di solito, il merito richiede reciprocità: ci si merita qualcosa perchè si è fatto altro ed in relazione ad esso; dunque, delineando un bilancio di ciò che aveva fatto negli ultimi anni, Hobi avrebbe potuto dire di meritare qualcosa di diverso dal quasi impercettibile movimento di Joon che si allontanava da lui? Nel riflettere su questo, Hoseok si prese qualche attimo di silenzio.
    «Avevo intuito una leggera antipatia nei miei confronti ma non credevo fossero questi i motivi.» In quelle poche parole Joonie aveva riassunto l'intero problema che Hoseok gli aveva mostrato: non era stato capace di comunicare, di far presente a Joonie quali fossero le sue ragioni e le sue insicurezze. Per quanto semi-sconosciuti, lui e Joon non avrebbero dovuto rimanere chiusi in una coltre di silenzi, anzi, Hoseok avrebbe dovuto imboccare la direzione opposta, quella delle parole, della fiducia. «E apprezzo la tua sincerità, davvero. Oltre ai tuoi consigli. Renderò le mie telefonate meno... ambigue.» Una lieve risata allora emerse dalle labbra di Hobi, rimanendovi impigliata per qualche secondo. Doveva ammettere che la situazione che li aveva portati a quel punto si era rivelata assurda, e sicuramente, Joonie non era colui che avrebbe dovuto scusarsi. Sono io che non dovevo origliare dolcezza! Non hai niente di cui scusarti. Si affrettò a specificare lui, con una risatina morente sulle labbra, facendo cenno alle proprie orecchie ed anche al fatto che spiare le conversazioni altrui non si sarebbe mai potuto definire un comportamento corretto. Forse, le emozioni di entrambi li avevano portati ad iniziare più caoticamente del previsto una conoscenza reciproca. Hoseok si avvide delle proprie solo una volta causati dei danni, e si ripromise di essere più attento con se stesso; Joonie meritava di meglio. «Comunque non preoccuparti... balli troppo bene. Non potrei mai rifiutare l'opportunità di conoscerti.» Ecco che Hoseok era tornato a destreggiarsi in una danza con se stesso, un passo a due in cui ogni salto avrebbe potuto decretarne la caduta. Aveva notato la sua attrazione per Joonie, e ne aveva tratto le conclusioni sbagliate: faceva bene ora, a fare di quelle energie un segreto? Oh beh.. A me piacerebbe vedere quel che sai fare tu di bello, sarà sicuramente molto più interessante. Alla fine, tutti possono danzare. Il tempo di un fugace occhiolino, e Hoseok tornò ad indagare con i suoi occhi luminosi i lineamenti di Joon, indagandoli segretamente un po' più a fondo di quanto avrebbe ammesso, sempre per carpirne pensieri e sensazioni. È quello che vuoi, conoscermi, vero? Non lo dici perché sei sensibile e gentile? Si domandò, senza alcuna punta d'accusa nella sua mente, ma piuttosto con traboccante preoccupazione. Hobi non conosceva Joon abbastanza per determinare se e quanto lo avesse davvero offeso; nonstante ciò, ricambiò quel placido sorriso con una scintilla di speranza a riscaldargli il cuore. «Quindi è una tregua, giusto? E, insieme... l'inizio di un'amicizia.» In un momento di pausa, Hoseok sembrò avvertire uno per uno i nervi distendersi quasi completamente. Questa volta fu lui a rimanere sbigottito dalle azioni dell’altro. Si aspettava che, affabile e posato come aveva imparato a conoscerlo, Joonie lo avrebbe tranquillizzato, terminando però così la loro conoscenza, seccato da una tale immaturità dimostrata nei gesti della sera prima. Tuttavia così non fece, scegliendo una strada di generosità che vedeva Hobi come suo destinatario. I suoi occhi quasi si chiusero, nel sorridere assieme al resto del volto, mentre le mani sottili andavano a circondare affettuosamente quella libera dalla tisana calda di Joon. Lo definirei proprio un trattato di pace. E sì, l'inizio di una amicizia. Confermò infine Hobi, il tono di voce caldo e posato ad accarezzare l'udito di Joonie in un moto di tenera gratitudine, visibile ovunque sul viso del maggiore. Farò del mio meglio. Le riflessioni determinate di Hoseok combaciarono con la stretta più energica delle sue mani attorno al palmo caldo del più giovane, circondandolo in una presa gentile finché le dita affusolate di Hobi non scivolarono via, andando a raggomitolarsi le une nelle altre. Adesso è meglio che vada. Non volevo rubarti degli attimi di pace, so quanto siano importanti. Per questo scrivimi tu, okay? Quando ti va, mandami un messaggio e ci vediamo - magari da qualche altra parte che non sia l'Egon, che ne dici? Propose infine e con una punta d’ironia, ritenendo opportuno lasciare a Joonie la possibilità di gestire come e quando desiderasse i suoi contatti con lui, convinto che lasciargli dello spazio sarebbe stata la decisione migliore al momento. Hoseok si alzò così dalla panchina, stringendo appena la spalla di Joon in una presa affettuosa prima di portarsi la mano in tasca, mentre l'altra andava ad aprirsi in un cenno di saluto, accompagnato dal suo tipico e caloroso sorriso a forma di cuore. Ciao Joonie, ciao Bobo! Ci vediamo quando volete, d'accordo?
     
    .
8 replies since 20/3/2020, 13:35   278 views
  Share  
.
Top
Top