What better way to get to know each other, over a good tea?

Helen & Connor

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    Connor aveva accettato, la sua proposta di uscire e per la prima volta di vedersi dal vivo. Helen non poteva essere più felice, anche se cercava di non darlo troppo a vedere. Sembrava una bambina nel suo parco giochi preferito, non sapeva perché e questa cosa la destabilizzata, ma allo stesso tempo le piaceva. Si erano dati appuntamento in un bar, che si chiamava Anthemis, dove lei andava spesso, quando tornava a casa e portava qualche pasticcino a Archer, che ne era sempre entusiasta.
    Si bevevano degli ottimi tè caldi e i pasticcini/biscotti erano la fine del mondo sperava, che anche a Connor sarebbero piaciuti.
    Si andò a fare una doccia mega veloce, perché voleva essere presentabile, nonostante le notti insonni di quei giorni e quando tornò vide un suo altro messaggio. Si stava già scusando, se lo avesse visto un po’ stanco e non al massimo della sua prestanza fisica e Helen si mise a ridere da sola nella stanza.
    Gli rispose velocemente nei tasti, che erano in due e che non doveva preoccuparsi. Detto ciò andò a vestirsi, perché se no avrebbe fatto tardi e lei odiava la non puntualità, almeno la sua. Si era vestita comoda e ovviamente, non aveva usato abiti di colori troppo sgargianti, non li amava e le davano fastidio.
    Aveva messo degli occhiali da sole che le coprivano gli occhi color del cielo, perché quel giorno c’era il sole -stranamente- e non mettendoli mai, perché era sempre brutto, sarebbe stata una buona occasione. Si legò i capelli con una coda di cavallo abbastanza stretta, per cercare di domarli il più possibile e si truccò leggermente. Non amava troppo il trucco sulla pelle, ma quando usciva e soprattutto con qualcuno, non poteva farsi vedere nel suo verso aspetto. Le occhiaie doveva coprirle per forza e bastò poco, per far si che fosse almeno presentabile.
    Uscì salutando Felix, il suo adorabile pappagallo e iniziò a camminare per le stradine affollate di Besaid.
    Erano le 10:00 circa del mattino e una bella colazione in compagnia, non le sarebbe dispiaciuta. Arrivò in perfetto anticipo e si appoggiò al muro, vicino alla pasticceria, con la schiena. Non faceva troppo freddo quella mattina e anche se aveva una giacca, non troppo pesante e la pancia un po’ scoperta, si stava bene. Si accese velocemente una sigaretta e si domandò, chi fosse tra tutte quelle persone. Non si erano mai visti, neanche per foto e sarebbe stato un bel problema riconoscersi dato, che si rese conto solo in quel momento, non si erano scambiati i numeri di telefono in chat.
    Però entrambi avrebbero dovuto aspettare lì, per cui ci sarebbero arrivati con l’intuito no?
    Il fumo della sigaretta saliva in aria, per poi sparire, come se non ci fosse mai stato, non amava fumare, ma alle volte lo faceva quando era nervosa. Quel giorno era davvero nervosa e non amava sentirsi così, non riusciva a pronunciare due parole connesse e rischiava di fare la goffa, cosa che l’avrebbe portata a farsi male o a farsi ridere dietro.
    Vide in lontananza un ragazzo arrivare a piedi, aveva un maglione viola e già a Helen le veniva la nausea solo a guardarlo, i colori così non le piacevano, ma non avrebbe giudicato.
    Non sapeva se fosse stato Connor, ma che cosa poteva fare lì? Era impalata come una scema ad aspettare qualcuno, che neanche sapeva come era fatto e viceversa.
    Decise di staccarsi dal muro e avvicinarsi a lui con cautela dato, che si era fermato sul marciapiede, anche lui aspettava qualcuno.
    Scusami se ti disturbo, sei Connor? e lui si girò.
     
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    Non sapeva neanche perché avesse detto di sì. Non sapeva neanche da dove fosse uscita tutta quella intraprendenza che in vita sua non aveva mai avuto. Certo, aveva avuto altri tipi di incontri con persone online, soprattutto (principalmente) quando viveva ancora in Inghilterra, ma decidere di incontrare qualcuno così, dal nulla, per nessun'altra ragione se non quella di provare ad instaurarci un vero rapporto di amicizia, non limitato solo ad uno schermo? Quello non gli era mai successo.
    Scese velocemente le scale del condominio in cui abitava mentre si infilava una giacca in simil pelle. Non sapeva davvero cosa aspettarsi da tutta quella storia. Lui ed Helen si erano ritrovati a parlare completamente per caso, così come per caso era uscita fuori questa proposta di incontrarsi. E lui, così per caso, aveva deciso di accettare.
    Arrivò alla pasticceria completamente sovrappensiero, tanto che non si rese neanche conto di essere già lì. Motivo per il quale, quando Helen si avvicinò per parlargli, Connor sussultò appena, girandosi verso la fonte della voce.
    Alzò le sopracciglia e dischiuse le labbra in un sorriso stupito. Certo, quella era l'ultima reazione che si aspettava di avere una volta vista Helen di persona per la prima volta. Considerando tutto il tempo che avevano passato a parlare, avrebbe creduto di avere qualcosa da dire. Ed invece...
    « H-Helen? » balbettò appena, poi accennò una risata, rilassandosi visibilmente.
    Il peggio era passato.
    « Ciao! » aggiunse, allargando le braccia, ma non azzardò un abbraccio vero e proprio. Non sapeva come la ragazza avrebbe potuto prenderla, ed in più non era un fan del contatto fisico egli stesso.
    « Scusa, stai aspettando da molto? » chiese subito dopo, l'espressione in viso che si trasformava in una di leggera preoccupazione.
    Aveva passato molto tempo a riflettere sui differenti modi in cui si esprimeva e parlava a seconda della persona con cui si approcciava. Helen era forse la persona che conosceva più aspetti della sua vita, ma era anche la persona a cui ne parlava con più leggerezza. Non era lei la persona da appesantire con i toni cupi e pesanti, o dettagli troppo profondi. Helen era una confidente, non una psichiatra.
    « Vieni, prendiamo un tavolo. Posso offrirti una bevanda calda? »
    Indicò la porta d'ingresso della pasticceria ed attese che la ragazza entrasse, per poi seguirla a ruota ed andare ad occupare il primo tavolo libero. Ne trovò uno vicino alla vetrina, accanto alla strada. Si tolse la giacca e la appese allo schienale della sedia, poi si sedette, tutto ciò con un costante sorriso sulle labbra.
    Non se lo sarebbe mai aspettato, ma era felice di vederla.
    « Allora? Opinioni sulla prima impressione? » accennò un'altra risata, indicandosi il viso.
    Non era mai stata una persona che si preoccupava del modo in cui appariva, ma visto che l'incontro con Helen era così diverso da qualsiasi altro incontro che avesse mai avuto nella propria vita, per qualche motivo si ritrovava curioso dell'opinione della ragazza.
    Lei, di certo, non era come lui si sarebbe aspettato. Non si erano scambiati che forse un paio di foto, molto tempo addietro, e di sicuro entrambi erano cambiati da quel momento, ma Connor non poteva fare a meno di osservarle il viso, approcciando quel primo incontro come farebbe un bambino curioso, intento a processare tutte quelle nuove informazioni.
     
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    Era lui, anche senza saperlo con certezza, ne era sicura. Lo aveva visto arrivare, come perso nei suoi pensieri e Helen dentro di lei aveva avuto come un presentimento, che fosse lui la persona con cui aveva parlato in tutte quelle settimane. Lui si voltò e si guardarono negli occhi per qualche istante, entrambi a contemplare l’altro in silenzio. Non si erano mai visti dal vivo, si erano solo inviati qualche foto vecchia e decente, ma niente era paragonabile al vedersi davvero.
    Lui balbettò il suo nome e poi rise vedendo il suo volto visibilmente più rilassato. Anche lui come lei era teso, entrambi avevano paura del giudizio dell’altro, magari si erano immaginari in modo diverso e ci erano rimasti male. Helen dal canto suo, non se lo era immaginato così, ma sorrise perché era anche meglio di come se lo era aspettata.
    Lui allargò le braccia, come se volesse abbracciarla, ma non lo fece e rispettò la dovuta distanza fisica. Sapevano, che entrambi non erano amanti del contatto fisico e quindi capì, perché non ricambiò quel gesto.
    Scusa, stai aspettando da molto? chiese poi lui, quasi preoccupato della sua risposta.
    No tranquillo, sono appena arrivata e ti ho visto arrivare. Non so perché, ma sapevo che eri tu disse, alzando le spalle un po’ timida e toccandosi un ciocca di capelli dorati, era il segno che era un po’ nervosa, ma non troppo.
    Vieni, prendiamo un tavolo. Posso offrirti una bevanda calda? disse lui, mentre la faceva entrare per prima dentro la pasticceria, come un gentiluomo.
    Mi va proprio qualcosa di caldo, grazie disse sorridendogli, mentre si sedevano in un tavolino vicino a una vetrata, che dava sulla strada. Erano seduti di fronte, ognuno in silenzio guardava l’altro. Il profumo di quel posto era paradisiaco, l’odore dei pasticcini appena sfornati e quello dei tè caldo e fumanti, quello era il suo posto preferito. Si sentiva come una bambina all’uscita da scuola, che insieme ad un amico andava a comprare qualcosa di dolce e buono. Quel posto aveva tanti ricordi belli e sorrise, mentre si guardava intorno e si toglieva anche lei il giacchetto, posizionandolo dietro di lei nella sedia. Quando era arrivata a Besaid era spaesata, non sapeva chi era e che cosa sarebbe successo nella sua vita. Quel posto le aveva sempre ricordato, che anche in un mondo buio, ci poteva essere un po’ di luce e colore.
    Connor ora, era lì davanti a lei, Helen ormai aveva perso il conto, di quante volte si era immaginata quel loro primo incontro. Era felice di vederlo, di poterci parlare faccia a faccia e non tramite uno schermo.
    Allora? Opinioni sulla prima impressione? disse lui, indicando il suo volto e facendo una leggera risata. Anche la sua voce, aveva qualcosa di melodico e di rilassante, non l’aveva mai sentita ed era strano, ma anche piacevole. Si era immaginata quella domanda, anche Helen l’avrebbe fatta, se non fosse stato lui il primo.
    Incrociò le dita delle mani davanti a sé sopra il tavolo e sorrise, di un sorriso buono e genuino.
    Allora...in realtà ti avevo immaginato con gli occhi azzurri, biondo, tatuato e palestrato disse in modo serio, ma quasi subito scoppiò a ridere da sola.
    No sto scherzando tranquillo! Sei un po’ diverso da come ti immaginavo, ma in bene, perché sei anche meglio disse, un po’ arrossendo per la sua sincerità. Non era mai stata così sincera con qualcuno e da fuori poteva sembrare, che ci stesse provando o roba simile, ma non era nelle sue intenzioni. Era quello che pensava davvero, era un bel ragazzo, simpatico e pronto ad ascoltarla sempre, come un fratello o un buon amico avrebbe fatto.
    Tu invece? Ti aspettavi, che fossi una modella vero? disse ridendo, per poi prendere il menù e decidere, che cosa prendere. Nel frattempo arrivò la cameriera, per prendere le ordinazioni.
    Prendo due pasticcini e un biscotto. I pasticcini uno con la frutta e l’altro con la crema. Il biscotto invece, lo vorrei con il cioccolato fondente disse, mentre con le dita contava le cose che stava prendendo. Quando era nervosa o in ansia si sfogava sul cibo, per fortuna che il suo fisico non ne aveva mai risentito.
    E prendo anche un tè caldo al limone disse, finendo la sfilza di cose.
    Scusami, ma quando sono un po’ nervosa tendo a mangiare molto disse a Connor sfoderando un sorriso timido, sperando che non l’avesse giudicata. Non voleva fare una brutta impressione, ma il cibo per lei era la vita.
     
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