Ache for love, ache for us

Pedro&Amy + Alma <3 | Mattina

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    Il musetto di Alma si alzava e abbassava a ritmi quasi regolari mentre zampettava davanti a Pedro e lo trascinava -letteralmente- attraverso il parco della città. Quando l’uomo aveva afferrato il guinzaglio solo un’ora prima, il corpo possente dell’Husky dal pelo marroncino si era sollevato immediatamente dal pavimento di casa Diaz, le orecchie si erano rizzate e la bocca si era spalancata in quello che Pedro interpretava sempre come un sorriso, forse uno dei più dolci e vivaci che Alma era solita regalargli. Pedro allora lasciava che la lingua scoccasse contro il palato mentre le faceva un occhiolino per farle capire che era giunta l’ora della passeggiata, movimenti al quale Alma sembrava rispondere con un frenetico scodinzolare della coda mentre si avvicinava al suo padrone e saltellava sulle due zampe bianche posteriori per premere la pianta morbida di quelle anteriori sul petto di lui. Accadeva quasi ogni volta, e Pedro non riusciva mai ad abituarsi a quei festeggiamenti che non sapeva neanche se meritare o meno da parte dell’animale. Non sapeva neanche come avesse fatto a legarsi così indissolubilmente a lei, trattandola come se fosse probabilmente la cosa più preziosa che avesse ormai nella vita. Alma era uno di quei pensieri invisibili ma costanti presenti nella mente di Pedro, il quale ormai la riteneva parte di quelle giornate e non riusciva ad immaginarsi il proprio mondo senza il rumore delle zampe che si scontravano sul pavimento di casa quando l’Husky trotterellava da una stanza all’altra.
    Così, con il guinzaglio alla mano, Pedro seguiva i percorsi che lei sceglieva di tracciare durante le loro passeggiate, osservando il pelo danzare ad ogni movimento o ad ogni sbuffo di vento fresco. Il sole era raggiante quella mattina, dopo giornate di tempesta assoluta ecco che finalmente iniziava a vedersi la ritardataria primavera norvegese. Certo, non faceva ancora così caldo da uscire senza giacca, ma Pedro adorava il momento in cui il freddo oceanico si ritirava per lasciare un po’ di spazio all’arrivo delle giornate più tiepide. Dopotutto era cresciuto in una terra calda, sia per le temperature che per le anime che aveva incontrato fino a quel momento. Tutto era stato catapultato nel verso opposto, quando era giunto in Norvegia, ma non si era mai lamentato della cosa o rimpianto i giorni trascorsi in Argentina. Viveva, Pedro, senza porsi troppe domande in attesa di ricevere risposte.
    D’un tratto, persi nel verde del parco ormai raggiunto dopo una mezz’oretta di camminata, Alma si fermò con le orecchie tese e il collo allungato nella direzione opposta alla sua. La sentì ringhiare in maniera quasi soffocata, come se fosse incerta di cosa lei stessa stesse facendo o del perché si fosse fermata, alla ricerca di odori o rumori che avrebbero potuto aiutarla nello svelare uno dei numerosi misteri che la sua testa sembrava cogliere passo dopo passo. Pedro si era sempre chiesto come ragionasse, cosa effettivamente attirasse la sua attenzione, cosa pensasse. Eppure, sebbene con gli esseri umani il destino gli avesse facilitato per lo meno le cose, con Alma restava tutto un enorme punto interrogativo. Era spesso silenziosa, non abbaiava quasi mai, però alcune volte notava gli occhietti azzurrini fermarsi su di lui con un’inspiegabile interesse, come se lo scrutasse per porsi forse le stesse sue domande. Perché Pedro aveva scelto proprio Alma? Nessuno dei due, l’umano e il cane, avrebbero avuto una risposta da dare, se non rimarcare il fatto che complici lo erano diventati sin da subito.
    Raggiunse Alma, fermandosi di fianco a lei e abbassando lo sguardo sul muso bianco del cane aggrottò appena le sopracciglia, prima di chinare il capo da un lato e accovacciarsi piano accanto a lei. «¿Qué pasa?» sussurrò all’animale, sollevando appena il mento nella sua direzione mentre lei continuava a mantenere lo sguardo dinanzi a se e ad inspirare alla ricerca forse della scia di un odore che fosse familiare, o almeno interessante. Sollevò una mano per andare a premerla sul pelo color nocciola della sua schiena, prima di strofinare i polpastrelli lungo il suo corpo e raggiungere il collare, che con un movimento veloce delle dita slacciò dal guinzaglio. Lo arrotolò fra le mani mentre Alma prendeva a trotterellare intorno a lui, felice di aver conquistato un po’ più di libertà, per poi allontanarsi a gran velocità dal suo padrone. Pedro si ritrovò a sospirare, seguendo con gli occhi i movimenti frenetici e gioiosi della sua piccola mentre zampettava attorno ad altri passanti ma tenendo lo sguardo azzurro puntato in una sola direzione: stava raggiungendo la figura di una donna minuta, i capelli corti e biondi, un sorriso semplice. Quando Pedro sollevò lo sguardo percorrendo la rotta di Alma prima che lei potesse raggiungere il punto prefissato, Pedro aveva già riconosciuto la figura di Amy e il modo in cui, lo sapeva, Alma le avrebbe girato intorno.
    Avendo visto l’animale librarsi dalla gioia dopo averle tolto il guinzaglio, le labbra di Pedro si erano aperte in un sorriso sincero e divertito, mentre gli occhi non l’avevano persa di vista neanche un istante. Quello stesso sorriso però si era lentamente affievolito nel momento esatto in cui i suoi occhi scuri si erano posati sul viso della ragazza, ricordi che si appiattivano davanti alle iridi e tiravano via ogni singolo nervo della sua faccia, portandolo ad avere forse un’espressione mista fra stupore e malinconia, neanche avrebbe potuto dirlo. Scosse quindi appena il capo, decidendosi a camminare nella direzione di Alma e Amy, che ormai sembravano aver fatto amicizia, di nuovo. Con passo lento e indeciso, Pedro raggiunse le due, sospirando appena mentre si fermava a circa un metro da loro. Osservò la mano di Amy affondare nel pelo marrone di Alma, mentre questa scodinzolava e la guardava divertita mentre lasciava penzolare la lingua da un lato. «Mi dispiace, non volevo ti disturbasse.» si ritrovò a dire, portando le mani all’altezza dei fianchi mentre evitava, forse per qualche secondo ancora, lo sguardo della donna. Per la prima volta dopo parecchio tempo, Pedro si sentì impacciato. Le cose con Amy erano state strane, soprattutto alla fine. Il modo in cui il loro rapporto era giunto al termine, quella strana relazione che forse non era neanche mai iniziata, era stato incontrollabile e silenzioso, eppure si era distrutto. Non vi era stato alcun fracasso, alcune parole urlate o lotte disperate per riportare a galla qualcosa che forse avrebbe potuto avere un futuro, se lo avessero voluto. Però, d’altro canto, il fatto che non fosse accaduto niente di tutto quello avrebbe potuto significare molto altro, e cioè che non era nel loro destino restare l’uno accanto all’altra, nonostante tutto. Amy era stata comunque anche così un punto fermo e fondamentale nella vita di Pedro e lui difficilmente l’avrebbe dimenticata. Scosse appena il capo, accovacciandosi di fianco alle due e, lentamente, allungò una mano verso Alma per afferrare il collare e riagganciarlo così al guinzaglio che solo poco prima aveva arrotolato attorno ai proprio polsi. Una volta agganciato e senza aver spostato lo sguardo dal manto liscio e morbido dell’Husky, Pedro carezzò il corpo del cane con affetto e lentezza, mentre un sorriso sincero ma composto tornava a sollevargli gli angoli delle labbra verso l’alto. All’ombra dell’albero sotto il quale si erano fermati, il sole si formava in tanti piccoli cerchi sul terreno verde smeraldo e sui capelli chiari di Amy, illuminando in parte quei lineamenti morbidi che tanto ricordava ancora. Solo in quel momento, difatti, si rese conto di aver spostato le proprie iridi scure dal muso di Alma al viso di Amèlie. «A quanto pare il tuo odore continua a piacerle.» sussurrò Pedro, ridacchiando appena mentre si lasciava andare ad un momento di leggerezza con una donna che, un tempo, aveva dovuto sostenere i suoi sguardi e i suoi sorrisi molto più a lungo di così. «Come stai, Amèlie?» chiese poi, curioso, eppure intimorito da quello che la conversazione avrebbe portato, i sentimenti che fino a quel tempo erano rimasti assopiti dentro di lui e avrebbero potuto essere riportati alla vita. «Ti vedo bene.» aggiunse, la mano che continuava ad ondeggiare sul manto chiaro di Alma mentre lei, incuriosita da Amy, continuava a starle davanti ad annusarle le mani.
    Non avrebbe potuto descrivere la sensazione che si stava impadronendo del suo petto in quel momento: sembrava quasi come se le terminazioni nervose avessero posto le loro radici nel cuore, spostandosi dalla mente per farsi astratte, parte dell'anima che aveva sentito la mancanza di quei lineamenti dolci da ormai diversi anni, senza mai però spingerlo a ricercarli ancora una volta. Forse anche quello era passeggero, come ogni cosa. Forse nel giro di qualche minuto si sarebbero salutati un'altra volta senza sapere quando avrebbero potuto incontrarsi di nuovo.
     
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    Chiuse gli occhi, lasciando che un sorriso radioso facesse capolino sul suo volto mentre una leggera brezza accarezzava il suo volto. Adorava trascorrere il suo tempo libero al parco, comodamente seduta all’ombra di un albero, ad osservare il paesaggio e le persone che passavano. Erano tante le famiglie che decidevano di passare un po’ di tempo in mezzo a quella piana verdeggiante, tanti i bambini che saltellavano qua e là mentre rincorrevano i più svariati animali, oppure semplicemente giocavano tra loro. Quel luogo sapeva riportarle alla mente ricordi felici, ma allo stesso tempo anche terribilmente dolorosi. Se si concentrava abbastanza a fondo poteva ancora sentire la risata felice di suo fratello mentre si arrampicava sugli alberi e cercava di convincerla a fare lo stesso. Rivedeva il volto dolce di Dag, il suo sorriso sereno, la sua voglia incessante di vivere. Molte cose erano cambiate in quegli anni, lei era profondamente cambiata, eppure l’affetto che provava per lui non era sbiadito neanche di una tonalità in tutto quel tempo trascorso senza di lui. Le mancava, così tanto che ancora poteva sentire gli occhi pizzicare e la voglia di piangere ogni volta che la sua mente si soffermava su quei pensieri, ma non voleva farli andare via. Non avrebbe mai voluto dimenticare, come invece aveva scelto di fare sua sorella, lasciandosi tutto quanto alle spalle, chiudendo i ponti con loro senza fargli sapere neanche dove si trovasse, se stesse bene. Sarebbe stato più semplice andare avanti, senza quelle ombre a oscurarle il viso, ma Amèliè pensava che non sarebbe mai potuta essere la stessa senza quei piccoli frammenti oscuri che l’avevano aiutata a crescere e divenire la donna che era. Vivere con la leggerezza di una nuvola sarebbe stato facile, ma non l’avrebbe fatta sentire davvero viva. Sorrise al sentire la risata vivace di un bambino e riaprì gli occhi, puntandoli dritti davanti a sé. Un padre stava prendendo tra le braccia suo figlio, per poi portarlo in alto, tra le sue grida festanti, per fargli vedere il mondo da una prospettiva diversa. Cose come quelle riuscivano sempre a scaldarle il cuore e metterla di buon umore. Anche a lei sarebbe piaciuto avere una famiglia, avere qualcuno con cui condividere l’amore che aveva dentro, ma una sfortunata serie di eventi l’aveva sempre portata a restare da sola, in un modo o nell’altro.
    Abbassò il capo verso l’album da disegno che teneva appoggiato sulle gambe conserte e su cui aveva iniziato a tracciare alcune linee per un disegno preparatorio. Aveva cercato di lasciarsi alle spalle alcuni ricordi, di passare oltre, quando aveva smesso di tornare indietro, ancora e ancora, per rivivere gli ultimi istanti in compagnia di suo fratello, eppure quei pensieri non la lasciavano mai del tutto. Guardando con più attenzione il bambino che aveva disegnato in mezzo a quel parco infatti si rese conto che i suoi tratti erano sin troppo familiari, che era il suo volto quello che la sua mente inconsapevolmente stava cercando di evocare di nuovo. Rimase immobile per un momento, a fissare quel disegno, mentre sentiva gli occhi farsi di nuovo lucidi, mentre il suo sorriso di faceva appena più malinconico. Molte persone dicevano che il tempo alleviava le sofferenze, che un giorno ci si svegliava senza quella stretta ad attanagliare il cuore, eppure per lei non sembrava essere così. Allungò la mano verso la sua borsa, nel tentativo di recuperare una gomma e cercare di mutare almeno in parte quell’immagine, ma la sua attenzione venne catturata dal rumore della corsa di un animale che puntava nella sua direzione. Spostò lo sguardo in quella direzione, intercettando un husky dal pelo rossiccio che si muoveva felice verso di lei. -Ehi, ciao. - mormorò, nella sua direzione, senza riconoscere subito l’animale che si trovava davanti e quindi il suo padrone. Osò la matita sopra il blocco schizzi e poi allungò una mano nella sua direzione, mentre quella girava attorno a lei per qualche momento, prima di annullare le distanze e lasciarsi accarezzare. Il contatto con il suo pelo morbido e caldo la fece sorridere, cancellando per qualche istante i ricordi tristi che si erano accavallati all’interno della sua mente e che avevano rischiato di rovinare il suo umore allegro.
    Dei passi si fecero lentamente sempre più vicini, ma lei non se ne curò inizialmente, continuando a mantenere l’attenzione sul cane, prima che la voce dell’uomo la raggiungesse come una secchiata d’aria fredda. Pedro. quel pensiero si fece prepotentemente strada nella sua mente immobilizzandola per un istante mentre deglutiva a fatica, iniziando a mordicchiarsi l’interno della bocca. Quella era Alma, come aveva fatto a non riconoscerla prima? Prese un profondo respiro, nel tentativo di trovare la forza necessaria per sollevare lo sguardo e puntarlo su di lui. Da quanto tempo non lo vedeva? Senza che lei potesse evitarlo le tornò a mente il periodo in cui lei aveva smesso di rispondere ai suoi messaggi, alle sue telefonate, preferendo chiudersi in se stessa e cercare di creare una barriera nei confronti del resto del mondo che soltanto in pochi avevano avuto la tenacia di scalfire. Pedro. Pensò ancora una volta, come se soltanto quel nome bastasse a farle mancare il respiro. Avrebbe voluto dirgli tante cose, avrebbe voluto poter essere abbastanza lucida per dirgli tutto quello che avrebbe dovuto dirgli tanto prima, invece si limitò a battere le palpebre e aprire e richiudere la bocca per qualche istante. Era completamente senza parole per la prima volta in tutta la sua vita. -No, non mi ha disturbata. - riuscì a dire poi dopo qualche istante che a lei sembrarono dei minuti interminabili. Mi dispiace così tanto. Si ritrovò a pensare, mentre lui si accovacciava, a qualche passo da lei, risistemando il guinzaglio sul collare dell’animale. Lei ritrasse velocemente la mano, come se si fosse improvvisamente accorta di aver commesso un errore, di aver fatto qualcosa che non le era permesso. Sentiva il cuore batterle all’impazzata nel petto mentre continuava a osservare il suo volto, che sembrava non essere cambiato di una virgola. Solo dopo diversi minuti anche lui si voltò nella sua direzione e il petto si alzò e abbassò con maggiore velocità a quel punto mentre cercava di trattenere lo sguardo nel suo. Desiderava fuggire, continuare a rinviare una discussione e delle scuse che sapeva di aver mancato molto tempo prima. Sapeva di aver commesso un errore, di aver sbagliato a sparire nel nulla senza dargli neanche una spiegazione e quando se ne era resa conto non era riuscita a trovare il coraggio per dirgli quello che sentiva. Aveva paura che lui fosse arrabbiato, che fosse lui a non volerle rispondere a quel punto e quindi aveva semplicemente lasciato che il tempo continuasse a scorrere, senza più cercare di fermarlo. Poteva sentire il suo profumo da quella distanza e la stessa voglia che aveva sempre avuto di sfiorare la sua mano, di prenderla, di sorridere.
    Invece rimase immobile, mentre la matita rotolava sulla carta e andava a finire sull’erba, senza che lei neppure se ne rendesse conto. Cercò di sorridere alla sua battuta, anche se le risultava molto più complesso di quanto lei stessa potesse pensare. Spostò lo sguardo sul disegno quando lei gli chiese come stava, senza sapere che cosa dire. Doveva essere sincera? O doveva fingere che tutto andasse bene così che le loro vite si separassero di nuovo, senza lasciare alcuno strascico? Le apparenza ingannano. Si ritrovò a pensare, prima di cercare di abbozzare un sorriso, molto più malinconico di quelli che lui doveva aver conosciuto. -Si, si, sto bene. - mentì invece, cercando di sostenere il suo sguardo. L’idea che lui potesse leggerle dentro e sapere che cosa stava pensando non la colpì neanche per un istante mentre cercava di mantenere la calma e di continuare a parlare. -Lei è cresciuta tanto… - aggiunse, sperando che spostare l’attenzione sull’animale, che annusava incuriosito le sue mani leggermente sporche di grigio, potesse aiutarla a tranquillizzarsi. -Tu invece? Come stai? - domandò, lasciandosi andare ad un leggero sospiro, mentre non riusciva più ad allontanare lo sguardo dal suo volto. Poteva percepire le stesse emozioni e le stesse sensazioni che aveva sempre provato in sua presenza, lo stesso affetto che li aveva legati anni prima, anche se sapeva di non avere più il diritto di farlo, non dopo il modo in cui si era comportata con lui. Sperava che la sua scomparsa non lo avesse destabilizzato troppo, che la sua presenza fosse scivolata via come un’ombra, senza lasciare traccia e che la sua vita fosse andata avanti senza scossoni, ricca di gioia e di cose belle. Sperava che stesse bene, che ci fosse qualcuno al suo fianco che lo rendeva felice. -Oh ma.. forse ti sto trattenendo, forse hai degli impegni. - mormorò, abbassando solo allora lo sguardo, cercando di separarsi da lui, di lasciargli una via d’uscita che non lo costringesse a essere scortese. Lo so che non ti saresti avvicinato, se non fosse stato per Alma. Pensò ancora, mentre, cercando di liberarsi da quei brutti pensieri, si lasciava andare ad un’ultima carezza nei confronti dell’animale, che ancora scodinzolava nella loro direzione. Forse dovrei tornare indietro. Quell’interrogativo si fece largo nella sua mente mentre con la coda dell’occhio tornava a guardare l’uomo, come se sperava nel suo volto di trovare la risposta alle sue domande inespresse. Desiderava forse che lei gli impedisse di incontrarla? Desiderava che lei rimettesse a posto le cose cambiando strada? Le sarebbe piaciuto poter vedere nella sua mente come lui alcune volte aveva fatto con quella di lei.

    Edited by 'misia - 12/7/2020, 11:03
     
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    For you I will always be waiting
    And it's you I see, but you don't see me
    And it's you I hear, so loud and clear

    XXX

    Diversi anni prima, in un giorno come un altro, l’ombra delle dita di Pedro aveva preso una forma danzante sulla pelle liscia di Amelie, la mano destra che si frapponeva fra il viso dai lineamenti morbidi di lei che ormai conosceva bene e la luce che filtrava insistente dalla finestra dietro le sue spalle. Aveva posato i polpastrelli caldi sulla sua guancia altrettanto tiepida, lasciando che l’epidermide gli regalasse la leggera sensazione di tepore che scaturiva da quel contatto mai troppo esagerato, mai troppo puro. Aveva lasciato roteare il pollice in senso antiorario, andando a catturare con quel movimento un batuffolo di schiuma che si era depositato appena sopra le labbra della donna nel momento in cui queste avevano incontrato la nuvola di latte posta sul suo cappuccino. Ricordava ancora, Pedro, il momento in cui tutto il resto si era fermato per essere assorbito da quel gesto, che seppur semplice e naturale, aveva reso stanche le pareti attorno a loro, l’aria calda, gli sguardi assorti. Per qualche istante, Pedro ed Amy si erano guardati e l’uomo aveva immaginato il sapore delle sue labbra, che in quel momento avevano avuto l’aroma di caffè e latte addosso. Allora si era abbassato nella sua direzione senza mai distogliere le proprie iridi scure da quelle gemelle di lei, a soli pochi centimetri di distanza. In quella che parve la piccola frazione di un secondo, Pedro aveva cancellato quello spazio rimasto a separarli, appropriandosi dolcemente di quella porzione della sua pelle rosea che aveva desiderato da tanto fare propria. L’aveva baciata così per la prima volta, mentre le mani di Amy e la propria libera sinistra stringevano ancora tazze fumanti di caffè.
    Rivederla in quel frangente, dopo così tanti anni di silenzio, fu come essere catapultato nel riflesso di un passato che, nella mente di Pedro, pareva essere ancora così prossimo al presente. Eppure non lo era, per niente. Quel distacco era stato improvviso e non aveva lasciato spazio a spiegazioni, a parole che avrebbero potuto mettere per davvero un punto a quella che sembrava aver preso la forma di una relazione. Con tutte le donne con cui era stato, Pedro non aveva mai avuto alcuna difficoltà a lasciarsi avvicinare e ad avvicinarsi lui stesso in prima persona. E poi era arrivata Amy a scompigliare l’ordine delle cose, a fargli credere che dopotutto il mondo ancora non gli aveva davvero mostrato tutto il suo potenziale. Così, nel momento in cui il proprio sguardo aveva seguito la traiettoria di quello di Alma e lì l’aveva trovata, Pedro si era sentito incapace per un momento di distinguere quello che avrebbe potuto essere il passato dal presente in cui stava vivendo. Solo avvicinandosi a lei e seguendo i passi felici della piccola Husky, Pedro potè comprendere quando reale fosse ciò che gli stava dinanzi agli occhi in quel preciso istante: seduta sull’erba con il suo blocco da disegno sulle gambe, Amy allungò una mano in direzione di Alma per accarezzarne dolcemente il pelo rossiccio. Si avvicinò quindi alle due con passo lento e un po’ indeciso, scusandosi con la donna nel caso in cui il cane avesse interrotto il suo lavoro, disturbandola impalandosi lì dinanzi a lei. -No, non mi ha disturbata.- udì la sua voce flebile, pensò di averla dimenticata, eppure si accorse di averne conservato l’eco nella mente sino a quel giorno. L’emozione di quell’istante non calcolato, quella fuga dal mondo in cui aveva vissuto fino a quel momento senza di lei, tornò a sfaldare parti del suo essere, rendendo l’uomo incerto. Quella marea di pensieri che lo avvolsero, quel tornado di ricordi che aveva conservato assieme alla donna che gli stava ora davanti, lo portarono a credere di poter sbrigliare la propria particolarità in maniera quasi incontrollata, così curioso di sapere cosa stesse effettivamente pensando lei di lui in quel preciso istante. Eppure, tentò di reggersi, tornando ad imbrigliare quella voglia di conoscenza e curiosità che avrebbe potuto spingerlo ad infiltrarsi nuovamente nella sua mente per restarne ammaliato come tempo addietro era spesso accaduto. C’erano stati colori dietro le iridi di Amelie, frasi caute e profonde che, Pedro ne era sempre stato sicuro, gli sarebbero rimaste nella testa per sempre. Fragile nelle sue vicinanze, Pedro si lasciò catturare da quella forza che lo spingeva a voler sapere cosa in quel momento la mente di Amelie stesse pitturando, cosa dentro di lei la vista di lui aveva scaturito, e quello che vi trovò fu casuale, forse inappropriato ad un momento del genere. ”Mi dispiace così tanto.” udì quelle parole forti e chiare e non ne capì il contesto. Era dispiaciuta per qualcosa, ma cosa? Si ritrasse immediatamente via dalla sua mente, sentendosi quasi colpevole di aver lasciato che la propria curiosità gli concedesse di agire in quella maniera con lei, di nuovo. Constatò che, assieme a quelle parole non pronunciate, la manovella ragazza si ritirò dal pelo morbido di Alma, e per un momento Pedro credette -forse a malincuore- che quelle scuse erano dovute al fatto che avesse accarezzato il cane senza che lui le avesse permesso esplicitamente di farlo. Eppure, se Amelie ancora ricordava qualcosa di Pedro, avrebbe saputo con certezza che quel tocco non era affatto stato un problema, ma anzi, gli aveva fatto più piacere di quanto in quel momento riuscisse a mostrarle. Nonostante questo, lasciò scorrere il momento, cancellando dalla propria mente quelle scuse e concentrandosi sulla voce di lei che ancora poteva udire chiaramente mentre allontanava le mani da Alma stringendo però ancora il guinzaglio fra di esse. -Si, si, sto bene. Lei è cresciuta tanto… gli rispose con un tono di voce alquanto incerto, come se preferisse concentrarsi su ben altro ed evitare così di parlare di se stessa. Non potè far a meno di sollevare il proprio sguardo nella sua direzione, Pedro, domandandosi cosa ci fosse di diverso in lei, come le giornate fossero trascorse, l’una dopo l’altra, sulla sua pelle chiara, fino a quel momento. Il sole continuava a nascondersi dietro le foglie dell’immenso albero sotto il quale sostavano, mentre imperterrito cercava di raggiungerla con i suoi raggi luminosi ma senza mai afferrarla per davvero, senza mai fermarsi in maniera totale su di lei. «Credi? Per me era già cresciuta tre mesi dopo averla presa.» disse solamente lui, sollevando appena le spalle e lasciando che uno degli angoli delle sue labbra si sollevassero nell’accenno di un sorrisino divertito ma dolce mentre, fugacemente, spostava lo sguardo sul muso di Alma alla ricerca di quegli occhietti chiari così teneri e complici. La vide risollevare il capo e puntarlo verso di lui, quasi avesse compreso che il padrone era proprio di lei che stava parlando. Dopodiché si mosse lateralmente, abbandonando così la mano di Amy e prendendo ad annusare la terra che li circondava in quel preciso istante. -Tu invece? Come stai?- domandò allora Amelie, la voce accompagnata da un lieve sospiro che sembrò aver atteso una vita intera pur di uscire da quelle labbra sottili. Si abbassò poco di più, andando a sedersi sulla porzione di prato accanto ad Amy, eppure restando comunque a debita distanza, quasi volesse evitare di inserirsi nel suo spazio e causarle fastidio. Era strano ritrovarsi insieme ma a quelle condizioni, dopo che la prima volta in cui si erano incontrati lei gli aveva letteralmente salvato la vita. «Io? Non mi becco una pallottola da un po’, quindi direi abbastanza bene.» scherzò Pedro, sorridendo appena nella sua direzione e ritrovandosi poi a scuotere la testa subito dopo. Probabilmente, se per lui quello era un argomento su cui scherzare, per Amy avrebbe potuto non essere così. «Scusami, scherzavo.» aggiunse quindi dopo qualche secondo, appena prima che i propri occhi nocciola si posassero nuovamente sul viso di Amy e ne scorgessero un’insolita malinconia. -Oh ma.. forse ti sto trattenendo, forse hai degli impegni.- udì le sue parole mentre lei, questa volta, si distaccava da lui e abbassava lo sguardo per rintanarsi nei pensieri che, per la seconda volta, risuonarono forti e chiari anche per Pedro, inevitabile ascoltatore di ciò che mai veniva pronunciato con chiarezza. ”Forse dovrei tornare indietro.” Non er ala lingua a dare forma a quelle parole, ma la parte più profonda e fragile di Amelie, la quale nonostante sapesse quale fosse l’abilità di Pedro, non potè fare a meno di impedire a lui che recepisse quei messaggi. Quei pensieri fugaci non lo aiutarono a comprendere il contesto della situazione nel quale era finito per via di Alma, non capiva Amy e, forse, era passato troppo tempo non solo fra la relazione avuta anni prima e quell’attuale ritrovarsi ad essere quasi perfetti sconosciuti, ma soprattutto vi era passato del tempo fra di loro. La mente dentro al quale un tempo gli bastava frugare per qualche breve istante pur di comprendere cosa vi si agitasse dentro, in quel momento sembrò un calderone di inspiegabile malinconia e inadeguatezza. Che fosse dovuta a lui e a quell’incontro, Pedro non avrebbe potuto saperlo, eppure quelle parole riecheggiarono nella sua, di mente, per qualche secondo ancora prima di prendere il significato che lui vedeva fra di esse. Aggrottò la fronte, voltandosi in direzione di Amelie per posare il proprio sguardo stranito su di lei. «Ascolta Amelie, è stata Alma ad avvicinarsi, non l’ho spinta io a raggiungerti, ma addirittura tornare indietro per impedire che accada…» commentò con tono pacato, costringendosi ad interrompere quel flusso di parole che volevano fiondarsi al di fuori dalle sue labbra mentre si dava una leggere spinta con le mani puntate sul terreno per tornare a rialzarsi. Una volta in piedi, fischiò in direzione di Alma per farsi guardare, al che la piccola sembrò comprendere perfettamente le intenzioni del padrone e si ritrovò quindi a trotterellare fino alle sue gambe, fermandosi di fianco a lui con il muso nella sua direzione. Si voltò nuovamente in direzione di Amy, scrollando appena le spalle e sospirando appena mentre cercava il modo più gentile per congedarsi da lei e lasciarla finalmente in pace così come anche tempo prima aveva desiderato accadesse, riuscendoci al meglio e scomparendo quasi completamente dalla vita di Pedro. «Non c’è bisogno che cancelli il presente per scegliere un altro albero sotto il quale sederti, basta esser diretti. Non ho alcuna intenzione di disturbarti oltre.» sussurrò poi, ancora, mentre una malinconia reale e mai così tangibile si affacciava sul suo viso. Dov'era quella stessa Amy che un tempo gli aveva salvato la vita?
     
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    Amelie si era chiesta spesso che fine avesse fatto Pedro, se stesse bene, se fosse ancora in città. La loro separazione aveva creato in lei un vuoto difficile da colmare, che non aveva mai neppure provato a riempire. Non era uscita con molti uomini dopo la scomparsa di Dag. Si poteva dire che l’unico di cui apprezzasse davvero la compagnia fosse il suo migliore amico, perché non aveva mai visto in lui nulla di diverso da ciò che li legava. L’idea che potesse esserci qualcosa di più tra lei e Jesper, che il loro legame potesse mutare non aveva mai neppure sfiorato l’anticamera del suo cervello, sarebbe stato come pensare di uscire insieme ad un proprio familiare. Con Pedro, invece, era stato tutto molto diverso. Era entrato a suo tempo nella sua vita con la sua allegria e la sua esuberanza e aveva portato una ventata di colore e aria fresca che nessun altro avrebbe potuto equiparare. Pedro era musica, calore, laddove lei invece si sentiva come un sasso in mezzo al mare. Forse era per questo che le cose tra loro non avevano funzionato, perché lei era rimasta immobile, incapace di chiedere aiuto o di stare vicina a qualcuno e lui, conoscendola, aveva semplicemente rispettato i suoi spazi, limitando l’invadenza che avrebbe potuto caratterizzare il suo temperamento latino. Forse, se soltanto ci avesse provato con più dedizione, se avesse lasciato che lui restasse al suo fianco, se gli avesse spiegato le cose e il suo bisogno di silenzio lui avrebbe capito e le cose sarebbero state diverse. Ma nella vita non si poteva vivere soltanto di se e di me e lo aveva quindi lasciato andare, come si fa con le farfalle quando accidentalmente le catture tra le mani. Non si poteva trattenere troppo a lungo chi era nato per essere libero o si finiva con il distruggerlo. E ora che lo osservava di nuovo dopo tanto tempo le sembrava che nulla in lui fosse davvero cambiato, che fosse lo stesso uomo che aveva incontrato casualmente sul ciglio di quella strada, mentre lei si sentiva diversa e irrimediabilmente spezzata. Come una bambola di porcellana caduta sul pavimento e andata in frantumi, impossibile da ricomporre. Non poteva dire di aver smesso di provare sentimenti o affetto per le altre persone, ma si sentiva come impaurita davanti a quelle emozioni, timorosa di perdere di nuovo qualcuno. Era convinta che, se fosse successo di nuovo, non sarebbe più riuscita a reggere l’urto e che sarebbe andata in pezzi davvero. Tutti allora avrebbero potuto scorgere tutti quei frammenti che tentava disperatamente di far sembrare ancora al loro posto.
    Deglutì silenziosamente mentre lo osservava, improvvisamente a disagio davanti a qualcuno che un tempo era stato un tassello importante della sua vita e che ancora lo era, a modo suo. I suoi sentimenti erano stati soltanto messi da parte, chiusi in un cassetto che non aveva più voluto riaprire e che ora spingeva prepotentemente per essere svuotato. Ma che diritto aveva lei di parlargli ora? Di chiedere scusa dopo tutto quel tempo, dopo il silenzio che aveva imposto tra di loro e sperare che lui la perdonasse? Cercò di mostrarsi tranquilla, di non ritrarsi da una conversazione che stava agitando in lei molte più emozioni di quante volesse mostrarne. Aveva sempre avuto paura di quell’incontro, di perdersi di nuovo del suo sguardo, di soffermarsi per troppo tempo su quel volto che avrebbe voluto di nuovo stringere tra le sue mani, come un tempo e perdersi tra le sue braccia che l’avevano sempre fatta sentire al sicuro. L’ombra di un sorriso velato di malinconia comparve sul suo volto per un istante a quel pensiero, ma si affrettò a farlo sparire mentre rispondeva alle sue domande, senza sapere bene che cosa dire. Non voleva riversargli addosso i suoi pensieri tristi, i suoi problemi. Se quello era l’unico incontro che avrebbero avuto dopo tutto quel tempo non voleva affliggerlo con cose che, in fondo, non lo riguardavano più. Dopotutto era stata lei ad escluderlo, ad allontanarlo e continuava a sentirsi in colpa per il modo in cui lo aveva fatto, per come era sparita senza dargli neppure una spiegazione. Era per questo che ora le veniva così difficile sostenere il suo sguardo. Abbassò lo sguardo su Alma, cercando sicurezza in un’immagine che sapeva fare meno male e sorrise quando lui parlò di lei. -Sì, è cresciuta in fretta. Ma la trovo diversa. - disse, senza entrare troppo nel dettaglio del tempo che era passato. Tu invece non sembri affatto cambiato. Pensò, tra sé e sé, senza riuscire ad esprimere quei pensieri ad alta voce, a prendersi neppure quelle piccole confidenze con lui. Alma continuò a muoversi attorno a loro, incuriosita dai loro discorsi o forse dalle attenzioni che sembravano essersi concentrate su di lei, unico punto di approdo sicuro in mezzo a un mare in tempesta che minacciava di sommergerli e di distruggere il delicato equilibrio che sembrava essersi creato. Il suo sguardo si fece immediatamente più serio quando lui scherzò sul fatto di non essersi beccato alcuna nuova ferita nell’ultimo periodo. Non riuscì a nascondere la preoccupazione che la invase davanti a quel pensiero, all’idea che qualcuno potesse di nuovo spararli. Chiuse gli occhi, lasciandosi andare ad un sospiro sollevato e a un tenue sorriso quando ammise di aver semplicemente scherzato. -Oh non.. non lo avevo capito.. beh, ne sono felice allora. - rispose, un po’ in imbarazzo davanti a quell’argomento che la riportò immediatamente indietro al primo giorno in cui si erano incontrati. Sentì una strana morsa stringerle il petto mentre una serie di ricordi felici e altri più tristi si facevano largo nella sua mente e il divario tra loro si faceva sempre più palpabile.
    Preoccupata di avergli rovinato la giornata, di aver interrotto un suo attimo di pace, cercò di offrirgli una via d’uscita, domandandosi poi se non sarebbe stato meglio tornare indietro e cancellare ogni cosa, facendolo tornare alla sua vita come se nulla fosse capitato. Battè appena le palpebre quando il tono di lui, in risposta, si fece più serio, specificando di non aver in alcun modo spinto Alma a muoversi nella sua direzione e che quindi era un po’ esagerato tornare indietro soltanto per quello. -Io non ho mai detto che.. - iniziò, per poi interrompersi, mordendosi nervosamente il labbro inferiore. No, non lo aveva detto, ma aveva pensato tante cose in quel momento, ormai disabituata a quella che era sempre stata la particolarità di Pedro. Si alzò in piedi, facendo una leggera pressione sulle mani per darsi la spinta e richiamando a sé l’animale che aveva continuato a muoversi liberamente per tutto il tempo. -Hai ascoltato.. - disse soltanto, mentre con un rumoroso sospiro spostava lo sguardo verso l’erba attorno a lei, allungando appena la mano per recuperare la sua matita. Un gesto semplice che le avrebbe permesso di distogliere l’attenzione per un momento e cercare di raccogliere le forze, il coraggio.-Ma in fondo immagino di meritarmelo… - aggiunse, quasi sottovoce, mentre arricciava appena le labbra in un’espressione colpevole, giusto un attimo prima di udire le sue successive parole. Pedro parlava come se pensasse di essere lui il problema, l’elemento di disturbo, ma non era così che le cose stavano per lei. -C.. cosa? No. No, aspetta. - mormorò, sollevando di nuovo lo sguardo e anche leggermente il tono della voce, nella speranza che lui la sentisse. -Per favore, non andartene. - chiese di nuovo, senza tuttavia muoversi. Non voleva che si fermasse perché era lei a trattenerlo, materialmente, sperava che lui le concedesse qualche altro momento, che decidesse di restare. -Non era per me che volevo tornare indietro. - aggiunse, cercando di mettere subito in chiaro quello che per lei era il dettaglio più importante. -Vedo che non sei a tuo agio, lo capisco e.. mi dispiace. So che è colpa mia, che è per via di come sono sparita. E volevo risparmiarti il fastidio, lasciarti tornare alla tua vita senza... - si interruppe, sospirando, senza sapere neanche lei come tenere a bada il fiume di parole che si stavano accavallando tra le sua mente e la sua lingua, spingendo per uscire tutte quante insieme. -Volevo chiamarti, scriverti. Ci ho pensato così tante volte ma.. non ho mai avuto il coraggio di farlo. - spiegò, mentre abbassava di nuovo lo sguardo, non sapendo come fare a guardarlo mentre cercava di mettere a nudo quello che era successo, mentre cercava almeno un modo per dargli una spiegazione, senza alcuna pretesa che lui la capisse o che le sue parole potessero cambiare qualcosa. Accarezzò appena il disegno con la punta dell’indice, sporcandolo di grigio mentre ripercorreva il profilo di suo fratello, come potesse sfiorare lui in quell’istante. -Quando Dag è morto io.. sono tornata indietro. l’ho fatto così tante volte per poter trascorrere ancora qualche momento con lui che ho perso la cognizione del tempo. - ammise, con gli occhi che divenivano immediatamente lucidi mentre riportava a galla quei momenti, le sensazioni che aveva vissuto, il dolore che aveva provato. E forse era sbagliato riversargli addosso tutto quanto in quel momento, costringerlo a riaprire una parte della sua vita che probabilmente ormai aveva chiuso e messo da parte per sempre, ma sentiva il bisogno di spiegare, di dargli almeno la possibilità di capire, sempre che lui la volesse. Chiuse gli occhi, lasciando che alcune lacrime scivolassero al suo controllo, per poi sollevare velocemente una mano per asciugarle e farle sparire. -Non riuscivo a capire che per voi, per il resto del mondo, non fossero passati che pochi giorni, che non era passato tutto il tempo che era trascorso per me. E così ho pensato che fosse tardi. - spiegò, con un sorriso amaro sul volto ad accompagnare quelle parole. Sapeva di aver sbagliato a scegliere per lui, ma in quel momento non era stata capace di fare nient’altro. -E quando finalmente l’ho capito.. quando ho ripreso a pensare lucidamente.. era davvero troppo tardi. - terminò, decidendosi soltanto in quel momento a guardarlo di nuovo. Non sapeva che cosa avrebbe trovato sul suo viso, quali emozioni o quali pensieri si agitassero dentro di lui, ma sperava tanto che lui decidesse di renderla partecipe, almeno un minimo.
    -Non ho mai voluto ferirti. E’ solo che.. non avevo la forza di vedere o sentire nessuno. E vorrei poter tornare indietro e cambiare tutto.. ma non posso. - la sua voce si fece leggermente più bassa a quel punto, mentre esprimeva qualcosa che aveva tenuto per sé troppo a lungo. -Non ti sto chiedendo di perdonarmi, o di capirmi.. volevo solo che tu lo sapessi. - terminò, con un nuovo sospiro, mentre lasciava che il silenzio calasse di nuovo tra di loro. Non pensava che sarebbe rimasto, che avrebbe avuto davvero qualcosa da dirle, ma sapeva che se anche lui si fosse arrabbiato, se avesse deciso di prendersela con lei per aver scelto il momento più sbagliato per dirgli ogni cosa, non sarebbe tornata indietro. Non più.
     
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    Gli occhi color nocciola di Pedro avevano visto di tutto, a quel mondo. Sin da piccoli erano stati abituati ad un cielo meno opaco e più luminoso di quello che scovava ogni mattina una volta svegliatosi circondato da estesi campi ricoperti di neve bianca e purissima. Le iridi dell’uomo avevano assaporato il piacere della vita, così come avrebbe dovuto essere vissuta, quando ancora era stato solo un bambino. Fra le strade della propria città natale aveva smascherato sorrisi storti e ingialliti, eppure sinceri e solari, erano riusciti a contagiarlo così spesso da spingerlo a domandarsi come, effettivamente, il mondo potesse essere allo stesso tempo anche un luogo così oscuro e depravato. Perché oltre quei sorrisi incontrati per le vie polverose di Santa Rosa, gli occhi di Pedro avevano imparato a riconoscere anche il dolore, il male, la finzione. Non era mai riuscito a frammentare quelle porzioni diverse di mondo, imparando a distinguerle ma senza mai separarle. Era nato e cresciuto nella povertà, seduto con i piedi che dondolavano giù da una sedia di legno tenuta insieme da corde annodate attorno alle gambe e alla spalliera. Non si buttava mai niente, tutto poteva essere ricostruito, ricomposto, e sebbene non tornasse mai allo splendore iniziale, quel tutto urlava e raccontava di vite vissute secoli prima, piedi ciondolanti che un tempo avevano scalciato l’aria proprio nello stesso modo in cui lui si era ritrovato a fare in attesa della cena quando il suo scheletro era stato alto poco meno di un metro e quaranta. Il calore dentro le pareti di casa, la famiglia, si contrapponevano al caos esterno di quelle strade malfamate, laddove scovare una pistola ferma nella cintura di un paio di pantaloni era facile come sollevare lo sguardo al cielo per cercarci la macchia bianca e soffice di una piccola nuvola qualsiasi. Nonostante quel passato, nonostante le immagini confuse che lo avevano poi formato, Pedro sapeva di venire da un luogo diverso rispetto a quello in cui erano cresciuti molti altri. Quella consapevolezza lo aveva spinto a distanziarsi da molte persone, quelle che avevano negli occhi un’innocenza pura e fragile, dono che lui mai avrebbe voluto mandare in frantumi. Negli occhi di Amelie, quella sera di qualche anno prima, vi aveva scorto lo stesso bagliore: per quel motivo, nel momento in cui si era accorto dello sguardo della donna su di se, su quel corpo ferito e frastagliato da ciò che quella vita avrebbe portato con se, Pedro avrebbe voluto gridarle di andare via, allontanarsi e lasciarlo lì dove lo aveva trovato. Era bastato così poco per provare paura, e non per se stesso, ma per la violenza con la quale il ricordo di quella sera si sarebbe attaccato alle spalle di Amelie senza forse mai lasciarla andare via. Lei, però, tenace e tremendamente dolce, aveva risposto a quel richiamo avvicinandosi e salvandogli la vita, macchiando quel telo di innocenza che aveva avuto sulle iridi solo per soccorrere qualcuno che, forse, non avrebbe dovuto neanche meritarlo.
    Rivederla fu come precipitare di spalle e senza paracadute, il corpo che si lascia andare alla gravità per tornare ad essere un tutt’uno con la terra in attesa dello schianto, impossibile prevedere quanto mancasse all’impatto. Essergli nuovamente vicino, accorgersi dei più piccoli particolari, della matita che scivolava sul foglio per finire sull’erba, il fruscio leggero degli abiti ad ogni suo più piccolo e concentrato movimento. Sembrava essere rimasta la stessa, esternamente. Il viso dai lineamenti dolci e quel sorriso che, se solo avesse potuto avercelo sotto il naso per tutta la vita, avrebbe distratto Pedro per il resto della vita da qualsiasi cosa richiedesse la sua attenzione. -Sì, è cresciuta in fretta. Ma la trovo diversa.- commentò lei, riservando le proprie attenzioni ad Alma, in piedi e scodinzolante di fronte a lei. ”Tu invece non sembri affatto cambiato.” - se la ritrovò nella propria testa, quella sua voce. Un tempo era stata quasi un’abitudine, per Pedro. Aveva cercato di carpire quei pensieri e farli propri, instancabile, si era sempre sforzato di concentrarsi su di lei, di capirla dall’interno, di capire quali fossero le emozioni che la spingevano a sorridere o quali fossero le parole a cui piaceva dedicare i propri pensieri. Quanto simile fosse quella voce nella sua testa a quella che in realtà si librava via dalla sua gola quando muoveva la lingua per comporre semplici lettere, treni di parole che formavano frasi sempre così giuste, composte. Lei era tutto quello che Pedro non era mai stato, e forse proprio per quel motivo lo aveva conquistato, per quel che poi era durato. Sorrise quindi a quel suono, un frammento di Amelie che si staccava dal suo io per entrare in quello di Pedro, con cui involontariamente aveva appena condiviso. Non seppe esattamente se quell’affermazione avesse un che di positivo, eppure anche solo il suono di quella voce silenziosa gli fece vibrare le corde del cuore, lo stesso che sembrava aver dimenticato di avere da un po’ di tempo. Il battito, una batteria aritmatica, diveniva musica quando Amelie si avvicinava, quasi aveva dimenticato cosa si provasse a starle accanto.
    Eppure, quel momento di strana e dimenticata sincronia si spezzò con una raffica di vento che andò, leggera eppure insistente, a scompigliare le ciocche bionde di Amelie, ancora seduta accanto a lui, sul tappeto d’erba. Udire quei pensieri lo scosse dal sogno in cui pensava di essere stato catapultato come per magia, destando ogni nervo del suo corpo e lasciando che le vertebre prendessero a tremare ad ogni movimento, accompagnando i muscoli della schiena e delle braccia mentre queste spingevano piano per tirarsi nuovamente su. -Io non ho mai detto che..- prese a sussurrare la donna, abbassando lo sguardo sul terreno e, forse solo in quel momento, rendendosi conto che, dopotutto, Pedro non era poi davvero cambiato per niente. Gli piace ascoltare e scovare segreti di lei che, forse, neanche Amelie stessa aveva il coraggio di ammettere a voce alta. In quel momento, però, quel piccolo segreto sembrava essere rifiutato solo da Pedro. -Hai ascoltato..- aggiunse poco dopo, avendo intuito il motivo della freddezza e della malinconia nelle parole di lui. Mentre Alma lo raggiungeva, Pedro cercava di tenersi con lo sguardo distante da Amelie, le sopracciglia appena corrucciate, l’espressione di chi si sente totalmente idiota e cerca di mascherarlo guardando altrove ed impegnando le mani in qualsiasi altro gesto. Non volle aggiungere altro, piuttosto si piegò a labbra serrate in direzione dell’Husky per riallacciare il collare al collo dell’animale e risollevarsi appena mentre lei continuava, sottovoce, a parargli. -Ma in fondo immagino di meritarmelo… udì ancora quella voce flebile, appena prima di ritrovarsi a sospirare ed abbassato lo sguardo nella direzione del suo viso chiaro, circondato da spighe di grano morbidissime e sottili. -C.. cosa? No. No, aspetta. Per favore, non andartene. chiese lei, tornando a sollevare lo sguardo su di lui e ritrovandosi gli occhi color nocciola dentro i suoi. Non aveva timore, Pedro. Non aveva alcuna paura di guardarla, non ne aveva mai avuta. Piuttosto, quelle iridi si erano sempre spinte su ogni centimetro del corpo di Amelie con un’inspiegabile curiosità, come si guarda un’opera d’arte astratta in attesa di capirci qualcosa, anche solo un puntino fermo e scuro nel mezzo di un trambusto tutto bianco. Si voltò verso di lei, completamente, chinando appena il capo da un lato e continuando a stringere il guinzaglio di Alma fra le dita della mano destra. Non seppe esattamente cosa aspettarsi da lei in quel momento, non aveva neanche idea di come avrebbe potuto credere a qualsiasi cosa lei gli avesse riferito. Non seppe niente, Pedro, per qualche istante. -Non era per me che volevo tornare indietro. Vedo che non sei a tuo agio, lo capisco e.. mi dispiace. So che è colpa mia, che è per via di come sono sparita. E volevo risparmiarti il fastidio, lasciarti tornare alla tua vita senza...- s’interruppe, concedendosi un lieve sospiro e il tempo di riorganizzare le idee, i pensieri che Pedro avrebbe voluto captare senza fine, affamato di quelle spiegazioni che sembravano arrivare dopo troppo tempo. -Volevo chiamarti, scriverti. Ci ho pensato così tante volte ma.. non ho mai avuto il coraggio di farlo.- aggiunse allora lei, tornando ad abbassare lo sguardo sull’erba, forse in difficoltà nel sostenere quella conversazione di fronte a lui, di persona. Pedro però continuava a non capire, l’espressione sul suo volto sembrò corrucciarsi appena di più, gli occhi si strinsero piano e le sopracciglia s’incurvarono. Era quasi sicuro che un gigantesco punto di domanda gli fosse apparso sulla testa e illuminasse tutto quello che avevano intorno. Coraggio? Avevi addirittura bisogno di un po’ di coraggio per riuscire a cercarmi? chiese Pedro, scuotendo appena il capo, la schiena immobile e le spalle ricurve su se stesso, un lieve sospiro che andava a lasciare le labbra, incapace di comprendere ancora quali effettivamente potessero essere le motivazioni che l’avevano spinta ad allontanarsi. Eppure, quando lei tornò a parlare, Pedro tornò a vedere, come se accadesse d’improvviso, il velo d’innocenza che quella notte di tanti anni prima credette di aver strappato via dalle iridi di Amelie. -Quando Dag è morto io.. sono tornata indietro. l’ho fatto così tante volte per poter trascorrere ancora qualche momento con lui che ho perso la cognizione del tempo. parlò lei, si spiegò, si aprì a lui, come forse mai aveva fatto prima. Pedro sapeva della morte di suo fratello, ne ricordava bene gli eventi come se quelle giornate si fossero susseguite solo qualche ora prima. Ma non aveva mai immaginato cosa Amy avesse potuto fare per lui, per quell’amore fraterno che l’aveva tenuta legata a Dag per tutta la vita e che, da un momento all’altro, aveva dovuto rompersi. La ricerca del passato, la rincorsa del tempo, sembravano essere parti fondamentali della vita di Amelie, Pedro stesso lo aveva notato quando lei aveva cercato, più e più volte, di salvarlo per estrarre quella pallottola dalla sua spalla. Certo, non aveva avuto modo di osservarla all’opera, non potendosi accorgere di quanto e come lei riuscisse a riavvolgere il tempo, eppure sapeva perfettamente che era stato grazie ad esso che Pedro era ancora vivo. -Non riuscivo a capire che per voi, per il resto del mondo, non fossero passati che pochi giorni, che non era passato tutto il tempo che era trascorso per me. E così ho pensato che fosse tardi. E quando finalmente l’ho capito.. quando ho ripreso a pensare lucidamente.. era davvero troppo tardi. aggiunse ancora, un sorriso malinconico che si apriva sul suo viso e faceva compagnia agli occhi tristi che sembravano brillare sul suo volto, nonostante tutto. Tornò a guardarlo, finalmente, e Pedro non riuscì a staccare i propri occhi color nocciola da quelli di lei. Non riuscì a trovare le parole da dire, in quel preciso istante, chiedendosi come avesse fatto a sostenere tutto quel dolore da sola. Per Pedro, la morte, era un concetto appena più astratto. Ci aveva fatto l’abitudine, anche quando si trattava di quel sangue che scorreva fra le proprie vene. Ma Amelie e quelle sue spalle magre, ora ci vedeva un carico di pietre pesanti che la tenevano schiacciata contro il terreno e l’unica cosa al quale Pedro riusciva a pensare, era a quanto desiderasse alleggerirla da tutto, qualsiasi cosa le facesse del male. -Non ho mai voluto ferirti. E’ solo che.. non avevo la forza di vedere o sentire nessuno. E vorrei poter tornare indietro e cambiare tutto.. ma non posso.- udì ancora la sua voce, divenuta appena più bassa. E quel desiderio, ancora, quel voler tornare indietro, strapparono un sorriso triste alle labbra di Pedro che, lentamente, si ritrovò a scuotere il capo. -Non ti sto chiedendo di perdonarmi, o di capirmi.. volevo solo che tu lo sapessi.- concluse lei, mentre Pedro prendeva a sospirare portandosi la mano libera al mento per strofinare le dita contro la pelle mentre sollevava lo sguardo al cielo e tornava poi ad abbassarlo su di lei. Mi dispiace, Amy. sussurrò piano, nella sua direzione. Pensavo di averti fatto comprendere quanto tenessi a te e che avresti sempre potuto contare su di me. Credo ad ogni parola che hai appena pronunciato, ti crederei anche se mi dicessi che qui e ora, proprio sopra la mia testa, c’è un asino volante. ridacchiò appena e dolcemente nella sua direzione mentre indicava il cielo azzurro sopra di loro. Quando tornò a guardarla, il viso era tornato serio e lo sguardo scuro cercava quello più chiaro di lei, rincorrendolo con la stessa dedizione che lo aveva caratterizzato anni prima. Posso solo immaginare cosa hai passato, non ti chiedo neanche di spiegarmelo, non te lo avrei chiesto nemmeno quando tutto è accaduto. Volevo solo esserci, volevo che tu ti fidassi di me, che mi lasciassi una piccolissima, minuscola, porzione di te, di quello che ti accadeva. Ma d’altro canto sapevo che siamo estremamente diversi, veniamo da e viviamo in mondi completamente distanti… si ritrovò a dire, allungando poi una mano in direzione di Amelie e porgendole il palmo per permetterle di afferrarlo ed aiutarla così ad alzarsi.
    Fu strano, come un tuffo nel passato: si sarebbe perso in quegli occhi come la prima volta, se solo non avesse abbassato lo sguardo sulle sue labbra per qualche secondo, cercando come un vigliacco in lei stessa una distrazione da che avrebbe potuto aiutarlo a non annegare nell’oro colato delle sue iridi. Strinse appena la sua mano, lasciandola poi andare e stirando il braccio nuovamente contro il proprio fianco. Le sorrise dolcemente, avvicinandosi piano e premendo le labbra sulla sua guancia sinistra lasciò un brevissimo bacio sulla sua pelle calda. Se si potesse tornare indietro lotterei di più. Se potessi tornare indietro e vivere una vita simile alla tua, Amelie, lo farei. Solo per essere quella persona che avresti voluto accanto in un giorno di merda. sussurrò, serrando le labbra ed abbassando lo sguardo sulle sue spalle, qualche secondo, appena prima di tornare a fissare il nocciola delle proprie iridi nella piscina dorata che conservava lei nei propri. ...ma non lo sono. aggiunse mentre le labbra si curvavano piano verso il basso, una tavola piatta che avrebbe voluto spezzarsi a metà e mostrarsi per quello che era, un sorriso crappezzato, ricucito male, un tempo invincibile. Mi dispiace per la tua perdita, forse neanche questo ti avevo mai detto. aggiunse, dispiaciuto, mentre abbassava lo sguardo sui loro piedi, quella distanza che li separava mentre, con tutto se stesso, cercava di scacciare via dalla propria mente le immagini di quando, tempo prima, annullava quello spazio per avvolgerla fra le proprie braccia senza dover dare alcuna spiegazione.
     
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    Da bambina Amèlie aveva creduto che il mondo fosse un posto sicuro, felice. Cresciuta all’interno di una famiglia unita e amorevole aveva visto soltanto ciò che di buono poteva esserci. La dolcezza, l’allegria, il profumo di casa, la sicurezza che dava sapere di avere qualcuno al tuo fianco che ti sosteneva e supportava in ogni momento, senza mai giudicarti, dandoti tutto il suo appoggio. L’unico scossone della sua adolescenza era stato l’arrivo improvviso e inaspettato di suo fratello, che con il tempo aveva soltanto aggiunto luce alla sua esistenza. Mai aveva pensato che le cose potessero cambiare di nuovo, altrettanto radicalmente, che quella luce le sarebbe stata portata via con la forza, senza che lei potesse opporsi. Chiudendo gli occhi poteva ancora riportare alla mente quelle giornate spensierate, la sua famiglia, tutta intera, seduta attorno ad un tavolo a festeggiare qualche evento. Poteva ancora sentire le risate riempirle le orecchie, i profumi dei cibi, la felicità che le dava stare tutti riunita intorno al banco della cucina ad aiutare nelle varie preparazioni. Erano passati quei tempi ormai, finiti anch’essi in un cassetto insieme alle foto e a tutto ciò che le restava di loro e di quei momenti. Quante volte in tutti quegli anni trascorsi da sola aveva provato il desiderio di chiamare sua sorella, scriverle, convincerla a tornare, a farle un nuovo piccolo spazio nella sua vita. Le mancava e le giornate a Besaid senza lei e Dag non erano più le stesse. Ma Agnes era stata molto chiara quando aveva fatto le valigie, intenzionata a mettere un punto a quella vita che le stava troppo stretta, a quel dolore che non voleva più sopportare, a quelle persone che non voleva più avere al suo fianco. Non le aveva neppure chiesto di seguirla, di cominciare da capo insieme a lei una nuova vita in Francia. E Amèlie non aveva tentato di fermarla quella volta, di alterare il tempo, di provare a dirle qualcosa di diverso che le avrebbe fatto cambiare idea. Aveva lasciato che la vita facesse il suo corso, osservando lo spettacolo come se fosse stata semplicemente una spettatrice di quello che stava accadendo davanti ai suoi occhi e non invece un personaggio che aveva un suo ruolo sulla scena. Ormai aveva compreso, a sue spese, che non sempre le cose si potevano cambiare, che certe cose accadevano e basta, che tu lo volessi o no. Aveva imparato a lasciare andare le persone, senza più sforzarsi di trattenerle. Che cosa aveva loro da offrire in fondo se non era neppure più in grado di riconoscere se stessa? E specchiarsi negli occhi di Pedro, in quel momento, fu come perdersi di nuovo, senza una bussola a ricordarle la giusta strada per tornare a casa. Ma non era forse stato lui la sua casa per qualche tempo, diversi anni prima? Sentiva dentro di sé di ricordare perfettamente quel cammino, sebbene ormai se ne fosse perso il percorso alla luce del sole. Era stata lei a nascondere il sentiero che avevano disegnato, riempiendolo con altri materiali perché sparisse alla vista, perché non ci fosse più modo di tornare indietro, eppure solo lei sapeva quanto lo avrebbe voluto…
    Quante vite diverse si sarebbero potute prospettare davanti ai suoi occhi se soltanto pochi frammenti fossero stati modificati, se lei non fosse stata tanto testarda nell’isolarsi dal resto del mondo. Come sarebbe andato il loro percorso se lei non avesse scelto per entrambi, senza dargli la possibilità di dire la sua? Rivederlo e scorgere quel velo di malinconia sul suo volto fu come ricevere uno schiaffo dritto sul volto che sapeva di meritare. Così come giustificato era anche il suo tentativo di andare via, di voltarle le spalle senza darle l’occasione di spiegarsi. Ma in quel caso non riuscì a stare in silenzio, a osservare l’uomo riprendere i suoi passi e lasciarla indietro, senza neppure tentare. Era stanca di osservare le cose fare il loro corso, senza mai provare a metterci del suo. Si era nascosta così a lungo da sapere che ormai se non si fosse mossa in quel momento esatto forse non avrebbe più avuto l’occasione di farlo. Perché Pedro non era Agnes, e lei non poteva continuare a vivere nella paura di perdere altre persone, o avrebbe finito con il restare sola in ogni caso.
    Per un istante si sentì tradita quando scoprì che Pedro aveva guardato dentro la sua mente senza dirle nulla, violando la sua privacy senza chiedere il permesso, per capire che cosa stava pensando. Ma in fondo quando mai lo aveva fatto? Quando aveva chiesto il permesso prima di fare qualcosa? Era entrato nella sua vita come avrebbe fatto un uragano, spazzando via qualunque persona ci fosse stata prima di lui e qualunque altro pensiero dalla sua mente. E lei non aveva potuto fare a meno di restarne affascinata e, giorno dopo giorno, imparare ad apprezzare i suoi modi così diversi da quelli di lei e dalle persone con cui trascorreva il tempo di solito. Ogni cosa con lui era come una festa, un caleidoscopio di suoni e colori che non avrebbero mai abbandonato la sua memoria, perché li avrebbe custoditi gelosamente. Quante volte negli ultimi anni, sdraiata sul suo letto a guarda il soffitto silenzioso, si era chiesta che cosa gli fosse capitato, se stesse bene. Alcune volte chiudeva gli occhi e provava a immaginare scenari differenti. In alcune occasioni, nei suoi sogni, lui era ancora lì, a stringerle la mano, come se quegli anni non si fossero mai messi tra di loro. Poi riapriva gli occhi però, e la verità tornava ad abbattersi con forza contro le pareti della sua stanza, rimettendo tutto quanto al suo posto. Forse avrebbe dovuto lasciarlo andare, accettare il fatto che ormai quel treno fosse perso per sempre, osservare le sue spalle farsi sempre più lontane, fino a scomparire all’orizzonte, ma non era quello che voleva. E in un barlume di egoismo non poté fare a meno che cercare di trattenerlo, per un’ultima volta. Per lei aveva quanto meno bisogno di chiudere il cerchio, prima di accettare di vederlo andare via di nuovo, questa volta forse per sempre. Non si erano lasciati bene, anzi, ad essere onesti non si era lasciano affatto e per questo la situazione era così tesa tra di loro, un silenzio fatto di tante cose non dette, che avrebbero potuto cambiare ogni cosa.
    Rimase seduta, lasciando che fosse lui a decidere la distanza da mantenere, senza tentare di ridurla o di aumentarla. Una parte di lei temeva la sua vicinanza, perché sapeva che sarebbe stato troppo difficile mantenere la distanza a quel punto. L’altra parte invece le parlava attraverso i battiti accelerati del suo cuore, che gridava il suo desiderio di sfiorarlo ancora, di sentire la sua mano piccola sparire dentro quella di lui, come accadeva in passato. Iniziò a parlare, senza seguire davvero un filo logico, dato che neanche lei sapeva cosa dire e non aveva mai pensato di prepararsi un discorso, per essere pronta ad affrontare quel momento, se mai fosse capitato. Furono poche parole di lui, serie e confuse, a interrompere per qualche istante quel flusso sconnesso. Aveva ragione, come aveva potuto avere bisogno di coraggio per parlare con lui? Per dirgli che cosa le stava capitando e che cosa non riusciva ad affrontare? Pensandoci in quel momento, lucidamente, tutto le sembrava così incredibilmente stupido, si chiedeva come avesse fatto a non capire, a non prendere quel maledetto telefono e chiedergli di raggiungerla, anche solo per pochi minuti. Sarebbe bastato poco per cambiare davvero tanto. Si morse il labbro, incapace di trovare una buona scusa, le parole adatte per spiegarsi fino in fondo. Poteva capire la sua rabbia, la sua delusione e non gli avrebbe chiesto di tenersele per sé, di capirla, di perdonarla. Non avrebbe neanche dovuto chiedergli di ascoltarla sino in fondo, di darle modo di raccontargli la sua versione dei fatti, eppure lo fece comunque, continuando a parlare fino a che non riuscì a tirare fuori ogni cosa. Una parte di lei era ancora intrappolata in quel momento, sospesa in una vita a metà, senza più sapere che strada prendere per poter essere felice di nuovo. Si sentiva come in un limbo, dal quale poteva scorgere le vite degli altri proseguire, felici, mentre lei rimaneva ferma nello stesso punto cieco, incapace di andare avanti e di tornare indietro. Si era accorta di essere mutata, di non riuscire più a provare la stessa gioia, la stessa voglia di godere di qualche minuto di cielo sereno. Viveva a testa bassa, come se non ci fosse più nulla sul suo cammino e solo in quel momento, mentre guardava quell’uomo che ancora sapeva farle battere il cuore come la prima volta, si rendeva conto di quanto aveva messo da parte, perduto forse per sempre.
    Riuscì a risollevare lo sguardo su di lui soltanto dopo aver rivelato i dettagli più scomodi, quell’abuso della sua particolarità di cui però non si era mai pentita sino in fondo. Era sempre bello specchiarsi in quello sguardo color nocciola, così caldo e rassicurante. Ogni volta era come perdersi in un abbraccio avvolgente, in una coperta morbida e soffice. Non potè fare a meno di guardarlo per diversi istanti, come a voler imprimere nella propria memoria ogni dettaglio del suo viso, ancora una volta. Voleva che sapesse che le dispiaceva, per quanto potessero valere per lui le sue parole, dopo tutti quegli anni. Sebbene fosse durata davvero troppo poco la loro storia era stata la più importante che avesse avuto e dubitava che qualcuno sarebbe riuscito a oscurare la sua luce, a metterlo in secondo piano. Forse era per questo che dopo il loro addio non aveva più desiderato avere altre relazioni. Non c’era più riuscita. Ma questo lo tenne per sé, non voleva fare altri danni, non voleva che lui si sentisse in dovere di rassicurarla, di dirle qualcosa di carino. Anche sulle labbra di lui comparve un sorriso triste, mentre scuoteva lentamente il capo prima di parlare. Sollevò lo sguardo verso il cielo, portandosi una mano al mento, come se avesse bisogno di pensare, per poi puntare nuovamente le sue iridi in quelle di lei. Sentirgli dire che pensava di averle fatto capire quanto lui tenesse a lei fu come una secchiata d’acqua gelida in pieno volto. Era stata la paura a paralizzarla in quel caso, il timore di perdere qualcuno l’aveva portata a farlo senza neppure potersi opporre. Le strappò un leggero sorriso però quando aggiunse che avrebbe potuto convincerlo di ogni cosa, persino di un asino volante. Era incredibile come, nonostante tutto, nessuno fosse in grado di farla sorridere come faceva lui.
    Annuì appena, senza sapere cosa dire, quando Pedro ammise che l’unica cosa che avrebbe desiderato era quella di starle accanto, senza alcuna pretesa, anche se in fondo avevano sempre saputo di essere diversi. Rimase in silenzio, come paralizzata. Nessuna parola sembrava avere senso in quel momento, se non quello che gli aveva appena detto. -Mi sento così stupida.. mi dispiace così tanto. - riuscì soltanto a ripetere, forse più a se stessa che a lui, afferrando però la sua mano, tesa nella sua direzione e accettando il suo aiuto per rimettersi in piedi. Lei non aveva mai pensato ai loro mondi come a qualcosa di diverso, le era sembrato che fossero un tutt’uno. Lasciò che allontanasse la sua mano, poco dopo, continuando a guardarlo in attesa che aggiungesse qualcosa, che le facesse capire che cosa gli frullava per la testa, dato che lei purtroppo non aveva mai potuto vederlo. Trattenne il respiro, per pochi istanti, come ipnotizzata dalla sua vicinanza, attendendo l’istante in cui le sue labbra di posarono per pochi momenti contro la sua guancia. Allungò una mano verso il suo braccio, stringendolo mentre le diceva che, quella volta, anche lui sarebbe voluto tornare indietro, per cambiare ogni cosa, persino se stesso. E lei la sentì di nuovo, quella irrefrenabile paura che le aveva fatto mancare il respiro e per un momento le parve che tutto potesse essere cambiato, che potessero davvero piegare il tempo. -Non c’è nulla di sbagliato in te, non c’è mai stato. - disse, mentre scuoteva appena il capo. Non poteva accettare che lui pensasse di essere il problema, l’anello sbagliato della catena che li aveva legati. -Avevo così paura di perdere le persone a cui tenevo che ho finito con l’allontanarle con le mie mani. - ammise quindi, con una leggera risata isterica sulle labbra. -Mia sorella è andava via, è partita per la Francia e mi ha detto di non provare mai più a cercarla. - continuò, mentre continuava a tenere la sua mano stretta contro il braccio di lui. -Mi sono sempre detta che saresti stato meglio Pedro. Ti ho sempre immaginato felice nei miei pensieri, al fianco di qualcuno sicuramente migliore di me. - aggiunse, abbassando appena lo sguardo, cercando di convincersi a lasciarlo andare. Sapeva che lo cosa le chiedeva il suo cuore in quel momento, mentre il suo profumo invadeva lo spazio attorno a loro. Si era sempre nascosta dietro il pensiero di lui insieme ad un’altra donna per evitare di compiere quel passo, di desiderare di nuovo di averlo al suo fianco. -Non sei tu quello che avrebbe dovuto lottare di più. Ci hai provato, solo che io non volevo ascoltare. - mormorò, mordicchiandosi l’interno del labbro, mentre lasciava scivolare via la sua mano, facendola sbattere contro il suo fianco, dove rimbalzò appena. Un nuovo vortice di pensieri aveva iniziato a frullare nella sua mente, veloce e incomprensibile, persino per lei. Era sempre stata una persona seria e attenta, che rifletteva bene sulle cose prima di farle, ma in quel caso le risultò impossibile. Si mosse senza quasi rendersene conto, guidata dai battiti di quel cuore che sembrava essersi svegliato all’improvviso, senza più volersi placare. Mosse un passo verso di lui, accorciando le distanze, per poi sollevarsi appena sulle punte dei piedi per raggiungere le sue labbra dove depositò un leggero bacio, prolungando quel contatto per pochi istanti, prima di allontanarsi lentamente. Avrebbe voluto fermare quel momento per sempre, rimanere sospesa, ancora una volta, senza sapere che cosa sarebbe successo, ma aveva promesso che non si sarebbe più tirata indietro dalle sue responsabilità, che non avrebbe giocato con il tempo per quel giorno. Non avrebbe dovuto farlo, ma era stanca di vivere di se e di ma, di non fare mai il primo passo per paura. -Non ho mai smesso di amarti, neppure per un istante. - ammise, guardandolo dritto negli occhi, senza sapere neppure lei dove avesse trovato il coraggio di rivelargli quelle parole, ora che tutto era finito in mille pezzi davanti a loro, troppo difficili da rimettere insieme. Mosse un passo indietro, poi un altro ancora, riportando la giusta distanza tra di loro. Inspirò profondamente, in attesa di capire che cosa fosse ciò che si agitava davanti a lei, era forse una tempesta? Oppure una piccola barca sgangherata che l’avrebbe riportata finalmente a riva?
     
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    Non aveva mai preteso niente in tutta la sua vita, Pedro. Aveva saputo lasciarsi sorprendere da essa ad ogni passo, cadenzato da una curiosità che lo spingeva sempre a guardare in avanti e mai indietro, al passato, per rimuginare sulle scelte compiute. Eppure, neanche pensava si trattasse di scelte: semplicemente, tutto gli risultava essere precedentemente scritto e deciso e lui non avrebbe potuto fare altro che accettare quel destino, facendo proprio ogni giorno ed accogliendo fra le braccia quello che gli cascava addosso dal cielo come pioggia estiva. Amelie era stata una di quelle scelte compiute dal suo destino, colei il quale aveva compiuto lo stesso percorso di Pedro ma nella direzione opposta, fino a ritrovarsi di fronte a lui ed incrociare il suo sguardo giusto il tempo di un paio di battiti cardiaci appena più accelerati. Era stata un’esplosione di suoni e vibrazioni, era bastato un tocco per far fermare il tempo attorno a lei senza neanche volerlo, desiderando starle accanto forse troppo a lungo, tirando una corta che d’improvviso si era spezzata, lasciando tornare ognuno dei due sui rispettivi e prestabiliti cammini, tornando così a separarsi e riprendere la solitaria forma originale. Gli ci era voluto un po’ per accettarlo, ma lo aveva fatto, senza non poco rancore per come tutto si era evoluto fra di loro diventando quasi niente. Si era concentrato sul lavoro e aveva ripreso a posare gli occhi su altre donne, tutte terribilmente diverse dall’unica che in quel periodo gli aveva fatto battere il cuore. L’idea di poter appartenere a qualcuno era fiorita e appassita con l’arrivo e l’abbandono di Amelie, e non era mai più tornata a bussare, per Pedro. Il ricordo della famiglia, del tempo trascorso in Argentina e della sensazione di far parte di un nucleo naturale composto da quello stesso sangue che scorreva nelle sue vene, erano parti di una vita che non avrebbe più sentito sua e che approdando in Norvegia aveva accettato di lasciarsi alle spalle: il cammino, pieno di bivi, lo aveva portato fin lì, ma aveva dovuto sacrificare anche parti di se che forse mai più avrebbe potuto scovare. Allora aveva ricominciato daccapo, mimetizzandosi a quella cultura, senza però mai lasciar andare la propria definitivamente, e aveva trovato un posto altrettanto familiare e pronto ad accoglierlo, qualcosa al quale non avrebbe mai più rinunciato. L’incontro con Amelie gli aveva fatto immaginare scenari e situazioni in cui anche lei avrebbe potuto farne parte, ma che non avevano poi davvero avuto neanche il tempo di venire alla luce per esser rimirati. Era stata come una bolla al di fuori dallo spazio-tempo nel quale Pedro stesso aveva vissuto e all’interno della quale aveva preferito rifugiarsi nei momenti più fragili. Era stata la bolla di Amelie a risucchiare via tutto quello in cui Pedro aveva creduto per mostrargli, finalmente, cos’altro avrebbe potuto stringere fra le mani.
    Quell’incontro fortuito, dopo che erano passati ormai anni dall’ultima volta in cui si erano rivolti la parola, sembrava andare a ricreare quella stessa bolla all’interno del quale solo Pedro ed Amy avrebbero potuto sostare. Con gli occhi che rincorrevano quelli di lei e viceversa, i due cercavano di schiarire il cielo ricolò di tempeste che tempo prima aveva oscurato l’orizzonte, facendo pensare loro non potesse esserci più niente da raggiungere. Le parole di Amelie erano come frecce scoccate all’improvviso, colpivano Pedro in punti che neanche pensava potessero essere suscettibili al dolore. Ci aveva provato tantissime volte a capire o anche solo immaginare cosa la donna avesse potuto provare in quel periodo difficile di tanti anni prima, e forse tramite le sue parole solo ora Pedro riusciva pienamente a comprendere di che enorme peso si trattasse. Provò ad immaginare la sensazione di impotenza che lei aveva provato nel rivedere, forse centinaia di volte, la morte di Dag. Si chiese quanta forza avesse avuto per riuscire ad essere lì per lui non una sola volta, ma ben altre innumerevoli e successive senza avere il potere di poter cambiare il corso delle cose come, invece, aveva avuto modo di fare con lui. Era forse impossibile da spiegare a parole, eppure in quel momento Amy sembrava mettercela tutta, volenterosa e col desiderio di spiegare a Pedro cosa in realtà fosse successo e quanto la morte del fratello avesse scombussolato tutta la sua esistenza, cancellando parti addirittura di essa - Pedro compreso. Eppure, in quegli occhi dorati, l’uomo poteva ancora vedere il riflesso sbiaditissimo della sua stessa sagoma, quasi come se Amy avesse provato fino a quel giorno di tenercelo dentro, conservando ricordi che avrebbero abitato la sua mente per anni senza mai lasciarlo andare davvero. Era difficile stare nel mezzo: le azioni erano state chiare, lo avevano respinto, eppure tutto il resto urlava sentimenti a cui Pedro non si permetteva di credere ancora, forse per paura, forse per abitudine. -Mi sento così stupida.. mi dispiace così tanto.- sussurrò lei ancora appena prima di lasciare che la mano di Pedro accogliesse quella più piccola di lei all’interno del palmo chiaro. La tirò su con leggerezza, aiutandola a rimettersi in piedi a soli pochi centimetri di distanza da lui, laddove ormai rifuggire il suo sguardo dolce sarebbe stata una delle imprese più difficili della sua vita. Parlò Pedro questa volta, cercando di esprimere la propria visione delle cose, i pensieri che, ancora terribilmente intricati all’interno della sua mente, cercavano una via d’uscita ed un po’ di luce. Quando lei posò il palmo della mano sul suo braccio, avvolgendo cautamente ad esso le sottilissime dita, Pedro abbassò per un solo e brevissimo istante le iridi nocciola su quel contatto, decisamente inaspettato, eppure inconsciamente desiderato e atteso. Il ricordo di altri mille momenti come quello venne a galla e fu terribilmente difficile scacciare nuovamente tutto via, cercando di restare lucido. Si chiese, d’un tratto, come avessero fatto poi a starsi così a lungo lontani, e la risposta la ritrovò nello sguardo di Amy quando tornò a risollevare il proprio su di lei. -Non c’è nulla di sbagliato in te, non c’è mai stato. Avevo così paura di perdere le persone a cui tenevo che ho finito con l’allontanarle con le mie mani.- spiegò ancora Amelie e, sebbene una lievissima risata si librò via dalle sue labbra, il resto del suo volto rimase malinconico, coerente alle emozioni che entrambi sembravano accogliere dentro al petto in quello stranissimo momento di congiunzione delle loro anime. Se solo avesse sorriso per davvero, se solo avesse espresso anche un po’ di felicità attraverso quegli occhi che Pedro trovava meravigliosi, la paura e l’ansia che gli sussurravano di non aggravare la situazione sarebbe svanita in un baleno, portata via dall’ennesima folata di vento autunnale. Ma così non era, e loro erano ancora Pedro ed Amy, due corpi ricolmi di perché ed amore che per un motivo o per l’altro avevano soffocato per troppo tempo, tanto da non riconoscerne più neanche il profumo o il suono. -Mia sorella è andava via, è partita per la Francia e mi ha detto di non provare mai più a cercarla.- confessò ancora lei, continuando a mantenere le proprie dita strette leggermente attorno al braccio di Pedro, avvolto nella giacca di pelle marrone. A quell’affermazione spalancò appena gli occhi, sospirando appena e cercando di aggiungere quell’informazione a tutto il resto, tutto quel carico di dolore che Amy si era trascinata dietro e di cui lui, effettivamente, non aveva mai saputo nulla. -Mi sono sempre detta che saresti stato meglio Pedro. Ti ho sempre immaginato felice nei miei pensieri, al fianco di qualcuno sicuramente migliore di me.- sussurrò lei, abbassando lo sguardo ed abbandonando le iridi scure di Pedro, in preda ad una marea di emozioni che da solo forse non avrebbe potuto affrontare. Non riuscì a trovare le parole giuste a quelle frasi, sembrò quasi impossibile addirittura immaginare se stesso accanto a qualcun’altra, una relazione stabile che avrebbe potuto renderlo felice per il resto della vita. Si chiese come avesse fatto lei, invece, a disegnare quello stesso presente parallelo di Pedro al fianco di qualcuna che non era lei. Strinse appena le labbra prima di scuotere il capo con lentezza mentre corrucciava le sopracciglia, incredulo. Amy… sussurrò piano, confuso, non sapendo bene cosa dire. C’era stata qualcuna -più di una- ma nessuna aveva avuto alcuna rilevanza per lui, nessuna era stata importante come Amy, mai. Nomi, corpi che aveva visto sporadicamente e che, una volta separatosi da essi, non aveva mai sentito il bisogno di ricercare. Mai un legame aveva avuto quella stessa potenza, quella stessa forza che assieme ad Amy aveva avuto modo di provare. L’oro dei suoi occhi aveva avuto un valore molto più profondo di qualsiasi altro sguardo, dal primo momento in cui l’aveva vista. Non sono stato meglio, Amy. aggiunse piano, sollevando appena le spalle e scuotendo ancora lievemente il capo mentre lei riprendeva a parlare. -Non sei tu quello che avrebbe dovuto lottare di più. Ci hai provato, solo che io non volevo ascoltare.- aggiunse quindi lei, lasciando scivolare via la mano dal suo braccio e liberandolo dalla stretta leggera delle sue dita. La sensazione di libertà sembrò quasi sbagliata, un errore che avevano ripetuto così spesso da aver dimenticato quanto fosse piacevole tenersi stretti l’uno all’altra. Pedro non fu capace di pensare a niente, alla ricerca di qualcosa da dire che avrebbe potuto sistemare o rovinare quasi completamente tutto fra di loro. In bilico, come tenersi sulla punta dei piedi nelle prossimità di un burrone, Pedro guardava oltre chiedendosi quanta forza avrebbe dovuto compiere per saltare e ritrovarsi dall’altro lato di quel buco nero, nuovamente di fianco ad Amy. Fece per schiudere le labbra e parlare, ma lei lo prese alla sprovvista avvicinandosi piano e premendo le proprie labbra calde su quelle di lui, ancora immobile di fronte alla sagoma più minuta di Amy. Impantanato, sorpreso da quel gesto e dalla carica emotiva che gli si schiantò addosso assieme alle labbra di Amelie, Pedro si ritrovò ad accogliere il bacio solo qualche frazione di secondo più tardi, quando sollevò una mano verso il corpo di Amy e, afferrandola da dietro la vita, l’avvicinò quasi impercettibilmente a sé. Solo quando fu lei a staccarsi, Pedro si rese conto di cosa effettivamente fosse appena accaduto. Avvertiva il collare di Alma tirare sotto la pressione dei passi della piccola cagnolina, la quale aveva continuato a trotterellare vicino a loro per tutto quel tempo. Quando lasciò andare la schiena di Amy, ritirando il braccio verso di se e lasciando che scivolasse lungo il proprio profilo, Pedro continuò a guardare il viso di lei senza distogliere lo sguardo neanche per un istante, le sopracciglia corrucciate e l’espressione confusa, un turbinio di emozioni senza alcun nome che prendevano possesso della sua pelle, spugna per sensazioni come quella. Il cuore, i polmoni, il sistema nervoso: era tutto sotto attacco e sembrava quasi che nessuno di loro sapesse effettivamente come respingere il nemico. Che poi, Pedro lo sapeva, nemico non era. -Non ho mai smesso di amarti, neppure per un istante.- si ritrovò a dire Amy nella sua direzione, appena prima di sciogliere completamente quello che fino a quel momento sembrava esser stato l’eco di un abbraccio e compiendo due passi nella direzione opposta a quella di Pedro, ristabilendo fra di loro quella stessa distanza che aveva regatò fino a poco prima. Serrò finalmente le labbra, Pedro, continuando a guardare Amy mentre si allontanava e cercando di dare un nome a quella stranissima sensazione che avvertiva. Sapeva perfettamente di amarla e la confessione appena pronunciata dalla donna aveva riportato a galla ancora una volta quel sentimento, una nostalgia tremenda che non avrebbe saputo neanche dove collocare in quel momento, Pedro. Amelie, io… si ritrovò a sussurrare in un primo momento, abbassando lo sguardo prima fra di loro e poi su Alma, voltando brevemente il viso nella direzione dell’animale che, impaziente, continuava a tirare il collare, vogliosa di rimettersi in moto ed esplorare fazzoletti di terra che ancora non conosceva. Si voltò di nuovo, Pedro, puntando lo sguardo su Amy e ritrovando finalmente se stesso e le parole che, dopo quel minuto di silenzio, avevano finalmente composto un concetto e frasi all’interno della sua testa. Io credo di aver bisogno di… tempo. E’ tutto così strano, capisci? Se non ci fossimo incontrati per caso qui, oggi, il muro fra di noi sarebbe diventato sempre più ampio col passare del tempo e nessuno dei due forse lo avrebbe mai buttato giù di sua spontanea volontà. parlò, Pedro, facendo una piccola pausa e sospirando profondamente prima di proseguire. Non ho avuto mai nessuna donna nella mia vita che avesse l’enorme spazio che avevo lasciato a te, Amy, perché non credo possa esserci qualcuna al mondo che potrei… amare così come ho amato te. aggiunse, dosando le parole nel modo migliore che conoscesse ma continuando a sentire quanto forse non fossero adatte. Lui, che non aveva mai messo in discussione il destino che era stato scritto per lui, si ritrovava inconsciamente a mettere in discussione uno dei tanti aspetti di quello in cui credeva: non se ne rendeva conto, ma forse era già stato scritto che avrebbero dovuto incontrarsi di nuovo dopo tutto quel tempo? E forse, inconsapevolmente, per la prima volta in tutta la sua vita stava scegliendo di abbandonare quel percorso? Scusami, mi piacerebbe gettarmi a capofitto in questa cosa, di nuovo, ma… s’interruppe, arricciando appena il naso e sollevando le spalle in un gesto un po’ malinconico e affranto. Devo andare ora, lavoro stasera. spiegò, compiendo un passo indietro e seguendo i movimenti di Alma. Ti trovo io. aggiunse poi, appena prima di voltarsi e darle le spalle. Giurò di poter avvertire una fitta al petto sconquassare ogni costola e vertebra, generando un sisma invisibile a chiunque e doloroso per Pedro. I sentimenti per Amy, sebbene avrebbe potuto sperare che svanissero una volta averle dato le spalle, rimbombarono entro le pareti elastiche del cuore come se fossero ferite fresche ed impossibili da rigenerare. Il pentimento venne subito dopo, quando si rese conto che quel muro di cui aveva parlato poco prima avrebbe potuto venir giù quel giorno stesso, ma lui aveva deciso di metterci su altro cemento e continuare a separare i suoi occhi da quelli di Amy, l’oro colato che avrebbe sempre avuto il valore più prezioso.

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