A new beginning is always... in a Korean restaurant

Even, Hobi, Leo, Cat | Banchan

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    Non pensava che si sarebbe adattato al nuovo lavoro in così poco tempo e invece ce la stava facendo con risultati non così disastrosi per una persona che, come lui, non aveva mai lavorato prima di allora, tranne che per qualche progetto scolastico tra il liceo frequentato a Cardiff e quello di Besaid. Nonostante quella fosse praticamente la sua prima vera esperienza lavorativa, si trovava davvero bene a lavorare nel locale; ciò che, come anche nella vita di tutti i giorni, gli veniva più semplice era il rapporto con i clienti, con i quali gli era risultato semplice fin dal principio essere gentile e cordiale superando praticamente subito la solita leggera timidezza che lo caratterizzava. Nella sua quotidianità Even era infatti una persona calda ed empatica sempre posta in modo positivo verso il prossimo, atteggiamento che forse stonava con la particolarità che la città gli aveva donato quando vi si era trasferito. Parlando della particolarità del criocineta, all'inizio era rimasto particolarmente stupito dalla completa assenza di complicazioni da parte di essa, che anzi riusciva a tenere sotto controllo e ad utilizzare per non far raffreddare i drink che portava ai vari tavoli del locale o per altre piccole e semplici mansioni come creare cubetti di ghiaccio direttamente dall'acqua negli stampi rendendo il freezer un oggettino obsoleto. Considerando il passato burrascoso tra Even e la sua Criocinesi, finché non perdeva il controllo facendosi assalire dalle emozioni, servendo ghiaccioli al posto di bevande all'interno di un igloo capace di competere con il castello di Elsa, andava tutto bene.
    Prima che Finn trovasse il posto come cameriere all'Egon, la madre gli aveva detto, probabilmente spinta dal "timore" di veder volare definitivamente via il figlio dalla casa di famiglia, che forse aveva preso la questione troppo sul serio: perchè cominciare a lavorare così presto quando lei con la fioreria riusciva a guadagnare abbastanza per entrambi? Finn però era stato irremovibile e testardo come suo solito; voleva diventare indipendente in tutto e per tutto, e poi non vedeva il motivo per cui la madre dovesse accaparrarsi anche l'affitto del piccolo appartamento che il ragazzo aveva preso per sè qualche tempo prima. Per rassicurarla però le aveva assicurato che avrebbe cercato di passare in negozio per aiutarla quanto più possibile, anche se sapeva che la donna non voleva il suo aiuto, bensì la sua compagnia. Il figlio era cosciente di come lei si sentisse ancora in colpa per non essere stata presente durante il corso della sua infanzia e di come si biasimasse per non essere riuscita a trovare una soluzione migliore al trasferimento a Besaid, ma non poteva far tornare indietro il tempo. Così Even, dopo qualche ricerca sia su Internet che entrando fisicamente in vari locali di Besaid, aveva trovato un posto all'Egon che gli permetteva di guadagnare qualcosina e di frequentare l'università.
    In quello scenario a cui aveva dovuto adattarsi, non era ancora riuscito a far amicizia, o perlomeno a conoscere, i suoi nuovi colleghi visto che, oltre ad aver cominciato da poco, non aveva ancora trovato il tempo per scambiarci non più di due chiacchiere. Il fatto gli dava quasi fastidio, e poco ci mancava che Finn, da bravo paranoico e ansioso qual era, attribuisse la cosa ad una mancanza personale, tant'è che cercava di sfruttare qualsiasi attimo di respiro, ad esempio, quando sembrava che i clienti fossero tutti serviti e contenti o non ne dovessero entrare di nuovi per scambiare qualche parola con tutti cercando di dimostrarsi affabile e gentile. Così, quando aveva scoperto della cena in programma al Banchan, l'unico ristorante coreano di Besaid, non ci aveva pensato due volte prima di accettare.
    Visto che molto probabilmente non ci sarebbe stato tempo di passare da casa per cambiarsi dopo la fine della serata all'Egon, Finn aveva scelto il suo abbigliamento in modo che fosse comodo e funzionale per il lavoro, ma che potesse fare colpo anche per un'occasione come quella: quindi optò una maglietta scura, che anche si fosse sporcata non si sarebbe notato, un paio di jeans normali e un giacchetto dello stesso tessuto dei pantaloni ma decisamente più chiaro, uno dei capi che più preferiva all'interno del suo armadio ormai pieno di roba, ai piedi le comode All Star verde scuro.
    Così vestito aveva seguito le macchine degli altri ragazzi con il vecchio maggiolino giallo che la madre gli aveva scaricato, chiamandolo "regalo", il giorno che aveva preso la patente, pigiando sui pedali induriti dal tempo e dall'utilizzo coi piedi che un po' dolevano per il turno serale da poco concluso. Quel vecchio catorcio del '82 era stato acquistato usato dai nonni materni per Borghild quando i soldi avevano iniziato a comparire in casa Dahl, solo che all'epoca doveva assomigliare un pochino di più a quello che le persone comuni chiamano regalo. Purtroppo quando era passato al figlio era diventato un capriccioso ammasso di ferraglia giallo canarino che si lamentava per cambiare la marcia, e guai a chiedergli di sforare oltre gli 80 chilometri orari che poteva benissimo lasciarti a piedi, come per ricordarti che era lui a comandare. Nonostante tutto però, Even, si era affezionato a quell'automobile che sembrava comportarsi esattamente come un bambinetto viziato, anche se non la usava molto, preferendo i mezzi pubblici e il loro minore impatto ambientale.
    Il viaggio verso il ristorante coreano non durò a lungo e ben presto il criocineta si ritrovò sotto l'insegna del locale intento a cercare parcheggio. Fortunatamente, avendo scelto un giorno della settimana, non doveva esserci troppa gente e non passò molto tempo prima che Even lasciasse spegnere il suo maggiolino per poi scendere riavviandosi i capelli corvini in modo tale che assumessero una forma decente.
    Allora, entriamo? Sto morendo di fame chiese, moderando il forse troppo entusiasmo, ai ragazzi dell'Egon Pub, per poi seguirli all'interno del locale a conduzione familiare, se non sbagliava proprio quella di Hobi, il bartender del pub. Era andato a mangiare al Banchan solo due volte da quando era arrivato a Besaid, l'ultima era stata con un ragazzo che con cui si stava frequentando al liceo e che aveva come particolarità quella di essere in grado di ospitare dentro di sè, più precisamente nel suo stomaco, api, farfalle e altri piccoli insetti, una storiella di poco conto che era finita dopo neanche un mesetto.
    L'interno del ristorante, composto da più di una sala, era più o meno come lo ricordava: i tavoli dotati di piastra per il barbecue coreano e alcune piante usate come decorazioni insieme a qualche quadro e altri monili che che rimandavano indubbiamente alla cultura coreana. Da lì non sapeva se il gruppetto avesse un tavolo riservato o meno, quindi avrebbe aspettato l'evolversi della situazione per poi prendere eventualmente posto.
     
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