The same perfume on another skin, drives me crazy

Freya x Astrid

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    Freya Aine Walsh

    Intenso odore di bruciato.

    Bip Bip. Biiiiip. Bip Bip. Biiiiip.
    Freya spalancò gli occhi sul soffitto buio della sua camera. Ci mise qualche istante a mettere a fuoco la situazione, lentamente i suoi neuroni iniziarono ad allertarsi e a risvegliare il resto del suo corpo. Il cerca persone sul suo comodino squillava, non sapeva dire da quanto, prima che se ne accorgesse. Allungò una mano per prenderlo, ci arrivava a malapena con la punta delle dita, lo fece cadere a terra. Roteò gli occhi nelle orbite, si mise a sedere e si sporse fino al bordo del letto per recuperare il cerca persone. Vide il numero del centralino del B-6D sullo schermo che aveva smesso di lampeggiare. Con un sospiro scese dal letto e prese il cellulare, ricomponendo su di esso lo stesso numero che aveva appena letto. Si diresse verso il bagno mentre attendeva di prendere la linea, accese la luce e si fermò davanti al lavandino. I capelli rossi arruffati e la pelle più pallida del solito non erano un bello spettacolo. Aprì lo specchio davanti a lei per prendere il bicchiere con spazzolino e dentifricio, poi richiuse il tutto. ”Buonasera, sono la dottoressa Walsh, matricola 75682. Mi avete chiamata poco fa, di cosa si tratta?” incastrò il telefono tra l’incavo del collo e la spalla, poi mise il dentifricio sullo spazzolino spargendone un po’ nel lavandino, tanto aveva premuto forte il tubetto. Iniziò a lavarsi i denti mentre ascoltava Melinda che le dava le indicazioni per raggiungere un luogo che le suonava familiare. ”Non si tratta, per caso, di quel ragazzo che vive nella capanna nel bosco? Mi pare che si chiami Egil Nilsen, è il tipo che non riesce a controllare l’elettricità perché è mentalmente instabile. Passami il fascicolo via mail, lo rileggerò mentre mi avvio sul luogo che mi hai indicato. Grazie, Melinda. Passo e chiudo.” riempì il bicchiere d’acqua per sciacquarsi la bocca, mantenendo il telefono in precario equilibrio ancora per un po’. Quando finalmente ebbe entrambe le mani libere controllò l’orario, erano le 4 del mattino ed era stata buttata giù dal letto per un incendio nel bosco. Non poteva dirsi una vita noiosa la sua, anche se certe volte avrebbe preferito essere svegliata da un amante appassionato, oppure da un nipotino in preda a un incubo, tutte cose che non aveva. Si scrutò allo specchio, scannerizzando il suo volto con lo sguardo per fare una mappa mentale dei prodotti essenziali da usare per uscire di casa in fretta. Doveva coprire assolutamente le occhiaie e dare un po’ di colore a quelle guance abbronzate coi raggi della luna. Si truccò velocemente, correttore, fard e l’immancabile rossetto rosso di Chanel. Aveva una scatolina di legno in cui teneva tutte le edizioni limitate dei Rouge di Chanel, era una vera e propria collezionista, al pari di uno che possedeva una serie di fumetti ancora incartati oppure stampe rare di francobolli. Freya finì di sistemarsi in fretta, poi andò in camera, indossò un paio di jeans a vita alta e un maglioncino grigio. ”Sto diventando una professionista.” commentò a voce alta la velocità con cui si era preparata, erano passati appena dieci minuti da quando aveva attaccato con Melinda. Si affrettò in cucina, afferrò una merendina dalla credenza, ed uscì di casa con giacca e borsa in spalla. Prima di salire in macchina si accertò di avere il tesserino di riconoscimento del B-6D, quando fu certa di non aver dimenticato nulla mise in moto e partì.

    ’C’è un intenso odore di bruciato.’ fu la prima cosa che pensò scendendo dalla macchina. C’era qualcosa che si mescolava a quel sentore molto forte, solo che non riusciva a distinguere di cosa si trattasse con il semplice olfatto. Iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di qualche collega che fosse arrivato prima di lei, così da avere delle istruzioni da seguire. Era una delle prime volte che a Freya capitava di essere chiamata sul luogo dell’azione, invece di essere direzionata verso il laboratorio di genetica. Solitamente lei attendeva il rientro della squadra operativa nella sede del B-6D, pronta ad analizzare ogni campione che le veniva affidato. Era contenta e stupefatta quando Melinda le aveva dato le coordinate di un luogo nei pressi del bosco, voleva dire che si fidavano del suo operato o che volevano metterla alla prova per il futuro. Non avrebbe deluso le aspettative in nessuno dei due casi, avrebbe dato il massimo per riuscire ad essere di supporto in ogni modo possibile. Freya non era mai stata una di quelle persone che si accontentavano di un risultato abbastanza buono in ciò che faceva, avrebbe provato e riprovato fino ad ottenere un esito ben oltre il desiderato. Sapeva di pretendere troppo da se stessa certe volte, e che questo la logorava perché non era mai contenta, doveva riuscire a fare sempre meglio, sempre un passo in più. Quei pensieri vennero soffiati via dal vento, assieme a un leggerissimo rigagnolo di fumo che disegnava delle linee astratte nell’atmosfera. Freya ne osservò la provenienza, un cumulo di cenere e detriti carbonizzati giacevano a pochi metri di distanza dal punto in cui si era parcheggiata. Si avviò verso il cofano della macchina per prendere la sua borsa con l’attrezzatura necessaria per effettuare i test rapidi di cui le aveva parlato Melinda. Ancora una volta le arrivò direttamente alle narici quell’odore pungente che si mescolava a quello dei residui carbonizzati. Forse si trattava di qualche sostanza che era bruciata assieme alla capanna nel bosco in cui viveva Egil? Alzò lo sguardo e vide appoggiata allo sportello della sua macchina una donna dall’aria familiare. Ne rimase incantata, il suo incarnato olivastro aveva il colore delle lontane terre esotiche, i suoi occhi due pozzi scuri e ipnotici, il tutto incorniciato dai capelli castani leggermente smossi dal vento. Era di una bellezza disarmante quella donna, lo pensava ogni volta che la vedeva sfilare nei corridoi del B-6D, solo che non aveva mai avuto occasione di parlarci. Si avvicinò e per prima cosa mostrò il suo tesserino identificativo, scostando leggermente il bavero della propria giacca, poi allungò una mano in sua direzione. ”Piacere, dottoressa Freya Walsh.” una folata di vento più forte delle altre portò con se’ una cortina di fumo densa, Freya iniziò a tossire, ne aveva respirato abbastanza da strozzarsi. Quando si riprese, estrasse una bottiglietta d’acqua dalla borsa per berne un sorso. ”Sbaglio, o siamo le prime ad essere arrivate? Lei da quanto è qui?” non si azzardò a darle del tu, non aveva idea di quale ruolo ricoprisse all’interno del B-6D, avrebbe rischiato di fare una pessima impressione se fosse stata un suo diretto superiore. ”Lo sente anche lei questo strano odore? Ho l’impressione che nei resti bruciati della casa di Elgin Nilsen, troveremo qualche sostanza chimica non esattamente legale. Solitamente l’odore del fumo della combustione dipende da molti fattori, ma in questo caso sembra che ci sia un “retrogusto”, se mi concede il termine poco scientifico.” si affiancò alla donna, attendendo che fosse lei a fare il primo passo. ”Dobbiamo attendere qualche permesso dagli uffici o qualche supervisore per avvicinarci?” con un cenno del capo indicò la porzione di bosco bruciata dall’incendio ormai spento. Melinda al telefono le aveva detto che era avvenuto all’incirca un’ora fa, le fiamme erano divampate con la stessa rapidità con cui si erano spente, come se qualcuno le avesse manipolate con una particolarità. Freya sapeva che non era possibile che si trattasse del ragazzo che viveva nella capanna ormai ridotta in polvere, perché lui sapeva controllare – quando non era sotto droga – l’elettricità, le fiamme non erano sua competenza. Inoltre Melinda le aveva detto che era stata una ragazza molto giovane a fare la segnalazione dell’incendio, aveva detto di trovarsi da quelle parti per una scommessa con degli amici e aveva visto tanto fumo in lontananza. ’Quanto in lontananza?’ si domandava Freya. Possibile che quella giovane fosse coinvolta?
    Un fascio di fari dietro le loro spalle interruppe i pensieri di Freya, si voltò a guardare da quella parte. Due macchine scure si parcheggiarono accanto alla sua, scesero diverse figure in nero, tutte col logo del B-6D all’altezza del petto. Si trattava della squadra operativa. Un piccolo plotone di uomini le circondarono, mentre un uomo con una divisa più chiara rimase in disparte, lo riconobbe come il responsabile dell’operativo. Mads le aveva parlato di lui qualche volta. Per un istante Freya sperò di vederlo tra i volti della squadra che gli era stata assegnata per quella sera, ma non era presente. Era un po’ delusa, lui era uno di quelli che veniva spesso reclutato per le missioni sul campo, era certa che avrebbero collaborato. Sospirò e si passò una mano tra i lunghi capelli rossi in attesa di direttive, si prospettava una lunga, lunghissima, mattinata.
     
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    Mads Astrid Falco Dahl | '84 | mutazione sessuale
    A volte neanche ti accorgi di essere cambiato. Credi di essere sempre tu e che la tua vita sia sempre la tua vita. Invece un giorno ti svegli, ti guardi intorno e non riconosci niente, assolutamente niente.

    Il buio della notte diede pace ai suoi fermenti, portandolo a raggiungere Morfeo che a sua volta sembrava essere agitato. Nel silenzio della stanza si poteva percepire il respiro pesante del ragazzo che continuava a girarsi nelle coperte. Il calore corporeo aumentava, mentre sentiva la pelle cadere in un formicolio costante: piedi, gambe, braccia, mani. Si sentiva come catturato in un brutto incubo dove miriadi di nastri sembravano intrappolarlo e più cercava di liberarsene, più i nastri si stringevano intorno alla sua pelle olivastra. Nel suo inconscio, Mads sapeva esattamente cosa stava per succedere eppure, nonostante si fosse ormai abituato a quella condizione, ancora non riusciva ad accettarla. L’aveva percepito la sera precedente, che sarebbe cambiato qualcosa in lui ed aveva deciso di andare a stordirsi con qualche birra da Jack prima di rientrare a casa sperando che, come ogni volta, il processo divenisse meno doloroso e frustrante. Come sempre, si era rivelato però inutile ed era stata solo una scusa peggiore per sentire un forte ronzio alla testa oltre che il formicolio diffuso in tutto il corpo. Ubriacarsi, non era servito neanche a prendere sonno prima, sviluppando la stanchezza solo dopo mezzora di sacco ben fatto, nel terrazzo di casa sotto zero. Non riusciva nemmeno a sentire il freddo, troppo preso dalla sua frustrazione interiore. C’era qualcosa che gli procurava perenne turbamento in quei suoi cambiamenti profondi e nonostante avesse accettato l’idea della sua particolarità, ogni volta che iniziava la sua mutazione, si faceva scostante ed infelice. In quei momenti, i brutti sogni si impadronivano di lui riportando alla luce attimi infelici e difficili della sua vita. Ricordava la morte dei genitori, quando Evelyn aveva dovuto comunicare lui quanto successo. Ricordava la relazione con Sophie, quell’imperfetta unione messa ancora più allo sbaraglio a causa dei suoi silenzi, delle sue sparizioni. Ricordava i suoi occhi tristi quando Mads cercava di inventare delle scuse per non rivelare il suo ruolo nel Governo, di come la ragazza percepisse l’amara verità nelle parole del suo amato e di come, il gelo si era insinuato tra di loro, in quell’appartamento condiviso sempre più vuoto e carico di malinconia. Quando aveva deciso di seguire il lavoro dei suoi genitori, l’allora ragazzo non aveva percepito realmente di quanto la sua vita sarebbe cambiata in funzione di questo. Era grato del suo ruolo ed era felice di poter proteggere le persone innocenti ma, nel profondo del suo cuore, nelle incostanti notti di turbolenza, in Mads riaffiorava l’idea ed il bisogno di avere una famiglia. Non pretendeva molto, semplicemente un nido caldo e una persona da cui voler tornare, un motivo in più per lottare. Non era romantico, non era mai stato abituato ad esserlo e con il tempo, quando le persone avevano iniziato ad allontanarsi da lui perché mancava gli appuntamenti, perché se ne andava nel bel mezzo di un’uscita senza mai dare delle vere spiegazioni, Mads si era incupito e chiuso in sé stesso, diventando un burbero amorevole. Aveva disimparato a parlare, fare conversazione per lui non era semplice ma vi era una cosa importante nella sua personalità che mai, avrebbe fatto mancare alle persone a lui care: attenzioni e presenza. Mads non parlava molto, ma ascoltava. Non eccedeva in complimenti, ma era lì quando una persona aveva bisogno di lui. Non organizzava sorprese stupefacenti, ma era pronto a morire assiderato pur di offrire calore alla persona che stava tremando. Era diventata una persona che comunicava a fatti e questo portava gli altri a non conoscerlo appieno, almeno fin tanto che la conoscenza tra i due rimaneva superficiale.
    Bip – bip – bip!
    Il cerca persone risuonò metallico e stridente all’interno della stanza buia, mentre Mads scattava a sedere sul letto, pronto a rispondere alla chiamata. Si sentiva uno straccio, e mentre si portava la mano al volto nel tentativo di strofinarsi gli occhi e riprendersi un po', potè percepire il cambiamento del suo corpo. Lunghi capelli castani gli solleticavano la pelle nuda, mentre i pantaloni del pigiama sguazzavano su quella figura longilinea. Il seno scoperto, si era subito irrigidito per il freddo della sua nudità, mentre il cuscino trovava nuovo alloggio sul terreno freddo in gres, dopo essere stato scaraventato via dal letto. Merda! tuonò, mentre cercava di leggere il messaggio sul cerca persone. Vi era soltanto una via, ed il codice arancio che significava che l’evento si era concluso ma era ancora di priorità elevata. Sospirò, ringraziando che non fosse un codice rosso decisamente più difficile da gestire come Astrid poi, prese il coraggio di alzarsi dal letto per dirigersi in bagno dove poté costatare con occhi, quella realtà che prima era celata dalle tenebre. La pelle olivastra era perfettamente liscia, priva di peli ed il seno, piccolo e rotondo, era dritto ed infreddolito. Si sciacquò il volto, lavò i denti ed infine, utilizzò deodorante e profumo che non aveva assolutamente intenzione di cambiare solo perché il suo corpo si prendeva la libertà di cambiare sesso. Bene, veniamo a noi disse in tono di sfida, rivolto al suo riflesso nello specchio, consapevole che avrebbe dovuto pescare dei vestiti dall’armadio dedicato ad Astrid (decisamente più piccolo). Ne ricavò un paio di Jeans scuri, una maglia da sotto rigorosamente senza reggiseno perché quel coso infernale era dannatamente scomodo, ed un maglione in lana grigio antracite, che venne coperto dall’unico giubbotto in pelle imbottito che aveva per lei. Casco e chiavi alla mano, Astrid abbandonò il suo appartamento per raggiungere in moto il punto del bosco che il suo cellulare indicava. L’aria dell’alba sul volto l’avevano fatta tornare un po' in sé, mentre ancora l’umore era sotto i piedi per quel cambio d’aspetto che ancora, non riusciva a digerire.
    Ma dai Mads, pensa a quante cose puoi fare così! Puoi esplorare personalmente il corpo femminile e capire come si eccita di più aveva esclamato, uno del suo team, non appena il giovane ebbe scoperto quale fosse la sua particolarità al rientro a Besaid. <u>Puoi bere o entrare nei locali gratis! aveva sbraitato un altro, mentre lui perdeva sempre più le speranze nel voler far capire come fosse strano, perdere sé stessi. Poteva sembrare divertente, all’inizio ma nel lungo andare, Mads aveva dovuto scoprire ogni piccola natura di quel corpo diverso dal suo, imparare a conoscerne i bisogni e le reazioni. Non era facile comportarsi da donna, andare nei loro bagni, spogliarsi con loro, perché non era solo un fattore di vedere le altre nude. Quando era Astrid si sentiva Mads nel posto sbagliato, si sentiva come uno spione, un traditore del pudore femminile ed era lungi dal suo essere vitale. Non gli piaceva dover fingere di essere un’altra persona, non gli piaceva dover respingere altri uomini quando si avvicinavano per sedurla, non gli piaceva avvicinarsi alle altre donne e cercare di ottenere qualcosa da loro quando poi, non sapeva neanche come comportarsi con la sé stesso femminile. Come sarebbe stato, baciare una ragazza mentre si trovava in quel corpo? Andarci a letto insieme, come poteva essere? Come poteva sentirsi la ragazza, se l’indomani mattina, dopo aver passato la notte insieme, si sarebbe risvegliata con Mads anziché Astrid nel letto? Come poteva ingannare una donna, convinta di stare con un altra donna quando invece, era con un uomo che aveva a che fare? Quelle domande non abbandonavano mai la sua testa quando si ritrovava a vestire i panni di Astrid ed ogni volta, si trovava a ringraziare il suo lavoro per distrarlo a dovere.
    Aveva perlustrato le vicinanze del bosco con la sua moto, per assicurarsi che non ci fosse nessuno nelle vicinanze: vittime o colpevoli. Sembrava essere stata una ragazza a dare l’allarme, e Mads voleva assicurarsi che non ci fosse nessuno in pericolo lì intorno, data la gravità dell’incendio. Appurata l’assenza di persone nello stretto raggio dell’incidente, Astrid decise di avvicinarsi per fare un primo giro di ricognizione. Parcheggiò la sua moto poco distante, così da non contaminare la scena e si diresse poi verso il fulcro dell’intervento. L’odore di bruciato raggiungeva le sue narici allenate creandogli un forte senso di emicrania. Vi era un misto di odori difficili da scindere tra loro, il più acuto era ovviamente quello delle fiamme che avevano raso al suolo non solo il cartongesso dell’abitazione, ma anche imbottiti e mobili che vi erano al suo interno. Acuto nell’aria, si sentiva ba l’odore di sostanze stupefacenti come l’erba, che Egil Nilsen era solito coltivare per uso personale. Ma vi era qualcos’altro a stimolare l’olfatto di Astrid, un odore lievemente dolciastro che allietava l’asprezza di un mondo raso al suolo. Poteva essere ossido di etilene, domandò tra sé e sé, consapevole che fosse il più semplice degli epossido e facile da trovare. La sua perlustrazione, venne interrotta dall’arrivo di una macchina che si avvicinò fin troppo alla zona delicata, potendo così infangare eventuali prove. Osservò da lontano la testolina rossa scendere dall’auto, riconoscendo il profilo interessante di Freya Walsh con cui, poche settimane prima aveva avuto una lunga conversazione. Scientifica. Dovrebbero essere quegli più attenti, e delle volte calpestano il loro stesso lavoro così disse tra sé e sé, schioccando le dita. Rimase ancora un po' nella penombra, curiosa di vedere come la donna si sarebbe mossa all'interno della scena del crimine: cercava di non muoversi troppo, si osservava in torno e cercava di percepire l’odore nell’aria. Finalmente, si decise ad avvicinarsi, palesandosi in silenzio come un’ombra oscura. Fece un cenno con la testa in segno di saluto, quando la giovane si presentò Astrid rispose di canto suo, non curante di fare troppa conversazione. Da un po', ho già perlustrato i metri intorno all’evento senza rilevare alcuna presenza spiegò se dovessi aspettare ogni volta l’intervento della squadra, penso perderemmo metà dai colpevoli accusò, non rispondendo al fatto che loro due fossero le state le prime ad arrivare piuttosto, erano gli altri ad essere in ritardo. E’ risaputo che Nilsen coltivasse dell’erba in casa sua per uso personale. Era convinto influisse come agente calmante per il suo potere e questo, è l'odore acre che le sembra di percepire. Ma c’è dell’altro nell’aria.. una nota più morbida, quasi dolciastra che si confonde con il resto se non si è ben attenti a percepirla spiegò lei, avvicinandosi con attenzione alle macerie, guardando di non calpestare nulla che potesse tornar loro utile. potrebbe essere ossido di etilene, d’altronde è il più semplice e comune degli epossidi concluse, certa che la donna sapesse esattamente di cosa stesse parlando. Gas estremamente infiammabile, ed esplosivo se mescolato all'aria.. è soltanto quest’ultimo punto che mi lascia dubitare.. non ci sono segni di esplosione, sembra un semplice incendio ad occhio umano. Si voltò ancor prima di vedere i fari delle macchine arrivare, avendo percepito il rumore lontano di queste e delle piccole inclinazioni del terreno sono arrivati i rinforzi! disse ancor prima che Freya potesse rendersi conto dell’arrivo del team e rimanere poi, delusa da questo. Aspettavi qualcuno? chiese Astrid, percependo la frustrazione sul suo volto, prima di spronarla ad andare avanti e seguirla nell’ispezione dell’abitazione ormai inesistente prendi i tuoi marchingegni ed andiamo a prelevare un po' di materiale che potrebbe risultare utile la spronò sarebbe ottimo capire l’orario d’inizio incendio e soprattutto, se ci sono vittime.
     
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    Freya Aine Walsh

    La notte era del colore del fumo che si alzava dalle ceneri di quella che fino a poche ore prima era la casa di un uomo considerato target dal B-6D, un instabile che aveva creato sin troppi problemi per essere un semplice ragazzo squattrinato che viveva nel mezzo del bosco. Non era la prima volta che Freya aveva a che fare con i casi relativi ad Egil Nilsen, forse per quel motivo avevano pensato che lei fosse la più adatta ad essere gettata giù dal letto quella sera per raggiungere il luogo dell’incendio. Non aveva mai preso parte ad una missione sul campo, ma aveva studiato tutti i manuali e preso appunti ad ogni singolo corso che le avevano fatto seguire per essere pronta ad ogni evenienza. Quando si era parcheggiata nei pressi della casa bruciata aveva fatto un elenco mentale di tutte le regole principali che le avevano enumerato in aula, nonostante sotto la pelle sentisse il formicolio dell’adrenalina per la sua prima missione, aveva tutte le emozioni al guinzaglio, non avrebbe commesso alcun passo falso vista l’opportunità che le era appena stata concessa con la chiamata notturna di Melinda.
    Scesa dalla macchina e prelevata la sua attrezzatura si ritrovò davanti una donna che sapeva essere una sua collega al B-6D, ma non avevano mai avuto modo di presentarsi prima di allora, così seguendo le procedure alla lettera le mostrò il suo tesserino prima di qualificarsi. Non sapendo quale fosse la sua mansione all’interno dell’organizzazione governativa cercò di mantenere un tono formale, ”se il perimetro è libero vuol dire che anche la ragazza che ha fatto la segnalazione è sparita?” chiese quando Astrid le spiegò di aver già effettuato un giro di ricognizione essendo arrivata prima di lei. Inarcò le sopracciglia trovando molto strano il fatto che l’unica testimone dell’incendio, oltre ad Egil, si fosse dileguata a quel modo. ”Sì, conosco piuttosto bene le abitudini del nostro uomo, seguo i suoi casi da un paio di anni ormai.” si sistemò meglio la borsa sulla spalla quando sentì uno dei manici scivolarle sulla manica della giacca color camoscio, poi riportò la sua attenzione e il suo sguardo su Astrid osservandone i movimenti cauti nell’avvicinarsi alle macerie della casa. Più si avvicinavano e più i filamenti di fumo si addensavano tra di loro, creando una nebbia fitta. Freya appoggiò a terra la sua borsa e prese due maschere porgendone una alla donna, ”se la sua teoria sull’etilene è corretta ci serviranno queste, inalarlo provoca un’intossicazione che potrebbe essere letale se la dose respirata è eccessiva.” indossò il dispositivo di sicurezza chiudendo tutte le fibbie prima di recuperare la sua attrezzatura e seguire Astrid più vicino alle macerie, ascoltando le sue conoscenze sull’ossido di etilene con un sorriso interessato sulle labbra nascoste dalla maschera. Era incuriosita dalla sua preparazione, quelle erano informazioni che solitamente chi lavorava nei laboratori era in grado di dare senza avere in mano i risultati di una precedente analisi, eppure non le sembrava di averla mai vista tra quelli della scientifica. ”Sono qui per sciogliere questi dubbi.” diede una leggera pacca al suo borsone con orgoglio, ”se posso permettermi ha un naso davvero eccezionale, non è da tutti quello che ha dedotto solo dagli odori che si mescolano al fumo. Io proporrei di iniziare a prelevare dei campioni dalle macerie, così da accertarci che effettivamente ci sia di mezzo l’etilene. Inoltre ci sarà utile cercare qualche pezzo delle pareti o del tetto se ce ne sono di sufficientemente grandi, in base al colore, l’ossidazione e le forme potremo ricostruire le cause.” le sue parole trovarono una battuta d’arresto quando la sua attenzione venne catalizzata dal rumore di motori in avvicinamento e dalla luce dei fari delle macchine che riconobbe come mezzi del B-6D. Freya cercò tra i volti degli agenti operativi quello familiare di Mads Dahl, ma la delusione doveva essere evidente nel suo sguardo perché Astrid le chiese se per caso non stesse aspettando qualcuno. Esitò a risponderle, ancora non aveva ben chiaro chi fosse quella donna all’interno dell’organizzazione, non voleva sbilanciarsi troppo e rischiare di dire qualcosa di sbagliato davanti a lei. ”Ero certa che ci sarebbe stato un mio amico tra gli operativi, invece a quanto pare per questa sera lo hanno lasciato riposare.” evasiva al punto giusto, le aveva detto una mezza verità. Se tra di loro ci fosse stata più confidenza avrebbe potuto rivelarle che quello che sperava di veder scendere dalle macchine degli operativi non era esattamente un amico per lei, ogni volta che vedeva Mads sfilare nel laboratorio di genetica col suo passo sicuro le mancava un battito. Aveva studiato i suoi lineamenti da lontano decine di volte, immaginando di poterne vedere i dettagli da vicino, come era capitato per la prima volta qualche tempo fa da Jack. A sorpresa quella sera Mads le aveva chiesto di cenare insieme, non si era illusa che fosse un invito romantico, ma – si sa – il cuore veleggia sempre su lidi che la mente delinea come proibiti. Freya lasciò andare quei pensieri per tornare con lo sguardo sulla realtà, su Astrid che le diceva di avvicinarsi insieme alle macerie per stabilire l’orario in cui era divampato l’incendio. Annuì in sua direzione senza dire nulla ingoiando la delusione per dedicarsi al lavoro. Si fece ombra della donna, calpestando esattamente le sue orme per non compromettere eventuali prove che col buio sfuggivano a una prima occhiata superficiale. I suoi piedi entravano perfettamente sulle sue impronte, forse portavano lo stesso numero di scarpe, ma non era quello il momento di perdersi in certe congetture. Una volta raggiunto il cumulo di macerie, Freya poté constatare che non era rimasto molto della casetta di Egil, essendo fatta per la maggior parte di legno si distinguevano a malapena delle assi completamente annerite. Lì gli odori che da lontano le erano sembrati solo una scia poco nitida si erano fatti intensi e prepotenti nonostante fossero ben filtrati dalle maschere che entrambe indossavano. La cenere volteggiava nell’aria, smossa a intermittenza dal vento che cambiava d’intensità con la stessa velocità di un battito di ciglia. Era difficile vedere bene col buio della notte e con quella coltre di distruzione, Freya infilò la mano nel suo borsone alla ricerca di una torcia che permettesse di allargare il loro campo visivo. La prima cosa che notò era che oltre alla casa era stata colpita dalle fiamme tutta la parte destra ad essa adiacente, gli alberi su quel lato si erano incurvati su loro stessi alla radice che era diventata totalmente nera. ”Il vento ha spinto le fiamme in una sola direzione, guardi che differenza incredibile.” spostò la torcia da una parte all’altra cercando di catturare più dettagli utili possibili con lo sguardo mano a mano che illuminava la zona. ”Potremmo darci del tu per questa sera, Astrid? Sai, non mi pare di averti mai vista in laboratorio, in quale settore lavori?” chiese prima di avanzare molto lentamente verso l’unica parte della casa che pareva aver resistito all’impeto del fuoco. Quando fu sufficientemente vicina si rese conto che quel frammento di parete che si teneva ancora in piedi non era di legno come il resto della casa. ”Che sia un piccolo nascondiglio? Un compartimento segreto? Magari è dove coltivava l’erba per placare la sua particolarità?” rifletté a voce alta, osservando quel perfetto triangolo che formava l’angolo tra le due pareti divelte completamente nella parte superiore. Quando mosse la torcia notò un bagliore nell’erba vicino alle pareti, prese dalla tasca un paio di guanti in lattice e li indossò prima di toccare l’oggetto a terra. ”Astrid, guarda! Un orecchino da donna, di certo non è del proprietario di casa.” lentamente nella sua testa andò a comporsi una teoria in cui la ragazza che avrebbe dovuto essere solo una testimone era improvvisamente diventata la protagonista. ”E se questo disastro non lo avesse causato Egil?” sollevò l’orecchino in aria notando che non aveva alcun segno di bruciatura, era immacolato come se fosse caduto a qualcuno quando ormai il fuoco aveva lasciato il suo posto alla cenere. Un indizio che comportava ancora una lunga serie di interrogativi che riempivano il silenzio della notte.
     
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    A volte neanche ti accorgi di essere cambiato. Credi di essere sempre tu e che la tua vita sia sempre la tua vita. Invece un giorno ti svegli, ti guardi intorno e non riconosci niente, assolutamente niente.

    L’oscurità della sera abbracciava la natura di quel posto con sicurezza, nascondendo il candore puro di quella realtà di giorno brillante. I fari delle due vetture, erano l’unica luce che andava a sfiorare il verde, rendendo più piacevole la vista ai loro occhi. Scuri e brillanti, gli occhi di Astrid Scrutavano attenti ciò che la circondava, facendo attenzione a non farsi sfuggire niente. I muscoli del corpo, tirati come le corde di un violino, sempre all’erta in caso di necessità. Quando doveva scendere in campo, non poteva permettersi di essere troppo rilassata, doveva sempre porre attenzione ad ogni minima cosa, anche la più piccola. Ormai, quel modo di atteggiarsi, era divenuto normalità per lui ed il suo istinto, rispondeva automaticamente a certi impulsi sopiti in un qualsiasi essere umano. La donna di fronte a lei, non sembrava essere pratica di sopralluoghi improvvisati, la sua tensione era quindi alle stelle, volta non solo a percepire qualche possibile presenza indesiderata all’interno del bosco ma anche a controllare che Freya non facesse danno mettendo piedi, dove non avrebbe dovuto. Sapeva che fosse un tipo molto attento e diligente, aveva avuto a che fare con lei altre volte in veste di Mads ma in situazioni s-confortevoli come quella, vi era da fare molta attenzione. La donna, era bravissima con il suo camice bianco, immersa tra i suoi marchingegni scientifici ma in quel caso, doveva avere occhi per sei e camminare come se volasse sulla terra. Fai attenzione, ogni passo sbagliato potrebbe alterare le prove le disse, cercando di farle porre la giusta attenzione a ciò che calpestava mentre si muoveva insieme a lei. Ragazzi, tenete i fari delle macchine accesi, così potremmo vedere qualcosa in più ordino ai colleghi appena arrivati della divisione. La coppia della prima macchina, si addentrò nel bosco cercando eventuali tracce o persone disperse mentre l’altra, si dedicò all’analisi stretta del perimetro dell’incendio. Sembrerebbe che volessero far credere una fuga di gas.. ma dai segni dell’esplosione dentro casa, sembra tutt’altro! C’è una particolare concentrazione in delle zone specifiche, hanno mantenuto un perimetro ma un boato come questo avrebbe mangiato metà bosco riassunse ai suoi colleghi, mentre iniziava ad indossare la maschera che Freya le aveva porto. Non amava indossare quel marchingegno, le dimezzava i sensi e nonostante fosse stata sottoposta ad allenamenti specifici, continuava a non sopportare nessuna dell’attrezzatura che gli veniva fornita. Ogni corpo esterno, era motivo di turbamento per Mads che già, aveva Astrid dentro di sè ed era stato obbligato ad imparare a conviverci. Ascoltò la donna complimentarsi con lei, mentre un sorriso compiaciuto si apriva sul volto nascosto dalla maschera. Come tutti, Mads/Astrid erano sensibili ai complimenti e gli fece piacere riceverne dalla rossa al suo fianco Vieni, guardiamo cos’è successo qua con le fiamme disse lei, porgendo la mano dalla donna che si spostò seguendola come fosse la sua ombra. Come Astrid, constatò che io perimetro del fuoco era ben delineato e che aveva attaccato soltanto una parte dell’abitazione. Esatto, sarà importante capire se sia una reazione dovuta davvero al vento o se c’è altro da prendere in considerazione. In una città come questa non si può lasciare niente al caso ammise, chinandosi sulle ginocchia per osservare un parziale di un’impronta che sembrava essersi incastonata nella terra carbonizzata. Tirò fuori il telefono dal cellulare e fece una foto, prima di mandare un messaggio alla sede dove chiedeva di analizzare ogni dettaglio climatici di quella sera in quel preciso luogo che segnalò con le coordinate. Freya attese che svolgesse il suo lavoro, mentre domandò poi di potersi parlare in modo più informale. Annuì, tornando ad una posizione retta, raggiungendo l’altezza della rossa. Operativa, non sempre scendo in campo, spesso mi dà il cambio Mads Dahl, non so se lo conosci rispose, osservando di tralicio Freya, per carpirne le emozioni. Si divertiva, con coloro che non conoscevano la sua doppia identità, a stuzzicarli e capire i pensieri che avevano sulle sue identità, era una delle poche cose che lo divertivano della sua particolarità. Un po’ meno quando uomini, lo approcciavano nel corpo di Astrid, portandolo a non sapere nè come agire, nè come reagire. Sembra più una panic room.. osservò, ascoltando l’idea della collega in merito alla muratura in cemento rimasta salda a dispetto di tutto il resto. Chissà se fosse un semplice nascondiglio oppure qualcos’altro si domandò ad alta voce, mentre osservava la collega preparare la valigetta e recuperare un po’ di prove dalla scena del crimine. Le polveri infatti, avevano creato una patina che andava a sostituire l’intonaco. Era svelta Freya nel suo lavoro, maneggiando con maestria quei marchingegni che il suo lavoro portava: pennello, provette, scatoline e sacchetti trasparenti. Era come una bambina pronta a giocare con le bambole, solo che il suo ruolo era decisamente più importante. Non appena ebbe fatto, scatolando il materiale nella valigetta, si alzò tornando a muovere la torcia che incontrò un bagliore inaspettato. Un orecchino emerse dalle macerie, ricordando la presenza di una donna all’intento dell’abitazione. Speriamo sia soltanto un orecchino affermò ad alta voce, analizzando quella verità. Dovevano stare attenti alla possibile presenza di carne ed ossa umane. Preleviamo anche questo, speriamo di trovare sopra tracce di DNA oppure impronte, così da restringere un pò la lista dei contatti. disse, lasciando poi spazio alla ragazza della scientifica di lavorare. Attese, mentre dalla mente della ragazza uscivano teorie sull’accaduto. Probabile. L’andamento delle fiamme lo fá credere, considerando che è come se fossero state pilotate e l’incendio è troppo circoscritto ammise, guardandosi intorno A meno che non ci sia stato un tornado, il vento non è capace di delimitarle così tanto e fosse stato un vero incendio, si sarebbe sicuramente diradato maggiormente. Inoltre, si è spento magicamente constatò, facendo segno alla ragazza di seguirla. Voleva avvicinarsi di più a quella che sembrava essere la zona centrale del male fatto. Sembra essere scaturito tutto da qui. Guarda la terra è ciò che la circonda facendo un giro su te stessa. È come se ci fosse un perno in questa posizione ammise, continuando ad osservare ciò che la circondava con attenzione. Potrebbe essere una resa dei conti, una vendetta.. chissà. Egil non la raccontava giusta, era un bravo ragazzo, ma la sua particolarità l’ha portato ad entrare in dei giri loschi per cercare di placarla. Non vorrei che l’erba non gli bastasse più o che sia entrato in giri più grossi come fornitore.. e non abbia rispettato le richieste. si domandò a voce alta, mentre osservava quelle macerie circondarli. Vi erano mille possibilità per una strage del genere, ma sicuramente dopo in analisi accurata delle prove, dello stato climatico ed una simulazione ricostruita a computer dell’incendio, le cose sarebbero state più chiare. Non mi fossilizzerei solo sulla ragazza che ha chiamato e sull’orecchino. Poteva benissimo essere la sua ragazza, ed Egil l’ha fatta scappare per salvargli la vita teorizzò, per non lasciare che ogni pista venisse analizzata. Adesso che abbiamo raccolto tutte le prove, credo sia l’ora di rientrare in ufficio, così da consegnarle ed iniziare a lavorarci. Servirà anche l’aiuto di Max, per smaltire più velocemente il lavoro Era stanca e la morsa della fame iniziava a farsi sentire dato che ormai l’alba era alle porte. La colazione era il suo pasto fondamentale per iniziare bene la giornata, e non le bastava la barretta che aveva preso al volo uscendo. Vieni, ti scorto alla macchina che qua può essere pericoloso… questo luogo cade a pezzi osservò, alzando gli occhi al cielo ad osservare i legni bruciati dell’abitazione e le poche strutture ciondolare. Fù in quel preciso istante, che il suo orecchio captò un rumore metallico, mentre con la coda dell’occhiò poté osservare una trave piegarsi su se stessa per poi iniziare la sua rovinosa caduta verso il terreno Attenta! urlò alla ragazza, che era rimasta qualche passo indietro rispetto a lei, ad osservare di aver affrancato bene tutta l’attrezzatura da portare via. Allungò il suo braccio Astrid, appena in tempo per tirare la donna verso di sè accogliendola in un abbraccio. La mano a tenerle la testa vicino al suo petto in realtà collo dato che sono alte simili, che lasciò andare solo dopo il boato dell’incontro con la terra. Una attira calamità naturali pensò tra sé e sé, mentre la rossa si allontanava lentamente dal suo volto. Si, è decisamente l’ora di andare e mettersi al sicuro sorrise dolcemente lei, spostando una ciocca di capelli rossi dietro l’orecchio della ragazza.
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    Freya Aine Walsh

    Era elettrizzante trovarsi sul campo, i suoi sensi recepivano decine di stimoli e impulsi in contemporanea, non era minimamente paragonabile a ciò che faceva quando si trovava chiusa in laboratorio. Non che non le piacesse il suo lavoro, anzi, viveva per il suo lavoro, ma trovarsi sulla scena di un avvenimento le permetteva di incastrare pensieri e opinioni che non avrebbe mai raggiunto stando davanti al microscopio. Borsa in spalla e cuore in reazione chimica, Freya seguì la donna – che solo in seguito scoprì chiamarsi Astrid – verso quel che rimaneva della casa di Egil Nilsen. ”Certo, starò attenta come se ogni mio passo fosse un reagente instabile.” le sorrise con un’alzata di spalle, chissà se aveva compreso la sua ironia da donna di laboratorio, spesso veniva guardata con aria di compassione per quelle che molti consideravano solo freddure.
    Nell’aria la quantità di etilene era troppa per esimersi dall’indossare le giuste protezioni, così passò una maschera alla donna con cui stava conducendo le indagini. Ancora non sapeva molto di lei, ma al momento opportuno magari sarebbe riuscita a sciogliere il mistero di quale ruolo ricoprisse nel B-6D. Freya indossò la sua maschera allacciando tutte le fibbie, poi riportò la sua attenzione sulla sua compagna di missione. ”Per essere una fuga di gas, mi pare alquanto strana…” mormorò tra se’ e se’ ascoltando le ipotesi della donna su una fuga di gas simulata. Accettò la sua mano quando gliela porse per avvicinarsi al luogo dell’esplosione, cercò di seguirla come meglio poteva, mettendo i suoi piedi esattamente sulle orme di lei. Aveva ragione sul fatto che bisognava cercare di lasciare la zona il più inalterata possibile, era una delle prime regole che comparivano sui manuali che aveva letto sulle missioni sul campo. Lasciò che Astrid svolgesse il suo lavoro, la osservò mentre faceva delle foto a delle impronte e ad altri elementi utili. Era brava, aveva davvero un buon occhio, almeno così le sembrava visto che non aveva molti metri di paragone essendo quella la sua prima missione. ”Sì, ho avuto modo di conoscere Mads. Pensavo che ci sarebbe stato anche lui stasera, non sapevo che vi alternaste. Ma non avrei motivo di sapere queste cose, non ci conosciamo così bene io e l’agente Dahl.” c’era un accenno di dispiacere nella sua voce perché avrebbe voluto che le cose fossero diverse, era da tempo che seguiva i movimenti di Mads. Ogni volta che lo vedeva entrare in laboratorio non perdeva una parola di ciò che diceva, era affascinata dalla sua sicurezza e da quegli occhi scuri in cui era facile perdersi. Si scrollò di dosso quei pensieri che non erano utili al suo lavoro, mise le mani in borsa alla ricerca di una torcia per poter osservare meglio i danni sulla piccola casa di legno. Era davvero anomalo il comportamento delle fiamme, sembravano direzionate con una precisione e una ristrettezza di campo che non aveva mai visto. La natura sapeva fare le cose in grande in fatto di incendi, si aspettava di vedere file e file di alberi carbonizzati, invece il perimetro era talmente ristretto da far pensare all’utilizzo di una particolarità. L’unica parte sopravvissuta era un piccolo angolo che era stato costruito in cemento, quindi il fuoco non era riuscito a corrodere quelle pareti basse. Chissà qual’era il suo utilizzo, fece una congettura a voce alta, ascoltando anche l’opinione di Astrid che aveva senso tanto quanto la sua. Poteva essere qualsiasi cosa. Freya spostò la torcia verso destra e vide un luccichio che catturò la sua attenzione, mettendo i guanti raccolse un orecchino che mostrò alla donna al suo fianco prima di metterlo in una bustina trasparente di colore blu. ”Questo orecchino potrebbe essere un buon punto di svolta, hai ragione. Se ci fossero delle tracce di DNA potemmo sapere chi altro è stato qui oltre a Egil.” si chinò per passare un trace sulle due pareti di cemento, così da poter analizzare i residui delle ceneri che aveva notato non appena si erano avvicinate. Ripose il trace in un’apposita scatolina sterile e la mise nella tasca esterna della sua borsa, intanto ascoltava le elucubrazioni di Astrid su ciò che poteva essere accaduto per davvero visto la situazione alquanto anomala. La seguì quando le fece cenno di farlo, voleva esserle d’aiuto e non d’intralcio, nonostante la sua inesperienza sul campo. Freya voleva sfruttare al meglio l’opportunità che le era stata data quella sera, se Melinda aveva svegliato lei nel mezzo della notte, doveva esserci un ordine dall’alto. Se quella era una prova, l’avrebbe passata col massimo dei voti. ”Magari la ragazza che ha perso l’orecchino è stata inviata da qualche organizzazione che gestisce i giri di droga? Le donne non agiscono solo per sentimento o perché le hanno fatto spezzare un’unghia. Ancora ci sottovalutano, eppure siamo negli anni 2000.” rivolse un sorriso solidale alla donna, certa che avrebbe capito di cosa parlava. Sicuramente anche a lei erano capitati commenti sgradevoli o maschilisti sulla sua figura, l’operativo era un settore del B-6D prevalentemente maschile, chissà quanto aveva dovuto lottare per guadagnare il rispetto dei suoi colleghi. Se non si fossero conosciute da troppo poco per prendersi determinate confidenze, le avrebbe passato un braccio attorno alle spalle per farle capire che non era la sola ad aver avuto certi problemi. Freya era stata sottovalutata sin dal primo giorno in cui aveva messo piede nella facoltà di Scienze Forensi, le avevano detto che i bei faccini senza cervello non erano graditi. Non sapevano quanto si sbagliassero sul suo conto, era uscita dalla tesi con la lode e aveva fatto mangiare la polvere a tutti quegli uomini che volevano farle credere di essere solo un bel involucro. ”Avrebbe senso anche se si fosse trattato della sua ragazza, scoprire la sua identità ci permetterebbe di capire molte cose. Però il mio sesto senso mi dice che chi ha effettuato la chiamata, non era poi così lontana da qui quanto voleva farci credere.” avevano sufficienti dati per poter effettuare almeno una ricostruzione preliminare dei fatti, il loro lavoro non era finito lì, adesso dovevano tornare in sede e cominciare a mettere assieme tutti i tasselli. Rivolse un sorriso divertito ad Astrid quando nominò Max, il collega più taciturno dell’intero B-6D, probabilmente aveva avuto a che fare con lui diverse volte se conosceva il suo nome. ”Se devo affrontare la nottata con lui, mi serviranno dosi extra di caffè. Non so quanto lo conosci, ma non parla molto il ragazzo.” scrollò le spalle, iniziando a seguire la donna a ritroso verso la macchina. Si prospettava una nottata ancora più lunga di quel che aveva pensato al suono del suo cercapersone, aveva bisogno di una buona colazione e di un caffè, ma conoscendosi sapeva che avrebbe optato solo per litri e litri di caffè per non perdere la concentrazione. Quando si trattava di lavoro, Freya era una di quelle che usciva sempre per ultima dal laboratorio o dalla centrale di polizia dove era in copertura. Sapeva di essere una stakanovista, spesso Debbie la prendeva in giro e le diceva che avrebbe dovuto vedere qualche concerto in più e qualche microscopio in meno. La faceva sempre sorridere quella battuta, anche se aveva un fondo di verità innegabile.
    ”Grazie!” rispose alla gentilezza di Astrid, si avviò rimanendo qualche passo dietro di lei, appesantita dal borsone con l’attrezzatura per le rilevazioni. Si guardava attorno mentre rimuoveva la maschera, percependo ancora forte l’odore di bruciato misto a etilene. Mano a mano che andavano avanti la coltre di cenere andava diradandosi, si era distratta a osservare la potenza della distruzione su quella piccola casa di legno, non si rese minimamente conto della trave sopra la sua testa che si era distaccata dal suo perno. ”Attenta!” il richiamo di Astrid la mise in allerta, ma non capì a cosa si riferisse finché non si ritrovò tra le sue braccia, notando il crollo della trave dalla sua posizione di protezione. Non si aspettava quel contatto improvviso, era stretta in un abbraccio che le trasmetteva un forte senso di sicurezza, il suo naso sfiorava la pelle del suo collo che aveva un sentore agrumato familiare. Cercò di ricordare dove avesse già sentito quel profumo, ci mise un po’ a collegare il volto di Mads a quel ricordo sbiadito nella sua mente. Si allontanò piano, stordita dalla velocità degli eventi e da quella sensazione di calore che aveva investito il suo corpo al contatto con quello di Astrid. ”Si, è decisamente l’ora di andare e mettersi al sicuro.” si lasciò spostare una ciocca di capelli dietro le orecchie, inclinando leggermente il capo per permetterle di farlo più agevolmente. Freya trattenne il fiato, il suo corpo reagì a quel tocco in un modo inaspettato, le formicolava quel breve sentiero di pelle che la donna aveva accarezzato. Si morse il labbro inferiore assaporando la confusione sulle sue labbra, non capiva il perché di quelle sensazioni amplificate nei suoi confronti. Non aveva mai provato nulla di simile nei riguardi di una donna, nessun brivido o battito accelerato in presenza delle sue amiche, invece Astrid le aveva alterato i sensi. Ci mise qualche istante di troppo a risponderle, tanta era la confusione che vorticava nella sua mente. Le piaceva? Non era possibile, lei aveva sempre avuto relazioni solo con degli uomini, forse era solo molto stanca e sovraeccitata per la sua prima missione sul campo. Sì doveva essere quello. O magari quel profumo così simile a quello di Mads, lo ricordava da quella sera in cui avevano mangiato assieme da Jack. Forse quell’associazione aveva risvegliato qualcosa in lei di inaspettato, non sapeva davvero cosa pensare. ”Lo credo anche io, penso proprio che sia ora di rientrare…” abbassò lo sguardo per poi riportarlo in quello di Astrid, i suoi occhi scuri erano così intensi, mentre quel sorriso dolce che le allargava le labbra le fece stringere lo stomaco in una contrazione involontaria. ”Abbiamo ancora un sacco di lavoro da svolgere, andiamo…” fece un passo indietro per recuperare lucidità e seguì la donna nel silenzio della notte, interrotto solo dai passi degli altri agenti operativi di rientro dalle loro perlustrazioni e dal battere frenetico del suo cuore.
     
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