All the world's a stage and all the men and women merely players

Charlotte& Rei

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    Era stata una settimana impegnativa quella che stava per lasciarsi alle spalle e non poteva dire che quella successiva sarebbe stata più leggera. Il periodo natalizio e la fine dell’anno erano sempre pieni di scadenze, di nuove offerte da parte di investitori, di bilanci da chiudere, di previsioni da fare, di richieste di ferie o permessi. Certe volte il suo lavoro sapeva essere imprevedibile, in altre occasioni invece, come quella, si trattava semplicemente della solita routine. Firmare questi o quei documenti, programmare i primi consulti dell’anno successivo, programmare le agende almeno per gennaio insieme ai tecnici informatici. Le sue ferie sarebbero arrivate giusto per pochi giorni, nello stretto periodo natalizio, perché sua sorella era in città e ci teneva a trascorrere qualche giorno insieme a lei, senza dover pensare a nient’altro. Per questo si era messa ancora più in testa di chiudere tutta la sua parte burocratica il prima possibile e aveva iniziato a portarsi avanti con tutto quello che le era possibile. Non avrebbe permesso neppure al suo lavoro, per quanto ci tenesse, di rovinare quel primo vero Natale insieme a Grace da tanto tempo. Avevano sempre cercato di stare insieme, anche nei periodi che avevano trascorso in città differenti, ma essere finalmente nella stessa città in maniera stabile, dopo tanti anni, era stata per lei una conquista. Era felice di essere riuscita a portarla sin lì e che sua sorella avesse ottenuto il lavoro presso la casa di profumi che lei gli aveva segnalato. Non che avesse dubbi ovviamente, aveva sempre creduto molto in lei e nelle sue capacità. Sapeva che anche la sua sorellina, come lei, se si metteva in mente una cosa sapeva perfettamente come ottenerla. C’era una cosa in effetti che i suoi genitori le avevano trasmesso, anche se non le piaceva ammetterlo: la determinazione. L’avevano sempre spronata a dare il meglio di sé e a credere in se stessa, senza mai cercare di fermarla e lo stesso avevano fatto con Grace.
    Quella sera tuttavia non era con sua sorella che avrebbe trascorso la serata, ma con Rei, una collega oltre che un’amica. Si erano incrociate per la prima volta diversi anni prima, proprio per discutere di alcuni nuovi pazienti che avevano chiesto di partecipare al programma dell’istituto, per valutare quale fosse il settore migliore da proporre loro. La bruna era uno dei medici che si occupava della parte meno legale delle ricerche e a cui spesso le avevano detto di rivolgersi per avere dei pareri oggettivi e molto attenti. Charlotte aveva subito visto in lei una mente brillante e interessante e questo l’aveva portata a cercare di conoscerla, a capire che cosa ci fosse nella sua vita oltre al lavoro, come fosse quella donna al di fuori di quelle mura bianchissime che trattenevano tanti segreti al loro interno. Rei inoltre aveva una particolarità piuttosto singolare, qualcosa che, da quando era a Besaid, non aveva mai visto su nessun altro. Aveva sempre provato un certo fascino per le particolarità altrui ed era stato quindi piuttosto felice per lei scoprire di poterle individuare senza che chi aveva di fronte dovesse necessariamente parlargliene. Nel corso del tempo aveva scoperto che molti preferivano tacere, fingere che quelle stranezze non esistessero, come se si vergognassero del loro essere dei cittadini così speciali. Lei invece ne era stata immediatamente attratta ed era stato forse anche questo aspetto a convincerla a restare in quella strana cittadina, che nascondeva così tanti segreti e così tante potenzialità da scoprire, ma che non aveva certo le dimensioni di una capitale. Era in una città decisamente più grande e frenetica che si era sempre immaginata da bambina quando, osservando il soffitto bianco dal suo letto, cercava di pensare al suo futuro. Il Mordersønn tuttavia le aveva offerto un buon compromesso tra quei sogni di bambina e la realtà, oltre alla possibilità di seguire da vicino delle ricerche interessantissime. Credeva davvero nel fatto che, con la giusta pazienza, sarebbe riusciti a giungere a dei buoni risultati e che avrebbero trovato una spiegazione a quelle stranezze e un modo per controllarle o magari persino per alterare il modo in cui qualunque cosa le generasse decidesse come affidarle alle persone. Trovare la chiave dietro a quel concetto avrebbe sicuramente fruttato all’istituto tantissimi soldi, oltre che la possibilità di diventare un vero e proprio punto di riferimento nello scenario mondiale. Aveva fatto delle ricerche da quando si era trasferiva, ma sembrava che ogni notizia sulle particolarità venisse bloccata a livello ben più alto e che non ci fosse alcuna possibilità di farle uscire fuori. Ottenerne il controllo, però, avrebbe potuto cambiare molte cose e avrebbe potuto permettere loro persino di riscrivere le leggi del mondo. Erano piuttosto grandi le sue ambizioni e forse per questo andava molto d’accordo con Nikolaj e la sua famiglia, loro che erano stati i pionieri di quel grande sogno.
    Charlotte aveva prenotato il taxi per quella serata con largo anticipo, perché passasse a prendere prima lei e poi l’amica e restasse a loro disposizione per tutta la serata, in caso avessero avuto bisogno di un passaggio per spostarsi verso un’altra zona della città, o anche semplicemente per tornare a casa. Aveva dato un largo anticipo al conducente affinchè non facesse troppe storie e si mantenesse libero. Se avesse scoperto che aveva effettuato altre corse in loro attesa non si sarebbe evitata di fare una segnalazione con i fiocchi all’azienda per cui lavorava. Era una perfezionista, lo era sempre stata, e vedere i suoi programmi o i suoi progetti andare in fumo le mandava sempre il sangue al cervello, quindi faceva il possibile per prevenirlo, anche se questo prevedeva un certo dispendio di denaro. Nel corso degli anni era stata in grado di mettere da parte un bel gruzzolo e, sebbene non le piacesse sperperare il suo denaro, le piaceva spenderlo con le persone con cui si trovava bene, perché le loro serate filassero lisce e senza impicci che avrebbero potuto rovinare il suo umore. Aveva indossato un vestito rosso e lungo per l’occasione, accompagnato da un soprabito color panna, si era recata dal suo parrucchiere di fiducia per far acconciare i capelli e aveva completato il tutto con dei gioielli e con una pochette dove aveva messo giusto l’essenziale per la serata. A differenza di Rei, che si mostrava sempre molto più composta, con abiti semplici e poco vistosi, Charlotte amava i vestiti, i gioielli e tutte quelle frivolezze che da adolescente non si era mai potuta permettere. Aveva scritto un veloce messaggio all’altra, poco prima che il taxi arrivasse sotto casa sua e l’aveva attesa all’interno dell’auto, avvicinando il volto al finestrino per poter osservare il paesaggio attorno a lei. La luce aveva iniziato a lasciare il passo all’oscurità mentre il sole completava il suo viaggio facendo il posto alla luna. Accolse Rei con un sorriso smagliante e assolutamente sincero. Si trovava molto bene in sua compagnia ed era per questo che quando aveva saputo che a Besaid avrebbero portato l’Amleto aveva subito dato la notizia all’amica, sperando che riuscisse a trovare un giorno libero per accompagnarla a vedere quello spettacolo. Amava molto il teatro e da quando lo aveva scoperto aveva avuto una predilezione per le opere di William Shakespeare che sperava di riuscire a vedere tutte almeno una volta. L’Amleto era una delle sue tragedie preferite e in diverse scene si trovava a trattenere in fiato, come se persino il suo respiro potesse disturbare la buona riuscita dello spettacolo. -Rei. - la accolse, spostandosi appena più a destra per permetterle di entrare più comodamente all’interno della vettura. -Sono felice di rivederti, mi sembra passato un secolo dall’ultima volta in cui siamo riuscite a vederci al di fuori del lavoro. - disse, con una leggera risata, mentre attendeva che l’altra mettesse la cintura di sicurezza e che il conducente iniziasse il suo viaggio verso il teatro. Entrambe svolgevano un lavoro piuttosto impegnativo all’interno dell’istituto e non era semplice riuscire a incastrare il loro tempo libero per poter godere di un po’ di relax insieme. -Temevo di non farcela, sono stata trattenuta a lavoro più a lungo del previsto e ho rischiato di non fare in tempo a prepararmi. - aggiunse poi, con un leggero sbuffo contrariato. Di solito non le pesava restare in ufficio più a lungo del dovuto, ma nelle rare occasioni in cui aveva già preso degli impegni le cose cambiavano. Non sopportava di dover disdire qualcosa di già pianificato per via degli imprevisti. -Tu invece? E’ stata una giornata tranquilla? - domandò, con una certa curiosità, senza tuttavia pretendere che l’altra potesse rivelarle troppi dettagli sulla sua giornata all’interno dell’abitacolo di quella vettura.
    Ci vollero soltanto una decina di minuti per raggiungere l’ingresso del teatro, dove un folto gruppo di persone attendeva di poter entrare. Si sfregò appena le mani l’una con altra, cercando di scaldarle un po’, mentre attendeva di poter accedere all’interno e mostrare il suo biglietto. -Forse ho sottovalutato il clima. - ammise, con un candido sorriso, osservando l’altra per un momento, prima di muovere qualche altro passo verso la porta mano a mano che le persone varcavano la soglia. -Tu hai già visto questo spettacolo prima? - domandò, curiosa di sapere se fosse la prima volta che vedeva la rappresentazione di quell’opera dal vivo, o se invece le era già capitato altre volte e quindi magari aveva accettato soltanto per farla felice. -Io ne vidi una versione a Oslo qualche anno fa, ma ero curiosa di vedere la versione di questi attori, dicono che sia particolarmente emozionante. - disse, senza smettere di sorridere, mentre si avvicinavano alla maschera, per mostrare i loro biglietti. Indicò loro una scalinata sulla sinistra, invitandole a prendere quella strada per poi rivolgersi al suo collega al primo ingresso per avere delle altre direttive. Annuì appena, sollevando appena il vestito, tenendone alcuni lembi tra le mani per evitare di inciampare nelle scale. Non sarebbe certo stata una bella scena vedersi rotolare giù per tutti quegli scalini. Si sistemò sulla sua poltrona numerata, facendo scostare appena alcune persone che avevano già preso posto nella loro stessa fila e si accomodò, attendendo l’inizio dello spettacolo. Avrebbero dovuto mantenere un rigido silenzio durante la rappresentazione teatrale, perché erano queste le regole di comportamento all’interno di quegli ambienti, ma avrebbero sicuramente potuto utilizzare le eventuali pause e la fine di esso per poter parlare di quanto avevano appena visto e delle loro vite, più in generale. Sorrise in direzione dell’amica, aspettando un cenno o una parola da parte sua prima di concentrarsi con attenzione davanti a sé, proprio mentre le tende del sipario iniziavano a sollevarsi, segnando l’inizio dello spettacolo. Sarebbe stata una bella serata, o almeno era questo che sperava.

    Edited by 'misia - 13/12/2020, 22:34
     
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    Rei. Sono felice di rivederti, mi sembra passato un secolo dall’ultima volta in cui siamo riuscite a vederci al di fuori del lavoro. La voce di Charlotte e un elegante suo movimento l'accolsero nel retro dell'abitacolo del taxi, in cui Rei fece il suo ingresso sperando di lasciarsi la scia di tabacco al di là della portiera che chiuse dietro di sé. Accomodandosi al suo fianco, raccolse la piccola borsetta sul grembo, muovendo appena le dita coperte da dei guanti in pelle. Charlie... non hai tutti i torti. Non ricordo nemmeno quand'è stata l'ultima volta. Ammise, ricollegandosi al saluto dell'amica subito dopo aver risposto anche a quello dell'autista che, dopo quel rapido scambio, tornò al silenzio totale - interrotto di tanto in tanto dal cambiare la stazione radio le cui onde, talmente basse, raggiungevano a malapena i discorsi di Charlotte e Rei, donando comunque alle due donne abbastanza riservatezza. Temevo di non farcela, sono stata trattenuta a lavoro più a lungo del previsto e ho rischiato di non fare in tempo a prepararmi. Rei annuì un paio di volte, non potendo individuare nessun ostacolo sfiorarle il viso; solitamente qualche ciocca corvina le avrebbe accarezzato la pelle o la visuale dell'altra sarebbe stata in qualche modo oscurata dalle asticelle degli occhiali, ma per quella serata Rei aveva scelto di legare i capelli in un basso chignon e optare per delle lenti a contatto, mostrandosi disadorna di ogni elemento che l'avrebbe ricollegata all'immagine che l'altra aveva di lei a lavoro - eccezion fatta, naturalmente, per l'immancabile rossetto rosso che le colorava le labbra. Tu invece? E’ stata una giornata tranquilla? A quella domanda, le spalle di Rei si abbassarono di poco. È stata... una giornata. Decise di rispondere, permettendo al piccolo sospiro che abbandonò le sue labbra di riempire ogni spazio lasciato incompleto dalle parole. Quindi rivolse lo sguardo a Charlotte, curiosa della sua giornata ben lontana dagli ambienti asfissianti dell'Omega. Spero tu abbia avuto un diverso tipo di giornata. Le accennò un piccolo sorriso, accennando a ciò che le aveva detto prima. La collega sembrava aver scampato per pura fortuna la possibilità di rimanere a lavoro, permettendosi del meritato tempo libero passato come più preferiva. Ma tu sei più brava- a dire no. Io finisco sempre a rimanere lì per ore, e ore... e ore. Qual era il problema che ha rischiato di farti fare tardi questa volta?
    Di lì a poco le donne giunsero a destinazione. Seguendo ancora una volta l'amica, Rei si alzò con disinvoltura il colletto dell'ampio cappotto nero, attenta poi a passare con i guanti in pelle sul tessuto che la copriva quasi del tutto, raddrizzandone eventuali pieghe createsi per via del breve periodo che aveva trascorso seduta. Forse ho sottovalutato il clima. Al commento dell'altra, la donna rivolse un rapido sguardo alla nuvoletta che, per il tempo di un battito di ciglia, si presentò fuori le labbra di entrambe. O forse è la stanchezza, Charlotte. Qualche altro passo e saremo dentro. Le rispose con calma, sottintendendo che le temperature del teatro sarebbero di certo state in grado di accoglierle entrambe nella maniera più calorosa. Si guardò per qualche istante attorno, notando l'affluenza di diversi gruppi di persone, coppiette o singoli spettatori. Tu hai già visto questo spettacolo prima? Gli occhi neri di Rei tornarono allora su Charlotte e sorrise appena, forse un po' tristemente. In verità, no. È una rarità che riesca a vedere uno spettacolo una sola volta, figurarsi le repliche. Confessò senza troppi problemi - in fondo, entrambe conoscevano bene i ritmi a cui dovevano piegarsi per via del lavoro all'Istituto e sapeva che, con quelle poche e semplici parole, avrebbe comunque raccolto la comprensione dell'altra. Io ne vidi una versione a Oslo qualche anno fa, ma ero curiosa di vedere la versione di questi attori, dicono che sia particolarmente emozionante. Rei non era una di molte parole e il più delle volte permetteva alle altre persone di aprirsi a lei, preferendo non forzare nessuna confessione. Non per questo, tuttavia, riuscì a frenare i propri pensieri: da chi era stata accompagnata Charlotte? Mmh, non ho avuto modo di fare le mie ricerche al riguardo. Mi affiderò alla tua parola, allora. Rispose con tranquillità. Le aveva parlato ben poco dell'ex marito e, per quanto fosse a conoscenza di ciò che Charlotte aveva dovuto affrontare a seguito della perdita della figlia - non aveva voluto chiedere oltre. Anche in quel caso immaginò non si trattasse del momento giusto per intavolare una discussione del genere e, dopo una brevissima pausa al guardaroba dove si liberarono dei cappotti, allora Rei continuò a seguire Charlotte che, a quanto sembrava, era quella più disinvolta fra le due nell'ambiente.
    Quando appoggiò la schiena contro la poltrona che riportava lo stesso numero del proprio biglietto, allora Rei si concesse di rilassare un po' le spalle, dandosi lo spazio di esalare un piccolo sospiro prima di tornare nuovamente composta. Le poltrone... sono troppo comode. Mormorò più a se stessa che a Charlotte, ben certa che l'altra avrebbe potuto ascoltarne la voce nonostante il brusio generale presente in sala. Sperò di non chiudere gli occhi per più tempo di quanto fosse necessario: come le aveva detto, il turno pomeridiano non era stato uno fra i più gentili. Mancavano ancora alcuni minuti all'inizio dello spettacolo e ancora in molti sembravano essere occupati a trovare il proprio posto. Tastò per qualche secondo i braccioli, contenta di non dover condividere il lato destro, per il momento, ancora con nessuno e quindi inclinò di poco il viso verso la collega. Grazie per il taxi, e grazie per avermi invitata qui. Il tempo libero è poco ma è un po' triste passarlo esclusivamente a letto. Commentò questa volta rivolgendosi direttamente alla collega, mentre le labbra colorate di rosso si distendevano in un timido sorriso. Per quanto apparisse burbera e spesso nervosa sul posto di lavoro - dove, fortunatamente per Charlotte, non si incontravano di frequente -, Rei sapeva dimostrarsi molto grata di attenzioni del genere. Per lei le occasioni così erano davvero rarissime. Conduceva una vita solitaria e, per quanto non ne trovasse rimedio, pativa la mancanza di interazioni umane fin nel profondo. Di conseguenza, ogni accortezza compiuta espressamente per lei non poteva che renderla contenta.
    E comunque... ora stai meglio? Hai meno freddo? Le domandò lasciando che lo sguardo scivolasse fino alle dita della donna, potendone osservare la superficie apparentemente baciata dal freddo esterno. Nonostante avesse optato per un tailleur nero a differenza dell'amica, che splendeva abbracciata dal rosso, le due non stonavano sedute l'una accanto all'altra, dando l'idea di un paio di persone davvero eleganti - e insospettabili. Girò di poco il polso sinistro per adocchiare con lo sguardo le lancette che segnavano l'ora - non era stata in grado di fermarsi alla soglia del teatro prima di entrare e, per questo, iniziava ad avvertire il desiderio di portare una sigaretta fra le labbra. Oh, già... è Shakespeare. Nessun intermezzo... quindi niente pausa per fumare. Commentò infine, raccogliendosi le mani nelle mani e dovendo affrontare la dura realtà: avrebbe dovuto pazientare. Lo spettacolo sarebbe iniziato di lì a poco, almeno non prima che una coppia potesse passare proprio davanti le due donne, rischiando di calpestare i piedi ad entrambe. Rei seguì con sguardo indagatore i movimenti dei due: l'uomo trovò finalmente il proprio posto e si passò il fazzoletto in fronte e la donna si schiantò contro la poltroncina. Quindi la donna alzò gli occhi al cielo, per poi incontrare quelli di Charlotte - il fastidio era patente, ma durò pochi secondi. Charlotte, le balconate... sei mai stata in balconata? Domandò elusiva, comunicando la ben nota affinità che aveva con la presenza umana. In breve tempo ogni brusio si calmò, con l'abbassarsi delle luci, iniziò ad alzarsi il sipario.
    Per quanto la stanchezza cercasse più e più volte di prevalere sulla danza che le palpebre della donna continuarono a eseguire per tutta la durata dello spettacolo, il respiro greve e fischiettante di una narice - quella destra, ne era sicura - dell'omone seduto proprio accanto a lei la intrattenne in modo singolare più di quanto l'intero spettacolo riuscì a fare. Tutto sommato, le piacque e, quando tutti gli applausi terminarono la loro fragorosa energia, allora Rei si rivolse a Charlotte: avrebbero potuto parlare più in profondità dello spettacolo in un altro momento. Per ora, tutto il suo interesse verteva nel recuperare i cappotti e uscire dal teatro. Charlie, devi lavorare presto domani mattina? Potremmo andare qui vicino, dovrebbe esserci un wine bar non troppo distante. Permettimi di offrire. Le propose con gentilezza, sfiorandole il braccio per poi attendere che, così com'erano entrate in quell'ambiente, fosse l'amica a dirigerla all'esterno. Non appena l'aria pungente della serata pizzicò le gote della donna, allora il suo pollice andò a strusciare la rotella dell'accendino in un paio di movimenti rapidi e secchi. Si allontanò comunque di poco da Charlie, non volendola disturbare con l'aroma agrodolce del fumo. Quindi? Le tue aspettative sono state soddisfatte? Silenziosamente le indicò con un gesto del braccio la direzione da prendere per raggiungere il bar di cui le parlava prima e, mentre con lentezza si riempiva la bocca di nicotina, attese la risposta dell'amica. Le impose un passo rilassato, non volendo affrettare quel piccolo viaggio che durò meno di dieci minuti - per una volta, i movimenti di Rei non si tramutarono in nervosi scatti d'energia. Libera dal camice, si poteva dire anche libera da ogni scadenza o impegno.
    Raggiunto il "2am", un locale intimo e molto curato, dalle linee pulite, gli ambienti scuri e l'atmosfera rilassata, entrambe furono accolte da uno dei giovani camerieri del posto. Dopo una brevissima chiacchierata con il ragazzo, le donne si accomodarono in un angolino meno raggiunto dalle luci calde e soffuse dell'ambiente. Una versione strumentale di Fly me to the moon stava deliziando i clienti all'interno del locale. Riuscì a notare il proprietario del locale rivolgerle un saluto ma, troppo impegnato dalle richieste di altri clienti, le segnalò che sarebbe arrivato più tardi - ma Rei sperò di non doverci avere a che fare, intenzionata a non pensare al lavoro almeno per un po'. Si trattava di un vecchio paziente dell'Istituto. Per quanto ci capisca ben poco- credo che sia stato uno spettacolo piacevole. Forse cambierò idea durante la nottata... devo aver letto l'Amleto, almeno una volta. Non troppo tempo fa... mi è sembrato di riconoscere qualche spezzone. Ma forse sono dei falsi ricordi, delle impressioni, chissà. Non leggo da troppo tempo... Si lamentò sul finire con se stessa, accigliandosi leggermente mentre tornava a guardare la brevissima carta di vini, facendo sorvolare lo sguardo fra un nome e l'altro in cerca di qualcosa che potesse catturarne l'attenzione - nonostante era sicura del fatto che avrebbe optato per la scelta di sempre. Ma credo di avere di sicuro qualcosa in comune con Amleto, in un certo senso... Continuò, forse soprappensiero, credendo di potersi rendere più esplicita di lì a poco. L'espressione seria non lasciò intendere alcun turbamento, almeno non di quelli che avrebbero potuto raggiungere facilmente uno sguardo rapido o distratto. Si era ripromessa di non pensare al lavoro, tuttavia... Per fare un lavoro del genere bisogna pretendere di essere fuori di sé. Esserlo e basta... comprometterebbe l'intero equilibrio. Concluse alzando gli occhi scuri su Charlie. Ti piace il teatro, Charlotte?
     
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    Un leggero sentore di tabacco accompagnò l’ingresso di Rei nell’automobile. Negli ultimi tempi, da quando Grace si era trasferita in città e aveva portato con sé tutte le sue usanze e le sue conoscenze, Charlotte aveva iniziato a concentrarsi un po’ di più sui profumi delle persone che aveva attorno a sé. Rei ad esempio ne indossava sempre uno molto discreto e mai invadente che sembrava quasi un’estensione della sua personalità. Non le piaceva mettersi in mostra e questo tratto di lei appariva attraverso molti aspetti. Aveva osservato attentamente molti dei dipendenti dell’istituto in tutti gli anni che aveva trascorso in quel luogo e solo pochi di loro le erano rimasti impressi, catturando la sua attenzione. Non era brava a coltivare le amicizie, presa com’era dal lavoro e dagli impegni di cui riempiva la sua agenda, giorno dopo giorno, ma cercava quando possibile di recuperare. Chiese alla donna dai capelli scuri qualche notizia sulla sua giornata, sperando la sua fosse stata più tranquilla, ma il tono con cui le rispose le lasciò intendere che anche per Rei era stata lunga e piuttosto stancante. Sorrise appena alla successiva frase dell’altra. Senza dubbio le loro giornate erano scandite da ritmi e impegni molto diversi. Si chiedeva spesso come proseguissero le ore nel settore medico, come si svolgessero le visite e gli studi. Avrebbe tanto voluto poter avere il tempo di allontanarsi qualche ora dal suo ufficio e andare a dare un’occhiata laggiù, ma purtroppo non le era possibile. Apprendeva le notizie soltanto grazie ad alcuni cenni che le faceva Niko e ai report che a volte le capitava di leggere. Charlie incontrava i pazienti al loro arrivo all’istituto, cercava di farli sentire al sicuro, a casa, e poi non li vedeva fino alla fine del trattamento. A volte alcuni di loro aveva faticato a riconoscerli negli atteggiamenti e nei modi di fare, capitava che molte cose cambiassero dopo la terapia. Eppure lei era convinta che quella fosse l’unica cosa giusta da fare, anche non ci fossero strade diverse da percorrere se volevano ottenere delle risposte.
    -Uno dei colleghi più giovani aveva fatto degli errori piuttosto seri con i bilanci. - le rispose, con un leggero sospiro, dandole una prima indicazione sul suo incidente di quella sera. -Per fortuna siamo riusciti a trovare il primo dei suoi errori e da lì correggere tutto a catena, da solo non riusciva a comprendere che cosa mancasse. - continuò, con un leggero sorriso. Di norma non accettava di buon grado di fare tardi a causa di errori commessi da altre persone, ma quando si trattava di colleghi alle prime armi sapeva essere un po’ più gentile. Tutti dopotutto dovevano pur iniziare da qualche parte. Osservò l’amica, stretta nel suo cappotto nero e si mosse verso l’ingresso, cercando di sopperire al freddo di quella sera. -Sì, forse hai ragione. - commentò, quando l’altra le fece notare che forse era soltanto un po’ stanca e che, presto, all’interno si sarebbe riscaldata. Quello che le dava da pensare tuttavia era il post spettacolo. Se avessero deciso di fare una passeggiata all’aperto probabilmente il freddo sarebbe tornato a farsi sentire., ma in quel caso avrebbe trovato un modo di spegnere quella sensazione. Farsi abbattere dalle piccole cose non era mai stato tra le sue opzioni. La guardò incuriosita quando Rei ammise si non essere stata spesso a teatro, probabilmente a causa dei tanti impegni, soprattutto lavorativi. -Allora spero che la scelta possa piacerti, mi dispiacerebbe averti fatto sprecare una delle tue poche possibilità. - aggiunse quindi, avvicinandosi un po’ di più a lei, tanto da poterle quasi sfiorare la spalla mentre camminava, per evitare di essere travolta da un gruppetto di maschere che camminavano velocemente in direzione opposta alla loro. Probabilmente doveva esserci stato qualche piccolo problema nella gestione degli arrivi e dell’accoglienza.
    Raggiunsero l’ingresso della sala e si accomodarono sulle poltroncine a loro assegnate. Il chiasso all’interno della sala rendeva quasi difficile sentirsi persino a un passo di distanza. Si sistemò meglio contro lo schienale mentre l’altra constatava la comodità delle sedute. Ridacchiò appena, coprendosi le labbra con una mano. -Cerca di non appisolarti, o almeno di fare in modo che nessuno se ne accorga. - scherzò, rivolgendole poi un veloce occhiolino. Doveva essere molto stanca, quindi una poltrona comoda doveva essere molto invitante, ma sperava che lo spettacolo fosse abbastanza interessante da trattenerla dal sonno. Ma figurati, è stato un piacere. - rispose alle parole di ringraziamento dell’altra, tenendo il capo girato di lato per poterla osservare meglio. -Ad ogni modo, ritengo che ognuno sia libero di trascorrere il proprio tempo libero come preferisce, anche se si tratta di trascorrerlo a letto per godersi un po’ di sano e meritato riposo. - aggiunse quindi, come a volerla rassicurare sul fatto che riposarsi non fosse affatto una cosa triste. -Sì, avevi ragione, entra all’interno mi ha aiutata. - spiegò, mentre un sorriso ora appena più divertito colorava le sue labbra tinte di rosso. -Non mi piace ammetterlo ma hai ragione sin troppo spesso. - disse, con un cenno di divertimento nella voce. Non si esprimeva spesso in complimenti e ancora meno ammetteva di commettere degli sbagli, per questo probabilmente quella sarebbe stata la prima e unica volta che Rei avrebbe potuto sentire simili parole fuoriuscire dalla sua bocca. Era probabilmente l’aspetto molto razionale della donna che aveva di fianco a renderla così saggia. Lei invece in alcune occasioni tendeva a lasciarsi trasportare dalle emozioni, sebbene facesse di tutto per cercare di arginarle e spegnerle. Le sarebbe piaciuto riuscire a divenire completamente immune ad ogni influenza dell’esterno.
    Notò con la coda dell’occhio l’altra controllare l’orologio, prima di ammettere con tristezza che non avrebbe potuto godere di una pausa per fumare una sigaretta. -Io ho provato a cominciare a fumare per un breve periodo, durante l’università, quando mi ero da poco trasferita in città, ma non mi è mai piaciuto troppo. - rivelò, giusto per restare in tema, facendole quella piccola confidenza sul suo conto. -Ero curiosa di sperimentare, visto che ero finalmente lontana da casa. - aggiunse poi, con aria tranquilla. Non era mai andata troppo d’accordo con i suoi genitori. Sebbene volesse loro bene non riusciva a restare troppo a lungo nello stesso luogo insieme a loro, finivano sempre per raggiungere discorsi dove i loro differenti punti di vista si scontravano senza tregua. Il piccolo paesino in cui era nata le era sempre stato un po’ stretto. Il passaggio di una coppia decisamente poco attenta interruppe il loro discorso suscitando un po’ di fastidio in Rei. -Ti chiedo scusa, mi sono mossa un po’ tardi per l’acquisto dei biglietti e i posti nelle balconate erano già terminati. Prometto non accadrà più. - disse quindi, mentre rivolgeva una leggera occhiata alle persone che avevano preso posto sopra di loro. Prese quel commento dell’amica come una seria mancanza personale, qualcosa a cui avrebbe dovuto rimediare quanto prima. Il sipario iniziò a sollevarsi e le voci di tutti gli spettatori iniziarono ad acquietarsi, impazienti di vedere l’inizio dell’opera. Lei ascoltò tutto con estrema attenzione, mantenendo sempre lo sguardo puntato dritto davanti a sé per non perdere neppure un movimento di quell’interpretazione. Quado lo spettacolo terminò poteva dire di sentirsi abbastanza soddisfatta di quelle ore che si era lasciata dietro nonostante ora un leggero languorino avesse iniziato a farsi sentire, annunciato da un sottile brontolio del suo stomaco. Durante gli applausi si voltò di nuovo, finalmente, in direzione di Rei, che a sua volta la osservava e le sorrise. Si mossero veloci per raggiungere il guardaroba e recuperare i loro averi e quindi si diressero verso l’uscita del teatro.
    -Inizio alle 9 domani, quindi nessun problema. Ti seguo. - mormorò, facendo un leggero cenno con il capo e rivolgendole un nuovo sorriso, mentre si stringeva un po’ nelle braccia per attutire il freddo dell’esterno. -Ti confesso inoltre che è da colazione che non metto qualcosa sotto i denti. - aggiunse, immaginando che l’altra potesse capirla. Chissà quanto volte anche lei a causa dei ritmi serrati aveva finito con il saltare qualche pasto. L’altra si accese la sua tanto agognata sigaretta mentre si muovevano fianco a fianco verso il locale da lei suggerito. -Abbastanza, ma non del tutto. - disse, alla sua domanda sullo spettacolo, arricciando appena il naso in un’espressione pensierosa. -Credo che le mie aspettative fossero troppo alte, viste le premesse. - ammise, con un’aria un po’ colpevole. Quando ci si creava delle immagini mentali piuttosto nitide, per rispondere ai propri desideri, era difficile poi che la realtà rispecchiasse quella finzione dorata. Lo sapeva da tempo, eppure continuava a commettere sempre gli stessi errori. Chiacchierarono brevemente dello spettacolo e con passi lenti raggiunsero finalmente il winebar. Era un posto accogliente nel suo essere molto pulito e poco appariscente. Non dava nell’occhio e forse per questo non lo aveva mai notato prima di quel momento, attratta da luoghi molto più colorati, affollati e vistosi. Quel luogo invece era molto più da Rei, poteva riuscire tranquillamente a immaginarla seduta a uno di quei tavolini, anche da sola e il pensiero la fece sorridere silenziosamente. Era raro che l’altra desse qualche informazione sul suo conto, a volte era necessario coglierle in quei piccoli gesti o nelle cose non dette, che parlavano molto più di lei.
    Si accomodarono a un tavolino posto in una posizione quasi nascosta, distanti dal centro del locale dove invece Charlie, in solitudine, si sarebbe accomodata. Notò un uomo rivolgere un leggero saluto a Rei che ricambiò senza troppo entusiasmo. -E’ qualcuno che conosci da tempo? - domandò, incuriosita di capire se fosse uno dei suoi pochi amici di vecchia data o qualcuno la cui presenza la infastidiva. La incuriosì poi quella sua disanima su Amleto, il suo paragonarsi persino a lui per via del lavoro che svolgeva quotidianamente. -Pretendere di essere fuori di testa? Perché mai? - chiese, sinceramente curiosa di comprendere perché l’altra ritenesse il suo lavoro qualcosa di adatto a delle menti anche solo vagamente folli. Lei lo riteneva qualcosa di brillante, affascinante, un grande passo per tutta l’umanità e per questo ammirava molto i medici che, con dedizione, ci si impegnavano. -Sì, mi ha sempre affascinato sin da bambina il mondo che si sviluppa al di sopra di un palcoscenico. - rivelò, con un sorriso tranquillo, mentre osservava la carta dei vini e poi, con la coda dell’occhio, l’amica seduta davanti a lei. Avrebbe preso un vino rosso, di norma li preferiva ai bianchi. -In qualche modo tuttavia credo che anche il mio lavoro abbia un qualcosa di teatrale. - aggiunse quindi, assumendo un’aria vagamente pensosa mentre cercava di spiegare il pensiero che le era balenato nella mente. -Spesso il mio ruolo è quello di convincere delle persone della correttezza della loro scelta, edulcorando talvolta anche ciò a cui andranno incontro. - spiegò, senza tuttavia entrare troppo nel dettaglio, visto che quello non era il luogo, né il momento più adatto per perdersi in simili discorsi.
    Un ragazzo si avvicinò abbastanza in fretta per chiedere le loro ordinazioni, salutandole poi e rivolgendo un cenno con il capo prima di sparire altrove. La sorprese vedere quanto fossero celeri, non sempre le capitava una simile attenzione e questo la fece sorridere. -Ultimamente tuttavia mi sono avvicinata molto ai concerti. - continuò, posando la carta dei vini di nuovo sul tavolo e osservando Rei con un sorriso un po’ più aperto, lasciando intendere che voleva abbandonare il discorso lavoro per concentrarsi su qualcosa di diverso. -Ho iniziato a frequentare un musicista, credo sia per questo. - ammise, senza alcuna vergogna. Ad essere onesta non aveva alcuna intenzione di rendere stabile la sua frequentazione con Theo. Egoisticamente sentiva di aver bisogno di un po’ di compagnia, senza tuttavia ancora voler rinunciare alla sua indipendenza. Lo aveva fatto già una volta in passato e il matrimonio non si era concluso nel migliore dei modi, motivo per cui aveva scelto di accantonare le relazioni troppo serie. Non sapeva se sarebbe mai stata pronta ad impegnarsi di nuovo, ma nel frattempo sapeva di non voler restare sola e per questo c’erano state diverse frequentazioni negli ultimi anni, come quella con Agnes, di cui forse in passato le aveva già parlato. -Tu invece? Qualche frequentazione interessante di recente? - domandò, senza chiedere in maniera troppo specifica riguardo a frequentazioni amorose o amicali, a dire il vero sperava soltanto che Rei non si fosse relegata troppo nella sua solitudine e che avesse deciso di aprirsi un po’ al mondo. Probabilmente lei non era la persona più indicata per dare consigli su quell’ambito, ma sapeva essere una buona ascoltatrice, in caso di necessità. Sapeva poco della vita dell’altra e sperava sempre, in ognuna delle loro uscite, di poter cogliere qualche piccolo dettaglio in più.
     
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    La compagnia di Charlotte durante la serata si era rivelata piacevole. Tuttavia non aveva potuto ignorare come la loro relazione amicale, così come molte di quelle che erano iniziate da poco, nonostante avessero avuto modo di affrontare delle conversazioni anche più profonde e intime, fosse alle volte difficile da gestire per entrambe. Un semplice commento poteva diventare un innesco di malintesi fra loro. Ad ogni modo, Rei credeva di potersi dire soddisfatta. L'invito da parte della collega le aveva fatto davvero molto piacere e doveva ammettere che lo spettacolo, nonostante non avessero potuto godere della riservatezza delle balconate, l'aveva affascinata. Raramente si concedeva delle serate del genere ed era contenta di averlo fatto in compagnia di Charlotte. Fu naturale, quindi, invitarla a proseguire la serata in un locale non troppo distante dal teatro. "Ti confesso inoltre che è da colazione che non metto qualcosa sotto i denti." Rei le lanciò un'occhiata più morbida, come se si fosse momentaneamente preoccupata per l'amica. Sapeva quanto poteva essere frenetica la vita lavorativa all'Istituto: non era raro anche per lei saltare i pasti, o dimenticarsi completamente di mangiare. Di solito quel comportamento aveva delle terribili conseguenze sul suo umore ma, in fondo, cosa non lo faceva? "Allora sarà meglio affrettarci. Ah... e non iniziare mai. Queste sono solo un gran spreco di denaro." Parlò mentre ravvivava la fiamma della sigaretta, che riuscì a consumare prima di fare ingresso nel winebar, dove la conversazione toccò per qualche momento il tema che le accumunava.
    "Sì, un vecchio paziente." Rispose, non avendo ragioni per nascondere la natura di quel rapporto. Rei viaggiò con lo sguardo un'ultima volta verso il proprietario del locale, quindi tornò a guardare Charlotte, mentre i pensieri tornavano sullo spettacolo a cui avevano appena assistito. Rimase sorpresa dalla genuina curiosità di Charlotte. Evidentemente l'altra doveva avere opinioni ben diverse sull'Istituto, sul loro stile di vita, sul loro lavoro. "Non sei d'accordo?" Domandò senza rispondere alle sue domande, segnando con l'indice quella che sarebbe stata la sua scelta per quella sera: un calice di bianco. Continuò ad ascoltarla, alzando lo sguardo dal menù ormai chiuso e rivolgendolo al viso di Charlotte. L'immagine del teatro non era molto distante alla realtà che, in fondo, entrambe insieme a tante altre persone che gravitavano attorno all'Istituto vivevano. Su quel palchetto si muovevano come dei pupazzi, burattini legati ai fili del loro capo: se tirava certi fili annuivano, in altre occasioni avrebbero negato, e si sarebbero mossi assecondando la visione che aveva ereditato dal fondatore. "Quindi quello di mentire." Parlò senza assumere un tono accusatorio. Rei non si trovava nella posizione di giudicare nessuno.
    Dopo il passaggio fulmineo del cameriere, la conversazione si spostò su altre sponde, e Rei fu ben contenta della presa d'iniziativa di Charlotte. Nell'ascoltarla, riuscì facilmente a comprendere come quel discorso appena iniziato avesse risvegliato in lei delle emozioni più positive, che si materializzarono concretamente sul sorriso ampio sul viso della donna. Anche lo sguardo di Rei si ammorbidì. "È un bene." Iniziò a dire, provando un genuino senso di serenità quando l'altra le confessò di star frequentando qualcuno. Rei conosceva la situazione dell'altra donna, che aveva condiviso con lei parte della sua storia, e reputava che quella sarebbe stata una buona occasione per Charlotte. Ovviamente si premurò di non correre troppo con l'entusiasmo dato che, almeno per il momento, l'amica non fece trapelare troppe informazioni su quella nuova frequentazione. "Ah, davvero? È stato lui a consigliarti questo spettacolo? E dov'è ora?" Domandò curiosa, ma non inquisitoria, mentre le labbra tinte di rosso si piegavano in un sorriso più calmo. In breve tempo le loro ordinazioni arrivarono a tavola e Rei raggiunse con delicatezza lo stelo del proprio bicchiere, avvicinandolo al naso per poterne captare l'odore. Approfittò di quella piccola pausa per riflettere sulle parole di Charlotte - nonostante non avesse nulla da confessare all'amica. Rise pianissimo, scuotendo appena il capo. "Niente e nessuno, da tempo. È un po' strano, no?" Osservò il liquido pallido mentre lo faceva oscillare nel bicchiere, portandolo infine alle labbra per prendere un piccolo sorso di vino. "Certo, ho poco tempo, e le uniche persone che conosco sono le persone con cui lavoro, anche se è vero che ogni tanto vediamo qualche volto nuovo..." Disse, facendo riferimento anche a quelle rarissime volte in cui lei era presente a delle riunioni con clienti dell'Istituto in cui aveva visto più volte Charlotte brillare per sagacia e capacità di persuasione. "Però non amo l'idea di frequentare i colleghi, almeno non da quel punto di vista. Quindi non ho molto da raccontarti." Finì, non davvero turbata da quella situazione.
    "E tu? Vuoi dirmi di più su questo musicista?" Come sempre Rei si sarebbe rivelata un'ottima ascoltatrice. Non riservava questo trattamento a molte persone, ed era contenta di poterlo fare per Charlotte, dandole abbastanza spazio per esprimere ciò che la preoccupava o ciò che la emozionava. Era sicura che quella serata si sarebbe conclusa proprio com'era iniziata, costituendo un momento di pace, una pausa dal continuo correre dei loro ritmi lavorativi.

    Davvero scusa il mega-ritardo! In caso sentiamoci se vogliamo continuare/fermare la roletta :fiore:
     
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    Aveva risposto onestamente, senza chiedersi se fosse o meno il caso di farlo, quando l'altra l'aveva invitata a mangiare qualcosa. La sua vita era da tempo una continua finzione, un gioco di maschere e di cose dette o sapientemente occultate, per mantenere pulita e perfetta la sua immagine e quella dell'istituto. C'erano però delle occasioni, quando si trovava lontana dalle mura candide di quella struttura, in cui riusciva ad abbandonare i giochi di potere per essere semplicemente se stessa. Aveva conosciuto Rei proprio all'interno del suo luogo di lavoro e il fatto che condividessero alcuni segreti l'aveva aiutata a guardarla in un'ottica diversa rispetto a molti altri colleghi. Se Niko le aveva accordato la sua fiducia, allora anche lei poteva farlo e abbassare la guardia almeno per le sciocchezze della vita quotidiana, dove mostrare una perfezione estenuante non era poi così necessario.
    Sorrise appena, in risposta all'occhiata più morbida dell'altra, che sembrava esprimere quasi un velo di preoccupazione. -Di solito lo spreco in modi diversi. - ammise, con un sorriso, indicando con un breve cenno del capo le scarpe col tacco che portava ai piedi. Sapeva di avere un piccolo problema con lo shopping e di possedere molti più capi e accessori di quanti gliene servissero, ma era più forte di lei. Da quando aveva avuto modo di comprarsi da sola le sue cose non era più riuscita a resistere, quando qualcosa non andava bene o aveva bisogno di risollevare il suo umore, si dedicava a quella piccola ma dispendiosa gioia. Si era sempre detta di poter smettere quando voleva, che non era nulla di preoccupante, ma in realtà sapeva di non poter resistere a un bel paio di scarpe. Non era poi così perfetta, purtroppo. Scacciò velocemente quel pensiero mentre varcava la soglia del winebar, insieme all’altra, accomodandosi a un tavolo non troppo vistoso. -Sì, il più delle volte. - rispose, senza timore, quando l’altro ammise che in fondo il suo lavoro era più che altro quello di mentire. Poteva dire di essere divenuta molto brava nel farlo dopo tutti quegli anni, così tanto che le veniva complicato dire la verità e aprirsi in maniera sincera con qualcuno, senza cercare di ricamare qualcosa di inesistente.
    Cercò di mascherare un sorriso divertito quando l’altra le chiese qualcosa di più su Theodore, senza tuttavia essere troppo invadente. -No, a dire il vero me ne ha parlato mia sorella. - ammise, con un leggero sospiro. Di solito preferiva prendersi sempre i meriti delle sue scelte, ma quella sera aveva deciso di intraprendere la strada della verità, almeno per un po’. Sua sorella era tornata in Norvegia da qualche mese e aveva pensato di trasferirsi in città per starle più vicina, anche se con le vite impegnate di entrambe era molto complicato riuscire a incastrare le agende e incontrarsi per più di un paio d’ore. -Immagino sia a casa sua o.. non saprei. - continuò, assumendo un’aria pensierosa mentre cercava di ricordare se Theo le avesse menzionato qualche concerto o qualche altro impegno di rilievo. Non prestava molto attenzione quando lui le raccontava qualcosa di sé, preferiva tenere le distanze. L’altra ammise di non avere nessuna frequentazione in corso, di non averne ormai da un po’ di tempo. In parte perché non aveva la possibilità di vedere qualcuno a causa dei suoi ritmi di lavoro, in parte perché non aveva intenzione di frequentare dei colleghi e preferiva quindi guardare verso altri orizzonti. -Se tu al momento stai bene così, allora non c’è davvero nulla di strano. - disse, con tranquillità, mentre mandava giù un sorso di vino, continuando a tenere lo sguardo sul volto dell’altra. -Non è necessario avere un’altra persona al proprio fianco per sentirsi completi. - ammise e forse fu più una frase rivolta a se stessa, che all’altra. Per qualche tempo aveva creduto di averne di nuovo bisogno, per sentirsi davvero se stessa, ma lo aveva fatto solo per evitare di concentrarsi sui suoi problemi e trovare qualcosa di più interessante a cui rivolgere i suoi pensieri. Aveva creduto che stare in compagnia avrebbe cancellato il vuoto, avrebbe riempito lacune troppo profonde per poter essere colmate. -Non c’è molto da dire su Theodore. - mormorò quindi, con l’ombra di un sorriso un po’ infelice. Ce ne sarebbero state di cose da dire, se lei avesse deciso di togliere il freno a mano e buttarsi in una nuova relazione, ma così non era. Manteneva le distanze, si prendeva ciò che le interessava senza preoccuparsi di rischiare di ferire l’altra persona. -Sono stata chiara con lui, non sono alla ricerca di una relazione stabile. - spiegò, per far comprendere all’altra perché non era una storia di cui valesse davvero la pena parlare. Aveva messo i suoi paletti sin dal principio e lei non si era mossa di un passo, anche se sembrava che lui invece volesse cambiare idea. -E’ un brav’uomo, ed è molto affascinante, ma io al momento sono felice della mia libertà. - continuò ancora, senza alcun timore nel rivelare quella parte di sé. Non ne aveva fatto segreto con nessuno dopotutto, ancora meno con coloro che erano a conoscenza del suo precedente matrimonio e del tragico evento che aveva posto fine a quell’idillio. -Temo però che lui abbia cambiato idea in questi mesi e che quindi molto presto la nostra frequentazione si interromperà in maniera definitiva. - terminò, con una leggera scrollata di spalle. Non aveva intenzione di cambiare idea, lei. Quindi, se non erano più sulla stessa lunghezza d’onda era molto meglio separarsi e prendere ognuno la strada che gli spettava. Chissà, magari prima o poi si sarebbe sentita di nuovo pronta per una relazione stabile, ma non era quello il giorno.
    Mangiò qualche boccone della sua portata mentre continuava quel discorso con estrema tranquillità. Non aveva mai temuto di esprimere le sue opinioni, neanche quelle più complicate. Sapeva tuttavia che c’erano persone in grado di comprendere e persone che non erano capaci di guardare oltre la punta del proprio naso. Rei, per fortuna, era un raro esempio di intelligenza, una persona molto brillante. Qualcuno che, probabilmente, se non fossero state colleghe, avrebbe voluto frequentare anche in campo sentimentale. -Come sta tuo fratello? - chiese poi d’un tratto, incuriosita, come se di punto in bianco nella sua mente fosse ricomparso quel piccolo tassello. Avevano entrambe qualcuno di più piccolo di loro all’interno della famiglia, due persone molto diverse. La piccola Grace l’aveva fatta arrabbiare spesso quando erano delle bambine ma nonostante quello non aveva mai smesso di volerle bene e cercare di aiutarla. Era anche per questo che l’aveva convinta a lasciare Parigi e raggiungerla in quella cittadina, per averla più vicina a sé, per poterla vedere più spesso, ma anche per poterla tenere d’occhio ed evitare che potesse cacciarsi nei guai, da sola, in una grande città. osservò Rei mentre beveva un altro sorso di vino, chissà come stava Sadaaki.
     
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