could've fallen but we only grew so i made my house a home with you

Jimin & Yoongi - high school musical? 4 ever

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    Quasi imitando il movimento delle suole delle scarpe mentre queste attraversavano uno dei corridoi dell'Aamot, il pollice di Yoongi stava distrattamente scorrendo fra immagini che la sua memoria non si preoccupò di registrare in modo duraturo: stava cercando di mantenere sveglio il cervello, in attesa che l'americano consumato poco prima iniziasse davvero a fare effetto. Con l'attenzione completamente altrove, non sarebbe stato difficile immaginare un banale scontro con qualche altra persona che stava compiendo il percorso opposto a lui e, infatti, proprio a poca distanza dalla porta di Jimin, Yoongi fu costretto a ritornare alla realtà terrena per via di un breve contatto con la spalla di un ragazzo poco più alto di lui. Si scusò nella prima lingua che gli arrivò in bocca ma non ricevette risposta: il biondo continuò a camminare e, al pari del flusso di notizie che fino a poco prima ne occupava lo sguardo, anche quell'incontro scivolò via dall'interesse di Yoongi. Tamburellò quindi con le nocche contro la porta della stanza di Jimin e, una volta trascinato all'interno dall'abbraccio affettuoso dell'altro, riuscì a comprendere facilmente che avrebbe dovuto attendere un po' affinché Jimin ultimasse di prepararsi. Forse non era stata un'idea brillante organizzare quell'incontro dopo aver passato la mattinata a Bergen, tuttavia Yoongi aveva voluto rispondere al singolare desiderio di passare del tempo in compagnia di Jimin e, osservando la corrispondenza della propria volontà con quella dell'altro, ora si trovava a dover fare i conti con le sue decisioni e lottare contro un improvviso calo d'energie mentre si sedeva sul letto del giovane.
    Sembra che io sia capace di fare solo questo nella mia vita... Borbottò nel mezzo di uno sbadiglio fingendosi più infastidito di quanto in realtà non fosse nel fare riferimento all'attesa a cui l'aveva costretto Jimin; sapeva che sarebbe sempre stato disposto ad aspettare se si trattava di Jimin. Inconsapevolmente seguì con lo sguardo i movimenti dell'altro che ben presto si spostò nel bagno della camera, uscendo dal suo campo visivo. Il più grande sembrò distrarsi grazie al fruscio che provocò il passaggio del proprio palmo contro le coperte, raggiungendo con le dita la stoffa gialla che l'aveva rassicurato non troppe sere fa, quando aveva chiesto un po' di serenità alla presenza Jimin a seguito della spiacevole nottata di Halloween. Socchiuse di poco gli occhi, lasciandosi pervadere da quella sensazione di conforto che aveva imparato a scoprire ed apprezzare ogni qual volta si trovava circondato dalla presenza di Jimin: l'ansia e la preoccupazione stavano lentamente allentando la presa su di lui solo per lasciare spazio a degli stati d'animo nuovi ed inesplorati, che avevano iniziato il loro percorso di crescita in lui e ben presto si erano fatti notare nei loro tenui bagliori al di sotto della pelle di Yoongi. Prima di raggiungere il campo... possiamo passare in caffetteria? Voglio prendere un altro americano. Annunciò senza preoccuparsi di alzare troppo la voce, convinto di poter essere udito dall'altro per via del piacevole silenzio in cui si sarebbe volentieri cullato se solo non avessero avuto altri impegni. In verità, poteva ancora avvertire il sapore di quello precedente sulla lingua, ma l'averlo nominato aveva aumentato in lui il desiderio di poterne consumare un altro. Abbandonò alle proprie spalle il letto, appoggiandosi allo stipite della porta del bagno per osservare gli ultimi accorgimenti di Jimin sul proprio aspetto, quindi incrociò le braccia e incontrò con una delle tempie il legno che lo stava sostenendo, vagando ancora una volta con gli occhi sulla figura dell'altro ragazzo e poi sulla vasca da bagno presente nella piccola stanza. Chiuse per qualche secondo in più gli occhi, lasciandosi andare al tocco delicato della memoria che prese la forma delle mani di Jimin che l'avevano attraversato al di sotto della superficie dell'acqua, accarezzandolo con delle attente tenerezze e lenendo ogni angoscia che quel bizzarro locale aveva impresso nei suoi ricordi e sulla sua pelle, senza pur lasciare nessuna traccia. Dietro le palpebre iniziarono a prendere forma i respiri di entrambi fino quasi a fargli mancare il proprio, sostituito dal rumore della risacca distante che parve impadronirsi dei polmoni. Prima di immergersi ancora una volta in quelle acque Yoongi aprì gli occhi, sottraendosi a quel sogno che non riuscì ad intorbidirne i pensieri.
    Quando riaprì le palpebre un'espressione sorpresa gli si dipinse in volto, lasciandolo con le labbra leggermente schiuse e gli occhi più aperti che subito si addolcirono nel registrare i lineamenti di Jimin a poca distanza da lui, forse pronto ad uscire dal bagno per poter lasciare la stanza insieme a Yoongi. Il maggiore non seppe affermare con certezza se l'altro avesse pronunciato qualche parola ma, impedendogli di allontanarsi troppo, cercò di ignorare l'accumularsi di tensione all'altezza dello stomaco quando si rese conto di desiderare di baciarlo. Aveva iniziato ad intessere con quelle sensazioni una particolare forma di connessione, una sorta di confidenza segreta ma calorosa. Era stato in grado di entrare in contatto con esse per instaurare un dialogo inizialmente timido, ma tanto necessario quanto rassicurante ogni qual volta si disvelava di qualche strato, rendendosi sempre più palese allo sguardo ora più maturo e consapevole di Yoongi che ora stava fissando - giusto un po' inebetito - le soffici labbra di Jimin. Però decise di frenarsi dall'eliminare la poca distanza fra loro e, continuando a sorridere leggermente, rese vano ogni possibile sforzo compiuto da Jimin sulla propria acconciatura quando ne attraversò i capelli con una mano, atterrando poi sulla sua nuca e accarezzandone delicatamente la pelle. Possiamo andare? Lo interrogò mentre dentro di sé era svelto a rimproverarsi per via del coraggio mancato, ostruito dalla sempre presente ed a tratti ingombrante timidezza che non riusciva a staccarsi di dosso. Tuttavia, mentre perfino alcune rimostranze di colpevolezza si unirono al breve ma caotico coro di pensieri, lo sguardo non poté fare a meno di cercare quello di Jimin, seppur nel tempo di una manciata di secondi, chiedendo a lui di fare qualche passo in avanti per trascinarsi dietro il compagno. Abbassò però lo sguardo e di conseguenza la mano, pronto a tornare a raccogliere lo zaino abbandonato ai piedi del letto poco prima per uscire dall'Aamot dopo una breve e preannunciata pausa alla caffetteria del museo.
    Come indicato e promesso da Jimin, il tragitto che li avrebbe portati fino al centro sportivo di Besaid non fu troppo lungo, né venne reso più pesante da qualche strana atmosfera che avrebbe potuto insediarsi nel poco spazio che li distanziava l'uno dall'altro mentre attraversavano i marciapiedi della città. Che lo ascoltasse parlare o che i due rimanessero in silenzio, Yoongi non aveva più paura di condividere alcuni momenti di semplice quotidianità con Jimin e se per caso le loro mani si sfioravano per la confortevole vicinanza fra i due, il maggiore non si trovava più nella spaventosa situazione di ritirarsi come se scottato da una fiamma. Al contrario ne afferrò più volte il palmo fra le dita, lasciandolo di tanto in tanto solo per impedire al viso di avvampare completamente. Erano scivolati in una piacevole conversazione quando l'altro annunciò che sarebbero arrivati di lì a poco e quindi Yoongi si fece più attento. Allora, Jimin-ah... sei pronto a mettere la testa nel gioco? Lo guardò di sottecchi e sorridente, facendo velatamente riferimento alla imperdibile trilogia che l'altro l'aveva costretto a recuperare - oltre a convincerlo a guardare almeno una volta, senza interruzioni di pisolini, Nightmare Before Christmas. Se aveva imparato qualcosa dall'illuminante visione era che forse avrebbe dovuto prendere spunto dal protagonista: correre e schiaffeggiare l'acqua mentre si canta ai quattro venti dei propri sentimenti può essere catartico delle volte. Ad ogni modo per qualsiasi persona sprovvista di riferimenti temporali non sarebbe stato difficile affermare di essere nel bel mezzo della notte, tuttavia non erano nemmeno passate le sei del pomeriggio: gli inverni si dimostravano precocemente privi di luce un po' ovunque nel mondo e, come se non si fosse spostato di qualche centimetro dalla città natale, Yoongi aveva deciso di ignorare alla grande le temperature rigide che li avevano sorpresi nel concedersi il suo amato americano con ghiaccio. Con il giusto tasso di caffeina in circolo nel sangue, Yoongi si sentiva pronto a quell'improvvisata partita a due e si dedicò ad osservare per qualche secondo l'ambiente circostante. La sezione struttura in generale dava l'idea di essere una costruzione decisamente recente e, a parte per il rumore di qualche skate in lontananza, sembrava almeno per il momento poco frequentata da altri atleti o giocatori di sorta.
    Ricordi un po' la tecnica, vero? Accovacciato a terra e impegnato a frugare nel proprio zaino per estrarre la palla adatta, Yoongi distolse per poco tempo l'attenzione dall'altro ragazzo; quindi si alzò e la lasciò girare fra i palmi per una manciata di secondi, curioso di ascoltare la risposta di Jimin mentre si faceva di qualche passo più vicino a lui. Non sentì il bisogno di scrutare ulteriormente l'ambiente che li circondava: conosceva bene i campi di gioco e, che fossero stati impiantati nella palestra del loro vecchio plesso scolastico o nella zona sportiva di una cittadina in Norvegia, ben poco sarebbe cambiato. Ciò che era necessario era qualche riga a terra, un paio di canestri e, ovviamente, la presenza dei due speciali giocatori. E, se doveva essere sincero, il maggiore ipotizzò di non essere in grado di pensare a nessun altro se non a loro due. Yoongi guardò l'alleato ed avversario mentre prendeva a far roteare il pallone contro l'indice della mano destra, accennando con il volto verso Jimin per poter attirare la sua attenzione ed assumendo un'aria fintamente sorpresa. Quindi, prima che potesse farlo il ragazzo, il più grande fra i due arrestò il moto ipnotico e fece fare un piccolo salto alla palla, passandola effettivamente dalle sue mani a quelle dell'altro. Comunque vacci piano con me, sono fuori allenamento. Mormorò trascinando le parole e per contrasto una leggera risatina abbandonò le labbra increspate di Yoongi che, alzando le mani intrecciate fra loro ben al di sopra della propria testa, cercò di stiracchiarsi al meglio quasi volesse preparare il corpo alla mole di movimento che avrebbe dovuto affrontare. Jimin, in fondo, aveva l'opportunità di muoversi molto di più del maggiore, impiegando diverse ore della giornata al Dropbeat. In verità Yoongi non vedeva l'ora di poter farsi notare dall'altro, sperando di non essere gravemente arrugginito nei movimenti e, proprio per questo motivo, il maggiore fece cenno a Jimin di riconsegnargli la palla.
    Il primo che fa punto può scegliere il compagno di squadra, d'accordo? Scherzò palleggiando nell'allontanarsi di qualche passo, un piccolo ghigno che gli increspava le labbra. Raggiunse la sua postazione prediletta della guardia tiratrice e, dopo aver scambiato un fugace sguardo d'intesa con Jimin, invitandolo a prendere nota dei suoi esatti movimenti, riuscì a portare fluidamente a termine il primo canestro. Tornò con i piedi per terra e si lasciò andare ad un'alzata di spalle. Rapidamente però l'espressione soddisfatta e la curiosità di cercare nel viso di Jimin qualche reazione altrettanto piacevole venne sostituita da quella di leggera allerta: avvertì il rumore del rimbalzo del pallone contro il pavimento e, dando quasi per scontato che i riflessi di Jimin avrebbero interrotto la traiettoria della palla con le mani prima che questa potesse raggiungere la testa del più giovane, cercò di avvertirlo. Stai atten... Prima di ultimare le parole chiuse un occhio, quasi volendo evitare di osservare la scena ma comunque attratto dagli eventuali risvolti comici della situazione: udì un secondo tonfo e poi quello che sembrò un piccolo lamento, subito rincorso da una sommessa risatina del più grande. Aah... accidenti, al mio compagno di squadra piace fare i pisolini in campo. Scherzò, ma lo sguardo velato dal divertimento non riuscì ad oscurare del tutto la leggera preoccupazione per il piccolo incidente appena avvenuto. Insomma, poco prima gli aveva domandato se era pronto a mettere la testa nel gioco, ma non intendeva certo in quel senso. Si avvicinò a Jimin nel parlargli e, intenerito nello sguardo e nell'espressione, recuperò la palla solo per poter dedicarsi subito dopo all'altro, che raccolse fra le braccia pur non appoggiando il petto alla schiena di Jimin. Attese di avvertire le mani dell'altro sulle sue, che tenevano saldamente la presa sul pallone, quindi piazzò un fugace bacio fra i capelli del più giovane con l'intenzione di acquietare il fastidio provocato dall'urto. Molto meglio del ghiaccio secco. Commentò piano e si ritirò, curioso di vedere Jimin effettuare un primo tentativo al canestro. Di lì in avanti non gli avrebbe concesso altre occasioni così facili, intenzionato a dare il via ad una ben più divertente competizione.

    Edited by Kagura` - 4/3/2023, 17:06
     
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    Il suono del ritmico bussare di Yoongi, diventato quasi un codice riservato unicamente a loro e preludio di abbracci e tenerezze, vibrò all'udito di Jimin come una melodia familiare. Non vedeva l'ora di incontrare nuovamente il migliore amico ed oggetto del suo amore, e di questo l'intero viso si fece riflesso: le labbra si schiusero in un luminoso sorriso, mentre racchiudendo il corpo nella casacca corta di un hanbok moderno e scuro, Jimin si affrettò ad aprire la porta. Era in vergognoso ritardo dovendo ancora vestirsi mentre Yoongi era già lì in camera ad aspettarlo, per questo, una volta posati gli occhi su di lui, le guance si tinsero di un rosato imbarazzo mentre le braccia andarono a raggiungere con velocità il collo del più grande, stringendolo in una affettuosa presa prima di condurlo all'interno della minuscola abitazione. Era stata una lunga mattinata anche per Jimin, che bloccato al negozio di fiori aveva dovuto preparare non poche composizioni e distribuirle ad altrettanti clienti, impegnando così delle ore altrimenti relativamente tranquille. La compagnia di Yoongi però era sempre la più gradita, e Jimin non avrebbe mai sognato di rifiutarla, neanche se esausto da una giornata stancante. Dunque fece del suo meglio per apparire il più piacevolmente possibile alle iridi dell'altro ragazzo, a cui non aveva mai smesso di pensare in quei giorni di lontananza (così come negli undici anni precedenti). Non c'era stato momento in cui Yoongi non avesse occupato la mente di Jimin, che dopo la celebrazione del suo compleanno si era ritrovato a naufragare in acque sempre più dolci; non aveva ancora dato un nome a ciò che provava, eppure in cuor proprio conosceva già la risposta. Yoongi gli piaceva, era la persona la cui sola presenza sarebbe stata impossibile da descrivere a parole, l'unica capace di risvegliare in lui così tanto amore nel cuore e nelle membra. Jimin sapeva di essere innamorato di lui, eppure si concesse di aspettare in spazi liminali, di dare forma al proprio sentimento giorno dopo giorno, interrogandolo e lasciandolo crescere proprio assieme all'uomo che amava. Accoglieva l'incertezza, rendendola uno spazio sicuro in cui esplorarsi e fare lo stesso con Yoongi, tastandone i limiti e le emozioni in modo da vivere il loro rapporto il più serenamente possibile.
    Lasciò quindi che il più grande si sentisse a casa mentre lui si ritirò nel piccolo bagno in cui si liberò della stoffa che lo avvolgeva proprio com'era accaduto ad Halloween, serata in cui erano emersi lati inesplorati ed affascinanti di entrambi. Si ricordò dei baci scambiati tra le coperte, del tepore del corpo del più grande, della sottilissima sincope che ne avvolse i respiri, e per qualche istante, le membra divennero quasi liquide, preda di immagini dolci il cui protagonista era fortunatamente a pochi passi da lui, sdraiato sui morbidi cuscini del letto. La vicinanza con Yoongi era ormai diventata imperativa per Jimin, che ne avvertiva la mancanza viscerale anche dopo un solo giorno. Era così felice di poter passare il pomeriggio in sua compagnia che pose ancor più attenzione al modo in cui si sarebbe presentato. Decise all'ultimo di cambiare outfit, zampettando più volte dal bagno all'armadio con il solo intimo indosso per recuperare gli indumenti necessari per poi curarsi con attenzione dei dettagli. Dopo circa un quarto d'ora di minuziosa preparazione, Jimin emerse in stanza vestito di tutto punto, con indosso una comoda e soffice tshirt nera abbellita da una scritta geometrica lilla, ed una gonna asimmetrica sempre di color violetto, che gli abbracciava i fianchi con una stretta ma non limitante presa, accompagnata da un paio di stivaletti scuri a concludere l'outfit. Gli occhi erano illuminati da un ombretto leggermente brillante un po' più scuro del suo incarnato, le labbra sottilmente ravvivate nel loro colore da una tenue tinta, ed il collo avvolto dalla finissima catenina della collana che gli era stata regalata da Yoongi il giorno del suo compleanno. Sono pronto! Trillò lui leggermente esitante, non essendosi mai mostrato con un abbigliamento sottilmente più ardito come quello, che sperò il più grande potesse apprezzare. Avvicinatosi al suo corpo, Jimin ne avvolse una mano nella propria, lanciando un'attenta occhiata al volto ed ai vestiti del compagno prima di lasciar scattare entrambe le sopracciglia verso l'alto. Ti piacerebbe mettere un po’ di trucco sulle palpebre? Ho la sfumatura giusta per fare qualcosa di coordinato con le tue scarpe, sempre se ti va di provare hyung.. Una volta ottenuto il consenso da Yoongi, Jimin non attese altro tempo prima di recuperare la propria palette e ritornare da lui sulla soglia del bagno. Gli sorrise dolcemente, e ritenendo ancor più pratico utilizzare le dita piuttosto che applicatori e pennellini, posò i piccoli polpastrelli del medio e dell'anulare sul pigmento pressato in un piccolo quadratino, posando poi in lievissimi movimenti il colore sulle palpebre dell'amato. Chiudi anche l'altro hyung.. Sussurrò Jimin concentrato, raccogliendo il mento di Yoongi nella mano libera per potergli raddrizzare il volto e trattenerlo così in una soffice presa, ultimando così il makeup nel ricoprire gli occhi del più grande con un sottile velo di rosso. Ah, stai benissimo. E si, poi andiamo a prenderti un americano. Confermò infine Jimin, prendendosi qualche istante per assorbire i lineamenti di Yoongi nello sguardo, mentre le mani salirono a raccoglierne le guance per lasciarvi tenere carezze. Possiamo andare? Un cenno d'assenso mosse le ciocche nere del più giovane, che non mancò di notare con discrezione la piccola battaglia che il compagno stava silenziosamente combattendo. Era così vicino, avrebbe potuto colmare il respiro di distanza tra le loro labbra in un secondo eppure non lo fece. Jimin allora sorrise intenerito, e superando Yoongi, agguantò un lungo cappotto in maglia nera che avrebbe potuto essergli utile nel freddo della sera e che avrebbe contenuto i suoi effetti personali. La coppia si chiuse la porta alle spalle e prima di proseguire verso la caffetteria, Jimin si fermò sulla soglia, portando le braccia attorno al collo del compagno per dedicargli i baci che sembrava aver quietamente richiesto poco prima. Posandosi con tenera leggerezza contro quelle di Yoongi, le labbra di Jimin scivolarono contro le sue più volte, schiudendosi in tre dolci baci, lasciati anche sulle guance del ragazzo.
    Ora possiamo andare. Trillò soddisfatto il minore, raccogliendo la mano più ampia dell'altro nella propria per avviarsi a passo deciso all'esterno. Il tragitto verso il campo da basket non fu troppo lungo, e Jimin si concesse nel respirare a pieni polmoni il profumo del compagno unito all'aria secca e fredda che li circondava, avvertendo una latente ma poderosa sensazione di libertà avvolgerlo. Era felice di essere finalmente mano nella mano con Yoongi, di mostrarsi in modi diversi ma che lo rispecchiavano di più, di prendere possesso di ciò che era senza preoccupazioni. Ripensò a questo mentre camminava e la labbra si incurvavano in teneri sorrisi nel vedere Yoongi cedere a quella stessa spensieratezza timidamente ma con uguale decisione. Sperando di non essere invadente ed entrando qualche volta in più nello spazio dell'amato, Jimin approfittava di tanto in tanto della loro vicinanza per posare dei baci brevi tra i suoi capelli o sul suo profilo, o ancora sul dorso della mano che fugacemente stringeva. Gli piaceva sentire il cuore accelerare i suoi battiti e vedere le guance di Yoongi arrossarsi appena appena: avrebbe vissuto unicamente per quei felici momenti. Si dedicò infatti ad un contatto più lungo e sulle labbra solo dopo essere arrivati, abbandonando subito dopo una leggera risata divertita dalle proprie. È buono.. Sai di caffè hyung! Mormorò soddisfatto il più piccolo, prima di calarsi il cappotto ed appenderlo ad una delle sbarre metalliche che formavano il canestro. Allora, Jimin-ah... sei prontoa mettere la testa nel gioco? Un'altra risata argentina sbocciò dalle labbra di Jimin, prontissimo ad annuire mentre batteva le piccole mani tra di loro in uno schiocco entusiasta. Chi vince? Wilcats! Concentrazione! Vibrò vispo il più giovane, immergendosi nello spirito rossonero della iconica squadra di High School Musical nel notare con piacere la citazione appena pronunciata da Yoongi, vittima di sequestro da parte del compagno per recuperare delle pietre miliari del cinema per adolescenti di stampo occidentale. Ricordi un po' la tecnica, vero? Sollevate appena le spalle nel rammentare con dolcezza a Yoongi di non essere un asso nel basket ma che avrebbe fatto del suo meglio, Jimin lo osservò attentamente ripescare dallo zaino la palla in cuoio che avrebbero utilizzato per giocare. Uh.. Mi ricordo quello che mi hai detto tu quando ero alle medie, hyung... Sovrappensiero, il minore era affascinato da ogni lato della personalità e delle passioni del compagno, e ritrovarlo nel suo elemento lo riempì di orgoglio e curiosità. Le palpebre difatti si schiusero in un moto di stupore non appena Yoongi prese in mano il pallone per lasciarlo roteare sull'indice della mano destra, un trucco con cui Jimin aveva sempre fallito e che da sempre costituiva uno dei tanti fascini del più grande. Fu infatti schiudendo le labbra meravigliato che il più giovane raccolse il pallone una volta che gli venne passato, trasalendo leggermente nell'uscire dalle nebbie idilliache in cui era tanto facilmente entrato.
    Comunque vacci piano con me, sono fuori allenamento. In risposta, Yoongi ottenne solo una leggera risata, mentre Jimin cercò, dopo aver schiarito la voce, di riprendere il possesso di sè, tentando un paio di rimbalzi timidi ma ben eseguiti. Non appena gli venne suggerito di farlo, riconsegnò il pallone nelle mani sicuramente più abili del compagno, scuotendo il capo alle sue parole scherzose, mentre l'osservava mettere a segno senza alcuna apparente difficoltà il suo primo canestro. Jimin si ritrovò a battere le piccole mani in segno d'entusiasmo un paio di volte, lanciando un fischio in direzione di Yoongi per mostrargli il suo apprezzamento, ed anche se intercettò con lo sguardo la palla andargli incontro non riuscì ad afferrarla in tempo, lasciando che uno dei rimbalzi gli finisse direttamente sulla testa, sbilanciandolo appena all’indietro e provocando qualche lamentino dolorante. Aah... accidenti, al mio compagno di squadra piace fare i pisolini in campo. Raggiunto dal maggiore, Jimin increspò appena le sopracciglia, dandogli un leggero colpetto prima di rivolgergli lo sguardo e smettere di massaggiarsi la parte lesa. Hyyyyunggggg!! Non ridere!! Sbuffò lui, ben poco convincente ed a dispetto del suo tono cantilenante anch'egli incrinatosi in una risatina. Posò allora le mani su quelle di Yoongi che lo stringeva, e finalmente soddisfatto dopo aver ricevuto un bacio da lui, cercò di concentrarsi, per quanto possibile, sulla rete in cui il pallone sarebbe dovuto affondare. Molto meglio del ghiaccio secco. Un sorrisetto allora sbocciò tra le labbra di Jimin, che senza pensare oltre distese le braccia per cercare di mettere a segno il suo primo canestro dopo anni, come se di colpo fosse ritornato il ragazzino impacciato che tanto cercava l'approvazione del suo fantastico hyung di cui, ora aveva capito, era innamorato. La palla roteò per qualche istante sul cerchio metallico e poi vi finì all'interno, evocando un gridolino d'entusiasmo dal minore. Velocemente Jimin andò a raccogliere la palla, e trattenendola tra i palmi incoraggiò con un cenno della testa Yoongi a recuperarla, effettuando una finta sibillina solo quando l'altro ragazzo gli fu abbastanza vicino, scattando di lato per poi mettere a segno un ultimo tiro. Hai visto? Non sono poi così sprovveduto! Al liceo sono stato per due mesi il playmaker della sezione B! Trillò sornione il più piccolo, prima di lanciare gentilmente la palla al compagno ed attendere che iniziasse con i suoi tiri liberi. Lo osservò con attenzione, intrecciando le braccia in una presa larga che però non rispecchiava quella degli occhi, fissi sulla figura del maggiore, che mostrando un'abilità notevole in quello sport, indusse Jimin a scivolare nuovamente nelle tenere nuvole amorose di poco prima, a cui però rispose raggiungendo Yoongi alle spalle, circondandone i fianchi tra le braccia per stringerlo a sè. Sei proprio bravo hyung, sono fiero di te. Mormorò sofficemente contro il collo del più grande, su cui lasciò un bacio, a cui seguì uno posato nel mezzo della sua guancia. Sono felice che siamo venuti qui, sai? Mi ricorda tanto tempo fa. Tanto tempo fa, già. Il passato sembrò accarezzare continuamente Jimin in quei momenti al campo da basket; sembrava essere tanto lontano quanto vicino, ricordi in cui rispecchiarsi ma in cui trovare anche forme completamente diverse. Tutto con Yoongi era così familiare eppure così differente perchè erano loro ad essere rimasti uguali ma ad essere anche tanto cambiati. Nel portarsi di fronte al compagno allora, Jimin lasciò che il pallone gli scivolasse tra le mani, in modo da potersi avvicinare a Yoongi maggiormente ed accostarsi lentamente alle sue labbra, che riprese a baciare poco dopo rimarcando la più gioiosa trasformazione di tutte.

    Edited by ‹Alucard† - 5/1/2021, 12:41
     
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    Casa. Nell'abbraccio di Jimin, morbidamente avvolto in un hanbok, Yoongi non poté che avvertire delle dolcissime note familiari accarezzargli l'olfatto. Come un piccolo oggettino nel palmo della mano di Jimin, si sarebbe permesso di osservare il mondo che li circondava solo attraverso le fessure fra le dita dell'altro, sentendosi protetto e amato. Si dimenticò per qualche secondo di trovarsi a gran distanza dalla città che amava e, in così poco, credette di essere stato trasportato per mano di Jimin fra le vie conosciute di Seoul, dove avevano passeggiato innumerevoli volte. Quando riaprì gli occhi, estratto da quel sogno brevissimo, immaginò di non potersi definire del tutto deluso. In fin dei conti, grazie soprattutto alla presenza di Jimin, poteva dire di aver iniziato ad apprezzare Besaid nonostante fosse in città da pochi mesi. Se poteva sentirsi a suo agio in Norvegia, lo doveva al migliore amico. Ciao, Jimin-ah. Trascinò la voce con dolcezza nel trattenere il tessuto dell'hanbok di Jimin fra le dita, così da ricambiare l'abbraccio del più giovane. Indugiò per un po' in quel contatto, teneramente cullato dal respiro dell'altro e, nonostante tutto, non si privò del lamentarsi almeno un po' di lì a poco. Sono pronto! Inutile a dirsi, però, quando vide apparire nuovamente l'altro con addosso dei vestiti ben differenti, le pupille scure di Yoongi cercarono di passare morbidamente su ogni dettaglio, facendo affondare la sagoma di Jimin nel profondo. Mmm... gambe... Avrebbe voluto complimentarsi con il più giovane ma prima ancora che potesse schiudere le labbra per formulare qualche dolce commento, la mano di Jimin lo raggiunse. Stai bene vestito così. La gonna ti dona molto... per le gambe. Mormorò con la chiara intenzione di distrarlo dal suo stesso vagare, avendo colto Jimin in un'attenta analisi dei vestiti che aveva addosso. Come sempre non aveva rinunciato a buttarsi sulle spalle una camicia felpata in plaid, con tanto di morbido cappuccio che cadeva fra le spalle e, coperto da una t-shirt e dei semplici pantaloni neri della tuta, oltre alle intramontabili Air Jordan rosse, ora non poteva che sentirsi almeno un po' vestito male. In fin dei conti, però, Jimin non sembrò essere troppo disturbato dalle scelte stilistiche del più grande - pronto ad un po' di attività fisica (oplà).
    Ti piacerebbe mettere un po’ di trucco sulle palpebre? Ho la sfumatura giusta per fare qualcosa di coordinato con le tue scarpe, sempre se ti va di provare hyung.. Gli occhi scuri di Yoongi raggiunsero le scarpe, abbandonate sulla soglia della stanza. Gli avrebbe riempito le palpebre di ombretto rosso al pari delle sue Jordan? Yoongi la trovò quantomeno una proposta interessante e, mai davvero turbato dall'idea di indossare del make-up, il più grande si strinse lievemente nelle spalle alzandole verso l'alto, mettendosi così a disposizione dell'estro creativo di Jimin. Offrendo il proprio viso a Jimin, chiudendo solo un occhio per poter approfittare della vista del più giovane a una distanza così ravvicinata, allungò anche le mani rivolgendo i palmi verso l'alto, semmai Jimin avesse avuto bisogno di una superficie d'appoggio per la palette che aveva scelto. Chiudi anche l'altro hyung.. Il più grande sospirò, costretto a chiudere entrambe le palpebre, non riuscendo nemmeno ad individuare la sagoma dell'altro. Mmh, mmh. Così? Sussurrò ma fu subito calmato dall'avvertire le dita di Jimin circondargli il mento. Gli occhi chiusi e lo stato di rilassatezza non avrebbero portato a nulla di buono e, per questo, Yoongi iniziò a mormorare a bassa voce una serie di domande al più giovane. Sembrava essere davvero curioso: Jimin possedeva molti trucchi? Li utilizzava spesso per gli spettacoli di danza? Aveva delle foto di alcuni suoi vecchi look? Mentre lo interrogava, la mano non impegnata nel sostenere la palette andò a raccogliere un fianco di Jimin, sfiorando il tessuto dei vestiti che aveva addosso. Li trovava piacevoli al tatto, quindi indugiò in quel contatto come la coda di un gatto avrebbe fatto nell'avvolgere i polpacci della propria persona preferita. Ah, stai benissimo. E si, poi andiamo a prenderti un americano. Contento di quella risposta e non avvertendo più i polpastrelli di Jimin sfiorargli le palpebre, allora Yoongi riaprì con cautela gli occhi, incontrando lo sguardo gentile dell'altro e sciogliendosi nelle carezze di Jimin. Grazie... Rispose a bassa voce, sul punto di abbandonare il fianco di Jimin giusto per trascinare le dita fino a raggiungere l'orlo della sua gonna, interessato ad avvertire sotto i polpastrelli la pelle dell'altro. Fortunatamente, si fermò prima di mettersi in imbarazzo da solo.
    Solo quando Jimin si allontanò - evidentemente il desiderio puerile di scambiare un piccolo bacio con l'altro era nato e morto solo nei pensieri di Yoongi - allora il più grande si avvicinò, con un leggero broncio e molta attenzione, allo specchio del bagno controllando il risultato delle cure di Jimin. Il colore sugli occhi era tenue ma ad ogni modo presente e, ricordandosi di non sfregarsi quanto prima le palpebre, Yoongi fu rasserenato dal non individuare alcuna ombra presentarsi sulla superficie dello specchio. Tornò accanto a Jimin, recuperò i propri possedimenti e con lui varcò la soglia della camera, attendendo di ottenere istruzioni dal più giovane. Jimin-ah-? Stava per domandargli in che direzione si sarebbero mossi quando le braccia di Jimin tornarono ad avvolgergli il collo e, colpito da un tenero moto di timidezza, socchiuse le palpebre evadendo lo sguardo del più giovane almeno fino a quando Jimin non lo costrinse a chiudere del tutto gli occhi quando posò le labbra sulle proprie. Ora possiamo andare. Yoongi annuì, ancora parzialmente confuso da quei baci. Rimasto con lo sguardo a fissare il pavimento, il più grande non si curò di verificare di essere solo insieme a Jimin nei corridoi dell'Aamot, troppo preso da scintille di emozione che gli riscaldavano il petto. P-prima però... passiamo in caffetteria, giusto? Sollecitò un'altra volta, forse per non rimanere in un sognante silenzio che avrebbe scaturito l'ilarità di Jimin. L'anticipazione di ricevere altri baci gli inumidì di poco i palmi ma Jimin sembrò non curarsene quando raccolse la mano nella sua o quando, come Yoongi sperava, fu lui a farsi coraggio per regalargli tante attenzioni quante Yoongi desiderava.
    Ben presto raggiunto il campo da gioco, Yoongi fu interrotto sui suoi passi nell'allontanarsi proprio dagli affettuosi gesti di Jimin. Dopo aver permesso all'altro di baciarlo, Yoongi non riuscì ad alzare nuovamente lo sguardo nemmeno quando Jimin tornò a parlare. Aveva iniziato, appena riaperte le palpebre, a fissare per terra, proprio come aveva fatto poco prima: le strisce bianche che ne tracciavano la superficie sembravano essere diventate all'improvviso estremamente interessanti. È buono.. Sai di caffè hyung! Un sorriso quadrato e a labbra strette si fece spazio sul viso di Yoongi, non troppo convinto della sottile differenza fra imbarazzo e vergogna su cui stava camminando con attenzione. Se Jimin stava ridendo, Yoongi immaginò di non doversi preoccupare più del necessario. Era contento di aver ricevuto quel bacio e ora non poteva che concentrarsi sullo sguardo sorridente di Jimin, immerso in due adorabili mezzelune. La sensazione svanì da lì a poco ma non portò via con sé il rossore ormai perenne sulle guance pallide di Yoongi: era solo stato preso alla sprovvista, non avrebbe dovuto rimuginare tutta la sera sopra ogni piccolo dettaglio. Ad ogni modo, presto distratto dall'entusiasmo del più giovane, Yoongi si lasciò trasportare da esso, ascoltandone i cinguettii e le promesse di mettersi davvero in gioco. Uh.. Mi ricordo quello che mi hai detto tu quando ero alle medie, hyung... Una punta d'orgoglio ne colorò l'umore mentre, già soddisfatto d'aver rubato una risposta tanto meravigliata all'espressione di Jimin, si ritrovava a mormorare una domanda retorica. Oh, davvero? Non riuscì però ad ottenere la stessa reazione una seconda volta dato che l'orgoglio venne subito soppiantato da qualche punta di preoccupazione quando, raggiunto dal lamento di Jimin, gli fu immediatamente vicino - nonostante avesse cercato di mantenere un'espressione calma e rilassata. Come sempre non si frenò dal punzecchiarlo in modo bonario e, una volta ottenute le risposte che più desiderava, si acquietò nell'avvertire le mani di Jimin raggiungere le sue: gli stava solo passando il pallone, invitandolo a fare canestro, tuttavia quel piccolo contatto riuscì ancora una volta a farli avvertire delle piacevoli sensazioni attraversargli tutte le braccia fino a raggiungergli il petto. Credeva di star passando una piacevole serata con Jimin.
    Dopodiché, nel vederlo tirare a canestro e seguire la palla attraversare l'anello metallico, Yoongi si unì alla spensieratezza dell'altro battendo le mani e poi mostrandogli soddisfatto entrambi i pollici alzati in una celebrazione più silenziosa ma sicuramente orgogliosa dei risultati dell'altro. Si accorse della finta ma si mise comunque sull'attenti, alzando le mani al viso e con i palmi rivolti verso Jimin solo per fargli capire di non fidarsi troppo della sua mira. Quando il più giovane si trovò vicino a lui, Yoongi decise di stare al gioco e, fingendo un tentativo di placcaggio, lo guardò soddisfatto quando mise a segno un secondo canestro. Hai visto? Non sono poi così sprovveduto! Al liceo sono stato per due mesi il playmaker della sezione B! Un fischio compiaciuto abbandonò le labbra di Yoongi che si arricciarono poco dopo in un sorrisetto curioso. Sprovveduto? No, no. Non c'è una cosa che Jimin-ah non sappia fare. Gli rispose, parlandogli volutamente in terza persona con una certa riverenza e, nonostante il tono potesse sembrare scherzoso e poco serio, i complimenti erano sinceri. Avrebbe voluto vedere o giocare insieme a Jimin ai tempi del liceo, conquistare con lui ogni punto e soffrire per ogni sconfitta con la consapevolezza e la tenacia di voler fare meglio la volta successiva. Nonostante la nostalgia, il tono delle parole di Yoongi cambiò rapidamente, accompagnando a bassa voce una frase più ambigua e al tempo stesso leggera. Non è forse così? Domandò, rivolgendogli uno sguardo obliquo, credendo di star davvero flirtando con successo con Jimin, attendendo la sua risposta prima di provare un altro tiro a canestro. Solo per fare più effetto sull'altro, diede però le spalle all'anello. Non si girò e sentì la palla attraversare la rete, quindi alzò le spalle verso l'alto tanto che, se non fossero state fermate dalle giunture, probabilmente avrebbero raggiunto il cielo tanto era soddisfatto di sé il sorrisetto che gli si era dipinto in volto.
    Tuttavia quell'ondata di esagerato vanto svanì da lì a poco, lasciando spazio alla tipica espressione serena di Yoongi, colorata giusto un po' sulle gote per via della tanto gradita presenza di Jimin. Sei proprio bravo hyung, sono fiero di te. Nell'ascoltare i complimenti del più giovane, una flebile risata abbandonò le labbra di Yoongi: stretto fra le braccia di Jimin e raggiunto dalle sue labbra sul collo, ben presto sembrò dimenticarsi perfino di rispondere al breve commento dell'altro. Hai visto? Alle superiori sapevo fare anche la schiacciata inversa. Sarei in grado di rifarla? Se riprovassi ora? Rispose senza alzare troppo la voce, né rivolgendosi davvero a Jimin, lasciandosi coccolare dall'altro e inclinando di poco il viso solo per incontrare meglio le labbra dell'altro, che si posarono delicatamente contro la propria guancia. Agli occhi di Yoongi, Jimin era stato da sempre un delicato fiore da proteggere: dai bulli a scuola, da chiunque volesse fargli del male, dai suoi genitori e, il più delle volte, perfino da Yoongi stesso. In quei momenti, l'equilibrio fra i due sembrava essere cambiato del tutto. Chiuse per un po' gli occhi, rassicurato dall'abbraccio di Jimin. Sono felice che siamo venuti qui, sai? Mi ricorda tanto tempo fa. Tanto tempo fa, già. Annuì una sola volta, schiudendo le palpebre solo per poter registrare i movimenti del più giovane che, nell'avvicinarsi per una seconda volta, non lo spaventò. Fu un bacio più lungo del precedente, seppur bloccato dal tramutarsi in qualcosa di più profondo per via della pudicizia di Yoongi. Ad ogni modo, invitò il maggiore a sciogliersi nei movimenti, seguendo il flusso maliardo in cui Jimin l'aveva calorosamente avvolto. Quasi istintivamente raggiunse con una mano il collo del più giovane, accarezzandone con le dita la nuca e la pelle, ritrovandosi infine ad appoggiare la fronte contro quella di Jimin. Avrebbe potuto guardarsi immediatamente attorno, schivarlo con freddezza, ma Yoongi decise di concedersi quei pochi momenti di pace. I rumori del traffico e degli altri avventori della zona lo sfioravano come distanti anni luce e, anche se qualche paio d'occhi si fosse per caso fermato a guardare i due amanti, Yoongi credette di non poterne avvertire il peso addosso. Resosi conto che il mondo aveva continuato a girare nonostante fosse accaduto ciò che un tempo aveva reputato irrealizzabile, si convinse che, in quel momento, l'unico sguardo che davvero contasse per lui sarebbe sempre stato quello di Jimin.
    Quel momento che compiacque la sua inclinazione romantica però non ebbe vita lunga, subito interrotto dalla vena più giocosa che l'animava, soprattutto se nel suo elemento e nel bel mezzo di una sfida di tiri liberi che avevano interrotto - per poco. Mi vuoi distrarre, Jimin-ah? Nel pronunciare quella domanda retorica, la voce bassa del più grande vibrò contro le labbra piene di Jimin, di cui il nome si sciolse sul palato del maggiore. Per smorzare le atmosfere più tenere in cui tuttavia si sarebbe volentieri abbandonato, per evitare di fissare Jimin con le pupille lucide di affetto e amore profondo, si permise finalmente di fare ciò che prima, quando erano ancora all'Aamot, si era negato. Raccolti i fianchi dell'altro fra le mani, si intromise con tranquillità nello spazio di Jimin, stringendolo in una giocosa presa che lo facesse sbilanciare di poco. Non so come fai- ma riesci sempre a fare segno. Fuseggiò ancora una volta, forse non più troppo scherzoso, non avendo modo (o intenzione) di nascondere le elettrizzanti conseguenze delle azioni di Jimin. Una mano scivolò con rilassatezza fino all'orlo della gonna violetta e, oltrepassandolo di poco, le dita si aggrapparono al retro della coscia destra di Jimin in una stretta vigorosa. Ogni volta non poteva che ringraziare mentalmente le scelte passate di Jimin, che non l'avevano portato ad abbandonare la danza perfino dopo tanti anni - convinto che l'avrebbe apprezzato sempre e comunque. Proprio come aveva immaginato, l'imbarazzo immediatamente prese possesso di lui. Ma possiamo giocare in due allo stesso gioco, no? Così, mentre i denti cercavano di trattenere delle risate impacciate, Yoongi si ritirò tanto velocemente quanto era stato in grado di avvicinarsi a Jimin. Alla fine non poté che abbandonarsi ad una risata divertita, sperando che Jimin decidesse di unirsi a lui invece di ridere del maggiore, convinto che un sorriso ampio al punto da mostrare le gengive fosse in grado di guadagnarsi il perdono del più giovane. Fra l'altro siamo venuti fin qui per giocare a basket, Jimin-ah. Amoreggiamo più tardi. Ora che i movimenti avevano acquisito dei sottotoni più amichevoli e meno maliziosi, gli batté un paio di volte lo stesso palmo contro il fondoschiena, invitandolo a riprendere il loro piccolo divertimento. Solo pochi secondi dopo le sue stesse parole sembrarono colpirlo con forza, costringendolo ad imporporarsi ancora una volta. A-ah... la palla? Dov'è finita la palla? Rosso in viso e dalla voce tremula, cercò una via di fuga e costrinse l'altro a dimenticarsi di quello scambio decisamente poco suave, scivolando con lui in una più tranquilla sessione di tiri liberi.
    Dato il periodo dell'anno, non fu necessario attendere molto affinché il cielo si facesse più scuro e le nuvolette che uscivano dalle bocche di entrambi farsi più dense: le temperature iniziavano a diventare poco piacevoli perfino per uno abituato a prendere il caffè ghiacciato d'inverno. Dopo un po' di tempo passato a provare, a fare finte, a rincorrersi per il campo e indugiare ogni volta un po' troppo nelle braccia dell'altro, i due si erano messi tranquillamente a chiacchierare a bordo del campo da basket. Avevano recuperato un paio di bibite calde in una macchinetta poco distante dalla zona in cui avevano scelto di riposarsi e, una volta raccolti su una panchina, Yoongi si godette il meritato riposo in compagnia di Jimin. Ehi, Jimin-ah... vogliamo tornare a casa? Puoi fermarti da me, se vuoi. Potremmo fare cena insieme e posso cucinare qualcosa per tutti e due, oppure potremmo prendere d'asporto... Altri gruppetti si erano avvicendati e, pur distratto di tanto in tanto da qualche giubilo di vittoria per qualche canestro, Yoongi trovò davvero difficile staccare lo sguardo da Jimin. Le luci della sera e la carezza fredda dell'aria donavano proprio al viso del più giovane che, agli occhi di Yoongi, non poteva che brillare, raccogliendone tutto l'interesse. Al Banchan. Precisò infine, nonostante non sarebbe stato difficile immaginare quale sarebbe stata la proposta del maggiore. In un modo molto diverso da quanto aveva fatto qualche tempo prima, Yoongi raggiunse le gambe scoperte di Jimin, imbronciandosi leggermente. Sei sicuro di non aver freddo? Domandò quando i polpastrelli entrarono in contatto con la pelle dell'altro e la sua voce si macchiava di sincera premura. Qualsiasi risposta dell'altro non avrebbe potuto rassicurarlo fin nel profondo dato che, nonostante avesse lui stesso le dita fredde, riuscì a registrare la differenza di temperatura fra i due corpi. Andiamo a casa... finirai per raffreddarti, Jimin-ah. Si lamentò sommessamente, esponendo il labbro inferiore verso l'esterno, pronto a raccogliere le sue cose per lasciarsi il campo sportivo alle spalle. Nonostante lo ripetesse ogni volta, Jimin si era dimostrato sempre parecchio resistente al freddo - forse Yoongi continuava a dimenticarsi che l'altro, durante i periodi di luna piena, nuotava senza troppe difficoltà nel mare norvegese. A differenza di quanto aveva fatto durante il percorso che li aveva portati lì, Yoongi raggiunse la mano di Jimin prima ancora di afferrare il proprio zaino e, per poterlo proteggere dal sibilo freddo della serata, fu rapido a sotterrare entrambi nella tasca del proprio giaccone.
    Una volta raggiunto l'appartamento del maggiore, mentre entrambi erano impegnati a sfilarsi le scarpe, Yoongi alzò di poco il viso da dov'era accovacciato per slacciarsi le preziose calzature di dosso, in modo da poter interrogare Jimin. Allora, qual è la tua decisione? Credo di avere abbastanza in casa per poter mangiare insieme... ma se ti va di ordinare dal Banchan, offre hyung. Gli offrì una seconda volta le due alternative con serenità, spogliandosi del cappello, sciarpa e cappotto per poter muovere i primi passi in casa. Si premurò di accendere le luci del salotto così da non lasciare Jimin al buio, e si andò a rintanare in cucina, aprendo il frigorifero per poter confermare le proprie ipotesi. Manca il soju però... e ho finito la birra. Mormorò soprappensiero, arricciando le labbra e corrucciandosi leggermente. Era una rara occasione: di solito Yoongi si assicurava di avere abbastanza scorte per scongiurarne l'assenza. Un triste sospiro, si abbassarono le spalle. Vieni qui, ordiniamo. Concluse sedendosi sul divano e invitando Jimin a fare lo stesso, battendo un paio di volte il palmo contro uno dei cuscini solo per indicargli poco dopo un plaid color panna con cui avrebbe potuto coprirsi, casomai avesse avuto ancora freddo. Gli affidò il cellulare e si accomodò sulla spalla dell'altro, guardandolo navigare nell'app dove avrebbero piazzato l'ordine da inviare al Banchan - che entrambi discussero piano fra un miagolio e l'altro. Non era di certo la prima volta che i due passavano del tempo da soli in quelle atmosfere ibride che, di lì a poco, si colorarono ancora una volta di toni più intimi, romantici e sospirati. Ancora immersi nell'ordine, le labbra di Yoongi si iniziarono a muovere delicatamente contro la mascella del più giovane, piantandoci piccoli baci: non voleva distrarlo, né desiderava ricevere attenzioni, semplicemente si concesse di dimostrargli un po' d'affetto. Se vuoi tornare a casa con l'autobus... Il tono appena utilizzato da Yoongi non sembrava fornire alternative a Jimin. Probabilmente l'avrebbe perfino accompagnato. Potremmo far arrivare l'ordine un po' prima. Altrimenti, puoi restare, lo sai. Si strinse nelle spalle, interrogando Jimin con lo sguardo. L'avergli proposto un secondo pigiama party "improvvisato" lo riportò, senza che potesse fermare i pensieri, alla serata passata insieme dopo il compleanno di Jimin - ma non volle distrarsi troppo, abbandonandosi ai ricordi colorati dalle morbide ombre che li avevano accarezzati nella sua stessa stanza. Come vuoi tu, insomma. Io ho già deciso per prendere d'asporto. Sussurrò subito dopo, schivando gli occhi di Jimin questa volta, fissando le proprie dita che stavano punzecchiandosi reciprocamente. Raccolta la risposta di Jimin, gli sorrise serenamente e, prima ancora di tornare a stringersi vicino a lui, si alzò dal divano, facendogli cenno di seguirlo. Avevano ancora del tempo prima dell'arrivo della cena e Yoongi immaginò che quello sarebbe stato il momento adatto per mostrare a Jimin ciò che gli aveva celato fino a quel momento.
    Aprì la porta della propria camera, diede un colpetto all'interruttore che illuminò di luce calda l'ambiente; come sempre, prima di lasciare l'abitazione per raggiungere il posto di lavoro, Yoongi si era premurato di rassettare un po' la stanza e, seppure non aveva idea che il loro incontro li avrebbe portati nuovamente lì, era contento di aver fatto trovare lo spazio in ordine. Fece qualche passo e si fermò vicino al proprio letto, inginocchiandosi e fermandosi in quella posizione, attendendo che Jimin si avvicinasse a sua volta. Le ultime volte mi sono dimenticato di farti vedere questo... Mentì parzialmente, evadendo dallo sguardo di Jimin e puntando gli occhi a terra. Entrambi sapevano che, nelle occasioni in cui i due passavano del tempo insieme, ben poca attenzione era riservata a qualsiasi altro elemento che non fossero loro stessi. Rinchiusi in una perfetta bolla di cui Yoongi avrebbe dovuto indagare ancora per molto le superfici, il maggiore immaginò fosse giunto quantomeno il momento di definire che forme avrebbe preso il loro rapporto in fase germinale. Ma, prima, avrebbe mostrato a Jimin un oggetto a lui molto caro. Trattenne il respiro e raggiunse con le dita la scatola blu che costudiva sotto il letto, facendola scivolare nel piccolo spazio fra le loro gambe. La puoi aprire. Era nervoso, la voce e le dita gli tremavano appena. Yoongi non aveva idea di che cosa Jimin avrebbe potuto pensare di ciò che avrebbe visto all'interno della scatola, un vero e proprio portale nel loro passato: le loro foto da ragazzini, tutto ciò che, nella piccolissima stanza di Jimin a Seoul, il più giovane aveva conservato di Yoongi e, ancora macchiata da antiche lacrime di rassegnazione e rabbia, la lettera che non aveva mai avuto il coraggio di consegnargli. Sperava solo che, nell'alzare lo sguardo, non avrebbe letto nessun'ombra di tristezza incupire il volto di Jimin. Nell'attesa si afferrò il polso sinistro, cercando ristoro nel contatto freddo con il bracciale che li avrebbe tenuti, in qualsiasi modo, uniti.
     
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    Felice anche solo d'essere invaso per qualche attimo dal profumo del suo hyung, Jimin non si trattenne dall’infondere nella sua stretta sottotoni più dolci e protettivi, anche se intenzionato semplicemente a salutare Yoongi al suo arrivo. Gli fece piacere percepire il calore delle braccia dell'altro attorno a sè, e lo trattenne in quella presa per qualche attimo ancora, vibrando appena contro la sua spalla nel regalargli un breve suono simile a delle fusa gioiose. Ciao, Jimin-ah. Casa era proprio quella voce, il modo in cui il nome di Jimin scivolava tra le labbra di Yoongi, il tono sempre tinto di remoto affetto e la "J" finalmente pronunciata con la vera dolcezza che la loro lingua madre esige. Ciao hyung~ Fuseggiò infine Jimin, ben felice di poter avere il suo hyung nuovamente vicino a sè anche mentre si preparava all'uscita con lui. Non lo fece attendere molto, raggiungendolo solo qualche minuto dopo, abbandonando il soffice hanbok per sostituirlo all'outfit scelto per l'occasione, forse un po' insolito ma che sperava Yoongi avrebbe apprezzato. Da qualche tempo infatti, Jimin non poteva negare di esser diventato più attento al suo modo di presentarsi, con il latente e gradevole peso dello sguardo di Yoongi sempre in mente, come se desiderasse incuriosirlo ogni singola volta un po' di più anche da quella prospettiva. Si compiacque, infatti, quando notò le iridi scure del più grande scivolargli addosso, indagare ogni indumento ed il modo in cui ne fasciava le forme. Ecco che Jimin non perse tempo, approfittando di quell'adorabile momento di distrazione per avvolgere la mano più ampia di Yoongi nella propria. Stai bene vestito così. La gonna ti dona molto... per le gambe. Già tinte di un leggero colorito più sanguigno, le guance di Jimin ne registrarono le reazioni intenerite, mentre le labbra, arricciate in un ghigno più intraprendente andarono a sfiorare la guancia dell'altro. Per le gambe, mh? Sussurrò quasi impercettibilmente con la pelle poco più pallida di Yoongi, stampandovi poi un lievissimo bacio. Anche tu stai bene vestito così, stai sempre bene hyung. Per quanto adorasse ricevere complimenti, Jimin era altrettanto lieto di ricambiarli, lasciando intendere con estrema chiarezza tutto il suo apprezzamento per il compagno, che fosse per lui non avrebbe mai smesso di sommergere nelle sue più tenere parole.
    Sarebbe presto arrivato il momento di uscire, ma prima Jimin propose a Yoongi di provare una sua nuova palette. Non sapeva se sarebbe stato a proprio agio, ma in cuor proprio sperava in una risposta positiva per testare quei colori nudi e tenui sulla pelle dell'altro. Morbida e liscia com'era, sarebbe sembrata ancora più attraente con qualche venatura colorata. Le spalle di Yoongi si mossero in una risposta positiva e quasi neutra, al che Jimin non potè che sorridere, agguantando pennellini ed ombretti per dare il via alle danze. Gli occhi del più grande erano meravigliosi così com'erano, ed il loro taglio non aveva bisogno di nient'altro se non di essere valorizzato, per questo, il minore non impiegò molto tempo con il makeup, spostando con grazia di tanto in tanto le piccole dita ad accarezzare le palpebre ed il mento di Yoongi in sfioramenti a fior di pelle con i polpastrelli o le setole dei suoi pennellini. Gli parve quasi surreale poter osservare dalle soglie delle palpebre socchiuse il volto del compagno così da vicino in quel momento di stasi quieta: il suo respiro era regolare, tranquillo, caldo, i suoi occhi morbidamente chiusi mentre le labbra appena aperte, e Jimin si ritrovò a dover resistere più di una volta ad avvicinarsi e sfiorarle con le proprie. Magari dopo... Si ripeteva per darsi più forza, deciso a non valicare gli spazi di Yoongi prima del tempo cedendo ad un istinto impaziente ed un po' affamato che gli sussurrava di avvicinarsi maggiormente e lasciargli dolci baci ovunque sul viso. Nel mentre, per allontanarsi anche solo un po' da quei teneri pensieri e concentrarsi sul trucco da finire, Jimin rispose ad ogni domande che Yoongi gli rivolse, spiegandogli che non possedeva molti cosmetici ma che li utilizzava sempre sia su di sè che su Hoseok per gli spettacoli di danza, e che aveva conservato qualche foto sul telefono che gli avrebbe volentieri mostrato più tardi. Cullato dalle tenui carezze di Yoongi contro i fianchi, Jimin non riuscì a resistere oltre, strofinando appena il naso e poi le labbra contro una guancia dell'altro in un piccolo gesto affettuoso prima di decretare la fine del lavoro. Il più piccolo si poteva dire senz'altro soddisfatto: il trucco che aveva scelto per Yoongi gli donava a meraviglia, e l'espressione del maggiore ancor più illuminata alla prospettiva di ricevere un altro caffè gli riscaldò il cuore del tutto. Sì, stai proprio bene. Mormorò Jimin quasi tra sè e sè, abbandonando le ultime carezze contro il viso del compagno prima di avviarsi all'esterno.
    Prima di iniziare a passeggiare verso il campo da basket, il più piccolo tuttavia si concesse di rubare a suo hyung un bacio che aveva desiderato dagli sin da quando l'aveva visto, trattenendolo un po' prima di annuire intenerito alla sua ultima richiesta: nessuno avrebbe privato Yoongi di un buon americano. Raccolse la sua mano nella propria e poi iniziò a camminare a passo sicuro, come se si sentisse protetto unicamente da quel contatto. Una volta arrivati al campo da basket, Jimin non mancò di notare la lieve tensione che sobbolliva sotto la superficie di Yoongi, fermandone i movimenti in piccoli nodi rigidi. In questo senso Jimin si voleva offrire come porto sicuro; non ci sarebbe stata alcuna reazione sbagliata, alcuna parola goffa o gesto inadatto, l'importante sarebbe stato solo seguire gli istinti del momento e poi reagire ad essi con morbidezza. Tutto si sarebbe dipanato. Sereno in questa consapevolezza, Jimin lasciò che labbra ed occhi si distendessero in sorrisi luminosi, e la presa delle mani, dapprima su Yoongi, si spostò a lambire la palla per giocare. Si susseguì allora una piacevole carrellata di risate, (una leggera pallonata), punzecchiamenti amichevoli e timidi moti d'ammirazione ed affetto più romantico che fecero di quell'incontro uno dei più piacevoli che Jimin avesse avuto modo di passare in quel periodo. Si sentiva quasi capace di fluttuare, in una dimensione gioiosa e spensierata che lo fermava nel tempo ad anni ormai passati ma senza tutte le preoccupazioni che portavano con sè. Il tintinnio metallico della palla oltre il canestro riportò Jimin a sensazioni più materiali e le sue iridi su Yoongi, sperando di ricevere l'espressione orgogliosa di cui poi proprio il più grande non lo privò.
    Giocarono ancora, e dopo un tentativo che il minore sapeva essere troppo timido di placcarlo da parte dell'altro, arrivò anche un secondo canestro, che portò Jimin a gonfiare appena il petto proprio come un passerotto soddisfatto, raccontando persino al più grande le sue prodezze sportive ai tempi del liceo. Sprovveduto? No, no. Non c'è una cosa che Jimin-ah non sappia fare. Fu allora che un lieve rossore si impossessò delle guance di Jimin, ben contento come sempre di ricevere dei complimenti ma consapevole della vena iperbolica delle parole del suo caro Yoongi. Pfff, hyung. Rimbeccò lui avvertendo un po' la voce accartocciarsi su se stessa, mentre lo sguardo vispo e tagliente tornava ad indagare le iridi del compagno. Non è forse così? Scattando verso l'alto, le sopracciglia di Jimin rifletterono facilmente il suo momento di epifania: realizzò solo in quel momento che Yoongi stesse flirtando con lui. Lo sguardo allora mutò in uno intenso e rilassato, teso ad accarezzare le forme del più grande anche nel suo spettacolare tentativo di impressionare il minore. Oh! Jimin-ah sarà pure bravo, ma mai quanto il suo hyung~ Esordì fuseggiante, prima di avvicinarsi ancora un po' e lasciar vagare in maniera ben poco sottile lo sguardo sui lineamenti del corpo di Yoongi, arricchendo di toni un po' più ambigui e densi quella innocente discussione prima di rivolgere al più grande dei sinceri apprezzamenti. Era molto tempo che Jimin non vedeva Yoongi giocare e divertirsi con qualcosa che sapeva essere sempre stata una sua passione, ed era più che felice di notare che non l'avesse abbandonata del tutto. Hai visto? Alle superiori sapevo fare anche la schiacciata inversa. Sarei in grado di rifarla? Se riprovassi ora? Un sorriso intenerito e dolce piegò le labbra piene di Jimin, che poi si posarono sulla guancia di Yoongi per un piccolo bacio. Jimin sapeva che, suo malgrado, ondate di malinconia avrebbero smosso la sua serenità, conducendolo in acque più increspate ma non necessariamente pericolose - non se Yoongi avesse continuato a restare con lui. Il passato sembrava non aver finito di ripresentarsi davanti ai suoi occhi, ripresentando i fantasmi di sensazioni svanite che Jimin non era ancora riuscito ad abbandonare completamente. Tutto si dipanerà. Le braccia allora andarono ad ancorarsi ai fianchi del più grande, ritrovando silenziosamente il rifugio che da piccolo aveva sempre ricercato, sperando così di offrire di rimando riparo a Yoongi ora che l'aveva ritrovato.
    Il bacio che seguì ricalcò quei sentimenti più bisognosi d'affetto, mantenendosi tra le labbra dei due innamorati il più possibile, e Jimin fu felice di prenderne le redini per qualche altro secondo ancora, spezzando quel contatto in altri più minuti sul finire del respiro. Avvolgeva Yoongi a sè con più calore, sino ad avvertire i suoi fianchi fermamente contro le braccia, compiaciuto delle carezze che stava ricevendo di rimando nell'appoggiare la fronte contro quella calda del più grande. Differentemente da Yoongi, che stava godendo come lui di un momento di pace completa, Jimin non potè che lanciare uno sguardo fugace attorno a loro, volendo proteggere quegli istanti in cui Yoongi si era appena accomodato per entrambi, vegliando discretamente ma senza ansie sulla loro quiete. Prima di vedere Yoongi scivolargli via dalle braccia come un pesciolino irrequieto per concentrarsi sul gioco, Jimin lo attrasse a sè un'ultima volta avvolgendo una mano dal palmo minuto attorno all'avambraccio dell'altro, trattenendolo per un altro bacetto che non durò più di una tenera imbeccata. Mi vuoi distrarre, Jimin-ah? Sul punto di rispondere ma già col sorriso sulle labbra ancora a contatto con quelle di Yoongi, Jimin si permise di sfiorare il naso contro il suo in un ulteriore cenno tenero e stavolta anche un po' scherzoso in risposta a quella adorabile protesta. Se fosse co- Per qualche attimo Jimin si perse nei contatti che Yoongi volle regalargli, fermando persino il flusso della voce in un leggero moto di sorpresa. Non so come fai- ma riesci sempre a fare segno. Il palmo del più grande scivolò a trattenere la carne solida di una delle cosce di Jimin, ed al contempo proprio le labbra del più piccolo lasciarono evadere un leggerissimo singulto, accompagnato subito da una morbida risata argentina e complice. Mi provochi, hyung? Si chiese Jimin compiaciuto ed addolcito da quei contatti teneri ma più audaci, che per suo dispiacere si dissolsero presto assieme al calore della presa di Yoongi. Ma possiamo giocare in due allo stesso gioco, no? Calate sino a socchiudersi per racchiudere uno sguardo indagatore ed incantevole non molto diverso da quello che solitamente lasciava brillare le iridi di Jimin nella sua versione marina, le palpebre del più giovane impressero l'immagine di Yoongi sorridente nella memoria del compagno quasi studiandone i più minimi movimenti ed emozioni che si celavano dietro di essi. Fra l'altro siamo venuti fin qui per giocare a basket, Jimin-ah. Amoreggiamo più tardi. Annuendo in un lieve e deciso cenno, Jimin lasciò che le parole di Yoongi non restassero inascoltate, avvicinandosi per lasciargli un bacio tra i capelli nel percepire la sua leggera vena d'imbarazzo. Eccola, MVP. Dichiarò lui a bassa voce, porgendo in un abbraccio che circondava la schiena del più grande la palla che stava cercando. Amoreggeremo più tardi, ci conto. Ricalcando le parole appena pronunciate dal compagno, Jimin stampò un altro piccolo contatto contro la sua spalla, salendo rapidamente a lasciargliene un altro contro il collo e solo allora lo lasciò andare, permettendogli di fare come aveva detto lui stesso.
    Continuarono a divertirsi finchè le ombre della sera non calarono e li abbracciarono, portando con sè anche il freddo che in nessuna stagione privava la Norvegia di quella puntura ghiacciata, seppure in misure differenti. Il tè che Jimin reggeva tra le dita era ancora fumante ma ne aveva già consumato metà, ora che lo sguardo era tornato su Yoongi ed una tempia contro la sua spalla. Nemmeno il freddo che avvertiva con più forza lo privò di quel momento di vera felicità. Ehi, Jimin-ah... vogliamo tornare a casa? Puoi fermarti da me, se vuoi. Potremmo fare cena insieme e posso cucinare qualcosa per tutti e due, oppure potremmo prendere d'asporto... Quasi senza pensare, mentre ascoltava le parole di Yoongi già ben deciso sulla risposta da dargli, Jimin tornò con la schiena diritta, lasciando scivolare una mano tra quelle di Yoongi per stringerne una, attendendo la fine del discorso dell'altro accarezzandone il dorso con qualche tenue movimento del pollice. Al Banchan. Allora Jimin sbuffò una piccola risata divertita, ben consapevole dell'amore del compagno per il ristorante dei genitori di Hobi. Non ne avevo dubbi hyungie, ho fame anch'io di cibo del Banchan~ Dando implicitamente una risposta positiva anche alla proposta di fermarsi a casa del compagno, Jimin guardò con impazienza alla prospettiva di passare una serata insieme; il cuore prendeva a correre ormai da un po' all'idea di passare sempre più tempo con Yoongi, guardare la loro relazione sbocciare in una diversa senza però distorcersi, e più semplicemente, non vedeva l'ora di viverla con lui. Sei sicuro di non aver freddo? Andiamo a casa... finirai per raffreddarti, Jimin-ah. Jimin non avrebbe potuto negarlo in alcuna situazione: la preoccupazione che Yoongi non mancava mai di mostrargli lo riportava alle sensazioni che più e più volte si rincorrevano nel prendere coscienza dei suoi sentimenti verso l'altro: riconosceva Yoongi, il suo adorato hyung che sempre si era preoccupato per lui e che dopo tutti quegli anni non aveva mai cessato di farlo, ma anche il ragazzo di cui si era innamorato, una persona che lo avrebbe supportato e con cui si sentiva al sicuro. Lo conosceva sin troppo bene per essere tanto sciocco da ribattere, quindi semplicemente concordò con Yoongi con un cenno della testa, avvicinandosi per schioccare un altro bacio su quell'adorabile labbruccio proteso che sembrava starlo chiamando a gran voce. Andiamo, hai le mani fredde. Asserì poco dopo col sorriso sulle labbra, stringendo il suo palmo nel proprio, poco dopo immersi entrambi nel giaccone del più grande.
    La passeggiata verso casa non durò poi così tanto, e Jimin ignorò completamente l'arrivo del freddo una volta che ebbero iniziato a camminare, ormai abituato a quelle temperature rigide e riscaldato dalla sola presenza di Yoongi a pochi passi da lui. Ormai l'ingresso e le scale dell'appartamento del più grande erano diventate un territorio familiare agli occhi di Jimin, che ripercorrendole si sovvenne del proprio compleanno, così come dei primi incontri colmi di esitazione ed emozione dopo aver ritrovato Yoongi. Il cuore, infatti, non mancava mai di saltare un battito ogni volta varcata la soglia, impigliato di stralci di passato e futuro che si avvolgevano ad esso. Allora, qual è la tua decisione? Credo di avere abbastanza in casa per poter mangiare insieme... ma se ti va di ordinare dal Banchan, offre hyung. Rimossa la giacca ed anche gli stivaletti che finirono a fianco delle Air Jordan del più grande, Jimin iniziò già a percepire il piacevole cambio di temperatura una volta all'interno della casa, proprio mentre estendeva un braccio come se volesse fermare il compagno nei suoi passi. Hyung! Hyung, hey dividiamo- Cinguettò più concitato lui, cercando di convincere Yoongi di optare per un'equa divisione del prezzo della cena, anche se era certo che il suo sarebbe stato un tentativo vano. Manca il soju però... e ho finito la birra. Un sospiro, e Jimin si andò quietamente ad acciambellare sul divano, guidato anche dalle parole e dal ritorno del compagno dalla cucina, accucciandosi così vicino a lui. Lo ringraziò con un bacetto fugace sulle labbra per la sua premura con il plaid e poi lo accolse contro una spalla, mentre lo sguardo si fissava sul display del cellulare in modo da consultare il menù del Banchan. A quel proposito un leggero sorriso non potè che spuntare sulle labbra di Jimin: sapeva quanto Hobi e Cat si fossero impegnati a digitalizzare la proposta del Banchan e quante energie avessero impiegato affinchè i genitori più vecchia scuola di Hoseok si adattassero a questo nuovo metodo che, per quanto insolito per loro, aveva anche permesso agli affari di lievitare molto di più. Cosa prendi hyung? Domandò sommessamente Jimin, e mentre attendeva una risposta, iniziò ad esplorare il menù in cerca di qualcosa che risultasse decisivo anche per il proprio palato. Nel frattempo, accoglieva anche le piccole tenerezze di Yoongi, sorridendo e fuseggiando per ritrovarsi infine a sfiorare le labbra del compagno con le proprie per un bacetto sfuggente e deliziosamente distratto, un po' come se quei dolci contatto fossero diventati in brevissimo tempo una facile e quotidiana automaticità che confermava a Jimin ancora una volta di aver trovato in Yoongi la sua casa. Un braccio scivolò attorno alle sue spalle, e posando la guancia contro i capelli del più grande, Jimin piantò qualche morbido bacio tra i suoi capelli, sorbendone il buon odore mentre selezionava qualche altro piatto in più, tradito anche dal gorgogliare un po' più irrequieto del suo stomaco che proprio non voleva saperne di zittirsi.
    Se vuoi tornare a casa con l'autobus... Potremmo far arrivare l'ordine un po' prima. Altrimenti, puoi restare, lo sai. Ritornando proprio come Yoongi a frammenti di sensazioni ed immagini della notte del proprio compleanno, Jimin si ritrovò a sorridere caldamente, ricordando con piacere ed una accento di tenero imbarazzo quei momenti più concitati ma non meno emozionanti per entrambi. Come vuoi tu, insomma. Io ho già deciso per prendere d'asporto. Approfittò allora del sussurro di Yoongi, cercando il suo sguardo finchè non lo trascinò delicatamente nel proprio, arpionando con una leggera pressione dell'indice il mento del più grande, contro le cui labbra picchiettò qualche tenero bacio. Voglio rimanere con te. Mormorò in un tono appena udibile, sicuro del fatto che Yoongi avrebbe sentito la sua voce, e con essa anche le sue venature piene di trasporto. Qualsiasi cosa Jimin stesse facendo con lui poteva considerarsi qualcosa che desiderava pienamente, ad ogni singolo passo. Si scambiarono un sorriso, ed il più piccolo approfittò di quella vicinanza per sfiorare il naso di Yoongi con la punta del proprio. A patto che ti faccia dare qualche bacio, hyung. Avevi detto che avremmo amoreggiato~ Tintinnò, spostando le mani per raccogliere i fianchi del compagno tra esse e sollevarlo finchè il suo corpo non si fu appoggiato al proprio, con i bacini uniti non appena Yoongi venne gentilmente spostato sin sulle gambe di Jimin. Va bene così? Non c'era momento in cui il minore non si preoccupasse del benessere di Yoongi, di vederlo a proprio agio e mai esitante o spinto in direzioni che non avrebbe voluto percorrere. Quindi attese una risposta o un segnale di qualsiasi tipo, e solo dopo si spinse in avanti, attirando allo stesso tempo il più grande contro di sè per tornare alle sue labbra un'altra volta ancora. Jimin non si rivelò ingordo nel ritmo dei suoi baci, eppure non potè negare di provare una sete che gli risultava difficile da colmare e che sentiva crescere in sè man mano che approfondiva quei contatti e la vicinanza con Yoongi che aveva desiderato per così tanto tempo. Una mano scivolava in ampie carezze confortanti lungo tutta la lunghezza della schiena di Yoongi, e ne tastava deliziosamente la superficie ricoperta dalla stoffa, mentre l'altra si arpionava ad uno dei passanti dei suoi pantaloni, il cui tessuto iniziò a scivolare appena contro le gambe più scoperte di Jimin mentre tratteneva il maggiore ancor più vicino a sè. Nella stanza null'altro risultava udibile se non i sordidi schiocchi di ogni bacio, che deliziosamente iniziarono a regalare calore ovunque nel corpo di Jimin, diffondendo quel tepore rapidamente in un'estesa e densa nebbia di beatitudini a cui volle concedersi almeno finchè i polmoni glielo permisero; ogni bacio con Yoongi sembrava il primo, una nuova esperienza a cui Jimin voleva abbandonarsi e che lo conduceva a sensazioni mai provate prima e amplificate ogni volta in modo diverso. Voleva indagarle meglio, condividerle con Yoongi e permettergli di farsi conoscere di conseguenza. Le sue labbra continuavano dolcemente ad infrangersi su quelle del minore, gettandolo in un labirinto di morbidezze e contatti più umidi a cui non si sottrasse nemmeno una volta, e solo quando il fiato fu diventato più corto Jimin si decise ad inclinare appena la testa, delineando la linea della mascella e del collo di Yoongi a labbra schiuse, mentre in un gesto più bisognoso degli altri una mano andava ad intrecciarsi ai capelli corvini dell'altro, spingendo appena la sua nuca verso di sè per avere il respiro del compagno più vicino, dove avrebbe potuto sentirlo. Tutta quella bellezza, tutto quell'amore regalarono a Jimin non solo beatitudine e felicità, ma anche prospettiva e chiarezza; per quanto tempo quella serenità e quell'affetto gli erano stati strappati via e negati? Per quanto Yoongi aveva dovuto soffrire prima di arrivare ad essere abbracciato da Jimin con il sorriso sulle labbra? Non mi porteranno mai più via da te. Si ritrovò a pensare, ora che il vuoto nel suo cuore si era colmato con la presenza di Yoongi finalmente ritrovato. Quella fitta di malinconia spinse Jimin a fermarsi per qualche attimo, senza però trasmettere al compagno alcun turbamento. Semplicemente gli raccolse il viso tra le mani, sorridendo con le labbra e con gli occhi, ora dallo sguardo più languido. Gli lasciò un paio di carezze lungo il volto, manipolando la pelle di Yoongi con estrema cura, e solo dopo Yoongi si alzò dal divano, dirigendosi verso la stanza da letto.
    Jimin lo seguì senza rivolgergli alcuna domanda, sicuro del fatto che come sempre gli avrebbe mostrato qualcosa con cui cambiarsi od avrebbe cercato altre coccole prima dell'arrivo della cena. Ogni sua certezza venne indebolita poco dopo dai gesti di Yoongi, che avvicinatosi al suo letto recuperò da sotto al materasso una scatola blu di cui Jimin non riconosceva la forma. Non l'aveva mai vista, e le sue sopracciglia s'incresparono subito, rendendo manifesta la sua curiosità. Compì allora qualche passo avanti, e prese posto sul bordo del letto prima di invitare l'altro a raggiungerlo al suo fianco con un cenno del capo. Le ultime volte mi sono dimenticato di farti vedere questo... Jimin non riuscì a collocare le proprie emozioni e non sapeva per quale motivo, ma i suoi occhi si fecero poco più lucidi, come se sentisse sin nelle ossa che qualcosa sarebbe successa a breve - qualcosa che avrebbe smosso la superficie calma delle sue emozioni trasformandola in acque in movimento, increspate ed arricciate sotto i movimenti che si ritrovò a compiere poco dopo aver raccolto la scatola tra le mani. La puoi aprire. Notò una leggera ma pervasiva agitazione farsi strada nelle membra di Yoongi, e allora spostò una mano a ticchettare sulle proprie gambe, avvertendo così la pressione di una delle tempie di Yoongi contro le cosce scoperte. Una piccola mano si spostò ad accarezzare gentilmente i capelli del più grande, mentre l'altra posò la scatola davanti ad entrambi, lasciando con facilità scattare l'apertura verso l'altro, scoperchiando così il contenitore. Fu immediato il nodo che strinse le interiora di Jimin, torcendole in pieghe che assomigliavano a quelle del passato che tutt'in una volta lo riportarono a ben undici anni prima. All'interno notò immediatamente il quaderno di matematica, dove a scuola era solito tracciare e ritracciare il nome di Yoongi, dei piccoli disegni che li ritraevano, la parola "amicizia" scritta lì vicino ma incoronata da cuori delineati con penne di colore diverso; le loro foto alla sala giochi dove il giorno del suo compleanno Jimin vide svilupparsi assieme alle immagini sulla pellicola anche la giornata più bella ed emozionante che avesse mai vissuto; dei fumetti, per la precisione un tankobon di One Piece e l'altro di Slam Dunk, serie che spesso i due leggevano insieme nei pigiama party improvvisati a casa di Jimin. Poi, affondando appena la mano in quel piccolo nugolo di oggetti, Jimin recuperò una maglia appallottolata alla bell'e meglio, a righe e con un pinguino stampato al centro. Per quanto di dubbio gusto, quella tshirt aveva accompagnato proprio moltissime di quelle tenere notti e Jimin aveva deciso di conservarla, per accogliere Yoongi a casa propria con un indumento più comodo della divisa scolastica o abiti che non gli avrebbero permesso di riposare in maniera confortevole. Jimin la tirò su, provocando in quel denso silenzio qualche tintinnio di oggetti nella scatola ed osservò la maglia a lungo, come se fosse la prima volta che la vedeva. Effettivamente, era così: un nuovo Jimin aveva posato gli occhi su quell'oggetto semplice ma tanto significativo, ed ora che ne poteva avvertire persino l'odore, la sua quiete si incrinò del tutto. Strinse le labbra per fermarne il tremore, ed allora più di una immagine si accavallò nella sua mente: i giorni passati a scuola, quel primo timido bacio scambiato in primavera, gli sguardi timidi ed inutilmente spaventati scambiati con Yoongi, il giorno del suo compleanno ed il terribile distacco, le notti passate nel pianto a casa dei Nygard, le estati a Seoul passate a leggere fumetti insieme, i sussurri di notte per non farsi scoprire dai genitori, lo sguardo malinconico e sorpreso del più grande al negozio di fiori a Besaid, e nel mezzo, undici anni di solitudine. Undici anni d'assenza. Undici anni senza Yoongi. Prima di lasciarsi andare del tutto ai suoi pensieri, Jimin tuffò il palmo verso gli ultimi oggetti non ancora passati in rassegna: un biglietto ed una lettera, ancora nella sua busta.
    Per il primo, stropicciato e più piccolo in dimensioni, la carta era più deteriorata, forse per colpa della mancanza di una protezione attorno ad esso. “A Min Yoongi, il compagno di scuola di Park Jimin. Abbiamo saputo che la tua intrusione in casa è dovuta ad una ricerca di risposte. Questo è il motivo per cui Jimin non tornerà più a scuola: ha avuto un’offerta migliore. Non è voluto rimanere perché non aveva niente che lo legava alla Corea. Ci ha chiesto di disfarsi di queste cose, dato che a lui non sarebbero servite” Jimin non aveva dubbi, la grafia apparteneva a sua madre; nonostante gli anni passati via dai genitori l'avrebbe riconosciuta ovunque. Aveva un modo di scrivere le M e le vocali molto caratteristico. Le sopracciglia allora si aggrottarono in un moto di rabbia e stupore: i signori Park avevano avuto la faccia di mentire a Yoongi e di dirgli cose tanto orribili, e lui non ne aveva mai avuto idea. Non riuscì ad immaginare il peso che il compagno aveva dovuto sorreggere in quel periodo di tempo, e per qualche attimo Jimin avvertì il fiato mozzarglisi nella trachea. Si fece però forza e spinse oltre, e più impaziente di prima scartò la lettera dopo aver lasciato cadere quel diabolico bigliettino sul materasso. La carta era leggermente ingiallita e macchiata di chiazze che senza dubbio avevano ricalcato la forma di lacrime che vi erano cadute sopra. Al mio migliore amico, Jimin. Un respiro vacillante abbandonò le labbra del minore, come se nel leggere finalmente le parole che Yoongi gli aveva dedicato stesse finalmente sciogliendo anni ed anni di pesi che si erano accumulati sulle sue spalle. Lo so che non te lo dico spesso e, se non fosse abbastanza chiaro dalle parole di prima… ti voglio bene. Questa stupida lettera è penosa, ma spero che il resto del regalo e la giornata ti sia piaciuta. A me è di sicuro piaciuta perché ho potuto passarla con te. Min Yoongi, la cui migliore qualità è esserti amico. Calde, pesantissime lacrime ticchettarono sulla carta ricalcando quelle che aveva versato Yoongi prima di lui e, spostando il foglio che stringeva in un palmo sino a stropicciarlo, le lacrime caddero contro le guance di Yoongi, la cui nuca era posata contro le gambe del compagno. Il messaggio che dopo così tanto tempo Jimin aveva avuto la possibilità di leggere non era stato che una conferma di ciò che provava da quando si era ricongiunto all'innamorato. Nonostante il suo sguardo si fosse completamente offuscato dal pianto, ora Jimin riusciva a vedere, con chiarezza cristallina, che ciò che entrambi avevano subito non era stato niente di normale, niente di giusto o semplicemente parte della vita. Yoongi era stato massacrato dalle parole dei Park e da una separazione che aveva danneggiato anche Jimin, spingendo entrambi in un periodo buio che non era mai veramente cessato se non quando i due si furono ritrovati. Persino nelle settimane in cui Jimin si era rivolto ad un terapista, non si era preso del tempo per pensare a quanto gravi i fatti avvenuti nel passato suo e di Yoongi fossero stati, a quanto avessero privato entrambi di momenti preziosi che avrebbero potuto passare insieme, uniti. Senza che potesse controllare i tremori dentro di sè, Jimin schiuse le labbra in un singulto sordido, stringendo a sè la lettera con forza mentre l'altra mano andava a coprirgli il volto, ora spezzato da un pianto quasi inconsolabile. Le lacrime scendevano bollenti e lente dagli occhi del ragazzo, e mentre silenziosamente Jimin si lasciava andare ad esse ripensava al giorno in cui i genitori lo avevano costretto ad andarsene dalla Corea. Il suo compleanno, il giorno in cui tutto era cambiato. Hyung... Mugolò, in cerca di aiuto dalla persona che da sempre era stata la sua roccia ed il suo rifugio. Che cosa ci hanno fatto. L'istinto di rinchiudersi nell'abbraccio di Yoongi e non uscirne per giorni ed anni interi non si affievolì nemmeno quando Jimin, tirando su col naso, lasciò scivolare ogni parola fuori dalle labbra senza paura. Tu eri la mia unica ragione per restare. Mormorò poco dopo, intenzionato con tutte le sue forze a contraddire le parole che i suoi genitori avevano ingiustamente rivolto a Yoongi. Jimin cercò le sue mani, e con la sua libera ed umida avvolse il palmo più ampio del maggiore in una tenue stretta. Io sono te, e tu sei me. L'ho capito il giorno del mio compleanno, ho capito tante cose allora ma non sapevo come dirtele, come dirle a me stesso. Provata dal pianto, la voce di Jimin sembrò quasi impegnata in un soliloquio, se non fosse che Yoongi era la persona che stava interpellando realmente. Devi scusarmi, hyung. Per tutto, per non averti scritto, per aver permesso che tutto questo accadesse, per non essere stato più forte per te, perchè- Sono un ingordo. Sono il tuo migliore amico, no? Eppure voglio anche essere quello che può amarti, e proteggerti e toccarti. Voglio tutto, voglio essere sempre di più per te. Fu allora che Jimin sorrise. Guardò Yoongi negli occhi, e le sue labbra poco più gonfie ed arrossate si aprirono in un dolcissimo sorriso, da cui anche la più disattenta delle persone avrebbe colto il grande amore che lo aveva fatto germogliare. Tu mi piaci, hyung. Mi piaci davvero. Non so se è troppo presto per dirlo o se accetterai i miei sentimenti, ma so che non permetterò più a nessuno di portarmi via da te se vorrai stare al mio fianco. Le strisce umide che solcavano le guance di Jimin non avevano smesso di bagnarsi con il moto delle lacrime che continuavano a scivolare su di esse sino ad accarezzare il collo del più giovane, eppure stavolta la natura di quel pianto pareva diversa: libera, emozionata, finalmente come se da quei piccoli rivoli salati potessero uscire anche i sentimenti che per lungo tempo Jimin aveva custodito nel cuore senza poterli nominare. Si portò allora il dorso della mano ad accarezzarsi gli occhi, senza mai abbandonare nell'altro palmo la presa con l'impronta della penna che Yoongi aveva tracciato anni prima, nel tentativo di portare finalmente pace a quei ragazzini che nient'altro desideravano se non essere felici e crescere insieme.
     
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    Nonostante fosse scivolato via da quei contatti più giocosi e arditi con la coda fra le gambe e le guance bollenti, Yoongi era stato contento di aver distratto per un po' (seppur a suo rischio e pericolo) la mente di Jimin. L'aveva notato evadere con lo sguardo, per sondare ciò che li circondava, dopo essere stato il primo a fare uno slancio per entrambi nel permettere alle bocche di tutti e due di unirsi in morbidi contatti. Non c'è nulla di cui preoccuparsi. L'aveva rassicurato una voce placida all'interno della sua testa, galleggiando sul flusso dei pensieri che, per quanto emozionati, si muovevano in modo tranquillo, rispettando i ritmi dei movimenti che aveva intessuto con Jimin. Se fosse co- Godendo a pieno delle reazioni dell'altro, lo sguardo di Yoongi brillò come quello di un allegro felino che aveva appena stretto fra i rosei polpastrelli il topolino di pezza preferito. Lo punzecchiò con gli artigli, accarezzandone la pelle al di là dell'adorabile gonna, beandosi del minuscolo singulto che riuscì a rubare dalle labbra dell'altro ragazzo: come sempre, avere la meglio sull'altro significava anche firmare frettolosamente la propria sconfitta. E, infatti, di lì a poco credette di essere stato buttato nel più profondo dei mari, non in grado di distogliere lo sguardo da quello magnetico di Jimin. Il dolce canto della sirena lo raggiunse immediatamente, trascinandolo a fondo e senza dargli alcuna ragione o forza di cercare di nuotare verso la superficie. Deglutì e, prima ancora che potesse accorgersene, l'aria gli entrò con violenza dentro i polmoni, spingendolo a mettersi in salvo solo per concludere quel brevissimo scambio con qualche tinta più goffa. Eccola, MVP. Yoongi si limitò a biascicare un "grazie" e i pochi capelli che arrivavano a toccargli la nuca sembrarono alzarsi in reazione alle parole dell'altro - che in verità aveva aiutato a formulare, infliggendosi da solo altre fonti d'imbarazzo. Amoreggeremo più tardi, ci conto. Com'era ovvio, quel giochetto a cui avrebbero potuto pure partecipare in due, sarebbe stato in fin dei conti sempre vinto da Jimin. Più tardi... Fece eco di quelle parole ancora una volta, scrollando le spalle mentre veniva attraversato da una risata.
    Contento di aver ricevuto ciò che desiderava con il semplice ausilio del labbro inferiore proteso in avanti - su cui poteva avvertire ancora il rapido e piacevolissimo bacio di Jimin, che aveva decretato la loro partenza dal campo sportivo -, ora Yoongi si stava godendo la vicinanza più calorosa di Jimin. Copertosi anche lui stesso con un po' del plaid che aveva offerto a Jimin, aveva preso presto posizione sulla sua spalla, spiando con occhio attento tutte le attività dell'altro durante l'importantissimo momento della scelta: davanti alla varietà del menù del Banchan, Yoongi rimaneva sempre un po' meravigliato. Alla domanda di Jimin, infatti, Yoongi rispose con un lungo mormorio pensoso, accarezzandosi il mento con le dita e coprendo per un po' la mano dell'altro nel scorrere da una parte a l'altra della lista. Jimin-ah... Si lamentò, venendo inevitabilmente distratto nella sua ricerca dallo sfuggente bacio che l'altro volle regalargli. Yoongi corrucciò di poco le sopracciglia e, permettendo all'altro di farsi più vicino e mettersi comodo, finì per selezionare forse più caselle di un quanto sarebbe stato necessario. Lo stomaco di Jimin gli parve essere proprio della stessa opinione. Poco gli importava, in fondo, avrebbero potuto consumare gli avanzi di quella cena anche il giorno successivo. Mmh, del bulgogi... Rispose con un po' di ritardo alla domanda di Jimin, continuando poi ad elencare tutti i piatti che avrebbe desiderato consumare quella sera, per poi scivolare in un'altra conversazione con Jimin, domandandogli con non poca difficoltà se volesse rimanere con lui anche durante quella nottata.
    Quando ricevette le tranquille rassicurazioni dell'altro, allora Yoongi si calmò un po', nonostante quella sensazione venne repentinamente sostituita da una più irrequieta emozione; il maggiore guardò Jimin negli occhi e sorpreso dall'audacia dell'altro, si lasciò manipolare per poi annuire sommessamente. S-sì, va bene così. La timidezza che sfiorava le azioni di Yoongi avrebbe potuto mandare un messaggio opposto ma, in verità, il maggiore era davvero contento di sapere che l'altro non si era dimenticato delle promesse stipulate sul campo da gioco poco prima. Quindi, ritrovatosi sulle gambe dell'altro, le labbra di Yoongi si piegarono in un dolce sorriso quando incontrarono quelle di Jimin, con cui credeva di muoversi all'unisono - se doveva essere sincero, per quanto i loro baci lo mandassero in una completa ed euforica confusione, non era molto sicuro di aver ancora affinato la tecnica esatta. Non aveva ancora ben chiaro come inclinare il viso o dove appoggiare le mani, ma l'avrebbe potuto scoprire solo provando ancora e ancora, come l'aveva supplicato di fare la sera del compleanno del più giovane. Guidato dalle silenziose risposte di Jimin, le dita nodose di Yoongi andarono ad accarezzarne il viso e poi, con cautela, raggiunsero la sottile catenina che Jimin aveva deciso di indossare quel giorno. Ci giocò per un po', contento che il regalo di Yoongi fosse stato apprezzato e, mai davvero sazio dei baci dell'altro, si spinse fino a perdere del tutto il respiro. Un basso mormorio si alzò dal petto di Yoongi quando avvertì il compagno scendere lungo la pelle del suo collo, che Yoongi inclinò di poco. Jiminie, niente segni. Lo ammonì debolmente, finendo per ridacchiare, forse un po' solleticato dalle amorevoli carezze del più giovane - sempre poco avvezzo ad ascoltare le lamentele del più grande. Jimin-ah. Ora più tenera, la voce si intrecciò alle ciocche di capelli di Jimin che, raggiunte dalle dita di Yoongi, vennero dolcemente accarezzate dal più grande. Non si sarebbe stupito del vedere Jimin annuire con innocenza solo per scoprire, qualche ora più tardi, una firma rossastra delle labbra del compagno. Tuttavia gli permise di rimanere lì per qualche altro secondo, solo per incontrare un Jimin leggermente diverso quando i loro occhi si intrecciarono di nuovo. A che pensi? Osservò il sorriso del più piccolo e, approfittando del cambio d'atmosfera, pur senza abbandonare la dolcezza che si era creata fra loro, lo invitò a seguirlo in camera sua.
    In ginocchio vicino a Jimin, il maggiore non trovò la forza di cercarne un'altra volta lo sguardo e, guidato dai brevi movimenti delle dita dell'altro ragazzo, si avvicinò un po' a lui, permettendosi di trovare conforto nel contatto con la pelle di Jimin. Si abbassò un po', inclinando il viso fino ad incontrare le gambe dell'altro e, osservando le dita di Jimin far scattare la serratura della scatola, trattenne per qualche secondo il respiro: era ciò che gli aveva richiesto tuttavia, in quel momento, si pentì di avergli mostrato quel pezzo del passato senza dargli alcun preavviso. Si fece quindi da parte, permettendo a Jimin di entrare in contatto con i segreti nascosti all'interno di quelle quattro pareti, muovendosi ai piedi di Jimin solo per mutare un po' la sua posizione, appollaiandosi fra le sue gambe; un braccio si appoggiò su una di esse mentre il viso, placidamente inclinato, cercava di non fornire ulteriori stimoli a Jimin. Oh, Jimin-ah... ? Sussurrò non appena avvertì le lacrime di Jimin bagnargli il viso, subito allarmato ma con l'intenzione di mantenere i nervi saldi. Ehi, Jimin-ah... guardami, vieni qua. Provò con voce vellutata, tormentato dall'idea di vederlo piangere, consapevole del fatto che fargli vedere quegli stralci del passato sarebbe stato necessario - per il loro presente, per il loro futuro. Con attenzione circondò i polsi del compagno e, trascinandolo giù, in modo che entrambi potessero trovarsi allo stesso livello, gli permise di piangere, di mugolare e di singhiozzare per quanto tempo avesse ritenuto necessario. Al di là dello sguardo bagnato di Jimin ci sarebbe stato sempre Yoongi, a guardarlo e sorridergli, pronto ad abbracciarlo con tutto l'affetto che nutriva per l'altro. Hyung... Tu eri la mia unica ragione per restare. Avrebbe voluto stringerlo ma, per non sopraffarlo, lasciò anche che le dita scivolassero via dai polsi di Jimin, aspettando che fosse l'altro a cercarlo. Quando avvertì il palmo dell'altro nel proprio, Yoongi guardò quell'unione tanto desiderata quanto considerata pericolosa un tempo. Tirò un piccolo sospiro, nell'intrecciare le dita con quelle dell'altro. Io sono te, e tu sei me. L'ho capito il giorno del mio compleanno, ho capito tante cose allora ma non sapevo come dirtele, come dirle a me stesso. Le scuse di Jimin raggiunsero Yoongi e solo in quel momento il maggiore si fece poco più avanti, raccogliendo il volto di Jimin in una carezza, adagiando il palmo libero contro la sua guancia con la chiara intenzione di voler lenire ogni sua preoccupazione. Sono un ingordo. Sono il tuo migliore amico, no? Eppure voglio anche essere quello che può amarti, e proteggerti e toccarti. Voglio tutto, voglio essere sempre di più per te. Tu mi piaci, hyung. Mi piaci davvero. Non so se è troppo presto per dirlo o se accetterai i miei sentimenti, ma so che non permetterò più a nessuno di portarmi via da te se vorrai stare al mio fianco.
    Solo quando il più giovane terminò di parlare, allora Yoongi con delicatezza cercò di togliergli la lettera dalle dita e, riponendola attentamente all'interno della scatola, mise da parte quell'oggetto che era stato in grado di scatenare nell'altro emozioni parecchio forti - ma, in un certo modo, rassicuranti per Yoongi. Ssh, Jimin-ah... Tubò in un sussurro il più grande, facendo in modo di coprirsi con una manica della camicia che aveva addosso il polso e, inclinandolo al punto giusto, catturò alcune delle pesanti lacrime di Jimin. Passò sulla pelle umida del più giovane con le dita, accarezzandolo con tenerezza, ricercandone lo sguardo al di là delle lacrime che lo rendevano nebuloso e lucido. Mi dispiace, non volevo farti piangere. Continuò qualche secondo più tardi, avvicinandosi al viso di Jimin solo per appoggiare le labbra su un angolo delle sue, chiudendo gli occhi e aspettando di avvertire che il respiro dell'altro iniziasse a seguire un ritmo regolare. L'idea di poter appoggiare le labbra su quel sorriso innamorato non gli dispiacque affatto, tanto da replicarlo naturalmente, anche se in minor misura, sulle proprie. Quindi si allontanò di poco, rimanendo comunque vicino al viso dell'altro mentre i pollici solcarono dolcemente le gote di Jimin, manipolandole in modo da cacciar via ogni residuo più bagnaticcio ed emozionato. E poi... mi piaci anche tu, testone. Gli parlò dolcemente e facendo in modo che, attraverso i propri occhi, potesse leggere la spiazzante sincerità che Yoongi era pronto a dimostrare all'altro. Avrebbe potuto confessargli interamente i suoi sentimenti ma immaginò che, almeno per il momento, sarebbe stato saggio non tornare a movimentare troppo il ritrovato equilibrio emotivo dell'altro - avrebbe avuto tutto il tempo per dichiararsi in modi più profondi in futuro. Ho voluto farti vedere la scatola non per farti scusare, e nemmeno per farti piangere. Volevo dirti apertamente quello che provavo... e che puoi essere tutte quelle cose per me, solo se io posso esserle anche per te. Va bene?
    Allargò allora le braccia e, raccolta la schiena di Jimin fra le dita, lo strinse con dolcezza a sé, rimanendo fermo in quei momenti di pura gioia senza fare altro se non respirare in sincronia con l'altro, fornendogli una guida stabile a cui adattarsi. Non avrebbe potuto continuare a parlare guardandolo in viso - sapeva bene che sarebbe inciampato nelle sue stesse parole - e, per questa ragione, trovò conveniente e molto piacevole abbracciare Jimin, affidando le parole all'orecchio del compagno. Jimin-ah, quando ti hanno portato via, ho fatto molte cose stupide... ho cercato di allontanarti e di odiarti. Ma non sono mai stato capace di buttare via tutti questi oggetti, la nostra storia. Quando ci siamo rivisti... ho provato ad eliminarti una seconda volta- fortunatamente senza successo. Ora so che non riuscirei più ad allontanarti e... non posso più continuare a dirmi di “no”. È inutile. Tutto qua. Socchiudendo gli occhi fino a serrarli del tutto, in modo da concentrarsi sulle parole che sentiva di dover condividere con Jimin, Yoongi permise all'altro di osservarlo mentre si scopriva, mentre si rendeva vulnerabile ai suoi stessi occhi e a quelli di Jimin. Sarebbe arrivato a piangere se solo avesse potuto, ma non credeva di esserne in grado nonostante le emozioni che stava provando in quel momento erano tante da costringere la voce ad incrinarsi di tanto in tanto; quindi si avvicinò ancor di più a Jimin, accarezzandone la schiena e seppellendosi nell'incavo del suo collo. Nel buio completo riusciva a vedere solo le loro due luci intrecciarsi. Ho ripensato al fatto che siamo stati lontani per undici anni e comunque un solo mese è stato devastante. Ti avevo finalmente ritrovato... solo per lasciarti andare via? Allora ho capito, e mi sono ascoltato. Per quanto fosse stato difficile affrontare quel processo da solo, Yoongi era contento di essere arrivato a quel punto - che non considerava, tuttavia, il traguardo finale - con le proprie gambe: si era fatto coraggio e aveva avuto abbastanza testardaggine da guardarsi dentro, recitando ad alta voce delle risposte che fino a quel momento l'avevano riempito di sgomento o disgusto. Sospirò un'altra volta, sorprendendosi di quanto potesse sentirsi leggero in quel momento: l'effetto che Jimin aveva su di lui era a dir poco salvifico. Avevo così paura... ma alla fine è vero, tu sei me e io sono te. Penso sia confortante, in un certo senso.
    Una volta che il maggiore ebbe sciolto l'abbraccio in cui aveva stretto Jimin, si ritrovò a fissare gli occhi scuri in quelli dell'altro, sperando di non trovarli più inumiditi dalle lacrime. Gli sussurrò di seguirlo ancora una volta e, compiendo solo qualche passo all'interno della stanza, entrambi si trovarono di fronte allo specchio della camera che raccoglieva la figura dei due ragazzi dalla testa ai piedi; non fu necessario nessuno sforzo per Yoongi e, mentre manteneva salda la presa sulla mano di Jimin, intrecciando le dita con quelle dell'altro ragazzo, ebbe la possibilità di rivedere entrambi in luoghi diversi e tempi diversi. Jimin-ah... avrei dovuto farlo molto tempo prima, avrei dovuto riconoscere il nostro passato e... osservarci davvero. Ti guardo, e mi vedo molto meglio di quanto io possa mai fare da solo. Sei il mio miglior riflesso... Mormorò prima di abbandonare la tempia contro la spalla di Jimin, diventando per qualche secondo irraggiungibile dall'altro, permettendo ad una fresca ondata di immagini di colpirlo interamente. Venne rapito da quei ricordi che, in sequenze velocissime, lo costrinsero ad attraversare una serie di sensazioni tanto confortanti quanto destabilizzanti: aveva nuovamente posato lo sguardo sulle guance paffute dell'altro, si era rivisto attraverso le finestre delle aule agonizzare al pensiero della lontananza da Jimin, aveva finalmente compreso gli sguardi che Jimin gli aveva lanciato attraverso il vapore acqueo. Quando venne trasportato di nuovo al fianco di Jimin, allora Yoongi tornò a sospirare per un'altra volta, battendo più volte le palpebre mentre si riprendeva da quell'esperienza tanto intensa quanto breve; doveva essere rimasto immobile e in silenzio per una manciata di secondi.
    Yoongi tornò con lo sguardo negli occhi di Jimin, spostandosi di poco e rientrando nella visuale dell'altro. Ora che erano uno di fronte all'altro, il maggiore alzò le mani per raccogliergli il viso: era cambiato parecchio ma, pur costretto ad attraversare pesanti coltri d'oscurità, non era stato in grado di perdere lo splendore che emanava. Era grato a Jimin per essersi preso cura della sua anima fino a quel punto, per avergli permesso di conoscere la propria, per avergli fatto conoscere il giusto modo per raggiungere la pace - un processo faticoso e pesante, mai del tutto concluso, ma verso cui era pronto a camminare, questa volta non più da solo. Però, se devo essere sincero, ho ancora un po’ di paura, Jimin-ah. Se dovessi ferirti di nuovo? Se facessi di nuovo il codardo? Non voglio... rovinare questo. Non più- Sussurrò piano, continuando ad accarezzargli le guance e lasciando che le dita scivolassero sulla nuca dell'altro, intrecciandosi fra loro. A quel punto gli sorrise e, avvertendo un piacevole calore espandersi all'altezza del suo petto, allora lasciò che quelle emozioni lo portassero a parlare un'ultima volta, schiudendosi in tutta la loro tenera intensità ad un soffio dalle labbra dell'altro. Io voglio- voglio solo stare con te, Jimin-ah, perché non esiste niente di male, quando stiamo insieme.
     
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    Non appena Yoongi e Jimin si furono rifugiati tra le braccia calde della casa, l'uno raggomitolato contro l'altro, il tepore familiare di quella vicinanza gli parve sempre più accogliente, sereno, uno spazio sicuro in cui sprofondare insieme. Stai decidendo, mh? Un sorriso più intenerito si fermò all'angolo delle labbra di Jimin, che ad occhi socchiusi osservava il compagno scrutare il display in cerca di cibo. Jimin però non riuscì a resistere ad un bacio, piccolo, ma che lo chiamava a gran voce. Jimin-ah... Meglio accusare il colpo, quel tenue miagolio contrariato che allargò ancor di più il sorriso del più piccolo, tra un brontolio e l'altro dello stomaco. Yoongi-hyung~ Rimbeccò, in tono bonario ma un po' canzonatorio, mentre uno sguardo del tutto innocente cercò di incontrare quello dell'altro. Forse, avvertire i piccoli lamenti di Yoongi avrebbe potuto entrare nella lista dei passatempi preferiti del minore, che accantonò ben presto quel pensiero più giocoso e complice per domandare al compagno cosa desiderasse mangiare. Mmh, del bulgogi... Non molto tempo dopo, non fu del cibo ciò che Jimin si ritrovò ad assaggiare, ma le squisite labbra di Yoongi, raccogliendole contro le proprie in numerosi baci pronti a posarsi anche su altri fazzoletti di pelle del più grande, il cui gusto sembrò imprimersi e dissolversi direttamente sulla lingua di Jimin. S-sì, va bene così. Nel manipolare l'amato non mancò di notare la sua timidezza, e tenendo per qualche secondo lo sguardo nel suo, Jimin gli assicurò di poter fermare qualsiasi movimento ad ogni più minimo segnale: il suo obbiettivo era far star bene Yoongi, non metterlo a disagio. Non gli interessava delle presunte abilità di entrambi, di quanto precisi avrebbero dovuto essere i loro baci, di come fare ad ipnotizzare un altro essere umano con un solo piccolissimo guizzo della lingua; ci sarebbe sempre stato tempo per imparare qualsiasi linguaggio. Jimin invece desiderava solo percepire Yoongi in veri, disordinati e confusionari baci, i loro primi, le loro più amorose parole da custodire sempre nel corpo e nella memoria. Allora lasciò che Yoongi si appoggiasse a lui, che lo accarezzasse e che quel tocco felpato si fermasse ovunque ritenesse più opportuno, e di rimando Jimin vibrò contento contro le labbra del compagno, spostandosi così più in basso per regalargli altre attenzioni. Jiminie, niente segni. Niente segni... Si ripetè tra sè e sè tra un bacio e l'altro, proprio mentre era intento ad intrappolare minuscole porzioni di pelle tra i denti e mordicchiarle, lenendo poi il dolore con qualche umido bacio, tutt'occhi dolci, che spalancati e ricolmi di candore si posarono immediatamente in quelli del suo hyung. Mm~ La semplice risposta si annidava in un piccolissimo miagolio, nulla di più, incastonato in quel languido sguardo ben presto ricoperto dalla lama ben più affilata delle palpebre socchiuse a renderlo pericoloso. Dei piccoli segni rossi, infatti, iniziarono a sbocciare sul collo di Yoongi. Sarebbero spariti nel giro di una giornata. Jimin-ah. Tirando appena la testa all'indietro, Jimin si concesse di indugiare un po' nel tocco di Yoongi, ammettendo a se stesso, privo di alcuna vergogna, che avrebbe potuto uccidere senza rimorso per quelle labbra soffici e rosa e quelle dita così carine, lunghe e nodose. Tristemente però, Jimin non si concesse appieno di godere di momento di beatitudine, rintracciando nella preziosità di quegli stessi momenti una malinconia che forse da sempre non aveva mai lasciato il suo cuore. La bellezza ed il valore inestimabile della compagnia di Yoongi gli rammentarono anche di quanto devastante sarebbe stato perderle.
    Con quel velo di inquietudine a rendere opaco il suo sguardo, Jimin seguì il compagno nella sua stanza da letto, sicuro di voler passare la serata ed anche la nottata con lui ma non aspettandosi certamente ciò a cui assistette poco dopo: stralci di passato che gli inondavano la memoria, consapevolezze da troppo tempo taciute ora spinte verso l'alto nel gesto tanto generoso quanto intenso di esporre Jimin ai suoi stessi oggetti, frammenti di un passato che poteva toccare con mano ma che pareva al tempo stesso lontano anni luce. Così, acciambellati l’uno vicino all'altro, Jimin e Yoongi tornarono ad incrociare forme remote di sè, intrecciate a quelle attuali in un nugolo intenso e potente, tanto che il più piccolo si lasciò sopraffare sino a spezzarsi sotto al peso di sofferenze che fino a quel momento non era riuscito a comprendere fino in fondo. Oh, Jimin-ah... ? Non sentì il sussurrò di Yoongi se non come un distante suono senza forma, impegnato a contrarsi dal dolore racchiudendosi su se stesso come una creatura marina pronta a morire. Dopo qualche spasmo, le lacrime iniziarono a scendere pian piano ma inesorabilmente più fitte. Ehi, Jimin-ah... guardami, vieni qua. Tra un singulto e l'altro, Jimin si accorse di essere scivolato in uno spazio più grande di sè, di Yoongi e di entrambi loro: qualcuno aveva voluto far loro del male, procurare ad entrambi deliberatamente delle ferite ricorrendo a metodi crudeli. Ritornò in breve tempo al momento in cui i suoi genitori gli dissero di andare via, di non riferirlo a nessuno, di lasciare la Corea con un completo sconosciuto per dar loro una vita migliore. All'improvviso tutto sembrò ricongiungersi in un concatenamento che lo aveva imprigionato, ogni anello saldato tra smodata cupidigia e completo disprezzo della sua vita. I Park, i Nygard, i genitori di Yoongi, Libra, chi più chi meno aveva ricoperto un ruolo in quel passato fumoso e sbagliato. Non c'era mai stato niente che in Jimin o in Yoongi non andava, bensì in tutto il resto attorno a loro. Per questo, nel versare le sue lacrime, il più piccolo non si curò affatto di mostrarsi così vulnerabile ed esposto, aggrappandosi alla presenza di Yoongi per crollare del tutto con lui. Gli prese quindi la mano e la strinse nella propria più piccina, concentrato ora solo su quel calore familiare, ora accorso a dargli sollievo anche sul volto.
    Fu un po' difficile separare Jimin da quella lettera tanto preziosa, e non appena Yoongi lo convinse a lasciarla andare, un lento e progressivo rilassamento iniziò a distendere i muscoli contratti del più piccolo, nonostante non avesse ancora smesso di piangere. Ssh, Jimin-ah... La stoffa che gli raccolse quelle ultime lacrime era soffice, sapeva di Yoongi, gli ricordava tanto- Proprio come a scuola. Pensò, appoggiandosi ora di più alle carezze che gli venivano man mano regalate, con lo sguardo languido ora diretto in quello di Yoongi. Mi dispiace, non volevo farti piangere. Un piccolo 'no' scavalcò le labbra di Jimin posandosi direttamente su quelle del compagno, in un tenue tentativo di non farlo preoccupare: non era stata una sua colpa a causarne la reazione tanto intensa, nè quel pianto liberatorio. In verità, Yoongi non avrebbe mai potuto essere colpevole, piuttosto, un salvatore. Fu quella consapevolezza a rilassare Jimin ulteriormente, lasciando che dalle fronde liquide della sue lacrime emergessero sia un sorriso ricolmo di amore che la sua dichiarazione sincera, grezza e senza filtri tutta per Yoongi. E poi... mi piaci anche tu, testone. E poi, in quel momento, Jimin fu assolutamente sicuro di aver perso qualche battito cardiaco ed assaggiato una brevissima e dolcissima morte; non si sarebbe mai dimenticato di quelle parole, del fatto che le avesse pronunciate proprio Yoongi, il suo adorato hyung. Mi piaci anche tu, mi piaci anche tu, mi piaci anche tu... Testone- continuava a ripetersi, ora riempito da una crescente felicità che traboccava persino fuori dalle sue labbra, in una risatina tremante ancora un po' ariosa dal pianto. Ho voluto farti vedere la scatola non per farti scusare, e nemmeno per farti piangere. Volevo dirti apertamente quello che provavo... e che puoi essere tutte quelle cose per me, solo se io posso esserle anche per te. Va bene? Le labbra si schiusero in un muto "oh" pieno di tenerezza, e così Jimin si rintanò nell'abbraccio del più grande, stringendo Yoongi a sua volta proprio come le sue parole gli avevano rivelato: saremo questo l'uno per l'altro. Rimasero avvolti in se stessi per tanto tempo, indugiando in quegli attimi tanto preziosi, finchè il respiro raggiunse un ritmo identico tra loro, calmo, profondo, ora finalmente in pace. Jimin poteva dire di star iniziando ad abbandonare i pesi del passato. Nel frattempo, trattenne Yoongi a se ancora per un po', rabbrividendo appena al suono della sua voce tanto vicina. Jimin-ah, quando ti hanno portato via, ho fatto molte cose stupide... ho cercato di allontanarti e di odiarti. Ma non sono mai stato capace di buttare via tutti questi oggetti, la nostra storia. Quando ci siamo rivisti... ho provato ad eliminarti una seconda volta- fortunatamente senza successo. Ora so che non riuscirei più ad allontanarti e... non posso più continuare a dirmi di “no”. È inutile. Tutto qua. Ascoltò tutta la sua spiegazione, ed in essa Jimin trovò grande conforto. Era felice di sentire che Yoongi stesse iniziando ad ascoltarsi, a vedersi e non ritrarre lo sguardo dal suo riflesso, e ad avventurarsi in se stesso in modo da apprezzarsi veramente, da lasciarsi esistere. Annuì lentamente alle sue parole, ed il suo sguardo languido si riempì di orgoglio, esteso al resto del suo volto così fiero e potente da essere evidente. Grazie, hyung. Tutto questo è prezioso, tu sei prezioso. Specificò, noncurante della voce un po' più bassa e provata dalle lacrime, senza mai ritrarsi dallo sguardo di Yoongi per offrirgli lo stesso supporto e protezione che gli aveva appena donato lui. Lasciò che si avvicinasse ancora, ed accogliendolo contro il collo, Jimin ne percepì con piacere il respiro caldo contro la pelle, piantando piccolissimi baci tra le ciocche rigogliose dei capelli di Yoongi, pronto ad ascoltarlo.
    Ho ripensato al fatto che siamo stati lontani per undici anni e comunque un solo mese è stato devastante. Ti avevo finalmente ritrovato... solo per lasciarti andare via? Allora ho capito, e mi sono ascoltato. Ora Jimin aveva preso a solcare la schiena di Yoongi con le mani, ripercorrendone la muscolatura dall'alto in basso e viceversa, accogliendo ogni sua parola con delle leggere fusa ed un cenno attento prima di socchiudere gli occhi. Neanche lui avrebbe mai voluto perdere l'altro, il suo punto di riferimento e senza dubbio l'amore della sua vita. Avevo così paura... ma alla fine è vero, tu sei me e io sono te. Penso sia confortante, in un certo senso. Le lacrime sembravano essersi fermate, ed ora più calmo, Jimin racchiuse del tutto Yoongi nel suo abbraccio, lasciando che vi trovasse rifugio mentre lo osservava dalle palpebre socchiuse e gli lasciava altri baci lungo il morbido profilo, concordando silenziosamente con lui. Sapere di corrispondergli, di ritrovare se stesso in lui e viceversa lo tranquillizzava, lo ancorava ad una realtà che aveva ricercato da tempo e che per quanto enorme, sapeva sarebbe stata sicura. A Yoongi bastò allungare una mano per incoraggiare Jimin a seguirlo, tornando entrambi in piedi per fronteggiare lo specchio. Il più piccolo sapeva, sin dal loro primo incontro a Besaid, che cosa significasse per il compagno osservare dentro quelle superfici riflettenti, scrutarne il riflesso lontano, ed il petto gli si gonfiò in anticipazione così come di curiosità: ora Yoongi aveva trovato il coraggio di osservare oltre la lastra di vetro - che cosa vedeva? Forse si sarebbe trattato di una domanda stupida; la risposta l'avevano già sussurrata l'uno all'altro. Io sono te e tu sei me. Jimin-ah... avrei dovuto farlo molto tempo prima, avrei dovuto riconoscere il nostro passato e... osservarci davvero. Ti guardo, e mi vedo molto meglio di quanto io possa mai fare da solo. Sei il mio miglior riflesso... Stretto a Yoongi, Jimin non cercò nemmeno più di acquietare il battito selvaggio del cuore, che ad ognuna di quelle frasi si faceva più intenso e ne esprimeva l'emozione. Ogni parola che Yoongi gli aveva regalato quel giorno era stata un vero dono, una testimonianza di se stesso, della loro vita passata e presente e del loro amore che adesso Jimin poteva avvertire sin nelle ossa. E tu il mio. Rispose semplicemente, tenendo Yoongi vicino a sè, dandogli tutto il tempo e lo spazio di assorbire ogni immagine ed ogni sensazione. Non volle invadere gli spazi del più grande, nè disturbarlo in alcun modo, per questo Jimin si limitò semplicemente a sfiorare i suoi capelli con le labbra, respirandone il profumo prima di baciarli un paio di volte, con tocco di piuma. Lo sguardo lucido invece si spostò sullo specchio, irradiato di una luce felice nel scorgere le loro forme insieme, cresciute, ancora unite. Jimin aveva capito di adorare quel panorama più di ogni altra cosa.
    Però, se devo essere sincero, ho ancora un po’ di paura, Jimin-ah. Se dovessi ferirti di nuovo? Se facessi di nuovo il codardo? Non voglio... rovinare questo. Non più- Spingendosi più vicino al compagno, Jimin raggiunse i suoi fianchi con le mani, raccogliendoli tra i palmi ancora un po’ umidi. Quindi, scosse appena la testa e sbuffò una leggera risata per dissipare gli ultimi singhiozzi, con il cuore che ancora stretto in spasmi d'emozione. Io voglio- voglio solo stare con te, Jimin-ah, perché non esiste niente di male, quando stiamo insieme. In un lieve sospiro, Jimin si rasserenò sempre più, accogliendo le parole di Yoongi ad ogni battito del cuore, lasciando che ciascuna si posasse in esso e ne venisse custodita. Un lieve cenno d'assenso, sentito e sincero, e Jimin potè sentire nuovamente le lacrime che fino a poco prima gli erano scivolate giù per il viso tornare ad appollaiarsi sulle rime dei suoi occhi, pronte a cadere al primo battito delle palpebre. Hyung... Ogni volta che si cammina si può cadere e ci si può fare male. Per questo gli esseri umani smettono di muoversi? Si va avanti, sempre. Allora... restiamo insieme. Rispose semplicemente, approfittando della vicinanza e di tutta quell'emozione per srotolarne i fili ingarbugliati direttamente sulle labbra di Yoongi, contro cui Jimin pressò le proprie senza più esitare, posando una mano sul suo palmo mentre l'altra andò a circondargli i fianchi, trattenendolo a sè, solidificando ancor di più il pensiero che no, Yoongi stavolta non sarebbe andato via. Il morbido schiocco dei baci riempiva la stanza del più grande, e pieno del suo abbraccio e del suo odore con facilità Jimin vi si immerse, calandosi in acque differenti da quelle platoniche della loro amicizia, ma altrettanto lenitive e piacevoli. Le gentili pressioni delle sue labbra incontravano quelle dell'amato, facendosi spazio man mano contro di esse proprio mentre le mani si spostavano gentilmente sino ad avvolgere completamente le spalle ed i fianchi di Yoongi tra le braccia. Non erano poi baci così diversi da quel primo, cocente contatto che aveva toccato Jimin undici anni prima, un ultimo sconvolgente tocco prima che crollasse tutto; ne avvertiva lo stesso amore, ora però, più nitidamente. Era pronto ad accoglierlo ed a ricambiarlo, a mostrarsi a Yoongi proprio attraverso quel sentimento che li aveva uniti per più di undici anni, e così fece: nel tempo di un respiro tornò a guardarlo negli occhi, imprimendo nella memoria quel momento, quello del più importante che avesse mai sentito pronunciare, e tornò a baciare il più grande, stringendolo tra le braccia e lasciando semplicemente che le loro labbra si muovessero insieme, non più interrotte da alcun tipo di interferenza esterna o interiore. Hyung.. Sfiatò appena Jimin, non tanto per riportare Yoongi all'attenzione quanto in un richiamo dolcissimo, invitandolo così ad avvicinarsi di più - ne aveva bisogno, ne avevano entrambi. I baci da quel momento si fecero più fitti, gradualmente più umidi mentre Jimin ricercava più calore dalla bocca dell'amato, invitandola a schiudersi piano piano mentre lasciava su di lui ogni più dolce carezza, percorrendo la schiena ed i fianchi di Yoongi con i piccoli palmi sino a raccogliere la stoffa dei suoi vestiti in un pugno minuto, mentre l'altra mano si intrecciava ai suoi capelli e li accarezzava, in un tentativo di esprimere tutto l'amore che sapeva di star provando per lui.
    Non si stancava mai, perfino quando sentiva il fiato farsi più corto e le labbra formicolare, Jimin aveva tutta l'intenzione di riempire Yoongi di baci così tanto da perderne il conto e recuperare i tanti anni di lontananza in quei soli pochi momenti. Del resto, ora erano insieme insieme e l'euforia incontenibile di poter davvero baciare Yoongi in ogni momento sembrò sopraffare Jimin, che all'improvviso, tra un bacio e l'altro, iniziò a lasciar cadere sulle labbra del compagno anche piccole risate tintinnanti e gioiose. Hyung- Trillò, stavolta trascinando più giocosamente Yoongi con sè sino al materasso, cadendoci su ben contento di avere l'amato direttamente addosso. Mmm... Allora vuoi dire che... Un'imbeccata, poi un'altra, i contatti veloci e fugaci di Jimin si posarono su tutto il viso di Yoongi, finendo per riprendere le sue labbra e concedersi un contatto più lungo, profondo e rugiadoso che si dissolse solo quando l'aria iniziò ad evadere del tutto dai polmoni del minore. Adesso sei ufficialmente il mio ragazzo? Si trattava di una semplice realizzazione, eppure per Jimin rappresentava qualcosa di entusiasmante; poter godere di una relazione con Yoongi, conoscerlo in modi diversi da quelli che aveva sperimentato sin ora, condividere con lui non solo la quotidianità ma anche i suoi sentimenti. Tutto ciò era sconvolgente, meraviglioso. Allora il volto del più piccolo assunse sembianze ben diverse dalle precedenti languide e tristi, lasciando che gli occhi ancora un po' lucidi incontrassero quelli di Yoongi proprio mentre un sorriso ampio e profondamente felice gli lambì le labbra, irradiando l'intero viso del minore di luce. Le sue manucce continuavano a percorrere il busto del compagno in ampie carezze, ed una proseguì con più audacia, raggiungendo la pelle di un fianco di Yoongi oltre i suoi vestiti, toccandolo senza malizia ma con estremo affetto e curiosità in tenui carezze. Il mio hyung. Sussurrò ora più serio Jimin, percorso da una profonda sensazione di felicità ed appagamento, un po' come se in quelle basse vibrazioni volesse esternare le sue fusa per l’altro, mentre una guancia andava a sfiorare quella di Yoongi, strofinandovi appena il suo odore in un gesto affettuoso prima di baciarla. Dovremmo fare una vacanza insieme, quando ne avremo la possibilità, che ne pensi? Dovremmo... Stare insieme per un po', solo io e te, senza impegni e senza doverci preoccupare di niente. Il suggerimento di Jimin gli scivolò fuori dalle labbra con estrema facilità, immaginando già un prossimo futuro da vivere con Yoongi, senza più nessuna ansia di doversi nascondere, di dover sbiadire i loro colori brillanti, di dover riformulare le parole necessarie a descriversi e raccontare i propri sentimenti; la sola idea riempiva Jimin di gioia, affetto e trepidazione, ben visibili nel suo sguardo innamorato, lucido e vispo. Forse doveva sembrare instabile agli occhi del povero Yoongi, sballottato da un pianto inconsolabile a sorrisi raggianti, tuttavia Jimin trovava difficile trattenere ogni emozione racchiusa dentro di sè, non riuscendo a contenerle in compagnia della persona che ne causava ogni più piccola vibrazione.
    Così si chiuse per qualche minuto nel silenzio, fermandosi per percepire il peso gradevole di Yoongi su di sè, il suo petto che si muoveva in calmi respiri contro il proprio, la leggerezza dei suoi capelli scuri tra le dita, il calore della sua fronte contro le labbra. Non si sente niente di male quando siamo insieme. Ancora una volta quel pensiero gli balenò nella mente, attraversandola prima di rituffarsi nelle sue profondità; era vero: Yoongi era capace di cancellare con la sua sola presenza qualsiasi interferenza pronta ad intromettersi tra loro. Adesso erano insieme, ed avevano deciso di guardarsi davvero, di rispecchiarsi l'uno nell'altro e finalmente combaciare. Hyung.. Te lo ricordi, al Dropbeat? Quella domanda appena mormorata si presentò vaga, eppure Jimin era certo che Yoongi avrebbe potuto senz'altro comprendere gli eventi a cui si riferiva. La storia delle due stelle Kyonyu e Jingyuo.. Fu allora che i palmi adagiati contro i fianchi del maggiore li strinsero appena, sorreggendoli in modo da sollevarli senza troppa fatica dal materasso, in modo che entrambi potessero raggiungere una posizione seduta. Vuoi ballare con me, hyung? Domandò allora Jimin, spensierato mentre reggeva Yoongi in grembo, i pollici che tracciavano affettuosi cerchi imprimendoli dolcemente nel suo ileo. Una volta ricevuta una risposta, Jimin delicatamente tornò in piedi, portando con sè il compagno in un abbraccio e tenendolo stretto. I loro visi ancora una volta vicinissimi rispecchiavano esattamente i stessi sè del passato, poco prima che Jimin compisse il fatidico passo avanti che aveva destabilizzato entrambi, privandoli dell'equilibrio precario ed ingannevole che abitavano a favore di una verità ben più stabile e ferma, per quanto soverchiante. Sai, hyung, Cominciò, lasciando serpeggiare entrambe le braccia attorno al torace di Yoongi per stringerlo a sè di più mentre ondeggiava a ritmo di una musica muta, Io e Hobi avevamo pensato a quel ballo per via delle nostre origini e perchè parlava di un amore eterno, potentissimo ma distante. Alla fine della storia, le due stelle Kyonyu e Jingyuo non si sono più potute riabbracciare, perchè avevano entrambe perso il loro appuntamento, l'unico giorno che avrebbero potuto avere per incontrarsi di nuovo. A bassa voce, le parole scivolavano tra le labbra di Jimin e sfioravano quelle di Yoongi placidamente, così come uno dei palmi del minore in quello del compagno, intrecciando le dita alle sue. La loro immagine nello specchio, quella vicinanza ritrovata, risplendeva della luce del cosmo. Noi invece ci siamo riusciti, hyung. Affermò infine, lasciando concludere la frase ad un bacio contro le labbra di Yoongi, offerto come ultimo segno di punteggiatura. Già. Penserò a te quando danzerò quella storia, l'ho sempre fatto… è perchè ho sempre immaginato un finale migliore. Jimin continuava a muoversi, morbidamente, insieme a Yoongi nel silenzio di quella stanza, che sembrava invece occupata dai suoni più armoniosi e divini possibili: i fruscii delle mani contro la stoffa dei vestiti, il respiro ora in sincrono in quei movimenti compiuti insieme, il battito del cuore di Yoongi contro il petto, ed infine, i piccoli schiocchi della bocca di Jimin, che continuava a punteggiare il viso del compagno di piccoli dolci contatti, ancora con le mani giunte ed ancora vicini.
     
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    I used to hear a simple song
    That was until you came along
    You took my broken melody
    And now, I hear a symphony

    Hyung... Ogni volta che si cammina si può cadere e ci si può fare male. Per questo gli esseri umani smettono di muoversi? Si va avanti, sempre. Allora... restiamo insieme. Lo fissò a lungo, cercando di imprimere quelle parole nella propria memoria. Yoongi apprezzava l'entusiasmo dell'altro e voleva affidarsi a lui, impegnandosi per andare contro ogni piccola voce che, anche in quei momenti, stava cercando di annichilire il sentimento per Jimin che, per quanto inesperto, era sbocciato ed aveva impiantato con coraggio le proprie radici nel corpo di Yoongi. Per quanto fosse convinto delle proprie azioni, sapeva che ci sarebbe voluto del tempo, e delle istruzioni in più, così come l'acquisto di nuovi strumenti per poter permettere a quella relazione tanto preziosa di continuare a crescere: avrebbe fatto del suo meglio per sé e per Jimin. Per il momento, tutto ciò che gli sembrò importante era il raggiungere le labbra di Jimin e, ben presto, i desideri di entrambi vennero facilmente soddisfatti. Per quanto avesse considerato da sempre i contatti con Jimin altamente piacevoli e confortanti, solo in quel momento gli parve legittimo l'incontro tra la bocca del più giovane e la sua. Ovviamente un velo d'imbarazzo fu incredibilmente rapido nel raggiungere le guance di Yoongi ma, trasportato dalla dolcezza e il bisogno che Jimin fu in grado di comunicargli attraverso i suoi baci e le sue carezze, il maggiore parve sentirsi finalmente in pace con se stesso: non aveva bisogno di combattere le macchinazioni che normalmente l'avrebbero assalito una volta giunto tanto vicino a Jimin, né avvertiva la preoccupazione ricordargli quanto sbagliato fosse tutto ciò che gli pareva più consono e spontaneo. Non doveva più nascondersi tra nubi di movimenti tentati e confusi come la serata che avevano passato insieme, dopo il compleanno di Jimin, oppure dietro giustificazioni che additavano l'istinto, come aveva fatto la notte di Halloween. In quel momento Yoongi era presente, ed era estremamente contento - per quanto impacciato - di poter condividere con Jimin lo scivolio morbido delle labbra di entrambi; assecondò le richieste di Jimin quanto prima e, stringendosi di più a lui, vibrò di gioia sotto ogni piccola carezza, ricambiandole come meglio riuscì.
    Hyung- Mmm... Allora vuoi dire che... Adesso sei ufficialmente il mio ragazzo? Stupito dal cambio di prospettiva, Yoongi allargò leggermente gli occhi e si lasciò scappare un singulto sorpreso. Non aveva alcuna intenzione di ignorare la domanda di Jimin, soprattutto perché il più giovane non lo stava affatto interrogando, dato che era stato Yoongi, con le sue stesse parole, a lasciare intendere le intenzioni che aveva celato fino a quel momento. Voglio solo stare con te. Deglutì velocemente, appoggiando i gomiti ai lati del viso di Jimin e guardandolo con una serietà che pareva stonare con l'espressione felice del più giovane, ma non per questo meno emozionata. Yoongi avvertì per qualche secondo il respiro mancargli, le mani farsi più umide, ma la vicinanza a Jimin, così come le sue attenzioni, lo stavano aiutando a calmarsi tanto quanto lo agitavano. Immaginò si trattasse di una concitazione positiva. Sì... uhm, e tu il mio... il mio ragazzo? Esalò con un filo di voce, cercando di riprendere il possesso della propria espressione prima che potesse essere frainteso da Jimin. Si lasciò andare, facendo adagiare il corpo al suo, nascondendosi dal suo sguardo per qualche secondo pur godendo dei contatti fra le loro guance. Il mio hyung. Yoongi sbuffò un sospiro imbarazzato, avvertendo il viso farsi sempre più caldo. Non riuscì a trovare una risposta al perché si sentisse tanto sopraffatto dalla situazione: forse aveva trascorso troppo tempo al di fuori della propria zona di conforto, ammettendo a Jimin ciò che aveva nascosto per lungo tempo. Eppure quel sentimento che traboccava dai propri confini non lo preoccupava affatto. O-oh, non dire così. Mormorò, non volendo davvero uccidere l'entusiasmo di Jimin, e non potendo celare il piacere che aveva generato in lui la consapevolezza di essere l'unico hyung per l'altro- e, soprattutto, il suo ragazzo. Prima che potesse lamentarsi nuovamente, pur non avendo la minima intenzione di districare il loro abbraccio, Yoongi venne raggiungo dallo schiocco delle labbra di Jimin sulla propria guancia e poi, da un'offerta che parve interessare molto il più grande. Dovremmo fare una vacanza insieme, quando ne avremo la possibilità, che ne pensi? Dovremmo... Stare insieme per un po', solo io e te, senza impegni e senza doverci preoccupare di niente. La gola di Yoongi vibrò in un mormorio compiaciuto e partecipe, e si limitò ad annuire, nascondendosi ancor di più nell'incavo del collo del più giovane. Una vacanza... romantica. Sussurrò infine, pieno di imbarazzata emozione, pronto a cercare le migliori soluzioni non appena l'altro fosse tornato a casa sua; il pensiero lo intristì un po', per questo decise di scacciarlo quanto prima dalla mente, aiutato dai movimenti di Jimin che, dopo qualche momento d'attesa, fece sì che entrambi si trovassero di nuovo in piedi.
    Vuoi ballare con me, hyung? Alla domanda emozionata dell'altro Yoongi semplicemente si trovò ad annuire, proprio mentre le labbra si schiudevano per poter far evadere un solo piccolo sussurro che, dal tono divertito, andò a piegare l'espressione del più grande in un sorrisetto. Ma non c'è musica... Commentò, intenerito, pronto ad unirsi in quel ballo a due del tutto improvvisato. Immaginò che non sarebbe stato male, in futuro, muoversi insieme a Jimin accompagnati da una melodia che avrebbe composto lui stesso. Sarebbe stato inutile provare a nascondere l'infinito affetto che provava per l'altro in un momento come quello e lo guardò brevemente negli occhi, oltrepassando non senza fatica la propria timidezza. Ben presto si trovarono di nuovo uno di fronte all'altro e Yoongi abbracciò Jimin di rimando, arrivando con le mani dietro la sua nuca ed accarezzando delicatamente gli spazi fra le sue ciocche e la pelle del collo. Sai, hyung. A quel richiamo il maggiore alzò gli occhi ma non riuscì a non arrossire, sperando che quel colorito più roseo potesse passare inosservato allo sguardo dell'altro. Io e Hobi avevamo pensato a quel ballo per via delle nostre origini e perchè parlava di un amore eterno, potentissimo ma distante. Alla fine della storia, le due stelle Kyonyu e Jingyuo non si sono più potute riabbracciare, perchè avevano entrambe perso il loro appuntamento, l'unico giorno che avrebbero potuto avere per incontrarsi di nuovo. Mentre Yoongi si lasciava cullare dai movimenti dell'altro, pronto ad incontrare la sua mano, immaginò di poter iniziare ad avvertire una lontanissima musica raggiungerli. Yoongi credeva di riconoscerne qualche elemento. Iniziò dallo zampillio dell'acqua di un fiume che li aveva tenuti lontani per troppo tempo, ma che li aveva resi più uniti nell'attesa, seguendoli con lo sguardo placido ed argenteo durante la loro crescita che si sarebbe rivelata divisa solo nell'apparenza. Subito dopo gli parve di udire un gentile battito di ali che, avvicinandosi e crescendo, divenne un fragoroso applauso di salvezza e splendore, tanto da asciugare le lacrime che si erano generate sulle rime degli occhi di Yoongi. Prima che egli potesse aumentare il volume del fiume con il suo pianto, lo stormo di gazze e corvi mostrò al giovane la propria schiena, trasformandosi come per magia in una scia di ciottoli lucenti. Pur sorpreso e spaventato, Yoongi passò con gran fretta su quel percorso, mentre il battito dei passi si univa a quello del cuore. Infine, spalancò le braccia e si trovò dall'altra parte, fra il dolce abbraccio di Jimin. Noi invece ci siamo riusciti, hyung. Il bacio di Jimin, pur riportandolo alla realtà, non lo strappò via dall'incanto; forse Jimin non avrebbe capito perché l'espressione di Yoongi si fosse a tal punto riempita di gioia ma sperò che potesse sentire proprio come lui la melodia che li circondava. E così Yoongi appoggiò il viso a quello dell'altro, facendo combaciare la guancia con la sua, facendosi quanto più possibile vicino. Già. Penserò a te quando danzerò quella storia, l'ho sempre fatto… è perchè ho sempre immaginato un finale migliore. Yoongi gli sorrise, contento di aver potuto cambiare il finale della loro leggenda.
    Solo dopo del tempo, quando i due furono (parzialmente) soddisfatti delle tenerezze che decisero di regalarsi a vicenda, allora a malincuore si separarono per poter recuperare la cena accuratamente scelta qualche tempo prima. Yoongi fu ben felice di mettere sotto i denti del delizioso bulgogi ma, ancor di più, di tenere la mano di Jimin e di vederlo mangiare al suo fianco, ormai incapace di distinguere se il rossore sotto le guance fosse dovuto ai residui del pianto o della frizzante emozione che li aveva abbracciati, costringendoli a farsi sempre più vicini. Sapeva bene di essere sdolcinato, e di continuare ad essere scoperto a rubare dei furtivi sguardi a Jimin mentre l'altro era impegnato a fare altro, ma si abbandonò ad ogni sospiro più innamorato e sorrisetto inebetito: erano anni che non si immergeva in acque a tal punto dolci. Dopo aver chiacchierato ed essersi scambiati un'innumerevole quantità di baci, i due trovarono il tempo di battibeccare come loro solito e di costringere Yoongi a indossare nuovamente la maglia che Jimin aveva recuperato dalla scatola dei ricordi. Per via delle spalle larghe e del fisico cambiato dalla pubertà (ormai un ricordo lontano), la maglietta si trasformò in un crop top striminzito che lasciava scoperto l'addome magro, pallido e punteggiato da qualche pelo del più grande. È... parte del rito di passaggio. Yoongi proferì, serissimo. Nonostante le grosse risate di Jimin, la maglietta venne mantenuta per (quasi) tutta la nottata, indossata con espressione stoica e fervente determinazione da parte del più grande che, disteso accanto a Jimin a sfogliare uno dei tankobon di One Piece, credeva finalmente di aver trovato il proprio posto nel mondo.

    non è vero i'm a weeb u know la vera inspo è
     
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6 replies since 8/12/2020, 22:33   221 views
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