could've fallen but we only grew so i made my house a home with you

Jimin & Yoongi - high school musical? 4 ever

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  1. Kagura`
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    Quasi imitando il movimento delle suole delle scarpe mentre queste attraversavano uno dei corridoi dell'Aamot, il pollice di Yoongi stava distrattamente scorrendo fra immagini che la sua memoria non si preoccupò di registrare in modo duraturo: stava cercando di mantenere sveglio il cervello, in attesa che l'americano consumato poco prima iniziasse davvero a fare effetto. Con l'attenzione completamente altrove, non sarebbe stato difficile immaginare un banale scontro con qualche altra persona che stava compiendo il percorso opposto a lui e, infatti, proprio a poca distanza dalla porta di Jimin, Yoongi fu costretto a ritornare alla realtà terrena per via di un breve contatto con la spalla di un ragazzo poco più alto di lui. Si scusò nella prima lingua che gli arrivò in bocca ma non ricevette risposta: il biondo continuò a camminare e, al pari del flusso di notizie che fino a poco prima ne occupava lo sguardo, anche quell'incontro scivolò via dall'interesse di Yoongi. Tamburellò quindi con le nocche contro la porta della stanza di Jimin e, una volta trascinato all'interno dall'abbraccio affettuoso dell'altro, riuscì a comprendere facilmente che avrebbe dovuto attendere un po' affinché Jimin ultimasse di prepararsi. Forse non era stata un'idea brillante organizzare quell'incontro dopo aver passato la mattinata a Bergen, tuttavia Yoongi aveva voluto rispondere al singolare desiderio di passare del tempo in compagnia di Jimin e, osservando la corrispondenza della propria volontà con quella dell'altro, ora si trovava a dover fare i conti con le sue decisioni e lottare contro un improvviso calo d'energie mentre si sedeva sul letto del giovane.
    Sembra che io sia capace di fare solo questo nella mia vita... Borbottò nel mezzo di uno sbadiglio fingendosi più infastidito di quanto in realtà non fosse nel fare riferimento all'attesa a cui l'aveva costretto Jimin; sapeva che sarebbe sempre stato disposto ad aspettare se si trattava di Jimin. Inconsapevolmente seguì con lo sguardo i movimenti dell'altro che ben presto si spostò nel bagno della camera, uscendo dal suo campo visivo. Il più grande sembrò distrarsi grazie al fruscio che provocò il passaggio del proprio palmo contro le coperte, raggiungendo con le dita la stoffa gialla che l'aveva rassicurato non troppe sere fa, quando aveva chiesto un po' di serenità alla presenza Jimin a seguito della spiacevole nottata di Halloween. Socchiuse di poco gli occhi, lasciandosi pervadere da quella sensazione di conforto che aveva imparato a scoprire ed apprezzare ogni qual volta si trovava circondato dalla presenza di Jimin: l'ansia e la preoccupazione stavano lentamente allentando la presa su di lui solo per lasciare spazio a degli stati d'animo nuovi ed inesplorati, che avevano iniziato il loro percorso di crescita in lui e ben presto si erano fatti notare nei loro tenui bagliori al di sotto della pelle di Yoongi. Prima di raggiungere il campo... possiamo passare in caffetteria? Voglio prendere un altro americano. Annunciò senza preoccuparsi di alzare troppo la voce, convinto di poter essere udito dall'altro per via del piacevole silenzio in cui si sarebbe volentieri cullato se solo non avessero avuto altri impegni. In verità, poteva ancora avvertire il sapore di quello precedente sulla lingua, ma l'averlo nominato aveva aumentato in lui il desiderio di poterne consumare un altro. Abbandonò alle proprie spalle il letto, appoggiandosi allo stipite della porta del bagno per osservare gli ultimi accorgimenti di Jimin sul proprio aspetto, quindi incrociò le braccia e incontrò con una delle tempie il legno che lo stava sostenendo, vagando ancora una volta con gli occhi sulla figura dell'altro ragazzo e poi sulla vasca da bagno presente nella piccola stanza. Chiuse per qualche secondo in più gli occhi, lasciandosi andare al tocco delicato della memoria che prese la forma delle mani di Jimin che l'avevano attraversato al di sotto della superficie dell'acqua, accarezzandolo con delle attente tenerezze e lenendo ogni angoscia che quel bizzarro locale aveva impresso nei suoi ricordi e sulla sua pelle, senza pur lasciare nessuna traccia. Dietro le palpebre iniziarono a prendere forma i respiri di entrambi fino quasi a fargli mancare il proprio, sostituito dal rumore della risacca distante che parve impadronirsi dei polmoni. Prima di immergersi ancora una volta in quelle acque Yoongi aprì gli occhi, sottraendosi a quel sogno che non riuscì ad intorbidirne i pensieri.
    Quando riaprì le palpebre un'espressione sorpresa gli si dipinse in volto, lasciandolo con le labbra leggermente schiuse e gli occhi più aperti che subito si addolcirono nel registrare i lineamenti di Jimin a poca distanza da lui, forse pronto ad uscire dal bagno per poter lasciare la stanza insieme a Yoongi. Il maggiore non seppe affermare con certezza se l'altro avesse pronunciato qualche parola ma, impedendogli di allontanarsi troppo, cercò di ignorare l'accumularsi di tensione all'altezza dello stomaco quando si rese conto di desiderare di baciarlo. Aveva iniziato ad intessere con quelle sensazioni una particolare forma di connessione, una sorta di confidenza segreta ma calorosa. Era stato in grado di entrare in contatto con esse per instaurare un dialogo inizialmente timido, ma tanto necessario quanto rassicurante ogni qual volta si disvelava di qualche strato, rendendosi sempre più palese allo sguardo ora più maturo e consapevole di Yoongi che ora stava fissando - giusto un po' inebetito - le soffici labbra di Jimin. Però decise di frenarsi dall'eliminare la poca distanza fra loro e, continuando a sorridere leggermente, rese vano ogni possibile sforzo compiuto da Jimin sulla propria acconciatura quando ne attraversò i capelli con una mano, atterrando poi sulla sua nuca e accarezzandone delicatamente la pelle. Possiamo andare? Lo interrogò mentre dentro di sé era svelto a rimproverarsi per via del coraggio mancato, ostruito dalla sempre presente ed a tratti ingombrante timidezza che non riusciva a staccarsi di dosso. Tuttavia, mentre perfino alcune rimostranze di colpevolezza si unirono al breve ma caotico coro di pensieri, lo sguardo non poté fare a meno di cercare quello di Jimin, seppur nel tempo di una manciata di secondi, chiedendo a lui di fare qualche passo in avanti per trascinarsi dietro il compagno. Abbassò però lo sguardo e di conseguenza la mano, pronto a tornare a raccogliere lo zaino abbandonato ai piedi del letto poco prima per uscire dall'Aamot dopo una breve e preannunciata pausa alla caffetteria del museo.
    Come indicato e promesso da Jimin, il tragitto che li avrebbe portati fino al centro sportivo di Besaid non fu troppo lungo, né venne reso più pesante da qualche strana atmosfera che avrebbe potuto insediarsi nel poco spazio che li distanziava l'uno dall'altro mentre attraversavano i marciapiedi della città. Che lo ascoltasse parlare o che i due rimanessero in silenzio, Yoongi non aveva più paura di condividere alcuni momenti di semplice quotidianità con Jimin e se per caso le loro mani si sfioravano per la confortevole vicinanza fra i due, il maggiore non si trovava più nella spaventosa situazione di ritirarsi come se scottato da una fiamma. Al contrario ne afferrò più volte il palmo fra le dita, lasciandolo di tanto in tanto solo per impedire al viso di avvampare completamente. Erano scivolati in una piacevole conversazione quando l'altro annunciò che sarebbero arrivati di lì a poco e quindi Yoongi si fece più attento. Allora, Jimin-ah... sei pronto a mettere la testa nel gioco? Lo guardò di sottecchi e sorridente, facendo velatamente riferimento alla imperdibile trilogia che l'altro l'aveva costretto a recuperare - oltre a convincerlo a guardare almeno una volta, senza interruzioni di pisolini, Nightmare Before Christmas. Se aveva imparato qualcosa dall'illuminante visione era che forse avrebbe dovuto prendere spunto dal protagonista: correre e schiaffeggiare l'acqua mentre si canta ai quattro venti dei propri sentimenti può essere catartico delle volte. Ad ogni modo per qualsiasi persona sprovvista di riferimenti temporali non sarebbe stato difficile affermare di essere nel bel mezzo della notte, tuttavia non erano nemmeno passate le sei del pomeriggio: gli inverni si dimostravano precocemente privi di luce un po' ovunque nel mondo e, come se non si fosse spostato di qualche centimetro dalla città natale, Yoongi aveva deciso di ignorare alla grande le temperature rigide che li avevano sorpresi nel concedersi il suo amato americano con ghiaccio. Con il giusto tasso di caffeina in circolo nel sangue, Yoongi si sentiva pronto a quell'improvvisata partita a due e si dedicò ad osservare per qualche secondo l'ambiente circostante. La sezione struttura in generale dava l'idea di essere una costruzione decisamente recente e, a parte per il rumore di qualche skate in lontananza, sembrava almeno per il momento poco frequentata da altri atleti o giocatori di sorta.
    Ricordi un po' la tecnica, vero? Accovacciato a terra e impegnato a frugare nel proprio zaino per estrarre la palla adatta, Yoongi distolse per poco tempo l'attenzione dall'altro ragazzo; quindi si alzò e la lasciò girare fra i palmi per una manciata di secondi, curioso di ascoltare la risposta di Jimin mentre si faceva di qualche passo più vicino a lui. Non sentì il bisogno di scrutare ulteriormente l'ambiente che li circondava: conosceva bene i campi di gioco e, che fossero stati impiantati nella palestra del loro vecchio plesso scolastico o nella zona sportiva di una cittadina in Norvegia, ben poco sarebbe cambiato. Ciò che era necessario era qualche riga a terra, un paio di canestri e, ovviamente, la presenza dei due speciali giocatori. E, se doveva essere sincero, il maggiore ipotizzò di non essere in grado di pensare a nessun altro se non a loro due. Yoongi guardò l'alleato ed avversario mentre prendeva a far roteare il pallone contro l'indice della mano destra, accennando con il volto verso Jimin per poter attirare la sua attenzione ed assumendo un'aria fintamente sorpresa. Quindi, prima che potesse farlo il ragazzo, il più grande fra i due arrestò il moto ipnotico e fece fare un piccolo salto alla palla, passandola effettivamente dalle sue mani a quelle dell'altro. Comunque vacci piano con me, sono fuori allenamento. Mormorò trascinando le parole e per contrasto una leggera risatina abbandonò le labbra increspate di Yoongi che, alzando le mani intrecciate fra loro ben al di sopra della propria testa, cercò di stiracchiarsi al meglio quasi volesse preparare il corpo alla mole di movimento che avrebbe dovuto affrontare. Jimin, in fondo, aveva l'opportunità di muoversi molto di più del maggiore, impiegando diverse ore della giornata al Dropbeat. In verità Yoongi non vedeva l'ora di poter farsi notare dall'altro, sperando di non essere gravemente arrugginito nei movimenti e, proprio per questo motivo, il maggiore fece cenno a Jimin di riconsegnargli la palla.
    Il primo che fa punto può scegliere il compagno di squadra, d'accordo? Scherzò palleggiando nell'allontanarsi di qualche passo, un piccolo ghigno che gli increspava le labbra. Raggiunse la sua postazione prediletta della guardia tiratrice e, dopo aver scambiato un fugace sguardo d'intesa con Jimin, invitandolo a prendere nota dei suoi esatti movimenti, riuscì a portare fluidamente a termine il primo canestro. Tornò con i piedi per terra e si lasciò andare ad un'alzata di spalle. Rapidamente però l'espressione soddisfatta e la curiosità di cercare nel viso di Jimin qualche reazione altrettanto piacevole venne sostituita da quella di leggera allerta: avvertì il rumore del rimbalzo del pallone contro il pavimento e, dando quasi per scontato che i riflessi di Jimin avrebbero interrotto la traiettoria della palla con le mani prima che questa potesse raggiungere la testa del più giovane, cercò di avvertirlo. Stai atten... Prima di ultimare le parole chiuse un occhio, quasi volendo evitare di osservare la scena ma comunque attratto dagli eventuali risvolti comici della situazione: udì un secondo tonfo e poi quello che sembrò un piccolo lamento, subito rincorso da una sommessa risatina del più grande. Aah... accidenti, al mio compagno di squadra piace fare i pisolini in campo. Scherzò, ma lo sguardo velato dal divertimento non riuscì ad oscurare del tutto la leggera preoccupazione per il piccolo incidente appena avvenuto. Insomma, poco prima gli aveva domandato se era pronto a mettere la testa nel gioco, ma non intendeva certo in quel senso. Si avvicinò a Jimin nel parlargli e, intenerito nello sguardo e nell'espressione, recuperò la palla solo per poter dedicarsi subito dopo all'altro, che raccolse fra le braccia pur non appoggiando il petto alla schiena di Jimin. Attese di avvertire le mani dell'altro sulle sue, che tenevano saldamente la presa sul pallone, quindi piazzò un fugace bacio fra i capelli del più giovane con l'intenzione di acquietare il fastidio provocato dall'urto. Molto meglio del ghiaccio secco. Commentò piano e si ritirò, curioso di vedere Jimin effettuare un primo tentativo al canestro. Di lì in avanti non gli avrebbe concesso altre occasioni così facili, intenzionato a dare il via ad una ben più divertente competizione.

    Edited by Kagura` - 4/3/2023, 17:06
     
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