could've fallen but we only grew so i made my house a home with you

Jimin & Yoongi - high school musical? 4 ever

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    Casa. Nell'abbraccio di Jimin, morbidamente avvolto in un hanbok, Yoongi non poté che avvertire delle dolcissime note familiari accarezzargli l'olfatto. Come un piccolo oggettino nel palmo della mano di Jimin, si sarebbe permesso di osservare il mondo che li circondava solo attraverso le fessure fra le dita dell'altro, sentendosi protetto e amato. Si dimenticò per qualche secondo di trovarsi a gran distanza dalla città che amava e, in così poco, credette di essere stato trasportato per mano di Jimin fra le vie conosciute di Seoul, dove avevano passeggiato innumerevoli volte. Quando riaprì gli occhi, estratto da quel sogno brevissimo, immaginò di non potersi definire del tutto deluso. In fin dei conti, grazie soprattutto alla presenza di Jimin, poteva dire di aver iniziato ad apprezzare Besaid nonostante fosse in città da pochi mesi. Se poteva sentirsi a suo agio in Norvegia, lo doveva al migliore amico. Ciao, Jimin-ah. Trascinò la voce con dolcezza nel trattenere il tessuto dell'hanbok di Jimin fra le dita, così da ricambiare l'abbraccio del più giovane. Indugiò per un po' in quel contatto, teneramente cullato dal respiro dell'altro e, nonostante tutto, non si privò del lamentarsi almeno un po' di lì a poco. Sono pronto! Inutile a dirsi, però, quando vide apparire nuovamente l'altro con addosso dei vestiti ben differenti, le pupille scure di Yoongi cercarono di passare morbidamente su ogni dettaglio, facendo affondare la sagoma di Jimin nel profondo. Mmm... gambe... Avrebbe voluto complimentarsi con il più giovane ma prima ancora che potesse schiudere le labbra per formulare qualche dolce commento, la mano di Jimin lo raggiunse. Stai bene vestito così. La gonna ti dona molto... per le gambe. Mormorò con la chiara intenzione di distrarlo dal suo stesso vagare, avendo colto Jimin in un'attenta analisi dei vestiti che aveva addosso. Come sempre non aveva rinunciato a buttarsi sulle spalle una camicia felpata in plaid, con tanto di morbido cappuccio che cadeva fra le spalle e, coperto da una t-shirt e dei semplici pantaloni neri della tuta, oltre alle intramontabili Air Jordan rosse, ora non poteva che sentirsi almeno un po' vestito male. In fin dei conti, però, Jimin non sembrò essere troppo disturbato dalle scelte stilistiche del più grande - pronto ad un po' di attività fisica (oplà).
    Ti piacerebbe mettere un po’ di trucco sulle palpebre? Ho la sfumatura giusta per fare qualcosa di coordinato con le tue scarpe, sempre se ti va di provare hyung.. Gli occhi scuri di Yoongi raggiunsero le scarpe, abbandonate sulla soglia della stanza. Gli avrebbe riempito le palpebre di ombretto rosso al pari delle sue Jordan? Yoongi la trovò quantomeno una proposta interessante e, mai davvero turbato dall'idea di indossare del make-up, il più grande si strinse lievemente nelle spalle alzandole verso l'alto, mettendosi così a disposizione dell'estro creativo di Jimin. Offrendo il proprio viso a Jimin, chiudendo solo un occhio per poter approfittare della vista del più giovane a una distanza così ravvicinata, allungò anche le mani rivolgendo i palmi verso l'alto, semmai Jimin avesse avuto bisogno di una superficie d'appoggio per la palette che aveva scelto. Chiudi anche l'altro hyung.. Il più grande sospirò, costretto a chiudere entrambe le palpebre, non riuscendo nemmeno ad individuare la sagoma dell'altro. Mmh, mmh. Così? Sussurrò ma fu subito calmato dall'avvertire le dita di Jimin circondargli il mento. Gli occhi chiusi e lo stato di rilassatezza non avrebbero portato a nulla di buono e, per questo, Yoongi iniziò a mormorare a bassa voce una serie di domande al più giovane. Sembrava essere davvero curioso: Jimin possedeva molti trucchi? Li utilizzava spesso per gli spettacoli di danza? Aveva delle foto di alcuni suoi vecchi look? Mentre lo interrogava, la mano non impegnata nel sostenere la palette andò a raccogliere un fianco di Jimin, sfiorando il tessuto dei vestiti che aveva addosso. Li trovava piacevoli al tatto, quindi indugiò in quel contatto come la coda di un gatto avrebbe fatto nell'avvolgere i polpacci della propria persona preferita. Ah, stai benissimo. E si, poi andiamo a prenderti un americano. Contento di quella risposta e non avvertendo più i polpastrelli di Jimin sfiorargli le palpebre, allora Yoongi riaprì con cautela gli occhi, incontrando lo sguardo gentile dell'altro e sciogliendosi nelle carezze di Jimin. Grazie... Rispose a bassa voce, sul punto di abbandonare il fianco di Jimin giusto per trascinare le dita fino a raggiungere l'orlo della sua gonna, interessato ad avvertire sotto i polpastrelli la pelle dell'altro. Fortunatamente, si fermò prima di mettersi in imbarazzo da solo.
    Solo quando Jimin si allontanò - evidentemente il desiderio puerile di scambiare un piccolo bacio con l'altro era nato e morto solo nei pensieri di Yoongi - allora il più grande si avvicinò, con un leggero broncio e molta attenzione, allo specchio del bagno controllando il risultato delle cure di Jimin. Il colore sugli occhi era tenue ma ad ogni modo presente e, ricordandosi di non sfregarsi quanto prima le palpebre, Yoongi fu rasserenato dal non individuare alcuna ombra presentarsi sulla superficie dello specchio. Tornò accanto a Jimin, recuperò i propri possedimenti e con lui varcò la soglia della camera, attendendo di ottenere istruzioni dal più giovane. Jimin-ah-? Stava per domandargli in che direzione si sarebbero mossi quando le braccia di Jimin tornarono ad avvolgergli il collo e, colpito da un tenero moto di timidezza, socchiuse le palpebre evadendo lo sguardo del più giovane almeno fino a quando Jimin non lo costrinse a chiudere del tutto gli occhi quando posò le labbra sulle proprie. Ora possiamo andare. Yoongi annuì, ancora parzialmente confuso da quei baci. Rimasto con lo sguardo a fissare il pavimento, il più grande non si curò di verificare di essere solo insieme a Jimin nei corridoi dell'Aamot, troppo preso da scintille di emozione che gli riscaldavano il petto. P-prima però... passiamo in caffetteria, giusto? Sollecitò un'altra volta, forse per non rimanere in un sognante silenzio che avrebbe scaturito l'ilarità di Jimin. L'anticipazione di ricevere altri baci gli inumidì di poco i palmi ma Jimin sembrò non curarsene quando raccolse la mano nella sua o quando, come Yoongi sperava, fu lui a farsi coraggio per regalargli tante attenzioni quante Yoongi desiderava.
    Ben presto raggiunto il campo da gioco, Yoongi fu interrotto sui suoi passi nell'allontanarsi proprio dagli affettuosi gesti di Jimin. Dopo aver permesso all'altro di baciarlo, Yoongi non riuscì ad alzare nuovamente lo sguardo nemmeno quando Jimin tornò a parlare. Aveva iniziato, appena riaperte le palpebre, a fissare per terra, proprio come aveva fatto poco prima: le strisce bianche che ne tracciavano la superficie sembravano essere diventate all'improvviso estremamente interessanti. È buono.. Sai di caffè hyung! Un sorriso quadrato e a labbra strette si fece spazio sul viso di Yoongi, non troppo convinto della sottile differenza fra imbarazzo e vergogna su cui stava camminando con attenzione. Se Jimin stava ridendo, Yoongi immaginò di non doversi preoccupare più del necessario. Era contento di aver ricevuto quel bacio e ora non poteva che concentrarsi sullo sguardo sorridente di Jimin, immerso in due adorabili mezzelune. La sensazione svanì da lì a poco ma non portò via con sé il rossore ormai perenne sulle guance pallide di Yoongi: era solo stato preso alla sprovvista, non avrebbe dovuto rimuginare tutta la sera sopra ogni piccolo dettaglio. Ad ogni modo, presto distratto dall'entusiasmo del più giovane, Yoongi si lasciò trasportare da esso, ascoltandone i cinguettii e le promesse di mettersi davvero in gioco. Uh.. Mi ricordo quello che mi hai detto tu quando ero alle medie, hyung... Una punta d'orgoglio ne colorò l'umore mentre, già soddisfatto d'aver rubato una risposta tanto meravigliata all'espressione di Jimin, si ritrovava a mormorare una domanda retorica. Oh, davvero? Non riuscì però ad ottenere la stessa reazione una seconda volta dato che l'orgoglio venne subito soppiantato da qualche punta di preoccupazione quando, raggiunto dal lamento di Jimin, gli fu immediatamente vicino - nonostante avesse cercato di mantenere un'espressione calma e rilassata. Come sempre non si frenò dal punzecchiarlo in modo bonario e, una volta ottenute le risposte che più desiderava, si acquietò nell'avvertire le mani di Jimin raggiungere le sue: gli stava solo passando il pallone, invitandolo a fare canestro, tuttavia quel piccolo contatto riuscì ancora una volta a farli avvertire delle piacevoli sensazioni attraversargli tutte le braccia fino a raggiungergli il petto. Credeva di star passando una piacevole serata con Jimin.
    Dopodiché, nel vederlo tirare a canestro e seguire la palla attraversare l'anello metallico, Yoongi si unì alla spensieratezza dell'altro battendo le mani e poi mostrandogli soddisfatto entrambi i pollici alzati in una celebrazione più silenziosa ma sicuramente orgogliosa dei risultati dell'altro. Si accorse della finta ma si mise comunque sull'attenti, alzando le mani al viso e con i palmi rivolti verso Jimin solo per fargli capire di non fidarsi troppo della sua mira. Quando il più giovane si trovò vicino a lui, Yoongi decise di stare al gioco e, fingendo un tentativo di placcaggio, lo guardò soddisfatto quando mise a segno un secondo canestro. Hai visto? Non sono poi così sprovveduto! Al liceo sono stato per due mesi il playmaker della sezione B! Un fischio compiaciuto abbandonò le labbra di Yoongi che si arricciarono poco dopo in un sorrisetto curioso. Sprovveduto? No, no. Non c'è una cosa che Jimin-ah non sappia fare. Gli rispose, parlandogli volutamente in terza persona con una certa riverenza e, nonostante il tono potesse sembrare scherzoso e poco serio, i complimenti erano sinceri. Avrebbe voluto vedere o giocare insieme a Jimin ai tempi del liceo, conquistare con lui ogni punto e soffrire per ogni sconfitta con la consapevolezza e la tenacia di voler fare meglio la volta successiva. Nonostante la nostalgia, il tono delle parole di Yoongi cambiò rapidamente, accompagnando a bassa voce una frase più ambigua e al tempo stesso leggera. Non è forse così? Domandò, rivolgendogli uno sguardo obliquo, credendo di star davvero flirtando con successo con Jimin, attendendo la sua risposta prima di provare un altro tiro a canestro. Solo per fare più effetto sull'altro, diede però le spalle all'anello. Non si girò e sentì la palla attraversare la rete, quindi alzò le spalle verso l'alto tanto che, se non fossero state fermate dalle giunture, probabilmente avrebbero raggiunto il cielo tanto era soddisfatto di sé il sorrisetto che gli si era dipinto in volto.
    Tuttavia quell'ondata di esagerato vanto svanì da lì a poco, lasciando spazio alla tipica espressione serena di Yoongi, colorata giusto un po' sulle gote per via della tanto gradita presenza di Jimin. Sei proprio bravo hyung, sono fiero di te. Nell'ascoltare i complimenti del più giovane, una flebile risata abbandonò le labbra di Yoongi: stretto fra le braccia di Jimin e raggiunto dalle sue labbra sul collo, ben presto sembrò dimenticarsi perfino di rispondere al breve commento dell'altro. Hai visto? Alle superiori sapevo fare anche la schiacciata inversa. Sarei in grado di rifarla? Se riprovassi ora? Rispose senza alzare troppo la voce, né rivolgendosi davvero a Jimin, lasciandosi coccolare dall'altro e inclinando di poco il viso solo per incontrare meglio le labbra dell'altro, che si posarono delicatamente contro la propria guancia. Agli occhi di Yoongi, Jimin era stato da sempre un delicato fiore da proteggere: dai bulli a scuola, da chiunque volesse fargli del male, dai suoi genitori e, il più delle volte, perfino da Yoongi stesso. In quei momenti, l'equilibrio fra i due sembrava essere cambiato del tutto. Chiuse per un po' gli occhi, rassicurato dall'abbraccio di Jimin. Sono felice che siamo venuti qui, sai? Mi ricorda tanto tempo fa. Tanto tempo fa, già. Annuì una sola volta, schiudendo le palpebre solo per poter registrare i movimenti del più giovane che, nell'avvicinarsi per una seconda volta, non lo spaventò. Fu un bacio più lungo del precedente, seppur bloccato dal tramutarsi in qualcosa di più profondo per via della pudicizia di Yoongi. Ad ogni modo, invitò il maggiore a sciogliersi nei movimenti, seguendo il flusso maliardo in cui Jimin l'aveva calorosamente avvolto. Quasi istintivamente raggiunse con una mano il collo del più giovane, accarezzandone con le dita la nuca e la pelle, ritrovandosi infine ad appoggiare la fronte contro quella di Jimin. Avrebbe potuto guardarsi immediatamente attorno, schivarlo con freddezza, ma Yoongi decise di concedersi quei pochi momenti di pace. I rumori del traffico e degli altri avventori della zona lo sfioravano come distanti anni luce e, anche se qualche paio d'occhi si fosse per caso fermato a guardare i due amanti, Yoongi credette di non poterne avvertire il peso addosso. Resosi conto che il mondo aveva continuato a girare nonostante fosse accaduto ciò che un tempo aveva reputato irrealizzabile, si convinse che, in quel momento, l'unico sguardo che davvero contasse per lui sarebbe sempre stato quello di Jimin.
    Quel momento che compiacque la sua inclinazione romantica però non ebbe vita lunga, subito interrotto dalla vena più giocosa che l'animava, soprattutto se nel suo elemento e nel bel mezzo di una sfida di tiri liberi che avevano interrotto - per poco. Mi vuoi distrarre, Jimin-ah? Nel pronunciare quella domanda retorica, la voce bassa del più grande vibrò contro le labbra piene di Jimin, di cui il nome si sciolse sul palato del maggiore. Per smorzare le atmosfere più tenere in cui tuttavia si sarebbe volentieri abbandonato, per evitare di fissare Jimin con le pupille lucide di affetto e amore profondo, si permise finalmente di fare ciò che prima, quando erano ancora all'Aamot, si era negato. Raccolti i fianchi dell'altro fra le mani, si intromise con tranquillità nello spazio di Jimin, stringendolo in una giocosa presa che lo facesse sbilanciare di poco. Non so come fai- ma riesci sempre a fare segno. Fuseggiò ancora una volta, forse non più troppo scherzoso, non avendo modo (o intenzione) di nascondere le elettrizzanti conseguenze delle azioni di Jimin. Una mano scivolò con rilassatezza fino all'orlo della gonna violetta e, oltrepassandolo di poco, le dita si aggrapparono al retro della coscia destra di Jimin in una stretta vigorosa. Ogni volta non poteva che ringraziare mentalmente le scelte passate di Jimin, che non l'avevano portato ad abbandonare la danza perfino dopo tanti anni - convinto che l'avrebbe apprezzato sempre e comunque. Proprio come aveva immaginato, l'imbarazzo immediatamente prese possesso di lui. Ma possiamo giocare in due allo stesso gioco, no? Così, mentre i denti cercavano di trattenere delle risate impacciate, Yoongi si ritirò tanto velocemente quanto era stato in grado di avvicinarsi a Jimin. Alla fine non poté che abbandonarsi ad una risata divertita, sperando che Jimin decidesse di unirsi a lui invece di ridere del maggiore, convinto che un sorriso ampio al punto da mostrare le gengive fosse in grado di guadagnarsi il perdono del più giovane. Fra l'altro siamo venuti fin qui per giocare a basket, Jimin-ah. Amoreggiamo più tardi. Ora che i movimenti avevano acquisito dei sottotoni più amichevoli e meno maliziosi, gli batté un paio di volte lo stesso palmo contro il fondoschiena, invitandolo a riprendere il loro piccolo divertimento. Solo pochi secondi dopo le sue stesse parole sembrarono colpirlo con forza, costringendolo ad imporporarsi ancora una volta. A-ah... la palla? Dov'è finita la palla? Rosso in viso e dalla voce tremula, cercò una via di fuga e costrinse l'altro a dimenticarsi di quello scambio decisamente poco suave, scivolando con lui in una più tranquilla sessione di tiri liberi.
    Dato il periodo dell'anno, non fu necessario attendere molto affinché il cielo si facesse più scuro e le nuvolette che uscivano dalle bocche di entrambi farsi più dense: le temperature iniziavano a diventare poco piacevoli perfino per uno abituato a prendere il caffè ghiacciato d'inverno. Dopo un po' di tempo passato a provare, a fare finte, a rincorrersi per il campo e indugiare ogni volta un po' troppo nelle braccia dell'altro, i due si erano messi tranquillamente a chiacchierare a bordo del campo da basket. Avevano recuperato un paio di bibite calde in una macchinetta poco distante dalla zona in cui avevano scelto di riposarsi e, una volta raccolti su una panchina, Yoongi si godette il meritato riposo in compagnia di Jimin. Ehi, Jimin-ah... vogliamo tornare a casa? Puoi fermarti da me, se vuoi. Potremmo fare cena insieme e posso cucinare qualcosa per tutti e due, oppure potremmo prendere d'asporto... Altri gruppetti si erano avvicendati e, pur distratto di tanto in tanto da qualche giubilo di vittoria per qualche canestro, Yoongi trovò davvero difficile staccare lo sguardo da Jimin. Le luci della sera e la carezza fredda dell'aria donavano proprio al viso del più giovane che, agli occhi di Yoongi, non poteva che brillare, raccogliendone tutto l'interesse. Al Banchan. Precisò infine, nonostante non sarebbe stato difficile immaginare quale sarebbe stata la proposta del maggiore. In un modo molto diverso da quanto aveva fatto qualche tempo prima, Yoongi raggiunse le gambe scoperte di Jimin, imbronciandosi leggermente. Sei sicuro di non aver freddo? Domandò quando i polpastrelli entrarono in contatto con la pelle dell'altro e la sua voce si macchiava di sincera premura. Qualsiasi risposta dell'altro non avrebbe potuto rassicurarlo fin nel profondo dato che, nonostante avesse lui stesso le dita fredde, riuscì a registrare la differenza di temperatura fra i due corpi. Andiamo a casa... finirai per raffreddarti, Jimin-ah. Si lamentò sommessamente, esponendo il labbro inferiore verso l'esterno, pronto a raccogliere le sue cose per lasciarsi il campo sportivo alle spalle. Nonostante lo ripetesse ogni volta, Jimin si era dimostrato sempre parecchio resistente al freddo - forse Yoongi continuava a dimenticarsi che l'altro, durante i periodi di luna piena, nuotava senza troppe difficoltà nel mare norvegese. A differenza di quanto aveva fatto durante il percorso che li aveva portati lì, Yoongi raggiunse la mano di Jimin prima ancora di afferrare il proprio zaino e, per poterlo proteggere dal sibilo freddo della serata, fu rapido a sotterrare entrambi nella tasca del proprio giaccone.
    Una volta raggiunto l'appartamento del maggiore, mentre entrambi erano impegnati a sfilarsi le scarpe, Yoongi alzò di poco il viso da dov'era accovacciato per slacciarsi le preziose calzature di dosso, in modo da poter interrogare Jimin. Allora, qual è la tua decisione? Credo di avere abbastanza in casa per poter mangiare insieme... ma se ti va di ordinare dal Banchan, offre hyung. Gli offrì una seconda volta le due alternative con serenità, spogliandosi del cappello, sciarpa e cappotto per poter muovere i primi passi in casa. Si premurò di accendere le luci del salotto così da non lasciare Jimin al buio, e si andò a rintanare in cucina, aprendo il frigorifero per poter confermare le proprie ipotesi. Manca il soju però... e ho finito la birra. Mormorò soprappensiero, arricciando le labbra e corrucciandosi leggermente. Era una rara occasione: di solito Yoongi si assicurava di avere abbastanza scorte per scongiurarne l'assenza. Un triste sospiro, si abbassarono le spalle. Vieni qui, ordiniamo. Concluse sedendosi sul divano e invitando Jimin a fare lo stesso, battendo un paio di volte il palmo contro uno dei cuscini solo per indicargli poco dopo un plaid color panna con cui avrebbe potuto coprirsi, casomai avesse avuto ancora freddo. Gli affidò il cellulare e si accomodò sulla spalla dell'altro, guardandolo navigare nell'app dove avrebbero piazzato l'ordine da inviare al Banchan - che entrambi discussero piano fra un miagolio e l'altro. Non era di certo la prima volta che i due passavano del tempo da soli in quelle atmosfere ibride che, di lì a poco, si colorarono ancora una volta di toni più intimi, romantici e sospirati. Ancora immersi nell'ordine, le labbra di Yoongi si iniziarono a muovere delicatamente contro la mascella del più giovane, piantandoci piccoli baci: non voleva distrarlo, né desiderava ricevere attenzioni, semplicemente si concesse di dimostrargli un po' d'affetto. Se vuoi tornare a casa con l'autobus... Il tono appena utilizzato da Yoongi non sembrava fornire alternative a Jimin. Probabilmente l'avrebbe perfino accompagnato. Potremmo far arrivare l'ordine un po' prima. Altrimenti, puoi restare, lo sai. Si strinse nelle spalle, interrogando Jimin con lo sguardo. L'avergli proposto un secondo pigiama party "improvvisato" lo riportò, senza che potesse fermare i pensieri, alla serata passata insieme dopo il compleanno di Jimin - ma non volle distrarsi troppo, abbandonandosi ai ricordi colorati dalle morbide ombre che li avevano accarezzati nella sua stessa stanza. Come vuoi tu, insomma. Io ho già deciso per prendere d'asporto. Sussurrò subito dopo, schivando gli occhi di Jimin questa volta, fissando le proprie dita che stavano punzecchiandosi reciprocamente. Raccolta la risposta di Jimin, gli sorrise serenamente e, prima ancora di tornare a stringersi vicino a lui, si alzò dal divano, facendogli cenno di seguirlo. Avevano ancora del tempo prima dell'arrivo della cena e Yoongi immaginò che quello sarebbe stato il momento adatto per mostrare a Jimin ciò che gli aveva celato fino a quel momento.
    Aprì la porta della propria camera, diede un colpetto all'interruttore che illuminò di luce calda l'ambiente; come sempre, prima di lasciare l'abitazione per raggiungere il posto di lavoro, Yoongi si era premurato di rassettare un po' la stanza e, seppure non aveva idea che il loro incontro li avrebbe portati nuovamente lì, era contento di aver fatto trovare lo spazio in ordine. Fece qualche passo e si fermò vicino al proprio letto, inginocchiandosi e fermandosi in quella posizione, attendendo che Jimin si avvicinasse a sua volta. Le ultime volte mi sono dimenticato di farti vedere questo... Mentì parzialmente, evadendo dallo sguardo di Jimin e puntando gli occhi a terra. Entrambi sapevano che, nelle occasioni in cui i due passavano del tempo insieme, ben poca attenzione era riservata a qualsiasi altro elemento che non fossero loro stessi. Rinchiusi in una perfetta bolla di cui Yoongi avrebbe dovuto indagare ancora per molto le superfici, il maggiore immaginò fosse giunto quantomeno il momento di definire che forme avrebbe preso il loro rapporto in fase germinale. Ma, prima, avrebbe mostrato a Jimin un oggetto a lui molto caro. Trattenne il respiro e raggiunse con le dita la scatola blu che costudiva sotto il letto, facendola scivolare nel piccolo spazio fra le loro gambe. La puoi aprire. Era nervoso, la voce e le dita gli tremavano appena. Yoongi non aveva idea di che cosa Jimin avrebbe potuto pensare di ciò che avrebbe visto all'interno della scatola, un vero e proprio portale nel loro passato: le loro foto da ragazzini, tutto ciò che, nella piccolissima stanza di Jimin a Seoul, il più giovane aveva conservato di Yoongi e, ancora macchiata da antiche lacrime di rassegnazione e rabbia, la lettera che non aveva mai avuto il coraggio di consegnargli. Sperava solo che, nell'alzare lo sguardo, non avrebbe letto nessun'ombra di tristezza incupire il volto di Jimin. Nell'attesa si afferrò il polso sinistro, cercando ristoro nel contatto freddo con il bracciale che li avrebbe tenuti, in qualsiasi modo, uniti.
     
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6 replies since 8/12/2020, 22:33   221 views
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