could've fallen but we only grew so i made my house a home with you

Jimin & Yoongi - high school musical? 4 ever

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    Felice anche solo d'essere invaso per qualche attimo dal profumo del suo hyung, Jimin non si trattenne dall’infondere nella sua stretta sottotoni più dolci e protettivi, anche se intenzionato semplicemente a salutare Yoongi al suo arrivo. Gli fece piacere percepire il calore delle braccia dell'altro attorno a sè, e lo trattenne in quella presa per qualche attimo ancora, vibrando appena contro la sua spalla nel regalargli un breve suono simile a delle fusa gioiose. Ciao, Jimin-ah. Casa era proprio quella voce, il modo in cui il nome di Jimin scivolava tra le labbra di Yoongi, il tono sempre tinto di remoto affetto e la "J" finalmente pronunciata con la vera dolcezza che la loro lingua madre esige. Ciao hyung~ Fuseggiò infine Jimin, ben felice di poter avere il suo hyung nuovamente vicino a sè anche mentre si preparava all'uscita con lui. Non lo fece attendere molto, raggiungendolo solo qualche minuto dopo, abbandonando il soffice hanbok per sostituirlo all'outfit scelto per l'occasione, forse un po' insolito ma che sperava Yoongi avrebbe apprezzato. Da qualche tempo infatti, Jimin non poteva negare di esser diventato più attento al suo modo di presentarsi, con il latente e gradevole peso dello sguardo di Yoongi sempre in mente, come se desiderasse incuriosirlo ogni singola volta un po' di più anche da quella prospettiva. Si compiacque, infatti, quando notò le iridi scure del più grande scivolargli addosso, indagare ogni indumento ed il modo in cui ne fasciava le forme. Ecco che Jimin non perse tempo, approfittando di quell'adorabile momento di distrazione per avvolgere la mano più ampia di Yoongi nella propria. Stai bene vestito così. La gonna ti dona molto... per le gambe. Già tinte di un leggero colorito più sanguigno, le guance di Jimin ne registrarono le reazioni intenerite, mentre le labbra, arricciate in un ghigno più intraprendente andarono a sfiorare la guancia dell'altro. Per le gambe, mh? Sussurrò quasi impercettibilmente con la pelle poco più pallida di Yoongi, stampandovi poi un lievissimo bacio. Anche tu stai bene vestito così, stai sempre bene hyung. Per quanto adorasse ricevere complimenti, Jimin era altrettanto lieto di ricambiarli, lasciando intendere con estrema chiarezza tutto il suo apprezzamento per il compagno, che fosse per lui non avrebbe mai smesso di sommergere nelle sue più tenere parole.
    Sarebbe presto arrivato il momento di uscire, ma prima Jimin propose a Yoongi di provare una sua nuova palette. Non sapeva se sarebbe stato a proprio agio, ma in cuor proprio sperava in una risposta positiva per testare quei colori nudi e tenui sulla pelle dell'altro. Morbida e liscia com'era, sarebbe sembrata ancora più attraente con qualche venatura colorata. Le spalle di Yoongi si mossero in una risposta positiva e quasi neutra, al che Jimin non potè che sorridere, agguantando pennellini ed ombretti per dare il via alle danze. Gli occhi del più grande erano meravigliosi così com'erano, ed il loro taglio non aveva bisogno di nient'altro se non di essere valorizzato, per questo, il minore non impiegò molto tempo con il makeup, spostando con grazia di tanto in tanto le piccole dita ad accarezzare le palpebre ed il mento di Yoongi in sfioramenti a fior di pelle con i polpastrelli o le setole dei suoi pennellini. Gli parve quasi surreale poter osservare dalle soglie delle palpebre socchiuse il volto del compagno così da vicino in quel momento di stasi quieta: il suo respiro era regolare, tranquillo, caldo, i suoi occhi morbidamente chiusi mentre le labbra appena aperte, e Jimin si ritrovò a dover resistere più di una volta ad avvicinarsi e sfiorarle con le proprie. Magari dopo... Si ripeteva per darsi più forza, deciso a non valicare gli spazi di Yoongi prima del tempo cedendo ad un istinto impaziente ed un po' affamato che gli sussurrava di avvicinarsi maggiormente e lasciargli dolci baci ovunque sul viso. Nel mentre, per allontanarsi anche solo un po' da quei teneri pensieri e concentrarsi sul trucco da finire, Jimin rispose ad ogni domande che Yoongi gli rivolse, spiegandogli che non possedeva molti cosmetici ma che li utilizzava sempre sia su di sè che su Hoseok per gli spettacoli di danza, e che aveva conservato qualche foto sul telefono che gli avrebbe volentieri mostrato più tardi. Cullato dalle tenui carezze di Yoongi contro i fianchi, Jimin non riuscì a resistere oltre, strofinando appena il naso e poi le labbra contro una guancia dell'altro in un piccolo gesto affettuoso prima di decretare la fine del lavoro. Il più piccolo si poteva dire senz'altro soddisfatto: il trucco che aveva scelto per Yoongi gli donava a meraviglia, e l'espressione del maggiore ancor più illuminata alla prospettiva di ricevere un altro caffè gli riscaldò il cuore del tutto. Sì, stai proprio bene. Mormorò Jimin quasi tra sè e sè, abbandonando le ultime carezze contro il viso del compagno prima di avviarsi all'esterno.
    Prima di iniziare a passeggiare verso il campo da basket, il più piccolo tuttavia si concesse di rubare a suo hyung un bacio che aveva desiderato dagli sin da quando l'aveva visto, trattenendolo un po' prima di annuire intenerito alla sua ultima richiesta: nessuno avrebbe privato Yoongi di un buon americano. Raccolse la sua mano nella propria e poi iniziò a camminare a passo sicuro, come se si sentisse protetto unicamente da quel contatto. Una volta arrivati al campo da basket, Jimin non mancò di notare la lieve tensione che sobbolliva sotto la superficie di Yoongi, fermandone i movimenti in piccoli nodi rigidi. In questo senso Jimin si voleva offrire come porto sicuro; non ci sarebbe stata alcuna reazione sbagliata, alcuna parola goffa o gesto inadatto, l'importante sarebbe stato solo seguire gli istinti del momento e poi reagire ad essi con morbidezza. Tutto si sarebbe dipanato. Sereno in questa consapevolezza, Jimin lasciò che labbra ed occhi si distendessero in sorrisi luminosi, e la presa delle mani, dapprima su Yoongi, si spostò a lambire la palla per giocare. Si susseguì allora una piacevole carrellata di risate, (una leggera pallonata), punzecchiamenti amichevoli e timidi moti d'ammirazione ed affetto più romantico che fecero di quell'incontro uno dei più piacevoli che Jimin avesse avuto modo di passare in quel periodo. Si sentiva quasi capace di fluttuare, in una dimensione gioiosa e spensierata che lo fermava nel tempo ad anni ormai passati ma senza tutte le preoccupazioni che portavano con sè. Il tintinnio metallico della palla oltre il canestro riportò Jimin a sensazioni più materiali e le sue iridi su Yoongi, sperando di ricevere l'espressione orgogliosa di cui poi proprio il più grande non lo privò.
    Giocarono ancora, e dopo un tentativo che il minore sapeva essere troppo timido di placcarlo da parte dell'altro, arrivò anche un secondo canestro, che portò Jimin a gonfiare appena il petto proprio come un passerotto soddisfatto, raccontando persino al più grande le sue prodezze sportive ai tempi del liceo. Sprovveduto? No, no. Non c'è una cosa che Jimin-ah non sappia fare. Fu allora che un lieve rossore si impossessò delle guance di Jimin, ben contento come sempre di ricevere dei complimenti ma consapevole della vena iperbolica delle parole del suo caro Yoongi. Pfff, hyung. Rimbeccò lui avvertendo un po' la voce accartocciarsi su se stessa, mentre lo sguardo vispo e tagliente tornava ad indagare le iridi del compagno. Non è forse così? Scattando verso l'alto, le sopracciglia di Jimin rifletterono facilmente il suo momento di epifania: realizzò solo in quel momento che Yoongi stesse flirtando con lui. Lo sguardo allora mutò in uno intenso e rilassato, teso ad accarezzare le forme del più grande anche nel suo spettacolare tentativo di impressionare il minore. Oh! Jimin-ah sarà pure bravo, ma mai quanto il suo hyung~ Esordì fuseggiante, prima di avvicinarsi ancora un po' e lasciar vagare in maniera ben poco sottile lo sguardo sui lineamenti del corpo di Yoongi, arricchendo di toni un po' più ambigui e densi quella innocente discussione prima di rivolgere al più grande dei sinceri apprezzamenti. Era molto tempo che Jimin non vedeva Yoongi giocare e divertirsi con qualcosa che sapeva essere sempre stata una sua passione, ed era più che felice di notare che non l'avesse abbandonata del tutto. Hai visto? Alle superiori sapevo fare anche la schiacciata inversa. Sarei in grado di rifarla? Se riprovassi ora? Un sorriso intenerito e dolce piegò le labbra piene di Jimin, che poi si posarono sulla guancia di Yoongi per un piccolo bacio. Jimin sapeva che, suo malgrado, ondate di malinconia avrebbero smosso la sua serenità, conducendolo in acque più increspate ma non necessariamente pericolose - non se Yoongi avesse continuato a restare con lui. Il passato sembrava non aver finito di ripresentarsi davanti ai suoi occhi, ripresentando i fantasmi di sensazioni svanite che Jimin non era ancora riuscito ad abbandonare completamente. Tutto si dipanerà. Le braccia allora andarono ad ancorarsi ai fianchi del più grande, ritrovando silenziosamente il rifugio che da piccolo aveva sempre ricercato, sperando così di offrire di rimando riparo a Yoongi ora che l'aveva ritrovato.
    Il bacio che seguì ricalcò quei sentimenti più bisognosi d'affetto, mantenendosi tra le labbra dei due innamorati il più possibile, e Jimin fu felice di prenderne le redini per qualche altro secondo ancora, spezzando quel contatto in altri più minuti sul finire del respiro. Avvolgeva Yoongi a sè con più calore, sino ad avvertire i suoi fianchi fermamente contro le braccia, compiaciuto delle carezze che stava ricevendo di rimando nell'appoggiare la fronte contro quella calda del più grande. Differentemente da Yoongi, che stava godendo come lui di un momento di pace completa, Jimin non potè che lanciare uno sguardo fugace attorno a loro, volendo proteggere quegli istanti in cui Yoongi si era appena accomodato per entrambi, vegliando discretamente ma senza ansie sulla loro quiete. Prima di vedere Yoongi scivolargli via dalle braccia come un pesciolino irrequieto per concentrarsi sul gioco, Jimin lo attrasse a sè un'ultima volta avvolgendo una mano dal palmo minuto attorno all'avambraccio dell'altro, trattenendolo per un altro bacetto che non durò più di una tenera imbeccata. Mi vuoi distrarre, Jimin-ah? Sul punto di rispondere ma già col sorriso sulle labbra ancora a contatto con quelle di Yoongi, Jimin si permise di sfiorare il naso contro il suo in un ulteriore cenno tenero e stavolta anche un po' scherzoso in risposta a quella adorabile protesta. Se fosse co- Per qualche attimo Jimin si perse nei contatti che Yoongi volle regalargli, fermando persino il flusso della voce in un leggero moto di sorpresa. Non so come fai- ma riesci sempre a fare segno. Il palmo del più grande scivolò a trattenere la carne solida di una delle cosce di Jimin, ed al contempo proprio le labbra del più piccolo lasciarono evadere un leggerissimo singulto, accompagnato subito da una morbida risata argentina e complice. Mi provochi, hyung? Si chiese Jimin compiaciuto ed addolcito da quei contatti teneri ma più audaci, che per suo dispiacere si dissolsero presto assieme al calore della presa di Yoongi. Ma possiamo giocare in due allo stesso gioco, no? Calate sino a socchiudersi per racchiudere uno sguardo indagatore ed incantevole non molto diverso da quello che solitamente lasciava brillare le iridi di Jimin nella sua versione marina, le palpebre del più giovane impressero l'immagine di Yoongi sorridente nella memoria del compagno quasi studiandone i più minimi movimenti ed emozioni che si celavano dietro di essi. Fra l'altro siamo venuti fin qui per giocare a basket, Jimin-ah. Amoreggiamo più tardi. Annuendo in un lieve e deciso cenno, Jimin lasciò che le parole di Yoongi non restassero inascoltate, avvicinandosi per lasciargli un bacio tra i capelli nel percepire la sua leggera vena d'imbarazzo. Eccola, MVP. Dichiarò lui a bassa voce, porgendo in un abbraccio che circondava la schiena del più grande la palla che stava cercando. Amoreggeremo più tardi, ci conto. Ricalcando le parole appena pronunciate dal compagno, Jimin stampò un altro piccolo contatto contro la sua spalla, salendo rapidamente a lasciargliene un altro contro il collo e solo allora lo lasciò andare, permettendogli di fare come aveva detto lui stesso.
    Continuarono a divertirsi finchè le ombre della sera non calarono e li abbracciarono, portando con sè anche il freddo che in nessuna stagione privava la Norvegia di quella puntura ghiacciata, seppure in misure differenti. Il tè che Jimin reggeva tra le dita era ancora fumante ma ne aveva già consumato metà, ora che lo sguardo era tornato su Yoongi ed una tempia contro la sua spalla. Nemmeno il freddo che avvertiva con più forza lo privò di quel momento di vera felicità. Ehi, Jimin-ah... vogliamo tornare a casa? Puoi fermarti da me, se vuoi. Potremmo fare cena insieme e posso cucinare qualcosa per tutti e due, oppure potremmo prendere d'asporto... Quasi senza pensare, mentre ascoltava le parole di Yoongi già ben deciso sulla risposta da dargli, Jimin tornò con la schiena diritta, lasciando scivolare una mano tra quelle di Yoongi per stringerne una, attendendo la fine del discorso dell'altro accarezzandone il dorso con qualche tenue movimento del pollice. Al Banchan. Allora Jimin sbuffò una piccola risata divertita, ben consapevole dell'amore del compagno per il ristorante dei genitori di Hobi. Non ne avevo dubbi hyungie, ho fame anch'io di cibo del Banchan~ Dando implicitamente una risposta positiva anche alla proposta di fermarsi a casa del compagno, Jimin guardò con impazienza alla prospettiva di passare una serata insieme; il cuore prendeva a correre ormai da un po' all'idea di passare sempre più tempo con Yoongi, guardare la loro relazione sbocciare in una diversa senza però distorcersi, e più semplicemente, non vedeva l'ora di viverla con lui. Sei sicuro di non aver freddo? Andiamo a casa... finirai per raffreddarti, Jimin-ah. Jimin non avrebbe potuto negarlo in alcuna situazione: la preoccupazione che Yoongi non mancava mai di mostrargli lo riportava alle sensazioni che più e più volte si rincorrevano nel prendere coscienza dei suoi sentimenti verso l'altro: riconosceva Yoongi, il suo adorato hyung che sempre si era preoccupato per lui e che dopo tutti quegli anni non aveva mai cessato di farlo, ma anche il ragazzo di cui si era innamorato, una persona che lo avrebbe supportato e con cui si sentiva al sicuro. Lo conosceva sin troppo bene per essere tanto sciocco da ribattere, quindi semplicemente concordò con Yoongi con un cenno della testa, avvicinandosi per schioccare un altro bacio su quell'adorabile labbruccio proteso che sembrava starlo chiamando a gran voce. Andiamo, hai le mani fredde. Asserì poco dopo col sorriso sulle labbra, stringendo il suo palmo nel proprio, poco dopo immersi entrambi nel giaccone del più grande.
    La passeggiata verso casa non durò poi così tanto, e Jimin ignorò completamente l'arrivo del freddo una volta che ebbero iniziato a camminare, ormai abituato a quelle temperature rigide e riscaldato dalla sola presenza di Yoongi a pochi passi da lui. Ormai l'ingresso e le scale dell'appartamento del più grande erano diventate un territorio familiare agli occhi di Jimin, che ripercorrendole si sovvenne del proprio compleanno, così come dei primi incontri colmi di esitazione ed emozione dopo aver ritrovato Yoongi. Il cuore, infatti, non mancava mai di saltare un battito ogni volta varcata la soglia, impigliato di stralci di passato e futuro che si avvolgevano ad esso. Allora, qual è la tua decisione? Credo di avere abbastanza in casa per poter mangiare insieme... ma se ti va di ordinare dal Banchan, offre hyung. Rimossa la giacca ed anche gli stivaletti che finirono a fianco delle Air Jordan del più grande, Jimin iniziò già a percepire il piacevole cambio di temperatura una volta all'interno della casa, proprio mentre estendeva un braccio come se volesse fermare il compagno nei suoi passi. Hyung! Hyung, hey dividiamo- Cinguettò più concitato lui, cercando di convincere Yoongi di optare per un'equa divisione del prezzo della cena, anche se era certo che il suo sarebbe stato un tentativo vano. Manca il soju però... e ho finito la birra. Un sospiro, e Jimin si andò quietamente ad acciambellare sul divano, guidato anche dalle parole e dal ritorno del compagno dalla cucina, accucciandosi così vicino a lui. Lo ringraziò con un bacetto fugace sulle labbra per la sua premura con il plaid e poi lo accolse contro una spalla, mentre lo sguardo si fissava sul display del cellulare in modo da consultare il menù del Banchan. A quel proposito un leggero sorriso non potè che spuntare sulle labbra di Jimin: sapeva quanto Hobi e Cat si fossero impegnati a digitalizzare la proposta del Banchan e quante energie avessero impiegato affinchè i genitori più vecchia scuola di Hoseok si adattassero a questo nuovo metodo che, per quanto insolito per loro, aveva anche permesso agli affari di lievitare molto di più. Cosa prendi hyung? Domandò sommessamente Jimin, e mentre attendeva una risposta, iniziò ad esplorare il menù in cerca di qualcosa che risultasse decisivo anche per il proprio palato. Nel frattempo, accoglieva anche le piccole tenerezze di Yoongi, sorridendo e fuseggiando per ritrovarsi infine a sfiorare le labbra del compagno con le proprie per un bacetto sfuggente e deliziosamente distratto, un po' come se quei dolci contatto fossero diventati in brevissimo tempo una facile e quotidiana automaticità che confermava a Jimin ancora una volta di aver trovato in Yoongi la sua casa. Un braccio scivolò attorno alle sue spalle, e posando la guancia contro i capelli del più grande, Jimin piantò qualche morbido bacio tra i suoi capelli, sorbendone il buon odore mentre selezionava qualche altro piatto in più, tradito anche dal gorgogliare un po' più irrequieto del suo stomaco che proprio non voleva saperne di zittirsi.
    Se vuoi tornare a casa con l'autobus... Potremmo far arrivare l'ordine un po' prima. Altrimenti, puoi restare, lo sai. Ritornando proprio come Yoongi a frammenti di sensazioni ed immagini della notte del proprio compleanno, Jimin si ritrovò a sorridere caldamente, ricordando con piacere ed una accento di tenero imbarazzo quei momenti più concitati ma non meno emozionanti per entrambi. Come vuoi tu, insomma. Io ho già deciso per prendere d'asporto. Approfittò allora del sussurro di Yoongi, cercando il suo sguardo finchè non lo trascinò delicatamente nel proprio, arpionando con una leggera pressione dell'indice il mento del più grande, contro le cui labbra picchiettò qualche tenero bacio. Voglio rimanere con te. Mormorò in un tono appena udibile, sicuro del fatto che Yoongi avrebbe sentito la sua voce, e con essa anche le sue venature piene di trasporto. Qualsiasi cosa Jimin stesse facendo con lui poteva considerarsi qualcosa che desiderava pienamente, ad ogni singolo passo. Si scambiarono un sorriso, ed il più piccolo approfittò di quella vicinanza per sfiorare il naso di Yoongi con la punta del proprio. A patto che ti faccia dare qualche bacio, hyung. Avevi detto che avremmo amoreggiato~ Tintinnò, spostando le mani per raccogliere i fianchi del compagno tra esse e sollevarlo finchè il suo corpo non si fu appoggiato al proprio, con i bacini uniti non appena Yoongi venne gentilmente spostato sin sulle gambe di Jimin. Va bene così? Non c'era momento in cui il minore non si preoccupasse del benessere di Yoongi, di vederlo a proprio agio e mai esitante o spinto in direzioni che non avrebbe voluto percorrere. Quindi attese una risposta o un segnale di qualsiasi tipo, e solo dopo si spinse in avanti, attirando allo stesso tempo il più grande contro di sè per tornare alle sue labbra un'altra volta ancora. Jimin non si rivelò ingordo nel ritmo dei suoi baci, eppure non potè negare di provare una sete che gli risultava difficile da colmare e che sentiva crescere in sè man mano che approfondiva quei contatti e la vicinanza con Yoongi che aveva desiderato per così tanto tempo. Una mano scivolava in ampie carezze confortanti lungo tutta la lunghezza della schiena di Yoongi, e ne tastava deliziosamente la superficie ricoperta dalla stoffa, mentre l'altra si arpionava ad uno dei passanti dei suoi pantaloni, il cui tessuto iniziò a scivolare appena contro le gambe più scoperte di Jimin mentre tratteneva il maggiore ancor più vicino a sè. Nella stanza null'altro risultava udibile se non i sordidi schiocchi di ogni bacio, che deliziosamente iniziarono a regalare calore ovunque nel corpo di Jimin, diffondendo quel tepore rapidamente in un'estesa e densa nebbia di beatitudini a cui volle concedersi almeno finchè i polmoni glielo permisero; ogni bacio con Yoongi sembrava il primo, una nuova esperienza a cui Jimin voleva abbandonarsi e che lo conduceva a sensazioni mai provate prima e amplificate ogni volta in modo diverso. Voleva indagarle meglio, condividerle con Yoongi e permettergli di farsi conoscere di conseguenza. Le sue labbra continuavano dolcemente ad infrangersi su quelle del minore, gettandolo in un labirinto di morbidezze e contatti più umidi a cui non si sottrasse nemmeno una volta, e solo quando il fiato fu diventato più corto Jimin si decise ad inclinare appena la testa, delineando la linea della mascella e del collo di Yoongi a labbra schiuse, mentre in un gesto più bisognoso degli altri una mano andava ad intrecciarsi ai capelli corvini dell'altro, spingendo appena la sua nuca verso di sè per avere il respiro del compagno più vicino, dove avrebbe potuto sentirlo. Tutta quella bellezza, tutto quell'amore regalarono a Jimin non solo beatitudine e felicità, ma anche prospettiva e chiarezza; per quanto tempo quella serenità e quell'affetto gli erano stati strappati via e negati? Per quanto Yoongi aveva dovuto soffrire prima di arrivare ad essere abbracciato da Jimin con il sorriso sulle labbra? Non mi porteranno mai più via da te. Si ritrovò a pensare, ora che il vuoto nel suo cuore si era colmato con la presenza di Yoongi finalmente ritrovato. Quella fitta di malinconia spinse Jimin a fermarsi per qualche attimo, senza però trasmettere al compagno alcun turbamento. Semplicemente gli raccolse il viso tra le mani, sorridendo con le labbra e con gli occhi, ora dallo sguardo più languido. Gli lasciò un paio di carezze lungo il volto, manipolando la pelle di Yoongi con estrema cura, e solo dopo Yoongi si alzò dal divano, dirigendosi verso la stanza da letto.
    Jimin lo seguì senza rivolgergli alcuna domanda, sicuro del fatto che come sempre gli avrebbe mostrato qualcosa con cui cambiarsi od avrebbe cercato altre coccole prima dell'arrivo della cena. Ogni sua certezza venne indebolita poco dopo dai gesti di Yoongi, che avvicinatosi al suo letto recuperò da sotto al materasso una scatola blu di cui Jimin non riconosceva la forma. Non l'aveva mai vista, e le sue sopracciglia s'incresparono subito, rendendo manifesta la sua curiosità. Compì allora qualche passo avanti, e prese posto sul bordo del letto prima di invitare l'altro a raggiungerlo al suo fianco con un cenno del capo. Le ultime volte mi sono dimenticato di farti vedere questo... Jimin non riuscì a collocare le proprie emozioni e non sapeva per quale motivo, ma i suoi occhi si fecero poco più lucidi, come se sentisse sin nelle ossa che qualcosa sarebbe successa a breve - qualcosa che avrebbe smosso la superficie calma delle sue emozioni trasformandola in acque in movimento, increspate ed arricciate sotto i movimenti che si ritrovò a compiere poco dopo aver raccolto la scatola tra le mani. La puoi aprire. Notò una leggera ma pervasiva agitazione farsi strada nelle membra di Yoongi, e allora spostò una mano a ticchettare sulle proprie gambe, avvertendo così la pressione di una delle tempie di Yoongi contro le cosce scoperte. Una piccola mano si spostò ad accarezzare gentilmente i capelli del più grande, mentre l'altra posò la scatola davanti ad entrambi, lasciando con facilità scattare l'apertura verso l'altro, scoperchiando così il contenitore. Fu immediato il nodo che strinse le interiora di Jimin, torcendole in pieghe che assomigliavano a quelle del passato che tutt'in una volta lo riportarono a ben undici anni prima. All'interno notò immediatamente il quaderno di matematica, dove a scuola era solito tracciare e ritracciare il nome di Yoongi, dei piccoli disegni che li ritraevano, la parola "amicizia" scritta lì vicino ma incoronata da cuori delineati con penne di colore diverso; le loro foto alla sala giochi dove il giorno del suo compleanno Jimin vide svilupparsi assieme alle immagini sulla pellicola anche la giornata più bella ed emozionante che avesse mai vissuto; dei fumetti, per la precisione un tankobon di One Piece e l'altro di Slam Dunk, serie che spesso i due leggevano insieme nei pigiama party improvvisati a casa di Jimin. Poi, affondando appena la mano in quel piccolo nugolo di oggetti, Jimin recuperò una maglia appallottolata alla bell'e meglio, a righe e con un pinguino stampato al centro. Per quanto di dubbio gusto, quella tshirt aveva accompagnato proprio moltissime di quelle tenere notti e Jimin aveva deciso di conservarla, per accogliere Yoongi a casa propria con un indumento più comodo della divisa scolastica o abiti che non gli avrebbero permesso di riposare in maniera confortevole. Jimin la tirò su, provocando in quel denso silenzio qualche tintinnio di oggetti nella scatola ed osservò la maglia a lungo, come se fosse la prima volta che la vedeva. Effettivamente, era così: un nuovo Jimin aveva posato gli occhi su quell'oggetto semplice ma tanto significativo, ed ora che ne poteva avvertire persino l'odore, la sua quiete si incrinò del tutto. Strinse le labbra per fermarne il tremore, ed allora più di una immagine si accavallò nella sua mente: i giorni passati a scuola, quel primo timido bacio scambiato in primavera, gli sguardi timidi ed inutilmente spaventati scambiati con Yoongi, il giorno del suo compleanno ed il terribile distacco, le notti passate nel pianto a casa dei Nygard, le estati a Seoul passate a leggere fumetti insieme, i sussurri di notte per non farsi scoprire dai genitori, lo sguardo malinconico e sorpreso del più grande al negozio di fiori a Besaid, e nel mezzo, undici anni di solitudine. Undici anni d'assenza. Undici anni senza Yoongi. Prima di lasciarsi andare del tutto ai suoi pensieri, Jimin tuffò il palmo verso gli ultimi oggetti non ancora passati in rassegna: un biglietto ed una lettera, ancora nella sua busta.
    Per il primo, stropicciato e più piccolo in dimensioni, la carta era più deteriorata, forse per colpa della mancanza di una protezione attorno ad esso. “A Min Yoongi, il compagno di scuola di Park Jimin. Abbiamo saputo che la tua intrusione in casa è dovuta ad una ricerca di risposte. Questo è il motivo per cui Jimin non tornerà più a scuola: ha avuto un’offerta migliore. Non è voluto rimanere perché non aveva niente che lo legava alla Corea. Ci ha chiesto di disfarsi di queste cose, dato che a lui non sarebbero servite” Jimin non aveva dubbi, la grafia apparteneva a sua madre; nonostante gli anni passati via dai genitori l'avrebbe riconosciuta ovunque. Aveva un modo di scrivere le M e le vocali molto caratteristico. Le sopracciglia allora si aggrottarono in un moto di rabbia e stupore: i signori Park avevano avuto la faccia di mentire a Yoongi e di dirgli cose tanto orribili, e lui non ne aveva mai avuto idea. Non riuscì ad immaginare il peso che il compagno aveva dovuto sorreggere in quel periodo di tempo, e per qualche attimo Jimin avvertì il fiato mozzarglisi nella trachea. Si fece però forza e spinse oltre, e più impaziente di prima scartò la lettera dopo aver lasciato cadere quel diabolico bigliettino sul materasso. La carta era leggermente ingiallita e macchiata di chiazze che senza dubbio avevano ricalcato la forma di lacrime che vi erano cadute sopra. Al mio migliore amico, Jimin. Un respiro vacillante abbandonò le labbra del minore, come se nel leggere finalmente le parole che Yoongi gli aveva dedicato stesse finalmente sciogliendo anni ed anni di pesi che si erano accumulati sulle sue spalle. Lo so che non te lo dico spesso e, se non fosse abbastanza chiaro dalle parole di prima… ti voglio bene. Questa stupida lettera è penosa, ma spero che il resto del regalo e la giornata ti sia piaciuta. A me è di sicuro piaciuta perché ho potuto passarla con te. Min Yoongi, la cui migliore qualità è esserti amico. Calde, pesantissime lacrime ticchettarono sulla carta ricalcando quelle che aveva versato Yoongi prima di lui e, spostando il foglio che stringeva in un palmo sino a stropicciarlo, le lacrime caddero contro le guance di Yoongi, la cui nuca era posata contro le gambe del compagno. Il messaggio che dopo così tanto tempo Jimin aveva avuto la possibilità di leggere non era stato che una conferma di ciò che provava da quando si era ricongiunto all'innamorato. Nonostante il suo sguardo si fosse completamente offuscato dal pianto, ora Jimin riusciva a vedere, con chiarezza cristallina, che ciò che entrambi avevano subito non era stato niente di normale, niente di giusto o semplicemente parte della vita. Yoongi era stato massacrato dalle parole dei Park e da una separazione che aveva danneggiato anche Jimin, spingendo entrambi in un periodo buio che non era mai veramente cessato se non quando i due si furono ritrovati. Persino nelle settimane in cui Jimin si era rivolto ad un terapista, non si era preso del tempo per pensare a quanto gravi i fatti avvenuti nel passato suo e di Yoongi fossero stati, a quanto avessero privato entrambi di momenti preziosi che avrebbero potuto passare insieme, uniti. Senza che potesse controllare i tremori dentro di sè, Jimin schiuse le labbra in un singulto sordido, stringendo a sè la lettera con forza mentre l'altra mano andava a coprirgli il volto, ora spezzato da un pianto quasi inconsolabile. Le lacrime scendevano bollenti e lente dagli occhi del ragazzo, e mentre silenziosamente Jimin si lasciava andare ad esse ripensava al giorno in cui i genitori lo avevano costretto ad andarsene dalla Corea. Il suo compleanno, il giorno in cui tutto era cambiato. Hyung... Mugolò, in cerca di aiuto dalla persona che da sempre era stata la sua roccia ed il suo rifugio. Che cosa ci hanno fatto. L'istinto di rinchiudersi nell'abbraccio di Yoongi e non uscirne per giorni ed anni interi non si affievolì nemmeno quando Jimin, tirando su col naso, lasciò scivolare ogni parola fuori dalle labbra senza paura. Tu eri la mia unica ragione per restare. Mormorò poco dopo, intenzionato con tutte le sue forze a contraddire le parole che i suoi genitori avevano ingiustamente rivolto a Yoongi. Jimin cercò le sue mani, e con la sua libera ed umida avvolse il palmo più ampio del maggiore in una tenue stretta. Io sono te, e tu sei me. L'ho capito il giorno del mio compleanno, ho capito tante cose allora ma non sapevo come dirtele, come dirle a me stesso. Provata dal pianto, la voce di Jimin sembrò quasi impegnata in un soliloquio, se non fosse che Yoongi era la persona che stava interpellando realmente. Devi scusarmi, hyung. Per tutto, per non averti scritto, per aver permesso che tutto questo accadesse, per non essere stato più forte per te, perchè- Sono un ingordo. Sono il tuo migliore amico, no? Eppure voglio anche essere quello che può amarti, e proteggerti e toccarti. Voglio tutto, voglio essere sempre di più per te. Fu allora che Jimin sorrise. Guardò Yoongi negli occhi, e le sue labbra poco più gonfie ed arrossate si aprirono in un dolcissimo sorriso, da cui anche la più disattenta delle persone avrebbe colto il grande amore che lo aveva fatto germogliare. Tu mi piaci, hyung. Mi piaci davvero. Non so se è troppo presto per dirlo o se accetterai i miei sentimenti, ma so che non permetterò più a nessuno di portarmi via da te se vorrai stare al mio fianco. Le strisce umide che solcavano le guance di Jimin non avevano smesso di bagnarsi con il moto delle lacrime che continuavano a scivolare su di esse sino ad accarezzare il collo del più giovane, eppure stavolta la natura di quel pianto pareva diversa: libera, emozionata, finalmente come se da quei piccoli rivoli salati potessero uscire anche i sentimenti che per lungo tempo Jimin aveva custodito nel cuore senza poterli nominare. Si portò allora il dorso della mano ad accarezzarsi gli occhi, senza mai abbandonare nell'altro palmo la presa con l'impronta della penna che Yoongi aveva tracciato anni prima, nel tentativo di portare finalmente pace a quei ragazzini che nient'altro desideravano se non essere felici e crescere insieme.
     
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