could've fallen but we only grew so i made my house a home with you

Jimin & Yoongi - high school musical? 4 ever

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    Nonostante fosse scivolato via da quei contatti più giocosi e arditi con la coda fra le gambe e le guance bollenti, Yoongi era stato contento di aver distratto per un po' (seppur a suo rischio e pericolo) la mente di Jimin. L'aveva notato evadere con lo sguardo, per sondare ciò che li circondava, dopo essere stato il primo a fare uno slancio per entrambi nel permettere alle bocche di tutti e due di unirsi in morbidi contatti. Non c'è nulla di cui preoccuparsi. L'aveva rassicurato una voce placida all'interno della sua testa, galleggiando sul flusso dei pensieri che, per quanto emozionati, si muovevano in modo tranquillo, rispettando i ritmi dei movimenti che aveva intessuto con Jimin. Se fosse co- Godendo a pieno delle reazioni dell'altro, lo sguardo di Yoongi brillò come quello di un allegro felino che aveva appena stretto fra i rosei polpastrelli il topolino di pezza preferito. Lo punzecchiò con gli artigli, accarezzandone la pelle al di là dell'adorabile gonna, beandosi del minuscolo singulto che riuscì a rubare dalle labbra dell'altro ragazzo: come sempre, avere la meglio sull'altro significava anche firmare frettolosamente la propria sconfitta. E, infatti, di lì a poco credette di essere stato buttato nel più profondo dei mari, non in grado di distogliere lo sguardo da quello magnetico di Jimin. Il dolce canto della sirena lo raggiunse immediatamente, trascinandolo a fondo e senza dargli alcuna ragione o forza di cercare di nuotare verso la superficie. Deglutì e, prima ancora che potesse accorgersene, l'aria gli entrò con violenza dentro i polmoni, spingendolo a mettersi in salvo solo per concludere quel brevissimo scambio con qualche tinta più goffa. Eccola, MVP. Yoongi si limitò a biascicare un "grazie" e i pochi capelli che arrivavano a toccargli la nuca sembrarono alzarsi in reazione alle parole dell'altro - che in verità aveva aiutato a formulare, infliggendosi da solo altre fonti d'imbarazzo. Amoreggeremo più tardi, ci conto. Com'era ovvio, quel giochetto a cui avrebbero potuto pure partecipare in due, sarebbe stato in fin dei conti sempre vinto da Jimin. Più tardi... Fece eco di quelle parole ancora una volta, scrollando le spalle mentre veniva attraversato da una risata.
    Contento di aver ricevuto ciò che desiderava con il semplice ausilio del labbro inferiore proteso in avanti - su cui poteva avvertire ancora il rapido e piacevolissimo bacio di Jimin, che aveva decretato la loro partenza dal campo sportivo -, ora Yoongi si stava godendo la vicinanza più calorosa di Jimin. Copertosi anche lui stesso con un po' del plaid che aveva offerto a Jimin, aveva preso presto posizione sulla sua spalla, spiando con occhio attento tutte le attività dell'altro durante l'importantissimo momento della scelta: davanti alla varietà del menù del Banchan, Yoongi rimaneva sempre un po' meravigliato. Alla domanda di Jimin, infatti, Yoongi rispose con un lungo mormorio pensoso, accarezzandosi il mento con le dita e coprendo per un po' la mano dell'altro nel scorrere da una parte a l'altra della lista. Jimin-ah... Si lamentò, venendo inevitabilmente distratto nella sua ricerca dallo sfuggente bacio che l'altro volle regalargli. Yoongi corrucciò di poco le sopracciglia e, permettendo all'altro di farsi più vicino e mettersi comodo, finì per selezionare forse più caselle di un quanto sarebbe stato necessario. Lo stomaco di Jimin gli parve essere proprio della stessa opinione. Poco gli importava, in fondo, avrebbero potuto consumare gli avanzi di quella cena anche il giorno successivo. Mmh, del bulgogi... Rispose con un po' di ritardo alla domanda di Jimin, continuando poi ad elencare tutti i piatti che avrebbe desiderato consumare quella sera, per poi scivolare in un'altra conversazione con Jimin, domandandogli con non poca difficoltà se volesse rimanere con lui anche durante quella nottata.
    Quando ricevette le tranquille rassicurazioni dell'altro, allora Yoongi si calmò un po', nonostante quella sensazione venne repentinamente sostituita da una più irrequieta emozione; il maggiore guardò Jimin negli occhi e sorpreso dall'audacia dell'altro, si lasciò manipolare per poi annuire sommessamente. S-sì, va bene così. La timidezza che sfiorava le azioni di Yoongi avrebbe potuto mandare un messaggio opposto ma, in verità, il maggiore era davvero contento di sapere che l'altro non si era dimenticato delle promesse stipulate sul campo da gioco poco prima. Quindi, ritrovatosi sulle gambe dell'altro, le labbra di Yoongi si piegarono in un dolce sorriso quando incontrarono quelle di Jimin, con cui credeva di muoversi all'unisono - se doveva essere sincero, per quanto i loro baci lo mandassero in una completa ed euforica confusione, non era molto sicuro di aver ancora affinato la tecnica esatta. Non aveva ancora ben chiaro come inclinare il viso o dove appoggiare le mani, ma l'avrebbe potuto scoprire solo provando ancora e ancora, come l'aveva supplicato di fare la sera del compleanno del più giovane. Guidato dalle silenziose risposte di Jimin, le dita nodose di Yoongi andarono ad accarezzarne il viso e poi, con cautela, raggiunsero la sottile catenina che Jimin aveva deciso di indossare quel giorno. Ci giocò per un po', contento che il regalo di Yoongi fosse stato apprezzato e, mai davvero sazio dei baci dell'altro, si spinse fino a perdere del tutto il respiro. Un basso mormorio si alzò dal petto di Yoongi quando avvertì il compagno scendere lungo la pelle del suo collo, che Yoongi inclinò di poco. Jiminie, niente segni. Lo ammonì debolmente, finendo per ridacchiare, forse un po' solleticato dalle amorevoli carezze del più giovane - sempre poco avvezzo ad ascoltare le lamentele del più grande. Jimin-ah. Ora più tenera, la voce si intrecciò alle ciocche di capelli di Jimin che, raggiunte dalle dita di Yoongi, vennero dolcemente accarezzate dal più grande. Non si sarebbe stupito del vedere Jimin annuire con innocenza solo per scoprire, qualche ora più tardi, una firma rossastra delle labbra del compagno. Tuttavia gli permise di rimanere lì per qualche altro secondo, solo per incontrare un Jimin leggermente diverso quando i loro occhi si intrecciarono di nuovo. A che pensi? Osservò il sorriso del più piccolo e, approfittando del cambio d'atmosfera, pur senza abbandonare la dolcezza che si era creata fra loro, lo invitò a seguirlo in camera sua.
    In ginocchio vicino a Jimin, il maggiore non trovò la forza di cercarne un'altra volta lo sguardo e, guidato dai brevi movimenti delle dita dell'altro ragazzo, si avvicinò un po' a lui, permettendosi di trovare conforto nel contatto con la pelle di Jimin. Si abbassò un po', inclinando il viso fino ad incontrare le gambe dell'altro e, osservando le dita di Jimin far scattare la serratura della scatola, trattenne per qualche secondo il respiro: era ciò che gli aveva richiesto tuttavia, in quel momento, si pentì di avergli mostrato quel pezzo del passato senza dargli alcun preavviso. Si fece quindi da parte, permettendo a Jimin di entrare in contatto con i segreti nascosti all'interno di quelle quattro pareti, muovendosi ai piedi di Jimin solo per mutare un po' la sua posizione, appollaiandosi fra le sue gambe; un braccio si appoggiò su una di esse mentre il viso, placidamente inclinato, cercava di non fornire ulteriori stimoli a Jimin. Oh, Jimin-ah... ? Sussurrò non appena avvertì le lacrime di Jimin bagnargli il viso, subito allarmato ma con l'intenzione di mantenere i nervi saldi. Ehi, Jimin-ah... guardami, vieni qua. Provò con voce vellutata, tormentato dall'idea di vederlo piangere, consapevole del fatto che fargli vedere quegli stralci del passato sarebbe stato necessario - per il loro presente, per il loro futuro. Con attenzione circondò i polsi del compagno e, trascinandolo giù, in modo che entrambi potessero trovarsi allo stesso livello, gli permise di piangere, di mugolare e di singhiozzare per quanto tempo avesse ritenuto necessario. Al di là dello sguardo bagnato di Jimin ci sarebbe stato sempre Yoongi, a guardarlo e sorridergli, pronto ad abbracciarlo con tutto l'affetto che nutriva per l'altro. Hyung... Tu eri la mia unica ragione per restare. Avrebbe voluto stringerlo ma, per non sopraffarlo, lasciò anche che le dita scivolassero via dai polsi di Jimin, aspettando che fosse l'altro a cercarlo. Quando avvertì il palmo dell'altro nel proprio, Yoongi guardò quell'unione tanto desiderata quanto considerata pericolosa un tempo. Tirò un piccolo sospiro, nell'intrecciare le dita con quelle dell'altro. Io sono te, e tu sei me. L'ho capito il giorno del mio compleanno, ho capito tante cose allora ma non sapevo come dirtele, come dirle a me stesso. Le scuse di Jimin raggiunsero Yoongi e solo in quel momento il maggiore si fece poco più avanti, raccogliendo il volto di Jimin in una carezza, adagiando il palmo libero contro la sua guancia con la chiara intenzione di voler lenire ogni sua preoccupazione. Sono un ingordo. Sono il tuo migliore amico, no? Eppure voglio anche essere quello che può amarti, e proteggerti e toccarti. Voglio tutto, voglio essere sempre di più per te. Tu mi piaci, hyung. Mi piaci davvero. Non so se è troppo presto per dirlo o se accetterai i miei sentimenti, ma so che non permetterò più a nessuno di portarmi via da te se vorrai stare al mio fianco.
    Solo quando il più giovane terminò di parlare, allora Yoongi con delicatezza cercò di togliergli la lettera dalle dita e, riponendola attentamente all'interno della scatola, mise da parte quell'oggetto che era stato in grado di scatenare nell'altro emozioni parecchio forti - ma, in un certo modo, rassicuranti per Yoongi. Ssh, Jimin-ah... Tubò in un sussurro il più grande, facendo in modo di coprirsi con una manica della camicia che aveva addosso il polso e, inclinandolo al punto giusto, catturò alcune delle pesanti lacrime di Jimin. Passò sulla pelle umida del più giovane con le dita, accarezzandolo con tenerezza, ricercandone lo sguardo al di là delle lacrime che lo rendevano nebuloso e lucido. Mi dispiace, non volevo farti piangere. Continuò qualche secondo più tardi, avvicinandosi al viso di Jimin solo per appoggiare le labbra su un angolo delle sue, chiudendo gli occhi e aspettando di avvertire che il respiro dell'altro iniziasse a seguire un ritmo regolare. L'idea di poter appoggiare le labbra su quel sorriso innamorato non gli dispiacque affatto, tanto da replicarlo naturalmente, anche se in minor misura, sulle proprie. Quindi si allontanò di poco, rimanendo comunque vicino al viso dell'altro mentre i pollici solcarono dolcemente le gote di Jimin, manipolandole in modo da cacciar via ogni residuo più bagnaticcio ed emozionato. E poi... mi piaci anche tu, testone. Gli parlò dolcemente e facendo in modo che, attraverso i propri occhi, potesse leggere la spiazzante sincerità che Yoongi era pronto a dimostrare all'altro. Avrebbe potuto confessargli interamente i suoi sentimenti ma immaginò che, almeno per il momento, sarebbe stato saggio non tornare a movimentare troppo il ritrovato equilibrio emotivo dell'altro - avrebbe avuto tutto il tempo per dichiararsi in modi più profondi in futuro. Ho voluto farti vedere la scatola non per farti scusare, e nemmeno per farti piangere. Volevo dirti apertamente quello che provavo... e che puoi essere tutte quelle cose per me, solo se io posso esserle anche per te. Va bene?
    Allargò allora le braccia e, raccolta la schiena di Jimin fra le dita, lo strinse con dolcezza a sé, rimanendo fermo in quei momenti di pura gioia senza fare altro se non respirare in sincronia con l'altro, fornendogli una guida stabile a cui adattarsi. Non avrebbe potuto continuare a parlare guardandolo in viso - sapeva bene che sarebbe inciampato nelle sue stesse parole - e, per questa ragione, trovò conveniente e molto piacevole abbracciare Jimin, affidando le parole all'orecchio del compagno. Jimin-ah, quando ti hanno portato via, ho fatto molte cose stupide... ho cercato di allontanarti e di odiarti. Ma non sono mai stato capace di buttare via tutti questi oggetti, la nostra storia. Quando ci siamo rivisti... ho provato ad eliminarti una seconda volta- fortunatamente senza successo. Ora so che non riuscirei più ad allontanarti e... non posso più continuare a dirmi di “no”. È inutile. Tutto qua. Socchiudendo gli occhi fino a serrarli del tutto, in modo da concentrarsi sulle parole che sentiva di dover condividere con Jimin, Yoongi permise all'altro di osservarlo mentre si scopriva, mentre si rendeva vulnerabile ai suoi stessi occhi e a quelli di Jimin. Sarebbe arrivato a piangere se solo avesse potuto, ma non credeva di esserne in grado nonostante le emozioni che stava provando in quel momento erano tante da costringere la voce ad incrinarsi di tanto in tanto; quindi si avvicinò ancor di più a Jimin, accarezzandone la schiena e seppellendosi nell'incavo del suo collo. Nel buio completo riusciva a vedere solo le loro due luci intrecciarsi. Ho ripensato al fatto che siamo stati lontani per undici anni e comunque un solo mese è stato devastante. Ti avevo finalmente ritrovato... solo per lasciarti andare via? Allora ho capito, e mi sono ascoltato. Per quanto fosse stato difficile affrontare quel processo da solo, Yoongi era contento di essere arrivato a quel punto - che non considerava, tuttavia, il traguardo finale - con le proprie gambe: si era fatto coraggio e aveva avuto abbastanza testardaggine da guardarsi dentro, recitando ad alta voce delle risposte che fino a quel momento l'avevano riempito di sgomento o disgusto. Sospirò un'altra volta, sorprendendosi di quanto potesse sentirsi leggero in quel momento: l'effetto che Jimin aveva su di lui era a dir poco salvifico. Avevo così paura... ma alla fine è vero, tu sei me e io sono te. Penso sia confortante, in un certo senso.
    Una volta che il maggiore ebbe sciolto l'abbraccio in cui aveva stretto Jimin, si ritrovò a fissare gli occhi scuri in quelli dell'altro, sperando di non trovarli più inumiditi dalle lacrime. Gli sussurrò di seguirlo ancora una volta e, compiendo solo qualche passo all'interno della stanza, entrambi si trovarono di fronte allo specchio della camera che raccoglieva la figura dei due ragazzi dalla testa ai piedi; non fu necessario nessuno sforzo per Yoongi e, mentre manteneva salda la presa sulla mano di Jimin, intrecciando le dita con quelle dell'altro ragazzo, ebbe la possibilità di rivedere entrambi in luoghi diversi e tempi diversi. Jimin-ah... avrei dovuto farlo molto tempo prima, avrei dovuto riconoscere il nostro passato e... osservarci davvero. Ti guardo, e mi vedo molto meglio di quanto io possa mai fare da solo. Sei il mio miglior riflesso... Mormorò prima di abbandonare la tempia contro la spalla di Jimin, diventando per qualche secondo irraggiungibile dall'altro, permettendo ad una fresca ondata di immagini di colpirlo interamente. Venne rapito da quei ricordi che, in sequenze velocissime, lo costrinsero ad attraversare una serie di sensazioni tanto confortanti quanto destabilizzanti: aveva nuovamente posato lo sguardo sulle guance paffute dell'altro, si era rivisto attraverso le finestre delle aule agonizzare al pensiero della lontananza da Jimin, aveva finalmente compreso gli sguardi che Jimin gli aveva lanciato attraverso il vapore acqueo. Quando venne trasportato di nuovo al fianco di Jimin, allora Yoongi tornò a sospirare per un'altra volta, battendo più volte le palpebre mentre si riprendeva da quell'esperienza tanto intensa quanto breve; doveva essere rimasto immobile e in silenzio per una manciata di secondi.
    Yoongi tornò con lo sguardo negli occhi di Jimin, spostandosi di poco e rientrando nella visuale dell'altro. Ora che erano uno di fronte all'altro, il maggiore alzò le mani per raccogliergli il viso: era cambiato parecchio ma, pur costretto ad attraversare pesanti coltri d'oscurità, non era stato in grado di perdere lo splendore che emanava. Era grato a Jimin per essersi preso cura della sua anima fino a quel punto, per avergli permesso di conoscere la propria, per avergli fatto conoscere il giusto modo per raggiungere la pace - un processo faticoso e pesante, mai del tutto concluso, ma verso cui era pronto a camminare, questa volta non più da solo. Però, se devo essere sincero, ho ancora un po’ di paura, Jimin-ah. Se dovessi ferirti di nuovo? Se facessi di nuovo il codardo? Non voglio... rovinare questo. Non più- Sussurrò piano, continuando ad accarezzargli le guance e lasciando che le dita scivolassero sulla nuca dell'altro, intrecciandosi fra loro. A quel punto gli sorrise e, avvertendo un piacevole calore espandersi all'altezza del suo petto, allora lasciò che quelle emozioni lo portassero a parlare un'ultima volta, schiudendosi in tutta la loro tenera intensità ad un soffio dalle labbra dell'altro. Io voglio- voglio solo stare con te, Jimin-ah, perché non esiste niente di male, quando stiamo insieme.
     
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