Art is made by the alone for the alone

Amy & Pedro

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    Ti trovo io. Erano state quelle le ultime parole che Pedro le aveva rivolto prima di darle le spalle e riprendere il naturale corso della sua vita. Le aveva sentite riecheggiare nell’aria prima e nella sua testa poi, senza sapere che cosa dire o che cosa fare. Aveva cercato di sorridergli, come a dirgli che andava bene così, che lo capiva, che non doveva cercare di elaborare nessuna spiegazione. Lo capiva e non aveva mai creduto che le cose potessero avere una fine diversa quel giorno. Era stata lei ad allontanarlo, a mandare all’aria qualunque cosa li avesse legati e per questo non aveva mai preteso che lui le desse una seconda opportunità. Sapeva di non meritarla, lo aveva saputo sin dal primo istante, ma aveva comunque ritenuto giusto dargli una spiegazione. Il momento era stato senz’altro terribilmente sbagliato, ma aveva capito dopo troppo tempo che a volte il momento giusto non esisteva e bisognava soltanto dar retta al proprio istante e buttarsi, approfittare di ciò che si aveva. Se lo avesse fatto, diversi anni prima, quando per la prima volta il suo cuore le aveva suggerito di scrivergli un messaggio o di chiamarlo, forse le cose sarebbero state molto diverse, forse sarebbero tornati insieme, forse sarebbero stati ancora insieme. Ma certe cose non si potevano cambiare, persino lei alla fine lo aveva compreso, lei che si era opposta così tanto al destino e aveva cercato in così tante occasioni di portarlo dove lei avrebbe desiderato. Persino con Pedro lo aveva fatto, sin dal principio, opponendosi a quella che sarebbe potuta essere la sua fine. Si era aggrappata con forza al desiderio di mantenerlo in vita e aveva fatto tutto ciò che era stato in suo potere per farlo, forse persino più di quanto avrebbe dovuto. Non lo aveva mai rimpianto, neppure per un istante, ma aveva rimpianto molte altre cose. Si guardava spesso indietro, chiedendosi come sarebbe potuta essere la sua vita se soltanto avesse avuto più coraggio, se avesse preso delle decisioni differenti. E mentre nella sua mente continuavano a ripetersi quelle poche parole, in cuor suo sapeva che Pedro non sarebbe andato davvero a cercarla, che quello era l’addio che non avevano avuto diversi anni prima.
    Era stato difficile riprendere le sue cose e tornare a casa quel giorno, abbandonare il parco e lasciarsi alle spalle quello che aveva appena vissuto, quel bacio che gli aveva rubato senza neppure chiedere il permesso e di cui avrebbe serbato il ricordo il più a lungo possibile. Si era portata una mano alle labbra, come a voler imprimere quel momento nella sua mente, perché non sfuggisse via troppo in fretta. Aveva sbagliato, lo sapeva, ma avrebbe commesso di nuovo quell’errore ancora e ancora, se soltanto avesse potuto. Non era più uscita con nessuno dopo di lui, non era riuscita a vedersi al fianco di nessun altro che non fosse Pedro e sapere che anche lui per un certo periodo aveva provato quelle stesse sensazioni l’aveva fatta stare male. Quando dolore gli aveva provocato senza neppure saperlo? Quante volte entrambi avevano desiderato di compiere un passo che poi non avevano mai fatto? Sapeva che era colpa sua e non lo avrebbe mai negato, ma questo non faceva certo meno male. Il tempo passato aveva utilizzato nel dire che l’aveva amata non le era sfuggito. Non pretendeva che lui l’amasse ancora, non aveva neppure mai preteso che la amasse, anche se era accaduto, da entrambe le parti ed era stato difficile per lei lasciarlo andare di nuovo, ancor prima di quanto lo era stato la prima volta. Aveva provato l’impulso di lottare, di cercare di trattenerlo ancora per qualche attimo, ma a quale scopo? Pedro era stato molto chiaro in quell’occasione, le aveva chiesto del tempo e lei non intendeva più irrompere nella sua vita senza permesso, come aveva fatto quel giorno al parco, in cui aveva tentato disperatamente di buttare giù quel muro che entrambi avevano contribuito ad erigere, dalle due sponde diverse di esso. Forse aveva sbagliato a cercare di opporsi al loro destino, sin dal principio. Probabilmente non erano mai stati destinati a stare insieme e lei doveva soltanto accettarlo, lasciare che quelle emozioni scivolassero via da lei per fare posto a qualcosa di diverso. Il muro sarebbe rimasto, forse per sempre e lei doveva imparare a smettere di lottare contro i mulini a vento. Non sempre la vita andava come si desiderava, certe volte si doveva soltanto accettare il suo corso e imparare a rispondere di conseguenza, reinventandosi secondo la corrente.
    Si era buttata a capofitto sui suoi dipinti in quei mesi, riempiendo il suo tempo con una delle poche cose che era sempre riuscita a farla stare bene, anche nei momenti peggiori. Aveva evitato il parco con estrema attenzione e aveva iniziato a dipingere soltanto a casa, davanti al museo, subito dopo il lavoro, oppure nello studio di Jesper, dove si era rifugiata in alcune occasioni alla ricerca di una presenza amica, che la facesse sentire al sicuro. Il suo migliore amico era sempre stato un rifugio per lei, un porto sicuro dove nascondersi quando la tempesta incombeva su di lei. Aveva seguito passo passo la sua realizzazione del grande quadro di cui le aveva parlato per la hall di un nuovo albergo a Oslo, grazie alle foto che le aveva inviato nel corso dei mesi e ai suoi racconti. Le era stata grata di quei continui racconti, che l’aveva aiutata a pensare meno a quello che stava accadendo dentro di lei e più a ciò che la circondava. Si era buttata a capofitto nella produzione degli elaborati per il concorso a cui lo stesso Jes l’aveva spinta a partecipare per mettersi alla prova. Inizialmente era stata restia e aveva pensato di rinunciare ma poi aveva deciso di tentare e aveva trovato piuttosto liberatorio rappresentare su quelle tele ciò che si agitava dentro di lei. La pittura e il disegno in generale erano sempre stati per lei un tramite per le sue emozioni e anche in quell’occasione si era resa conto di aver messo nero su bianco ciò che la tormentava. Non aveva impresso alcun volto nelle sue tele, ma c’erano sempre due figure distanti, che si davano le spalle, senza incontrarsi mai, un percorso di separazione che stava aiutando anche lei ad accettare di non poter tornare indietro. Era stata bene insieme a Pedro, sarebbe forse stata per sempre la storia più importante della sua vita e non sapeva come avrebbe fatto ad aprire di nuovo il suo cuore a qualcuno di diverso da lui, ma immaginava di dover imparare a farlo e di dover dare a qualcun altro un’opportunità, o sarebbe per sempre rimasta intrappolata tra gli spettri del suo passato, che rischiavano di trascinarla di nuovo a fondo. Dire che stava bene e che non pensava più a lui sarebbe stata una menzogna, così come affermare che quella stretta al petto se ne era andata, ma lo avrebbe fatto, con il tempo, o almeno ci sperava.
    I mesi erano trascorsi nel silenzio e nella solitudine e quasi non si era neppure resa conto dello scorrere del tempo, fino a che il primo giorno dell’esposizione delle opere del concorso era arrivato. La mostra era aperta a tutti, senza bisogno di biglietto o di invito e chiunque aveva poi la possibilità di esprimere una preferenza e votare uno o l’altro partecipante al concorso. Era la prima volta che esponeva alcune delle sue opere davanti a così tante persone e si sentiva quindi terribilmente nervosa e a disagio. Più volte aveva pensato di boicottare l’evento e di non presentarsi, in fondo chi mai se ne sarebbe reso conto? Dubitava che qualcuno avrebbe avuto il desiderio di conoscerla e parlare con lei. Alla fine però, spronata ancora una volta da Jesper, che le aveva promesso che l’avrebbe raggiunta entro la fine della serata, si era decisa a scegliere uno dei suoi vestiti più belli, acconciarsi i capelli e mettere un velo di trucco sul volto, per affrontare anche quell’avventura. Si sentiva un fascio di nervi e le sue mani avevano tremato per tutto il tragitto, non per il freddo, ma per la paura. Quando aveva accostato con l’auto nei pressi dell’ingresso secondario aveva osservato il suo riflesso nello specchietto retrovisore per diversi istanti. Si era chiesta che cosa stesse facendo, perché fosse lì. Aveva paura, una paura piacevole tuttavia, che le aveva permesso di separarsi da se stessa per diverse ore e smettere di pensare a lui. Le sarebbe piaciuto poter condividere quel momento con lui, poter avere una sua opinione sui suoi dipinti, ma si rendeva conto che l’argomento non fosse dei migliori. Avrebbe rivisto in quelle pennellate la loro storia? Il definitivo addio che metteva fine a ciò che un tempo erano stati? Avrebbe colto nel tremolio di alcuni tratti le lacrime che aveva versato silenziosamente? Sperava di no, che lui non cogliesse mai quei messaggi nascosti dietro ai piccoli dettagli. Si sistemò qualche ciocca di capelli dietro l’orecchio, verificò che il rossetto fosse ancora al suo posto e poi scese dall’auto, seguita dall’eco dei suoi tacchi che risuonavano sull’asfalto. La sala era piena e il vociare delle persone la raggiunse ancora prima di entrare. Entrò silenziosamente, sperando che nessuno la notasse, dando una prima occhiata alle opere esposte sulle pareti. Sorrise nel vedere tante tecniche diverse messe a confronto le une con le altre, così tanti soggetti, così tante emozioni. Quasi dimenticandosi di essere in mostra anche lei quella sera iniziò a muoversi per la stanza, curiosa di vedere le opere degli altri partecipanti. C’erano dipinti più realistici, altri del tutto astratti, ma tutti ugualmente emozionanti per il suo animo da artista. Si soffermò ad osservarli, sorridendo ad ogni immagine che passava davanti al suo sguardo. Avrebbe voluto allungare la mano e sfiorarli, sentire le pennellate sotto le dita e cercare di scorgere le emozioni di tutti quanti loro, ma mantenne le braccia distese lungo i fianchi, in religiosa ammirazione.
    -Signorina Solstad? - una voce, alla sua sinistra, al ridestò dai suoi pensieri, portandola a voltarsi appena per intercettare il suo interlocutore. -Si? - domandò, riconoscendo solo in quel momento il curatore del concorso che non aveva neppure salutato al suo ingresso. -Temevo che avesse deciso di non onorarci con la sua presenza. - le disse, con un evidente tono accusatorio, visto che non aveva fatto pervenire alcuna risposta, come invece era stato espressamente chiesto. -Perdonatemi, deve essermi sfuggito di mente. - disse, con un candido sorriso sul volto, sperando che il Signor Hohlbein non avesse intenzione di trattenerla con una ramanzina troppo lunga. Iniziava a sentire gli sguardi puntarsi nella loro direzione e alcune persone sussurrare qualcosa quando avevano sentito il suo nome, indicando alcune opere appese sulle pareti. -Cercate di rispondere alle domande che vi verranno poste, mi raccomando. - la redarguì, con uno sguardo piuttosto serio, prima di rivolgerle un leggero cenno del campo, a mo’ di saluto. -Certamente Signor Hohlbein, sono qui per questo. - mormorò, cercando di continuare a sorridere, anche se dentro di lei aveva ripreso ad agitarsi un turbinio di emozioni. La paura da invase nel sentirsi tutti quegli occhi addosso, nel vedere le prime persone iniziare ad avanzare nella sua direzione, anche se non aveva neppure raggiunto la porzione della sala dedicata a lei. -Perdonatemi io.. io credo di avere bisogno di una boccata d’aria. - disse quindi, prima che chiunque potesse rivolgerle la parola, dirigendosi velocemente verso lo stesso ingresso secondario da cui entrata. Il cuore aveva iniziato a batterle all’impazzata e aveva bisogno di qualche momento di silenzio e solitudine prima di riuscire ad affrontare tutte quelle persone, o forse aveva solo bisogno di un volto amico in mezzo a quelle moltitudine di sconosciuti. Prese un lunghissimo respiro, ritrovandosi finalmente all’esterno, con l’aria fresca che le sferzava sul volto. Chiuse gli occhi per un istante, cercando di ritrovare la calma, per poi voltarsi velocemente alla ricerca di una panchina o anche soltanto di un piccolo muretto su cui accomodarsi per qualche momento. Doveva solo respirare e poi tutto sarebbe andato per il meglio.
     
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    Era stata delicata, Amèlie. Lo era sempre. Guardando quei dipinti, Pedro non potè far altro che credere a quanto quel tratto di lei fosse reale, più vivido di ogni altro, e le pennellate di colore sulle tele lo confermavano. Due figure parallele, non sembravano toccarsi o sfiorarsi e si davano anche le spalle, ma qualcosa nel contesto gli sembrò più che familiare, dandogli persino l’impressione d’esser pare di esso. Un pensiero fugace che venne preso a calci da un altro, forse una realtà diversa da quella in cui sperava di poter credere lui: che fosse, invece, l’interpretazione di un dolore più grande? Che fosse la sensazione di perdita che Amy aveva provato quando aveva dovuto dire addio a suo fratello? Sospirò piano, Pedro, sulla lingua il sapore della distanza, quella che lo aveva diviso per tanto tempo da Amy e che, su quella tela, forse divideva Amy dall’amore tattile per suo fratello, ormai scomparso diversi anni prima.
    Con le mani nelle tasche dei pantaloni, Pedro se ne stava in piedi di fronte a quel quadro, il più grande fra quelli dipinti da Amy che erano stati esposti, l’unica presenza importante che sembrava animare quella stanza. Intorno a lui tantissima gente, ma nessun viso conosciuto, neanche quello di Amy, il che lo fece sentir quasi sollevato, come se evitarsi ancora fosse la risposta migliore al non sapere ancora come agire, se proseguire insieme o dividersi una volta per tutte. E mentre tornava a guardare il dipinto che rappresentava la separazione delle due sagome, Pedro non faceva altro che ricordare la sensazione dei polpastrelli di Amy sul suo viso e la delicatezza di cui aveva sentito la mancanza. Forse era per quel motivo che lei aveva lasciato le proprie impronte nella vita di Pedro, perché così lui avrebbe potuto riconoscere la leggerezza del suo tocco rispetto a tutto quello che fino a quel momento lo aveva percosso. Mani, occhi, labbra, Pedro si era fatto afferrare da chiunque aveva deciso di farlo suo, forze sconosciute per Amy, che invece aveva preteso le sue attenzioni in silenzio, restando poi però dentro lui molto più a lungo di chiunque altro. Una volta, con una pallottola conficcata nella spalla, Pedro ci era quasi morto davanti a quelle iridi dorate: non aveva saputo chi fosse o quale fosse il suo nome, ma da quel momento in poi, quando aveva riaperto gli occhi e il suo viso preoccupato era rimasto sotto al suo sguardo, Pedro avrebbe potuto giurare di aver sentito un sussulto, un cambiamento di rotta fra i velocissimi battiti del cuore e, d’improvviso, si era aggiunto l’ennesimo tassello spaiato che avrebbe dovuto completare il puzzle della sua vita. E quel frammento di cartone quadrato era rimasto al centro di tutto per un po’, finché non si era perso in mezzo agli altri e Pedro sembrava aver dimenticato dove si nascondesse, pur sapendo perfettamente di ritrovarlo lì in mezzo ogni qualvolta avesse cercato abbastanza da ripescarlo. Eppure, dopo un po’, i colori erano sbiaditi e non era rimasto altro che una semplice frazione di ricordi, qualcosa che aveva sentito la necessità di mettere via, di lato, dove lo sguardo non avrebbe potuto raggiungerlo con facilità. E quella pallottola nella spalla, sebbene fosse stata proprio Amy ad estrarla, aveva continuato a premersi contro la sua pelle come un fantasma alla ricerca del proprio posto nel mondo, lo stesso che desidererebbe non lasciarsi dietro.
    Le aveva detto che l’avrebbe cercata lui, necessitando del tempo per pensare. Per una mente come quella di Pedro, sempre pronta a ragionare e costantemente attiva pur di non commettere errori sul lavoro, il pensiero che si dirigeva nei confronti di Amy costituiva una vera e propria distrazione. A volte andava, altre volte tornava e metteva tutto in disordine e Pedro, che detestava non riuscire a concentrarsi sullo scopo prestabilito, aveva iniziato a sentirsi afflitto da quei ricordi: il parco, l’incontro con Amy, i suoi capelli biondi che, ad ogni più debole soffio di vento, prendevano ad ondulare con lentezza. E poi quello sguardo, lo stesso che l’aveva cullato per giornate intere solo qualche anno prima e che poi si era disperso nel nulla, scomparendo per un periodo di tempo che era sembrato interminabile. E forse era andata avanti, forse no, questo lui non aveva avuto modo di saperlo, almeno fino a quando lei non gli aveva confessato di amarlo ancora. Una fitta al petto, un altro battito che allentava la presa e la circolazione riprendeva a infuocarsi assieme ai polmoni: era stata quella la sensazione che aveva provato, e sebbene fosse ormai passato del tempo da quel giorno, l’uomo non aveva fatto altro che pensarci, anche inconsciamente. E poi i secondi, le ore, i giorni erano passati in maniera frettolosa, tanto che Pedro neanche se n’era reso conto e, in un batter d’occhi, si era ritrovato senza niente fra le mani e con nessuna definitiva conclusione a quell’incontro. Si era preso del tempo per ragionare, per pensare, ma alla fine più che dilettarsi in quello e cercare una soluzione, Pedro aveva solamente evitato il problema, aveva evitato il pensiero di Amelie per quelli che erano divenuti ormai mesi interi, rimandando sempre e privandosi del tempo necessario a prendere una decisione, una qualsiasi.
    …hm, sì, la signorina Solstad sarà qui a breve e risponderà certamente a tutte le vostre interessanti domande. Mi scuso per l’attesa, signori. una voce sembrò strapparlo via dal turbinio di pensieri, costringendolo a voltarsi nella direzione di quello che sembrava essere il curatore della mostra. A soli due metri di distanza dal suo viso decorato da un’espressione quasi impacciata, una decina di persone in abiti elegantissimi sostenevano, oltre a bicchieri di prosecco, anche gli sguardi incuriositi puntati sul Signor Hohlbein, che sembrò scusare l’assenza di Amy agli ospiti in attesa. In silenzio, Pedro scrutò la scena per poi sollevare ancora lo sguardo oltre le spalle di quelle persone, alla ricerca di una testolina bionda dai lineamenti familiari, senza però scovare nulla di simile. Guardò un’ultima volta il quadro con in sottofondo il rumore dei passi del curatore che, forse imbarazzato, si allontanava per avvicinarsi ad un altro uomo, probabilmente per chiedergli di cercare Amelie. Quando fu pronto per andare, però, una figura si affiancò a lui, fermandolo ancora un momento. Trovo che sia molto malinconico. commentò la donna alla sua sinistra appena prima di prendere un altro piccolo sorso di prosecco dal bicchiere cilindrico. Ora ferma in piedi davanti allo stesso quadro, la donna dai lunghi capelli rossi si voltò a guardare Pedro, sorridendogli. Non trova anche lei? chiese quindi in direzione di Pedro, il quale si voltò per la sola frazione di un secondo nella sua direzione, giusto il tempo per delinearne i lineamenti prima d’allora sconosciuti e salvarli nella mente. Tornò a voltarsi in direzione del quadro di Amy, scrollando le spalle e sospirando profondamente appena prima di schiudere le labbra. Si dice che l’arte nasca dalla tristezza o dalla nostalgia. disse piano, stringendo appena le palpebre per dedicare la propria attenzione al quadro e cercando di vederci forse attraverso, visualizzando le mani gracili di Amelie che spingevano con leggerezza il pennello sulla tela un tempo bianca. La tristezza deriva da un evento traumatico o doloroso, la nostalgia dai ricordi di qualcosa di bello e ormai passato. aggiunse, chinando appena il capo mentre andava ad incrociare le braccia contro il petto. Non sono un esperto d’arte, questo è assodato, ma trovo che anche il dipinto più allegro presente in questa sala nasca da qualcosa di malinconico. concluse, chinandosi appena con il busto in direzione della donna senza però posare lo sguardo su di lei e lasciando invece che vagasse sulla parete di fronte a loro, ricolma di tele dai più disparati colori e forme. Buon proseguimento di serata. augurò poi, sciogliendo la stretta delle braccia contro il petto appena prima di dare le spalle al dipinto di Amelie per recarsi verso l’uscita secondaria, forse inconsciamente desideroso di evitare la presenza di Amy che, da un momento all’altro, si sarebbe recata presso la sua postazione per rispondere alle domande sui quadri. E allora Pedro non avrebbe voluto sapere, non avrebbe voluto avere la certezza che, dopotutto, quel dipinto parlava di una separazione che con lui non aveva niente a che fare, anche dopo le parole dolci che Amy gli aveva detto solo un paio di mesi prima. A passo svelto, Pedro strinse i lembi della giacca per ripararsi allo sbalzo di temperatura che l’avrebbe accolto una volta superata la piccola porta sul retro. Il tempo aveva continuato a scorrere anche senza che lui gli avesse riservato la propria attenzione, strappandosi via l’autunno di dosso ed indossando il mando bianco e puro della neve, quella stessa che aveva imparato ad amare nonostante la sua pelle non fosse fatta per lasciarsi avvolgere da essa. E nella neve aveva trovato la propria casa, l’aveva scelta lui e per ancora molto tempo sicuramente sarebbe stata sua. E fu proprio quell’immensa distesa bianca il primissimo particolare che i suoi occhi nocciola colsero una volta spinta la maniglia della porta a vetri. Il secondo furono le impronte di scarpe che qualcuno aveva lasciato sugli scalini quando, trascinandosi la neve sotto le suole, aveva segnato il percorso compiuto forse solo qualche istante prima di lui. Il terzo, più inaspettato, fu l’orlo di un vestito color rosa carne tempestato di fiori dai ricami neri. Fu quasi impossibile collegare la forma delle caviglie sottili a qualcuno, Pedro riuscì solo a pensare, in un primo istante, a quanto dovesse essere sconveniente starsene con la pelle scoperta a temperature che raggiungevano anche il sotto zero. E per inerzia i piedi continuarono a compiere altri due passi, scendere gli scalini di pietra per farlo ritrovare, improvvisamente, faccia a faccia proprio con lei. Si fermò immediatamente, come se si fosse appena scontrato con una barriera di forza invisibile, una di quelle mura di energia di cui avrebbe potuto parlare solo uno scienziato. E se non fossero stati gli occhi di Amy, quelli che Pedro incontrò all’ombra di una sera qualsiasi, sicuramente avrebbe potuto credere alle teoria della scienza invece che a quelle del cuore, lo stesso muscolo che sembrava non rispondere più ad alcun comando quando iniziava a riconoscere in quello di Amy lo stesso ritmo di battiti. Schiuse piano le labbra, tirandosi appena con la schiena per rizzarsi con il busto mentre le iridi nocciola si appropriavano di nuovo di lei, dei lineamenti del suo viso, del colore delle labbra e delle poche ciocche di capelli che, spettinate, la rendevano sempre più reale. Non sei dalla parte sbagliata della parete? commentò mentre sollevava una mano per indicare la porta dal quale era appena uscito e rompendo il ghiaccio con quella che, solo pochi secondi dopo, gli sembrò una pessima, pessima, battuta. E, incapace di controllarlo, il sorriso si aprì sulle sue labbra per raggiungere Amy e la sua figura minuta, la stessa che, se solo fosse rimasta a lungo lì fuori, Pedro era sicuro sarebbe potuta scomparire fra la neve che continuava, leggerissima, a cadere. O ti nascondi da quel tizio lì? -non ho afferrato il nome, ma sembra una bella palla al piede, te lo concedo. continuò, riferendosi al curatore della mostra che aveva sentito parlare solo poco prima. Tornò ad infilare la mano nella tasca del cappotto, stringendocisi poi dentro e facendo scomparire il collo per tenersi al caldo. Distolse lo sguardo dal volto di Amy, guardandosi lentamente intorno per raccogliere particolari qualsiasi come le luci delle macchine in fila poco distanti da loro, oltre il marciapiede, o un paio di bambini incappucciati per bene che giocavano con la neve dall’altro lato della strada. Quando tornò a posare le iridi su di lei, Pedro si maledì: erano passati prima anni e ora, dopo il loro ultimo incontro, di nuovo altri mesi. Cos stavano facendo, con esattezza? Tutto sembrava essere un’incognita, eppure Amelie tornava ad apparire e i punti interrogativi sembravano non avere più alcuna importanza nel momento stesso in cui vedeva le sue labbra schiudersi per lasciar andare via respiri. I quadri… sono belli. Intensi. commentò a voce bassa, indicando di nuovo la struttura con il capo. Non smettere mai di dipingere, Amy. aggiunse piano, sospirando appena mentre tornava a posare lo sguardo in quello di Amy, che così piccola davanti a lui non fece altro che fargli prudere le mani: sarebbe bastato un solo passo e avrebbe potuto stringerla a sé, cancellare tutto. Un passo e, al contrario di quei quadri, non ci sarebbe stata più alcuna distanza.
     
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    Il disegno e la pittura erano sempre stati i modi più semplici per Amèlie per esprimere ciò che provava, che pensava. Era la maniera più veloce per trasformare i suoi pensieri e le sue emozioni in qualcosa che fosse reale, tangibile, molto più semplice da processare. Le veniva difficile esprimerlo a parole, descrivere che cosa le passasse per la testa, che cosa sentisse. Guardando i suoi disegni però era molto semplice comprendere ogni cosa, come se quella fosse la maniera migliore di arrivare al suo cuore, alla sua mente, a lei. Forse per questo aveva sempre tenuto quelle creazioni per sé, per evitare che il mondo intero potesse comprenderla ad un primo sguardo, senza neppure bisogno di impegnarsi, di cercare di conoscerla e scavare dentro di lei in modo più attento. Quelle linee erano qualcosa di terribilmente personale, un’intera vita riversata su carta, su tela, su qualunque tipo di supporto adatto a disegnare. Sembrava qualcosa di così piccolo, quasi insignificante, eppure per lei era tutto. Aveva sempre trovato riparo tra quei fogli, con le matite e i pennelli che divenivano quasi un’estensione di se stessa, il suo principale mezzo di comunicazione non solo verso gli altri, ma anche verso se stessa. Guardando ognuna delle opere che aveva prodotto da quando aveva iniziato la scuola d’Arte, ma anche prima quando ancora non aveva studiato alcun tipo di tecnica, Amy avrebbe potuto ripercorrere ogni periodo della sua vita e tradurre le emozioni che aveva provato, le esperienze che aveva vissuto. Quello che non comprendeva era che, per gli altri, tradurre quelle immagini non era altrettanto semplice. Nessuno se non l’autore poteva sapere che cosa esattamente gli era passato per la mente ad ogni tratto, ad ogni pennellata. La scelta del colore ad esempio o dei chiaroscuri, la composizione dell’immagine stessa, tutto seguiva un preciso ragionamento e solo la giusta chiave di lettura avrebbe permesso un’interpretazione corretta e perfetta di ciò che si aveva davanti. Per lei era come consegnare agli altri un libro aperto sulle sue pagine più dolorose, sulla sua vita. Per il resto del mondo, invece, ognuna di quelle immagini poteva rappresentare qualcosa di diverso, sulla base di ciò che essi stessi avevano vissuto o di ciò che sapevano sul suo conto.
    Jesper, ad esempio, non aveva faticato a comprendere il messaggio dietro ai quadri che aveva preparato per quella piccola mostra, per quel concorso a cui lui l’aveva convinta a partecipare. Gli aveva parlato a lungo della sua relazione con Pedro, dei sentimenti che ancora provava per lui e che, ne era certa, lui purtroppo non era più in grado di ricambiare. Era passato troppo tempo, non si poteva più afferrarlo con le dita e riportarlo indietro, dove voleva che fosse. Il tempo, quello si che per lei era sempre stato un concetto singolare. Ne aveva sempre avuto una visione diversa da quella degli altri, avendo la possibilità di manipolarlo, di ripercorrere alcuni momenti e tentare di mutarli. Il tempo guarisce ogni ferita diceva qualcuno, chissà se era vero. Se lo era chiesta spesso nel corso degli anni, quando nella sua mente l’unico desiderio era stato quello di tornare indietro, di non farne passare affatto. Aveva sempre avuto il vizio di guardare all’indietro, rimuginare sulle sue azioni e chiedersi come avrebbe potuto cambiarle, non era mai stata in grado di guardare davvero avanti, proseguire. Ma il tempo scorreva, inesorabile, lento o veloce quello dipendeva dai casi, dalle persone. Per lei ad esempio quella serata sembrava non finire mai, anche se erano trascorsi solo pochi minuti dal suo arrivo, che a lei erano sembrate ore, tanta era la tensione che aveva provato nel sentire tutti quegli sguardi su di sé. Si era convinta, chissà perché, che la sala sarebbe stata quasi vuota, che a nessuno sarebbe interessato esprimere il suo vuoto ad un concorso di pittura. Le era sembrata una cosa di nicchia, piuttosto sconosciuta. Troppe erano invece le persone che si erano attardate davanti ai suoi quadri e che desideravano conoscerla, scambiare qualche parole con lei, chiederle delle spiegazioni su ciò che avevano davanti agli occhi e che non riuscivano a comprendere del tutto. Chi erano quelle due figure ad esempio, chi rappresentavano, era una domanda che persino il Signor Hohlbein le aveva posto, anche se lei non aveva voluto rispondere. Il concorso dopotutto non aveva previsto delle spiegazioni, soltanto dei piccoli abstract che ogni autore doveva scrivere per presentare con poche parole i suoi quadri, uniti ad un titolo, che poteva essere dato alle singole opere oppure alla collezione. Aveva prodotto tutto il materiale richiesto, ma non era mai stata disposta a dare tante spiegazioni in più.
    Per questo motivo, quando si era sentita sopraffare da tutte quelle attenzioni, da quegli sguardi che volevano scavare a fondo dentro di lei, aveva cercato un modo di defilarsi e prendere il suo tempo, alla ricerca di un po’ di coraggio o forse solo di fiducia in se stessa. Jesper non le aveva detto che sarebbe stato così complicato avere a che fare con il pubblico, si chiedeva come facesse lui a farlo sembrare così naturale. Anche a lui batteva forte il cuore nel vedere qualcuno che attardava lo sguardo per più di qualche secondo sulle sue opere? E poi cos’era quell’emozione che provava? Era solo paura? O forse in fondo c’era anche un briciolo d’orgoglio, impercettibile eppure comunque presente? Le sarebbe piaciuto avere qualcuno con cui parlarne, che la aiutasse a trovare la forza per affrontare tutto quello, sapendo di avere uno stabile sostegno al suo fianco. Ma Jesper non era ancora arrivato e neppure sapeva se sarebbe riuscito a passare per quella sera, visto che era stato trattenuto a Oslo più a lungo di quanto aveva sperato. L’aveva chiamata per scusarsi, per darle tutto il suo appoggio e per cercare di trasmetterle un po’ di grinta e all’inizio sembrava aver funzionato, salvo poi scemare, come fosse stata neve al sole, appena la telefonata si era conclusa e lei era piombata di nuovo nel silenzio. Quella stessa calma che ora aveva bramato con una certa necessità, uscendo da quella sala piena di vita e di colori per rifugiarsi all’esterno. Il freddo della sera la faceva rabbrividire, ma avrebbe preferito di gran lunga congelare ancora un po’ piuttosto che tornare subito all’interno. Non aveva abiti abbastanza pesanti per stare là fuori troppo a lungo, con quel manto di neve che ricopriva le strade e abbassava ulteriormente la temperatura. Aveva pensato di restare nella sala, dove il clima era regolato dall’impianto di riscaldamento, non aveva creduto di aver bisogno di fuggire così in fretta. Si era accomodata su un muretto in pietra che stava proprio davanti ad una delle pareti opache della sala, così che nessuno potesse individuarla facilmente dall’interno. Aveva spostato un po’ di neve e poi si era seduta, iniziando a disegnare piccoli cerchietti nella neve, utilizzando la punta delle sue scarpe. La mente che viaggiava verso lidi lontani, alla ricerca di un porto sicuro in cui attraccare. Quasi neppure si rese conto che qualcun altro aveva utilizzato la sua stessa porta per uscire all’esterno e che, dopo qualche passo, si era fermato, poco distante da lei. Di certo non poteva immaginare di chi si trattasse.
    Fu la sua voce a riportarla alla realtà, facendola sussultare appena per la sorpresa. Sollevò lo sguardo, ritrovandosi a guardare quel volto a cui tanto aveva pensato in quegli ultimi mesi e che di certo non si aspettava di vedere quella sera. Sorrise appena, felice, nonostante tutto, di poterlo vedere ancora. -Perché, ce n’è davvero una giusta? - domandò, continuando a sorridere, riferendosi alla parte giusto di quella parete. Lei, in tutta onestà, riteneva di non essere al suo posto da nessuna delle due parti. Giusto e sbagliato dopotutto erano concetti molto relativi. Per lei era sbagliato che le sue mani non potessero più ricongiungersi con quelle di Pedro, che non ci fosse più un posto per lei al suo fianco, per lui invece probabilmente quello era un pensiero assolutamente corretto. Sentì una morsa all’altezza dello stomaco, quando la gioia di quella vista si spense, repentinamente, lasciando posto alla fredda realtà. Lui doveva essere lì per caso, o per qualcun altro, non certo per lei. Quel pensiero si abbatté su di lei come una spada, smorzando velocemente il sorriso che si era acceso poco prima. Le sarebbe piaciuto poter vivere nei sogni, lì dove stava a lei decidere che cosa era giusto, che cosa sbagliato, e nessuno avrebbe potuto contraddirla, neppure lui. Dove sei stato? Per tutto questo tempo? avrebbe voluto chiedergli, ma non disse nulla. Rimase in silenzio, ad osservarlo, mentre lui domandava il motivo della sua presenza all’esterno. -Il Signor Hohlbein, sì. Detesto dover rispondere a tutte quelle domande e stare in mezzo a tutte quelle persone. - spiegò, dandogli la risposta più sincera alla sua vera domanda, mentre l’accenno di un sorriso un po’ più triste faceva sollevare appena l’angolo destro delle sue labbra. -Non so perché io mi sia lasciata convincere a partecipare. - ammise poi, forse più a se stessa che a lui, mentre Pedro faceva vagare il suo sguardo qua e là, lontano da lei. Amèlie, al contrario, puntò il suo dritto su di lui, cercando di fissare ogni dettaglio con attenzione, come se qualcosa dentro di lei volesse suggerirle che quella sarebbe stata l’ultima volta, che le loro strade non si sarebbero incrociate mai più, non in quella vita. Era colpa sua, lo sapeva bene, aveva messo tra loro una distanza troppo difficile da recuperare, gli aveva fatto del male, senza neppure volerlo fare davvero e non poteva quindi recriminargli il fatto di essere andato avanti, di aver voltato pagina. Chissà se anche lei col tempo ci sarebbe riuscita. Di certo ancora non lo aveva fatto.
    I loro sguardi si incontrarono di nuovo, dopo secondi che erano sembrati un tempo decisamente più lungo e potè sentire il suo cuore fare un sussulto. Continuava a provare l’istinto di alzarsi, raggiungerlo, dirgli ancora quanto le dispiacesse. Avrebbe trascorso i minuti, le ore, persino i giorni o le settimane a ripeterglielo, fino a non avere più fiato, se questo fosse servito a cambiare qualcosa. Invece rimase immobile, con gli scuri che andavano a specchiarsi in quelli di lui e chiedersi perché lui fosse lì. -Oh.. ti ringrazio. - disse, arrossendo involontariamente, quando lui le disse che i quadri erano intensi, belli. Chissà se lui, tra tutti, aveva compreso, chissà che quello non fosse il suo modo di dirle che sì, era giunto il momento di dirsi addio. Sentì il freddo farsi largo dentro di lei, costringendola a stringersi nel suo cappotto alla ricerca di un po’ di sollievo, di calore, che però non sembrava voler arrivare. -No, penso di no. Solo che.. non penso li esporrò più davanti a qualcuno. - disse, mentre sentiva qualcosa pizzicare all’interno dei suoi occhi. Abbassò lo sguardo, cercando di nascondersi da quello di lui, mentre si prendeva un momento per prendere un ampio respiro e recuperare quel briciolo di coraggio che possedeva. Avrebbe tanto voluto avere un foglio tra le mani e una matita, per liberarsi da tutti quei sentimenti, ma non li aveva. Dipingere le sarebbe sempre servito, questo lo sapeva, non avrebbe saputo come andare avanti altrimenti. -Come mai sei qui? - domandò, dando quindi aria a quel pensiero che l’aveva attanagliata sin dal primo istante in cui lo aveva visto. -Sei qui per qualcuno? - aggiunse, cercando quindi di rendere più chiara quella che era la sua domanda. C’era qualche altro artista che lo aveva invitato e a cui lui avrebbe dato il suo supporto? Doveva per forza esserci. -Si tratta di Eline? - domandò, cercando di ricordare i volti degli altri partecipanti e i loro nomi. Lei, tra tutte, le era sembrata la più bella, il tipo di persona che, secondo lei, Pedro avrebbe potuto avere al suo fianco e che non lo avrebbe fatto sfigurare. -O forse Andres? - chiese ancora, parlando del ragazzo di origini latine che aveva portato dei paesaggi portuali dai colori piuttosto accesi. Potevano essere parenti, lei di sicuro non ne avrebbe saputo nulla. Continuò a scavare nella sua mente alla ricerca di qualche altro volto, chiunque potesse offrirle una spiegazione plausibile. Perché, no, in nessun caso sarebbe stata disposta a pensare che Pedro, quella sera, si fosse spinto sin lì soltanto per lei.
     
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    Erano sempre stati in pochi ad avere la possibilità di esercitare vero potere su di lui: in primis c’era stata sua madre, l’unica donna che avesse davvero contato qualcosa; Pedro si trascinava dietro il ricordo di lei con cura, come se non volesse perdersi per strada neanche un pezzo di Dolores e di ciò che era stata. Aveva sacrificato tanto per starle accanto, un’adolescenza che avrebbe potuto portarlo altrove, una curiosità che avrebbe potuto permettergli di vagare intorno al globo alla ricerca di ciò che i suoi occhi non avevano mai visto e che la sua mente neanche avrebbe potuto immaginare. E invece era rimasto fino all’ultimo, fino agli sgoccioli, perché quel sangue era lo stesso che scorreva nelle sue vene e Pedro non avrebbe mai potuto voltargli le spalle, non al sangue e non a sua madre. Allora, anche dopo la sua morte, l’uomo aveva continuato a ricordare gli occhi color nocciola come se li vedesse costantemente di fronte ai propri, uno specchio nell’anima che permetteva alla donna di continuare a vivere almeno nel suo cuore, nonostante fossero ormai passati più di vent’anni da quando le aveva detto addio. Era andato avanti, aveva accettato il lutto e, di punto in bianco, aveva anche abbracciato l’idea di cambiare i contorni della propria vita, seguendo suo nonno fin lì e ritrovandosi accerchiato da persone che non aveva mai scelto e che, col passare degli anni, si erano inaspettatamente sostituite a tutto quello che invece un tempo aveva avuto in Argentina. Eppure, sebbene avesse incontrato migliaia di volti e incrociato altrettanti sguardi, nessuno era mai stato capace di avere potere su di lui, tranne lei, tranne quello sguardo dorato che l’aveva letteralmente catturato una sera qualunque di diversi anni prima. Amèlie l’aveva accolto nel proprio campo visivo e quello era bastato a fargli abbassare ogni difesa e a fargli credere di aver trovato qualcuno capace di vedere ogni sua ombra, di cogliere ogni debolezza, di cambiare la sua vita col solo tocco delle dita e, col senno di poi, l’aveva letteralmente fatto. Pedro aveva permesso ad Amèlie di entrare, di assecondare quell’insensata tempesta di emozioni a cui neanche lui avrebbe saputo dare un nome: e allora, dopo forse una vita intera, Pedro aveva trovato qualcuno che, contro ogni aspettativa, esercitasse davvero potere su di lui, che lo rendesse inerme di fronte ad un paio di iridi dorate, così lucide quanto inaspettatamente sconosciute e misteriose. Aveva avuto sin da subito la voglia di scoprire cosa ci fosse dietro, cosa si nascondesse dietro le palpebre chiare che, abbassandosi e rialzandosi, celavano e riportavano allo scoperto un mondo per lui ancora del tutto inesplorato. E ora, con quegli occhi nuovamente addosso, Pedro non poteva allontanare il pensiero di volerla di nuovo accanto, bruciare quegli anni trascorsi separati per recuperare ogni cosa e lasciarsi il resto del mondo fuori, restare al centro di uno spazio gravitazionale diverso a quello di chiunque altro, un buco nero al centro dell’universo all’interno del quale nessuno avrebbe potuto cercarli e trovarli. Uno spazio nel tempo, là dove Amèlie avrebbe potuto riavvolgere i secondi e i minuti solo per allungare gli attimi in cui le loro mani si sarebbero intrecciate ancora, forse all’infinito.
    Quando sollevò lo sguardo ritrovando l’oro colato che animava le iridi della donna, le stesse all’interno del quale Pedro anche tempo prima aveva amato perdersi, l’immagine delle caviglie scoperte gli restò nella testa ancora per qualche secondo mentre si sovrapponeva a tutto il resto. In un solo attimo, fu come se tutto si sovrapponesse e divenne quasi difficile scegliere cosa dire prima o come dirlo. Il vestito che indossava rispecchiava quella stessa delicatezza di cui la donna aveva sempre goduto, specchiando nel mondo esterno quell’immagine tremendamente morbida di sé che Pedro aveva amato sin dall’inizio. Quando finalmente le labbra si schiusero e lui si ritrovò a domandarle cosa ci facesse fuori, forse dal lato sbagliato della parete, la risposta di Amèlie gli strappò un sorriso quasi melanconico, che avrebbe messo in discussione ogni cosa, persino ogni tratto della vita di Pedro, che piuttosto evitava di porre a se stesso quella domanda pur di non dover dare alcuna risposta. Lui, che la distinzione fra giusto e sbagliato neanche avrebbe potuto articolarla. Lui, che sotto lo sguardo della maggior parte delle anime su quella terra agiva in maniera del tutto errata, dalla parte di quello che comunemente verrebbe definito male. Eppure, da dentro la propria pelle, erano poche le azioni compiute che lui stesso avrebbe definito sbagliate, punti di vista del tutto differenti ed inequilibrati. «Touché.» si ritrovò a pronunciare quel termine, abbassando lievemente lo sguardo sul terreno e di nuovo sulle caviglie di lei, prima di risollevarlo e posarlo sul suo viso chiaro. Dopo averle domandato se fosse da quel Signor Hohlbein che avesse deciso di nascondersi, Pedro scherzò e ammise di comprendere il gesto. -Il Signor Hohlbein, sì. Detesto dover rispondere a tutte quelle domande e stare in mezzo a tutte quelle persone. Non so perché io mi sia lasciata convincere a partecipare.- ammise allora Amy, il tono venne fuori malinconico e fu accompagnato da un sorriso dello stesso sapore e colore, quasi si pentisse davvero di aver accettato di partecipare alla mostra. Colse ogni particolare di quella voce mentre, con lo sguardo rivolto verso le strade della città ancora animate da corpi in movimento e risate che vibravano nell’aria, Pedro cercava di cogliere qualsiasi particolare anche visivo di quella sera e prendeva tempo prima di tornare con le iridi nocciola su di lei. Quando si voltò ad incrociare il suo sguardo, però, tutto il contorno venne meno, lasciando Pedro negli abissi di un paio d’iridi che avrebbe saputo riconoscere tra mille. «Perché meriti che la gente sappia chi sei e di cosa sei capace.» rispose quindi tranquillamente lui, scrollando piano le spalle appena prima di complimentarsi con lei per quei quadri, fotografie mnemoniche che aveva impresso nella propria mente, desideroso di conservare ogni più piccolo particolare di quei tratti pennellati su tela così come di lei e quelle mani che aveva immaginato muoversi con dedizione contro le distese di bianco pallido che aveva coperto. Lo ringraziò quindi per le parole, riproponendo però la convinzione di non esporli nuovamente di fronte ad occhi sconosciuti, come quella sera accadeva invece proprio dall’altro lato della parete. «Penso sia un vero peccato, Amèlie.» si ritrovò a dire scuotendo il capo e lasciando che la fronte si increspasse appena mentre il viso assumeva un’espressione di sfumata incomprensione. Non riusciva a credere al fatto che, nonostante l’immensa bravura di cui lei godeva e che l’aveva portata, negli anni, ad essere ciò che era. «Lì dentro erano tutti curiosi di sapere di più riguardo i quadri e l’artista.» commentò allora, indicando nuovamente l’interno della struttura e ricordando alla perfezione il modo in cui quegli occhi avidi si erano posati sulle opere di Amy e le avevano ammirate, alcuni in silenzio, alcuni avvicinando le labbra all’orecchio di chi stava loro di fianco, anche solo per condividere quelle brevi ma inaspettate emozioni che i quadri avevano lasciato fiorire dentro di loro, Pedro lo sapeva: gli era accaduta esattamente la stessa cosa guardandoli. «Sei troppo dura con te stessa, questo sembra non esser cambiato.» aggiunse poi, e un sorriso dai tratti dolci apparve sul viso innalzando piano gli angoli delle labbra verso l’alto. Era come se il tempo davvero non fosse mai trascorso, come se la distanza non si fosse messa in mezzo ai loro corpi pur di allontanarli inevitabilmente. Solo in quel momento poi, quando sollevò appena il volto verso il cielo scuro e notò i fiocchi di neve bianchi che prendevano a scendere verso di loro in maniera lenta e quasi cantilenante, Pedro si avvicinò a lei per fermarsi alla sua sinistra e sfilarsi il cappotto lungo. Lo allargò piano tenendo le dita strette attorno ai lembi e, sollevandolo oltre le spalle di Amèlie, glielo passò attorno al busto lasciando che si adagiasse sulla sua figura magra, ancora seduta sul muretto. «A meno che la tua intenzione è quella di morire per ipotermia e per questo non esporre più davanti a qualcuno.» commentò ancora lui, inarcando le sopracciglia in un’espressione curiosa e al contempo divertita mentre il braccio seguiva i contorni della figura di lei per portare la giacca a ripararla finalmente dalla temperatura fredda della sera. Ora in piedi di fianco a lei e con le dita delle mani ancora strette attorno ai lembi del cappotto, Pedro posò lo sguardo in quello dorato di Amy e strinse piano i bordi della giacca per chiuderla, così da provare almeno ad impedire che l’aria fredda si addentrasse ancora al di sotto di quella stoffa e sperando che quello bastasse a donarle una lieve sensazione di sollievo e di calore momentaneo. Lui aveva per fortuna indossato uno dei suoi maglioni scuri e a collo alto, quindi cedere il capottò a lei non fu per niente traumatico, se non fossero rimasto fuori troppo a lungo. Eppure, anche solo quel pensiero, si tirò dietro l’altro: fosse stato per Pedro, avrebbe fatto in modo che quell’attimo di tregua che sembravano avere in quel preciso istante potesse durare ancora per ore, forse giorni, forse addirittura anni. Ma ogni cosa avrebbe avuto una fine, anche i battiti di cuore che acceleravano ogni volta in cui Pedro tornava ad avvicinarsi così vertiginosamente a lei. Si ritrovò quindi a sospirare piano mentre le mani si slacciavano dai lembi della giacca per tornare ad incrociarsi sul petto, un passo indietro, un passo distante da Amy. Fu allora che, voltandosi piano e dandole momentaneamente le spalle, Pedro si issò sullo stesso muretto su cui sedeva lei, per accomodarsi al suo fianco dopo aver spostato i rimasugli di neve fredda che vi si erano posati forse un paio di nevicate prima. Fu una volta sistematosi di fianco ad Amy -solo qualche centimetro di ossigeno a separare i loro corpi- che udì la domanda. -Come mai sei qui?- gli chiese lei e Pedro tirò su le spalle per riportare in movimento i muscoli della schiena mentre voltava il capo nella direzione di quello di lei. Serrò le labbra, arricciandole appena nell’udire tutto il resto di quella curiosità, lo sguardo che si spostava dagli occhi di Amèlie fin giù alle sue labbra in movimento, le stesse sulle quali non poteva stancarsi mai di veder comparire un sorriso, poca importanza aveva che fosse lui a generarlo o meno. -Sei qui per qualcuno?- chiese ancora lei, e Pedro tornò a sorridere ancora, indirizzando il capo nuovamente di fronte a sé ma tenendo d’occhio inconsciamente ogni movimento alla propria destra, quasi gli fosse impossibile spostare completamente lo sguardo da lei per posarlo altrove. Sospirò piano, ancora, ad ogni domanda, ad ogni falsa supposizione che Amy riusciva a trasformare in parole in quel momento. -Si tratta di Eline? O forse Andres?- continuò Amy, la voce incerta che si trasformava nel suono di parole e nomi che Pedro neanche mai aveva sentito e che la mente non avrebbe potuto collegare ne a volti, ne tantomeno a quadri appesi all’interno di quell’edificio. Sin dal momento in cui aveva messo piede lì dentro, qualche istante prima, i suoi occhi avevano certamente vagato lungo le pareti e su macchie di colori e disegni che avrebbero potuto lasciare un’impronta labile dentro di lui, ma quando poi le iridi nocciola avevano scovato l’arte che Amy aveva reso viva su quelle tele, tutto il resto era semplicemente svanito e per lui non c’era mai stato altro artista all’interno di quella sala o in concorso a quella mostra. C’era stata solo Amy, proprio come per tutto il resto della vita il ricordo di quegli occhi era nato e aveva vissuto nella sua mente e nel suo cuore ad ogni singolo respiro che aveva abbandonato i polmoni lontano da lei. Per un attimo aveva sperato di far parte di quei lineamenti di colore che lei aveva tracciato su sfondi bianchi, aveva sperato di essere presente dentro di lei proprio come Amèlie lo era stata dentro di lui anche dopo tutto quel tempo, anche dopo il silenzio di anni lunghissimi passati a cercare di allontanarsi da un puro e semplice ricordo di mani che si cercano e si ritrovano, infinite volte, forse solo dentro un sogno. Fu dunque spontaneo, quello che accade: voltandosi nuovamente nella sua direzione con un lieve sorriso sulle labbra, ancora del tutto sigillate, Pedro allungò una mano verso quella di Amy per afferrarla cautamente, le dita che si spingevano invadenti contro il palmo che lei teneva chiuso in un pugno e facendosi largo su di esso, i polpastrelli delle dita di Pedro che strisciavano contro la cute calda della mano di Amy per spiegarne le dita e lasciare che queste si lasciassero intrecciare alle sue, desiderose di ritrovare quel contatto da tutta una vita. Abbassò le iridi nocciola su quel nodo di pelle, i polpastrelli ora un po’ più freddi delle mani di Pedro che si richiudevano piano sul dorso della mano di Amèlie, stringendo piano mentre il pollice si strofinava affettuoso contro quello di lei. Fu ancora incapace però di sollevare gli occhi suo viso di lei, come intrappolato con l’anima al centro di quei due palmi stretti l’uno contro l’altro, come se solo fra di essi ci fosse il calore di cui aveva avuto bisogno fino a quel momento senza neanche volerlo accettare davvero. «Sono qui per te, Amy.» sussurrò quindi, il tono della voce risultò così basso non perché l’uomo fosse incerto di quello che stava ammettendo, ma perché la convinzione di ciò che stava dicendo non era mai stata di una serietà simile. «Mi dispiace averci messo tanto… ma direi che nessuno di noi due è mai stato troppo bravo con le tempistiche.» aggiunse, lasciando che una mezza risata si sollevasse dal suo petto verso la fine della frase, nello stesso momento in cui, finalmente, tornò a sollevare lo sguardo sul viso di lei, aggrappandosi alle labbra per prime e risalendo poi in direzione dei suoi occhi dorati mentre non lasciava via nemmeno un particolare, cogliendo quindi ogni più invisibile ruga d’espressione, il neo quasi impercettibile vicino l’angolo sinistro delle labbra, il naso che spezzava il suo volto in due parti uguali e perfette, le sopracciglia bionde la cui forma si sposava meravigliosamente al resto di quel volto malinconico e felice al tempo stesso. Le sorrise per metà, ritrovandosi a pochi centimetri da lei e desiderando restare esattamente così per una frazione di tempo che non avrebbe saputo misurare, con la mano destra stretta alla sinistra di Amèlie. «Avevo intenzione di prendermi del tempo per pensarci, come ti avevo detto, ma a dire la verità non è successo.» spiegò, sospirando appena mentre ripensava a quanto, invece, avesse accantonato l’idea di schiarirsi le idee lasciando così passare troppo tempo dal loro ultimo incontro, uno spacco nel tempo in cui non aveva fatto altro che impegnarsi sul lavoro e concentrarsi esclusivamente su di esso. «Ovviamente ho fatto tutto il contrario e, quando ho letto della mostra di stasera a cui ho saputo avresti partecipato, ho capito.» aggiunse, tornando serio per qualche istante mentre provava a formulare i pensieri in maniera corretta e a trasformarli in voce affinché lei potesse poi comprendere. «Sono stato un egoista: se per tutto questo tempo ho voluto inconsciamente dare a te le colpe del distacco, sento il bisogno di riparare a quest’errore. Io mi sono arreso in fretta, ho pensato -come ti ho già detto- sarebbe stato meglio per te, considerando il tipo di vita che faccio, inutile nasconderti anche questo dato che sei perfettamente in grado anche solo di immaginare parti della mia vita che non hai mai visto. Dopotutto, la gente normalmente si incontra per caso in una libreria o al supermercato scegliendo delle arance al banco frutta e sperando non siano troppo amare.» sproloquiò, forse, ritrovandosi ad assumere lui stesso un’espressione ora quasi confusa e facendo una piccola pausa scandita da un sospiro stanco, forse esausto di arrendersi ad ogni complicanza e desideroso di lasciarsi andare ai sentimenti privi di razionalità, gli stessi che sentiva animare dentro al petto ogni volta in cui Amy lo guardava a quel modo, lo stesso che gli dava la sicurezza di essere amato nonostante si fossero arresi e abbandonati diverso tempo prima. «Quello che intendo dire, Amèlie, è che starti lontano per tutti questi anni è stata una delle cose più difficili che io abbia mai dovuto affrontare, anche se sembra quasi sciocco dirlo. Non dico di riprovarci dall’inizio e neanche di riprendere da dove avevamo lasciato.» disse allora, scuotendo piano il capo e voltandosi nuovamente nella sua direzione. «Facciamo che entriamo di nuovo lì dentro, insieme, e ripartiamo da lì. Sei d’accordo?» chiese, lo sguardo che tornava ad abbassarsi sulle mani, le stesse che ancora se ne stavano intrecciate sulla gamba di Amy, seduta di fianco a lui. Non pretendeva che assecondasse quelle parole, che forse sarebbero risultate confusionarie o imbrigliate ancora in un cuore che non sapeva esprimersi al meglio come invece Pedro avrebbe voluto. Però ci provò, cercando di lasciare che Amy potesse almeno udire parte di ciò che lui provava per lei e sperando che lei avrebbe scacciato via con decisione quell’insensato pensiero che l’aveva portata a pensare a lui in quel luogo per qualcun altro. Che sciocca, quel pensiero lo fece quasi sorridere di nuovo. Si avvicinò piano, spalla contro spalla, mentre il viso si chinava in direzione di quello di Amy e gli occhi si piantavano, letteralmente, in quelli di lei alla ricerca dello stesso sentimento. Fu quasi incontrollabile, ed ecco che le labbra si premevano lievemente sulle sue, ricercando su di esse la stessa sensazione che avevano trovato le proprie iridi nocciola in quelle dorate di lei e le dita di Pedro sul dorso della mano di Amèlie.
     
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    La sua strada e quella di Pedro si erano incontrate per caso, senza che nessuno dei due lo avesse mai voluto davvero. Era stata la collisione delle loro vicissitudini giornaliere a portarli nello stesso posto, alla stessa ora e a permettere che le loro strade si incrociassero, modificandosi l’un l’altra senza più alcuna possibilità di tornare davvero indietro. Amy non aveva mai cercato una relazione, eppure con Pedro era risultato tutto così naturale da averla portata a pensare, per diversi mesi, che quello fosse l’unico spazio adatto a lei. Forse per questo dopo la loro rottura non aveva cercato di trovarne uno diverso, che potesse sostituire quello che si era lasciata alle spalle, incapace di trattenerlo tra le dita abbastanza a lungo da renderlo qualcosa di davvero duraturo e impossibile da scalfire. Con lui aveva scoperto cose che neppure credeva di desiderare, sempre troppo occupata a preoccuparsi degli altri per soffermarsi a pensare che cosa lei volesse dalla vita, da se stessa, da chi le stava attorno. Pedro le aveva permesso di osservare la vita sotto una prospettiva diversa, di sentire emozioni che prima di lui non aveva mai provato per nessuno. Persino dopo tutti quegli anni, ogni volta che il suo sguardo si posava su di lui, non poteva fare a meno di percepire quella scossa all’interno del petto, il cuore battere a una velocità che raramente aveva raggiunto in altri contesti. Era come una scarica di adrenalina, un lungo respiro dopo infiniti minuti trascorsi a trattenere il fiato sotto la superficie dell’acqua. Eppure quella sera tutto sembrava diverso, era come se quelle sensazioni da positive si fossero tramutate in qualcosa di molto diverso, che minacciava di trascinarla più a fondo sotto il pelo dell’acqua, con l’intento di farla annegare. Le sembrava di non riuscire a respirare, di avere un peso sul petto che le impediva di risalire. Non avrebbe mai desiderato che lui andasse via, portandosi quel peso via con sé, ma non poteva più dire di essere in grado di guardarlo con la stessa leggerezza con cui lo aveva fatto i primi tempi. Provava per lui gli stessi sentimenti di quando si era allontanata forzatamente dalle sue braccia salde, dal suo calore, dal suo affetto, eppure dentro di lei sentiva di doverlo lasciare andare. Non aveva mai avuto molto da offrirgli, ma in quegli anni la sua capacità di dare qualcosa agli altri si era fatta ancora più limitata. Vedeva la luce che tutte le persone attorno a lei emanavano, come fari nella notte e sentiva di non essere in grado di emetterne a sua volta. Guardarsi attorno vedeva soltanto il buio e non voleva trascinare Pedro in quel mondo grigio che si era creata.
    Sorrise tuttavia, incapace di fare altrimenti, quando lui le rivolse la parola, chiedendole in una maniera tutta sua perché si trovasse là fuori, invece che all’interno della sala, dove tutti la aspettavano. Ricambiò il suo sorriso lui, anche se le parve di scorgervi un’ombra, come se le sue parole avessero sfiorato corde che lui non voleva sentire vibrare in quel momento o che non si era aspettato di sentire muoversi. Così come lei non si era aspettata che affrontare quella serata da sola sarebbe stato tanto complicato. Gli altri artisti facevano sembrare tutto semplice, naturale. Mostravano se stessi e le loro creazioni senza paura, mentre lei avrebbe preferito tenerle solo per sé, mettere al sicuro i suoi sentimenti e le sue emozioni da tutte quelle occhiate voraci che avrebbero voluto sbranarne ogni più piccolo brandello. Era il suo cuore quello che era esposto su quelle pareti, e lei non era sicura di volerlo aprire davanti a così tante persone, visto che non si sentiva pronta neppure ad accettare lei stessa quello che vi custodiva gelosamente. Era stato difficile fare un po’ di luce tra i suoi pensieri, trovare un po’ di chiarezza che le permettesse di imprimere la prima pennellata e di focalizzare quello che sarebbe stato il percorso da compiere attraverso le varie tele. Come avrebbe potuto trovare parole semplici per spiegare qualcosa di così complesso? E soprattutto, ne valeva davvero la pena?
    -Lo credi davvero? - domandò, colpita dalle sue parole, quando Pedro affermò che fosse Amèlie a meritare che gli altri sapessero di lei, che la vedessero. Non capiva per quale motivo lui potesse aver formulato un pensiero come quello, diametralmente opposto a quello che invece si era consolidato dentro di lei. Non credeva nel suo talento e non pensava che fosse giusto per lei avere un posto all’interno di quella sala per quella sera e per quelle a venire. Abbassò lo sguardo, incapace di sostenere il suo sguardo corrucciato, ora che i loro punti di vista sembravano aver iniziato a scontrarsi, lasciando tracce di colori diversi in mezzo a loro, pennellate più o meno energiche che cercavano di mutare il colore di fondo di quella conversazione. Con la coda dell’occhio lo vide muoversi per indicare l’interno, nel tentativo di aprirle gli occhi e di mostrarle, ancora una volta, ciò che da sola non era in grado di scorgere. Era sempre stato così tra di loro, Pedro sembrava avere occhi molto diversi da quelli di Amy, in grado di cogliere dettagli che non rimanevano impressi nello sguardo di lei, focalizzato su aspetti molto diversi. La colpì quell’affermazione sul suo conto, facendola quasi vacillare. -Ho sempre avuto troppo paura. E neppure questo è cambiato. - aggiunse, come a voler affermare con forza che in fin dei conti lei era la stessa donna che aveva incontrato diversi anni prima e che poche cose non erano mutate dentro di lei. Se fosse lo stesso anche per lui non era ancora in grado di dirlo con certezza. Voleva credere che quello che aveva davanti fosse ancora il suo Pedro, quello che non aveva mai lasciato la sua mente e il suo cuore, neppure per un istante, anche se quello che le sembrava di scorgere pareva molto diverso. Solo in alcune occasioni, durante la loro frequentazione, ricordava di essersi sentita al sicuro, felice, tranquilla, come se tutte le sue paura fossero state spazzate vie dal sole che lui aveva portato nella sua vita, ma anche quella sicurezza era ormai sparita, insieme alla loro storia, ed era rimasta soltanto la sua incertezza.
    Si avvicinò a lei, sfilandosi il cappotto e appoggiandolo sulle sue spalle, notando forse i movimenti veloci delle mani con cui la ragazza aveva cercato di scaldarsi, senza mai lamentarsi a parole del freddo. -Era così evidente che fosse quello il mio intento? - scherzò, con un leggero sorriso, sperando che lui capisse da solo che quella non fosse mai stata la verità. Per quanto complicata e a tratti infelice potesse essere stata la sua vita, non aveva mai pensato di porvi fine prima che fosse arrivato il suo momento, di rinunciarvi e basta. -Prenderai freddo così. - si lamentò, immergendo il suo sguardo in quello scuro di lui. Chiunque in quelle occasioni si sarebbe limitato a ringraziare l’altro e accettare quelle azioni, mentre lei non riusciva a fare a meno di pensare che, ancora una volta, lui si stava privando di qualcosa per lei. Rimasero in silenzio per lunghi istanti, limitandosi a specchiarsi l’uno negli occhi dell’altra, prima che lui muovesse un passo indietro, allontanandosi appena, per poi accomodarsi sul muretto accanto a lei. Qualche anno prima per loro sarebbe stato normale restare così, seduti a pochi centimetri di distanza, a sorridere e osservare il cielo stellato sopra le loro teste. In quel momento invece, mentre tutto il mondo sembrava attendere che uscissero da quella loro bolla e tornassero a fare i conti con la realtà, Amy percepiva quasi sbagliato stargli così vicina. Il suo braccio poteva quasi sfiorare quello di lui. Solo lo spessore del suo cappotto a separarli, come fosse una barriera impossibile da valicare. Si sforzò di rimanere immobile, quasi temesse un contatto improvviso con lui, come se un movimento potesse bastare a mandare tutto quanto in frantumi. Si sentiva sospesa a metà tra uno spazio che ormai esisteva solo nella sua mente, nei suoi sogni e quello in cui sarebbe dovuta essere.
    Avrebbe voluto mantenere quegli attimi sospesi, restare in silenzio a respirare il suo profumo, lasciando che i rumori della strada di fronte a loro facessero da eco ai loro pensieri, ma non era più in grado di stare ferma, di aspettare. Aveva bisogno di conoscere la vera ragione che lo aveva portato sin lì e che per caso li aveva fatti incontrare, di nuovo. Necessitava di riempire con qualche parola i dubbi che si affollavano all’interno della sua mente e che minacciavano di farla impazzire. Iniziò con una domanda semplice, per poi continuare a rivolgergliene delle altre, sempre più affrettate, incapace di zittire tutte quelle voci nella sua testa che cercavano di convincerla che non fosse quello il posto giusto per lui, non seduto lì, accanto a lei. Lo vide sorridere quando gli domandò se fosse lì per quel qualcuno e allora il nodo che aveva iniziato a generarsi all’interno della sua gola sembrò farsi ancora più grosso. Si chiedeva come riuscisse ancora a respirare mentre sentiva la terra sotto i suoi piedi venire a mancare. Continuava a cercare di delineare nuove ipotesi, nuovi volti da dare a quel qualcuno. Sussultò, del tutto impreparata, quando sentì la mano calda e avvolgente di Pedro cercare di intrecciarsi alla sua, annullando le distanze che lei si era sforzata di mantenere, senza neppure chiederle il permesso. Si zittì, incapace di continuare a parlare, ora che lui la teneva sospesa, ancora una volta in bilico tra il sogno e la realtà. Non si era mai resa conto, prima di quel momento, di quanto potere quell’uomo fosse in grado di esercitare su di lei, di come bastasse un suo gesto per cancellare qualunque cosa. La bolla, prepotente, si era fatta più spessa, impedendole di sentire qualunque rumore, di vedere qualsiasi cosa non fosse Pedro. Aprì il pugno, lasciando che fossero le dita di lui a guidarla in quella nuova stretta, come se da quel semplice contatto dipendessero le sorti del mondo intero. E in parte era così per lei: tutto il suo mondo era lì, a portata di mano, e forse quella sera avrebbe compreso se era il momento di mandarlo in frantumi o se si poteva ancora salvare, in qualche modo. Si ritrovò a trattenere il fiato per lunghi istanti mentre lo guardava, cercando i suoi occhi, intenti a osservare le loro mani che divenivano un tutt’uno, prima di ammettere di essere lì per lei. Il groviglio di pensieri nella sua mente si fermò all’improvviso, come se davanti a quelle semplici parole, così facili da capire, nulla avesse più senso. Tra tutte le cose che si aspettava di sentire quelle non le erano balenate per la mente neppure per un istane. Aveva dato per scontato che non ci fosse più nulla da dire, che la sua distanza e il suo silenzio fossero il segno evidente che la voragine tra i loro cuori non si poteva più colmare. Le faceva quasi paura rendersi conto che era sempre esistita un’ipotesi diversa da quella che lei aveva cercato di rendere reale in quei mesi, senza di lui. Si scusò, per averla fatta attendere, anche se in fin dei conti avevano sempre avuto qualche problema con il tempo, sin dal primo momento. Non disse nulla, ancora troppo scossa dalla notizia, mentre lui si avvicinava appena, iniziando a spiegarle che cosa fosse accaduto in quei mesi in cui non aveva avuto sue notizie.
    Aveva preso tempo, evitando di pensare a loro, di giungere alle conclusioni che entrambi aspettavano, almeno fino a che non aveva saputo della mostra e non aveva visto il suo nome in mezzo a quello dei partecipanti. Si ridestò quando lo sentì affermare di volersi prendere almeno una parte delle colpe del loro distacco, ed evitare che lei le prendesse tutte su di sé. Si era arreso troppo in fretta, aveva lasciato che lei se ne andasse senza lottare troppo, certo che quella fosse la cosa migliore visto quanto era pericolosa la vita che conduceva. Non le aveva mai detto chiaramente che cosa facesse, quale fosse il suo lavoro, sapeva soltanto che lavorava per un locale a luci rosse della città, ma aveva sempre immaginato che ci fosse molto di più. Lei si era limitata a immaginare, senza chiedere spiegazioni, accontentandosi dei frammenti della sua vita che Pedro decideva volta per volta di condividere con lei, senza mai forzarlo ad aprirsi più del necessario, a permetterle di scorgere molte più sfumature di lui di quante ne avesse viste fino a quel momento. Sorrise appena, mentre per un momento nella sua mente immaginò come sarebbe potuto essere il loro incontro, se si fossero incontrati in libreria, o al supermercato, o in qualunque altro posto, come qualunque altra coppia. L’immagine le parve quasi sbagliata, ma sorrise comunque. -Non mi piacciono le arance, preferisco le mele. - disse, lasciandosi andare ad una leggera risatina nervosa, cercando di scaricare un po’ della tensione che aveva accumulato. Cercava di immaginare dove quel discorso volesse andare a parare, quale sarebbe stata la conclusione, ma ancora non riusciva a vederla, o forse non voleva. Lo sentì sospirare, stanco, un’espressione confusa a dare un nuovo colore al suo volto, rendendo ancora più difficile per lei leggervi attraverso. Era sempre stato lui quello bravo a capire lei, mai il contrario. Amèlie aveva sempre lasciato che il mistero di Pedro rimanesse quasi intatto.
    Le chiese di ricominciare, da un punto non ben definito della storia, posto non all’inizio, né alla fine, di entrare di nuovo, insieme a lui, in quella sala e cercare di definire un nuovo cammino. Abbassò appena il capo, deglutendo piano, mentre cercava di decidere che cosa fare. Era accaduto tutto così in fretta e in maniera così inaspettata da non saper mettere insieme più di qualche lettera per comporre delle parole. Il profumo di lui si fece ancora più forte nell’aria mentre si avvicinava ulteriormente con il volto e la spalla di lui si posava su quella di lei. Le loro labbra si ricongiunsero di nuovo, come quel giorno di diversi mesi prima, al parco, ma in questa occasione fu lui a dargli vita. Chiuse gli occhi, incapace di negargli qualcosa che lei stessa aveva desiderato dal primo momento in cui lo aveva visto quella sera, anche se non era ancora sicura che quella strada fosse percorribile. Allungò il braccio libero, muovendo il busto di lato per poterlo cingere in un mezzo abbraccio, mentre le sue labbra premevano delicatamente contro quelle di lui, cercando di prolungare quel contatto. Sembravano ancora più morbide dell’ultima volta. Si allontanò di qualche centimetro, posando la fronte contro quella di lui, gli occhi ancora chiusi e il respiro irregolare che non voleva proprio decidersi a tornare normale. -Lo sai vero, che siamo tu e io quelli su quei dipinti? - domandò, riaprendo gli occhi e cercando di capire che cosa lo sguardo di lui potesse suggerirle. -Come faccio a tornare lì dentro e a dire a quelle persone che quelle immagini erano il mio tentativo di accettare che tu e io non ci saremmo visti mai più? - chiese ancora, sperando davvero che lui avesse una risposta da darle, una via d’uscita che le avrebbe permesso di uscire indenne da quella situazione. -Sono scappata perché.. non credo che meritino di sapere di noi. Di conoscere la nostra storia, di giudicare i nostri sentimenti, noi. - aggiunse, mentre una prima lacrima sfuggiva ai suoi occhi e lei si aggrappava a lui ancora una volta, stringendo forte la sua mano, prima di lasciare un altro bacio sulle sue labbra, stavolta molto più dolce e delicato, ma ancora più breve del precedente. -Solo tu e io abbiamo il diritto di parlarne, di decidere. - mormorò, il tono di voce quasi impercettibile che si infrangeva contro la bocca di lui, da quale non sembrava più in grado di allontanarsi troppo. -Non sei stato un egoista. Sono sparita per molto più tempo, senza darti una spiegazione e per questo ero convinta che non saresti mai stato in grado di perdonarmi. Ho cercato di accettare il fatto che, in fin dei conti, le nostre vite non fossero mai state destinate a unirsi, ma non ci sono riuscita. - disse e ammetterlo fu molto semplice di quanto avesse creduto, come liberarsi di un peso che aveva portato troppo a lungo e che era divenuto ormai terribilmente familiare.
    -Voglio provarci, davvero, qualunque sia il punto in cui ci troviamo adesso. - affermò, con un lungo sospiro, rispondendo solo in quel momento in maniera esplicita alla domanda che lui le aveva posto. -Ma ho paura di sbagliare di nuovo, di non essere più in grado di avere a che fare con qualcosa di davvero bello nella mia vita, dopo tutto questo tempo. - aggiunse ancora, arricciando appena le labbra. Era confusa e impaurita eppure non voleva negarsi quella possibilità, neppure temendo che tutto potesse andare a rotoli da un momento all’altro. -Se vuoi tornare dentro e vuoi davvero che racconti questa storia, allora torneremo dentro. - disse ancora, annuendo appena, tra sé e sé, come a voler trovare la forza per farlo davvero, anche se non era sicura di potercela fare. -Altrimenti, possiamo cercare un altro posto coperto, magari un bar o una tavola calda, dove entrambi possiamo stare più al caldo e possiamo raccontarci le nostre storie a vicenda, senza tutte quelle persone. - propose poi, dando un’alternativa un po’ diversa, che lei personalmente avrebbe gradito molto di più. -La mostra resterà aperta per tutta la settimana. Potranno avere altre occasioni per farmi le loro domande, se lo vorranno davvero. - terminò, mentre un sorriso un po’ furbetto faceva capolino sul suo volto, ora un po’ più tranquillo. In ogni caso sapeva che, qualunque fosse stata la scelta di lui, non sarebbe andato via, non ancora per lo meno, e questo le avrebbe permesso di affrontare ciascuno dei due scenari senza troppa paura.
     
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    Quello con Amy era stato il legame che maggiormente si era avvicinato al concetto di una relazione. Pedro, che da sempre aveva avuto l’abitudine di saltare da un lenzuolo all’altro, non si era mai effettivamente concesso di provare qualcosa per qualcuno che fosse di quella portata: battiti accelerati, malinconia inspiegabile ogni qualvolta lei si voltasse per dargli le spalle, fragilità del respiro non appena gli occorreva di udire la sua voce pronunciare il proprio nome. Quelle solo alcune delle innumerevoli sensazioni corporee che gli facevano capire quanto a lei tenesse. Non era parte della sua famiglia, quella in cui era nato o che si era scelto in Norvegia, Amèlie era molto di più e non ci aveva messo poi così tanto tempo a capirlo. L’amore che provava per lei era stato così forte sin da subito da spingerlo addirittura a proteggerla da sé stesso e tutto il caos della vita del quale si era lasciato circondare. Quando le loro strade si erano separate, quello era stato anche uno dei motivi che gli aveva impedito di contattarla, di cercare un nuovo approccio alla donna che aveva iniziato a mancargli come avrebbe potuto necessitare dell’ossigeno se questo fosse stato risucchiato via dall’atmosfera da un momento all’altro. Perché, sebbene fosse consapevole delle proprie scelte e del mondo in cui Pedro aveva deciso di vivere, certamente non avrebbe potuto negare e omettere il pericolo che condiva ogni sua giornata, rischi che a volte prendevano le sembianze di quella famiglia stessa che si era scelto. Il distacco li aveva tenuti distanti per anni, eppure non era mai andato così in profondità da separarne i pensieri o i sentimenti, affogandoli nel silenzio. Si erano conservati nonostante tutto e, in quel momento, Pedro poteva sentirli rimbombare non solo dentro al petto, ma anche nella testa, il cranio ormai come un raccoglitore di informazioni e ricordi che si trasferivano al cuore prendendo la forma di battiti accelerati. Starle così vicino, guardarla parlare, osservare le sue palpebre che si chiudevano sulle iridi nocciola e le folte ciglia che andavano ad abbracciarsi ad ogni vibrazione, tutto continuava a chiarire solo una cosa, dentro di lui: non avrebbe voluto separarsi nuovamente da lei.
    Quando le parole vennero fuori ed Amélie lasciò che le sue labbra sottili si aprissero in un sorriso, Pedro fu colto da un tepore astratto, qualcosa che andava ben oltre la pelle, i muscoli e le ossa. Quello che Amy riusciva a trasmettergli aveva la potenza di una tempesta d’emozioni che mai nella vita avrebbe potuto sentire colpirlo più forte di così, e l’idea che quel sorriso fosse stato lui a generarlo non faceva altro che incentivare ogni più piccola frazione d’amore di cui si era negato per accettare l’idea che lei lo volesse lontano. Sebbene fosse passato ormai diverso tempo però, Pedro aveva la sensazione di comprendere Amèlie più di quanto effettivamente fosse stato disposto ad ammettere. Era inconsciamente convinto soprattutto del fatto che lei non si vedesse poi esattamente nel modo in cui la vedeva lui, una luce accecante al centro del quale ogni singola persona su quella terra avrebbe voluto sedersi anche solo per rubarle un po’ di luminosità e calore. E così avrebbe fatto lui, e così era certo avrebbero fatto tutti gli altri, le persone presenti a quella mostra che, solo poco prima, aveva notato addensarsi curiosamente attorno alle opere da lei esposte. Perché, dopotutto, quello era Amy: un piccolo frammento d’arte capace di catturare l’intero interesse richiuso in una stanza. Il problema era, però, farlo capire anche a lei. Quando lei gli domandò se lo pensasse davvero, le sopracciglia di Pedro s’incresparono istintivamente in un’onda un po’ incredula ma divertita. «Certo che sì.» le rispose chiaramente accompagnando le parole con un cenno del capo. Se solo avesse avuto il potere di poter cambiare il modo in cui Amy considerava sé stessa e il proprio talento, Pedro avrebbe dato qualunque cosa per farlo, per darle la possibilità di guardare a sé dalla sua stessa prospettiva, sentire l’ammirazione che gli aveva arricciato lo stomaco solo poco prima, quando le iridi scure si erano posate con curiosità e adorazione su ogni singolo tratto dipinto da lei su quelle tele un tempo bianche. -Ho sempre avuto troppo paura. E neppure questo è cambiato.- ammise lei, dunque, riferendosi a ciò che lui aveva affermato pochi istanti prima al riguardo. I ricordi che conservava di lei erano stretti contro le pareti del cuore di Pedro e mai avevano avuto la possibilità di staccarsi, frammentarsi per perdersi nel tempo, erano sempre stati troppo importanti per lui e mai nulla sarebbe cambiato, neanche una virgola. «Lo vedo. Ma non lasciare che sia la paura ad avere il controllo su di te. No? Quella sera… quando mi hai salvato la vita, lo hai fatto comunque e non credo tu non fossi spaventata.» ammise d’un tratto, abbassando lo sguardo nella stessa direzione in cui lei l’aveva puntato, un punto nel mezzo in cui alla vista non sembrava esserci altro se non il marciapiede calpestato da miliardi di piedi, nella mente un mondo a parte all’interno del quale Amy e Pedro erano stati insieme e forse erano destinati ad esserlo ancora. Sospirò frettolosamente poi, tornando a guardare lei in viso e rendendosi finalmente conto del fatto che senza una giacca aveva probabilmente freddo, così fece in modo di sfilarsi la propria dalle spalle per posarla attorno alle sue e fare in modo che la temperatura corporea tornasse magari ad alzarsi ma al contempo dispiaciuto di dover nascondere figura di Amy avvolta in quell’abito meraviglioso, impossibile negare il fatto che Pedro la trovasse più che bellissima. Lo era sempre stata, ricordava di averlo pensato persino nella primissima frazione di secondi durante i quali i propri occhi si erano posati sul suo viso preoccupato e impaurito, l’espressione incerta per via di un futuro che in quel momento era stato solo un gigantesco punto interrogativo stampato sull’asfalto. -Era così evidente che fosse quello il mio intento? udì le parole di lei e la punta di ironia nella sua voce andò a strappare un sorriso a Pedro che, con le dita ancora allacciate ai lembi della giacca che ora avvolgeva la figura più esile di Amy, non potè impedire a sé stesso di sorridere assieme a lei, le labbra serrate i cui angoli andavano a sollevarsi verso l’altro mentre il viso, ora appena più chino nella sua direzione, gli dava la possibilità di fissare lo sguardo in quello della donna. «Considerando le temperature e il tuo vestito, direi di sì. E a proposito… sei bellissima.» disse, il tono della voce che si trasformava nell’eco di un sussurro verso la fine, lo sguardo di Pedro che però restava ancorato per tutto il tempo a quello di Amy, seduta di fronte a lui. -Prenderai freddo così.- aggiunse anche, riferendosi al fatto che per via di quel gesto avrebbe rischiato di sentire freddo lui, allora. Scosse appena il capo, Pedro, intimandole di non preoccuparsi di lui e lasciando andare piano i lembi della giacca mentre si spostava di lato e le lasciava spazio. Per qualche istante ancora non vi furono parole o discorsi, nessun argomento avrebbe potuto interrompere quello che, a tutti gli effetti, sembrava essere un flusso di emozioni scaturiti dalla loro vicinanza. Perché a starsi lontani senza neanche guardarsi ci erano riusciti per anni, ma ora che si erano ritrovati vicini sembrava esserci ben poco a poterli mantenere distanti e, Pedro era sicuro, Amèlie sentiva esattamente la stessa cosa. Quando poi ripresero a parlare, furono più sinceri di quanto forse lo fossero mai stati in tutta la loro vita. Che fosse il momento giusto per delle confessioni, questo non avrebbero mai potuto dirlo con certezza, ma le parole prendevano forma e si lasciavano trasportare oltre le labbra per farsi reali e Pedro proprio non avrebbe potuto fermarle, non più. Perché quello che sentiva era forte e chiaro e aveva bisogno che anche Amèlie conoscesse il valore che lei stessa per lui aveva continuato ad avere anche dopo tutto quel tempo. E fu con la mano stretta a quella di lei che Pedro prese a spillare ogni goccia d’amore che aveva conservato per lei, mettendo in fila parole su parole per cercare in tutti i modi di farle aprire gli occhi e scusarsi di ciò che era avvenuto fra di loro, del modo in cui aveva gettato la spugna troppo presto. E Pedro, che era piuttosto abituato a parlare e parlare senza mai fermarsi, lo fece anche con Amy, aprendosi a lei e mostrandole il proprio modo di vedere le cose, con esempi esilaranti come quello riguardo le arance, parte del discorso che Amèlie non esitò a riprendere immediatamente e commentare, strappando via l’ennesima risata leggera dal petto di Pedro, che in un battito di ciglia si ritrovò a pensare, di nuovo, a quanto fosse stato difficile starle lontano. -Non mi piacciono le arance, preferisco le mele.- approfondì Amy e Pedro si fermò per qualche istante, prima di continuare, segnando mentalmente quell’appunto ed annuendo energicamente nella sua direzione, lo sguardo ora momentaneamente perso fra le corsie di un supermercato. «Certo, riformulo: ci si incontra normalmente al supermercato scegliendo delle mele e sperando non siano marce.» si corresse allora, tornando poi ad assumere una connotazione più seria mentre riordinava i pensieri e tentava di renderli reali anche per lei. La vide ascoltarlo con attenzione, cercando di interpretare ogni suo concetto e di assimilarlo dentro di sé per decidere, forse, se credere o meno a quelle parole. E Pedro si lasciò andare a quella confessione in maniera quasi naturale, come se non avesse mai davvero avuto alcun dubbio su di loro fino a quel momento. Venne facile trasformare i propri sentimenti in frasi pregne di significato per lei, l’unica vera direzione in cui Pedro sentiva d’esser diretto, una bussola che punta sempre a Nord e che lo aveva guidato persino attraverso i tratti bui. Quando terminò, chiedendole di ripartire da lì, un punto ancora non effettivamente ben delineato o definito, Amy abbassò brevemente il capo e Pedro attese, speranzoso. Sperò in molte cose in quella piccolissima frazione di tempo: che lei non gli voltasse le spalle, che non si facesse sopraffare dal tempo che invece avevano passato separati, che non si facesse soffocare dalla paura che le cose fra di loro potessero tornare a non funzionare per una qualsiasi altra ragione. E quando poi la donna tornò a sollevare il capo per voltarsi nella sua direzione e lasciare che la propria fronte si adagiasse a quella di lui, Pedro tirò un lievissimo sospiro di sollievo, la conferma di un attimo che aveva vissuto mille altre vite ma aveva scelto di rendersi reale insieme a loro e alla stretta delle mani che si stringevano le une contro le altre impaurite di essere nuovamente separate. Ricambiò il bacio, Amèlie, lasciando sulle labbra di Pedro quello stesso sapore dolciastro che da sempre ricordava appartenerle, lo aveva avvertito sulla lingua anche la primissima volta in cui si erano lasciati andare ad un bacio. -Lo sai vero, che siamo tu e io quelli su quei dipinti?- glielo domandò a pochissimi centimetri di distanza dal suo viso, gli occhi terrei che andavano a cercare quelli di Pedro per trovare dentro di essi un segno d’arresa, lo stesso che ora Amèlie gli stava mostrando apertamente. Tirò via il capo di qualche millimetro, lui, che ora nello sguardo lasciava navigare sorpresa e, allo stesso tempo, amore. Che fossero loro, quelli dei dipinti, Pedro non aveva avuto la presunzione di pensarlo. Anzi, per lui quell’amore spezzato in due aveva avuto l forma delle mani di Dag, il fratello di Amy ormai deceduto qualche anno prima e dal cui ricordo lei ancora faticava a separarsene. Riscoprire invece tratti di sé e della storia condivisa con lei su quelle tavole era una piacevole sensazione, lo fece sentire importante per lei in un momento in cui si era riscoperto stanco di aspettare e starle lontano. Tornò quindi a riavvicinarsi con la fronte nella sua direzione per farla aderire a quella di lei mentre, le labbra schiuse, Pedro letteralmente si lasciava andare a lei. «Io… no.» bisbigliò, parole che andavano a frammentare un sorriso gentile, lo stesso che non riusciva a scacciare via dal proprio viso a quelle parole. Ma fu il suo turno, ascoltò ciò che lei aveva da dirgli senza fiatare, senza metterle fretta, in attesa di accogliere i sentimenti che ora, secondo dopo secondo, era certo lei provasse per lui. -Come faccio a tornare lì dentro e a dire a quelle persone che quelle immagini erano il mio tentativo di accettare che tu e io non ci saremmo visti mai più?- chiese, forse retorica. Fu allora che Pedro sollevò una mano per posare i polpastrelli caldi sulla guancia di Amy, il pollice che andava a strofinarsi contro la sua pelle chiara e morbida, illuminata dalla luce opaca dei lampioni di strada. «Un tentativo. Lo hai appena detto tu.» sussurrò lui, sorridendo piano mentre si spingeva nella sua direzione per lasciare un’impronta delle proprie labbra su quelle di Amy, di nuovo. Tutto quello che lei disse dopo gli riempì il cuore, mise in movimento i muscoli, rafforzò l’ossatura: tutto, sotto la pelle di Pedro, richiamava alla vita. -Sono scappata perché.. non credo che meritino di sapere di noi. Di conoscere la nostra storia, di giudicare i nostri sentimenti, noi.- udì, e si lasciò afferrare dalla sua piccola mano mentre, sul viso e lungo la cute, una lacrima prendeva a scorrere lenta per sparire nel vuoto oltre i lineamenti di quel viso. Fu lungo quel percorso che il pollice di Pedro si strofinò, asciugando via la traccia di malinconia di cui lei si era voluta liberare. -Solo tu e io abbiamo il diritto di parlarne, di decidere.- disse lei e lui non si sentì in grado di fare altro se non annuire, deciso, convinto di quanto le parole di lei fossero vere, talmente tanto da pensare che ora fossero un solo cuore e una sola mente, loro due. Gli piacque quel concetto, avrebbe voluto farlo proprio ma fra di loro forse non era mai davvero esistito un confine, non così spesso da tenerli separati troppo a lungo. -Non sei stato un egoista. Sono sparita per molto più tempo, senza darti una spiegazione e per questo ero convinta che non saresti mai stato in grado di perdonarmi. Ho cercato di accettare il fatto che, in fin dei conti, le nostre vite non fossero mai state destinate a unirsi, ma non ci sono riuscita.- spiegò lei, e in quel tono di voce Pedro ritrovò un’onestà che riscaldò tutto quello che avevano intorno, un calore che si attaccò alla pelle delle dita, ancora intrecciate le une alle altre per paura di perdersi. -Voglio provarci, davvero, qualunque sia il punto in cui ci troviamo adesso.- aggiunse ancora Amy, prima di lasciarsi andare ad un sospiro, lo stesso che Pedro aveva riconosciuto dentro al proprio petto solo qualche istante prima, quando aveva sentito un gran peso sollevarsi dal torace per lasciargli modo di respirare, e forse Amy in quel momento stava provando esattamente lo stesso. Le sorrise timidamente, il viso ancora così vicino a quello della donna, incapace di allontanarsi dalla presa salda di quegli occhi grandi, culla di uno sguardo che mai più di così era stato dolce e rassicurante. Avrebbe potuto lasciarsi andare in quel momento a lei e permetterle di far di lui qualsiasi cosa, Pedro non si sarebbe mai più tirato indietro. -Ma ho paura di sbagliare di nuovo, di non essere più in grado di avere a che fare con qualcosa di davvero bello nella mia vita, dopo tutto questo tempo.- disse Amèlie, le sue labbra sottili che si arricciavano appena sul viso animato da un’espressione di leggera confusione. Scosse quindi immediatamente il capo, Pedro, tirando su la schiena per lasciare che le mani si sollevassero all’altezza del suo viso per premersi contro le sue guance. «Una cosa per volta.» sussurrò lui, il volto una facciata di sentimenti che spaziavano liberamente tra il preoccupato e lo speranzoso, Pedro non avrebbe voluto neanche pensare alla possibilità che le cose potessero andare male nuovamente, nel profondo era certo che quello era l’inizio giusto, un punto di partenza più che uno d’arrivo, e c’erano dentro insieme, mano per mano, pronti a procedere nella stessa direzione senza arrendersi di nuovo. «Capisco le tue preoccupazioni, dopotutto sono davvero un uomo meraviglioso, ma…» disse, interrompendosi brevemente per lasciare che uno sguardo divertito si facesse accogliere da quello ora appena più serio di Amy. «Tu lo sei di più. Potrai sbagliare quanto vorrai, Amy, e lo farò anche io, ma dobbiamo solo prometterci che qualsiasi cosa accada ne parleremo, ci saremo l’uno per l’altra. Non voglio che ci mettiamo da parte di nuovo aggiunse, tornando a chinare il capo nella sua direzione per lasciare che la propria fronte si adagiasse nuovamente alla sua, pelle contro pelle e respiro contro respiro. Le propose di ricominciare da lì e tornare all’interno dell’edificio così da fare in modo che lei potesse rispondere alle domande della critica, ripartire da quel momento per far parte del suo mondo. Ma Amy aveva altri programmi, negli occhi terrei della donna Pedro vi scoprì un desiderio, forse lo stesso che lui custodiva dentro al cuore: estraniarsi dal mondo, per una sera, e recuperare parte di quel tempo perduto, stare insieme per ritrovarsi. L’idea di cercare un luogo lontano da lì, dove avrebbero potuto essere solo loro due, gli stessi che forse tempo prima si erano scontrati per poi non riuscire mai più ad allontanarsi, non era poi un’opzione da escludere, nonostante Pedro pensasse che Amy dovesse affrontare la propria paura e parlare di sé stessa davanti alle menti critiche che poco prima l’avevano cercata. D’altro lato, preferiva senza dubbio trascorrere del tempo da solo con lei, distante da ogni interferenza esterna, il mondo che li circondava li aveva tenuti separati già abbastanza a lungo, per una sera avrebbe potuto aspettare e lasciare loro un attimo di tregua e respiro mentre provavano a riconciliarsi? -La mostra resterà aperta per tutta la settimana. Potranno avere altre occasioni per farmi le loro domande, se lo vorranno davvero.- aggiunse quindi lei, un sorriso compiaciuto che la spingeva a sollevare gli angoli delle labbra verso l’alto mentre gli occhi tornavano su Pedro, ancora seduto di fianco a lei, mano nella mano. Sospirò profondamente, guardandola con fare gentile e allo stesso tempo divertito mentre, per qualche brevissimo istante, si voltava piano verso il lato destro e posare le iridi sulla facciata di pietra dell’edificio al quale davano le spalle. Quando tornò con le iridi nocciola su di lei, Pedro sorrideva. «L’idea di raccontarci le nostre storie a vicenda mi piace.» disse allora mentre si dava una leggera spinta con la schiena e scivolava giù dal muretto senza però lasciar andare la mano di Amèlie, alla quale rimase ancorato anche dopo, quando la tirò piano nella propria direzione per aiutarla a rimettersi in piedi. «Quindi accetto, anche perché stasera proprio non mi va di condividerti con un mucchio di cervelloni.» disse, lasciando che una risata leggera si sollevasse dal petto mentre, spingendosela contro, l’avvolgeva in un abbraccio non troppo stretto, le mani che andavano a cingerle la schiena per avvicinarla a sé e le labbra che, tornate ad essere avide, si premevano contro le sue ancora una volta.

    Al caldo fra le alte mura di pietra scura, Pedro ed Amèlie sedevano vicini e con un ponte di braccia e mani a tenerli costantemente uniti: sin dal momento in cui lui aveva intrecciato le proprie dita a quelle di Amy, Pedro non aveva permesso che queste si separassero neanche durante tutto il tragitto, come a sospettare che quella realtà potesse rompersi da un momento all’altro e farlo risvegliare con la consapevolezza che tutto fosse solo un sogno e loro non fossero davvero poi così vicini. Era anche quello uno dei motivi che lo spingeva a non perderla di vista neanche per un secondo, a ricalcare con lo sguardo ogni suo più morbido lineamento, ora così vicino dopo esser stato troppo lontano e vivo solo nel suo immaginario, la scatola di ricordi che aveva portato il nome di Amy sopra senza averne conservata neanche la voce. E allora la ritrovava lì, in ogni più accennato sorriso, in ogni chiazza di colore delle sue iridi dorate, nella ciocca sbarazzina dei suoi capelli biondi. Tutto era lì, a distanza di un tocco dei polpastrelli e, incredibilmente, di nuovo suo. «Voglio sapere ogni cosa, tutto quello che mi sono perso. Se hai voglia di parlarmene, naturalmente. So che è passato molto tempo da quando siamo stati insieme, ma mi sembra di averne sprecato molto e vorrei recuperare in qualche modo.» sussurrò nella sua direzione mentre si tirava piano indietro con la schiena per lasciare che il cameriere posasse i loro ordini sul tavolo. Non attese neanche che la mano del ragazzo fosse sparita dalla propria visuale ed ecco Pedro era tornato nuovamente a chinarsi in avanti per starle più vicino, la figura delicata di Amèlie che gli sedeva accanto sul divanetto di pelle. Il locale, un vecchio pub in stile Irish, era uno di quelli frequentati per lo più da artisti, soprattutto per la posizione in centro e la data vicinanza alla zona del museo. Gli piaceva particolarmente per via dell’atmosfera riservata che al suo interno si respirava, insieme con un pizzico d’aria festaiola che a Pedro piaceva sempre senza alcun dubbio. Il bancone del bar, lungo tutta la parete laterale posta di fronte all’ingresso era di legno massiccio e scuro ed era solitamente quello il punto in cui si sedeva, ma per quell’occasione aveva naturalmente optato per un tavolino più appartato, in una delle zone meno illuminate e riparate all’interno di una piccola rientranza nel muro, distante dal chiasso della sala principale. «Se hai voglia di parlare di tuo fratello, bè… sappi che io sono pronto ad ascoltare, Amy. Ma solo se tu sei pronta a raccontare.» aggiunse teneramente dopo aver stretto per qualche istante la mano di lei posata sopra il tavolo, fra di loro, dove trovava culla in quella di Pedro. Con l’altra afferrò il boccale di birra alla spina e ne bevve un sorso. «E so che abbiamo deciso di provare a far funzionare le cose, è anche per questo che devo assolutamente parlarti di me, Amy. Di quello che faccio, perché ho bisogno che tu sia certa della tua scelta, nonostante quello che proviamo l’uno per l’altra.» cominciò a spiegare, guardandosi brevemente intorno prima di tornare con lo sguardo su di lei e chinare la schiena nella sua direzione mentre avvicinava il viso al suo, ora un’espressione tremendamente seria sul volto. Sbattè velocemente le palpebre mentre cercava le parole giuste e soppesava i concetti, sperando dal profondo del cuore che tutto quello non fosse sbagliato, che Amy non rischiasse di mettersi in pericolo accettando di stare al suo fianco. Più di tutto, però, la sensazione di egoismo che iniziava a pervadere nel suo petto sembrò impossibile da soffocare, così decise di ignorarla e basta. «So che sai e non ho alcuna intenzione di scendere nei particolari o approfondire, non lo farò mai, voglio proteggerti. Questo mi costringe ad essere sincero quanto mi è più possibile. Sento il bisogno che tu veda quello che hai davanti perché voglio crederti quando dici di amarmi e voglio credere che tu lo dica a me e non alla persona che tu pensi io sia.» continuò a bassa voce, lo sguardo ora tornava brevemente ad abbassarsi sulla superficie lisca del tavolo qualche secondo ancora e poi si risollevava sul viso di lei, la pausa di un respiro che parte dai polmoni e viene gettato via dalle labbra. «Non sono una brava persona e certamente non sono neanche la più crudele e cattiva di questo pianeta, e voglio che tu sia al corrente di questo, Amèlie. Non sarà facile e ti chiedo di fidarti di me quando, in futuro, ti chiederò di starmi lontano. Puoi farlo? Ti fiderai di me, qualsiasi cosa accada?» domandò, avvicinandosi al viso di lei e fissando il proprio sguardo scuro in quello dorato di lei. «Non farai domande a cui non vorrai risposte? Promettimelo, Amy. Se hai intenzione di stare con me dovrai accettare questa parte della mia vita, ma giuro che non correrai mai alcun rischio, intesi? Non lascerò che ti accada nulla.» aggiunse ancora, portando una mano sul suo viso e lasciando che il polpastrelli si strofinassero contro la sua pelle chiara e illuminata dalle fioche luci del lampadario attaccato alla parete dietro di loro. «So che è troppo Amy, lo so, e accetterò qualsiasi decisione tu prenda. Chiedimi di sparire di nuovo dalla tua vita e lo faccio, te lo prometto. Ora, domani, nel momento in cui pensi di non poter più avere a che fare con questo.» disse, lasciandosi poi andare ad un sospiro. «Io tengo e terrò sempre a te, Amy... lo sai che anche io amo te, vero?» sussurrò allora, lo sguardo che si trascinava esausto sui lineamenti di quel viso alla ricerca di ogni particolare e cercando di registrare tutto di lei, della forma del naso alle sfumature di quelle iridi magnetiche, scovare poi una curvatura morbida sul confine tra pelle e labbra. Pedro amava proprio tutto, di Amy. Quell'amore lo spingeva ad essere egoista e a tenerla stretta a sé nonostante sapesse perfettamente che, da quel momento in poi, Amy sarebbe divenuta il suo punto debole. Sarebbe bastato colpire lei per distruggere completamente anche Pedro.
     
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    Amélie non poteva vantare una lunga lista di frequentazioni maschili nella sua vita. Erano stati pochi i ragazzi e poi gli uomini che erano riusciti a insinuarsi all’interno del suo cuore, per convincerla a darsi una chance. Era sempre stata sua sorella quella che tutti guardavano e prendevano a esempio e per questo lei si sentiva inadeguata quando le attenzioni le venivano rivolte in prima persona. Credeva di non meritarle, di non essere all’altezza e per questo faticava a lasciarsi andare e a vivere davvero una storia. Osservava Agnes muoversi con disinvoltura nel gioco del corteggiamento e uscirne sempre vincitrice, mentre lei non ne aveva mai compreso le regole fondamentali. Non riusciva a ritrovarsi nella stessa situazione, a comprendere il linguaggio degli occhi e dei corpi. Con Pedro però tutto era stato diverso, sin dal primo momento. Non c’era stato il tempo per un incontro conoscitivo, per chiedergli chi fosse e valutare se era o meno il caso di fare dei passi nella sua direzione. Lui aveva fatto irruzione nella sua vita come un uragano, sconvolgendo la sua esistenza sin dalle fondamenta. Mai come il giorno in cui lo aveva visto la prima volta aveva avuto così tanta paura di perdere qualcuno, anche se quel qualcuno non sapeva neppure chi fosse. Non conosceva neppure il suo nome quando aveva deciso di sostenerlo con le sue braccia esili e portarlo al sicuro, di rallentare lo scorrere del suo tempo, cambiandone la traiettoria innumerevoli volte, fino a che non era riuscita a trovare quella che lo aveva messo in salvo. Era stata una sensazione strana, come se qualcosa dentro di lei le avesse suggerito che non poteva lasciarlo andare e che doveva trattenerlo lì, con lei. Il resto era accaduto in maniera così naturale che non aveva sentito neppure il bisogno di fermarsi e chiedersi se fosse il momento giusto, se lui fosse quello giusto. Immaginava di averlo percepito sin dal primo istante, anche se poi quel cammino si era interrotto a causa di ostacoli troppo grandi per lei. Aveva avuto paura, si era tirata indietro e lui l’aveva lasciata fare, probabilmente convinto a sua volta che il loro percorso fosse giunto ormai al capolinea. Eppure ogni volta che ripensava a quel momento sentiva il cuore battere all’impazzata come la prima volta, come se ancora potesse bastare un semplice movimento sbagliato per mandare tutto quanto in pezzi.
    Un sorriso divertito quindi comparve sul suo volto quando persino lui sembrò ritornare con la mente a quel momento, alla folle corsa contro il tempo che li aveva uniti con un filo sottile. -Quella sera c’era la tua vita in gioco, non uno sciocco concorso. - rispose, senza alcuna esitazione, risollevando lo sguardo su di lui proprio mentre l’altro lo abbassava, incrociando i suoi occhi per un lungo momento e rivolgendogli un leggero sorriso. Non aveva mai paura di dirlo ad alta voce, di dire che per salvare la sua vita non avrebbe mai esitato. Avrebbe consumato tutto il suo tempo, attimo dopo attimo, se soltanto fosse servito ad assicurarle che a lui non sarebbe mai capitato nulla di male. Avrebbe trascorso ore, giorni, mesi, persino anni a rivivere lo stesso identico momento, per intrecciare i fili del suo destino e riportarlo indietro, in una posizione migliore e più sicura, anche a costo di perdersi per sempre. Non glielo aveva mai detto che la sua particolarità aveva quel piccolo inconveniente, che non si poteva giocare con il tempo senza avere delle conseguenze. Il suo non smetteva mai di scorrere, neppure quando lo riavvolgeva per tutte le altre persone, impedendo loro di ricordare ciò che avevano vissuto insieme a lei. Ricordava tutte le direzioni possibili che aveva preso, anche se le persone con cui le aveva condivise non potevano farlo. Poteva salvare gli altri, o almeno tentarci, ma chi avrebbe salvato lei se un giorno fosse stato necessario? In passato le era capitato spesso di riflettere sulla sua particolarità, sul modo in cui avrebbe potuto utilizzarla per cambiare il corso di alcuni eventi, ma si era sempre detta di avere in mano qualcosa di troppo pericoloso, e che avrebbe potuto rischiare di peggiorare alcune di quelle cose che avrebbe voluto migliorare. Era per questo che, se si trattava di fare delle azioni per se stessa, evitava quanto più possibile di tornare indietro, accettando il corso degli eventi. Immaginava che un altro nelle sue condizioni ne avrebbe approfittato, utilizzando ciò che sapeva per vincere alla lotteria, o magari per fare l’affare del secolo, ma non lei.
    Un colorito un po’ più rosato si fece largo sulle sue guance quando Pedro le disse che era molto bella con quel vestito. Quasi neppure ricordava l’ultima volta che glielo aveva detto, diversi anni prima, ma il suo cuore seppe riportare a galla le medesime sensazioni di quel tempo ormai lontano. Anche il suo migliore amico le aveva detto che stava bene con quel vestito, ma sentirselo dire da lui era tutta un’altra storia. Uno strano calore la avvolse dall’interno, spegnendo la sensazione di freddo che aveva provato sino a pochi istanti prima. Lui era sempre stato in grado di capovolgere il suo mondo, cambiando ogni cosa. Bastava una parola o uno sguardo perché Amy perdesse la cognizione del tempo e dello spazio in sua presenza. Anche in quel momento, seduta al freddo su un muretto di pietra, fuori dall’edificio dove si teneva la mostra del concorso a cui aveva partecipato, tutto era ormai sparito, sostituito dal volto di Pedro e dal suono caldo della sua voce. Era rassicurante sentirlo parlare, un balsamo sulle ferite ancora aperte della loro relazione che lei stessa aveva creato. La faceva sentire bene e male insieme quella vicinanza. Riconosceva la sua figura familiare e poteva percepire le stesse emozioni di una volta, pur sapendo che quei tempi erano andati e non sarebbero tornati. Lui era andato avanti, senza una spiegazione, senza di lei. Non poteva certo pretendere che riportasse indietro la giostra per permetterle di salire di nuovo. In lei condividevano la voglia di farsi più vicina e quella di fuggire, scappare da quell’universo di emozioni che la stava circondando, senza lasciarle scampo. Eppure non voleva porre fine a quel momento troppo in fretta. Sebbene in cuor suo sapesse che avrebbe sofferto di nuovo della sua assenza, della distanza tra di loro, voleva comunque assaporare quei momenti sino alla fine, fosse stata anche l’ultima volta. Non voleva rinunciare neppure a un istante in sua compagnia.
    Non si era certo aspettata che la serata potesse prendere quella piega, che Pedro potesse ancora conservare nel profondo del suo cuore un po’ di affetto per lei e la sorprese quindi sentirgli pronunciare quel discorso, parola dopo parola. Cercò di smorzare la tensione facendo un commento sciocco sulle arance e lui rise, facendola sorridere di rimando, felice di vederlo di nuovo così allegro. Solo in quel momento, mentre parlavano di arance, mele e ortofrutta, si rese conto che in effetti in quegli anni non si erano mai incontrati neppure di sfuggita in un negozio di alimentari. Era come se la città avesse fatto il possibile per preservare la loro decisione, fino a quel giorno al parco, che aveva rimescolato le carte in tavola. Non aveva mai creduto di averlo dimenticato, sapeva che non era possibile, ma aveva pensato che i suoi sentimenti si fossero quanto meno addormentati, ridotti all’osso. Invece era bastato davvero poco per farli riemergere in tutta la loro intensità. Trattenne il respiro quindi, mentre lui continuava a parlare, rivelandole tutte quelle cose che aveva tenuto dentro la sua mente e che lei non aveva mai osato immaginare. La speranza che lui potesse perdonarla e che tra loro potesse nascere di nuovo qualcosa, anche solo una semplice amicizia, non l’aveva neppure sfiorata per un istante. Quindi ritrovarsi lì, in una sera come potevano esisterne infinite altre, con la possibilità di ricominciare appesa nell’aria, l’aveva lasciata disorientata. Avrebbe voluto sollevare la mano e darsi dei piccoli pizzicotti sulle cosce per essere sicura che fosse tutto reale e non un sogno da cui si sarebbe svegliata presto, ancora più triste di prima. Si mosse in maniera quasi irrazionale, stringendosi a lui e catturando le sue labbra in un primo bacio, di cui sentiva di avere il bisogno. Forse per rendersi conto che era davvero lì, che non era andato via, che quello che lei provava all’interno del suo petto era lo specchio di ciò che stava provando anche lui. Voleva stare al suo fianco, immergersi in quella seconda occasione che nessuno dei due sapeva come sarebbe andata a finire. Poteva tornare indietro nel tempo, ma non avvolgere quello stesso filo in avanti, per vedere che cosa le sarebbe accaduto. E se anche avesse potuto farlo sapeva che non avrebbe ceduto alla tentazione di scorgere il loro futuro, perché certe cose era molto meglio viverle senza pregiudizi, senza paure.
    Iniziò a parlare partendo da una domanda. Era convinta che a lui fosse bastato uno sguardo su quelle pennellate per capire la storia che raccontavano, invece lui sembrò sorpreso di scoprire che era di loro che parlavano, di quell’amore che aveva creduto finito e sepolto sotto le pieghe del tempo. Si chiese a chi avesse avvicinato lui la figura maschile, non avendo riconosciuto la propria fisionomia in quelle figure appena accennate. Chi credeva che avesse occupato i suoi pensieri per tutto quel tempo? Continuò a rivolgergli degli interrogativi, in maniera quasi retorica, ma sperando in fondo che lui avesse davvero delle risposte da dare, visto che lei si sentiva terribilmente confusa in balia di tutte quelle emozioni. Non voleva condividere ciò che provava con tutti quegli spettatori, con persone giunte lì soltanto per dare un giudizio estetico su ciò che vedevano. Era a quello che voleva si limitassero, ad osservare la superficie senza cercare di scavare più a fondo. Giudicare lo stile, la pulizia del tratto, l’impressione che dava loro ad un primo sguardo. Aveva fatto quei piccoli quadri perché sentiva la necessità di tirare fuori quei sentimenti, così da poterli comprendere e accettare, per andare avanti. Lo aveva fatto per se stessa, spinta dai consigli di Jes, ma lui e Pedro erano gli unici a cui intendesse dare la possibilità di comprendere. Non era mai stata il genere di persona a cui piaceva parlare di sé. Era una brava ascoltatrice, molto rispettosa dei pensieri e delle idee degli altri, ma quando si trattava di se stessa erano davvero in pochi quelli a cui sceglieva di aprire il suo cuore. Una schiera di sconosciuti quindi non era esattamente la sua idea di confidenza. Davanti alle parole che si erano detti, inoltre, non voleva neppure più pensare a tutte le ore che aveva trascorso nel tentativo di non pensare più a Pedro e di accettare la fine del loro rapporto. Ora voleva soltanto vivere il momento che avevano davanti, senza dover pensare a nulla di diverso.
    Non volendogli tuttavia imporre la sua decisione in quel momento Amy chiede a lui che cosa ne pensasse, se ritenesse quello il momento opportuno per dare quel genere di spiegazioni, anche se forse neppure loro due avevano delle risposte accurate per quel genere di interrogativi. Entrambi avevano creduto che il filo che li univa si fosse ormai spezzato, che non ci fosse modo di riportare i loro binari nella stessa direzione, eppure eccoli lì, di nuovo l’uno al fianco dell’altra, con il cuore che batteva all’unisono, come se non avesse mai smesso di farlo. Espresse i suoi pensieri e le sue paure, senza riuscire a trattenere tutte le lacrime che premevano per uscire, ancora una volta. Lui le asciugò con un gesto leggero e delicato, continuando a guardarla dritta in volto e lei sorrise appena. Aveva sempre apprezzato molto le sue attenzioni, anche le più piccole, quelle che a un occhio meno attento sarebbero risultate quasi impercettibili. Lei invece aveva sempre cercato di non perdere neppure un dettaglio della loro relazione, di Pedro. Era come un misterioso quadro da scoprire, da osservare ogni giorno trovando delle sfumature sempre diverse e sempre nuove. E fu a quel volto che si ancorò, ancora una volta, chiedendo silenziosamente all’uomo di sostenerla in quel viaggio nell’ignoto e di non farla cadere, come lei aveva già fatto in passato. Non voleva farsi fermare dalla paura, ma non riusciva comunque a smettere di provarla, di chiedersi se fosse la cosa giusta quel tentare di ricominciare, di riannodare un filo che si credeva spezzato. La sua mente già correva veloce, alla ricerca di un punto di inizio, un percorso e una fine, ma lui la invitò a rallentare e a pensare a una cosa per volta. Annuì, chiudendo gli occhi per un momento mentre inspirava e poi espirava cercando di raccogliere quanta più aria possibile e di tranquillizzarsi un po’. Stava accadendo tutto così in fretta che lei faceva fatica a orientarsi. -Sì, hai ragione, niente corse prima del tempo. - mormorò, quasi in un sussurro, volendo imporre più a se stessa che a lui quel pensiero. Sorrise davanti al suo tentativo di spezzare la tensione con un commento su se stesso che fece risollevare immediatamente lo sguardo di Amy. Era vero che lui era una persona meravigliosa, lo aveva sempre creduto, anche se lui sembrava credere di non essere al suo livello. Per lei era l’esatto opposto, vedeva in lui qualcosa verso cui aspirare, una figura così forte e fiera pur nel suo essere dolce e amorevole. Sapeva offrire una figura salda nel calore dei suoi abbracci. -Va bene, questa volta niente cose non dette. Lo prometto. - mormorò, guardando l’uomo dritto negli occhi, con la fronte appoggiata a quella di lui e un sorriso leggero sul volto. Sapeva di aver sbagliato a tenerlo lontano da quella parte della sua vita, dal dolore che aveva provato e non voleva commettere lo stesso errore.
    Forse anni prima non era pronta per impegnarsi davvero in qualcosa di così importante, doveva ancora trovare la sua strada prima di poterla condividere con qualcuno. Questa volta invece, con tutti i cambiamenti che erano avvenuti nella sua vita, sentiva di essere in grado di condividere ogni momento con lui, di trattenerlo vicino a sé. Aveva imposto la loro lontananza l’ultima volta, senza neppure chiedergli che cosa ne pensasse, che cosa avrebbe deciso di fare lui. Quella sera invece non volle imporgli una scelta, offrendo due diverse possibilità, entrambe valida e lasciando che fosse lui a guidarla in quel nuovo percorso che avrebbero iniziato insieme. Non voleva tornare dentro, parlare con quelle persone, esporsi, ma immaginava che prima o poi avrebbe dovuto farlo e con Pedro al suo fianco sarebbe stato più semplice affrontare un pubblico. Avere almeno un volto amico in mezzo a tutta quella massa di sconosciuti l’avrebbe fatta sentire un po’ meno sola. Ma non sapeva per quante altre sere Pedro sarebbe stato libero dal suo lavoro e dai suoi impegni e l’idea di dover trascorrere quella sera rubata in compagnia di tutte quelle persone non le piaceva tanto quanto quella di godere di qualche attimo solo per loro, dopo tutti quegli anni. Chissà quante cose avevano da dirsi, quanto era cambiato nelle loro vite. Probabilmente non sarebbe bastata una sola sera per raccontare tutto nei dettagli, ma poteva essere un buon inizio. Lo guardò, cercando di non sembrare troppo impaziente di ricevere una risposta piuttosto che l’altra, ma non riuscì a trattenere l’entusiasmo quando lo sentì preferire anche lui la solitudine ad una stanza troppo affollata. Era d’accordo con lui sul fatto di non volerlo condividere con nessuno, non per quella sera.

    Camminarono giusto per qualche minuto, fianco a fianco, prima di raggiungere un Irish Pub che si trovava in quello stesso quartiere, nelle vicinanze del museo. Si mossero l’uno al fianco dell’altra, sfiorandosi ad ogni passo come se non fossero più in grado di restare separati. Mentre stringeva la sua mano Amèlie pensava a tutto il tempo che avevano perso, alle volte in cui aveva pensato di scrivergli senza mai riuscire a farlo. Che cosa sarebbe accaduto se le loro strade si fossero incrociate in un percorso intermedio a quello in cui si trovavano? Come sarebbe stata la loro vita in quel momento? Accantonò velocemente quell’idea. Ci sarebbero stati interi giorni per chiederselo se avesse voluto, quella sera invece voleva solo restare a guardarlo e osservarlo, come se fosse stata la prima volta. Il locale sembrava un luogo tranquillo ma caloroso al tempo stesso, anche abbastanza frequentato, ma fortunatamente riuscirono a trovare un tavolino un po’ appartato in cui accomodarsi. Non era mai stata in quel posto, forse perché in genere non frequentava molti locali da sola. Preferiva trascorrere del tempo all’aria aperta, ad osservare la natura, il paesaggio e abbozzare qualche schizzo di ciò che vedeva. Con i ritratti non era mai stata molto brava invece, sebbene continuasse a provarci quando qualche soggetto la colpiva particolarmente. Prese tra le mani il cocktail che aveva ordinato e che era appena stato depositato sul tavolo da un cameriere e sorrise appena, leggermente imbarazzata, davanti alla domanda di Pedro. -In realtà non c’è molto da dire. Non sono stati anni particolarmente intensi. - iniziò, con tranquillità, risollevando lo sguardo su di lui mentre rifletteva su come raccontargli che cosa aveva fatto in quegli anni. -Ho lasciato l’Accademia, non l’ho terminata e sono tornata stabilmente a Besaid. - disse, iniziando da un argomento che doveva essere un po’ più familiare per lui, dato che si erano frequentati nel primo periodo in cui lei viaggiava da Oslo a Besaid per frequentare le lezioni, prima che Dag si ammalasse. -Lavoro all’Aamot Lodge da qualche anno ormai. Mi trovo bene. E ho preso un piccolo appartamento in affitto poco lontano, non vivo più con i miei da quando mia sorella si è trasferita in Francia. Non riuscivo più ad affrontare quella casa da sola. - terminò, con un sorriso mesto sul volto, accennando brevemente a quelli che erano stati i cambiamenti più grandi da quando avevano smesso di frequentarsi. -Oh e.. ho preso due cagnolini. - aggiunse, ritrovando il sorriso mentre acciuffava il telefono dalla sua borsetta per mostrargli un’immagine di Zoe e Bach che dormivano pacifici ai piedi del divano. Quei due batuffoli di pelo l’avevano aiutata molto in quei tre anni, non facendola mai sentire davvero sola. Era stata una delle decisioni migliori che avesse preso. Mandò giù un primo sorso della sua bevanda, richiesta poco alcolica di proposito visto che non reggeva molto bene quel genere di cose. Era stata tentata dall’ordinare una cioccolata calda e alcuni dolcetti, ma immaginava che non fosse qualcosa che si poteva trovare facilmente in un Irish Pub.
    -Dag è.. semplicemente andato via. E’ peggiorato a vista d’occhio, senza che noi potessimo fare nulla per aiutarlo o impedire che accadesse. Non hai idea di quante volte io abbia tentato ma.. non c’era davvero nulla da fare. - ammise, con un sospiro mesto, mandando giù un altro sorso, nella speranza forse di trovare la forza di proseguire e aggiungere qualcosa. -Continua a mancarmi, nonostante siano passati anni e io mi sia rivolta a una psicologa perché mi aiutasse a elaborare il lutto. - ammise, senza vergogna. La Dottoressa Nilsen era stata molto gentile e paziente con lei e le aveva dato ottimi consigli, anche se il grosso sapeva di doverlo fare lei. -Ho preso l’abitudine di fare dei disegni di lui quando il pensiero è troppo forte, mi aiuta a lasciare andare parte delle mie emozioni. - spiegò, rivelandogli quel piccolo trucco che era riuscita a trovare per convivere con ciò che la faceva stare male. Imprimere su carta o su tela i suoi pensieri era utile per lasciarli uscire. Strinse appena la mano di lui nel mormorare quelle parole, con il tono della voce che si era ridotta quasi a un sussurro, che lui comunque avrebbe potuto udire da quella distanza ravvicinata. Un altro sorso dal bicchiere e poi fu Pedro a focalizzare l’attenzione su se stesso, prima ancora che lei potesse porre qualche domanda. Il tono della sua voce si fece molto più serio mentre si avvicinava a lei, come se ci fosse la necessità che nessuno udisse ciò che stava per dirle, quella rivelazione che aveva atteso così a lungo di farle. Mantenne lo sguardo ancorato al suo mentre continuava ad ascoltarlo. In effetti sì, aveva sempre immaginato che ci fosse qualcosa di nascosto nel suo lavoro e di incredibilmente pericoloso. Non si sarebbe spiegato altrimenti perché qualcuno gli avesse sparato e lui si fosse rifiutato di andare in ospedale. Eppure sentirglielo dire era comunque diverso, come una secchiata d’acqua gelida in pieno volto. Corrucciò appena la fronte, aggrottando le sopracciglia, sentendogli dire che non le avrebbe mai raccontato i dettagli o i particolari di quello che faceva, per proteggerla, ma voleva comunque che lei capisse e accettasse di stare con lui con cognizione di causa. -So che c’è qualcosa che non mi dici, l’ho sempre saputo, sin dal primo momento. - ammise, quindi, allungando la mano per stringere quella di lui mentre parlava. Lo disse a voce bassa, per evitare di attirare l’attenzione. -Non mi piace l’idea che tu possa allontanarmi e sparire senza darmi una spiegazione. - aggiunse, volendo essere il più sincera possibile con lui in quel momento, visto che aveva deciso di affrontare quella faccenda prima che fosse troppo tardi. -Ma mi fido di te e.. lo farò, se è questo che vuoi. Solo se mi prometti che se mai sentissi di essere in pericolo di vita, davvero in pericolo, me lo dirai. - disse ancora, facendosi più vicina e stringendo più forte la presa sulle sue mani. -Non sarei in grado di perdere di nuovo qualcuno senza neppure poter provare a fare qualcosa. Quindi promettimelo. Ti prego. - chiese, con i suoi grandi occhi scuri che si facevano più lucidi, mentre alcune lacrime minacciavano di sfuggire al suo controllo. Voleva sapere che le avrebbe permesso di provare a cambiare le cose, se ci fosse stata la necessità. -Io sono pronta a fidarmi di te, ma tu devi farlo con me. - terminò, con un leggero sospiro, sperando che lui capisse che cosa volesse dire e accettasse. Non era la tipica persona che avrebbe raggiunto un luogo pericoloso e si sarebbe messa nel centro esatto dei problemi, ma sarebbe stata pronta a tornare indietro per avvertirlo, se fosse stato necessario.
    -Io non voglio che tu sparisca dalla mia vita, non lo vorrei mai. - disse quindi, addolcendo il tono della voce, nel proseguire con quelle semplici parole e sfoderando un nuovo sorriso, cercando di cancellare la tensione che si era creata tra di loro fino a qualche momento prima. -Perché, ti amo anche io Pedro e voglio credere che farai tutto il possibile per non andare via. Non questa volta. - aggiunse, sollevando poi la mano libera e asciugando una lacrima solitaria che era sfuggita ai suoi occhi, per poi mandare giù un altro sorso del cocktail e fingere di non aver detto nulla. - E ora tocca a te raccontarmi quello che ti è successo in questi anni, tutto quello che puoi e vuoi. Perché neppure io voglio perdermi un solo dettaglio. - continuò, allungandosi appena per lasciare un tenero bacio sulle sue labbra e poi sorridergli. Forse aveva ragione lui, forse sarebbe stato difficile o complicato, ma lei non voleva arrendersi, non prima di averci almeno provato.
     
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    ◊◊◊


    Il passato tornava a galla con vigore e sempre quando lui meno se l'aspettava. Aveva passato giorni interi, notti altrettanto lunghe immaginando a come potesse essere la vita di Amy senza di lui, quali sogni o incubi ne cullassero o tormentassero il sonno. Un tempo gli era stato concesso saperlo, poi non ne aveva avuto più alcun diritto né privilegio. Lievemente si erano sempre sfiorati quei due, che anche solo a guardarsi sprigionavano una nuova forma di dolcezza, qualcosa di così candido e intimo che neanche dirselo avrebbero potuto spiegarlo a voce, e difatti mai troppo spesso lo avevano fatto. C'erano stati un po' di silenzi mai troppo pesanti o invadenti, c'erano state risa e voci leggere, attimi di pura complicità che non avrebbero mai avuto indietro, almeno così Pedro aveva creduto fino a quell'istante: uno sguardo, un sorriso da parte di Amy e lui tornava a d affogare dentro di lei come sempre gli era piaciuto fare, a costruire mondi all'interno dei quali vi era il suo profumo vanigliato, il suono leggerissimo della sua voce, un tocco più intimidito e al contempo curioso, ne avvertiva ancora la pressione dei polpastrelli delle dita di lei sul dorso della mano, era stato quasi come farsi cullare in un limbo protetto da tutto il resto, là dove il mondo non aveva alcun permesso d'entrare e farsi spazio. C'erano stati loro, un tempo, ed ecco che di nuovo sembravano cercarsi anche solo stando seduti vicini su un muretto, due adulti che sembra vogliano ripercorrere i momenti di un'adolescenza che poi tanto adolescenza non era stata. Ne erano accadute, di cose, da allora; cose di cui nessuno dei due forse aveva mai voluto apertamente parlare per non ferire l'altro e viceversa, cose a cui mai sarebbe stato semplice dare una vera e proprio forma, qualcosa di ben definito da delineare. Come lo si spiega, al mondo, quanto peso possa avere una perdita? Comprendeva Amy, comprendeva ogni sua cicatrice invisibile, lo sguardo che un tempo da acceso e luminoso era divenuto quasi assente. Lo aveva compreso e, restatosene impalato ad attendere che tornasse a prendere vita, era sfuggito di mano tutto il resto, lei compresa, e di quei due alla fine era rimasta solo assenza.
    -Quella sera c’era la tua vita in gioco, non uno sciocco concorso. - le parole di Amy lo fecero ridacchiare un po', una di quelle risate leggere e un po' voce che vengon fuori dal petto in maniera del tutto spontanea. Quando sollevò lo sguardo su di lei per incrociare gli occhi da cerbiatta, Pedro si prese qualche secondo ancora per fissarla, forse anche un po' inconsciamente, registrando di lei ancora ogni altro particolare, quelli che ricordava ancora bene e quelli che invece pensava di aver dimenticato, come la linea dolce della mandibola e il colore della pelle così chiara, più chiara della sua, più chiara di ciò che da sempre aveva sotto agli occhi da quando si svegliava ogni mattina. Erano così diversi in tutto, strano addirittura poter credere che vivessero nello stesso mondo, che calpestassero la stessa terra, era davvero la sua Amy la donna che lo guardava a quel modo? Di lei tutto gli era mancato. ...La vita di uno sciocco. scherzò allora lui, inspirando piano per riempire con lentezza i polmoni e poi sfogarsi nuovamente d'aria. Ciò che Amy aveva fatto per salvarlo, il modo in cui aveva completamente consegnato sé stessa al fato anche solo per riportare indietro uno sconosciuto, forse era quel gesto che l'aveva catturato e non aveva nulla a che fare con attrazione fisica, mentale. C'era qualcosa, nel petto di Amy, un organo vitale che oltre a pompare sangue non faceva altro che generare vita, sentimenti, emozioni, tutte cose che sin da bambino aveva avuto modo di poter sentire attraverso la pelle di sua madre, ne ricordava ancora il tocco leggero ma la presa ferrea della mano. Era fatto di emozioni anche Pedro, tantissime e sempre in subbuglio, un temperamento d'altri luoghi, un caos di respiri e voce che certo in Amy non straripavano rischiando di venir fuori incontrollati, ma dentro glielo vedeva, Pedro: Amy esplodeva di cose bellissime.
    E ritrovarsi lì, avere l'occasione finalmente di dirsi tutto, quello era il modo migliore per ricominciare, forse. Se lo disse mentalmente, poi se lo confermarono insieme nello stesso punto in cui, ora, riprendevano a costruire insieme un percorso per entrambi, camminarsi accanto sarebbe stato bello. -Sì, hai ragione, niente corse prima del tempo.- si ritrovò quindi a concordare anche Amy e a Pedro non sfuggì quel luccichio negli occhi, forse lo stesso che aveva lui, nel ritrovarsi nuovamente insieme e complici nel delineare nuove traiettorie. -Va bene, questa volta niente cose non dette. Lo prometto.- udì le parole di Amy e ne fu sollevato, era quello l'ennesimo punto di partenza o forse d'arrivo. Essere sinceri, chiedere aiuto quando se ne avrebbe avuto bisogno, questa era la volta decisiva e Pedro aveva dentro un uragano di sensazioni che non avrebbe potuto controllare. Si sentiva pieno, impaziente di condividere con lei nuovamente parte della propria vita, almeno quella che non l'avrebbe messa in pericolo. Perché sebbene fosse tremendamente entusiasta di riaverla con sé, gli fu altrettanto difficile immaginare che proprio tutti quei tasselli si sarebbero incastrati alla perfezione. Dopotutto non svolgeva un lavoro propriamente normale, anzi, avrebbe tenuto separati quegli scompartimenti della propria vita anche a costo di sentirsi diviso a metà per proteggere lei da ciò che non avrebbe mai dovuto vedere.

    Al caldo fra le mura dell'Irish Pub e con la mano di Amy nella propria, Pedro le domandò cosa si fosse perso, accennando anche alla perdita del fratello, argomento che sapeva bene esser stato tabù solo qualche anno prima, motivo anche per il quale, dopotutto, erano giunti a separarsi quasi definitivamente. Aveva voluto lasciarle il suo spazio, credendo che in quel modo, prima o poi, le cose si sarebbero sistemate da sole. Ci era voluto qualche anno, ma forse alla fine tutto era andato nel verso giusto o, per lo meno, così come avrebbe dovuto. -In realtà non c’è molto da dire. Non sono stati anni particolarmente intensi. Ho lasciato l’Accademia, non l’ho terminata e sono tornata stabilmente a Besaid.- iniziò a spiegargli Amy e Pedro non potè far altro che ritrovare a stringere le labbra in una curva tendente verso il basso nell'udire quelle parole, soprattutto perché ricordava perfettamente quanto l'avesse entusiasmata poter partecipare a quei corsi, ma nel profondo capiva la sua posizione, il passato di Amy in quel periodo era ancora nero e questo Pedro poteva percepirlo con estrema chiarezza. Lo rincuorò però il pensiero della mostra di quella sera, ritenendo magnifico che, nonostante tutte le avversità che aveva dovuto affrontare da sola, Amy era riuscita a fare dell'arte il proprio mondo ed avere l'opportunità di mostrarlo all'universo intero. -Lavoro all’Aamot Lodge da qualche anno ormai. Mi trovo bene. E ho preso un piccolo appartamento in affitto poco lontano, non vivo più con i miei da quando mia sorella si è trasferita in Francia. Non riuscivo più ad affrontare quella casa da sola.- continuò lei e Pedro accolto con attenzione ogni sua parola, immaginandosela in una casa più piccolina fatta su misura per lei, sprazzi di pittura su tavole sparse forse un po' ovunque, la luce calda del sole che illumina il pavimento attraverso delle finestre, magari proprio lì dove lei si siede per lasciarsi catturare dall'ispirazione e creare qualcosa di nuovo. Le dita finissime e sporche di colori, un arcobaleno di sfumatura accese e opache, Amy. -Oh e.. ho preso due cagnolini. - aggiunse infine, al ché Pedro drizzò la schiena e sorrise, divertito. Osservò i movimenti di lei mentre tirava fuori il telefono dalla borsa per mostrargli qualche foto, così si ritrovò a sporgersi curioso verso di lei per posare lo sguardo sul display. Due batuffoli che, come previsto, si addicevano perfettamente alla padrona. Alma sarà felice di avere compagnia, ogni tanto. scherzò allora, lasciando che un sorriso spontaneo gli stirasse le labbra innalzandone gli angoli per appuntirsi nelle guance ricoperte da un sottile velo di barba. Afferrò poi nuovamente il boccale di birra per berne un sorso, così prestò attenzione a ciò che Amy riprese a raccontargli. -Dag è.. semplicemente andato via. E’ peggiorato a vista d’occhio, senza che noi potessimo fare nulla per aiutarlo o impedire che accadesse. Non hai idea di quante volte io abbia tentato ma.. non c’era davvero nulla da fare.- la voce di Amy s'incrinò appena, forse se ne sarebbe accorto anche un sordo, forse no, ma Pedro ne colse la vena triste non appena la donna si ritrovò a pronunciare il nome del fratello, impossibile non comprendere quanto amore vi si celasse dietro un semplice nome, dietro il ricordo di qualcuno che un tempo si era amato senza limiti, senza freni. Poteva perfettamente immaginare quanto si fosse impegnata per riportarlo indietro o anche solo per evitare che tutto accadesse, per godersi quell'attimo in più che la vita invece le aveva sottratto. Un pezzo d'anima, un pezzo di cuore, un pezzo di vita, la famiglia, Pedro lo sapeva bene, veniva prima di tutto. Non avresti potuto fare nulla, Amy... mi dispiace. sussurrò lui, abbassando appena lo sguardo sul nodo delle dita che da lui a lei si stringevano piano, con affetto. Strofinò il polpastrello ruvido del pollice sul dorso della mano di lei, carezzandone la cute con dolcezza mentre tornava a sollevare lo sguardo sul suo viso chiaro e sostava per un attimo con le iridi nocciola nelle sue color miele. Se solo avesse potuto, le avrebbe sottratto ogni dolore, ogni eco, l'avrebbe pulita delle cicatrici e le avrebbe regalato qualsiasi sensazione felice che lui dentro ancora custodiva con gelosia da tutta la vita, come se una parte di lui fosse rimasta legata alla spensieratezza che da bambino l'aveva spinto a correre e giocare fra le strade vicino casa, ora lontana infiniti chilometri, rendendosi conto di quanto la vita fosse dura troppo presto, una pistola stretta fra delle dita tremanti di un tredicenne che sa già qual è il proprio destino e l'accetta pur di sopravvivere. -Continua a mancarmi, nonostante siano passati anni e io mi sia rivolta a una psicologa perché mi aiutasse a elaborare il lutto. Ho preso l’abitudine di fare dei disegni di lui quando il pensiero è troppo forte, mi aiuta a lasciare andare parte delle mie emozioni.- ammise ancora Amy, allora, stringendogli la mano per qualche secondo di più. La sollevò piano per lasciarvi un bacio sulle dita, lui, prima di tornare a posare il nodo delle loro dita sulla superficie liscia del tavolo. E' una buona cosa. commentò quindi, annuendo piano anche con il viso, nonostante si sentisse forse un po' stupido. Pedro non era mai stato molto ferrato, anzi, si sentiva spesso in difetto in presenza di altre persone, soprattutto per via della propria scarsa istruzione. La scuola non era di certo stata il suo forte e ben presto aveva iniziato a non presentarsi in classe neanche durante gli ultimi anni del liceo, per cui, quando qualcuno parlava di psicologia, salute mentale e quant'altro, Pedro provava una sorta di profondo rispetto che, dalla sua prospettiva forse un po' ignorante, era più che altro completa devozione. Che Amy ammettesse a quel modo davanti a lui di aver deciso di farsi aiutare, non faceva altro che incendiare maggiormente quel sentimento che Pedro dentro di sé sentiva crescere per lei. Ti mancherà sempre, dopotutto era una parte fondamentale della tua vita. Credo che sia un bel modo, questo, per ricordarlo. disse riferendosi ai disegni in cui Amy ancora lo ritraeva. Fu quella sensazione a riportarlo quasi immediatamente con i piedi per terra, a ricordargli che Amy non era invincibile e che neanche lui lo fosse; per quel motivo decise di chiarire la situazione, di spiegarle cosa ci fosse a grandi linee nella sua vita e a cosa lei andasse incontro volendogli stare accanto. C'erano parole che non avrebbe potuto pronunciare, situazioni di cui non avrebbe potuto parlare, anche solo per proteggerla non fisicamente, ma emotivamente da quello che accadeva intorno a Pedro quasi ogni giorno. Forse era da egoisti desiderare che lei gli restasse accanto in ogni modo, ma nella mente forse un po' cieca e ignara dell'uomo, quel lavoro era quasi come partecipare a pranzi della domenica in famiglia, l'idea che effettivamente qualcuno potesse anche solo torcere un capello ad Amy era quasi una lontanissima ipotesi. -So che c’è qualcosa che non mi dici, l’ho sempre saputo, sin dal primo momento. Non mi piace l’idea che tu possa allontanarmi e sparire senza darmi una spiegazione.- lo disse a voce bassa Amy, il viso e le labbra a pochi centimetri da quelli di Pedro che, con una mano stratte al boccale, lo lasciava andare per lasciarla strisciare sotto il palmo di Amy così da intrappolarlo fra i propri, decisamente più grandi di quello chiaro di lei, sentì le dita fine e calde scivolargli contro la cute. Scosse il capo mentre agganciava il proprio sguardo a quello appena più preoccupato di lei, così da rassicurarla. Non sparirò, mai. Te lo prometto. sussurrò, annuendo piano con la nuca. -Ma mi fido di te e.. lo farò, se è questo che vuoi. Solo se mi prometti che se mai sentissi di essere in pericolo di vita, davvero in pericolo, me lo dirai. Non sarei in grado di perdere di nuovo qualcuno senza neppure poter provare a fare qualcosa. Quindi promettimelo. Ti prego. Io sono pronta a fidarmi di te, ma tu devi farlo con me.- lo implorò quasi Amy, non lasciando andare lo sguardo di Pedro neanche per un secondo, neanche quando si lasciò andare d un lieve sospiro. Le sorrise a labbra strette, lui, andando poi a slacciare una delle due mani da quella di lei per posarla con affetto sulla guancia calda, là dove fece scivolare una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio. Non arriveremo mai a questo punto. disse, non riuscendo davvero ad immaginare una possibile situazione in cui avrebbe avuto il coraggio di chiederle aiuto e metterla così in pericolo. Non avrebbe mai rischiato di perdere davvero l'unica cosa che così tanto valore aveva avuto per lui sin dal primo istante, sin dal primo sguardo in fin di vita. Tutto avrebbe rischiato, ma Amy no, mai nella vita. -Io non voglio che tu sparisca dalla mia vita, non lo vorrei mai. Perché, ti amo anche io Pedro e voglio credere che farai tutto il possibile per non andare via. Non questa volta.- udì ancora le parole di Amy e non potè far altro che sostenere il suo sguardo color miele perdendosi in esso e chiedendosi come avessero fatto a starsi lontani così a lungo se era così terribilmente evidente quanto ancora tenessero l'una all'altro. Te lo prometto Amy. disse solamente, avvicinandosi piano verso di lei per lasciare un altro bacio sulle sue labbra morbide, un silenzioso accenno, un inizio nuovo, qualcosa di puro come forse mai lo era stato. Quando si allontanò di nuovo da lei, Pedro sorrideva, contento. Posò i gomiti sulla superficie del tavolo e, guardandola ancora con affetto, provò a ricordare sprazzi della propria vita nel "dopo" di Amy e, sebbene le giornate fossero passate tranquille o piene, mai niente poteva equivalere gli attimi trascorsi al suo fianco. Nella mia vita non sono cambiate molte cose. Ho sempre lo stesso appartamento, sempre lo stesso cane, sempre lo stesso taglio di capelli. scherzò, drizzando poi appena la schiena e indicandosi la nuca sorridendo. Aveva lavorato, tantissimo, aveva rischiato la vita altre volte, ma questo se volle tenerselo per sè. Pensò a cosa avrebbe potuto dirle di interessante, lui a differenza di lei viveva in un cerchio che come ciclo si ripeteva sempre allo stesso modo. Ho un nuovo partner. buttò lì, scrollando appena le spalle prima di afferrare il boccale della birra per bere un sorso. Quando posò il bicchiere di nuovo sul tavolo, Pedro inspirò appena tornando a guardare Amy. Se sgarra mi mette in una brutta posizione. commentò allora, per un qualche istante soprappensiero. Oskar gli aveva esplicitamente chiesto di stargli intorno, controllarlo, e Pedro lo aveva fatto fino a restargli appiccicato senza neanche rendersene conto, così a lungo da arrivare inconsciamente a considerarlo già parte di quella famiglia. A volte, però, lo sentiva, era ancora l'unico a farlo. Se mai Eden si fosse rivelato per quello che non era, Pedro ne sarebbe rimasto distrutto, dentro lo sapeva benissimo, lui che ai legami di sangue non dava poi troppo peso. La famiglia se l'era scelta anche senza quelli, chi osava toccargliela era un uomo morto. ... ma non lo farà. commentò subito dopo, sorridendo mentre tirava fuori il portafogli dal pantalone per estrarne due banconote e lasciarle sul tavolo, alla propria sinistra. Ti va di vedere il mio vecchio appartamento con dentro il mio solito cane e dormire, magari, con il tipo che ha da sempre lo stesso taglio di capelli? chiese allora con tono di voce divertito e gentile. Sperò non fosse una proposta troppo frettolosa, non aveva alcuna intenzione di spingere Amy a compiere passi che ancora non credeva di poter fare. Sei libera di rifiutare, ovviamente, non voglio che ti senta messa alle strette. ci tenne subito a spiegarle, genuinamente intenzionato a non ferirla o provare reazioni in lei che non l'avrebbero fatta sentire a proprio agio. Sapeva bene che dopo anni senza neanche essersi mai più rivisti, tutto quello poteva sembrarle veloce, ma Pedro era sinceramente e bonariamente intenzionato a trascorrere del tempo assieme a lei, anche nel bel mezzo del silenzio e con il solo suono del suo respiro insieme al proprio. Dopo averla ritrovava, l'idea di lasciarla andare subito era quasi come una tortura.
     
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    Non era stato semplice rincontrarlo dopo tutti quegli anni. Aveva creduto che i sentimenti che aveva provato per lui si fossero spenti, sepolti dal tempo che aveva continuato il suo infinito incedere. Aveva pensato di aver dimenticato ogni emozione, lasciandola da parte e facendo il posto a qualcosa di nuovo. Invece le era bastato un istante perché ogni cosa riemergesse con prepotenza, come se non fossero passate che poche ore dall’ultima volta in cui i loro sguardi si erano incrociati e lei aveva sentito il suono della sua voce. Soltanto quando se lo era ritrovato davanti, in maniera del tutto inaspettata, le era stato chiaro quanto le fosse mancato, quanto, in fin dei conti, esteriormente fossero entrambi cambiati, ma nel profondo fossero comunque sempre loro. Anche in quel momento, seduti fuori dalla piccola galleria dove si svolgeva la mostra delle opere del concorso a cui aveva partecipato, le sembrava di essere tornata indietro ai tempi in cui, poco più che ventenne, trascorreva le serate ad osservare le stelle, sdraiata su un prato, con la mano di Pedro stretta nella sua. Non avevano mai avuto bisogno di grandi gesti, di appuntamenti galanti, di dimostrare qualcosa a qualcuno. Si erano sempre bastati da soli, apprezzando ogni piccolo gesto, ogni momento insieme, come se ognuno di quelli potesse essere l’ultimo. Era stata una relazione strana la loro, iniziata quasi per caso e finita nel nulla, senza che uno dei due parlasse. Si sentiva in colpa per quel lungo silenzio, per tutte le spiegazioni che non gli aveva dato, per tutto quel tempo che aveva sprecato, domandandosi se non fosse ormai troppo tardi per parlare.
    Quando lui le aveva chiesto del tempo quindi si era chiusa di nuovo nel suo silenzio, esattamente come era accaduto la prima volta e aveva creduto che quella sarebbe stata l’ultima. Aveva trascorso intere giornate ad osservare i fogli dei suoi bozzetti senza sapere che cosa disegnare. Nella sua mente c’era soltanto il volto di Pedro, il sorriso mesto che le aveva rivolto prima di richiamare Alma e tornare sulla sua strada. Così aveva iniziato a disegnare, lasciando che fossero quei sentimenti a guidarla, anche soltanto per lasciarli andare, una volta per tutte. Invece, ancora una volta, le cose erano andate in maniera completamente diversa rispetto a quanto aveva immaginato e si ritrovavano ancora lì, l’uno accanto all’altra, intenzionati a riprovarsi, con i giusti tempi. Potevano avere un’altra occasione e lei non se la sarebbe lasciata sfuggire. La vita non regalava spesso seconde occasioni e lei lo sapeva bene, perché alcune volte aveva cercato di prendersele con la forza, lottando con il tempo per arrivare prima di lui.
    Spinta dalla voglia di recuperare un po’ di quei momenti che avevano perso si lasciò alle spalle la piccola galleria e la mostra al suo interno. Non le era mai piaciuto sentirsi al centro dell’attenzione e per quella sera Pedro era l’unico con cui lei volesse stare. Si mossero fianco a fianco, mano nella mano, per raggiungere un piccolo pub poco distante. Le loro mani non si separarono neppure per un istante, neanche dopo aver preso posto ad uno dei tavolini, uno piuttosto appartato, dove si sarebbero potuti illudere di essere completamente soli, anche in mezzo a tutto quel baccano. Iniziò a parlare, raccontando a grandi linee quello che le era accaduto, i cambiamenti più significativi che c’erano stati in quegli anni. Non poteva dire che la sua vita fosse avvincente o movimentata, ma sapeva che alcune scelte che aveva fatto l’avevano portata dove era in quel momento, ad un lavoro che le piaceva e che le aveva permesso di conoscere tante persone. L’arte era rimasta un semplice passatempo, qualcosa che la aiutava a liberare la mente, a ritrovare un certo equilibrio. Non aveva mai creduto di poter vivere di quello. Sentiva di stare meglio. Le ferite non si erano rimarginate del tutto, forse non lo avrebbero mai fatto, ma lei riusciva a stare a galla ed essere felice. Si accontentava delle piccole cose, dei semplici dettagli, di quelle piccole azioni che rendevano un giorno speciale. Ed era convinta che, con Pedro di nuovo al suo fianco, tutto sarebbe andato per il verso giusto. Perché le era bastato così poco per scuotere di nuovo la sua vita, non poteva neppure immaginare quanto e come sarebbe cambiata, ancora, grazie al suo supporto.
    Sorrise, immaginando anche lei i piccoli Bach e Zoe giocare con Alma, correndo per la casa o magari persino per il parco. -Sì, credo che non la lascerebbero più in pace. - mormorò, lasciandosi andare ad una leggera risata. Erano piccoli come statura, ma piuttosto movimentati, certe volte faceva fatica a ottenere un po’ di silenzio. Era difficile concentrarsi a casa sua quando i due decidevano di voler giocare, per questo spesso si recava da Jesper o in giro per la città, alla ricerca della giusta quiete per iniziare a disegnare. Dopo il primo bozzetto invece, quando l’idea aveva ormai preso forma sul foglio, tutto diveniva molto più semplice. Era un po’ una metafora della sua vita: faceva fatica ad iniziare, a trovare il coraggio di buttarsi e cominciare qualcosa di nuovo, poi dopo era sempre tutto quanto in discesa. Mandò giù un leggero sorso del suo drink prima di continuare, passando ad argomenti un po’ più complessi, di cui ancora non riusciva a parlare in maniera del tutto naturale. Annuì appena quando Pedro iniziò a parlare, rispondendo alle piccole cose che era riuscita a dire. -Lo so. - iniziò, con un sorriso mesto ad arricciare appena le sue labbra, mentre si soffermava a osservare il volto di Pedro. -Ora me ne rendo conto, ma è stato difficile accettarlo. - ammise, stringendo un po’ di più la mano dell’uomo nella sua, come se avesse bisogno di sostegno nell’affermare una cosa come quella. Sapere di poter giocare con il tempo ma di non poterne modificare sempre il corso non era una cosa semplice da concepire. C’erano delle occasioni in cui chiunque si illudeva di essere padrone del proprio destino, di poter fare qualunque cosa, se soltanto ci si credeva abbastanza. Era stato devastante per lei dover accettare di non avere tutto quel potere, che certe cose accadevano e basta, che non esisteva un rimedio a tutto, che avere una particolarità legata al tempo non ti permetteva comunque di plasmarlo a tuo piacimento. Aveva avuto bisogno di aiuto e ancora continuava ad avere degli appuntamenti con la sua psicologa, anche se meno frequenti. Capiva come controllare ciò che provava, Astrid l’aveva aiutata a trovare dei modi semplici per controllare il tutto, per liberarsi da ciò che la faceva stare male, ma in occasione di certi anniversari non era comunque semplice farcela da sola e aveva bisogno di sapere che lei c’era, anche soltanto per quell’unica seduta all’anno.
    Quando fu il turno di lui di parlare, di cercare di essere onesto e renderla partecipe di quella parte della sua vita di cui non aveva mai saputo nulla, Amy si ritrovò a trattenere il respiro per qualche istante. Temeva che quel qualcosa a cui stavano dando vita, con delicatezza e circospezione, si sarebbe spezzato di nuovo, prima ancora di nascere davvero. Aveva paura Amèlie di dover di nuovo vivere in un mondo senza di lui. Erano due esistenze molto diverse quelle che vivevano ogni giorno, lo aveva capito sin dal primo istante in cui si erano incontrati, quando lui aveva scoperto quella ferita da arma da fuoco affinchè lei provasse ad aiutarlo. Non era una cosa comune per quelli che vivevano come faceva lei, ritrovarsi con qualcosa di simile sulla pelle invece, ne era certa, nella vita di Pedro quello non doveva essere stato l’unico episodio. C’erano paure che sarebbero sempre rimaste lì, terribilmente vicine alla superficie e lei non era sicura di poterle sopportare troppo a lungo. Non voleva che lui andasse via, che la lasciasse sola e sentirgli quindi promettere che non lo avrebbe fatto, che non sarebbe mai sparito, ma rincuorò appena. Non sapeva se quella fosse la verità, a differenza dell’uomo lei non poteva leggere nella mente e sapere che cosa gli altri pensassero. Avrebbe potuto lasciare che i dubbi la invadessero, continuare a chiedere per sapere di più. Invece si fece bastare quelle parole, imprimendole con forza nella memoria perché non andassero via. Voleva credergli, con tutta se stessa. Fidarsi di nuovo di qualcuno, dopo quanto era accaduto, non era semplice, ma era importante che entrambi si impegnassero al meglio delle loro possibilità perché la loro storia potesse funzionare davvero. Mosse appena il volto contro la sua mano, quando la sollevò per accarezzarle la guancia. Era evidente che la sua non fosse la risposta che Amy aveva sperato e che dietro le sue parole non ci fosse la promessa che gli aveva chiesto, ma sperava almeno che le sue parole gli sarebbero tornate alla mente, se mai fosse stato davvero necessario. Anche lei preferiva credere che non fosse possibile, che nulla lo avrebbe davvero messo in pericolo, ma visti i loro trascorsi non poteva lasciar andare quel pensiero in maniera completa. Qualcun altro lo aveva ferito negli anni che avevano trascorso l’uno lontano dall’altra?
    Si sporse appena, quando l’uomo fece lo stesso, per rendere più semplice l’arrivo di quel bacio. Non si sentiva ancora del tutto tranquilla, c’erano emozioni contrastanti che si facevano largo dentro il suo petto, ma di una cosa era sicura: non aveva intenzione di arrendersi così in fretta. Si lasciò quindi trasportare dal sorriso sereno di lui, mettendo da parte un po’ di quell’agitazione per ascoltare qualche aggiornamento sulla vita di Pedro. Era trascorso così tanto tempo che non poteva sapere quanti dei suoi ricordi fossero ancora reali, che cosa fosse rimasto di quei frammenti di quotidianità che avevano condiviso. Fu quindi sollevata di sentirgli dire che molte cose erano rimaste le stesse: viveva sempre nello stesso appartamento, Alma era sempre con lui e neppure il taglio di capelli era cambiato. Rise a quell’ultimo dettaglio, che di certo non si era aspettata di sentire. Era incredibile come Pedro riuscisse a passare dal dire cose serissime ad altre buffe nel giro di pochi istanti, senza mai darlo a vedere prima. Tornò però di nuovo attenta quando lui nominò un partner, una sorta di nuovo collega. Non aveva mai conosciuto nessuna delle persone che lavorava insieme a lui e sapere quindi che c’era qualcuno che gli guardava le spalle, era una buona notizia. -Se sgarra? - domandò, non riuscendo a comprendere bene di che cosa potesse parlare. -Ti mette nei guai sul lavoro? Arriva in ritardo? - chiese, mentre la sua mente iniziava a pensare alle cose che avrebbero potuto far finire lei nei guai all’Ostello: qualcuno che arrivava in ritardo, che si recava a lavoro ubriaco o magari fatto, qualcuno che urlava contro i clienti e rischiava di farli andare via. Chissà quali erano invece gli sgarri per lui. Magari aveva dei precedenti penali, era una testa calda e Pedro doveva assicurarsi che non desse di matto. Improvvisamente l’idea che lui lavorasse fianco a fianco con qualcuno non le sembrava più così bella. -Come si chiama? - chiese quindi, cercando così di alleggerire un po’ l’atmosfera e spostare la conversazione su argomenti su serena. -La collega con cui lavoro più tempo di solito si chiama Coco, cioè Calypso. - disse, correggendosi in fretta. Era un nome molto particolare, le era piaciuto sin dal primo momento, così come le era piaciuta la ragazza con quella bella testa riccia che le metteva sempre il buon umore. Sperava che anche tra Pedro e quel tizio le cose andassero bene, che ci fosse una certa sintonia quanto meno.
    La questione partner, tuttavia, doveva essere molto più personale di quanto avesse creduto, perché poco dopo Pedro lasciò alcune banconote sul tavolo, invitandola ad andare via insieme a lui. Sorrise tranquilla, divertita, anche in quel caso, dal suo strano modo di porle domande come quelle. -Sì, mi andrebbe. - rispose, senza neppure il bisogno di pensarci troppo a lungo. Non si sentiva costretta, né forzata, era semplicemente la volontà di trascorrere altro tempo insieme a lui a spingerla a rispondere così in fretta. -Ma avrei bisogno di passare qualche minuto nel mio appartamento prima. - aggiunse, con un leggero sorriso, sperando che per lui non fosse un problema. -Non pensavo di trattenermi fuori casa a lungo quindi non lo lasciato la cena a Zoe e Bach. - spiegò, mentre rimetteva il suo cappotto, preparandosi per lasciare il pub e tronare all’esterno. -La mia auto è ancora fuori dalla galleria, o possiamo prendere la tua o.. - si fermò, cercando di calcolare la distanza che avrebbero dovuto percorrere a piedi per raggiungerla. -No, direi che raggiungerla a piedi non sarebbe una buona idea. - terminò quindi, scuotendo appena il capo. Sarebbe stato poi troppo lungo raggiungere anche casa di Pedro, non si trovavano in due quartieri vicini. Attese una sua risposta per poi avviarsi verso l’uscita, ancora mano mano, come sperava sarebbero rimasti a lungo.


    Parcheggiarono poco distanti dall’ingresso del suo palazzo e si avviarono verso l’ingresso. Il portiere la salutò con la mano e un sorriso gentile che lei ricambiò, senza tuttavia domandarle nulla. Sicuramente nei giorni a seguire le avrebbe chiesto chi era il giovanotto che l’aveva riaccompagnata a casa ma quello non era il momento per lasciarsi andare in chiacchiere. Sorrise in direzione di Pedro mentre l’ascensore si chiudeva davanti a loro. -Domani mi farà un sacco di domande. - disse quindi, ridacchiando appena, facendo un cenno del capo in direzione del punto in cui avevano appena salutato l’anziano signore. -Il Signor Jones è un tipo molto chiacchierone al mattino, ma la sera teme sempre di disturbare. - spiegò, dandogli qualche piccola informazione sulla persona che avevano appena visto. Era un uomo tranquillo, con una fantastica memoria. Un leggero suono accompagnò il loro arrivo al piano corretto, il terzo e lei fu la prima ad uscire, facendogli strada verso il suo appartamento. Una volta aperta la porta i due piccoli batuffoli si lanciarono veloci verso di loro, saltellando intorno a Pedro, nel tentativo di studiarlo e di avere tutta la sua attenzione. Si tolse il cappotto, facendolo scivolare velocemente sul divano, per poi cercare di allontanare i due cagnolini dall’uomo. -Mi dispiace, sono sempre così frizzanti. - disse, con un nuovo sorriso, per poi sollevarsi appena sulle punte dei piedi per riuscire a raggiungere il volto di Pedro e lasciare un leggero bacio sulle sue labbra. -Faccio in un momento. - promise, per poi togliere velocemente le scarpe e correre più serenamente sul pavimento, per evitare di disturbare i vicini. Lei teneva molto alla sua quiete, quindi cercava sempre di fare il possibile per non disturbare le altre persone che vivevano nel suo stesso palazzo. Raggiunse la cucina, lasciando l’altro in soggiorno, dove avrebbe potuto notare una nutrita collezione di piante e tanti piccoli disegni lasciati sparsi sul tavolo. Ci sarebbero state tante storie da raccontare su ogni più piccolo soprammobile, sui quadri che c’erano appesi alle pareti, invece si limitò a riempire le due ciotole dell’acqua e quelle del cibo, ancora intenzionata a trascorrere la serata altrove.
     
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