🎄 Wedding Day - Christmas Edition 🎄

Evento di Natale 2020

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    ✨✨✨Wedding Party - Christmas Edition✨✨✨



    Qualcosa è nell'aria: oltre all'odore di biscotti al burro e vino caldo, a Besaid si respira un'atmosfera natalizia particolare, diversa rispetto agli anni precedenti. Infatti, quest'anno le feste natalizie si festeggeranno in maniera del tutto particolare!

    Convincere la Proloco di Besaid è stato difficile, dato che erano ancora un po' esausti dai festeggiamenti di Halloween, ma alla fine la coppia di promessi sposi ce l'ha fatta e, insieme all'aiuto del guardiacaccia della città, Adam Kane, è riuscita ad organizzare il matrimonio nel luogo più fiabesco dell'intera città: ogni anno, infatti, nei boschi di Besaid, entro i confini di una radura quasi incantata, viene costruito un grande gazebo fatto di legno e tendaggi che ospita la più grande festa di natale della città.

    Dunque per le strade iniziano a comparire manifesti un po' insoliti, quasi misteriosi, che inneggiano a celebrare non solo le più belle festività dell'anno, ma anche l'amore. I primi appaiono affissi per la città la sera del 29 Novembre annunciando una gran festa di Natale al quale chiunque è invitato; i secondi la sera del 6 Dicembre, sui quali si trova l'informazione riguardo un matrimonio forse un po' fuori dal comune; i terzi appaiono la sera del 13 Dicembre e annunciano la location: una grande radura nei boschi, oltre la zona Sud di Besaid; i quarti ed ultimi manifesti vengono affissi la sera del 20 Dicembre e invitano -chiunque abbia voglia- a partecipare alla cerimonia delle nozze di Helen Laine e Jørgen Haag, la quale si terrà nel tardo pomeriggio del 23 Dicembre 2020. Oltre ai manifesti, però, la coppia di sposi ha comunque deciso di inviare degli inviti personalizzati alla famiglia e agli amici più stretti, i quali vengono informati della cerimonia anche per vie private. Gli sposi annunciano di non voler alcun regalo, solo donazioni benefiche del tutto facoltative ad associazioni no profit della Norvegia che il giorno delle nozze saranno "fisicamente" presenti e rappresentate da alcuni volontari ufficiali attraverso i quali gli invitati avranno modo di informarsi.

    E quindi, il giorno delle nozze, tutto è pronto. Soli, con amici ed amiche o con i/le partner, arrivate all'entrata del bosco accedendovi tramite la zona Sud. Cosa troverete una volta giunti dinanzi all'imbocco di quella che sembra una stradina di montagna? Bene, ovviamente scendete dall'auto dopo averla parcheggiata lì vicino (speriamo ci sia posto -ouch)!
    Ecco qui tutte le indicazioni utili !! da leggere con attenzione. Le informazioni sono tutte fondamentali per capire come scrivere il vostro post! (Vi posto qui il link di una bacheca Pinterest che abbiamo organizzato per farvi capire a grandi linee di che si tratta e come la radura è stata allestita)

    |Wedding Party|
    🎄 I vostri PG attraversano il bosco percorrendo un viale alberato e innevato ai cui lati ci sono delle lanterne accese che mostreranno la via giusta ai partecipanti.
    🎄 Giunti al centro della radura, i vostri PG verranno guidati all'interno del gazebo attraverso un altro piccolo viale del tutto illuminato. Al termine di questo sarà presente una grande lavagnetta sul quale saranno appuntate alcune regole che i vostri PG dovranno rispettare. (La lista in fondo al topic - Attenzione: i PG stranamente non potranno rifiutarsi di seguire quelle regole!!!) Dentro la struttura, solo il centro del primo tendone sarà illuminato almeno fino alla fine della cerimonia, lasciando quindi all'oscuro tutto ciò che c'è intorno e le successive strutture in legno.
    🎄 Una volta preso posto, si darà inizio alla cerimonia delle nozze: gli sposi entrano in simultanea e insieme, raggiungendo l'altare con in sottofondo musica acustica suonata da una nuovissima band del posto nata solo qualche settimana prima in onore del matrimonio: "Gli Sposi di Montagna" con Renatone alla voce, Chris Martin al pianoforte, Bugo come ospite momentaneo -lascerà la cerimonia prima che i promessi si dicano il "sì"- e infine Fru dei The Jackal alla chitarra.
    🎄 Celebra la cerimonia l'officiante Ella Pgvero, aiutata dalla sua chirichetta Stefifi Pgvero. È stata Ella a desiderare quest'unione, e sarà lei ad accogliere gli invitati nel gazebo ed a occuparsi dei riti necessari. (Stefifi aiuta).
    🎄 Sul pavimento intorno agli sposi verrà fatto un cerchio di sabbia e verrà recitata nel mentre una preghiera detta "caim" che servirà da protezione all'amore degli sposi per il resto della vita. Dopodiché si inizierà la cerimonia con il rito della luce che prevede l'accensione di una grande candela tramite l'uso di altre due candele più piccole, entrambe sostenute dagli sposi. Successivamente il e infine il rito della sabbia che prevede la fusione di due tipi di sabbia di colori differenti in un unico vasetto, il quale sancirà l'unione e verrà conservato dagli sposi. Tutti gli invitati avranno la possibilità di portare a casa anche piccoli vasetti ricolmi della stessa miscela di sabbia come ricordo.
    🎄 Terminata la cerimonia gli invitati dovranno spostarsi all'interno degli altri spazi allestiti e per farlo dovranno partecipare alla corsa della sposa: i partecipanti si divideranno in due gruppi, quello di Helen e quello di Jørgen, sfidandosi in una piccola corsa in direzione dell'entrata al gazebo per spostarsi nella sala del ricevimento, passando quindi nuovamente attraverso il viale illuminato percorso all'inizio. I componenti del gruppo perdente dovrà servire da bere ai componenti del gruppo vincitore per TUTTO il resto della serata. (Sarete voi a scegliere per chi correre, sappiate che il gruppo di Helen vince perché WOMEN PWR. coff coff) Attenti a non capitombolare, il viale è stretto e voi siete tanti aiuto.
    🎄 Una volta entrati nella seconda sala, decisamente più grande, troverete: grandi tavolate apparecchiate lungo il lato destro e sinistro (ricolme di stuzzichini tipici Norvegesi sia salati che dolci, una sezione dedicata alla cioccolata calda, biscotti e marshmallow ed una con alcolici e bevande miste), al centro la pista da ballo e in fondo, dal lato opposto, il palchetto per la band "Gli Sposi di Montagna" che nel frattempo vi delizierà con un mix di musica Jazz e Folk, ovviamente, più qualche intercettazione di Pop rubata ai Coldplay. Ospiti d'onore anche i Mumford and Sons che suoneranno per fortuna qualche pezzo dei loro e accompagneranno il primo ballo degli sposi suonando e cantando There Will Be Time. I vostri PG saranno ovviamente obbligati e seguirli e continuare le danze! A metà canzone poi, si danzerà in cerchio tutti insieme come qualche Sirtaki rivisitato male dai norvegesi piango
    🎄I vostri PG avranno modo di prendere posto, cibarsi come vogliono, bere Idromele a fontana o Prosecco fatto in casa -ma da chi?-, giocare a bocce, farsi foto al box dei Selfie, fare una gara per il miglior pupazzo di neve all'esterno, potranno persino salutare il sindaco Mitch che è venuto alla festa posticipando la sua migrazione invernale.
    🎄Il momento del discorso è verso la fine della cerimonia, quando i PG sono ormai un mix di pelle, ossa, cibo e alcool: gli sposi ringraziano i partecipanti e accettano gli auguri degli invitati: ATTENZIONE: se ongame i vostri pg hanno voglia di dire qualcosa di carino per gli sposi o un semplice augurio di natale generale, questo è il momento adatto per farlo. Quindi innalzate i bicchieri di idromele o prosecco e brindate all'amore!
    🎄Una Red Velvet a tre piani appare e, finalmente, gli sposi tagliano la torta, dopodiché seguirà il lancio del Buquet che, purtroppo, non riuscirà ad afferrare nessuno perché cadrà in testa ad Adrian e scivolerà in una delle piccole conche di pietra decorative che ospitano piccoli fuochi che riscaldano l'ambiente, prendendo quindi fuoco.
    🎄Il matrimonio è finito ma chi vuole può restare fino all'alba del 24 Dicembre, continuando a bere, mangiare e danzare sulle note de "Gli Sposi di Montagna". <3



    Come citato su, ecco le regole che i vostri PG saranno costretti a seguire durante il matrimonio. (Forse conseguenza di una qualche particolarità? coff coff)

    :sorpresatto: Tutti gli invitati devono partecipare alla corsa della sposa ma hanno libertà di scelta del gruppo;
    :sorpresatto: Tutti gli invitati devono bere almeno un bicchiere di Idromele;
    :sorpresatto: Ogni volta che qualcuno tintinnerà con le posate sui bicchieri, i vostri PG saranno costretti a fare lo stesso mentre gli sposi dovranno salire su due sedie e baciarsi;
    :sorpresatto: Ogni volta che qualcuno sbatterà i piedi per terra, i vostri PG saranno costretti ad unirsi e fare lo stesso mentre gli sposi dovranno abbassarsi sotto ad un tavolo e baciarsi;
    :sorpresatto: Tutti gli invitati devono mangiare almeno un pezzo di torta a testa altrimenti porta male;
    :sorpresatto: Tutte le volte in cui qualcuno rompe un bicchiere o un piatto, questo dovrà fare il giro con la caraffa di Idromele e versarne un po' nel bicchiere di almeno cinque persone;
    :sorpresatto: In quel caso tutti gli invitati coinvolti nel brindisi devono gridare "Skål";
    :sorpresatto: Tutti gli invitati dovranno farsi una foto con la Polaroid al box dei Selfie ed attaccare la foto sull'album posto di fianco, scrivendoci su una piccola dedica;

    Qualsiasi vostro PG sarà libero di compiere una di queste azioni per dare il via al giro di obblighi ogni volta che vorrà!



    References:
    !! Importante: Leggete qui per comprendere le logistiche del gioco.
    :rosa: Siete solo tenuti a postare dal 11 al 31 Dicembre compreso! Poi, chiuderemo il topic.
    :rosa: Come avete fatto per il prom, per ulteriore chiarezza all'inizio di ogni post prima della risposta, scrivete semplicemente a quale coppia / gruppo appartenete, se ne avete uno (altrimenti, potete postare senza scrivere nulla). Ad esempio, scrivete: "Helen & Jørgen" prima dell'inizio della risposta.
    :rosa: Tutti devono postare un solo post. Se volete, potete scriverne un secondo facoltativo.
    :rosa: L'ordine dei turni è sparso. Potete postare quando volete, però entro la data che è stata assegnata.

     
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    Ophelia ft. Erik


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    Ophelia Jensen Spector | '94 | proiezione mentale
    Amava il Natale, lo aveva sempre fatto fin da bambina. C’era qualcosa in quella magia natalizia, che le rendeva l’animo calmo ed in pace. Le luci decoravano le strade, come un vestito elegante, donando splendore ed aria nuova. Le luminarie in giro per la città erano come piccoli fari che ti guidavano per le vie buie, non solo delle strade ma anche dell’anima. Gli alberi addobbati facevano risplendere le finestre delle case, facendo capolino indisturbati, mentre piccoli fili brillanti, adornavano terrazze animate. Trovava magica l’atmosfera di quella festività, capace di trasformare luoghi e di renderli ancora più belli di quanto in realtà già non fossero ma, quell’anno sarebbe stato un Natale ancora più speciale perché Ophelia, aveva ricevuto un invito che aspettava da tanto. Jørgen ed Helen si sarebbero sposati e lei, non poteva che esserne felice. Aveva ricevuto quell’invito personale, una mattina in cui il sole splendeva fiero nel cielo. Ricordava di aver urlato così forte, che suo padre si era spaventato ed era accorso in salotto con il fiatone. Lei non riusciva a stare ferma per l’eccitazione ed era corsa subito a prendere il suo cellulare per chiamare i due, dove continuava a fangirlare soddisfatta. Le dissero perfino di portare il suo +1 e non appena ebbe concluso la telefonata, si ritrovò a chiedersi se sarebbe stato giusto domandare ad Erik di accompagnarla. Non voleva affrettare le cose, e non voleva neanche che tutti li etichettassero nuovamente come una coppia. Non era facile il loro rapporto, ciò che erano stati e ciò che provavano ad essere oggi. Stavano imparando a conoscersi, in questa veste tutta nuova e nonostante il loro passato non smettesse mai di bussare alle loro porte, entrambi provavamo a non farsi scuotere dai rimpianti del passato. Eppure, più combatteva contro la volontà di domandarglielo, più la voglia di chiederglielo aumentava così, lasciando la paura alle spalle, Ophelia chiese al ragazzo di farle da accompagnatore.

    Passò a prenderla (foto) vestito di tutto punto, non l’aveva più visto vestito così elegante dalla sera di San Valentino e non potè che sorridere nel vederlo leggermente a disagio così abbigliato. Il vecchio Erik era così abituato ad indossare quegli abiti per tutte le feste che organizzavano i suoi che ormai, uno dei gesti più iconici che commetteva era quello di ammorbidire la cravatta e slacciare la camicia, donando un aspetto più trasandato a quello originale, fin troppo impettito per un ragazzo così giovane. Il viaggio verso il bosco fù piacevole, la musica inebriava il piccolo spazio di quella scatola su ruote, mentre entrambi canticchiavano pezzi di quelle canzoni conosciute. Si vergognava un pò Ophelia, a cantare davanti a lui ma dopo che le aveva dato qualche lezione di chitarra, avendo dimenticato quasi tutto quello che gli aveva insegnato anni prima, si era un po’ sciolta con lui. Arrivarono al parcheggio indicato abbastanza presto, riuscendo a trovare posto ed ammirare con tutta calma la beltà intorno a loro. Era soddisfatta, come una bambina davanti ad uno dei regali preferiti. È meraviglioso esclamò, con gli occhi che curiosi continuavano a guardarsi intorno, mentre luccicanti attraversavano quel viale fatto di alberi e luci. Wow, si sono proprio superati quest’anno ammise, cercando il braccio dell’uomo che presa a braccetto. Benvenuto al tuo nuovo primo Natale in stile Spector a Besaid esclamò lei, appoggiando la testa al braccio di lui. Era un piccolo elfo del Natale, e non riusciva a capire come le persone potessero essere tanti piccoli Grinch. Lasciato andare il braccio di Erik, riprese la via per il luogo della cerimonia entusiasta, dove ad un certo punto incontrarono un regolamento ben stipulato penso che mi riporterai a casa in braccio sorrise lei, non essendo proprio abituata a bere così tanto. I viali illuminati, erano l’unica luce intorno a loro, mentre continuando a camminare arrivarono al centro della festa dove Jørgen ed Helen si giurarono amore eterno, a suon di canzoni degli Gli Sposi di Montagna, una nuova Band che avrebbe sicuramente fatto successo nel mondo della musica. Però, non male i cantanti, che ne pensi? domandò a Erik, mentre osservava gli sposi scambiarsi le promesse ed uno di quegli strani personaggi, abbandonare teatralmente il luogo della cerimonia. Speriamo di non prendere fuoco! sorrise poi, guardando tutti quei ceroni venire accesi per celebrare il rito della luce. Nella borsa, Ophelia teneva stretto il regalo che avrebbe dato a Jørgen: una mela placcata oro zecchino(?) con inciso sopra ”una mela al giorno, toglie il medico di torno”, che questo piccolo pensiero, possa essere una cura per il vostro amore, firmato Ophelia. Quando Erik le chiese il perché di quel dono, la giovane spiegò lui come il professore la rimpinzasse sempre di mele, durante le loro pause in università. Era il suo modo per fermarsi a fare due chiacchiere con gli studenti e metterli a proprio agio.
    Finita la cerimonia ufficiale, cantata qualche canzone e consegnato il dono agli sposini, si spostarono nella seconda sala sfidandosi nella corsa della sposa. Tirato su il vestito ed il cappotto, maledì intuttelelinguedelmondo le scarpe che aveva deciso di mettere ai piedi -quanto di più simile ad un aggeggio infernale - per iniziare a correre più veloce che poteva. Sfortunella, finì per affondare con un tacco dentro una radice di pino(?) ed essere scastrata solo poco dopo da Erik tornato in suo soccorso. Tanta fù la forza che ci volle a scastrarla, che entrambi capitombolarono in terra facendo da ostacolo ad un paio di persone che stavano arrivando in quel momento, tutte affannate. Indossato il ruolo di schiavetti per la serata, Ophelia ed Erik arrivano sconfitti ed affamati nella nuova sala: tavoloni e montagne di cibo facevano da protagonisti. Preparato il piattino con il cibo, pronti a prendere posto ad uno dei tavoli dove, sotto richiesta di Ophelia, diedero inizio al tintinnio sui bicchieri che portò al vero inizio della fine della serata. Tra un idromele e l’altro, Ophelia finì perfino per rovesciare mezza caraffa su uno dei partecipanti che, ubriaco intinto, per non perdere neanche un goccio di quel liquido stupefacente iniziò a leccarsi la camicia(?) niente deve andare sprecato. Danze divertenti presero inizio, tra un pestaggio di piede e l’altro, mentre ondeggianti tipo serpenti, i vari partecipanti provavano a fare mosse suadenti(?) sembrando invece più dei lombrichi striscianti. Mano nella mano con Erik, decisero anche loro di partecipare ad un paio di balli, mentre prima si erano divertiti a commentare situazioni esilaranti Secondo me adesso cade aveva affermato lei convinta, vedendo una ragazza (Liv, le pareva di aver capito) salire in piedi su una sedia iniziando a ballare, lanciando poi miriadi di brillantini oro sulla testa di chi, ballava poco lontano da lei. Andò bene, e la ragazza palesemente su di giri infilò semplicemente in braccio ad un ragazzo che fortunatamente si trovava sotto di lei. Finalmente, fù poi l’ora della torta che arrivò trionfante a tre piani, a fare da protagonista della serata mentre tutti si riunivano per osservare il taglio della torta e mangiarne poi un pezzo. La fine della serata giunse quando, Helen finalmente si decise a tirare il bouquet che, finì in testa ad un povero malcapitato che scivolando, infilò dentro una conca infuocata trasformandosi nella torcia umana. Uno spettacolo pirotecnico inaspettato che mise fine, a quel sogno d’amore(?).
    I vari incidenti:
    - corsa della sposa, come ostacolo
    - caraffa versata e leccamento della camicia
    Ve li lascio liberi se qualcuno se ne vuole appropriare <3


    Edited by charmolypi - 14/12/2020, 13:19
     
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    Erik ft. Ophelia


    L’aria natalizia aveva iniziato a diffondersi per le strade della cittadina, colorandole di luci nuove. Con il passare dei giorni poi, oltre alle luminarie e alle varie decorazioni natalizie, aveva visto spuntare anche degli insoliti manifesti che annunciavano una grande festa di Natale in cui si sarebbe celebrato l’amore a cui tutti quanti avrebbero potuto partecipare. L’anno precedente non aveva notato nulla del genere, ma aveva pensato di esserselo perso perché era giunto in città da pochi mesi e ancora non aveva imparato a muoversi tra i suoi quartieri. Con il passare dei giorni tuttavia erano apparsi altri manifesti a fare compagnia ai primi, in cui si annunciava un matrimonio un po’ fuori dal comune che solo più tardi aveva collegato con quello a cui Ophelia lo aveva invitato. Non sapeva se in passato aveva conosciuto i due sposi o se lei invece li avesse incontrati dopo la loro separazione, ma aveva preferito non chiedere, per viversi quel momento con un po’ più di tranquillità. Non voleva pensare al passato, voleva guardare avanti e vivere giorno per giorno, senza troppe pressioni. In quegli ultimi anni non aveva mai festeggiato il Natale in maniera plateale e non riteneva di essere un tipo da matrimonio, ma quando aveva sentito l’entusiasmo nella voce di Ophelia non aveva proprio potuto tirarsi indietro. Il matrimonio si sarebbe tenuto in una grande radura tra i boschi, nella zona a sud della città, nel tardo pomeriggio del 23 dicembre. Inizialmente gli era sembrata un po’ strana l’idea di accompagnare Ophelia ad un matrimonio. Avevano ripreso a frequentarsi, senza cercare di affrettare le cose o di usare definizioni troppo chiare. Stavano imparando a conoscersi di nuovo, con pazienza e con curiosità e a lui al momento stava bene così. Certe cose erano molto più belle quando non si faceva nulla per forzarle.
    Aveva indossato un abito elegante quel pomeriggio ed era passato a prendere Ophelia a casa sua, bellissima nel suo abito dorato, molto semplice e natalizio. Lui si sentiva un po’ a disagio dentro i suoi vestiti, preferiva un look molto più casual ma in occasioni come quelle l’abbigliamento formale non si poteva certo evitare. Sperava quanto meno di non sembrare troppo rigido in quei panni che non gli calzavano proprio a pennello. L’ultima volta in cui lo aveva indossato era stato per la serata di San Valentino e, anche se serbava ancora degli splendidi ricordi di quel ballo, molte cose erano cambiate in quei mesi. Dalle foto dei vecchi album della sua precedente vita in quella città aveva notato che in passato era molto più frequente per lui vestirsi in quel modo, ma ormai gli sembrava di avere davvero poco in comune con quel ragazzo di cui ricordava molto poco. -Sei splendida. - le aveva detto, soltanto, dandole un veloce bacio sulla guancia, prima di mettere in modo e partire verso la radura nel bosco. Mise su un po’ di musica, per smorzare la tensione di quel momento così formale e canticchiarono entrambi all’interno dell’abitacolo, dando nuova vita a quei pochi metri cubi in cui si trovavano. Per fortuna arrivarono abbastanza in fretta e fu quindi semplice riuscire a trovare un parcheggio poco prima di imboccare la stradina che li avrebbe condotti al luogo in cui si sarebbe svolto l’evento. Imboccarono il viale alberato, lasciandosi guidare dalla luce delle lanterne per individuare il corretto percorso. -Organizzano qualcosa del genere tutti gli anni? - domandò, piuttosto incuriosito. Se quella era una delle attrazioni principali di Besaid sarebbe stato davvero curioso di scoprirla. -Non so perché ma non suona molto bene, dovrei preoccuparmi? - domandò, divertito, quando Ophelia gli fece notare che quello sarebbe stato il suo primo Natale in stile Sætre, chissà che cosa poteva voler dire. La strinse un po’ a sé quando lei gli cinse il braccio per camminare insieme, dandole un leggero bacio sui suoi capelli biondi. Aveva imparato a riconoscere il suo profumo come qualcosa di incredibilmente familiare in quei mesi e ora faticava a farne a meno. -Penso di potercela fare, non sei poi così pesante. - la prese un po’ in giro poi, per niente spaventato dall’idea di doverle dare una mano per reggersi in piedi, se avesse bevuto un po’ troppo.
    Raggiunto il centro della radura vennero guidati verso un gazebo, notò una strana lavagnetta che conteneva delle regole alquanto strane che lo fecero un po’ sorridere. Rimase in silenzio per tutto il tempo della cerimonia, osservando i due sposi farsi le loro promesse e celebrare il loro amore, esattamente come dicevano i manifesti che erano rimasti esposti per la città per giorni. Un cerchio di sabbia venne disegnato attorno agli sposi mentre recitavano qualcosa che non riuscì a comprendere del tutto, forse perché troppo distante dalla coppia. Presero quindi due candele, andandone ad accendere una più grande insieme per poi terminare il rito unendo in un unico vasetto della sabbia di due colori differenti. Sorrise quando Ophelia parve preoccupata all’idea di prendere fuoco durante l’accensione delle candele, per poi avvicinarsi agli sposi per consegnare loro il dono che aveva pensato per l’occasione. Gli aveva spiegato che lo sposo, un suo professore, le aveva offerto spesso delle mele durante le pause dalle lezioni. Lo aveva trovato un regalo un po’ strano, ma sicuramente molto personale. Fece gli auguri agli sposi a sua volta, limitandosi a poche parole visto che non sapeva proprio cosa dire e poi prese posto, insieme ad Ophelia, nella squadra di Jørgen, per la corsa della sposa. Iniziarono a correre tutti insieme, ripercorrendo il viale che avevano superato per arrivare sino al luogo in cui si era svolta la cerimonia. Dopo qualche metro si voltò all’indietro, non riuscendo più a vedere Ophelia accanto a lui e allora decise di tornare indietro, incurante della gara, per capire se le fosse capitato qualcosa. La trovò qualche metro più indietro, incastrata con il tacco di una delle sue scarpe nella radice di un albero. -Aspetta, ti do una mano io. - disse, cercando di aiutarla a liberarsi da quell’impiccio, finendo tuttavia con il metterci troppa forza e sbilanciarsi all’indietro, portandola con se verso il terreno. Rise mentre, con la schiena un po’ dolente per la caduta, cercava di assicurarsi che lei stesse bene. Alcuni partecipanti della gara, rimasti un po’ indietro, dovettero cercare di evitarli per non ruzzolare a terra anche loro. Riusciti a rimettersi in piedi con un po’ di fatica ripresero la loro strada verso la sala del rinfresco, scoprendo di aver perso la gara insieme alla loro squadra, visto che erano arrivati tardi. Come penalità avrebbero dovuto servire da bere alla squadra vincitrice per tutto il resto della serata. Si strinse nelle spalle, prese una caraffa piena di Idromele e iniziò a servirlo in maniera casuale tra uno e l’altro invitato, riempiendo anche il bicchiere della sposa almeno una volta. Seguendo Ophelia si preparò un piattino con alcuni manicaretti, assaggiando incuriosito le varie pietanze presenti nelle grandi tavolate apparecchiate. Non ricordava di essere mai stato ad un matrimonio, ma doveva dire che quello sembrava davvero uno ben riuscito.
    Prese un bicchiere di Idromele, sorseggiandolo distrattamente, mentre Ophelia accanto a lui iniziava a tintinnare sul bicchiere e lui si ritrovò a farle il verso, senza neppure comprenderne il motivo. Altri intorno a loro iniziarono a fare lo stesso, come se stessero cercando di dare vita ad un piccolo spettacolo di musica, mettendo per qualche momento in secondo piano la Band protagonista delle serata. Gli sposi aprirono le danze con una canzone che sembrava suonata soltanto per loro e poi, piano piano, anche i vari invitati iniziarono a buttarsi nella mischia, tra grida festanti e persone che sbattevano le une contro le altre, forse un po’ alticce per via dell’Idromele, che era davvero buono. La parte più divertente fu quella in cui tutti i partecipanti si unirono in un cerchio, dando il via ad una danza decisamente più accesa e piena di vita. Terminato il ballo qualcuno gli riempì il bicchiere e lui urlò Skål! per buon auspicio, accompagnato da altre quattro persone. Dopo aver mangiato e bevuto ancora per diverso tempo in compagnia, prese la mano di Ophelia, facendosi seguire verso il box dei Selfie dove scattarono due foto: una da lasciare sull’album delle foto, dove lei scrisse una dedica agli sposi e una tenere loro, come ricordo di quella splendida serata trascorsa insieme. Si sentì un po’ a disagio quando, giunti verso il termine della festa, gli sposi iniziarono a ringraziare tutti loro per aver contribuito a rendere quel giorno speciale e altri si alzavano poi per fare dei discorsi. Improvvisamente gli parve di essere del tutto fuori posto in quella situazione, ma stringendo la mano di Ophelia ancora una volta riuscì a tornare con i piedi per terra. Innalzò quindi il suo ennesimo bicchiere di Idromele, brindando all’amore e si accaparrò un pezzetto della bellissima torta nunziale che arrivò poco dopo. Era una Red Velvet di tre piani che gli sposi tagliarono insieme, tra un bacio e un brindisi. Il tanto atteso lancio del bouquet purtroppo non andò come previsto e il mazzo di fiori finì sulla testa di uno degli ospiti, per poi ruzzolare lungo il sentiero verso un piccolo fuoco, prendendo fuoco a sua volta e mandando così in fumo i sogni delle donzelle che avevano sperato di ottenerlo. Strinse di nuovo Ophelia a sé, mentre la serata si avviava verso il suo termine, avrebbero preso uno dei vasetti con la sabbia come ricordo ma mentre osservava la coppia di sposi di felici si chiese se anche lui un giorno avrebbe deciso di fare quel grande passo.
     
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    Il calore della pelle di Helen si sprigionava contro quella di Jørgen, le cui dita si intrecciavano saldamente a quelle della donna che gli camminava accanto. Voltandosi a guardarla, il professore non vedeva alcun traguardo ma solo infinite partenze che li avrebbero condotti in luoghi magnifici e incantati, proprio come quella radura nel bosco in pieno inverno. Con il cielo a fare da coperta ad una serata tranquilla, la terra sembrava tremare sotto i loro piedi, una vibrazione di felicità che si aggrappava alle ossa e ai muscoli e riscaldava il cuore. Era la stessa sensazione che l’uomo aveva provato quando, circa tre anni prima, la sua strada si era incrociata a quella di Helen ancora una volta permettendogli finalmente di accogliere la donna di nuovo fra le proprie braccia. Da quel momento in poi si erano promessi tantissimo e mai nessuno di quei taciti giuramenti si era spezzato. Al contrario, il loro legame si era rafforzato talmente tanto da portarli, insieme, in quel presente meraviglioso e sotto ad un piccolo arco di legno che avrebbe accolto la loro ultima unione: la promessa più grande di tutte, quella che sarebbe durata per l’eternità sebbene nel cuore della coppia avesse già assunto quell’enorme significato già da diverso tempo.

    La spumante celebrante Ellapgvero e la sua bellissimissima chirichetta Stefifipgvero avevano organizzato il rito del matrimonio con estrema cura, attenzione e, naturalmente, anche un pizzico di disagio. A vederle, il professore non potè far altro che ridacchiare sommessamente mentre avanzava in direzione dell'altare affiancato da Helen, lasciando che la magia di quel momento si mischiasse alla tanto attesa unione non solo ad Helen, ma alle due menti romantiche che dall'altro lato del mondo avevano fatto in modo che quel momento potesse finalmente giungere, portando così almeno una gioia a Besaid. l'unica gioia del 2020 toh
    Una volta giunti al centro del gazebo per lasciarsi illuminare dalle piccole luci appese al cerchio di rami che pendeva dalla punta del grande tendone, Jørgen si rifiutò comunque di lasciar andare la mano di Helen, che avvolta in quell'abito colorato sembrava come se la natura stessa tramite fiori e colori avesse deciso di donarle ancora più vita di quanta già ne conservasse in ogni battito o in ogni sguardo. E mentre Jørgen dedicava le proprie attenzioni solo ad Helen per ancora qualche secondo, Ellapgvero con gli occhi pieni di commozione diede una sonora gomitata nel fianco di Stefifi, invitandola a guardare i due con aria compiaciuta e orgogliosa. AJFBSDJFBDJSBGJ che si unì brevemente a lei emettendo versi quasi incomprensibili per gli esseri umani normali e dotati. Ma, dopotutto, in quel gazebo ce n'erano ben pochi, perché le due sceme si erano portate appresso in un pulmino della Volkswagen anche tutti gli altri #pgveri: Liz, Nichi, Mornie, Giuls e Giuls con la partecipazione di Giuggi, Fabi, Chia e Chia. Insomma, c'erano proprio tutte. «Benvenute e benvenuti!» urlò quindi Ellapgvero mentre Stefifi iniziava a disegnare un piccolo cerchio nella sabbia intorno ai due sposini. «Siamo qui riuniti per celebrare un evento dolce e romantico insieme: l'unione di Helen Laine e Jørgen Haag.» cominciò Ellapgvero, salendo su un piccolo sgabello per farsi almeno poco più alta di Helen e per mostrarsi così meglio agli invitati seduti intorno a loro. Recitò con ardore il caim, quella stessa preghiera di protezione che sanciva l'inizio della vita coniugale e che la coppia aveva scelto assieme alle altre due cerimonie per sancire il loro eterno legame da quel giorno in poi. Una volta che Stefifi ebbe terminato il cerchio per terra, nella poca sabbia umida sparsa sotto i loro piedi, afferrò le candele: una per Helen, una per Jørgen e l'ultima, la più grande e l'unica ancora spenta, la strinse fra le mani mentre si affiancava ai due. Il professore, che mai riusciva a restare troppo serio, ne approfittò per scompigliare i capelli di Stefifi e sussurrare in direzione di Helen: «Adottiamo anche lei?» chinando appena il capo per indicare la piccola Stefifi e sorridendo divertito verso l'amore della sua vita. E sebbene il momento ilare strappò via un sorrisino anche a lei, il momento più importante della serata giunse presto e fu impossibile per Jørgen non concentrare tutta la propria attenzione sulla donna che gli aveva cambiato l'intera esistenza. Con le due candele accese strette fra le mani, i due sposi dovevano unire le fiamme per dare vita a quella sorretta dalla chirichetta, così da dare luce al nuovo cammino che stavano per intraprendere, insieme.

    «Mi impegno davanti a te per il tuo benessere. Sarò il tuo sostegno quando ti sentirai debole, sarò la tua fonte quando avrai sete, sarò riparo quando il freddo ti minaccerà, sarò la tua ombra quando il caldo ti soffocherà, sarò sorriso quando il dolore ti farà soffrire, sarò quello di cui avrai bisogno quando le giornate ti sembreranno lunghe e pesanti per tornare a renderti immensamente felice, Helen.»

    Quel giuramento venne fuori dalle sue labbra e si fece reale nel momento in cui entrambi avvicinarono le candele all'unica spenta, donandole così la forza di accendersi e illuminare le loro vite che, da quel momento in poi, sarebbero stata una sola, nessun ostacolo avrebbe potuto cambiare quella condizione. Udì poi le parole di Helen e dimenticò tutto il resto, ritrovandosi lì davanti a lei e credendo che al mondo non potesse esserci davvero niente di più bello delle loro anime che andavano ad incontrarsi in un posto che solo loro potevano conoscere e vedere, qualcosa di così intimo il cui solo pensiero gli fece tremare persino le palpebre, brividi di un'emozione a cui ancora sembrava non essersi del tutto abituato, proprio come ogni singola volta in cui Helen posava il proprio sguardo smeraldo su di lui. Con gli occhi ormai lucidi per via di quell'emozione esplosiva, Jørgen non si perse neanche un particolare di quell'istante, desideroso di imprimerselo nel cuore per il resto dei suoi giorni. Così, quando la candela più grande fu accesa, il professore sorrise in direzione della donna avvicinandosi brevemente verso di lei e lasciando sulla guancia di lei un piccolo bacio, impossibile per uno come lui restarsene fermo fino alla fine della cerimonia. Così, Stefifi si affrettò a spostare le candele, posizionandole per terra e fermandole nella sabbia segnata ancora dal cerchio. «Stefì, non piangere... porta gli anelli, su!» sussurrò Ellapgvero in direzione di Stefifipgvero, e sebbene la riprendesse, la scema stessa stava piangendo in preda alle emozioni più vaste, da brava proud mama come Stefifi.
    Con gli anelli saldamente stretti fra le mani, Helen e Jørgen erano pronti a scambiarsi la promessa più grande. «E dunque: Helen Laine, vuoi tu prendere Jørgen come tuo sposo permettendogli di amarti per il resto dei vostri giorni?» - «Lo voglio.» e un anello trovò il proprio posto per il resto della vita. «E tu, Jørgen Haag, vuoi prendere Helen come tua sposa permettendole di amarti per il resto dei vostri giorni?» - «Lo voglio.» ed ecco che anche il secondo trovava il proprio. «E baciatevi, mo'!!!» urlò allora Ella super felice e fu allora che lanciò via il libricino da cui stava fingendo di leggere quello che doveva dire, facendolo arrivare in testa a Lizpgvero, seduta proprio dietro di lei nelle prime fila. destino amaro oggi per i pg di Liz e Lizppgvero.
    Il professore, con le mani giunte mentre teneva strette fra i palmi quelle di Helen, si avvicinò alla donna per posare le proprie labbra sulle sue. Slegò la presa dalle sue dita per avvolgerla in un abbraccio affettuoso mentre la faceva scivolare con la schiena verso il basso in un casquè per rincorrerla col busto e continuare a baciarla per qualche altro istante ancora. Quando staccò il viso dal suo, lasciò che gli occhi si perdessero in quelli della donna per ritrovarci dentro tutto quello che avevano vissuto fino a quel momento e non solo, anche ciò che negli anni a venire si sarebbe tramutato in amore, un sentimento vincente e rassicurante dentro al quale avrebbero costruito un futuro radioso, lo sapevano entrambi. Dopo il sì, terminarono la cerimonia attraverso il rito della sabbia: ne mischiarono due sorti in un unico vasetto, rendendo unica quella composizione fatta non solo di granelli colorati di giallo e verde, ma anche d'amore sincero e puro. Eppure, sebbene avessero pronunciato le loro volontà, a Jørgen sembrava che non fosse poi cambiato nulla: erano marito e moglie, ma probabilmente lo erano diventati tacitamente già parecchio tempo prima.

    Per spostarsi nell'altra sala, quella circondata dalle pareti di legno innalzate di fianco al grande gazebo, dovettero naturalmente inscenare la tradizionale corsa della sposa, che venne vinta da Helen perché avvantaggiata da molte delle invitate (o invitati) che avevano deciso di indossare i tacchi quella sera e pronti a calpestare i piedi degli avversari senza troppe remore. Fu così che, una volta all'interno, Jørgen si precipitò ovviamente a versare dell'idromele nel bicchiere della moglie, riempiendo poi il proprio e brindando alla felicità di quel momento. «Ad una vita felice, sempre e comunque, amore. Sei stupenda come al solito.» si ritrovò a sussurrare Jørgen vicino all'orecchio dell'amata poco prima di afferrare la sua mano per lasciarsi accompagnare da lei a salutare un po' di invitati. Si diressero immediatamente in direzione della testolina bionda che aveva intravisto per prima: Ophelia aveva ricevuto l'invito e aveva deciso di partecipare ad uno dei giorni più belli della loro vita e il professore non poteva far altro che esserne felice. L'abbracciò immediatamente quando si trovò di fronte alla ragazza, posando un leggero bacio fra i suoi capelli dorati e stringendola appena di più poco prima di sciogliere la presa e fare un passo indietro così da permettere ad Helen di fare lo stesso. «Siamo felici che tu sia venuta, e per di più in compagnia!» commentò il professore spostando le iridi chiare e curiose sul viso del suo accompagnatore. «Sono Jørgen, è un vero piacere fare la tua conoscenza. Fa' come se fossi a casa tua, noi lo facciamo e non lo siamo comunque.» scherzò Jørgen posando una mano sulla spalla di quello che apprese chiamarsi Erik e stringendo appena le dita attorno al braccio si avvicinò piano al suo orecchio. «Vedi di trattarla come si deve, ok?» si raccomandò il professore, allontanandosi nuovamente dal ragazzo e voltandosi verso Ophelia che stava tirando fuori un piccolo regalo dalla borsetta. Lo afferrò con curiosità, Jørgen, portandolo dinanzi al viso ed osservandone la forma. Una mela dorata con una piccola incisione sopra che diceva: ”una mela al giorno, toglie il medico di torno”, che questo piccolo pensiero, possa essere una cura per il vostro amore. Sorrise più felice che mai, il professore, constatando quanto effettivamente Ophelia ormai lo conoscesse. Era un regalo meraviglioso, qualcosa che non avrebbe mai immaginato di ricevere. Sospirò piano, sollevando lo sguardo sulla ragazza e chinando appena il capo da un lato mentre un sorriso felice si apriva sulle sue labbra. «Grazie, Ophy. Sono certo che curerà ogni più piccolo raffreddore fra me ed Helen.» ringraziò allora lui, tornando ad abbracciare affettuosamente la studentessa. Dietro di lei vide il giovane Adrian passare, così si scusò con Ophelia ed Erik per recarsi verso il ragazzo e fermarlo. «Adrian, ho sentito che sei arrivato in bicicletta. E' vero?» domandò il professore posando una mano sulla spalla del giovane e sorridendo divertito nella sua direzione. «Fai bene, quest'aria gelata non può far altro che renderti più saggio... e farti perdere la sensibilità alle orecchie e al culo.» aggiunse ridacchiando mentre inarcava le sopracciglia e indicava col mento il deretano ancora perfetto del giovane ragazzo. «Ti serve un bel po' di idromele, così ti riscaldi per la pedalata del ritorno. Tieni, prendi questo.» affermò mentre andava a sollevare un bicchiere ricolmo di idromele dal tavolo più vicino e lo passava fra le mani del ragazzo. Divertiti, voglio vederti ballare il twist, dopo.» sussurrò prima di allontanarsi ancora. Si voltò solo dopo qualche secondo rendendosi conto di non avere più Helen ad accompagnarlo e fu proprio in quel momento che qualcuno iniziò a tintinnare con le posate sui bicchieri di vetro. Ci volle ben poco e nel giro di qualche secondo l'intera sala era sopraffatta dall'eco di quel suono, così sollevò le mani mentre annuiva con la testa e andava alla ricerca dell'amata con le iridi chiare, si spalmavano tutt'intorno alla ricerca di un profilo che conosceva alla perfezione ed amava. Quando la trovò, la vide camminare di fretta nella sua direzione per poi fermarsi dinanzi a due sedie poste nel centro esatto fra di loro. La seguì, ritrovandosi a salire sulla sedia e a porgerle la mano per aiutarla ad issarsi anch'ella, così da afferrarla prontamente fra le braccia e avvicinarsi a lei per baciarla ancora una volta davanti a tutti, nel frastuono fatto di tintinnii dei bicchieri, mezzi applausi, urla di consenso e, ahimè, la bellissima musica de Gli Sposi di Montagna che faceva da sottofondo al matrimonio. Quando scesero dalle sedie, si guardarono brevemente ritrovando fra di loro quella stessa intesa che li aveva portati ad unirsi di nuovo qualche anno prima. Come era accaduto a quel tempo, Jørgen afferrò la mano di Helen invitandola a ballare nel centro esatto della sala sulle note di qualcosa di diverso, una melodia che era e sarebbe stata decisamente loro per il resto della vita. Sulle note dei Mumford and Sons, Jørgen aprì le danze riservando tutta la propria attenzione ad Helen. Con il palmo della mano aperto e premuto contro la schiena della donna per tenerla stretta a sé, il professore seguiva i suoi passi proprio come avrebbe fatto sempre. Passi che un tempo erano stati separati ma che inconsapevolmente avevano continuato a cercarsi e cercarsi, ritrovandosi fianco a fianco per rendere tutto più vero una volta per tutte. «Sono la persona più felice e completa di tutto l'universo, lo sai?» sussurrò alle orecchie di Helen mentre continuava a danzarle accanto. «Niente sarebbe potuto andare diversamente. Questo è il nostro destino, Helen Laine Haag.» aggiunse posando il proprio viso vicino al suo e lasciando che le guance si sfiorassero in un'espressione dolcissima d'affetto e amore. E sebben il ballo durò il tempo di una canzone, la festa continuò ancora a lungo. Fra Sirtaki improvvisati dal niente, piogge di Idromele da caraffe a bicchieri, piccole cascate che non sempre sembravano centrare i bicchieri, Jørgen provò a salutare qualsiasi ospite gli capitasse sottomano, anche tutti quelli sconosciuti che non aveva idea di chi fossero. E fra quelle mille facce colorate riconobbe anche anime a lui totalmente affini, come Sofi, Pepi o Elias, ai quali si avvicinò uno alla volta per ringraziarli d'essersi presentati alla cerimonia. Fu piacevole per lui ritrovare quei volti conosciuti in un giorno importante come quello e non potè far altro che ringraziare tutti d'esser li, regalando abbracci affettuosi a tutti e tre, a Pepi un po' di più perché quella testolina calda riusciva sempre a piegare Jørgen in modi che nessuno riusciva a fare. Una volta le aveva detto di volerla anche adottare piango

    La serata proseguì senza alcun intoppo, mentre il professore ed Helen si ritrovavano a salire e scendere da sedie dove erano costretti a baciarsi sebbene fossero magari nel mezzo d una conversazione, oppure costretti ad abbassarsi e gattonare sotto un tavolo per incontrarsi anche lì e scambiarsi gesti d'affetto e amore non appena qualcuno iniziava a sbattere i piedi per terra. Perse il conto, Jørgen, di quante volte erano stati costretti ad incontrarsi così nel bel mezzo della festa e, sebbene sembrasse assurdo che funzionasse ogni volta, lui era sempre super contento di farlo, voltandosi a cercare l'amata ogni qual volta sapeva fosse giunto il momento di baciarla.
    Così, quando giunse il momento dei ringraziamenti, appena prima che venisse portata la bellissima torta a tre piani, Jørgen ne approfittò per innalzarsi sull'ennesima sedia, aiutando sua moglie a fare lo stesso, e ringraziare tutti della bella partecipazione alla cerimonia. «Un po' di anni fa --sì, sì, lo ammetto, parecchi! sono sulla soglia dei quaranta, ma mi sento più giovane del vecchio Elias, laggiù- ho incontrato questa donna fra le strade di una delle più belle città europee, e da quel momento ho saputo non di amarla, ma di voler almeno far parte della sa vita. L'amore è giunto dopo, quando trovavo dei Post-it su un frigo o quando ho imparato a rimettere ordine nel bagno di una vecchia casa che abbiamo condiviso solo perché il suo ordine era un bel po' diverso dal mio...» si fermò, voltandosi verso Helen e sorridendo amabilmente nella sua direzione mentre andava a stringerle la mano. «Quello che voglio dire è che non avrei potuto immaginare una cerimonia più bella con la persona dei miei sogni senza esser circondato da amici che amo. Grazie a tutti voi per esserci stati.» concluse, sollevando il bicchiere ancora ricolmo di Idromele. «Skål!» urlò appena prima di avvicinarlo alle labbra e buttare giù il liquido tutto d'un sorso.
    Il taglio della torta e il resto della serata si presentarono ai suoi occhi sono una luce accecante e contorni opachi, per via dell'enorme quantità di alcool che aveva mandato giù durante i festeggiamenti. Così, quando verso le due di notte si ritrovò steso su una panca e stretto fra le braccia di Helen, Jørgen non potè far altro che ammirare la bellezza della donna e non solo quella esterna e visibile a chiunque, ma soprattutto quella interna, quella che si sprigionava dalle sue labbra ogni volta che componeva un concetto prodotto dalla sua mente strabiliante, quella stessa che aveva catturato Jørgen sin dal primo momento. «Sei davvero, davvero, davvero bellissima, Helen Laine Haag. E io sono davvero ubriaco ma anche felice che tu abbia detto "lo voglio".» confessò alla donna, portando le mani a stringersi intorno al suo viso mentre avvicinava il proprio al suo e puntava gli occhi dritti in quelli di lei. «Ti amerò ogni singolo giorno, te lo prometto.» disse poi, in un mezzo sussurro gentile poco prima di baciarla ancora, l'ennesima volta, per scelta proprio nel momento in cui nessuno sembrava far tintinnare posate contro il vetro dei bicchieri. La stessa scelta che lo aveva portato fin li e che lo avrebbe condotto al suo fianco per sempre.
     
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    Liv Frida Berg ft. Elias Jakob Jensen
    con la partecipazione straordinaria di Lars & Taylor


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    Liv Frida Berg | '90 | anthemis & b-side

    Mancava l’ultimo tocco, prima che i ragazzi intenti a bere birra in cucina, la sollecitassero per partire. Un po' di illuminante e blush, poi sarebbe stata pronta per quella giornata insolita. Lasciò il suo riflesso allo specchio, per raggiungere i ragazzi che iniziarono a tamburellare quando la videro apparire in quel luminoso abito rosa incarnato che lasciava ben poco all’immaginazione. Le era sempre piaciuto, mostrare il suo corpo tonico, tanto lavoro ben ripagato.
    Allora, tutti in carrozza miei giovani cavalieri! ordinò lei, prendendo al volo il cappotto cammello, appeso all’ingresso prima di uscire e recuperare anche la chiavi dell’auto di Lars. Sorellina, fagli un graffio e ti ammazzo la minacciò amorevolmente lui, proteggendo la sua unica vera amante, scordandosi che Liv, aveva la particolarità dell'auto riflesso che la rendevano un arma letale sotto quel punto di vista. Mi hanno sorpreso, tutti quei cartelloni appesi per la città nei giorni scorsi.. aveva ammesso, quando finalmente aveva preso il posto del guidatore, lasciando a Lars piena libertà di manovrare la radio e tu zitto! Sono io alla guida e non iniziare a lamentarti! lo aveva anticipato, quando l’aveva visto prendere fiato per lamentarsi di come era uscita troppo velocemente dal parcheggio. Erano appena in ritardo e Liv, voleva evitare di perdere tempo a trovare parcheggio. Non era paziente, non lo era mai stata e trovare posto per la macchina era una di quelle cosa che aveva sempre odiato, motivo per cui preferiva utilizzare la moto, quando fuori vi era uno sprizzo di sole e le nubi grigie e scure che chiamavano tempesta stavano lontane. Quel giorno il tempo lì aveva graziati, donando un aria frizzante e secca, che aiutava all’idea che sarebbero stati tutto il tempo all’interno di un bosco altrimenti umido.
    Per le strade, i cartelloni annunciavano questa grande festa ed il sancire di un vero amore. Aveva scoperto da Elias, che Jorgen ed Helen si sarebbero sposati. Liv non li conosceva personalmente, ma aveva sentito l’amico nominare il professore e quando la giovane Berg si era mostrata interessata nel partecipare a quell’evento strampalato, Elias le aveva proposto di andare con lui, dato che aveva ricevuto l’invito personale da parte del futuro sposo. Inutile dire che Liv gli era saltata in braccio, stampandogli un grande bacio sulla guancia che gli aveva lasciato un grande segno rosso chanel. Era sempre stata una da party Liv, le piaceva divertirsi sopratutto se le feste erano genuine e sane come le era parsa quella, organizzata in uno dei suoi luoghi preferiti al mondo. Il bosco per per Liv un luogo felice, un posto dove poteva stare sola, senza sentire la solitudine e la malinconia abbracciare il suo cuore. Lì si sentiva a casa, riusciva a liberare la propria mente e godere ogni momento, un po' come fosse stata una seconda casa per lei e l’idea di poter essere proprio lì, a festeggiare con due delle persone più importanti della sua vita la rendeva ancora più eccitata all’idea.
    Trovarono posteggio poco lontano dal parcheggio principale, Lars si lamentò ovviamente di come quel posto, che Liv aveva ricavato tra i tronchi di due alberi, non era consono alla sua bambina. Liv, Elias e Taylor si guardarono roteando gli occhi al cielo per poi scoppiare a ridere starà bene, non preoccuparti commentò lei è più sicura qui, che in un parcheggio dove dopo guideranno tutte persone ubriache commentò Elias cazzo, giocheranno all'autoscontro! incalzò Taylor, mettendo Lars alle strette e decidendo di cedere alle lusinghe degli amici. Finalmente, lasciata la dolce creatura a dormire tra gli alberi, i quattro amici presero la via della festa, attraversando un corridoio fatto di rami intrecciati e grandi alberi illuminati da bellissime lanterne. Era una condizione magica, uno stile gypsie-chic che Liv adorava e che non riusciva a smettere di guardare, facendo muovere la testolina scura da una parte all’altra emozionata. Wow! aveva commentato, mentre sporgendosi verso l’orecchio di suo fratello, aveva sussurrato lui di perdere spunto per un possibile futuro suo matrimonio, non che pensasse di sposarsi Liv anzi, gli incontri romantici erano ben lontani dalla sua immaginazione, ma si divertiva a stuzzicare suo fratello e dargli noia, considerando anche il fatto che Lars era uno più serioso di quanto non fosse lei. Era strano, vederlo in questa situazione così naturale, quando era abituata a vederlo in giacca a cravatta, pronto a scalare le vette del Besaid Journal. Lasciò il braccio di Lars per prendere posto al fianco di Elias adoro tutto questo ammise, consapevole che anche lui come lei, aveva un certo feeling per quelle ambientazioni naturali e verdi. La neve, rendeva ancora più magica l’atmosfera. Ragazzi, vi avviso già da adesso, mi sa che non sarò la persona adatta per guidare a tornare indietro! ammise Liv, quando si trovò difronte alla lavagnetta dove si aprivano tutte le regole della serata. Liv, non era mai stata capace di reggere l’alcol, le bastava poco per iniziare a ridere e dare spettacolo di sé se vuoi la tua bambina salva mi sa che dovrai tenere tua sorella lontana dal volante! iniziarono a prenderla in giro, gli altri due. Si ricomposero, prima di dirigersi nel luogo della cerimonia, dove i due sposi si giurarono amore eterno lasciando trapelare nell’aria un’armonia particolare: amore misto a gioia, divertimento misto a dolcezza. Un sorriso, si aprì sul volto della giovane durante tutto il rito e si ampliò, quando scoprì di dover partecipare ad una gara per raggiungere il livello successivo della cena.
    Maschi contro femmine? provocò i suoi amici, prendendo posto nella squadra della sposa a continuando a guardare con volto di sfida i suoi amici Dovrai servirmi da bere per tutta la sera, lo sai si? provocò ancora Elias, avvicinandosi di qualche centimetro al suo volto sarai il mio schiavetto preferito continuò lei, ridendo e poi staccandosi da lui non appena la corsa ebbe inizio. Per lei, fù una passeggiata e fù tra le prime ad arrivare a destinazione, mentre cercava di aiutare anche la sposa a velocizzarsi un po' per battere il suo principe. Vinceremo! le aveva detto Liv, facendole un occhiolino e supportandola se ne avesse avuto bisogno fai solo un fischio, se quell’aggeggio infernale - disse in modo bonario, indicandole il vestito - ti dá fastidio la rassicurò. Inutile dire che all’ultima curva, Liv si caricò la donna sulle spalle, a sacco di patate(?), perché la gonna si era non si sa come incastrata dentro le scarpe e cercare di scastrarla in modo veloce, avrebbe significato A. Rompere il vestito B. Perdere troppo tempo.
    Finita la gara e preso posto ai lunghi tavoli addobbati, Liv si ritrovò tutti e tre gli amici a servirle del idromele di mele, mentre tutti insieme presero ad intonare e bevilo bevilo bevilo, bevilo bevilo bevilo… e bevilo bevilo bevilo tutto d’un fià voleva sfidarli e voleva vincere, ma la realtà era che a fine serata avrebbero vinto loro, con questa scusa del versarle da bere. Con sguardo di sfida, alzò il bicchiere bevendo tutto d’un fiato e non appena ebbe appoggiato il calice sul tavolo, gli amici ripresero a cantare e l'ha bevuto tutto e non gli ha fatto male.... il idromele fa cantare l'acqua invece no! iniziando poi a battere con forza i loro piedi a terra, coinvolgendo tutta la sala che prese a fare lo stesso, mentre gli sposi “pagavano penitenza”. Tra un concerto musicale e l’altro, tintinnii di bicchieri e brindisini, i quattro si diedero il cambio per riuscire a mettere qualcosa sotto i denti e non capitombolare a terre - almeno Liv - dopo i primi tre bicchieri di idromele. Inutile dire, che mentre già si trovava a camminare si sentiva leggiadra, come se stesse camminando tra le nuvole. Non era abituata a bere, ed ogni mezzo bicchiere in più le dava decisamente alla testa, tanto che ballare divenne per lei ancora più facile di quanto non fosse normalmente. Dei, vieni a fare una foto e lasciamo quei due amoreggiare! È da prima che si guardano negli occhi come un’adorabile coppietta! disse, prendendo la mano di Elias e trascinandolo verso lo spot delle polaroid dove lo obbligò a scattare una foto. Dai, fai un bel soooorrriissooo esclamò, stampandogli un bacio sulla guancia nell’esatto istante in cui scattarono la foto. Adesso ho proprio voglia di ballare! blaterò, reduce da altri bicchieri di idromele bevuti a suon di Skål ed obbligando Elias a farle fare una piroetta sul posto, mentre le note di There Will Be Time si facevano spazio tra il vocio delle persone in sala. Braccia nelle braccia, i due ragazzi iniziarono a ballare non appena un pò di persone si unirono in pista con la coppia di sposini, e mentre da vicino osservava il ragazzo che raramente riusciva a vedere in abiti eleganti, Liv si lasciò andare un nonostante ti preferisca in veste casual, devo dire che sei proprio bello stasera! Non fossi il migliore amico di mio fratello, ci proverei spudoratamente con te confessò sorridendo, un pò divertendosi a metterlo in difficoltà, un po’ lasciando andare quella mezza verità che teneva a conservare per sè. Comunque non so come avete fatto a bere tutta quella roba.. a me gira già la testa così sorrise, mentre finalmente la musica si faceva più movimentata e Liv tornava occhi negli occhi con Elias, dopo una giravolta fatta a braccia verso il cielo. Lasciò l’amico per raggiungere poco lontano anche Lars e Taylor e ballare, insieme anche a loro alcune delle danze di gruppo(?) che gli sposi avevano organizzato. Lars continuava a prenderla in giro, certo che avrebbe dovuto reggerle il capo tutta la notte, non appena rientrati in casa mentre Liv, continuava a saltellare da un piede all’altro, ballando convinta. Si sentiva bene, libera e divertita, mentre una canzone che le piaceva molto iniziava a suonare nell’aria, portandola a salire su di una sedia con l’aiuto di suo fratello per non volare a terra, dove prese a ballare e cantare a squarciagola, mentre altro invitati come lei avevano iniziato a fare lo stesso. Sul picco più alto della canzone, sentì un piede scivolarle fuori facendole perdere l’equilibrio e vedendosi già, rovinosamente a terra. Perché la sua particolarità non funzionava quando più ne aveva bisogno? Forse perché aveva alzato troppo il gomito ed i suoi riflessi facevano schifo. Merda! pensò tra sè e sè, mentre vide Elias avvicinarsi sempre di più e diventando la sua unica ancora di salvezza. Non seppe come, ma il ragazzo riuscì a prenderla tra la sue braccia e mentre il contraccolpo li faceva sbalzare sempre più in basso, le loro labbra finivano per essere sempre più vicine fino a collimare tra loro. Non seppe cosa successe esattamente, sapeva solo che stava bene e che gli piacque, quel contatto tra di loro. Le labbra di Elias erano calde e leggermente umide, morbide e piacevoli, un pò come il letto di casa dopo un’intera giornata a correre su stupidi tacchi a spillo. Non si rese conto di quanto durò quel momento tra loro, si staccarono soltanto quando sentì Lars chiedergli se fosse tutto a posto. Scoppiarono a ridere, Elias e Liv quando il giornalista li fece staccare da quel l'accadimento probabilmente assurdo. Qualcosa che nessuno di loro si sarebbe mai aspettato e che era graziato, dall’allegria che l’alcol aveva portato nelle loro teste vuote e felici. Ad interrompere quell’attimo nevralgico, ci furono i discorsi degli sposi e di alcuni invitati, parole romantiche e divertenti agli stessi attimi che la fecero sorridere. Una grande torta fece ingresso poi in sala, mentre tutti gli invitati se ne volevano accaparrare una fetta. Era buona, così buona che Liv ne avrebbe potuto mangiare un mega pezzo intero. Non sapeva se fosse la fame a parlare o il buco che l’alcol aveva creato nel suo stomaco, fatto stá che si ritrovò a rubarne qualche pezzetto anche dal piatto di Lars ed Elias. Fuochi d’artificio ed umani(?) misero fine alla cerimonia, mentre i pompieri di Besaid cercavano di spegnere un povero malcapitato che era infilato dentro una conca di fuoco. Brilla e divertita, Liv era pronta per tornare a casa, mentre la testa iniziava a girare sempre più forte, così forte che il mondo intorno a lei non riusciva proprio a stare fermo.
     
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    Coco&Roy

    La serenità si era insinuata dolcemente nelle loro giornate e, inattesa, era stata accolta ugualmente a braccia aperte. Passo dopo passo, Coco e Roy avevano iniziato a lasciarsi il passato alle spalle, puntando lo sguardo su quello che in futuro avrebbe preso una forma più precisa e che ora continuava ad essere ancora solo un sogno, seppur più vicino ad una qualsiasi delle loro realtà. Aprire gli occhi la mattina al suono della sveglia e voltarsi per trovare Roy al proprio fianco: quello era il futuro che stava lentamente delineando i contorni della sua figura e che ormai le piaceva sempre più. Le lotte, le paure, l’assenza, tutto era divenuto opaco, difficile persino ricordare quanto avesse fatto male tempo prima. Eppure, nonostante tra di loro e all’interno delle mura di casa ogni cosa riprendesse ordine, fuori c’era ancora qualcosa da sistemare, qualcosa che tornava nella mente di Coco in maniera puntuale e che ormai non riusciva più a rimandare. Gli eventi che avevano portato Roy a litigare con il suo migliore amico Kai continuavano imperterriti a lanciare segni d’allarme a Coco, che al silenzio delle sue labbra vi sostituiva il caos dei pensieri ad ogni ricordo. Quello che era avvenuto con Kai era stato dettato da un’insicurezza e una paura che l’assenza di Roy si era trascinata dietro, e sebbene Kai e Coco si volessero molto bene e avessero legato in maniera solida, quel bacio non aveva significato nulla per entrambi. Spiegarlo a Roy, però, non era certamente la più emozionante o facile delle imprese e, ogni volta in cui toccava l’argomento, il ragazzo le negava persino la più innocente delle attenzioni. E poi, proprio quando infine Coco aveva deciso di arrendersi, ecco che l’ultima speranza si era accesa ed era giunta sotto forma di un messaggio da parte di Sofi. Lei, imprigionate nella stessa posizione e alle prese con l’orgoglio di Kai proprio come Coco con quello di Roy, aveva accettato di provare almeno un’ultima volta, organizzandosi con Coco per fare in modo che Kai e Roy finalmente smettessero di evitarsi: sarebbe stato semplice e sarebbe sembrato casuale, il loro incontro. Le due coppie infatti si sarebbero incontrate alla festa di Natale organizzata nel bosco alla quale, per puro caso ovviamente, Sofi e Coco erano state invitate per assistere e festeggiare il matrimonio del Professor Haag con la sua compagna di vita, Helen. Oltre ad un buon motivo per festeggiare, quello era anche un buon motivo per fare pace, magari.

    Il tramonto li aveva salutati da un pezzo, lasciando il posto ad una serata scura e invernale in cui l’aria secca rendeva quel tempo gelido più che piacevolmente sopportabile. Avvolta nel cappotto nero, Coco avanzava accompagnata da Roy percorrendo quel viale illuminato da lanterne, la cui mano si teneva saldamente ancorata a quella della ragazza. Ogni volta che la riccia abbassava lo sguardo alla ricerca di quel contatto con Roy, il cuore faceva piccolissimi tuffi d'adrenalina, la stessa sostanza che risvegliava ogni cellula del suo corpo e le ricordava che lui era proprio lì, il posto che per tempo era stato tenuto caldo e che finalmente Roy aveva ricominciato a far proprio. Sono certa che ci divertiremo. sussurrò Coco piano nella sua direzione quando, voltatasi a guardarlo, aveva letto del trasparentissimo disappunto a dipingergli il viso. Un sorriso nella direzione del ragazzo e una leggera pressione delle dita sul dorso della sua mano ed ecco che Roy tornava a sorriderle amorevolmente, un riflesso del benessere che lui vedeva negli occhi di Coco e che era ormai impossibile nascondere, non aveva importanza cosa accadesse. Quel legame li aveva tenuti uniti per diverso tempo anche quando erano stati separati e, dal momento in cui le dita si erano aggrappate le une alla pelle dell'altra, tutto sembrava essersi concentrato in un'unica bolla resistente ed inaccessibile ad altri: la loro, la stessa che aveva conservato quel sentimento così a lungo come un seme in attesa della fioritura in primavera. E la bolla resisteva a tutto, anche alle lamentele di Roy quando veniva costretto da Coco ad indossare qualcosa di più elegante per un evento come quello. Alla fine però, quando il ragazzo si era fermato a guardare il proprio riflesso nello specchio della camera da letto e la testolina di Coco era apparsa dietro di lui, posandosi sulla sua spalla e sorridendo mentre allacciava lo sguardo a quello di Roy nel vetro, aveva sorriso dolcemente e i due avevano ritrovato subito la stessa armonia che da mesi a quella parte ormai abitava il cuore di entrambi. C'era stato un po' di movimento, i vestiti erano di nuovo scivolati via e solo dopo un po' erano stati raccolti di nuovo per essere indossati. Ormai funzionavano a quel modo e l'idea che un giorno le cose potessero cambiare e soccombere alla monotonia era un concetto lontano anni luce.

    Raggiunto il centro della radura all'interno della quale si sarebbe svolta la cerimonia, dopo aver superato un viale illuminato dall'aria decisamente fiabesca e aver letto quindi le regole della serata, Coco e Roy presero posto su una di quelle panche in legno che attorniavano l'altare fatto di quella che sembrò sabbia. Salutò un paio di amici e colleghi dell'università, per niente sorpresa di notare così tante facce conosciute alla cerimonia, conoscendo il professor Haag e la sua tendenza a socializzare in maniera intima e amica persino con studenti che non frequentavano i suoi corsi. Fu in quel momento che, tra un'occhiata a destra e una sinistra, finalmente riconobbe la sagoma di Sofi, accompagnata da Kai. Sorrise istintivamente alla ragazza, sollevando una mano nella sua direzione ed agitandola per comunicare con lei da lontano, appena prima di voltarsi verso Roy e rifilargli una leggerissima gomitata. Guarda, ci sono Sofi e Kai. sussurrò al ragazzo seduto di fianco seguendo poi la traiettoria del suo sguardo mentre andava alla ricerca dei volti conosciuti dei suoi amici. Sperò, Coco, che quella novità non scombussolasse tutti i suoi piani, voltandosi immediatamente in direzione degli sposi che stavano facendo il loro ingresso nel gazebo e ringraziando la fortuna per quel tempismo. Si girò in fretta verso Roy, infatti, sorridendo nella sua direzione e comunicandogli forse eccessivamente emozionata che gli sposi erano ormai giunti. Quando calò il silenzio e tutti gli occhi si posarono su Helen e il professore, Coco fece esattamente lo stesso, ammaliata da ciò che avevano organizzato e l'atmosfera che erano riusciti a creare e sentendosi perfettamente parte di una favola romantica. Seguì i loro movimenti e si commosse a quasi ogni parola pronunciata, ritrovando in quei giuramenti significati che aveva scoperto assieme a Roy e che un tempo avevano fatto tanta paura. Ma lì, seduta e testimone di un atto così profondo e felice, Coco non potè che essere felice per la coppia, orgogliosa di poter far parte di coloro che avevano avuto modo di assistere al giuramento. Chinò il capo da un lato mentre un sorriso contento si apriva sulle sue labbra. Sospirò di felicità quando vide Jørgen affiancarsi ad Helen per depositare un bacio sulle sue labbra e naturalmente si lasciò trascinare dalla gioia che si disperse agitata nell'aria quando gli invitati iniziarono a battere le mani per complimentarsi con gli sposi. Ne seguirono la corsa della sposa e, successivamente, la corsa ai posti per accaparrarsi un paio di sedie decenti e un tavolo al centro della sala, quanto meno. Eppure, la realtà dei fatti era ben diversa: Coco e Sofi si erano accordate e prefissate un obiettivo che avrebbe dovuto esser raggiunto almeno in parte. Le due ragazze avevano intenzione di far riavvicinare Kai e Roy, poco importava come. Se i due ragazzi non erano stati in grado fino a quel momento di fare il primo passo di loro spontanea volontà, era arrivato il momento che le due giovani la smettessero di restare in disparte decidendo quindi di provare almeno a farli parlare. E fu per via di quel piano che, dopo aver preso parte alla corsa della Sposa e aver vinto assieme al Team di Helen, Coco trascinò Roy allo stesso tavolo posto sulla destra della sala al quale, dopo solo cinque minuti, sarebbero giunti anche i due amici.
    Me lo porti un bicchiere di Idromele, per favore? chiese gentilmente a Roy appena prima che potesse prendere posto accanto a lei: posò una mano sul suo braccio, stringendo appena mentre lo tirava piano verso di se per avvicinarsi a lui col busto e lasciargli un bacio sulle labbra, così leggero che sembrò esser stato trasportato dal vento. Lo vide poi allontanarsi, tenendo d'occhio la sua figura mentre, finalmente, la sagoma di Sofi si fece spazio nel suo campo visivo. Sorrise apertamente, Coco, nel vederla avvicinarsi mano nella mano a Kai. Si sollevò quindi nuovamente dalla sedia per andare loro incontro e accogliere la ragazza in un affettuoso abbraccio. Quando la lasciò andare, mantenne le dita attorno alle sue spalle ancora qualche istante. Sono così contenta di vederti, Sofi! esclamò quindi la riccia, chinando poi il capo da un lato e puntando gli occhi azzurri in quelli altrettanto chiari di Kai, qualche metro più alto di lei. Liberò Sofi dalla presa per avvicinarsi quindi all'altro e salutarlo allo stesso modo. Da quando lui e Roy avevano litigato, anche Kai sembrava essersi fatto da parte e sebbene il legame in quel momento sembrasse immutato, Coco sapeva che Kai non avrebbe mai voluto ferire ulteriormente Roy anche solo standole vicino. Eppure, in quel momento, l'idea che qualcosa potesse essere accaduto fra di loro era quasi impensabile. Vedendo Sofi e Kai insieme, le mani congiunte in una presa salda e affettuosa, Coco si ritrovò ad essere genuinamente felice per loro e consapevole del fatto che i due si sarebbero completati alla perfezione. Kai, ti trovo bene. disse poi avvicinandosi a lui stringendo la sua mano nella propria per qualche secondo, lasciandolo poi andare e rivolgendo nuovamente la propria attenzione nei confronti di Sofi. Le sorrise apertamente, inarcando le sopracciglia in un'espressione di tenera sorpresa mentre si voltava e indicava loro le sedie di fianco a quella su cui si era seduta poco prima. Ehi, questi posti sono ancora liberi, vi va? Ne sarei molto contenta, abbiamo molte cose di cui parlare! aggiunse Coco, rivolgendosi ancora una volta principalmente a Sofi, quasi avesse paura che Kai rifiutasse l'invito. Lo guardò brevemente Coco, sorridendo anche nella sua direzione appena prima di spostare lo sguardo dietro di loro per accogliere la sagoma alquanto indispettita di Roy che tornava ad avvicinarsi con due bicchieri ricolmi di idromele stretti fra le mani. Allungò una mano nella sua direzione, Coco, lasciando che i polpastrelli caldi si posassero sulla guancia bollente del ragazzo quando questo fu abbastanza vicino da fermarsi accanto a lei. Dicevo a Sofi e Kai che sarebbe carino festeggiare tutti insieme, no? si rivolse a Roy, sorridendo nella sua direzione e sfruttando l'espressione più dolce e compiaciuta che potesse tenere in serbo per le situazioni d'emergenza come quella. Quando prese posto, poi, Coco sfoggiò il meglio di sé nell'ambito delle conversazioni, qualità che aveva imparato da sua madre a tutte quelle cene lunghissimi e monotone che per affari aveva dovuto organizzare. E mentre si rivolgeva a Sofi con le domande più banali che avesse trovato nella testa, una mano restava a stringere quella di Roy, seduto al suo fianco, forse impaurita di vederselo sgattaiolare via sotto al naso. Quel vestito è una meraviglia, Sofi. Ti sta d'incanto! Dove lo hai preso, qui a Besaid? Io faccio sempre difficoltà a trovare qualcosa che mi piace, e alla fine scelgo quasi sempre le stesse cose. si complimentò con Sofi tra un boccone e l'altro e cercando quantomeno di inserire gli altri due nella conversazione, sebbene invano. Così, quando Sofi le domandò di accompagnarla al bagno, Coco si ritrovò ad annuire immediatamente. Mantieni la borsa per favore e aspettami qui. si rivolse a Roy, sollevandosi dalla sedia mentre lasciava cadere la borsetta sulle sue gambe e si abbassava lentamente per premere dolcemente le labbra sul naso, appena prima di seguire l'amica che si allontanava dal tavolo. Ma, conoscendo Sofi ormai da parecchio tempo, riusciva a riconoscere persino i messaggi in codice, proprio come quello: il bagno troneggiava sulla destra, in fondo alla sala, nella direzione opposta a quella che le due ragazze sembrarono seguire. Si ritrovarono, di fatti, poco lontane dal tavolo al quale avevano lasciato Kai e Roy, malamente nascoste dietro una delle colonne di legno che reggevano il tetto dello stesso materiale. Dietro di loro, le siepi circondavano l'intera struttura che, sebbene fosse lateralmente aperta, veniva riscaldata dalle piccole conche in pietra all'interno delle quali bruciavano fiamme alte. Fu proprio all'interno di una di quelle siepi che trovarono il povero Adrian. Un nome piuttosto conosciuto in giro per l'università, soprattutto per via della sua spudorata e sfacciata intelligenza. Eppure, tanto intelligente quanto tanto stupido, ecco che Adrian faceva cose come quella: nascondersi dentro una siepe. Ma poi perché? Forse a loro non era dato saperlo. Psss! Che fai lì dentro? sussurrò quindi Coco nella sua direzione allungando un braccio nella sua direzione per offrirgli aiuto. Lo stesso che il ragazzo sembrò rifiutare per chissà quale motivo. Non le fu possibile indagare oltre dato che Sofi l'afferrò per un braccio tirandola nuovamente verso di sé mentre le indicava i due ragazzi ancora fermi al tavolo, ora finalmente intenti a parlarsi. Vedi quello che vedo io? chiese a Sofi mentre teneva gli occhi puntati sulle figure di Kai e Roy, a qualche metro di distanza da loro. Stanno davvero parlando? Niente pugni, niente schiamazzi, niente urla. constatò Coco sorridendo, fu quasi impossibile controllare gli angoli delle labbra che si curvavano verso l'altro mentre lei si voltava a guardare il viso di Sofi così vicino al suo. Sollevò le braccia per avvolgerle attorno alle spalle della ragazza, avvicinandola a se e lasciandosi andare ad un gridolino emozionato. Sai, non mi interessa quello che si stanno dicendo, potrebbero anche essere insulti, ma c'è un dialogo ora. commentò ancora, sospirando piano mentre scioglieva l'abbraccio. Seguimi! sussurrò allora afferrando una mano di Sofi nella propria e trascinandola verso il piano bar ricolmo di bicchieri già riempiti di Idromele e pronti ad esser svuotati. Ne afferrò due, passandone uno alla ragazza e lasciando che tintinnassero in uno scontro leggero. A noi! esclamò la riccia, sollevando il bicchiere e portandolo alle labbra per bere tutto d'un sorso. Lo rimise giù, sorridendo in direzione di Sofi appena prima di afferrare nuovamente la sua mano e portarla al centro della pista da ballo, dove una band super moderna si stava scatenando in note da sballo. (?) Un paio di passi di danza del tutto scordinati permisero alle due di muoversi in maniera sciolta mentre seguivano i movimenti degli altri partecipanti che, dal nulla, presero a ballare il Sirtaki come se si fossero appena trasferiti in Grecia. Ma quando la melodia si fece più lenta e l'atmosfera più tenera, Coco e Sofi vennero separate di nuovo dai rispettivi accompagnatori. Riconobbe il calore della mano di Roy non appena anche solo uno dei suoi polpastrelli si andò a posare sul tessuto in tulle rosso che avvolgeva la schiena di Coco. Quando si voltò nella sua direzione ritrovandoselo a pochi centimetri di distanza, Coco fece di tutto per annullare maggiormente anche quella più piccola distanza, avvolgendo le proprie braccia attorno al suo collo e posando parte del viso contro la sua guancia. Sembra quasi che, piano piano, tutte le cose vadano al loro posto. Ho visto che parlavi con Kai... sussurrò piano Coco all'orecchio di Roy. Un respiro flebile che solo lui avrebbe potuto decifrare mentre, con le braccia avvolte attorno alla vita della ragazza, se la teneva stretta contro. Non si aspettava buone notizie, non era un'illusa e sapeva perfettamente che certi avvenimenti non avrebbero potuto esser cancellati dalla memoria con tanta facilità, ma qualunque passo compiuto in avanti sia da parte di Kai che di Roy era un passo ben accetto, una piccolissima speranza che tornava a prender vita dentro di lei, che ancora si sentiva un po' in colpa per averli inconsciamente messi uno contro l'altro ormai diverso tempo prima.
    Il resto della serata scorse piacevolmente: impossibile per Coco astenersi a quella felicità, se ne sentì parte tanto quanto tutto il resto degli invitati che neanche riuscivano a scollarsi dalla pista da ballo. Il tintinnio dei bicchieri, lo scalpitare dei piedi per terra, le note della musica che accompagnavano i baci affrettati degli sposi sulle sedie o sotto i tavoli, i discorsi bellissimi che ebbe la possibilità di udire e il pezzo di torta che non riuscì a rifiutare nonostante fu ampiamente sazia anche a quel punto della serata e dopo tutto quel movimento dato dai suoi piedi intenti a lasciarsi andare a più danze. L'idromele versato in continuazione da Kai e Sofi nel suo bicchiere aveva ben avuto il proprio allegro effetto su Coco che, a fine serata, appurò di non essersi mai sentita più felice. L'adrenalina la spingeva a non stare mai ferma o zitta e, assieme a Sofi, si ritrovò a ridere delle più banali faccende. Quando poi le prendeva la voglia di ballare, il braccio di Roy era quello al quale si agganciava immediatamente per trascinarlo sulla pista da ballo e scatenarsi insieme a lui sulle note di musiche che non credeva nemmeno di conoscere davvero.

    Il viale ripercorso al ritorno sembrò aver preso vita nell'arco delle ore trascorse all'interno della radura. Sotto lo sguardo altrettanto vivo di Coco, l'alcool proiettava uno scenario mozzafiato: la neve bianchissima restava illuminata dalle stesse lanterne che li avevano guidati all'arrivo, eppure non riuscivano ad impedire al nero pece del cielo di mostrare le proprie stelle sorvolare il bosco. Mano nella mano con Roy, Coco camminava al suo fianco con un sorriso innocuo e tenero stampato sulle labbra. La felicità di cui si era nutrita all'interno di quel gazebo, poco prima, le era rimasta incollata addosso e le ricordava, in tutto e per tutto, la stessa sensazione che aveva provato quando, un paio di mesi prima, si era svegliata di mattina e aveva trovato la mano di Roy aperta sulla propria pancia scoperta dal pigiama. Potevano esser stati milioni di chilometri e anni lontani, così come aveva appreso fosse accaduto ai due sposi, però poi anche loro si erano ritrovati, finalmente. Voglio i pancakes per colazione domani. esclamò all'improvviso, stringendo le dita attorno al dorso della mano di Roy e voltandosi a sorridere nella sua direzione, gli occhi che andavano a sovrapporsi all'azzurro lucente dei suoi. Faremo colazione con i pancakes. ribadì, letteralmente innamorata delle opportunità che si aprivano davanti a lei: quella di poter usare il futuro come tempo verbale, nella loro vita, era una delle più belle.
     
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    Sofie&Kai

    «Ho avvisato Kai tre mesi fa, verrà. Sono sicura che verrà.» disse Sofie al telefono con Coco: l'aveva avvisata tramite un messaggio del grande evento di Besaid, una festa completamente aperta per tutti, alla quale lei era stata invitata dallo sposo in persona. Si sentiva come se una delle sue coppie preferite in una qualche serie si stesse per sposare, già immaginava Helen, vista solo in foto e mai di persona, quanto potesse esser bella con un abito adatto all'occasione, poi accanto a Jørgen, che era un vero vichingo, avrebbero di sicuro brillato. «Convinci Roy ed è fatta, magari riusciamo a far riappacificare i due bimbi capricciosi.» Il litigio fra i due migliori amici oramai andava avanti già da parecchio tempo, probabilmente troppo: Sofie aveva cercato di porvi rimedio, Coco uguale, ma nulla era riuscito a permettere a uno dei due di fare il fantomatico primo passo, troppo convinti entrambi di avere ragione. A parer suo, non c'era davvero chi avesse un torto più dell'altro, vi era solo un'incomprensione di fondo che li stava rendendo infelici entrambi: nonostante infatti il rapporto con Kai fosse molto cambiato, Fì sentiva la mancanza del suo gruppo preferito di amici, inteso come tale, al quale si era aggiunta anche Coco. Trovava ironico che fossero proprio loro due a dover fare da mammine a due uomini grandi e vaccinati Messaggio subliminale? Vaccinatevi.: non era infastidita dal bacio che c'era stato fra i due, aveva capito il punto, erano bastate poche chiacchiere e soprattutto era bastato conoscere Coco. Oltre ad essere perfetta per Roy, era una persona splendida, con la quale era davvero impossibile non sentirsi a proprio agio: le era entrata nel cuore immediatamente, dopo pochi incontri, quel suo essere così collaborativa nella realizzazione del piano malefico non era che la ciliegina sulla torta di un amore già sbocciato. Come Sofie, anche lei d'altra parte si era già molto prodigata per cercare di calmare gli animi, non riuscendoci né da un verso né dall'altro: era una battaglia persa che solo loro due, raggiunta la maturità necessaria per accettare i reciproci errori, avrebbero potuto risolvere.
    Risolto un problema, se ne pose un altro: l'abbigliamento. Fì non era brava con certe cose, non si vestiva mai elegante ed una mano l'avrebbe gradita per non sfigurare completamente, visto che ci sarebbe stata mezza Besaid lì, incluse alcune delle persone alle quali teneva di più. Decise di chiedere consiglio ad Eva, che aveva uno stile decisamente migliore del suo, finendo con l'acquistare un abito proprio presso il negozio in cui lavorava: dopotutto aveva promesso al Signor Björklund che sarebbe diventata una cliente abituale e, alla fine, aveva davvero mantenuto la parola data. Aveva scelto con cura gli accessori, in argento, si era sistemata i capelli in una pettinatura molto semplice, con qualche boccolo che fuoriusciva dal morbido chignon fatto: sembrava una signorina ben educata, proprio come i suoi genitori avevano sempre sognato di vederla. Mise un paio di gocce di profumo e poi, indossate delle scarpe col tacco che la facevano sentire un dinosauro - per fortuna era solo una percezione, essendo in grado di portarle nonostante tutto - si diresse verso il salotto, dove Kai la stava aspettando, già bello che vestito da un po' di tempo: «Scusa, è che vado sempre un po' in crisi con queste cose, lo sai.» si giustificò, tenendo con entrambe le mani, giunte all'altezza delle cosce, una pochette che conteneva ben poco. Sciolse la presa con una mano per protenderla verso quella di lui, invitandolo ad alzarsi: erano un po' in ritardo, a causa sua, ma sperava che Jørgen ed Helen ne avessero tenuto conto, visto che i ritardi ai matrimoni erano all'ordine del giorno. Col viso di lui a pochi centimetri dal suo si allungò quel poco che serviva per lasciare sulle sue labbra un bacio, alzando anche l'altra mano a poggiarla sulla sua spalla per un momento: «Ok, andiamo.» disse infine, come a voler metter fretta più se stessa che lui.

    Il luogo designato per la cerimonia era bellissimo, la faceva quasi sentire accolta in una fiaba: percorse, mano nella mano con Kai, il sentiero adornato con le lanterne, fino a quando non giunsero all'interno, dove presero posto insieme a tante altre persone. La mano di Sofie non smetteva di sollevarsi a mimare continui "ciao" a tutti quelli che aveva incrociato all'Università, fra studenti, insegnanti, ma anche persone che semplicemente aveva visto qualche volta in centro a Besaid: così com'era stato cordiale con lei, Jørgen lo era stato con tutti, finendo con l'organizzare una cerimonia che non poteva rispecchiarlo più di quanto già non facesse il suo stesso comportamento quotidiano. Tra quegli sguardi, incrociò quello di Coco che, come promesso, aveva portato Roy con sé: indossava un bellissimo vestito rosso, impossibile da non notare. «Guarda lì.» fece, protendendo il volto verso quello di Kai affinché si voltasse verso la direzione da lei indicata. Salutò la coppia con un sorriso, non potendo far a meno di notare come gelidi ed allo stesso tempo ardenti fossero gli scambi di sguardi dei due "bimbi" - ormai li chiamava così nella sua testa - visti da vicino: era persino peggio di quanto avesse immaginato. La musica lasciò che quei pensieri, per un breve attimo, fossero sostituiti dalla magia del matrimonio: non aveva mai visto quella band e, nonostante il chitarrista sembrasse un vecchio intrappolato nel corpo di un giovane ed il cantante assomigliasse a Severus Piton, trovò che fosse adatta e che si sposasse alla perfezione con l'atmosfera creata. Osservò i movimenti degli sposi con gli occhi che le divennero lucidi - un grande progresso, stava lavorando sulla gestione dei sentimenti a poco a poco - ritrovandosi a sorridere come un'ebete, con le mani giunte e le dita intrecciate, fino a quando non fu il momento di applaudire. Si sentiva felice come se fosse stata lei a sposarsi, o quasi. Era forse la prima volta che pensava ad un matrimonio in quei termini, avendo sempre considerato più facile vivere alla giornata che programmare: stranamente, tutta l'ansia che di solito l'assaliva, era sparita. Guardava al futuro come una persona normale, senza temere che il domani potesse essere meno ospitale dell'oggi: sapeva, quasi con una certezza irreale, che in un modo o nell'altro non sarebbe mai stata sola.
    Al termine di tutto, ci fu il momento della corsa della sposa, nel quale il team Helen, nel quale figuravano sia Sofi che Coco, trionfò, nonostante scarpe ed impicci vari. Durante quel via vai, Sofie notò anche due ragazze che tenevano in braccio due coniglietti, uno grigio, col un fiocchetto rosa in testa, ed uno nero, un papillon al collo: erano i piggiveri, Chia e Stefifi, che avevano ben deciso di portare a quell'evento anche le loro anime gemelle. Arrivate finalmente al buffet, la ragazza cercò di recuperare fiato, con un sorriso sul volto: «Idromele, merci beaucup.» chiese a Kai, osservandolo versarle da bere. Preso il bicchiere ed aspettato che anche lui ebbe riempito il suo - era necessario da bere affinché la serata andasse come sperato -, Fì si incamminò verso la sua compagna di quella sera, fingendo di cercare un posto libero e di non averla vista. «Guarda chi c'è.» mormorò, tamburellandole la spalla per farla alzare, una volta arrivata da lei. «Sono contentissima di vederti anch'io!» disse, sincera, ricambiando il suo abbraccio: non era proprio brava con certe dimostrazioni d'affetto, si sentiva sempre un pelino a disagio e, di fatto, anche in quell'occasione sentì le sue guance cambiare lievemente colore. Per fortuna c'era l'alcol a giustificare ogni cosa. «Stavamo proprio cercando dei posti liberi, se non ti spiace ci sediamo. Grazie.» si affrettò poi a rispondere, non volendo lasciare il tempo a Kai di poter replicare: era certa che l'avrebbe fatto, anche perché di lì a poco apparve Roy con i due bicchieri di idromele per sé e per Coco. «Serviva un matrimonio per vederti così bello?» asserì la ragazza, con due mani sui fianchi e l'espressione lievemente giudicante, sciolta in un sorriso di lì a poco ed un passo verso l'amico. «Quasi stavo iniziando a dimenticare che faccia avessi.» lo prese un po' in giro, andandosi poi a sedere di fianco all'altra come avevano deciso. Di lì a poco, sarebbe toccato loro andare in scena: non erano brave ad intavolare conversazioni assurde pur di tenere banco e non lasciare che il discorso si tramutasse in un silenzio imbarazzante come poche altre cose al mondo, ma quel continuo versarsi idromele per un imprevisto o l'altro stava aiutando parecchio. «Questo? Oddio, grazie. Sono stata una vita a cercare di capire cosa mettere. Sono una frana in queste cose, Kai e Roy ne sanno qualcosa.» rispose riferendosi al vestito, nell'ennesimo tentativo di includere i due in una conversazione. «Mi sento più a mio agio in vesti meno formali. L'ho preso al VintAge comunque, ci dobbiamo andare insieme qualche volta.» Il signor Björklund di sicuro sarebbe stato contento di avere una cliente carina come Coco, con un gusto migliore del suo: «Ma anche tu stai benissimo! Questo rosso ti sta d'incanto!» Ed era sincera: l'aveva notata subito in mezzo alla folla, le aveva ricordato le rose rosse nel giardino di rose bianche di Alice nel paese delle meraviglie. In che trip stava finendo? Per evitare di pensarci e di sentire ulteriore ansia per quanto stavano facendo, fece un altro sorso di idromele: non sapeva nemmeno quanto aveva bevuto ormai, tra un boccone e l'altro, ma nemmeno desiderava saperlo in effetti. «Coco, mi accompagneresti un attimo al bagno?» fece tutto ad un tratto, alzandosi in piedi e lasciando la borsa sulla sedia: era una cosa così terribilmente femminile quella di andare in bagno in branco o in coppia, nonostante spesso fosse davvero necessario. Per qualche ragione, non c'erano mai nemmeno dei ganci per tenere la giacca o, appunto, la borsa: una donna o un osservatore attento, in virtù di quel reciproco lasciare le proprie borse al tavolo, avrebbe capito subito che quella non era stata che una scusa, non una reale esigenza, ma non aveva molta importanza. «Aspettami qui, non sparire e non mangiare Roy. Per favore.» sussurrò, dando un bacio sulla guancia a Kai e sparendo insieme alla ragazza verso una colonna di legno, dal lato opposto rispetto al bagno: da lì potevano osservarli interagire, sperando lo facessero. Facendo un cenno all'amica di nascondersi lì, per poco non mandò in malora il loro piano, saltellando appena sul posto non appena due occhi azzurri apparvero all'interno di una siepe: «Adrian, ma che cazzo stai facendo?» gli domandò, a voce bassa, chinando il viso verso di lui con lo sguardo a metà fra il perplesso e lo scioccato. «Perché ci dobbiamo sempre nascondere da qualche parte io e te...» Si erano già visti diverse volte, fra università e fiere del fumetto, ed era stato proprio a quest'ultima che, in maniera totalmente ridicola, erano finiti col nascondersi dalle molestie di un cosplayer di Hiro Nakamura di Heroes, una serie celebre negli anni 2000. L'attenzione delle due ragazze comunque ritornò ben presto sui loro soggetti: «Mi sento come quegli scienziati che osservano i leoni nel loro habitat naturale.» Mancava solo 'Aria sulla quarta coda' di Bach e potevano dire di essere a Superquark. Ciò che effettivamente le stupì, fu vedere una connessione fra i feroci predatori: c'era stato un qualcosa, uno scambio di sguardi, qualche parola. Mio dio, stavano parlando?! «Coco, ora piango.» disse, stringendo con le mani le braccia di lei che le cingevano le spalle. Ovviamente non avrebbe pianto davvero, non apparentemente almeno: dentro era in un mare di lacrime. Erano i suoi due migliori amici, dovevano fare pace, a costo di prenderli per i capelli e chiuderli in una stanza minacciandoli di scosse elettriche ad ogni rifiuto di voler collaborare.
    Avevano visto abbastanza comunque, potevano finalmente dileguarsi sparendo verso il bar per festeggiare: ormai non c'era dignità che reggeva. Bevvero il loro bicchiere di idromele ma, una volta buttato giù, Chia (l'altra Chia, non io) e Nichi - piggiveri - vennero a riempire nuovamente i loro calici: Sofie, poco convinta, alzò entrambe le spalle e, come di consuetudine, urlò «Skål!» buttando giù tutto per poi lanciarsi in pista, ballando sulle note di una melodia che sapeva di Grecia. La loro deliranza durò fino a quando la sinfonia non si sporcò di note più dolci, lasciando spazio ai loro rispettivi accompagnatori che si erano palesati dopo chissà quante e quali chiacchiere. Sofie prese la mano di Kai, lasciando che fosse lui a guidarla, poggiando il capo lievemente sulla sua spalle e alzando gli occhi a guardarlo con un sorriso intenerito: non c'era bisogno che gli dicesse cosa stava pensando, era piuttosto chiaro. «Sono felice.» Gli disse solo questo, socchiudendo appena gli occhi a guardare la tasca della giacca di lui, più leggera, come se ad ogni passo si librasse nell'aria un po' di più.
    La serata passò fra le note più dolci delle canzoni che venivano suonate, dal suono delle risate delle due ragazze che, sempre più brille, non riuscivano a non divertirsi di gusto per delle sciocchezze: trovarono entrambe particolarmente buffo il bouquet finito in testa ad Adrian e la fiammata che ne seguì quando cadde rovinosamente in una delle conche decorative. Con la mano alla bocca, Sofie fece affidamento su tutto il suo autocontrollo per non riempire la sala con i suoi singhiozzi. Mangiarono la torta - era di buon augurio, andava mangiata - e poi ballarono ancora, fino a quando i piedi non ressero più e decisero di tornare a casa, dove finalmente poté togliersi le scarpe, gli accessori e l'abito per infilarsi all'interno delle coperte: era stanca, sapeva che avrebbe dovuto struccarsi, ma non aveva proprio la forza di lanciarsi acqua e sapone in pieno viso. «Domani dobbiamo cambiare le lenzuola.» disse, rannicchiandosi in posizione fetale, con la testa sul petto di Kai e gli occhi chiusi. Probabilmente sarebbe toccato anche a lui cambiarsi la maglietta, ma non vi diede peso. «Ti amo.» mormorò, con un respiro profondo, scivolando fra le braccia di Morfeo che, da quando aveva iniziato a condividere il letto con qualcun altro, non erano mai state così dolci.
     
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    A quella nuova felicità Roy si abituava piano, forse per la prima volta davvero attento a non ricadere nell'arte che per eccellenza lo caratterizzava, quella del rovinare qualsiasi cosa toccasse. Nelle mani che notte dopo notte la stringevano ridando a Roy respiro, c'era sempre la stessa passione di quando a diciotto anni l'aveva sorretta sul tetto di casa Evjen, con la promessa di non farla cadere. Ma, in quella loro nuova vita insieme, c'era anche una cura sempre esistita ma forse troppo spesso invisibile, mal calibrata, ammutolita da assurde paure e insensati giochi di supremazia; una premura, quella che Roy le stava dimostrando, che chissà dove era stata tutto quel tempo. Forse era rimasta impigliata fra gli spazi tra le dita che lei, riempendoli con le proprie, stretta dopo stretta disincastrava.
    Per quello non fece troppe storie alla vista del coso in cui voleva che si infilasse per l'occasione, una roba che urlava asfissia anche da lontano e ancora fra le mani di Coco. Storse il naso, quello si, e pure la bocca si ritrovò spinta di lato in un ghigno ben poco entusiasta. Sembrerò pronto per la bara. Farà bene ad esserci molto cibo e ancora più vino a questo matrimonio. Come hai detto che si chiamano gli sposi? Borbottò a bassa voce afferrando il completo con due dita e a braccio teso per tenerlo il più lontano possibile dal suo corpo. Comportamento del tutto sensato, visto che avrebbe dovuto solo entrarci dentro. Mosse dei passi verso la porta a vetri che separava il soggiorno dalla loro camera, percependo subito l'ombra di Coco muoversi per seguirlo come appartenesse a lui. L'avrebbe sentita spostarsi anche prima che muovesse un muscolo, semplicemente dal modo diverso di respirare. Ah-ah, alt signorina. Mosse l'indice libero a mezz'aria mentre il collo ondeggiava a destra e a sinistra come aveva visto fare a RuPaul's Drag Race edizione 345993 12, bloccando Coco col ginocchio piegato già sul prossimo passo. Vengo fuori io, tu aspetti qui. Che ti credi che non sappia infilarmi una camicia? E ora, sashay away. Disse con solennità esagerata, uscendo poi lui dalla stanza anche se le cose non andavano proprio così nel contest televisivo, perché una queen non volta mai le spalle ma sono gli altri a farlo. Comunque, quando qualche tempo dopo Roy ricomparve (Tutto ok lì dentro? - Siiiii tranquiiiillaaaa! Perché ci sono tutti 'sti buchi? Ahhh sono i bottoni!), le uniche cose a essere al posto giusto erano i pantaloni e le scarpe, il resto? È un casino lo so, avevi ragione ladybug. Mi aiuti? Fece gli occhioni grandi, mollandole un sorriso obliquo da piranha furbetto che in molti non avrebbero apprezzato ma a lei, Roy lo sapeva, faceva impazzire. E infatti sul viso di Coco si accese un sorriso dei suoi, di quelli piccoli e inspiegabilmente capaci di illuminare uno stadio intero, mentre gli toglieva il papillon dalla testa - usato a mo' di mollettina - sistemandolo al suo posto, chiudeva sul petto i bottoni minuscoli e allacciava quelli a tortura cinese sui polsi, rassettandogli poi i capelli senza smettere di scuotere poco la testa. Sorrisino + dita fra i capelli = mandare al diavolo il lavoro fatto e spogliarsi. Si, di nuovo. Ora fate rewind e dopo un'oretta la situazione era più o meno quella d'origine, con i capelli più scompigliati e in faccia un altro tipo di sorriso, molto più ampio e rilassato. Sei una bomba sexy in rosso. Sghignazzò infilandosi la camicia nei pantaloni troppo stretti per i suoi gusti, lasciando poi che Coco lo sistemasse di nuovo a puntino. E lui? La aiutò con la zip del vestito. Questo perché Coco era una donna indipendente che non aveva bisogno di lui per niente, figurarsi. Con una piroetta alla the mask Roy si guardò allo specchio con fare critico, avvicinandosi, allontanandosi, girandosi e via dicendo per poi finalmente fermarsi ed esclamare: Ah però! Sono proprio un figo - l'avevo detto io che questo era il completo perfetto per me!

    Era un po' serio, Roy, appena scesero dall'auto e seguirono le indicazioni che li spingevano ad entrare nel bosco. L'ultima volta che ci si erano addentrati c'era mancato tanto così che si ammazzassero, ma non era solo quello a rabbuiarlo. Roy si sentiva sorprendentemente a disagio. Dico sorprendentemente perché quella sensazione difficilmente gli apparteneva, visto il modo che il ragazzo aveva di sbattersene le scatole di tutto e di tutti. Eppure eccolo lì, il vecchio Roy, con le mani leggermente sudate e le pupille che indagavano l'abbigliamento e il portamento altrui con quello che possiamo definire sano sospetto. Quello non era esattamente il suo habitat naturale, sentiva di avere meno di zero in comune con le persone che li circondavano. Gli sembrava che lo guardassero riconoscendo in lui i bassifondi da cui proveniva, magari celati nei dettagli del viso sempre con qualche graffio sopra, o nelle mani dure, nel modo di camminare o fra i denti tutti storti. Come se non bastasse, gli era anche balzata in testa l'idea che potesse far fare brutta figura a Coco, facendola vergognare. Si toccò per la dodicesima volta la giacca per sistemarla, lo innervosiva il modo che aveva di salir sulle spalle ogni tre passi. Come se gli avessero letto pensieri e paure, in quel momento le dita di Coco si intrufolarono nel palmo semichiuso di Roy trovando lì lo spazio esatto per riposare e, come succedeva sempre, in lui si sciolse qualsiasi cosa. Ritrovò il sorriso pensando al diavolo gli altri: finché Coco avesse scelto lui il resto stigrancazzi. La strinse di più, i passi che in sincrono sbattevano sul terreno innevato. Per quanto incredibile possa sembrare, era la prima volta di Roy a un matrimonio. Non un amico, amica, cane, prozia lontana niente, nessuno l'aveva mai invitato. Pazzesco ah? le chiese dopo quell'ammissione, riferendosi ad essa piuttosto che alla scenografia da favola che li circondava mentre, mano nella mano, calpestavano un viale illuminato per poi passare sotto a una specie di tunnel fatato. Stai per assistere a un mio sverginamento, certo che ci divertiamo. Scherzò passandosi una mano fra i capelli a scompigliare involontariamente il lavoro che Coco aveva fatto con amore. Nella radura Roy era tornato il solito di sempre, un po' grazie anche ai diversi sorsi che, dal tragitto in auto al luogo della cerimonia, continuava a bere dalla fiaschetta dal contenuto top secret, probabilmente alcool distillato. (sta già così) La tasca interna della giacca gli aveva salvato la vita. Trovare posto su una delle panche non fu tanto semplice, Coco si fermava ogni tre per due a salutare qualcuno e tutti, ma tutti tutti tutti, come fossero i suoi migliori amici. Oh! Ma tutta 'sta gente quando l'hai conosciuta? Lanciò uno sguardo all'ultimo tizio che le si era avvicinato, un tipo infiocchettato che sembrava uscito da Elisa di Rivombrosa. Allora aprì la bocca come a voler aggiungere qualcosa ma non lo fece, decidendo invece di puntare gli occhi chiari nei suoi e sorriderle forte. Nuova vita, nuovo Roy. Più o meno. Sai chi mi sembra? Heathcoso di Cime in Tempesta. Me lo sono sempre immaginato così. Annuì col capo, convinto di aver detto la cosa giusta al momento giusto. Già era tanto che si ricordasse dell'esistenza di quel romanzo, aspettarsi altro sarebbe stato troppo da chiedere. E pensare che, se non fosse stato per Coco che la notte leggeva per lui, Roy non avrebbe neanche avuto quel fantastico paragone da fare.
    Ora guardava in alto, Roy, sulle pareti addobbate persino negli punti più insospettabili. Hanno pensato proprio a tutto. Pensò ridacchiando sotto i baffi. No, non per l'allestimento da urlo, rideva invece per il tizio incravattato di prima. Ancora. La gomitata nelle costole fu talmente inaspettata da farlo zompare letteralmente in piedi, l'unico ormai in una sala di gente al proprio posto. Ma sei scem- Si sedette di corsa senza riuscire a finire la frase perché, seguendo lo sguardo di Coco, intravide a chi si stava riferendo. Fu un bene che vide prima Sofi, dolce come la goccia di miele sulla lingua prima della medicina amara, erano anni che non si incontravano e istintivamente sorrise. Dietro di lei però poi spuntò la faccia di Kai e lo stomaco di Roy si contrasse. Kai era la medicina amara che, quasi quanto il suo orgoglio, doveva trovare il modo di ingoiare. Grazie al cielo gli sposi decisero di entrare in scena proprio in quel momento, salvandogli il culo ancora per un po'. Lo sapevi? Si era chinato lateralmente per sussurrarle all'orecchio, ma la musica e la cerimonia presero il via e Coco non gli rispose. Ora era stato il culo di lei ad essere salvato. Con un sospiro Roy puntò gli occhi in avanti sull'attrazione principale di quel magico giorno, pensando intanto al suo ex migliore amico seduto a poche panche di distanza. Non si erano mai ritrovati così vicini da quella infausta sera, quando tra una bottiglia di birra e l'altra Roy aveva lasciato che la gelosia prendesse il sopravvento. Gli capitò di guardare Coco e di vederla davvero emozionata per la cerimonia, forse come mai l'aveva vista prima per qualcosa che non li riguardasse. E se...Oddio ma devo...non dobbiamo mica...? Si ritrovò a pensare guardando prima Helen e Jørgen cutissimi e poi Coco, immaginando improvvisamente sui volti dei #Jølen le facce dei #Roco, un po' come Ella e Chia (io, non l'altra) fanno ogni volta che vedono film random. Roy cominciò a sudare freddo, ma comunque decise di non pensarci e protese un braccio per poggiare la mano sulla gamba di Coco. Stavano bene così, per ora, perché impanicarsi?

    *SALTO SPAZIO/TEMPORALE SE NO MI AMMAZZATE PER QUANTO È LUNGO*

    Ci fu la gara dei sacchi che Roy si impegnò tantissimo per vincere con il gruppo di Helen e, chissà come chissà perché, riuscì ad arrivare alla fine tutto intero nonostante barcollasse già vistosamente. Ahh, la fiaschetta magica! E poi sbem, magia: si ritrovarono chissà come nella seconda stanza, più grande e piena di tavoli. Roy costrinse Coco a correre per accaparrarsene uno decente, per poi vedersi costretto - dopo tutta la fatica fatta per i posti - ad esaudire i desideri della propria regina e alzarsi a prenderle un idromele. Ne approfittò ovviamente per riempirsi il piattino e la bocca di stuzzichini, perdendo un po' di tempo a conversare con una vecchietta sulla qualità di un cibo che non aveva mai assaggiato prima. Ma lo sai quanto costa del caviale pregiato? Arrivandole di spalle, tutto quello che all'ininizio vide furono i capelli ricci e nerissimi di lei, ma poi stranamente da essi spuntò il viso lungo di Kai e Roy si irrigidì. Servì che Sofie gli si rivolgesse per sbloccarlo, la bocca contrariata e i bicchieri di idromele ancora in mano. SOFIE! Ma quanto sei cresciuta? Vieni qui bella di Zio. Le si avvicinò in un'esplosione di energia del tutto sorprendente, considerato il gelo di qualche istante prima. La strinse allora in un abbraccio caloroso, sollevandola addirittura poco da terra per poi darle persino due pizzicotti sulle guance. Ma se sono ancora il ragazzo più bello che conosci! Disse con un sorriso tutto storto, rispondendo al quasi inaudibile "Ciao" di Kai con un cenno della testa. Roy passò i seguenti venti minuti a mangiare e bere come un pazzo fingendo che Kai non fosse lì, gli altri? Non ne aveva idea. Sapeva che le ragazze stavano parlando di vestiti ma le percepiva solo con una porzione infinitesimale del cervello, più interessato ad obbedire alle strane regole a cui il corpo non sembrava poter fare a meno di adempiere. Skal, sbatti i piedi, bevi, tintinna il bicchierino via si ricomincia! Quello era ormai un mantra ipnotico che si placò solo quando, sotto al tavolo e sul suo grembo, Coco gli prese la mano. Quando la vide alzarsi Roy cercò di trattenerla con la propria, ritrovandosi però in qualche modo a stringere la borsetta sulla gambe sommerso dai suoi capelli profumati e con un bacio frettoloso sulla bocca. Questa me la paghi. Fece in tempo a dirle piano, ma non troppo, guardandola allontanarsi insieme a Sofi. Nonostante fosse da sempre un miscredente, Roy si fece il segno della croce perché desperate times call for desperate measures. In quel momento si sentì come il Titanic in mezzo all'oceano: Roy affondava pianissimo come nelle due ore, pallosissime di film, con questa dolorosa melodia a fare da sfondo alla tragedia. Si sentiva un po' Jack, ci prendeva qualcosa con Leo in effetti dai, costretto a morire di freddo mentre Rose se la viveva sul pezzo di metallo galleggiante. Neanche la colonna sonora era decente, dannazione. Entrambi ignari della scena alla 007 dei poveri che si andava svolgendo dietro una colonna e poi, perché no, dentro a un cespuglio (?), Kai e Roy rimasero per non so quanto tempo seduti lì impalati a fissare ognuno un punto che non fosse la faccia dell'altro, fino a quando Roy non infranse il silenzio. E allora.... accennò uno sguardo laterale, giusto per tenerlo all'angolo dell'occhio. Tu e Sofi ah? Chi l'avrebbe mai detto. Sei una costante sorpresa ultimante, non si sa mai chi sarà il tuo prossimo target. Non voleva dirlo, non in quel senso almeno, che suonava tanto come una frecciatina riguardante il vero motivo che aveva causato la rovina della loro amicizia. Deglutì, Roy, le braccia incrociate strette al petto mentre nella mente giravano le stesse scene e parole a vuoto, immagini di baci mai visti e frasi invece purtroppo volate insieme a pugni implacabili. Una parte di Roy si vergognava un po' per aver reagito così e sapeva di doversi in qualche modo scusare, ma l'altra continuava ad aspettarsi altrettanto dall'altro. PER FORTUNA ci fu un rumore di stoviglie in frantumi, qualcuno aveva rotto un piatto e si era alzato avvicinandosi al loro tavolo con una grandissima caraffa di idromele in mano. Idromele? Chiese una voce trillante dietro le loro spalle, a cui entrambi risposero quasi all'unisono con un SI in maiuscolo, allungando i bicchieri nello stesso momento per lasciare che vi si rovesciasse dentro del liquido ambrato. Liv sei tuuu ciao! Se una mano santa scesa dal cielo te lo giuro, se sopravvivo a questa serata mi faccio prete promesso. Ah ah no scherzo scherzo avevo le dita incrociate dietro la schiena vedi? Le sventolò due dita di fronte alla faccia, cosa che provocò in lei un eccesso di risate (?) con annesso bagno di idromele addosso ai completi di Kai e Roy (??). La ragazza si premurò in scuse ma poi svolazzò via, mossa da una magica forza che la obbligava a riempire almeno cinque calici. Rimasti soli, i due ragazzi si mossero con poco entusiasmo verso i bagni ma, proprio sulla soglia, qualcuno li spinse dentro al box dei selfie chiudendo da fuori la porta con una sedia (?? CHI SIA STATO NON SI SA). Roy sbraitò per qualche secondo cercando di prendere a spallate la porta, ma dal di fuori nessuno li stava ascoltando, tutti troppo ubriachi e felici per prestare attenzione a una voce ovattata e lontana che chiedeva aiuto. Alla fine il fiato corto gli ordinò di placarsi. In quello spazio ristretto Kai e Roy ci stavano appena, il primo che quasi sbatteva la testa e il secondo con la faccia all'altezza del suo collo. Puzzi di idromele. Sentenziò intelligentemente Roy tirando fuori la fiaschetta di alcool top secret per porgergliela. Okay senti, tanto vale che lo dica perché sento che l'ossigeno qui dentro sta per terminare e presto moriremo, io sui tuoi pettorali manco fossimo Barbie e Ken in vacanza. Mi dispiace, ok? Ecco, l'ho detto. Mi dispiace per averti preso a pugni pure se un po' lo meritavi. Ok ok poco poco ma ammettilo! Prese fiato, anche se respirare stava diventando difficile aiutooo moriremo, alzando la testa verso l'amico stile filmaccio bollywood ma che in qualche modo ti fa comunque piangere. Però ecco, bros before girls no? Dai sc--- si bloccò per un eccesso di tosse, bevve un sorso di liquido top secret, si schiarì la voce, poi riprese. Sc--scu--sa. L'ho detto! OH sta partendo una foto che diavoleria è mai questa! Cazzo Kai sei pronto? 3,2,1 SMUACK! Ovviamente era stato Roy a premere pulsanti random, un po' perché non si stava mai fermo e un po' per stemperare l'imbarazzo creatosi lì dentro. E quale modo migliore per raggiungere l'obiettivo se non quello di prendere il viso di Kai fra le mani, alzarsi sulle punte dei piedi e mollargli un bacio sulle labbra proprio mentre partiva il flash. Mortacci come sei freddo amico, me l'ero dimenticato. Disse come se niente fosse quando, proprio in quel momento, qualcuno da fuori li liberava invadendoli d'ossigeno.

    Quello che accadde dopo forse è meglio che nessuno lo ricordi. Ballarono tantissimo, fino allo sfinimento, fino a quando i piedi non minacciarono di staccarsi. Coco con Roy, Roy con Kai, Kai con Coco, Roy con Fì - aiuto mi sono persa - e via dicendo, balli pazzi e scalmanati ma anche più dolci e lenti in cui puntualmente le coppie si scoppiavano per riaccoppiarsi al posto giusto (? Apelle, figlio di Apollo fece una palla di pelle di pollo...?).
    Con le braccia strette intorno alla vita di Coco, un Roy selvatico e un po' sudaticcio le sorrise ampiamente. E chissà per "colpa" di chi. Lo sai che abbiamo rischiato la morte si? Brutte megere... La rimproverò per finta, affondandole poi il muso nell'incavo del collo dove lasciò un bacio. Se non fosse stato per lei, per loro, Kai e Roy non avrebbero mai "parlato". Era stato strano, ai limiti del surreale e non si era illuso che sarebbe bastato a far tornare le cose come prima ma, se non altro, era un inizio. Riemerse dai capelli corvini con il viso un po' più serio e gli occhi ludici d'amore e alcool. Grazie. Le disse piano per poi stringerla ancora, forse ora più un abbraccio ondeggiante che un semplice lento.

    Se non fosse stato per Coco, a fine serata Roy non sarebbe stato più in possesso di nulla. Aveva infatti buttato, si era perso o gli erano semplicemente caduti mentre cercava le sigarette telefono, papillon, giacca, bottoni della camicia, bicchieri, e sigarette stesse che, ringraziando il cielo, Coco raccattava prontamente dietro di lui. Anche sul viale innevato, in taxi e a casa gli sarebbe rimasta addosso la sensazione provata al matrimonio, quella di non essere mai stato così felice in vita sua. Domani è un tempo infinitamente lungo. Sentenziò alzando le spalle e sorridendole stortissimo mentre, entrambe le mani a stringere le sue, se la tirava contro il petto. Io dico di farceli adesso questi pancakes. Con le more e la panna sopra, ti va? Era stanco di lottare, Roy, ma non avrebbe mai smesso di farlo per le persone che contavano davvero. È facile innamorarsi di qualcuno per la prima volta, questo lo sanno fare tutti. Di Coco si era innamorato una seconda, una terza, una quarta volta; si era innamorato dopo i litigi, dopo il dolore e i lividi sul cuore, e forse ora aveva una risposta alla domanda che da piccolo lo tormentava. Forse era tutto lì, per Roy, l'amore . Da sempre incastrato fra dei riccioli neri, l'amore erano loro due che, nonostante sapessero cosa fosse il dolore, rischiavano ancora giorno dopo giorno.


    Nota: «Ti amo.» mormorò, con un respiro profondo, scivolando fra le braccia di Morfeo che, da quando aveva iniziato a condividere il letto con qualcun altro, non erano mai state così dolci.

    *Da qualche parte nel mondo un esemplare di Nicola (l'unico) muore.*
     
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    Lars Aeron Berg and Taylor Hoogan
    ma non meno importanti Liv Frida Berg ft. Elias Jakob Jensen



    Lars Aeron Berg | '88 | Besaid Daily News | sheet
    Guardò il suo riflesso allo specchio mentre si annodava la cravatta. Un giro, un nodo, storse il tessuto di lato ed ecco fatto: perfetto e incravattato in tight per l'occasione. Non era esattamente stato invitato al matrimonio, ma dato che l'evento era stato tramutato dagli stessi sposi in una partecipazione aperta agli abitanti della cittadina, Lars e la sua combriccola al seguito non si erano lasciati sfuggire questa occasione per parteciparvi in via delle feste natalizie. In realtà l'unico del gruppo a conoscere davvero gli sposi era Elias, che aveva invitato Liv a partecipare come sua dama, ma non era riuscito a non invitare i due amici contento che tutti si ritrovassero assieme come ai vecchi tempi.
    Una volta pronto, cominciò a preparare la casa per l'arrivo dei suoi amici. Elias e Taylor sarebbero arrivati di lì a poco pronti per prenderli - no anzi, era Liv che doveva prenderli, ma dettagli trascurabili alla narrazione - e condurli in direzione del bosco dove si sarebbe svolta la cerimonia. Sistemò bottiglie di birra e un vino da aperitivo di buon livello pronti per essere stappati e bevuti assieme, mentre, immaginava, avrebbero dovuto attendere che sua sorella finisse di prepararsi. Elias e Taylor arrivarono insieme, vestiti di tutto punto entrambi come raramente capitava di vederli. Prima che uno dei due dicesse qualcosa sul suo tight, lui alzò la mano puntando il dito prima su Elias e poi su Taylor - entrambi alti una decina di centimetri più di lui - e disse « Oggi capirete come mi sento io quando voi mi criticate l'abbigliamento. » Sbuffò rendendosi conto che Elias non aveva annodato la cravatta nel modo corretto e si propose subito di rimediare sistemando il primo ragazzone che era ancora sulla porta, e recuperando Taylor che non aveva né papillon né cravatta, sistemandogli colletto e polsini. Infine li guardò contento come una mamma che guarda soddisfatta le proprie creaturine vestite a festa il giorno della domenica. « Ora sì che siete perfetti. »
    Il momento di cominciare a bere arrivò presto, i tre ragazzi si fiondarono sulla birra ghiacciata per raccontarsi l'andirivieni di quella giornata, e poi Lars stappò lo spumante per primo brindisi di feste natalizie - intanto aveva già disposto i sandwich avanzati dall'Anthemis del giorno prima e i tre cominciarono a mangiare ben consci di aver ancora una lunga giornata di bevute davanti a loro -. L'attesa finì quando Liv entrò nella stanza, sotto lo sguardo ammaliato di tutti, tranne di Lars, che si voltò per bere giù l'ultimo sorso di vino e bollicine prima di riguardare la sorella di traverso e di porgerle un flûte dedicatole, solo con un dito di bicchiere pieno per bagnarsi le labbra, dato che era lei che avrebbe guidato - e l’alcol non lo reggeva comunque granché bene. « Ho promesso che non avrei fatto scenate, e così faccio. » Sentenziò, indugiando sui punti dove il vestito della sorella non lasciava grande spazio all'immaginazione. Liv richiamò tutti all'ordine intimando che il momento era giunto, potevano accomodarsi in auto. Lars e Liv si scambiarono il loro teatrino di battibecchi vista la questione spinosa dell’auto e di saperla portare, ma alla fine Lars si ammutolì pensando che il tragitto non sarebbe potuto essere davvero così drammatico. In qualche modo il gruppetto riuscì ad arrivare incolume nei pressi dell'entrata sud del boschetto. Lungo il percorso si era ritrovato ad osservare con gli altri i manifesti della cerimonia tappezzati in giro e non aveva potuto fare a meno di pensare a come fosse tutto descritto candidamente, una fiaba portata nella realtà.
    Lars non ci voleva pensare troppo alla parola matrimonio, era un termine che ancora non vedeva nel suo vocabolario di parole ricorrenti, e di certo non imminenti. Però era un pensiero che continuava a tornare e ronzare, nell'ultimo anno gliene erano successe proprio di tutti i colori e prima o poi avrebbe sbattuto la testa e si sarebbe deciso nel compiere un'azione particolare - anche se per ora la cosa che vedeva più plausibile era che sposasse una delle sue colleghe e non pensasse più a cercare la sua anima gemella in giro per il mondo.
    Parcheggiarono. Non il miglior parcheggio mai fatto da Liv, ma in qualche modo la macchina fu reputata sicura - probabilmente mentivano spudoratamente a Lars per non far sì che continuasse ad essere pedante - e lui fu costretto, di nuovo, a tacere. Si infilò le mani nelle tasche, e presero tutti a camminare, seguendo l'ingresso del viale designato per condurli alla radura principale. Il bosco era stato decorato in modo da conservare l'integrità dell'ambiente circostante ma esaltato alla sua forma più luminosa, con una scia di lanterne a lambire il percorso, e successivamente un viale illuminato da luminazioni artificiali e ghiaccio cristallizzato sui rami degli alberi più vicini. Era a tutti gli effetti una scena bella da togliere il fiato.
    Liv gli si avvicinò strada facendo, sporgendosi al suo orecchio gli sussurrò di prendere spunto per il matrimonio. « Il tuo? Dovrò organizzare tutto io vero? » Si mise a ridere con lei, pensando che se la sorella si fosse davvero sposata prima o poi sarebbe stato lui a dover praticamente far tutto tranne officiare la cerimonia. Poi, quando Liv terminò di ridere con lui per scambiare due parole con Elias lui si rese conto che la sorella potrebbe aver avuto addirittura voce in capitolo per fargli fare il cerimoniere. E la cosa non gli dispiacque poi tanto.
    Si voltò verso Taylor, rimasto indietro nella coda dei quattro, che fino a quel momento aveva proferito poche parole e sorriso mestamente alla serie di battute pronunciate dai ragazzi. Lars interruppe la sua risata a denti stretti. Sapeva che per l'amico quel mese era un mese maledetto, e non pensava che le cose avessero deciso di guastarsi durante le feste. Gli si avvicinò, preferendo non tirare in causa, almeno per quel momento, l'innominabile della serata. « Dai Tay, ora ti ripigliamo al gorgóglio dell'idromele che berremo tutti. » « Cosa dici, adesso parli pure in prosa? » Lo stuzzicò Taylor scuotendo la testa prima di frantumargli mezza spalla con una pacca vigorosa. Al ché la sorella sentenziò che non avrebbe mai potuto portare indietro la macchina, e in effetti si rese conto anche lui del perché, guardando la tavoletta degli obblighi che era stata piazzata all'ingresso del tendone che concludeva la loro passeggiata nel bosco illuminato. Lars si portò la mano alla testa, rendendosi conto che più che trattarsi di una serata di svago avrebbe dovuto, compito numero uno accertarsi che Liv non si rompesse l'osso del collo, compito numero due accertarsi che Taylor e lui bevessero abbastanza da dimenticare donne e problemi, compito numero tre accertarsi che qualcuno di sano potesse portare indietro la sua macchina. In qualche modo, essendo Taylor uomo dedito ai motori sapeva che pure se fosse riuscito a metterlo alla guida ubriaco lui avrebbe riportato la macchina indietro, ma temette ancora che il parcheggio di Liv fosse stato troppo facile da trovare, e sudò freddo a pensare che sì probabilmente avrebbe perso dignità, compostezza e pure la macchina quella sera - magari non era stata chiusa bene e ora gliel'avevano già rubata -. Fortuna che c'era Elias con loro, lui si che era una brava persona, a cui avrebbe potuto affidare se stesso, sua sorella, Taylor, e tutte le loro virtù, pure quella della sorella ad occhi chiusi. Diede una pacca sulla spalla ad Elias, che per fortuna ancora non era in grado di leggere tra i pensieri di Lars o sarebbe scappato a casa subito, prima di mettere piede oltrepassata la radura e il percorso, all'interno del loro tendone.
    Era il momento solenne della cerimonia. Lars nascose i lacrimoni intimandosi di non piangere troppo, ma il discorso del professore era stato bellissimo e loro erano sposi bellissimi, e in qualche modo cercò di mantenere il contegno continuando a tirare pacche sulla schiena dei due amici e abbracciando Liv sul fianco compulsivamente, al ché quando gli altri gli chiedevano se fosse tutto a posto o aveva qualcosa da dirgli lui bofonchiava qualcosa come « ..sto bene, sto benissimo » In qualche modo l'emozione era riuscito a trarre in inganno anche lui, il giornalista maestro della prosa, oltre che ad agitare, lui lo sapeva, il povero Taylor sconquassandogli qualcosa nel suo animo ferito da ferite del cuore. Ad un certo punto Lars notò personaggi insoliti al di là dell'altro lato del tendone, accorgendosi solo in quel momento che altre stesse facce sconosciute officiavano la cerimonia del professore e la sua bella moglie senza capire poi come mai gli sembrassero così strane. « Ma chi sono quelle. » bofonchiò, preoccupato di interrompere quella scena magica con le sue parole semmai gli altri potessero sentirlo. « Sono i pg veri. » Sentenziò deciso Elias, intimandogli di far silenzio perché vicini come erano avrebbe interrotto il caim. Però non gli sembrò molto convinto, come se lo stesse dicendo ma non volesse poi tanto scendere nei particolari. Lars mostrò un'espressione corrucciata alla frase dell'amico, e rimase interdetto rendendosi conto che lui non sapeva di cosa stesse parlando. « Ma come, i pg veri. » Tutti e quattro risposero di non fare altro rumore e tacere, e lui fremette dalla voglia di raggiungere una qualsiasi del gruppetto dei pg veri per chiedere di cosa stessero parlando e perché gli sembrassero così strane, sarà stato l'aspetto, l'altezza gnomica di alcune di loro, le espressioni sull'orlo delle lacrime, ma a lui sembrava proprio stessero parlando di persone di un altro mondo.
    Alla fine tra una lamentela, una lacrima e qualche preoccupazione di Lars, la cerimonia arrivò alla fine. Gli sposi si baciarono, e finalizzarono la loro unione con il rito della sabbia. Lars ovviamente non si lasciò scappare occasione di andare subito dopo di loro a prendere i granelli di sabbia da mettere nel suo vasetto da portare a casa come ricordo, anche se non sapeva nemmeno lui come gli fosse arrivata tutta quella voglia di riempirsi di souvenir post matrimoni. Finita la parte più sacra della serata, era il momento della cena e dei giochi. « Maschi contro femmine? » Tuonò Liv, ridestandolo dal suo momento da Indiana Jones e facendo sbrigare lars a chiudere il barattolino di vetro con la sabbia. « Vabbé, direi che ci saremmo schierati con il professore no? » Disse in direzione dei due ragazzi, che annuirono preoccupati mettendosi in fila assieme agli altri invitati per iniziare con il primo gioco, la corsa della sposa. Riuscirono a piazzarsi ad un buon tempo ma Liv inferocita era riuscita a superarli tutti dopo aver portato la sposa alla vittoria caricandosela sulle spalle prima di riuscire a tagliare il traguardo. Alla fine era riuscita a tenere se stessa e il vestito senza perdersi d'animo e senza perdere pure il vestito, lui si era invece beccato da un'altra concorrente un tacco inferocito lanciato a pieno stinco, e aveva saltellato un pò prima di arrivare al termine della sua gara, per fortuna sempre impeccabile senza neanche un pò di terriccio addosso. Al momento della cena si ritrovarono tutti seduti al tavolo addobbato, ricominciarono a bere e mangiare contenti dopo lo sforzo della corsa (?) e tutti, compreso lui, si lasciarono andare ridendo al fatto che Liv sarebbe stata presto ubriaca e comunque sarebbe toccato a lui ripulire eventuali disastri in casa, ma tutto sommato era bello vederla serena e rilassata senza preoccupazioni per la testa, perché tranquillizzava anche lui e lo rendeva fiero, e sconcertato allo stesso tempo, di lei.
    La tavolata e l'intero tendone si riempirono di tintinnii di posate ed eco di voci in festa, brille, felici, divertite. Gli sposi pagarono pegno per tantissime volte, alzandosi sulle sedie e abbassandosi sotto il tavolo per darsi un bacio, e Lars aveva continuato a sbattere i piedi per terra un sacco di volte prima di ricordarsi che voleva dire pagare pegno per gli sposi e abbassarsi ritmicamente ogni volta, e fu Taylor a dirgli di star fermo al posto suo indicandogli la tavoletta degli obblighi, che Lars bevendo due pinte di idromele si era scordato che fosse mai esistita. « E' colpa tua poi se lo sposo si blocca la schiena e stasera non è buono a niente. » E Lars si era stato buono, sorridendo come un bambino con le sue famose fossette agli angoli delle labbra e aveva continuato a nutrirsi con i piatti deliziosi del banchetto. Liv si burlò di lui e Taylor, trascinando Elias a fare una foto al banco dei polaroid, e Lars molto semplicemente si voltò verso Taylor dicendogli « Ma poi ci facciamo una foto pure noi? » e Taylor rispose procurandogli un'altra pinta di Idromele e bevendone una anche lui, si, bevevano per dimenticare, che andava bene farsi trascinare dal mood speciale della serata e dimenticarsi un pò cosa avessero lasciato al di fuori del tendone per quel giorno appena, a malapena.
    Si rese conto man mano che il tempo passava che "Gli Sposi di Montagna" avevano ceduto il posto ai "Mumford & Sons" e che era arrivato il momento del ballo degli sposi, a cui poi avrebbero dovuto succedere alle danze anche gli invitati. Ma se Elias aveva la sua dama, loro erano decisamente in difficoltà. Già Taylor si era rifiutato di ballare il Sirtaki con tutti gli altri, adesso dovevano per forza mostrarsi partecipi nel far qualcosa alla festa, no? Si rimboccarono le maniche nel vero senso del termine: era giunto il momento di trovare una ragazza per la serata per entrambi, o almeno, solo per il ballo. « Fai attenzione a non scegliere dame impegnate. » Mormorò Lars, ad un Taylor che annuiva con un pò di preoccupazione. Sennò cazzotti - pensarono entrambi, ma non lo dissero perché dovevano fare scena e mantenere il contegno.
    Dopo un pò di tempo passato a cercare e ricercare una dama che stesse facendo da wallflower da qualche parte alla fine si ritrovò una ragazza che non conosceva al braccio, ma lei dopo un pò di tempo che continuava a chiamarlo Fred si rese conto che non aveva la stessa faccia, e dopo aver parlato per un pò a Lars dicendogli che non era come la pensasse girò sui tacchi e tornò in direzione di non si sa quale tavolo. Taylor lo chiamò poco più avanti e Lars si girò in sua direzione, chiedendosi da dove fosse spuntato così velocemente il suo amico dal nulla, quando lui indicò due ragazze in disparte che guardavano un tavolo oltre la loro direzione, due brune molto belle, ma a dirla tutta mettendole davvero a fuoco Lars si rese conto che una delle due era nientepopodimeno della Sophie Mordesson e fece segno a Taylor di non proseguire assolutamente nella loro direzione, che già i rapporti con la famiglia erano tutti ingarbugliati, ci mancava lui a tirare la ragazza giù al ballo ad un matrimonio per gettare benzina sul fuoco già acceso.
    Finita l'avventura della ricerca di una compagna per il ballo Lars si risedette, finendo per essere trascinato da Liv quando la musica tornava ad essere movimentata giù in pista. Fece appena in tempo a farla salire su una sedia che lei si allontanò piroettando in un'altra direzione prima di finire non a terra, ma direttamente tra le braccia di Elias. « Tutto bene? » Sussurrò Lars preoccupato, quando riuscì a tornare vicino ai due, senza sapere esattamente chi guardare negli occhi. Era sembrato così strano vedere Elias, Elias che conosceva da quando non avevano neanche i peli addosso, Elias che lo tirava fuori dai guai quando voleva litigare con i compagni di scuola, Elias che lo abbracciava quando non riusciva a parlare dei genitori che non si amavano più. E poi Liv che gli trotterellava attorno quando non sapeva ancora parlare, Liv che cadeva dall'altalena e si slogava la caviglia e lui che la riportava a casa sulle spalle, Liv che restava a casa malata e lui la aspettava sulla porta. Erano due mondi che collidevano, ma quei mondi erano sempre stati due rifugi separati per lui. Cosa sarebbe successo se avessero continuato a baciarsi?
    La serata per fortuna li trascinò altrove. Liv era già ko ma al sicuro su una sedia, si sedettero tutti in attesa del momento dei ringraziamenti e di poter infine mangiare la torta. Jørgen e Helen si alzarono sulla sedia per farsi vedere da tutti, e ci fu il discorso finale che fece girare un pò la testa a Lars con i grattacapi che si portava dietro come inclinazioni, e lui che non sapeva proprio pensare di tutte le cose che aveva visto al matrimonio.
    Qualcuno cominciò a parlare, qualcuno ringraziò e altri fecero discorsi. Beh lui non poteva esimersi dal dire una frase, una frase soltanto, doveva essere partecipe e dar voce al guazzabuglio di pensieri che si stavano intrecciando nella sua testa. Si alzò in piedi sulla sedia anche lui, facendo impallidire Elias e Taylor che non sapevano cosa stesse facendo, e pronunciò solenne. « Agli sposi e al vero amore. Skål! » Il suo gruppo respirò di sollievo rendendosi conto che il povero Lars avesse fatto degli auguri con il cuore ma educati, e tutti rimasero un pò colpiti dalle semplici parole del ragazzo. Eh già. Poteva sembrare serioso ma aveva un animo semplice e puro, ben nascosto sotto strati di cinismo e saccenza.
    Dopo il taglio della torta mangiò il suo pezzo, mentre Liv finiva il suo e rubava pezzettini del piatto che gli spettava, mentre Taylor si avvicinava all'amico e gli diceva « Dobbiamo parlare un pò. Ti devo raccontare. » Non continuò oltre, ma lui sapeva che stava parlando di Debbie. Lars sapeva quanto fosse difficile per lui doversi raccontare, ma sapeva che doveva fare tutto il possibile per essergli accanto senza forzarlo troppo. Ci sarebbe stato il momento anche per quello, per stringersi in un momento difficile.
    Lars e il gruppo lasciarono la serata, lasciandosi alle spalle il paesaggio incantato, gli ospiti, gli sposi, e i pg veri che Lars ancora non aveva capito chi fossero e cosa rappresentassero, impensierito da quanto aveva visto forse nascere tra sua sorella e il suo migliore amico, e pensieroso per non sapere come fare a tirare Taylor su di morale. E poi lui, che doveva pensare a se stesso, al suo cuore, e a non lasciarsi coinvolgere troppo con i pensieri sul vero amore.

    A chi avesse dubbi, si comunica che la macchina era stata infine riportata sana e salva da Taylor nel garage di casa Berg. Il giorno dopo. Come erano tornati a casa i nostri per quella sera? Mistero.
     
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    Elias ft. Liv
    con la partecipazione speciale di Lars, Taylor, Renato Zero, gli sposi e chiunque ha più ne metta ammucchiata collettiva


    Era in anticipo, molto in anticipo. «Non far impazzire Mae.» disse a Ben, col volto girato verso di lui mentre con la mano destra apriva la portiera della sua automobile. La cintura di sicurezza era stata tolta e, col quel click, il bambino era schizzato fuori dall'abitacolo, correndo verso la zia: il caso aveva voluto che quella sera fosse sola con Malia, senza Rikke a girare per casa, libere di potersi godere una serata familiare. Se non ci fosse stato il matrimonio di uno dei suoi più cari amici, Elias sarebbe rimasto lì con loro, com'era già successo in passato e come, via via, stava iniziando a capitare sempre più spesso. In virtù dell'evento di quella sera, aveva anche chiesto a Maeve di venire, magari godendosi il matrimonio insieme a lui ed a tutte quelle persone: era totalmente aperto, tanto che persino Lars aveva deciso di venire, portando con sé un suo amico, un ragazzo che Elias aveva visto soltanto in foto e che di sicuro avrebbe conosciuto quella sera. La ragazza, tuttavia, aveva declinato l'invito: non usciva mai, perché non godersi per una volta una serata senza bambini? Magari ubriacandosi persino, cosa che non faceva davvero dai tempi del liceo. A nulla era servito provare a convincerla, alla fine si era ritrovato a cedere alla generosa offerta di lei: «Ciao papà, divertiti!» urlò Ben, salutandolo dall'uscio della porta, sparendo all'interno dove, per un millisecondo, l'uomo riuscì a scorgere lo sguardo furbo di Malia. «Grazie.» quasi mimò con le labbra, con un tono di voce così basso da non poter essere udito, tantomeno a quella distanza. La situazione fra i due fratelli Jensen era ancora da risolvere, di certo non si chiude una guerra fredda semplicemente con un "depongo le armi", ma a poco a poco qualcosa si era smosso: si poteva dire che ormai non navigavano più in acque nemiche, quanto in quelle internazionali, più vicine ad un territorio amico, serviva soltanto tempo, affetto, un bel film e due bambini che di tanto in tanto facevano le domande più imbarazzanti e sorprendentemente sincere che gli fossero venute in mente.
    Da quella casa, Elias guidò fino a quella dei Berg, incrociando lungo la strada Taylor: «Ehi! Sono Elias, l'amico di Lars e Liv. Dai, ti do un passaggio!» gli aveva detto, aprendo la stessa portiera da cui, pochi attimi prima, era uscito Ben. «Bella barba. Io ho pensato di tagliarla un po' per la serata, giusto per non far concorrenza allo sposo.» fece, accarezzandosela lievemente. Non aveva rasato troppo, gli sarebbe pianto il cuore, soprattutto perché il giorno seguente si sarebbero visti tutti per il cenone ed aveva tutta l'intenzione di ornarsela con lucine e palline comprate ad hoc per la serata. Dopo una manciata di minuti, eccoli giunti dai due fratelli Berg: si era vestito bene per l'occasione, indossando un bel completo con tanto di cravatta e fazzoletto nel taschino. Allo specchio, la sua immagine gli era parsa gradevole, anche se il nodo aveva un aspetto un po' strano: aveva cercato un tutorial online, non avendo mai saputo annodare quella cosa in maniera decente. «Ah. Ecco cos'era che non andava.» disse, osservando Lars armeggiare fino a quando l'aspetto del nodo non fu canonico: «L'ultima volta che ho indossato una cravatta è stato al mio di matrimonio e, se non sbaglio, in quell'occasione me la sistemò Mae.» E poteva dire addio allo stile ricercato che aveva faticosamente cercato di raggiungere. Per sua fortuna, anche Taylor non era che un clochard ripulito: Lars ebbe da ridire anche su di lui, sistemandolo là dove il ragazzo era stato carente. «Beh, perfetti ora no?» chiese, ricevendo una risposta affermativa dal loro stylist del cuore. Pronti per andare a chieder l'elemosina sotto qualche ponte - ma con papillon e cravatta - passarono finalmente all'aperitivo: era arrivato il momento di bere, uno dei primi drink di quella lunga, lunghissima serata. Spizzicando birra, vino e qualche avanzo dell'Anthemis, ad Elias servì un attimo per passare dalle chiacchiere di poco conto dei tre alla visione di Liv che, elegantissima, era scesa dalle scale come una sorta di dea greca. «Ho promesso che non avrei fatto scenate, e così faccio.» Furono quelle parole a risvegliarlo completamente, facendolo scoppiare a ridere di gusto: «Sei proprio un fratellone geloso, lasciala in pace, si allena tutto l'anno! E' giusto mostri i suoi progressi!» lo prese in giro, dandogli una bonaria pacca sulla spalla. Battibecchi più, battibecchi meno, alla fine il piano seguì l'ordine prestabilito e fu proprio Liv a guidare, almeno all'andata: Elias si era offerto di metter pace, ma a nulla era servito, troppo orgoglio e troppe rivincite personali per i fratelli Berg che necessitavano di esser risolte proprio quella sera, con quel matrimonio. Una volta parcheggiato, con a far loro da sottofondo le ansie di Lars e le risate divertite dei due seduti sui sedili posteriori, l'allegra combriccola di amichetti si avviò all'interno, percorrendo con espressione ammirata il viale ghiacciato ornato di lanterne: era tutto bellissimo, soprattutto perché immerso nel verde, il posto in cui si sentiva decisamente più a suo agio. «Concordo e, conoscendo Jørgen ed Helen, sono sicuro che le sorprese non sono finite qui.» disse a Liv, ammirata quanto lui, sistemando la sua mano attorno al suo braccio e guardandola con un sorriso. Aveva particolarmente apprezzato la scelta della coppia di non accettare regali ma di indurre gli invitati - e gli intrusi - a devolvere in beneficenza ogni cosa. Ovviamente, l'aveva fatto, devolvendo un bel po', ma aveva deciso di acquistare per loro anche un piccolo pensiero, davvero sciocco: aveva fatto piantare per loro conto degli alberi in Africa, nella terra d'origine di Babukar, il ragazzo che da poco avevano deciso di adottare. Gli si era stretto il cuore nel sentire quella storia, tanto da abbracciare con forza l'amico sostenendo che finalmente sarebbe diventato il padre che già era, ma ufficialmente: era decisamente fra le persone più paterne che conoscesse, quasi come se fosse nato per quello. Era una sciocchezza, ma aveva messo il certificato di "adozione" - o come si chiamava, non ne aveva idea - all'interno di una bella busta e l'aveva fatta recapitare a casa dei due, sperando di fare cosa gradita.
    Camminando verso l'interno, i nostri giovani eroi si imbatterono nel tabellone con gli obblighi: «Ecco, le sorprese a cui mi riferivo.» fece Elias, volgendosi a guardare l'ennesimo teatrino messo su dai due fratelli. «Mal che vada prendiamo tutti un taxi e domani passiamo a riprendere la tua bambina, Lars!» sentenziò, cercando di metter pace, appoggiato anche da Taylor che sembrava essere decisamente il più sano lì in mezzo: lui non si considerava sano, sapeva di essere una persona fuori di testa, ben celata dietro l'aspetto - e, perché no, le caratteristiche - di un padre amorevole e veterinario vegano, l'apoteosi dei cliché, di questo ne era consapevole.
    Arrivati finalmente al momento della cerimonia, ogni cosa fu perfetta: Elias aveva un sorriso intenerito alla visione dei due coniugi, sinceramente contento di vedere come le cose, finalmente, si fossero sistemate fra loro due. Erano bellissimi e non poteva esser più felice di quanto era per loro due. Jørgen ed Helen però non erano mica gli unici che guardava in quel modo, accanto aveva Lars che via via stava perdendo sempre più colpi: «E dire che sembravi così burbero alle superiori.» gli diceva, trattenendo una risata, mentre gli torturava la schiena con delle pacche affettuose. Se solo ci fossero Cat e Sam, quanto ti prenderebbero per il culo mio, caro Lars. D'un tratto però, fra le lacrime trattenute e non, il giornalista più integerrimo di Besaid notò un dettaglio non da poco: «Sono i pg veri.» rispose Elias, rivelando l'arcano ed intimandogli di fare silenzio, nonostante lo stupore. I pg veri erano una specie in via d'estinzione, li aveva studiati in un esame a scelta: piccole creature metà donne, metà scoliosi, metà plaid - perché era inverno, in estate si trasformano in creature metà sudore, metà capelli legati -, molto rumorose, ma decisamente adorabili, come dei piccoli cuccioli di cane. Forse era per la somiglianza con gli animali che gli piacevano tanto.
    Il momento più solenne, alla fine, giunse al termine, tra i sorrisi di tutti e la gioia comune, passando a qualcosa di decisamente più attivo: la corsa. Dovrai servirmi da bere per tutta la sera, lo sai si? Sarai il mio schiavetto preferito. Avrebbe voluto replicare alle parole di Liv, ma sapeva che negli sport era decisamente più ferrata di lui: come prevedibile, finirono schiacciati - letteralmente e metaforicamente - dal team della sposa, che fieramente trionfava sulle spalle di Liv. «Lars, tutto bene?» domandò, dopo aver sentito un terribile rumore di tacco rotto proprio accanto a lui. «Siamo vecchi per queste cose.» aggiunse poi, offrendo una mano all'amico, ormai rassegnato a fare davvero da schiavo all'altra. Dire che da quel momento navigarono in un fiume di idromele non sarebbe che un becero eufemismo: quel matrimonio, al loro tavolo, stava iniziando a sembrare più una curva di uno stadio. «Non posso già ubriacarmi, non siamo nemmeno a metà festa!» disse Elias, con un sorriso inebetito sul volto che ben presto sfociò in una risata. «Lars la vuoi finire? A letto senza cena se continui a battere questi piedi a terra!» fece eco alle parole di Taylor che giustamente sosteneva che il povero sposo sarebbe stato da buttare una volta arrivato a casa quella sera: «Probabilmente lo sarà comunque, ma se smetti di dargli una mano non gli si incricca la schiena.» lo ammonì ancora, dandogli uno scappellotto sulla testa e aggiungendo un 'cretino' fra le risate. Si alzò in piedi quando Liv lo trascinò verso la cabina dei selfie, dove scattarono una foto che lì per lì non volle nemmeno guardare: «La vedo già la mia faccia da idiota, puoi tenerla!» fece, pulendosi alla meglio il residuo di rossetto che di sicuro lei gli aveva stampato sulla guancia. Non ebbe il tempo di fare niente che quell'uragano di energia lo trascinò al di fuori, spingendolo nella pista da ballo per fargli dei… complimenti? Era troppo brillo per reagire come normalmente avrebbe fatto, quindi la guardò aggrottando di poco la fronte, in un'espressione divertita e stupita allo stesso tempo: «Addirittura, uccel di bosco queste parole mi riscaldano il cuore, sono riuscito persino a colpire te con questo abbigliamento!» le rispose, continuando a ballare, lasciando che dalle sue labbra venisse poi fuori una risata più convinta. «Sei bellissima anche tu, ma bisogna stare attenti nel dire certe cose, Lars potrebbe sentirci e disapprovare!» le sussurrò poi all'orecchio, con un sorriso a trentadue denti che durò fino alla sua giravolta. «Credo che stia salendo anche a me tutto quell'idromele in realtà.» la rassicurò, continuando a ridere come un cretino e palesando a fatti le sue parole.
    Dopo qualche altra canzone, la ragazza raggiunse suo fratello e Taylor, lasciandolo il poveraccio per un momento da solo in mezzo alla pista: non era davvero solo però, a guardarsi intorno infatti si rese conto di essere fra così tante facce conosciute da perderci la vista. «Petra, ma sei bellissima!» fece, dopo averla incrociata in mezzo a quella bolgia, come fosse quasi suo padre - deformazione professionale da papino -. Accanto a lei c'era una ragazza, altrettanto bella ed altrettanto giovane: le avrebbe fatto altrettanti complimenti ma, se l'avesse realmente fatto, si sarebbe sentito come un adescatore, non avendo alcuna confidenza né avendola mai vista, per cui, dopo essersi scusato per l'interruzione, si limitò ad augurar loro una buona serata e a camminare ancora, incappando proprio nello sposo. «Ma allora anche tu balli insieme a noi comuni mortali!» gli disse, poggiando una mano sulla sua spalla ed accogliendolo poi con un sorriso ed un caloroso abbraccio. «Helen tu sei radiosa. Sono veramente contento per voi, è tutto bellissimo. A proposito! Vi ho fatto recapitare un pensiero a casa, è una sciocchezza, ma ci tenevo molto.» disse poi, scambiando con loro qualche altra chiacchiera e rubando poi, giusto per un ballo, Jørgen alla sua compagna: «Il triangolo no! Non l'aveeevo consideraaato!» cantava, tenendo fra le braccia l'amico che, come al solito, gli dava corda. Tra l'alcol e la sua naturale tendenza a prendersi poco seriamente, quella serata stava davvero andando a rotoli, in positivo.
    Raggiunse i suoi compagni di tavolo dopo un po', approfittandone per prenderli un po' in giro, ancora col fiatone per l'eccesso di follia: «Avete trovato la fidanzatina? Succedono sempre cose assurde ai matrimoni, è un obbligo morale!» disse loro, mettendosi a citare alcuni film in cui, effettivamente, accadevano cose strane. Quello che Elias non stava considerando, oltre al triangolo, era che di base tutto l'evento rasentava la follia, e per questo era così magico e bello. Su questa falsa riga, non si stupì quando si ritrovò Liv fra le braccia, capitombolando in terra con lei nel tentativo di afferrarla: oramai c'era più idromele che sangue nel suo corpo, come in quello di tutti gli invitati. Era felice, come una pasqua, e forse fu per questo che neanche collegò il cervello quando le labbra della ragazza finirono sulle sue, in un bacio che né lui né lei interruppero fino a quando una voce fuori campo - Lars? - non domandò se stessero bene. «Belli i tuoi riflessi, mi devo ricordare di farmi dare qualche lezione di autodifesa.» la prese in giro, ancora a pochi centimetri dal suo volto, ridendo di gusto, come se non fosse accaduto niente. Era stato così rapido da esser difficilmente metabolizzabile, soprattutto in così poco tempo: «Tutto benissimo, mi togliete Liv di dosso e mi aiutate ad alzarmi però?» fece poi, voltandosi verso il povero Lars che aveva un'espressione più confusa di Bambi che aspetta la madre che non tornerà mai.
    Tra i continui obblighi, la serata arrivò finalmente al discorso: Jørgen era bravo con le parole, era certo che avrebbe detto qualcosa di dolce pur non essendo melenso. «Un po' di anni fa --sì, sì, lo ammetto, parecchi! sono sulla soglia dei quaranta, ma mi sento più giovane del vecchio Elias, laggiù- [...]» «Non c'è niente di male ad essere vecchi dentro!» gli disse, dal suo tavolo, acquietandosi con un sorriso e lasciando che dalle labbra del caro e vecchio professore di filosofia, tutt'altro che anziano, fluisse tutto l'amore che provava per la sua compagna. Elias li osservava con ammirazione, con un certo senso di invidia forse, il tutto misto a una tremenda malinconia che lo riportava con la mente al suo di matrimonio: era stato molto diverso, meno in linea con i suoi gusti e più con quelli della sua sposa, ma nonostante questo era stato piacevole, tutti si erano divertiti ed avevano celebrato un amore che, purtroppo, era stato destinato a finire. Guardando come la coppia dinanzi a lui però si guardava, osservando l'amore che poteva trasparire dai loro stessi sguardi, non poté far a meno di sentirsi felice, appagato, sinceramente contento per due persone alle quali teneva molto.
    Una volta ch'ebbe finito, fu tempo per i ringraziamenti degli invitati e, ovviamente, non riuscì a trattenersi dal dire un piccolo pensiero: «Helen, Jørgen, sono decisamente troppo ubriaco per mettere in fila più di due frasi di senso compiuto. Vi auguro tutto il meglio perché lo meritate, entrambi. Siete la coppia più bella che io abbia mai visto, dentro e fuori, e vi auguro sinceramente di fare tanti bambini perché Ben ha bisogno di compagni di giochi!» Si mise a ridere, alzando il bicchiere e urlando, come da tradizione «Skål!» invitando gli altri a fare lo stesso. A seguire, dopo qualche altro invitato coraggioso come lui - o forse semplicemente alticcio come lui - Lars salì su una sedia, decidendo di prender parola: «Sei più ubriaco di me, sicuro di volerlo fare?» domandò, mettendo insieme a Taylor le braccia in maniera tale da recuperarlo qualora fosse caduto rovinosamente a terra. «Agli sposi e al vero amore. Skål!» Perfetto. Ridendosela sotto i baffi ed aiutandolo a scendere, Elias guardò Taylor alzando di poco le spalle, con uno sguardo d'intesa che, tramutato in parole, si sarebbe potuto definire con "E vabbè, è andata così." ed andava davvero bene. Da lì, si spostò alla sedia dov'era seduta Liv, chinandosi a guardarla in volto: «Tu invece, tutto bene?» domandò, ottenendo una risposta affermativa ed un sorriso dalla ragazza. Probabilmente, il giorno seguente il loro bacio non gli sarebbe più sembrato tanto divertente, non tanto per il fatto in sé - era un bacio, non erano mica andati a letto insieme - quanto per le eventuali conseguenze che avrebbe potuto avere sulla loro amicizia, in quel momento però aveva davvero importanza? Ma anche sticazzi, direbbero gli stinovisti.
    Sinceratosi dello stato di salute di Liv, Elias la prese per mano, avvicinandosi alla bellissima Red Velvet - che fingeremo sia vegana perché altrimenti sto povero cristo si nutre d'aria - che aveva appena fatto il suo trionfale ingresso in sala: ne mangiarono un po' entrambi, dividendo una fettina e ridacchiando di tanto in tanto per questa o quell'altra cosa, con un sorriso che pareva essersi diffuso a macchia d'olio in tutta la radura.

    Il ritorno a casa dei nostri esseri mitologici, più idromele che sangue, fu una sorta di via crucis: troppo ubriachi per mettersi alla guida, ebbero la brillante idea di camminare un po' a piedi, in mezzo al gelo norvegese, nella notte - o forse mattina - della vigilia di Natale. Percorsero a stento 200 metri, bloccati dai fari di un'automobile alla cui guida vi erano non uno ma ben due preti: il celebre Don Matthew ed il suo autista, un bell'uomo meno in là con gli anni che teneva ancora l'abito per celebrare, avevano accostato per dare aiuto a quelle anime in pena. «Avete bisogno di un passaggio?» domandò il Don, con la sua folta chioma che se ne stava sempre perfettamente in ordine. «Ma siete davvero dei preti?» mormorò Elias, un po' perplesso, a braccetto con Liv. «Così pare.» rispose il più giovane. «Volete un passaggio allora o preferite morire assiderati?» insistette, indicando i sedili posteriori ed aggiungendo che sarebbero stati un po' stretti. «Ma io sono ebreo.» rispose però Elias, come se si stesse giustificando: il perché lo stesse facendo non lo sapeva nemmeno lui. «E io cattolico. Entrate.» sentenziò il giovane prete, attendendo con pazienza che tutti fossero all'interno per poter ripartire. Fu un viaggio breve, a tratti imbarazzante, che li portò alla casa dei Berg dove Elias decise di trattenersi, troppo stanco persino per chiamare un taxi e ritornare alla sua dimora: si appisolò sul divano, con ancora le scarpe ai piedi, mentre aspettava di poter usare il bagno, riflettendo su quanto assurda fosse stata quella serata e pensando ad un modo per inventarsi una barzelletta a riguardo. Un matrimonio, due splendidi sposi, tanto idromele ed un prete che, pur non avendo celebrato le nozze, li aveva riportati a casa come fossero dei ragazzini: decisamente una serata da ricordare.

    Edited by Nana . - 30/12/2020, 13:38
     
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    Eira & Petra


    A~aaahio! Si lamentò nonostante nessuna parte di sé fosse stata lesa dall'attento lavorio di Jungkook che, seduto al suo fianco nei sedili posteriori della macchina che l'avrebbe condotta fino al luogo del matrimonio di Helen e Jørgen, stava ultimando i lavori sul suo #OutfitOfTheDay. Tutto concentrato sull'arsenale di passamanerie che aveva nel suo solito scatolone fabbricone - ormai esperto dopo l'esperienza di sfruttamento lavoro in fabbrica -, Jungkook era occupato ad incollare lustrino per lustrino, punto luce per punto luce contro i guantini di Petra che ne lasciavano libere le dita. Jungkook! Hai preso una colla super-puzzolente! Moriremo tutti asfissiati qua dentro... Continuò arricciando il naso e cercando di far svampare un po' l'abitacolo, aprendo un po' il primo finestrino a disposizione. Ma Jungkook continuò a lavorare in silenzio - ma dai? Tutto il resto, dalla casacca ai pantaloni, era stato completato poco prima di salire in macchina ma fortunatamente il dinamico duo aveva continuato a lavorare grazie all'ausilio dell'accendisigari della macchina, utilizzato come fonte per la pistola della colla con cui Jungkook si dimenava come un cuoco alla finale di Master Chef sotto le grida di Ramsey: il PRESSURE TEST SIGNORAAA, I LIMONI SIGNORAAAAA. Fortunatamente non fecero del guanto di Petra un flambé. Nel frattempo alla guida GiuliaPgVero (sotto copertura con i baffi di Halvard, il padre di SkyPepi, in modo da non farsi riconoscere) si godeva il suo remix di radio 607080, imprecando a suon di musica per la mancanza di parcheggi. Benissimo, siamo arrivati vivi e vegeti! Fermati qua, pà... là, là, guarda là, LÀ CI STA L'INGRESSO LÀÀÀÀÀ. OKAY. Brà. Okay, bro grazie mille di tutto sei la mia vita- a presto. Fortunatamente avrebbero dovuto solo catapultare fuori dalla macchina Petra e, una volta eseguito il compito, GiuliaPgVero portò Jungkook a comprare un frozen yogurt vegano.
    Nell'attraversare i viali alberati (forse della varietà Tantum verde Liclescem) accuratamente decorati, Petra si strinse nelle sue stesse braccia: nonostante il cappotto e la sciarpa che le strozzava il collo, riuscì ad avvertire comunque un freddo pungente raggiungerle tutti i punti dove il vento riuscì a sfiorarle la pelle. Jørgen, Helen... la prossima volta fatelo al mare. La ragazza si lamentò mentalmente mentre continuava a pestare la neve lasciandosi alle spalle delle pesanti impronte di stivale (anti-Stato, questa volta). Oltrepassò la lavagnetta senza nemmeno gettarci un'occhiata, lanciò i propri pochi possedimenti al guardaroba e fu pronta a raggiungere il resto degli invitati. Prima, però, si fece giurare di prestare attenzione al proprio carissimo basso, da cui si staccò con una certa tristezza. Sperò di non essere troppo in ritardo e alla preoccupazione passeggera si unirono due sensazioni: il tiepido calore essere rilasciato da qualche strass appiccicato sull'abito all'ultimo secondo e le curve effettuate dalla vettura non erano state troppo gentili con il suo stomaco. Forse c'era anche un altro tipo di emozione ad unirsi al resto, una sorta di trepidazione scoppiettante: era stranamente contenta di vedere Jørgen, uno dei più cari frequentatori del LilyPad, sposarsi.
    Si gettò al proprio posto dopo aver chiesto innumerevoli volte "scusa" a tutti quelli a cui pestò i piedi, lanciò un paio di saluti alle persone che riconobbe (YO! Elias! Ciao, Coco!, forse individuando fra i presenti anche il proprietario del Luna Park) e, stravaccata contro lo schienale, tirò finalmente un lungo sospiro. Riaprì gli occhi e, di sottecchi, lanciò uno sguardo in segno di saluto ad Eira. Ehi, Eira, ciao. Sei arrivata molto prima di me. Sospirò ma l'aria sconfitta venne ben presto rimpiazzata da un piccolo sorrisetto. Accanto a lei, per via della pelle alabastrina, sfiorata dalle perfette e studiate luci che adornavano il centro del gazebo, Eira sembrava una sorta di apparizione magica. Ovviamente non era necessario, non c'era nessuno in giro che loro due conoscessero e per cui dovessero recitare il copione di coppietta innamorata, ma uno sguardo caloroso e colpito di Petra trovò comunque il modo di apprezzare gli abiti che Eira aveva scelto per l'occasione e come le donassero. Stai benissimo vestita così- sei bellissima. Si complimentò con sincerità e a bassa voce (sperando che le orecchie di EllaPgVero non potessero avvertire i suoi mormorii che avrebbero altrimenti disturbato la funzione), mentre una mano raggiungeva una di Eira, stringendola per poco tempo per poi scivolare via dal contatto. Cercò di concentrarsi sulla cerimonia: Jørgen e Helen splendevano di luce propria, orbitando in un movimento continuo che aveva come baricentro le loro mani unite. Che si toccassero, guardassero o semplicemente recitassero le loro parti della preghiera o delle celebrazioni che avevano scelto per la cerimonia, non potevano che infondere in Petra una calorosa commozione - che ovviamente non la portò a tirar su con il naso un paio di volte. Scattate duecentomila foto con il proprio cellulare dopo aver seguito con sguardo ammirato la coppia di sposi, venne colpita dalla possibilità di portarsi a casa un po' di sabbia: un ricordo che trovò davvero adorabile. Eira, perché non ne portiamo uno all'Haunted Hearse? Secondo me Kris ne sarebbe davvero contento. Le propose tirandole delicatamente la manica, circondandole poi il polso per raccogliere insieme a lei uno dei barattolini e farlo sparire poco dopo come per un barbatrucco.
    Felicissima di non dover sentir più "Gli Sposi di Montagna" (almeno per il momento), Petra si incuriosì non appena venne annunciato che si sarebbe svolta una corsa in modo da muovere più velocemente il gregge degli invitati verso la sala del ricevimento: c'era una penitenza di mezzo e, ovviamente, questo piccolo dettaglio non fece altro che motivare ancor di più Petra. Uuh... interessante. Beh, allora buona fortuna, Riri~ ci vediamo al traguardo! Lanciando un giocoso occhiolino ad Eira e battendole un paio di volte il palmo contro il fondoschiena in segno di saluto, Petra si tirò su le maniche pronta a dare il meglio di sé per la squadra di Jørgen. Si avvicinò allo sposo e, pur sapendo di aver appena patteggiato per la squadra dei perdenti, fu contenta di poter avvicinarsi a Jørgen per potergli rivolgere i primi di tantissimi auguri - che avrebbe lanciato quanto prima anche all'adorabile sposa. Quindi lo spalleggiò, guardandosi attorno nell'adocchiare anche gli altri e le altre invitate che avevano scelto la squadra dello sposo. Bella, Jø. Come stai bene oggi! Sarà un piacere perdere al tuo fianco. Sghignazzò e, infatti, dopo aver perso molti soldati lungo il tragitto e posta la massima attenzione a non pestare i piedi di nessuno (sapeva quanto i suoi stivali potessero essere pericolosi), come fu previsto tempo prima dal masterpost, gli sfigati furono proprio loro.
    A Petra non dispiacque l'idea di far parte dei perdenti dato che le diede l'occasione di scambiare chiacchiere con chicchessia, riempire a tutti i bicchieri e vederli mano a mano diventare più rossi e allegri - attenta sempre a rimboccare anche il bicchiere di Eira, da cui non si allontanò praticamente mai. Per quanto la loro relazione non fosse altro che una farsa, doveva ammettere che più tempo passava con Eira più non poteva fare a meno di apprezzarne la compagnia, scoprendo con curiosità ogni dettaglio del carattere dell'altra ragazza. Ad un certo punto, per testare la propria lucidità, raccolse la mano di Eira nella sua. Si allontanarono quindi per qualche momento dalla calca, per prendere un po' d'aria e per testare se Petra riuscisse a mettere ancora un piede davanti l'altro dopo tutto l'idromele e il prosecco fatto in casa (da Benedetta). Riii~rii... portami da, hic! Quella signora là, coi capelli rossi. Helen e Jø hanno detto che non vogliono regali- hanno sparpagliato tutti questi personaggi in giro per fare delle donazioni eee... gli ultimi ricavi della mia parte delle Might Get Rancid vorrei usarli così. Dopo averle spiegato - in modo stranamente lucido - che la signora Forsgren aveva un'associazione che si occupava di impartire un'educazione musicale a bambini in condizioni svantaggiate, per far vedere loro una prospettiva futura nella musica, Petra si lasciò guidare da Eira durante la conversazione da cui uscì con il portafoglio più leggero ma decisamente soddisfatta. In fondo, lo erano state anche loro delle ragazzine che avevano trovato pace in quella passione che le accomunava. Petra vide in quel gesto una sorta di chiusura, una che l'avrebbe avvicinata di più alla nuova realtà che viveva con Eira e la band che era diventata anche sua. Fatta l'opera buona, Petra approfittò di quella parentesi di tempo per salutare il sindaco Mitch - a cui lasciarono un volantino per il loro prossimo evento -, uno dei pochi PNG del Besaid che ancora non aveva avuto modo di beccare. Registrò il sindaco stralunato sul Pokédex e lo salutarono.
    Sperando infine che il contatto con la neve fresca potesse farla tornare lucida prima del loro importantissimo e segretissimo show, si portò ancora una volta dietro Eira nonostante i suoi borbottii da caffettiera. Dì un po', ti sei emozionata alla cerimonia, eh? So cuuute, Riri ha pianto come una fontana... Iniziò a ridacchiare, parlottando fra sé e sé come se l'altra non fosse presente, avvertendo il freddo contatto con la neve sotto le dita dopo essersi accovacciata contro il manto bianco. Sarebbe stato troppo complicato in quel momento provare a metter su un pupazzo di neve e quindi Petra si raccolse il viso fra le mani fredde, appoggiando i gomiti contro le ginocchia piegate. I matrimoni non sono mai carini, troppo noiosi, tutti puntati all'apparenza... ma questo è stato davvero speciale. Ovviamente non aveva idea del perché fosse speciale e, semmai Eira gliel'avesse domandato, Petra si sarebbe semplicemente stretta nelle spalle: lo avvertiva e basta. Quindi cercò di conversare con Eira nonostante le piacevoli vertigini dovute all'aver alzato il bicchiere un po' troppe volte e, nell'attaccarsi ad una gamba della ragazza, rimase per un po' ferma - finalmente. Vogliamo rientrare? Forse gli sposi stanno facendo i loro discorsi. Devo andare a registrare tutto. Vieni, dai. Aiutami a tirarmi su. Ridacchiò allungando le mani verso Eira in attesa che la ragazza facesse quanto richiesto con tanto di occhioni dolci e, senza che il legame fra le due si sciogliesse, forse per affidare ad Eira la propria incolumità, le due ragazze tornarono all'interno della sala principale.
    A quanto pare la ragazza aveva sbagliato di poco i tempi e, nell'avvertire il cambio di musicalità invadere gli ambienti della cerimonia, si trovò quasi a tirare un sospiro di sollievo: adorava poter supportare le band indipendenti e appena nate, ma "Gli Sposi di Montagna" iniziavano a darle delle peculiari cefalee. E così, dopo che gli sposi ebbero completato il loro dolcissimo ballo di coppia accompagnati da nientepopòdimenoche i Mumford and Sons, Petra batté con felicità le mani e lanciò tantissimi fischi entusiasti. A quel punto tornò ad indagare Eira. Vogliamo unirci...? Indicò con un cenno divertito il centro della sala, dove gli invitati si erano riuniti per continuare a ballare. Non aveva smesso di tenerle la mano ma, per invitarla a seguirla, le strinse anche l'altra, iniziando a camminare all'indietro verso i corpi che si muovevano stimolati dalla musica e da tanto buon alcool. Un paio di giri, principessa, niente di pi- OOH! Elias! MA GRAZIE! Anche tu sei bellissimo, ame~ Non è meravigliosa anche Eira, eh? Si riprese con entusiasmo dopo averlo urtato con la schiena - sperando vivamente di non avergli pestato anche i piedi. Poi ne riparliamo, ora vai a far colpo, tufone~ Gli stampò un bacio contro la prima guancia che gli capitò a tiro, costringendolo a piegarsi, quindi lo giavellottò via per farlo tornare ai suoi vecchi amici. Poco più tardi, proprio come aveva fatto durante la cerimonia, Petra tirò fuori il cellulare per riprendere i discorsi di Jørgen, di Helen e di qualsiasi altro invitato volle intervenire con qualche battuta, augurio o indescrivibile accozzaglia di parole commosse - proprio come fece Elias. Questa volta, insieme ad una tenera emozione, dovette trattenere alcune risatine che avrebbero altrimenti compromesso la qualità dell'audio delle riprese. Quindi, richiamata dalla voce di Eira, Petra sobbalzò nell'essere colpita dall'improvvisa realizzazione che anche loro avevano pensato ad un piccolo immateriale regalo da fare agli sposi! È VERO, Riri! Come farei senza di te! Sussurrò urlando, cercando di mantenere la segretezza del progetto venendo poi trasportata dall'altra ragazza verso il guardaroba, in modo da recuperare gli strumenti necessari e detronare per una seconda volta "Gli Sposi di Montagna".
    Avvicinatasi all'unico microfono a disposizione, che avrebbe condiviso di tanto in tanto con Eira per fare le controvoci, il viso di Petra si illuminò con un enorme sorriso. In verità, non aveva mica bisogno del microfono per farsi sentire e, forse per l'emozione, la voce della ragazza uscì più alta di quanto previsto. HELEN E JØRGEN! Ops, scusate- Helen e Jørgen, siete una coppia stupenda e... avete alzato a tal punto l'asticella delle mie aspettative per futuri matrimoni che non credo che sarò mai più soddisfatta. Siete contenti?! Vivrete insieme per sempre?! Spero di sì, perché siete splendenti. E avete fatto perfino piangere Eira. Dopo averle lanciato una giocosa linguaccia, lasciò a lei il modo di presentare il loro piccolissimo regalo di ringraziamento mentre, fattasi di poco da parte, si occupava di impostare i giusti pedali e pizzicare pochissimo le corde del basso. Mi sei mancato, baby. Le ragazze si scambiarono un rapido cenno d'intesa e le prime note della breve scaletta musicale iniziarono a diffondersi per gli spazi, colorandoli di diverse tonalità (1, 2, 3) E, visto che il periodo era quello giusto, deliziarono le orecchie degli invitati con una personalissima cover di "All I want for Christmas is you" - a mò dei MCR (enjoy). Rinnovati i saluti, gli auguri, e qualche urletto elettrizzato, nella speranza di aver divertito almeno un po' gli sposi e il resto degli ospiti, Petra zompettò giù dal palco pronta a fiondarsi quanto prima sulla torta. Mmph... poi doppiamo andabe a fabe una fobo!! EIRA!! Riempitasi le guance di deliziosa red velvet, per l'ennesima volta durante la serata andò a raccogliere la mano di Eira, speranzosa di poter continuare ancora a lungo i festeggiamenti abbracciati dall'amorevole atmosfera di quel matrimonio.
     
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    Malakai ft. Sofie & Roy


    Sbuffò mentre, guardandosi allo specchio, si sistemava la cravatta. Ancora continuava a chiedersi come avesse fatto ad accettare di partecipare a un matrimonio, lui che quelle occasioni formali non le aveva mai apprezzate troppo. Nel corso della sua vita tutte le persone che “conosceva” che erano convogliate a nozze lo avevano fatto solo per affari, per continuare quella becera tradizione di unirsi soltanto con determinate famiglie, per mantenere il buon nome. Neanche fossero stati nel Medioevo! In quel caso invece Sofie gli aveva assicurato che i due sposi si amavano davvero e che quello era il coronamento di anni bellissimi trascorsi insieme. L’aveva guardata un po’ stranito, colpito da quelle parole e la sua testa aveva iniziato a formulare strani pensieri che aveva evitato di dire a voce alta. Era questo che voleva anche lei? Ci aveva mai pensato? A lui sembrava già un grande passo quello di aver iniziato a convivere, anche se soltanto per un breve periodo, fino a che lei non fosse riuscita a trovare una casa che le piacesse davvero. Gli dispiaceva un po’ il pensiero che, prima o poi, se ne sarebbe andata di nuovo. Iniziava ad abituarsi alla routine che avevano costruito in quei pochi mesi, alla colazione insieme, una costante a cui non voleva rinunciare visto che gli orari del pranzo e della cena potevano essere diversi. Al risveglio invece cercavano di alzarsi insieme, di iniziare la giornata l’uno al fianco dell’altra, come a volersi dare una spinta per poter arrivare fino alla fine delle lunghe ore che li attendevano, lui in particolare, che ancora non aveva accettato del tutto il suo ruolo e sarebbe volentieri rimasto in casa a poltrire piuttosto che andare in ufficio. Tornando al matrimonio comunque, aveva sperato di riuscire a trovare una scusa plausibile, magari un impegno di lavoro, che potesse impedirgli di presenziare, e invece tutto il cosmo sembrava essersi coordinato affinchè quell’evento si verificasse e lui fosse presente per assistervi. Sofie sembrava non stare nella pelle da giorni, gli aveva raccontato molte cose sugli sposi e sulla loro storia, tanto che ormai gli sembrava quasi di conoscerli, anche se in effetti non li aveva mai visti prima di quel momento. Lui aveva indossato un elegante abito scuro, non avendo molte nozioni in merito al dress code di un matrimonio. Se avesse chiesto a sua madre avrebbe sicuramente avuto non pochi consigli da dargli, ma preferì evitare e arrivare tranquillo a quel giorno, limitandosi soltanto a chiedere a Sofie che cosa ne pensasse della sua scelta.
    Si era dato un’ultima controllata allo specchio, aveva sistemato i capelli e poi era sceso al piano inferiore, dove aveva aspettato che Sofie terminasse di prepararsi. Poteva non sembrare ma detestare indossare gli abiti formali quando non lavorava, continuavano a farlo sentire posto, anche se erano anni che ormai li metteva quasi tutti i giorni. Erano in ritardo, ma avrebbe recuperato quei minuti accelerando un po’ alla guida, sperando soltanto di riuscire a trovare un parcheggio piuttosto comodo. Non voleva certo che qualcosa di brutto capitasse a una delle sue auto. E poi chi lo sentiva Dean altrimenti. Dopo qualche minuto il rumore delle scarpe di Sofie che ticchettavano contro il pavimento lo riportò alla realtà, facendolo voltare nella sua direzione, mentre un sorriso piuttosto largo si faceva spazio sul suo viso. Era bellissima con quel vestito e con la pettinatura che era riuscita a mettere in piedi tutta da sola. Non capiva proprio come le donne fossero in grado di simili miracoli. Si alzò in piedi, mentre lei allungando una mano nella sua direzione si scusava per il ritardo e la raggiunse. -Sei splendida. - mormorò, quasi estasiato, lasciando un leggero bacio sulle sue labbra, inspirando il suo profumo, che aveva imparato a riconoscere in così poco tempo. Sofie non indossava spesso abiti eleganti, preferiva abbigliamenti molto più casual, ma lui avrebbe detto in totale onestà che lei stava bene con qualunque cosa indosso e anche senza ovviamente. -Dobbiamo per forza andare? - mugugnò, con il tono di un bimbo che ancora sperava nel regalo di Natale che aveva tanto desiderato, e che invece non era mai arrivato, per poi lasciarsi andare ad un leggero sbuffo. -E va bene, però oggi guido io. - disse, come se fosse stata una piccola gara mentre, prendendo la sua mano, cercava di darle un sostegno per tenersi in equilibrio su quei trampoli che aveva messo indosso.

    Come aveva temuto i parcheggi più vicini alla location erano già stati occupati, quindi dovettero fare un po’ di strada a piedi prima di raggiungere l’imboccatura del sentiero che li avrebbe condotti al luogo della cerimonia. -Vuoi che ti prenda in braccio? - domandò, preoccupato per la salute dei piedini di Sofie, che stoica preferì continuare a camminare sulle sue gambe, forse temendo che il suo cavaliere sarebbe capitombolato. Un modo come un altro per evitare la cerimonia. Percorsero mano nella mano il sentiero illuminato dalle lanterne mentre Sofie salutava questi o quegli invitati, come se fosse stata lei la star della serata. Qualcuno lo riconobbe persino lui e sorrise all’idea di non essere poi così fuori luogo in mezzo a tanti visi conosciuti. -Quanta gente, tutti invitati? - chiese, mentre allungava il collo, di qua e di là, osservando le varie persone, cercando di intuire quanti di quelli si fossero imbucati e quanti avessero ricevuto la lettera da Hogwarts l’invito personale da parte di uno degli sposi. Presero posto su una panca, seguendo la scia delle altre persone che stavano raggiungendo lo stesso luogo. Avevano curato ogni dettaglio, tanto che sembrava che quel luogo non potesse apparire che così meraviglioso come quella sera. Abbassò lo sguardo da tutte quelle decorazioni soltanto quando Sofie attirò la sua attenzione, facendogli notare la presenza di Coco e Roy a quello stesso evento. La sua schiena si irrigidì mentre, involontariamente, assumeva una posa molto più rigida nel vedere l’ex amico dall’altro lato del gazebo, fortunatamente ancora ad una distanza di sicurezza. Spostò lo sguardo sulla ragazza, ora decisamente più serio, come a chiederle silenziosamente se si fossero organizzate tra di loro, evitando di parlare soltanto perché gli sposi avevano appena fatto il loro ingresso e non voleva certo rovinargli la cerimonia. La tranquillità che aveva provato fino a pochi istanti prima era sparita, assorbita dalle parole che si erano detti, che ancora echeggiavano nella sua mente, come uno spettro che non voleva lasciarlo andare. Puntò lo sguardo dritto davanti a sé, evitando di guardarsi attorno, di far sapere a Roy che stava pensando a lui. Cercò di concentrarsi sulla cerimonia piuttosto singolare a cui stava assistendo, non aveva mai visto nulla di simile e quasi ringraziò Sofie per avergli permesso di prendere parte a qualcosa di così bello, ma evitò visto che lei aveva già gli occhi lucidi e non voleva rischiare di farle dire cose che era meglio tenere per un momento molto più diverso, magari a qualche anno di distanza da quel momento.
    Il clima romantico delle promesse fatte dagli sposi, delle candele e dell’unione della sabbia, venne poi spezzato dall’avvincente corsa della sposa, un momento in cui tutti gli invitati vennero chiamati a prendere posto in una squadra e partecipare alla corsa verso la zona in cui avrebbero potuto bere, mangiare e danzare in allegria. Lui, senza neppure rendersene conto, era capitato nel gruppo dello sposo, o forse aveva solo cercato un modo per ritardare il suo incontro con Roy? Fatto sta che, come membro della squadra perdente, fu costretto a prendere una brocca contenente dell’Idromele e iniziare a servirlo ai fortunati della squadra vincitrice, che si riposavano dopo l’ardua sfida. Iniziò ovviamente da Sofie e una volta terminato il contenuto della brocca si servì un bicchiere di quello stesso liquido e raggiunse Fì in mezzo alla bolgia, alla ricerca di un posto dove sedersi per poter mettere qualcosa sotto i denti. Quando si rese conto che la sua ragazza si era fermata di fronte a Coco era ormai troppo tardi per cambiare direzione. Si guardò attorno, senza tuttavia riuscire a individuare la figura di Roy, che doveva essere sparito chissà dove e allora si rilassò appena, giusto il tempo necessario a salutare Coco. Incrociò gli occhi azzurri di lei e gli parve quasi di rimanere scottato, vedendo in quello sguardo tutta una serie di rimproveri che non aveva ancora pronunciato, ma che sapeva abitare nella sua testolina riccia. Aveva imparato a conoscerla ormai, dopo anni di amicizia e soffriva nello starle lontano, ma non voleva peggiorare ulteriormente le cose con Roy, visto che sapeva che erano tornati insieme, finalmente. Non si tirò indietro quando Coco lo abbracciò, impossibilitato a privarla dell’affetto sincero che provava per lei. La strinse per un momento, quasi a voler imprimere nella memoria quegli istanti, prima che tutto venisse spazzato via di nuovo. Tante cose erano cambiate nell’ultimo anno, troppe, e di alcune non sarebbe mai riuscito ad essere felice. -Si, sto.. bene. E tu? Ti sei ripresa? - domandò, riferendosi al breve periodo che aveva trascorso in ospedale mesi prima. Era passato a salutarla quando era uscita, per assicurarsi che fosse tutta intera e le aveva chiesto di Roy, anche se aveva preferito non trattenersi per il suo rientro dall’ospedale.
    Non fece in tempo a dire la sua sui posti a sedere, visto che le due ragazze, veloci come gazzelle, avevano già deciso di festeggiare insieme e Sofi aveva già preso posto di fianco a Coco, costringendolo a condividere il tavolo con Roy che, proprio in quel momento, stava tornando con due bicchieri di Idromele in mano. Dov’era il suo Idromele? Ah, sì! Trangugiò il contenuto del bicchiere che aveva tenuto in mano fino a quel momento tutto d’un fiato, come se ne avesse bisogno anche soltanto per respirare. Non iniziava a fare un po’ troppo caldo lì? E detto da lui era grave. Ma forse era solo la presenza poco felice di Roy a scaldare l’aria attorno a sé. Mosse un passo indietro, lasciando libero il suo percorso verso Sofie, che aveva iniziato a fare alcune battute sul suo aspetto. Solo in quel momento anche lui si soffermò a guardarlo e doveva dire che stava davvero bene così, per quanto diverso dal solito Roy. Prese in braccio Sofie, sollevando appena da terra nel salutarla in maniera piuttosto energica. Attese che finissero di parlare lui prima di mormorare un leggero -Ciao. con l’accenno di un sorriso che scomparve quasi subito, anche se l’altro rispose con un leggero cenno, giusto per fargli capire che lo aveva sentito. Si accomodò in silenzio, iniziando a mangiare e a bere senza prestare troppa attenzione ai discorsi intorno a lui. se fosse stato per lui sarebbe saltato dall’altro lato del tavolo ad abbracciare l’amico e dirgli che si era rotto di tenere quel muso e che gli mancava, ma Roy? Che cosa avrebbe fatto in risposta Roy? Non voleva certo rovinare il matrimonio a degli sconosciuti, quindi meglio restare da parte e fingere che non fosse accaduto nulla, che fosse normale restare in silenzio al tavolo con delle persone che conoscevi da una vita. Chi non lo faceva dopotutto? E poi, certo che quel matrimonio era proprio strano, ogni tanto qualcuno si alzava e offriva agli altri da bere e quelli urlavano Skal. Diverse volte si ritrovò a battere i piedi e a far tintinnare i bicchieri con le posate, il perché non lo conosceva affatto. Risollevò lo sguardo dal piatto soltanto quando Sofie gli intimò di aspettarla al tavolo mentre andava al bagno insieme a Coco, dandogli le ultime raccomandazioni come se fosse stato un bambino. -Ma.. - iniziò, trattenendo sulla punta della lingua il resto della frase, Ma ti sembra davvero il momento? avrebbe voluto dire, ma non lo fece, lasciando che il silenzio calasse di nuovo.
    Era evidente che nessuno dei due fosse felice di restare lì, da solo, con il nemico. Da che lui avesse memoria niente del genere era mai successo prima di quegli anni, Roy era sempre stato il suo faro nella tempesta, un po’ scassato e con i vetri rotti, ma comunque perfettamente funzionante. Si versò un altro bicchiere di Idromele, mandandolo giù come se fosse stata acqua mentre nella sua testa iniziavano a frullare mille pensieri. Ma quanto era lontano quel bagno? Sembravano sparite nel Sottomondo quelle due! Dopo minuti che sembrarono ore fu Roy a rompere il muro del silenzio che si era creato tra di loro, così pesante che si sarebbe potuto affettare con un coltello, ne era sicuro, aveva persino pensato di provarci per un momento, ma forse Roy avrebbe interpretato male se lo avesse visto sollevare un coltello in aria e cercare di tagliare il nulla. Forse l’idromele iniziava a fare effetto, ma Kai cercò di convincersi di stare assolutamente bene. gli chiese di Sofie, con una battuta che lo colpì right in the feels. Serrò appena la mascella, incassando quel colpo che penetrò al di sotto delle costole, aprendo una voragine dove un tempo c’era stata della carne. -Si.. Io e Sofie.. - disse soltanto, con aria un po’ mogia, rivolgendogli delle occhiate di lato mentre continuava a riempirsi il bicchiere di Idromele. -E no.. spero non ce ne siano altri. - aggiunse, in maniera piuttosto seria, come a dirgli che ci teneva davvero a lei e che sperava che durasse a lungo, il più a lungo possibile, anche se forse lui avrebbe voluto vedere la loro migliore amica distante anni luce da lui. Poteva capirlo, ma questo non voleva dire che non facesse meno male. Fu Liv, bellissima come il sole in inverno, a spezzare quel momento di nervosismo versando loro dell’altro Idromele, perché non si poteva mai stare senza. -Come mai servi Idromele? E’ per le regole misteriose? - domandò, approfittandone per concentrare l’attenzione sull’amica, piuttosto che su Roy, che comunque sembrava mezzo andato, proprio come lui. certo che formavano proprio una bella coppia!
    In preda alle risate Liv li inondò con l’Idromele, cosa che li fece scattare in piedi come se avessero preso la scossa e muoversi verso il bagno, uno di fianco all’altro, senza aggiungere una parola. Troppo confusi dal bagno dell’Idromele non individuarono due losche figure spingerli all’interno del box dei selfie e chiuderli al loro interno a chiave. Si, loro avevano le chiavi, mica come gli altri poveri invitati. Iniziarono a divincolarsi, cercando di sfuggire da quella che sembrava una scatola di tonno visto come erano schiacciati al suo interno, dando mentalmente la colpa alle povere Sofie e Coco che invece se ne stavano tranquillamente sedute al bar. La verità era che a chiuderli lì per farli ragionare erano state Ellapgvero, l’officiante, Chiapgvero (l’altra non quella di Roy che sta a piangere dalla gioia con Nichipgvero in un angolo). Stringevano tra le mani l’Idromele che Chia aveva preparato in laboratorio, per quello era così buono! -Ma sei sicura che il vaccino si possa bere? - aveva chiesto Ella a Chia, non molto convinta. -Si si tranquilla, fidati di me! So quello che faccio! - aveva risposto Chia mentre, spostandosi da un lato, aveva atteso che i due litiganti facessero la pace.
    Dentro il box nel frattempo il clima iniziava a farsi strano, c’era caldo e poi c’era freddo e poi di nuovo caldo e poi di nuovo freddo. Un casino, come ogni volta che quei due stavano insieme nella stessa stanza. Mentre Roy urlava e cercava di dare spallate alla porta Kai cercava di dare spallate ai muri, senza sbattere la testa sul soffitto, nella speranza di sentirli traballare e cedere, ma quella scatoletta sembrava ben costruita e non voleva proprio cedere. -Anche tu. - ribattè, al commento dell’amico, accettando poi la sua misteriosa fiaschetta, che chissà che cosa conteneva, mandandone giù un leggero sorso. Sentirgli dire quelle parola che quasi mai Roy aveva pronunciato in vita sua lo fece sorridere, in maniera decisamente più tranquilla. la scatoletta sembrò allargarsi mentre la tensione iniziava a scemare tra i due, dilatando lo spazio. -Hai ragione, me lo meritavo. In realtà me ne sarei meritato anche uno in più. - disse, con ancora quel sorriso che non sembrava volere andare più via. Quanto avevano aspettato che quel momento arrivasse? Si scusò, mentre le foto iniziavano a partire, dando il conto alla rovescia e quella pace fu sancita con un bacio che non avrebbero certo dimenticato anche perchè avrebbero avuto più di una foto per ricordarlo, da ora e per sempre. -Scusa bro, davvero. Mi sei mancato. - disse mentre, preso dalla foga del momento, gli stampava un altro bacio sulle labbra. -E tu invece sei sempre preso dai bollenti spiriti. - lo prese in giro, mentre la via di fuga venne finalmente liberata e poterono riprendere a respirare. Prese la lunga serie di istantanee che era stata scattata. -Aspettami! - disse all’altro, che aveva già iniziato il suo viaggio verso la sala da ballo. Prese una delle foto del magico bacio e, dopo aver scritto sul retro con un pennarello Al vero amore la attaccò sull’album dei selfie per gli sposi, posando un braccio attorno alle spalle dell’amico, per tornare verso la festa.

    Raggiunsero le donzelle sulla pista da ballo, che avevano iniziato a ballare senza di loro, indaffarati nelle loro faccende. -Te l’ho già detto che sei bellissima? - mormorò, mentre catturava la vita di Sofie con le braccia, avvicinandola un po’ a sé per poi darle un dolce bacio sulle labbra al gusto di Idromele. Non era certo che ci sarebbe stato qualcuno in grado di guidare alla fine di quella serata, ma che importanza aveva? Un matrimonio non era un matrimonio se gli invitati non erano un po’ brilli e canterini. -Anche io. - disse, stringendola a sé con un altro sorriso, continuando a danzare lentamente insieme a lei. -Comunque siete proprio un’associazione a delinquere voi due. Era lontano il bagno, non è vero? - domandò, con una risatina divertita a tingergli le labbra, per poi rivolgerle un occhiolino tranquillo. Non era arrabbiato, sapeva che, senza di loro, nulla di tutto quello sarebbe stato possibile. Dopo quel primo momento più tranquillo iniziarono le danze più movimentate, dove il quartetto si scambiò i partner, e poi anche le danze di gruppo. Sembrava di essere in uno di quei matrimoni da film e giunse anche il momento del discorso. Fu lo sposo a iniziare a parlare, con parole che riuscirono a toccare il profondo del suo cuore, forse anche perché ormai iniziava ad essere parecchio sbronzo e non era più certo di capire quello che le persone stavano dicendo davvero. Portando il braccio intorno alle spalle di Roy prese un calice, sollevandolo in aria. -Alla coppia di sposi più belli che io abbia mai visto. - disse, con un sorriso felice, colpa dell’alcol forse, o della bellissima cerimonia e degli splendidi sposi davanti a lui. -Lo so, non ci conosciamo ma.. spero di farlo d’ora in poi. Auguri! continuò, lasciando andare Roy per un momento, per abbracciare entrambi gli sposi, colto da un improvviso momento di affetto. -Perché non vi sposate anche l’anno prossimo? - chiese, come se fosse stata la cosa più intelligente del mondo, prima di tornare dall’amico con aria soddisfatta. -A quanto pare ci voleva un matrimonio e? - disse, avvicinandosi al suo orecchio, con un ghignetto divertito sul volto che non prometteva nulla di buoni. Afferrò un buon numero di calici, dodici per l’esattezza, perché quello gli era sembrato il numero più adatto e incrociando le baci le une con le altre li porse a Roy, traboccanti di Idromele. -Forse dovremmo sposarci anche noi. - mormorò, in preda alle risate, facendo cadere un po’ del liquido dai bicchieri che ancora teneva tra le mani. Sapeva che in un momento più lucido non lo avrebbe mai fatto e sapeva che anche quelli non erano che i primi passi per ricostruire il suo rapporto con Roy, ma in quel momento stava bene così e non voleva svegliarsi da quello che sembrava un sogno.

    Dopo la torta, dell’altro Idromele, altri balli e i fuochi d’artificio fu finalmente il momento di tornare a casa. Si sentiva stanco, ma felice, più di quanto fosse stato negli ultimi giorni. Chiamarono un taxi per riportarli a casa, visto che non pensava di essere in grado di riportarla a casa sana e salva, ma sarebbe tornato a prendere l’auto il giorno dopo. Fu un sollievo togliersi l’abito e quelle scarpe eleganti e buttarsi sul letto, insieme a Sofie, che strinse a sé, beandosi del calore del suo corpo. Non gli importò di quanto disse sulle lenzuola, ma le altre due parole vennero impresse come fuoco nella sua mente. Con chiunque altra quelle stesse due parole l’avevano sempre fatto spaventare, ma non quella volta, non con lei. La strinse ancora di più, dandole un bacio sulle labbra. -Anche io Fì. - disse soltanto, prima che il sonno li avvolgesse, strappandoli via a quella meravigliosa serata.

    Edited by 'misia - 31/12/2020, 08:55
     
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    Taylor Hoogan & Lars Aeron Berg
    Ft. Liv, Elias e mezza Besaid ciucca come mai prima d'ora




    Pretty Taylor, walking down the street.
    Pretty Taylor, the kind I'd like to meet
    Pretty Taylor, I don't believe you
    You're not the truth
    No one could look as good as you
    Mercy!

    Con lo stacchetto di sottofondo manco fosse Julia Roberts in Pretty Woman, Taylor camminava in direzione di casa di Lars, si era lasciato convincere a partecipare a un fottutissimo matrimonio. Doveva ammettere che quando Lars gli aveva fatto la proposta di sposarlo su petali di rosa era moooolto ubriaco e aveva detto sì. Da quando lui e Debbie si erano lasciati l’alcool era diventato un compagno piuttosto intimo, si incontravano per colazione, pranzo, aperitivo e cena, volendo pure dopo cena. Era la relazione più seria che avesse avuto nella sua intera vita quella con l’alcool. Cazzo se stava messo male. Tornando alla scena iniziale di Taylor piccola puttanella di città, venne adescato da un barbuto Elias lungo la strada che tra le altre cose si complimentò per la sua barba. ”Grazie, anche la tua non è affatto male. Da che barbiere vai?” il viaggio in macchina non durò molto, fortuna che Taylor non era una dolce donzella indifesa, quindi non ci aveva pensato due volte a farsi dare un passaggio da uno sconosciuto che diceva di essere amico di Lars. Arrivati a casa Berg, i due vennero accolti da Lars in modalità stilista che passione! Sistemò la cravatta di Elias che sembrava fuori luogo tanto quanto lui in abiti eleganti. Taylor sapeva di sembrare un gorilla scarabocchiato quando metteva i completi eleganti, l’ultimo lo aveva messo… mai o forse per una festa in maschera? Non se lo ricordava proprio. Lars si avvicinò per sistemare anche lui che aveva evitato di proposito ogni aggeggio che potesse stringergli il collo, ma il suo amico gli sistemò con amore e cura i polsini della polo scura, lo lasciò fare solo perché gli voleva troppo bene per fare l’orso con lui e perché lo prendeva sempre in giro per i suoi vestiti, Lars meritava il suo momento di gloria.
    Finalmente arrivò il momento di stappare della birra, la cosa che lo metteva più a suo agio della serata. Prese il proprio telefono dalla tasca posteriore e controllò i social, nessun messaggio di Debbie, se lo era meritato per averle mentito sin dal loro primo incontro. Non era il momento di tediarsi, era tra amici, ripose il cellulare e si voltò giusto in tempo per vedere la sorella di Lars fare il suo ingresso in un abito piuttosto sexy. Vide l’espressione del suo amico farsi più tesa, ”Sta tranquillo è con noi tre, la terremo al sicuro da mani moleste! Comunque stai davvero bene Liv.” fece un cenno militare alla ragazza, portandosi due dita all’altezza della tempia destra per poi allontanarle di scatto, come se lei fosse stata il capo della brigata. Poi si voltò a guardare Elias che a sua volta approvava la scelta della giovane di mettersi in mostra, a quanto gli aveva detto Lars era single, quindi era libera come un uccel di bosco!
    Tra un oddio e un’imprecazione volante i quattro giunsero a destinazione con la guida spericolata di Liv, quando si rese conto che sarebbe stata lei al volante per un attimo il suo pensiero volò a quella volta che era finito in macchina con Delilah! Sperava di non dover gridare nuovamente come una femminuccia ”Ti prego sterzaaaa”. Per fortuna arrivarono sani e salvi, parcheggiando in un posto dubbio, dove non erano certi che avrebbero ritrovato la macchina del suo povero amico, ma pur di non perdere altro tempo la lasciarono lì e il destino avrebbe scelto per loro se sarebbe stata lì al ritorno. Si avviarono lungo un viale illuminato da quelli che a Taylor sembravano sacchetti del pranzo ripieni di luci dai toni caldi, in realtà gli piacevano e ci soffermò pure lo sguardo sopra, ma non lo avrebbe mai ammesso. Mentre avanzavano Taylor osservava i due fratelli davanti a lui chiacchierare di un eventuale matrimonio e di come Lars si sarebbe fatto carico di organizzare tutto per Liv. Si morse il labbro inferiore pensando che certe cose non facevano per lui, ma che da quando aveva conosciuto Debbie la parola unione aveva iniziato a far parte del suo vocabolario, no, non matrimonio quella era davvero troppo! Si passò un dito sul colletto della polo come a volerlo allentare, ma era sbottonato quindi finì tutto di traverso, tanto ci avrebbe pensato il suo stilista personale preferito a rimetterlo in sesto. La radura era stata addobbata in maniera davvero meravigliosa, l’arco di luci che attraversarono era davvero suggestivo, a metà tra una vacanza in montagna e un mondo di fate natalizie. Taylor si guardava intorno mentre camminavano, sorridendo poco convinto agli altri membri del gruppo, non perché non li trovasse esilaranti, ma perché serviva un depresso in un gruppo scoppiettante e quindi eccolo lì! Single da poco imbucato a un matrimonio col suo migliore amico, poteva andare peggio, almeno lì potevano rifarsi gli occhi invece di stare chiuso a casa sul divano… o al luna park. Un brivido di terrore gli percorse la schiena, ma si riprese quando Lars si accostò a lui parlando di alcolizzarsi a dovere in un modo sin troppo ricercato. ”Cosa dici, adesso parli pure in prosa? Se ti fermavi a Idromele era perfetto!” scherzò, fermandosi con gli altri davanti alla tavola degli obblighi che gli sposi avevano ideato per movimentare la serata. Al leggere circa ogni riga la parola idromele, Taylor non poté che appoggiare il pensiero di Elias. ”Mal che vada prendiamo tutti un taxi e domani passiamo a riprendere la tua bambina, Lars!” certo, già si vedeva Lars grattarsi per tutta la sera in preda a un’orticaria fulminante al solo pensare di lasciare lì la macchina. Poteva comprenderlo, i motori erano la cosa che li aveva fatti sbottonare sin dal primo incontro improbabile, lo dicevano tutti che a un primo sguardo sembravano un carcerato col suo avvocato. Si stavano bene così, di pelle diversa, ma di animo simile.
    La cerimonia ebbe inizio, Taylor non conosceva minimamente gli sposi, li vedeva ora per la prima volta radiosi nei loro abiti eleganti. I loro occhi brillavano come diamanti o come il tesssssssssoro di Smeagol, per quanto lui non amasse il romanticismo doveva ammette che i due avevano fatto delle scelte davvero originali per il loro matrimonio. Cosa fosse quella roba che stavano facendo con la sabbia non ne aveva proprio la più pallida idea, avrebbe voluto chiedere a Lars se sapeva di che tipo di rito si trattava, ma le sue continue pacche sulla schiena e i suoi occhi lucidi lo fecero desistere. ”Sei sicuro che stai bene? Magari mi faccio dare dell’acqua santa dalle officianti, ce l’avranno?” allungò il suo sguardo anche su Elias che non si aspettava tutta quella commozione da parte del loro amico esattamente come lui. Da quando Lars giornalista d’assalto era diventato Lars caldi abbracci Frozen edition? ” ..sto bene, sto benissimo.” era diventato una specie di mantra che il suo amico ripeteva a tutti nonostante fosse palesemente smosso dalla cerimonia. Persino Taylor la trovava emozionante sotto la scorza d’inchiostro, ma non diede segnali di cedimento, sapeva che se si fosse fatto prendere dai sentimenti era la fine, da quando si era lasciato con Debbie era un uomo in perenne andropausa. Quindi NO! Non avrebbe pianto. Per fortuna Lars fece una domanda che catturò completamente la sua attenzione, ma in effetti chi erano quelle tipe dall’aria commossa che officiavano il matrimonio? La voce saggia di Elias rispose al quesito: ”Sono i pg veri.”
    ”E che cazzo sarebbero? Da come ne parli paiono roba da libri dei miti norvegesi.” allora non era il solo a non capire di che specie bizzarra stessero parlando, anche Lars era perplesso quanto lui nel fissare quelle due che gli sembravano due normalissime ragazze, ma che in realtà erano pg veri. ”Mi sa che è roba rara, amico mio. Pensi che dovremmo andare a inchinarci o a fare una preghiera? E io non prego, sappilo.” vennero entrambi zittiti per dare la giusta attenzione alla cerimonia e ai due sposi che erano i protagonisti di quello splendido evento. Non contento Taylor cercò su Google pg veri e nella ricerca delle immagini gli uscirono delle tipe strane, ciascuna con una gif sottotitolata con frasi senza senso per lui. Erano tutte diversissime tra di loro, l’unica cosa che le accomunava era quella scintilla luminosa negli occhi, come un tratto genetico distintivo di una grande famiglia… e in parte ci aveva preso.
    Terminato il momento miele e zucchero della serata, dopo il bacio degli sposi – che Taylor un po’ invidiò – era il momento della corsa degli sposi. Si affidò al giudizio di Elias, seguendolo nella squadra dello sposo assieme a Lars che si infortunò. Non aveva ben chiaro cosa fosse successo con quel tacco, ma non indagò oltre perché l’unica cosa che voleva era bere fino a non ricordare il proprio nome. Il suo desiderio venne esaudito, si materializzò idromele ovunque manco fosse la sala grande di Harry Potter e finalmente Taylor strinse tra le mani una pinta colma di liquido alcolico. Ne mandò giù due come se fosse acqua, poi iniziò a guardarsi intorno vedendo tutta gente felice, troppo per i suoi gusti. Coppiette che si baciavano, sguardi languidi e amici che ridevano a crepapelle. Eh, no! Lui si era appena lasciato, ma che cazzo gli sbattevano tutta quella felicità davanti alla faccia? Voleva alzarsi per dirne quattro a tutti, ma il continuo battere a terra dei piedi di Lars lo distrasse. ”E' colpa tua poi se lo sposo si blocca la schiena e stasera non è buono a niente. Non l’hai letta la tabella all’ingresso?” anche Elias convenne con lui per fortuna, mica potevano rovinare così la prima notte di nozze a quei due! Che cos’era che stava per fare? Perché voleva alzarsi in piedi? Già se lo era dimenticato, afferrò un altro bicchiere di idromele prima che i fratelli Berg si alzassero per trascinare lui ed Elias in direzioni opposte. Liv portò il biondo sulla pista da ballo, mentre lui si ritrovò nel box delle fotografie con Lars, i loro sederi tonici non entravano sullo sgabello singolo al centro della cabina, così Taylor si accomodò in braccio all’amico. ”Non ti azzardare ad approfittarti di me!” gli disse ridendo per la prima volta da quando si erano incontrati, era stato davvero di pessima compagnia fino a quel momento, persino peggio delle mummie allo scorso evento di Halloween. ECCO DOVE AVEVA GIA’ VISTO STEFIFI ED ELLA PG VERO! ERA COLPA LORO SE ERA FINITO CON DEBBIE TRA LE MUMMIE! OPS! Sollevò la pinta in aria quando la macchinetta della cabina scattò più volte col flash, Taylor vedeva il mondo a chiazze adesso. ”Aspetta che mi alzo, ma che ci hanno messo un paparazzo tascabile dentro questa cabina? Io vedo flash ovunque!” usciti di lì sani e salvi tornarono al tavolo con una manciata di fotografie nelle tasche dei pantaloni, ricordi che avrebbe conservato gelosamente.
    ”Fai attenzione a non scegliere dame impegnate.” oddio Lars voleva ballare, certo tra di loro sarebbe stato davvero imbarazzante, ma non era pronto per una ragazza. Vabbè, decise di mandare giù il 1, 2, 5 o 7imo bicchiere di idromele e si lanciò all’arrembaggio col suo amico. Gli indicò due ragazze brune di bell’aspetto, ma Lars si rifiutò categoricamente di avvicinarsi a loro, mhmh… la faccenda gli puzzava, dopo il ballo gli avrebbe chiesto delucidazioni. Chissà chi erano quelle due, forse faccende di ex o di fidanzati gelosi? Scartate due delle ragazze più belle della serata assieme a Liv e alla sposa, Taylor e Lars si separarono per trovare una “dama” come l’aveva definita lui. Senza pensarci due volte si accostò a una ragazza che sorseggiava idromele, le chiese goffamente di ballare e stranamente la giovane accettò. Tra una piroetta scoordinata e l’altra Taylor scoprì che la tipa si chiamava Fabiana, la quale era accompagnata da altre tre coetanee che si chiamavano Chiara, Morena e Giulia. Lars aveva appena finito di ballare con una certa Morena bigodini style, così le aveva detto la sua “dama” ma non erano gli scacchi? e quando vide il suo amico congedarsi, Taylor lo emulò finalmente salvo dalla disgrazia del ballo. I Mummiaford & Sold erano stati davvero bravi nonostante quello non fosse il suo genere.
    Accadde tutto molto in fretta al punto che Taylor non era certo di ciò che aveva visto, Liv era salita su una sedia, ma brilla com’era aveva fatto un capitombolo addosso a Elias con bacio a cascata (?). Rimase a osservare la scena senza dire nulla, vedendo Lars andare vicino ai due che avrebbero dovuto essere solo degli amici e chiedere se stavano entrambi bene. ”Cazzo, Elias che riflessi!” si complimentò, ma non osò dire di più perché non riusciva a decifrare l’espressione sul volto del suo migliore amico. Andò in soccorso di Elias, mentre Lars rimetteva in piedi sua sorella, lui si occupò del biondo che aveva lanciato un SOS. Taylor stava per chiedere qualcosa quando le sue mani si mossero da sole in cerca di un bicchiere per tintinnarci sopra con qualcosa, in assenza di posate lo fece con le proprie dita. Ma che diavoleria era quella? Perché non riusciva a controllare il proprio corpo? Per fortuna quel pizzico di magia svanì in fretta. Arrivò il taglio della torta e tutti brindarono all’amore e agli sposi e a ogni forma di romanticheria. Lui non conosceva i protagonisti di quell’evento speciale, quindi si limitò ad alzarsi subito dopo Lars per dire goffamente. ”Skål, agli sposi!” cos’altro poteva dire essendo un perfetto estraneo imbucato al loro giorno felice? Fortunatamente lui non ebbe la pessima idea di salire su una sedia come il suo amico che lui ed Elias aiutarono a scendere. Ora comprese da chi aveva ripreso l’argento vivo addosso, da Liv!
    Mentre la sorella sbocconcellava pezzi di Red Velvet dal piatto di Lars, Taylor sentì che era arrivato il momento di raccontare al suo migliore amico cosa era accaduto qualche role fa, abbiate pazienza oh dolci player, stiamo ancora al primo post quindi ne so tanto quanto voi! Il riassunto fa più o meno così: Taylor e Debbie si ritrovano inseguiti da uno della malavita, scopriremo chi cavolo è nei prossimi episodi, l’unica certezza è che per la fine della role Debbie scopre che Tay è un ex gangster e si lasciano. Ecco spiegata in 5 secondi la depressione e l’andropausa di mister tatuaggio. Lars perdonaci se in questo finale di matrimonio ti accolliamo un po’ di tristezza, ma Taylor ha bisogno di supporto morale. Infatti preso dal troppo alcool il nostro scimmione tatuato afferra il cellulare e inizia a mandare dei messaggi a Debbie TUTTI completamente senza senso. Il povero Lars ci ha provato a fermare il suo amico, ma l’alcool ha vinto ogni cosa, poi entrambi erano decisamente poco in grado di tirarsi con forza o di opporsi in qualche modo l’uno all’altro. La sola presenza di Lars nonostante il suo stato orribile era la più grande prova di amicizia che potesse avere, ma Taylor lo avrebbe capito solo l’indomani da sobrio a casa di qualcuno. La sua? Boh, fanculo l’amore!

    Ed eccoci allo stoico rientro dei ragazzi, un dejà – vu per Taylor ed Elias, una macchina si accostò a loro per chiedere se desideravano un passaggio. riparte la sigla Pretty Taylooooooor, walking down the streeeeet Con somma sorpresa di tutti quelli che si erano fermati per fare un gesto caritatevole nella mattina/notte boh della vigilia/23 di natale(?) erano dei preti! Don Matthew e il suo autista/paggetto Moriarty.
    ”Volete un passaggio allora o preferite morire assiderati?”
    ”Ma io sono ebreo.”
    ”E io cattolico. Entrate.”
    "E io bestemmio sia in ebreo che in cattolico, sono li... lin... lingue romantiche? Lars, si dice roman... insomma dai quelle cose che dici sempre tu!" si sentì in dovere di intervenire, non era in grado di capire quanto fosse stato sconveniente e maleducato, il suo cervello galleggiava in litri e litri di idromele. Chissà se qualcuno di loro si stava scusando per lui, neanche riusciva bene a sentire cosa stessero dicendo. Arrivarono a casa di Lars e Liv, il suo passaggio Elias lo abbandonò gettandosi sul divano dei fratelli Berg. Taylor era troppo annebbiato per capire cosa fare, stava per entrare in casa anche lui quando dei lampeggianti blu lo accecarono. Si mise le mani davanti agli occhi, ci mise mooooolto tempo a riconoscere i lineamenti di Debbie che iniziò a parlare fitto fitto con Lars. Troppe parole e troppo poco alcool in quel momento. Non comprese bene come accadde, ma la ragazza lo guidò dentro la volante, cazzo lo stava per arrestare? Sembrava di no perché la macchina prese una strada che conosceva sin troppo bene, anche con l’idromele che ballava nel suo corpo. Rimase in silenzio, non sapendo cosa dire e come scusarsi per i messaggi che le aveva mandato. Si era comportato da perfetto coglione, nonostante ciò era andata a recuperarlo a casa di Lars come avrebbe fatto con un cucciolo abbandonato sotto la pioggia. Era troppo buona Debbie, lo sapeva e non voleva approfittarsi di lei a quel modo, ma non si reggeva in piedi. ”Grazie.” borbottò appoggiando la fronte al finestrino, senza sapere che la mattina successiva avrebbe dimenticato gran parte di quello che aveva fatto la sera prima, ritrovandosi davanti messaggi imbarazzanti e le pareti del salone di Debbie al primo aprire gli occhi. Per Odino quanto era complicato l’amore!

    Edited by Aruna Divya - 2/1/2021, 07:06
     
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    Serena&Adrian
    Con la speciale partecipazione dei coniugi Blythe e di qualche morto dal passato!


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    BLUEBELL SERENA BLYTHE ❖

    «Adriaaan! Sono qui!»Sporgendosi oltre l’insegna del McDonald’s del quartiere, Serena saltellò sul posto nel tentativo di attirare l’attenzione del giovane archeologo, in avvicinamento sulla bicicletta come Spirit cavallo selvaggio cominciamo bene raga, tanto che il vento gli tirava indietro le guance e gli appiattiva i capelli sul cranio. Seppur un tantino pittoresco, memori della reazione di Martha all’epoca del prom, i due giovani avevano saggiamente deciso di darsi appuntamento altrove, nella speranza di sfuggire alle trappole (?) della matriarca di casa Blythe. «Come stai? Tutto bene?» Domandò, un tantino preoccupata, notando che l’insolito pallore delle guance del giovane era stato sostituito da un rosso intenso. Forse è colpa della pedalata, fa un freddo incredibile! Ma, a sto giro, Serena non si era fatta trovare impreparata: non solo aveva indossato un bel paio di stivaletti da neve, riponendo le scarpe eleganti nello zainetto che portava in spalla, ma anche dei leggings termici che le tenevano al caldo le gambotte sotto il lungo orlo del vestito. «Guarda, stavolta mi sono attrezzata!» E lo sollevò di scatto per mostrargli l’indumento termico, fiera della propria idea e del tutto ignara dello strombazzare insistente di un camionista di passaggio. «Allora, andiamo?» Chiese, ficcando lo zainetto nel cestino della bici in modo che le facesse da cuscino. L’ultima volta si era ritrovata i segni della griglia sul sedere per un paio di giorni e non ci teneva a ripetere l’esperienza. Si arrampicò nel cestino e gli stampò un bacetto sulla guancia, lasciandovi il segno del rossetto. «Però mentre pedali devi raccontarmi tutto sugli sposi!» E suonò persino il campanello, spaventando a morte una povera vecchietta di passaggio.
    […] Il tragitto dal fast food alla locascion della cerimonia (voto diesci!) non fu certo meno avventuroso del ritorno a casa dopo la serata U&D in cui Serena aveva conosciuto Melodie. A proposito di Melodie, dovrei proprio mandarle un messaggio per festeggiare insieme Capodanno! Raggiunto il limitare del bosco, il povero Adrian era ormai paonazzo, tanto che Serena saltò giù dalla bici e si offrì di fare a cambio, insistendo sino a quando il giovane archeologo accettò di riposare le sue stanche e ossute membra nel lussuosissimo cestino. Giunti a destinazione, soli duecento metri più tardi, Serena ne approfittò per cambiare le scarpe ed indossare finalmente i tacchi, scelta che si confermò pessima in quanto si ritrovò ben presto ad affondare nel terreno innevato, costretta ad aggrapparsi al braccio di Adrian come un gatto in procinto di cascare in acqua per mantenere una parvenza di equilibrio. Almeno i leggings mi tengono il sedere bello caldo! «Ma… è meraviglioso.» Mormorò, a bocca aperta, mentre le fiamme delle candele che indicavano loro il percorso si riflettevano nei grandi occhi verdi. «Lo sapevi che sarebbe stato quassù?» Domandò, curiosa, mentre si inoltravano nella radura e, da lì, in un secondo viale colmo di lucine. «Oh, guarda! Delle regole!» Emozionata – e sì, anche un tantino in imbarazzo per tutto quell’improvviso romanticismo – trascinò il suo accompagnatore sino alla lavagna, rischiando di affondare di faccia nella neve. «S-sto bene.» Biascicò, spolverandosi le ginocchia. «Comunque sembra un sacco divertente, non sono mai stata a un matrimonio del genere. Davvero originale!» Ancor più originale era l’assetto della sala, illuminata da altrettante candele, in cui Serena si ritrovò ad avanzare con il nasino rivolto all’insù, completamente rapita. Quando riportò lo sguardo sulla sala si bloccò all’improvviso, cogliendo alla sprovvista Adrian e rischiando di farlo inciampare, con un’espressione di puro terrore sul viso. «M-martha!» Biascicò, indicando una delle prime file, dove sua madre Martha, in compagnia di quel santo uomo di Dillon Blythe, stava allegramente chiacchierando con già un bicchiere di vino in mano. «Perché è qui? Conosce gli sposi? Tu lo sapevi?!» Scoccò ad Adrian un’occhiata degna del Gatto con gli Stivali e infine lo trascinò in un angolo, ben attenta a non farsi notare. «Dobbiamo passare inosservati, ok? Invisibili. Più difficili da scovare dei resti di Vera nelle fosse comuni!» E se Serena parlava dei morti la situazione era davvero grave. Con mosse degne di James Bond – meno l’accento british – e della stragnocca Bond Girl di turno – meno stragnocca e molto più bassa del solito – raggiunsero dei posti appartati da cui poter comodamente assistere alla cerimonia. In un paio di minuti, Serena stava già singhiozzando commossa, forse per la bellezza degli sposi (che nemmeno conosceva ma vabbè, dettagli, so comunque belli e innamorati #lovealwayswin), forse per la cerimonia coinvolgente, ma di certo non per la musica perché non la poteva sentire - #sorry perché il gruppo meritava non poco. «S-sono più belli dei video dei gattini su Instagram.» Piagnucolò, asciugandosi la guancia con il fazzoletto e ricominciando a piangere come una fontana quando, per sbaglio, utilizzò il suo potere su Ellapgvero, percependo l’orgoglio e l’amore materno della ragazza. Terminata la cerimonia (e dopo aver inzuppato due fazzoletti di stoffa di Adrian, benedetto figliolo), ripose commossa una boccetta di sabbia nella borsetta, prima che venisse annunciato il momento della corsa della Sposa. «Con chi ci schieriamo?» Domandò prima che, annunciato l’inizio, si ritrovasse a correre assieme alla sposa. In tutto quel disordine perse di vista Adrian ma, in compenso, assistette alla scena di sua madre che si faceva largo tra gli invitati con tanto di gomitate da giocatrice di football professionista – tutto pur di bere a scrocco per tutta la sera, sì! Nominata vincitrice la squadra della sposa – yay! – qualcuno le mise in mano un bicchiere di Idromele che Serena trovò più buono di quanto pensasse. Negli ultimi tempi, in effetti, aveva scoperto una particolare passione per l’alcol che, in compagnia di Adrian, la rendeva un po’ meno Vergine Maria e un po’ più Messalina, per così dire (ma sempre illibata e piena di grazia, non facciamoci strane idee!). «Skål!» Brindò, dopo che un cameriere aveva rovesciato un vassoio, assieme a due pgveri che improvvisamente avevano smesso gli abiti da cerimonia per un paio di vestaglie di pile rosa pesca, dei bigodini nei capelli e una sheet-mask sul viso (ciao Mornie, i luv u). Si guardò attorno alla ricerca del suo accompagnatore, ritrovando qua e là qualche viso familiare tra cui Liv e Elias, troppo belli per essere interrotti, sì, Serena è una romanticona e shippa ovunque e comunque, fatevene una ragione, fino a quando non ritrovò Adrian vicino al tavolo dei marshmallows, con la stessa espressione smarrita di Bambi dopo che il cacciatore ha sparato a mamma cervo #what. «Oh, eccoti! Dove eri finito?» Trillò, già alticcia grazie ai bicchierini che si era scolata, improvvisamente desiderosa di ballare. Seguirono gli sposi, splendidi e romanticissimi nel dare il via alle danze, assieme ad altri invitati, tra cui i genitori di Serena, tutti risatine e amoreggiamenti come due adolescenti alla prima cotta. «Comunque» Esordì, mentre dondolavano impacciatamente sul posto. «non ti ho ancora detto che stasera stai molto bene. Molto adulto, sì.» Non era chiaro cosa volesse dire ma in un impeto d’audacia, afferrò la mano di Adrian e se la piazzò all’altezza dell’osso sacro (?), prima che qualcuno la afferrasse per travolgerla in una strana danza a girotondo (??), spaventandola non poco dato che la povera Serena non aveva sentito cambiare la musica. Terminate le danze, smangiucchiò qua e là, per lo più marshmallows e bicchieri di vino, partecipando con entusiasmo a tutte le regole della serata: dopo aver rotto un bicchiere riempì quelli di cinque pgveri di passaggio, già evidentemente brille, si unì al pestare i piedi – rischiando, tra l’altro, di piantare il tacco nel piede di un giovane biondo casualmente al suo fianco (fate vobis, io boh) – e trascinò Adrian a fare una foto Polaroid, non prima di avergli disegnato due bellissimi baffi di cioccolato sul viso. Al momento del brindisi, gli occhi di Serena erano di nuovo lucidi e lo rimasero per tutta la durata dei discorsi anche se, con non poca fatica, la rossa riuscì a ricacciare indietro i lacrimoni, scolandosi un bicchiere di vino dietro l’altro. «Congratulazioni! Non sono mai stata ad un matrimonio con degli sposi così belli!» Piagnucolò, vivamente commossa, abbracciando la sposa non si sa bene perché, ma comunque. Tutto quell’alcol le aveva fatto venire ancora più voglia di dolci e fu ben felice di spazzolarsi due fette di torta e di rubarne un pezzo dal piatto di Adrian, quando il ragazzo venne distratto da una discussione sui riti pagani e le unioni civili insieme a Renatone. Complici i fiumi dell’alcol, si era persino scordata dell’operazione Bond, almeno finché non giunse il momento del lancio del boquet. Impanicata, Serena si nascose sotto uno dei tavoli, terrorizzata dalla prospettiva che, vedendoli insieme, sua madre decidesse di farla accasare con Adrian secondo il primo rito riconosciuto dalla legge a disposizione – un’eventualità decisamente di cattivo gusto, dato che si trovavano ad un matrimonio altrui. Assistette alla scena sbucando da sotto la tovaglia - Grazie a Dio per i leggings o mi sarei scorticata le ginocchia! - e seguì con gli occhi l’ampio movimento compiuto da Helen prima che il boquet compiesse un arco voltaico madò Giuls che paroloni stasera ed atterrasse sulla testa di Adrian, rimbalzando dritto dritto dentro una conca decorativa, dalla quale si alzò una grande fiammata che investì il braccio del giovane archeologo, mandando in fiamme la giacca al pari di una donna di scienza condannata al rogo qualche secolo prima. «Oddio!» Schizzò fuori dal tavolo e prese a colpirlo con la borsetta, centrandolo ovunque fuorché sul braccio, sino a quando un cameriere non rovesciò su entrambi una caraffa piena di acqua – o forse erano stati i pompieri? Chiedo per Giuls pg vero mlmlml. A quel punto scoppiò a ridere, ormai completamente rapita dal clima festivo della serata, assicuratasi che Adrian fosse sano e salvo. «Forse è meglio se al ritorno prendiamo un taxi e carichiamo la bici nel bagagliaio. Meglio non rischiare altri incidenti.» E indicò il suo braccio, mentre un invitato di passaggio riempiva i bicchieri di entrambi per la centesima volta. «E poi.. beh, potresti restare a dormire da me.» Nel pronunciare quelle parole la povera Serena era arrossita furiosamente, giocherellando con il gambo della flute. «Anche perché…» Si inumidì le labbra, nervosa. Da quando era così audace da anche solo pensare simili cose? Dirle ad alta voce, poi! «Ecco… sistemando il garage ho trovato delle raccolte di poesie latine e anche» Esitò, abbassando lo sguardo, pudica. «…il dvd del Gladiatore!» Sussurrò infine, certa che Adrian avrebbe colto l’implicita allusione contenuta in quelle poche parole: la possibilità di guardarlo assieme, sotto una calda copertina di pile, con tanto di tisana calda, snocciolandole curiosità, morti tragiche e fatti storicamente incorretti all’interno dell’opera. Il modo perfetto per coronare quella serata piena di gioia e di promesse d’amore.
     
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    Adrian Joel Axelsson|30 y.o.|Archaeologist

    Adrian & Serena, il ritorno


    Esisteva una verità assoluta, un dogma he nessuno poteva sfatare: quando i tuoi amici iniziano a sposarsi, sei ufficialmente vecchio. Nonostante Jorgen non fosse propriamente un suo amico, ma un collega e un professore, quando aveva ricevuto il fatidico invito Adrian non aveva potuto fare a meno di sentirsi dannatamente vecchio. Decrepito, con un piede nella fossa, già con i processi tafonomici avviati, scheletrico, polvere. Alla veneranda età di 30 anni madò raga, quando l’ho creato ne aveva ventisette, e pure io, mi sento muy mal, l’archeologo stava per partecipare a un matrimonio, il primo di una lunga serie. Ormai era prossimo a terminare il dottorato, davanti a lui si apriva una vita di incertezze. Che avrebbe fatto poi? Avrebbe cercato di ottenere una cattedra, o una bella borsa di ricerca all’università di Besaid? Tu che puoi, Adrian, fallo Oppure si sarebbe dato alla libera professione e sarebbe andato a cercare lavoro da qualche parte? Di certo la sua indole libertina lo spingeva alla ricerca di nuovi lidi, ma si trovava a fare i conti con la ormai certezza che se se ne fosse andato avrebbe dimenticato tutto. Tutte le sue ricerche, tutto ciò che lì aveva appreso. E perdere la memoria, per un uomo di scienza come lui, sarebbe stato un duro colpo. Ho ancora tempo per pensarci, si era detto.
    Aveva invitato anche Serena al matrimonio. Ormai, dopo il disagio del ballo facevano coppia fissa agli eventi, nonostante dopo quel bacio non ci fosse stato più nulla degno di nota. Ogni tanto ci pensava, spesso in realtà. Quel pensiero andava a mescolarsi ai mille che affollavano la sua testa, e che riguardavano principalmente stratigrafia e ossa dei morti. Serena era in ottima compagnia, dunque(?). Per evitare l’interferenza ormai costante dei coniugi Blythe, i due fuggiaschi di Pompei si erano dati appuntamento in un luogo neutro, un McDonalds a Besaid, per raggiungere insieme il luogo della cerimonia. Tutto elegante, vestito di smoking nero con farfallino e di un cappotto lungo dello stesso colore, il prode cavaliere era salito in sella al suo destriero, pronto a partire alla ricerca del senno d’Orlando. Adrianolfo aveva ritirato fuori il suo trofeo, la bici sottratta a Don Matteo con l’astuzia e l’abile giuoco. Il suo unico mezzo di trasporto. Ora, immaginatevi cosa potesse essere andare in bicicletta, con quegli abiti tutti inamidati, in Norvegia, a Dicembre. Probabilmente nemmeno Ungaretti avrebbe potuto descrivere lo stato di caducità e di effimerità della sua condizione. Quando giunse al cospetto della sua dama, al seguito di un camion che aveva stranamente rallentato di fronte a lei, aveva già il fiatone. Le gote erano arrossate dal freddo tagliente che caratterizzava le giornate da un mese circa a quella parte. BenissimoH! Cercò di rassicurarla, sfiatando leggermente come uno di Catanzaro, rispondendo alla sua domanda. Lo sguardò scese verso le sue gambe. Cacchio faceva, erano già al punto in cui si svestivano? Malpensante di un archeologo! Le pantacalze della ragazza si rivelarono agli occhi del loro osservatore in tutto il loro tessuto termico. E anche oggi se scopa domani. Quando la vide sistemarsi sul cestino come E.T. però, quasi gli scappò una lacrimuccia per l’orgoglio. Perché sedersi romanticamente tra le sue braccia sulla canna della bicicletta era troppo maistream. Meglio darci giù col disagio e regolare malissimo i contrappesi per assicurare la caduta. A forza di pedalare con quei carichi Adrian aveva due polpacci che don Matteo levate, che fai solo finta de pedalà su quelle pettate de Gubbio. Ma ne valeva la pena.
    Bene splendore, si parte! Allora, so che la sposa è una psicologa. Noi siamo invitati dalla parte dello sposo. E’ un professore all’Università di Besaid, e sono quasi certo che conosca tua madre. E’ un tipo particolare, tutto natura e fate, buon bevitore. Una specie di vichingo buono che usa fiori al posto dell’ascia. Grande descrizione. Pian piano la sua relazione divenne sempre più affannata e confusionaria, fin quando la ragazza non decise di pedalare al suo posto. E lui? Avrebbe ceduto il suo orgoglio di masKio alfa per far pedalare una donzella? Avrebbe davvero rinunciato all’onore attribuitogli dal testosterone?
    Ebbene sì. Un uomo saggio accettava la sconfitta. Scese dalla bici e si arrampicò sul cestello, beandosi del calduccio lasciato lì da Serena. Furono pochi metri, che gli permisero tuttavia di riprendere le forze. Quando giunsero al limitare del bosco, finalmente poté scendere dal velocipede(?) e baciare la santa terra(?) come il papa a Gerusalemme #wat. Beh, sì lo sapevo, anche se non ricordavo che questo posto fosse così…così. Wow! Non riuscì a contenere quell’espressione stupita, di fronte alla magia che quel luogo ispirava. Sembrava tutto fosse pronto per una danza di elfi e folletti, di fate e gnomi, evocati da un rito pagano degno degli antichi norreni che avevano abitato quelle lande. A proposito: Lo sai che poco più in là, lungo quel sentiero, ci sono i resti di una cinta muraria? Probabilmente una prima fortificazione prima che l’abitato si contraesse. E’ un filare di pietre con gli alloggiamenti per i pali, una figata. Eccolo, era partito a parlare di archeologia. C’era un matrimonio, cavolo! Ma te lo farò vedere un’altra volta. Adesso andiamo. Le porse il braccio affinché potesse sostenersi a lui con quei tacchi vertiginosi. Cosa che comunque non bastò, quando cadde rovinosamente mentre lui cercava di leggere le regole. Bene ma non benissimo. Tutto ok? Chiese, cercando di tirarla su di peso. Tutte agitate, una serie di pg veri li superarono correndo sui tacchetti, già ubriache. Prima ancora che potessero iniziare a bere(?), Serena lo bloccò. Martha?? Le fece eco. Sua madre era lì? E li avrebbe visti insieme? Ad un matrimonio? S-si, li conosce ma…cazzo non ci avevo pensato! E ora? «Dobbiamo passare inosservati, ok? Invisibili. Più difficili da scovare dei resti di Vera nelle fosse comuni!» Vera non era in una fossa comune, era in una tomba singola. E comunque… Abbassò il tono di voce. Le orecchie radar di Martha avrebbero di certo captato discorsi sui morti. Sì, ci sediamo dietro. Fai la vaga. Forse è come i T-Rex, se ci muoviamo piano piano non ci vede. Così insegnava Jurassic Park, almeno. Ma lui che cazzo ne sapeva, mica scavava i dinosauri. Andarono a sedersi in fondo, per assistere alla cerimonia. Non intervenne, troppo preoccupato che Martha potesse notarlo. Che poi lo avrebbe notato comunque, mica erano dodicimila invitati. Che belli, sembrano proprio come Paride e Elena. Ma senza rapimento. Credo lei sia consenziente. Quasi si commosse, davanti agli sposi. Tutta quella atmosfera magica, sommata ai trent’anni e all’idromele che aveva in corpo, lo stava intenerendo. Per fortuna alla corsa ebbe la decenza di schierarsi con la sposa, per sportività, anche se rotolò malamente a metà percorso. Dettagli, era la squadra che vinceva, non il singolo cavallo. #wat Intercettò lo spoUso, e prese il bicchiere dalle sue mani. Ebbene sì, ma non una bicicletta qualunque…quella originale di Don Matthew! A proposito, vi saluta e vi fa gli auguri! E ovviamente anche io. Tanti auguri, Jorgen. Vi auguro davvero una vita felice. Alzò il bicchiere insieme a lui e brindò. Oh, conoscete già Serena Blythe? Presentò la ragazza agli sposi, affinché non si sentisse a disagio. Beh, aveva una bella bici e una bella accompagnatrice, non poteva che fare un po’ il pavone. Skal! Brindò, prima che una tipa stramba lo trascinasse via. Non la conosceva. Aveva i capelli rossi, un lungo abito verde e un segno rosso in fronte. La ragazza lo trainò fino a una siepe, dietro alla quale si accovacciò. Per un attimo temette che cagasse lì come Iva Zanicchi. Ma non era la stessa rossa. Scusi ci conosciamo? Che ha fatto alla fronte? Lizpgvero lo guardò esasperata. Tra tutti i suoi pg Adrian era quello che le era venuto peggio. Je dava pure del lei. Niente, Ella m’ha tirato il messale in fronte non ce fa caso. Sappi che ciò che accadrà a te sarà molto peggio. Quella donna prevedeva il futuro? Che intendeva dire? Ascolteme Adrian. Allora, qui la situa è grave. Te lo devo dì, da madre a figlio. Non aprì mai na partita iva, Adrian, nun fa sta cazzata. Piglia su tutti li dottorati e le borse che te danno qui, perché nel mondo reale è peggio. Sii un archeologo felice, fatte fa i contratti indeterminati e vai, tanto a Besaid se può fa, amministro io, garantito. Arrampicate ndo puoi. E comunque sei l’orgoglio mio. Non c’hai un pensiero, stai na favola, godete la vita bello mio. Mamma te promette che non te manna in quest. Adrian era sempre più scioccobasito. La ragazza nel frattempo si alzò. La sentì gridare POPIIIIIII MIPSPSPSPS AMORE DE MAMMA VIENI QUA. Ma quanti figli aveva? Bah. Quando si alzò dal cespuglio, si trovò di fronte ad altre due ragazze. Sofie e Coco si chiedevano che cosa stesse facendo. Anche lui se lo stava chiedendo. Tutti ce lo stiamo chiedendo. Ho appena ricevuto una predizione sul futuro da una pazza. Fa le predizioni dietro alle siepi, cazzo ne so… Grande risposta. Con permesso, splendide fanciulle, torno al mio posto, buona serata. Ripartì, alla ricerca di Serena, che trovò poco dopo. «Oh, eccoti! Dove eri finito?» Chiese lei, giustamente. Oh, se te lo dicessi, non mi crederesti. Rispose l’archeologo continuando a bere. Era passato da una rossa gnocca a una rossa matta in un attimo. E poi era tornato dalla gnocca, giustamente. Intanto l’altra rossa, quella matta, aveva trovato Popi e si era lanciata in folli danze insieme agli altri pg veri. La si sentiva urlare per i conigli di Stefifi e Chia da chilometri di distanza. Mornie daje, shakera! Daje Giù, tira fuori il cerchietto de Natale! Ella, I LIMONI ELLAAAAAAAA!” Niente, era partita.
    «Comunque, non ti ho ancora detto che stasera stai molto bene. Molto adulto, sì.» Si trovò a sgranare gli occhi e ad assumere un’espressione da pesce lesso, al complimento di Serena. Oh, ehm, grazie. Pure tu stai bene. Sembri una statua classica. Cioè, non di quelle nude tipo venere Callipigia. Più dignitosa, tipo una Atena Parthenos. Ma bella, ecco. Si era incartato di nuovo. Ondeggiò insieme a lei, lasciando che lei guidasse la sua mano verso il suo fondoschiena. Chi era lui per opporsi, o per resisterle? Era chiara l’intenzione, e a lui non dispiaceva. Fece per sporgersi in avanti e baciarla, come aveva fatto al Prom, quando qualcuno la tirò via. Mainagioia. Fine momento romantico.
    Quando la musica terminò, e la sposa fece per lanciare il bouquet, Adrian indietreggiò per non farsi beccare. Segno nefasto, prendere il bouquet, preannunciava…matrimoni a prima vista. #wat Csaba nel frattempo stava allineando le posate noncurante della festa, perché il galateo veniva prima di tutto. #wat. Adrian non sapeva che Helen avesse tutta quella forza. Con un tiro rovesciato tirò quel mazzo di fiori come un missile, come na catapulta (cit.) Il proiettile lo colpì in piena fronte, e poi rimbalzò e finì in...boh. Non capì l’esatta dinamica del sinistro, solo che si trovò a diventare una specie di torcia umana. E il che sarebbe stato abbastanza divertente, se fosse stato uno dei fantastici quattro. Ma non lo era. CENTODIGIOTTOOOOOO. Urlò. Fortunatamente Serena lo soccorse. Più o meno. Più che altro lo malmenò con la borsetta. Esausto, steso a terra, pronunciò quelle parole troppo influenzate dall’alcol e dalla paura: Se muoio, dì a Serena che la amo. Peccato che lo stesse dicendo a Serena stessa. E che non stesse morendo. Ma in effetti non aveva nessun altro da lasciare a parte lei. E che non è vero che Nerone incendiò Roma. Era una fottuta città di legno, ha preso fuoco, come me. L’ultimo desiderio di Adrian, era riabilitare la posizione del buon Nerone. Che priorità.
    Si rialzò su poco dopo, con un trauma cranico e una manica bruciata. Tutto a posto insomma. Popi lo aveva pure leccato perché glie pareva na bracioletta.
    Salutò gli sposi, quando fu il momento di andare. A breve sarebbe stato recapitato loro il regalo che aveva comprato da Ivar #lizception: una tavolo altezza cazzo spalliera per il letto ricavata da un albero, non modificata, che conservava la forma dei rami originali. Sulla testata era impressa la formula romana del matrimonio “Ubi tu Gaius, ibi ego Gaia”. Lo aveva trovato sulla lista nozze di Rachida, e lo aveva solo fatto personalizzare.
    «Forse è meglio se al ritorno prendiamo un taxi e carichiamo la bici nel bagagliaio. Meglio non rischiare altri incidenti. E poi.. beh, potresti restare a dormire da me.»
    Inizialmente annuì, per poi restare di sasso di fronte a quel propostone. Faceva sul serio? Cioè, Serena? Era davvero lei? Dormire insieme…ubriachi in quel modo? Pazza. Ma lei possedeva altre armi per sedurlo. Armi a cui Adrian non poté che soccombere.
    «Ecco… sistemando il garage ho trovato delle raccolte di poesie latine e anche…il dvd del Gladiatore!» Adrian si sentiva già incinto. Le parole “poesie latine” e “Gladiatore” gli scaldarono l’animo come solo la battaglia di Filippi poteva fare. C’era un sogno che era Roma, sarà realizzato. Questo era l’ultimo desiderio di Marco Aurelio. Snocciolò quella citazione dal film che aveva visto un milione di volte. Sappi che avrò da ridire su come è stato trattato Commodo. Non è colpa del regista, anche la storiografia ci è andata pesante con lui. Era solo una vittima degli eventi, poveraccio. Pensa un po’, a vivere all’ombra di una leggenda come Marco Aurelio, per forza passi per il figlio della merda… Quella sarebbe stata una luuuuunga nottata. Povera Serena, non sapeva cosa aveva appena fatto. Potrei, sì. Sarebbe bello. Rispose infine, mentre appostata dietro una siepe (pure lei) Martha Blythe scattava foto compromettenti. Passò un braccio intorno al collo della rossa, e con lei si avviò al limitare del bosco, per recuperare la bici e dirigersi verso quell’esperienza ignota.

    Credo di aver perso millemila interazioni ragà, perdonatemi
     
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