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Gracelyn ft. Charlotte

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    Gracelyn Lien Haugen
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    Sono egoista, impaziente e un po' insicura. Commetto errori, perdo il controllo e a volte sono insopportabile. Ma se non siete in grado di sopportare il mio lato peggiore, certo non vi meritate di conoscere il mio lato migliore.

    I viali alberati abbracciavano le strade facendo spazio, alle case dai tetti aguzzi non appena si avvicinava al centro città. Besaid, era un luogo avvolto dal mistero e dalla magia, una città speciale a modo suo e tanto diversa dall’amata Parigi che aveva abitato fino a poco tempo prima. Le ricordava la sua infanzia a Fløen, con i laghi cristallini e la temperatura fresca che ti appagava il respiro, pungendo la pelle diafana del volto fino a farla arrossare un po'. Una delle cose che le era mancata di più della Norvegia, mentre era a Parigi, era il cielo limpido: di notte pieno di stelle splendenti, astri per la via di damigelle sole e perdute nell’animo e dei puri cieli azzurri, che illuminavano la città di luce propria. Parigi era una città affascinante, frenetica ma la nebbia spesso abbracciava i suoi abitanti creando un angusto destino a chi meteoropatico, si faceva condizionare da questo.
    Non si era ancora abituata alla vita in quella cittadina e sopratutto, alle particolarità che essa sembrava donare ai suoi abitanti. Ospite da Charlotte, aveva scoperto dopo un paio di settimane di avere una certa influenza sulle piante, riusciva a rendergli il colore, quando si spegnevano camminando verso la morte. Con un tocco, un semplice soffio della sua voce, riusciva a donargli vita, come fosse concime per le sue adorate. Aveva sempre avuto un particolare feeling con le piante, i fiori erano quanto di più importante per una profumiera come lei e si chiedeva spesso Gracelyn, in quegli ultimi giorni, se non fosse proprio per quella sua passione che quella capacità aveva scelto lei. Era più semplice vivere in quella città, avendo al proprio fianco un abitante di questa, qualcuno capace di accompagnarti per mano verso quella strada tortuosa che erano la scoperta di poteri particolari, impensabili da sviluppare in altre città. Ne era rimasta fin da subito affascinata, nonostante un po' di timore per quello che sarebbe potuto succedere, per l’incognito di quella particolarità che si sarebbe insinuata in lei. Che cosa le sarebbe successo se il suo tocco fosse stato mortale? Se dai suoi occhi fosse riuscita a sparare una spada laser capace di uccidere ogni possibile interlocutore? Se dalla sua bocca, fosse uscito veleno? Fortunatamente, poté constatare che non le successe niente di tutto questo e che, la sua particolarità fosse innocua verso gli umani. Come le aveva detto sua sorella, ogni particolarità sceglieva con cura l’ospite in cui abitare e molto spesso, si confaceva con la personalità di queste. Fù un sollievo, poter confermare quella verità e mentre Gracelyn solcava le strade per andare a recuperare sua sorella nella grande torre del Mordersonn Institute, non poteva che essere grata per quella nuova vita che stava vivendo. Sua sorella Charlotte, le aveva promesso di accompagnarla nella visita di qualche appartamento, non voleva più tediare sua sorella con la sua presenza in casa propria. Sapeva che non pesava a Charlie ospitarla, ma Grace sapeva perfettamente che l'ospite è come il pesce, dopo tre giorni puzza. Si era rivolta ad una delle agenzie che le erano state suggerite sia dal suo nuovo titolare, che da sua sorella, contando in quel 30% di affitto pagato direttamente dalla Flavors and Fragrances come comporto per il suo trasferimento dalla Francia. Non sapeva cosa aspettarsi e tanto meno, aveva in mente un’idea precisa su quella che sarebbe dovuta divenire la sua abitazione. Sapeva soltanto che avrebbe voluto metterci molto verde, piante che avrebbero sempre stimolato il suo istinto e delle finestre, che avrebbero portato molta luce all’interno dell’abitazione.
    Il navigatore, aveva segnato l’arrivo dell’auto-vettura davanti alla torre più in vista della città. Ancora, Gracelyn non si era abituata ad aggirarsi per quelle strade ma quell’edificio, era sicuramente un punto fermo da osservare per riuscire ad orientarsi. Si chiedeva come sua sorella riuscisse a lavorare lì dentro, le sembrava un luogo asettico e troppo perfetto visto da fuori. Sapeva però, che a differenza sua, Charlotte era estremamente precisa e matematica, contro il suo essere imperfetta ed alle volte troppo artistica. Erano così diverse loro due, tanto che la più piccola delle Lien aveva posto molta attenzione a non creare scompiglio all’interno di casa in quei giorni che aveva vissuto con lei. C’era della precisione assoluta e contegno, nella vita di Charlie e solo nella sua stanza, Grace aveva dato vita a quella che era più la personalità: colori, piante e un po' di amato caos in qua ed in là. Sorella la salutò lei, non appena prese posto al suo fianco pronta per questa avventura a suon di campanelli e muratura? chiese lei, sorridendo grata per la sua presenza. Com’è andata questa giornata d lavoro? domandò curiosa, mentre digitava sul telefono il primo indirizzo che l’agenzia le aveva mandato da visitare. Non sapeva cosa aspettarsi, ma era piacevolmente agitata ricordando il fervore che aveva provato quando aveva cercato la sua prima casa. Un nido di pace ed amore che l’avrebbe accolta nei momenti più belli ma anche in quelli più bui. Un luogo che avrebbe potuto chiamare casa e che l’avrebbe tenuta al sicuro.
     
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    L’arrivo di sua sorella in città era stato un piacevole cambiamento all’interno della routine che si era costruita negli anni. Lei e Grace avevano sempre avuto un ottimo rapporto anche se, essendo diverse e avendo passioni diametralmente opposte, talvolta finivano con il discutere anche animatamente. Era in assoluto la persona a cui teneva al mondo e aveva sempre fatto il possibile per dimostrarglielo, anche se a volte i suoi modi risultavano un po’ troppo autoritari. Tendeva a immischiarsi un po’ troppo nella vita delle persone a cui voleva davvero bene, finendo con l’essere un po’ invadente, ma stava imparando anche a farsi da parte quando era necessario. Quando si era reso disponibile un lavoro nel campo di sua sorella lì a Besaid non ci aveva pensato un momento prima di farglielo presente e proporglielo come impiego, offrendosi poi di aiutarla a mettersi in contatto con loro. Ovviamente era stata la bravura di Grace a farle ottenere quel posto e nient’altro ma Charlotte era comunque felice di averle dato la giusta spinta per tornare a vivere a pochi metri di distanza l’una dall’altra. Era da anni ormai che si vedevano per lo più in videochiamata, cercando di aggiornarsi sulle loro vite e restare unite, nonostante tutto, sarebbe stato bello poterla vedere di nuovo, come un tempo. Le era mancata e il fatto di non poterla ospitare a Besaid perché lei non avrebbe ricordato nessun dettaglio dei loro incontri era sempre stato problematico per lei. Si offriva sempre di andare a Parigi, da lei, anche se in poche occasioni non aveva potuto fare a meno di accettare di farle raggiungere la città, stringendola forte a sé quando stava per ripartire, sapendo che presto ogni dettaglio di quegli incontri sarebbe sfumato. Forse sarebbe riuscita a recuperare qualcosa ora che si era stabilita in città, quanto meno le aveva detto di aver riportato a galla qualche ricordo dei suoi ultimi istanti con la piccola Hannah. Sua sorella aveva insistito per stare al suo fianco in quei giorni difficile e lei non aveva avuto la forza di rifiutare quella mano testa nella sua direzione, l’unica che davvero volesse con lei in un momento come quello. Era sempre stata la sua più grande confidente, la persona di cui si era sempre fidata.
    Quando quindi era giunta in città si era subito offerta di ospitarla a casa sua, almeno per il tempo necessario a trovare un posto che le piacesse. Non voleva che sua sorella scegliesse un appartamento frettolosamente soltanto per avere un tetto sopra la testa e casa sua era sufficientemente grande da poter accogliere entrambe senza problemi. La prima cosa che aveva voluto controllare, dopo averla aiutata a sistemare le sue cose a casa sua, era stata la sua particolarità, tirando un sospiro di sollievo quando aveva visto che non sembrava trattarsi di nulla di troppo problematico. Aveva cercato di spiegarle la faccenda senza spaventarla e offrendole il suo aiuto per imparare a comprendere quelle stranezze e capire come relazionarsi con esse. Anche lei aveva avuto un certo smarrimento all’inizio quando si era ritrovata a dover comprendere quella cosa da sola. Lavorare al Mordersønn Institute l’aveva aiutata a familiarizzare con le particolarità, a vederne il potenziale e a scoprirne tantissime. Conoscere quel particolare dettaglio delle persone era di grande utilità e non avrebbe potuto desiderare nulla di meglio. Nel guardare sua sorella però per la prima volta aveva provato un leggero timore. Non voleva che nulla di brutto le accadesse e anche se avrebbe trovato un modo per aiutarla se la sua particolarità fosse stato qualcosa di nocivo, preferiva di gran lunga averle potuto dare una buona notizia.
    Perfettamente fasciata nel suo completo blu aveva quindi lasciato il suo ufficio alla fine del suo orario lavorativo, per raggiungere sua sorella che la attendeva in auto. Le aveva promesso di aiutarla nella ricerca della sua nuova casa, per darle qualche consiglio e magari verificare anche i contratti prima di farglieli firmare. Non si fidava molto delle persone e aveva sempre preferito verificare tutti nei dettagli. Era felice che Gracelyn avesse accettato anche se sarebbe stata pronta ad accettare il suo rifiuto, in caso contrario. Sorrise, entrando nella vettura e venendo accolta dal saluto di sua sorella. -Grace. - disse, allungandosi per darle un leggero bacio sulla guancia, prima di allacciarsi la cintura di sicurezza. -Prontissima! - rispose, con un’espressione tranquilla sul volto. In fondo erano davvero poche le cose in grado di spaventarla e qualche casa non troppo bella non era certo tra quelle. -Intensa e interminabile. Ma forse era solo perché sapevo di dover vedere dopo, quindi non vedevo l’ora di andare via. - ammise, mentre sua digitava il primo indirizzo nel telefono e partiva verso quella direzione. Dubitava che il primo luogo sarebbe stato quello perfetto, non accadeva mai, ma da qualche parte dovevano pur iniziare. -Tu invece? Che cosa hai fatto oggi? - domandò incuriosita, visto che non ricordava se anche sua sorella avesse lavorato o se invece quello era uno dei suoi giorni liberi. Si vedevano troppo poco per i suoi gusti, ma avrebbe cercato di rimediare il prima possibile. -Allora? Che cosa cerchiamo esattamente? - domandò, cercando di apprendere quante più informazioni sul tipo di abitazione che Grace avrebbe voluto per se stessa. Preferiva un appartamento o una casa indipendente? Grande o più contenuta? In centro o un po’ più distante dal chiasso? Ogni dettaglio poteva essere importante per iniziare, anche se alla fine era convinta che, se il luogo giusto si fosse presentato davanti a loro, anche se non aveva tutto ciò che Grace avrebbe potuto elencare, lo avrebbe sentito comunque.
     
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    C’era un sorprende profumo di novità nell’aria, un odore frizzante che avvolgeva la figura slanciata della donna che, per tutta la giornata si, era lasciata travolgere emotivamente da quella scia di esaltazione. Camminava per i corridoi moderni dell’azienda, con uno splendente sorriso sul volto, cercando di farsi benvolere dai nuovi colleghi che stava iniziando a conoscere. Non era semplice cambiare, vi erano sempre così tanti interrogativi sul futuro, su cosa saresti andato a trovare, che ti facevano vorticare in un turbolento vuoto costante. Quella volta per Gracelyn, era diverso. Era un ritorno alle origini che, le dava la sicurezza di avere sempre una mano tesa nei suoi confronti qualora fosse scivolata rovinosamente con il sedere a terra. Charlotte per lei, era una sicurezza così costante e concreta da renderla serena in un cambiamento così drastico della sua vita. Lasciare quattro anni e mezzo di sicurezze e conquiste parigine, per tornare a camminare su un terreno incolto, che avrebbe dovuto sapientemente coltivare per renderlo fruttuoso. Non ci aveva pensato molto Gracelyn, quando sua sorelle le aveva inoltrato la richiesta di lavoro della Flavors and Fragrances, a mandargli il suo curriculum. L’aveva fatto con leggerezza, senza pensare realmente all’impatto che un effettiva proposta lavorativa avrebbe avuto nella sua vita. Si era detta sono sempre in tempo per declinare l’offerta ed aveva premuto invio sull’email di presentazione che aveva accuratamente preparato. Non faceva mai niente a caso, aveva studiato bene il testo da inviare insieme al CV più tecnico, nella speranza di attirare l’attenzione dell’azienda. Non lo faceva perché voleva disperatamente quel lavoro, ma semplicemente perché voleva lasciare un buon ricordo di sè in giro e non accettava di vendere il suo faccino e le sue capacità, in modo approssimativo. Voleva imprimere nella testa di cui leggeva, il suo interesse per quello che faceva e la voglia sempre accesa di imparare sempre qualcosa di nuovo, vincere nuove sfide. Su di una cosa importante Grace peccava un po’: il lavoro di squadra. Tendeva a non fidarsi molto delle persone, preoccupata che potessero danneggiare il suo lavoro ma, era convinta che con il tempo e con l’accrescere della fiducia, anche quello spigolo sarebbe stato smussato. Quel giorno comunque, la felicità di un nuovo inizio camminava per mano con lei, trasportandola in uno stato d’animo particolarmente frizzante. Non vedeva l’ora di poter assaporare mura nuove, che avrebbero fatto da pagine bianche ad una vita che lei avrebbe iniziato a scrivere da quel momento.
    Quando finalmente la campanella(?) d’uscita suonò, Gracelyn prese la sua borsa saltando in piedi dalla sua seduta operativa in ecopelle Tiffany. Aveva piacevolmente scoperto, che l’azienda per cui era andata a lavorare, aveva uno stile curato ed ogni singolo ufficio era caratterizzato da un colore: quello del suo capo aveva le tonalità del Bordeaux, quello dei responsabili un color cammello, quello dei profumieri aveva il color tiffany, quello dei tecnici un verde salvia ed infine, quello dell’amministrazione che aveva un azzurro avio. Almeno questi, erano gli ufficio che Grace aveva potuto visitare per adesso e non sapeva, se al piano terra ve ne erano altrettanti così colorati. Quindi sarai al primo piano, sopra le scale ci sono le persone importanti le aveva detto la ragazza alla reception il giorno in cui era arrivata per iniziare a lavorare, presentandosi. Rispose con un sorriso d’apparenza, non riuscendo ad intuire il vero significato di quelle parole. Stando alle sue sensazioni, Grace poteva sentire un intenso odore di occasioni perse ed un pò di fastidiosa invidia. Si chiese se la donna al bancone, si aspettasse una promozione dal suo titolare, magari come segretaria personale. Solo qualche mese più tardi, avrebbe scoperto che quella deduzione era reale e che la giovane, aveva perso la sua occasione andando in maternità proprio nel momento in cui la segretaria del capo, decise di andare in pensione. Non si fece distrarre troppo, nel percorso che la separava dalla sua macchina e poi, dall’impresa del pomeriggio. Era quella l’attività che aveva aspettato per tutta la giornata e che l’aveva messa particolarmente di buonumore nonostante, fosse terrorizzata di non trovare niente di suo gradimento. Girare come una trottola per appartamenti, era un mix di sfumature che potevano prendere colori vivaci come l’amaranto, oppure sfumature più tenebrose come il grigio fumo. Vi erano posti stupendi, che lasciavano a bocca aperta ed altri invece, che facevano mancare l’aria tanto erano soffocanti. Una cosa era stata certa per Gracelyn, fissare un budget massimo oltre cui il venditore non sarebbe dovuto andare per non farla morire d’invidia o di fame. Così, dopo aver recuperato sua sorella davanti alla torre più in vista della città, la giovane profumiera sì lasciò rassicurare dall’intenso profumo di casa che sua sorella aveva cosparso per tutto l’abitacolo. Muschio d quercia: intenso, penetrante, ancestrale. È il profumo della costanza e della forza. Scaccia la delusione e appesantisce l’anima quando la consapevolezza dell’errore filtra nelle certezze illusorie. Attenua la nostalgia di ciò che poteva essere e non è stato. Charlotte era questo per Gracelyn e per lei, aveva creato quel profumo con una base pungente al sentore di foresta, addolcito da note più floreali. Sai, fà ancora strano trovarmi qui.. vederti e coinvolgerti nella mia vita di tutti i giorni confessò a sua sorella, ascoltando l’epilogo della suagiornata mentre si stava dirigendo verso l’indirizzo digitato sul telefono. Sto ancora cercando di ambientarmi, di memorizzare le fragranze di punta dell’azienda spiegò lei senza contare che sto ancora cercando di farmi ben volere dagli altri dipendenti scherzò, consapevole che entrambe le sorelle Lien non avevano caratteri facili sul lavoro e quindi, potevano risultare antipatiche ad un primo approccio. Allora? Che cosa cerchiamo esattamente? una domanda difficile, a cui anche Grace aveva cercato di rispondere nella su testa. Sicuramente, un posto luminoso. Non voglio trovarmi in quattro stanze buie. ammise sorridendo, mentre delineava nella sua mente delle caratteristiche un appartamento non troppo grande, ma che abbia due camere - di cui una la farò diventare cabina armadio - ed un bello open-space per la zona soggiorno / cucina / pranzo cercò di spiegare mi piacerebbe che ci fosse il parquet.. aggiunse ancora, sapendo di aver fatto un elenco fin troppo lungo di richieste. Rise, passando mentalmente quel messaggio a sua sorella che, conoscendola, avrebbe sicuramente capito. Arrivarono alla prima tappa dove, un uomo in giacca e cravatta le aspettava con una cartellina in mano Salve, lei deve essere il signor Fløg lo salutò Gracelyn, presentandosi a sua volta. Piacere mio, Signorine Lien. Seguitemi pure, questo è il primo dei tre appartamenti che le mostrerò. Era abitato da una coppia con figlio che si è dovuta trasferire perché ne aveva un secondo in arrivo spiegò, aprendo poi la porta principale per entrare in un piccolo ascensore che li avrebbe portati ad un secondo piano. Varcarono la soglia di un appartamento dai muri chiari e dal pavimento in gres color cemento. Ad una prima occhiata era piacevole, sapeva di pulito e felicità. Era come un album di una storia movimentata e felice, fatta di colori schizzati qua e là come delle macchie astratte. Fecero un giro per tutte le stanze: era carino, ma c’era qualcosa che non la convinceva ed il bagno, era troppo antiquato. Le porcellane erano senza dubbio da sostituire e mancavano dei mobiletti per racchiudere tutta lá beauty routine. Le tende avevano colori fin troppo accesi ma quello, era il meno peggio dato che avrebbe potuto sostituirle senza problemi, rendendo l’ambiente più personale. Finirono il giro per l’appartamento, lasciando che il Sig. Fløg finisse di spiegargli le varie caratteristiche. Una volta finito il tour, si diedero appuntamento all’allargamento successivo, lasciando alle due sorelle un po’ di intimità per scambiarsi le proprie opinioni su quanto appena visto. Allora sorellona, che ne pensi? chiese lei senza filtri per favore, sii sincera.
    ti metto il link di quella che sarà la casa di Grace:
    https://www.pinterest.it/charmolypi_giuls/.../loftdelicious/


    Edited by charmolypi - 31/1/2021, 10:19
     
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    Charlotte e Gracelyn erano sempre state terribilmente diverse, sin da bambine. Creativa, fantasiosa e con la testa a tratti persa in un mondo la più piccola, con i piedi ben attaccati per terra e terribilmente razionale la più grande. Quello che avevano sempre condiviso però era la voglia di trovare la loro strada, in un modo o nell’altro e di tendersi la mano in qualunque momento, anche se quelle strade fossero divenute così lontane da sembrare quasi irraggiungibili. Charlie aveva sempre saputo di poter contare su Grace, in qualunque momento, soprattutto nei momenti di maggiore avversità e altrettanto era sempre stato per la più piccola. Lei infatti aveva sempre spinto per farsi coinvolgere nei suoi racconti, nella sua vita, non voleva perdere neppure un dettaglio della splendida donna che stava diventando e delle sue conquiste, sia in ambito lavorativo che sentimentale. se chiudeva gli occhi, quando l’altra le parlava, dall’altro lato della cornetta, poteva quasi immaginare di essere lì, insieme a lei. Non aveva importanza che ci fossero diversi chilometri a separarle, sarebbe sempre stata pronta a prendere un volo per lei, anche nel cuore della notte, e raggiungerla. E così aveva fatto Grace quando lei ne aveva avuto più bisogno, in quei giorni terribili in cui si era vista strappare via l’unica cosa che avesse mai sentito di desiderare davvero. Era stato difficile risollevarsi da quella situazione, cercare di allontanare il pensiero di Hannah dalla sua mente per evitare di riaprire più in profondità una ferita che non si era mai chiusa davvero. Forse per questo aveva spinto tanto per cercare di riportare sua sorella in Norvegia, perché avendo perso quella bambina aveva bisogno di poter riavere almeno lei, vicino a sé. Era sempre stata una persona egoista e le veniva molto difficile mettere da parte i suoi desideri per venire incontro a quelli degli altri.
    Cercò di svolgere tutte le questioni più urgenti del suo lavoro il più in fretta possibile quel giorno. Non voleva rischiare di essere trattenuta fuori orario, come accadeva spesso negli ultimi anni. Aveva promesso a Grace che l’avrebbe accompagnata a vedere alcuni appartamenti e ci teneva ad essere puntuale. Non sarebbe stato semplice trovare un posto che fosse perfetto per lei, ma era felice che avesse scelto lei per fare quel giro. Avrebbe fatto in modo che sua sorella non si accontentasse di un posto che le stava un po’ stretto, solo per avere una dimora. Fu con quell’intento ben chiaro in mente quindi che raggiunse sua sorella, all’interno dell’auto di lei, con un sorriso allegro sul volto, pronta ad essere la sua spalla in quell’avventura che sarebbe sicuramente durata almeno qualche ora. Non era neppure sicura che quel giorno sarebbero riuscite a trovare il posto perfetto per Grace, ma ci avrebbero quanto meno provato. Trovare il giusto luogo dove risiedere era un lavoro di pazienza. Lei aveva cambiato almeno tre case in quella città prima di trovare finalmente l’appartamento perfetto, da cui non era più andata via. L’arredo era stato modificato per rispondere alle sue esigenze e aveva fatto modificare alcune cose prima di trasferirsi. Aveva un’idea molto chiara di ciò che voleva per se stessa e aveva fatto tutto il possibile per tramutarla in realtà visto che, dopo qualche anno all’istituto, i soldi non le mancavano di certo.
    Sorrise appena quando Grace le disse che le sembrava ancora strano potersi vedere molto più spesso ed essere coinvolte di nuovo l’una nella vita dell’altra. -Spero che presto tutto ti suonerà molto più naturale. - disse, accarezzando piano il braccio dell’altra. Rispose brevemente alla sua domanda sulla sua giornata, per poi concentrata tutta la sua attenzione sulla più piccola, che ancora cercava di ambientarsi nella nuova azienda per cui lavorava. -Hanno molte fragranze? - domandò, con una punta di curiosità. Visti i lavori impegnativi di entrambe non capitava comunque spesso che avessero molto tempo per parlare e aggiornarsi sulla loro vita lavorativa, visto che di solito preferivano parlare di altre cose. Charlie era però molto curiosa di conoscere il mondo di sua sorella. -Secondo la mia modesta opinione non è poi così importante farsi ben volere dagli altri dipendenti. - disse poi, voltando il capo di lato per poter osservare sua sorella, impegnata alla guida. Anche lei era suonata un po’ divertita nel dire quelle parole, ma sapeva che ciò che lei aveva tenuto per sé era molto diverso da ciò su cui Charlotte stava cercando di puntare l’attenzione. -Sei una donna brillante, in molti saranno invidiosi di te, della tua bellezza, delle tue capacità. E’ impossibile che tutti possano volerti bene. – aggiunse quindi, forse con un po’ troppa onestà, ma riteneva importante che Grace riflettesse su quel dettaglio. Lei era sempre stata troppo buona, troppo attenta agli altri, forse era il momento che capisse di dover pensare di più a se stessa. Il mondo era pieno di persone che avrebbero fatto qualunque cosa per ottenere ciò che altri già avevano e strapparlo via dalle loro mani. Era quindi bene non fidarsi mai troppo delle persone, prima di averle conosciute davvero. E quando si poteva dire di conoscere davvero qualcuno?
    Cercò di riportare quindi l’argomento all’obiettivo principale di quel loro pomeriggio insieme: una nuova casa per Grace. Era importante sapere che cosa lei desiderasse, quale fosse il luogo dove si immaginava di rientrare una volta uscita dal lavoro, o di rientro dallo shopping o da serate con questa o quell’altra persona. Un ambiente luminoso, non eccessivamente grande, con un open space e il parquet, furono questi i primi elementi a cui pensò la più piccola, nel descrivere la casa dei suoi sogni. -Quindi alla fine dei conti ti resterà solo una camera. Pensi di non avere mai nessuno da ospitare? - domandò incuriosita, sentendola dire di volere due camere ma solo per trasformarne una in cabina armadio. Charlotte aveva sempre pensato che fosse importante avere almeno una camera degli ospiti, per ogni evenienza, ma era curiosa di sentire invece il punto di vista dell’altra. Nel frattempo giunsero alla prima delle loro mete, dove il signor Fløg le attendeva, vestito di tutto punto, e con una cartella nera tra le mani. Rivolse un leggero cenno con il capo all’uomo, quando questo le salutò, lasciando che fosse solo sua sorella a parlare con lui, mentre si limitava a guardarsi intorno, cercando di analizzare ogni possibile pro e contro di quel primo appartamento. Sembrava un posto curato, sebbene mancasse di alcune delle caratteristiche che sua sorella stava cercando. L’uomo parlò a lungo delle caratteristiche dell’appartamento, cercando di mettere in luce solo i tratti più interessanti. Si salutarono e si diedero appuntamento all’appartamento successivo, che si trattava a giusto qualche minuto di distanza dal punto in cui si trovavano. Entrarono in auto e Grace le domandò subito il suo punto di vista. -Uhm.. Come dimensioni credo siano adeguate, ma ci sarebbero senza dubbio un bel po’ di lavori da fare per renderlo perfetto. - iniziò, assumendo un’aria un po’ pensierosa. -Sicuramente i bagni, il pavimento non è quello che vorresti e ho visto qualche piccola crepa qua e là. - continuò, perdendosi per un momento a guardare un punto non ben definito davanti a loro, per poi tornare a guardare sua sorella e rivolgerle un sorriso dolce. -Tu che ne pensi invece? - chiese, visto che aveva voluto prima la sua opinione e temeva di aver rovinato l’umore della sorella. -Ad ogni modo stasera abbiamo altri due appartamenti da vedere e se nessuno fosse quello perfetto allora ne vedremo altri. - disse, in maniera piuttosto decisa. Era determinata a dedicare a quella missione tutto il tempo necessario e non un minuto di meno.
    Ripartirono abbastanza in fretta, così da non far attendere troppo l’uomo. Potevano sempre usare la scusa di aver sbagliato strada o di essersi perse, ma era meglio evitare se possibile. Il secondo appartamento si trovava in una zona un po’ più periferica, distante dal centro della città, cosa che fece un po’ storcere il naso a Charlotte, anche se in effetti Grace non aveva espresso preferenze a riguardo. Lei ci teneva a non dover fare troppo strada per raggiungere il cuore pulsante della città con i negozi più importanti e i ristoranti più eleganti. Conosceva molto poco della periferia visto che raramente si spingeva sin lì, a meno che non fosse strettamente necessario. Era molto selettiva sui luoghi che frequentava. L’esterno un po’ barocco dello stabile lasciava intendere che fosse una struttura un po’ datata, con tutti quei merletti e quelle cornici, ben lontane dai gusti moderni della più grande. Preferiva uno stile molto più asciutto e minimale, privo di tutte quelle decorazioni che non avevano alcuna utilità effettiva se non quelle di appesantire la vista. Guardò la sorella con aria incuriosita mentre il Signor Fløg iniziava ad entrare per poi arricciare appena il naso verso la sorellina, come a dirle che a lei non sembrava un granchè visto dall’esterno, ma sperava che l’interno sarebbe stato migliore.
     
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    Osservava le immagini della città scorrere sotto la velocità della macchina che le avrebbe portate all’abitazione successiva. Immagini consecutive che sfrecciavano come un quadro in movimento. Le mostravano la parte meno conosciuta di quella nuova città, quella più periferica e meno caotica. Non si aspettava un grande cambiamento, se non di abbandonare il caos cittadino per trovare strade più tranquille e forse, più verdi. Non sapeva ancora bene cosa aspettarsi da Besaid e da sé stessa, se avrebbe preferito abitare nel tram tram della cittadina, dove bastava scendere a piedi per trovare intorno a sé il necessario oppure, se avrebbe preferito farsi circondare dalla pace di strade più tranquilla, prive del vocio dei passanti e degli scampanellii delle porte dei locali che si aprivano e chiudevano. Aveva cercato di capire cosa fosse meglio per lei in quel momento: da una parte, l’abitare in centro città l’avrebbe aiutata sicuramente a crearsi un giro più frequente di persone e posticini in cui andare. Dall’altra, agognava la pace di una serata seduta sul divano tra tazze fumanti di tisane e libri in cui perdersi. Era in quella fase di transizione tra l’essere ancora una ragazza energica e pronta a far festa ogni sera, e quella in cui sognava l’uomo della sua vita per costruire una casa sicura.
    È vero, sicuramente manca una seconda camera, però potrei sempre prendere un divano letto. ammise lei, ascoltando con attenzione le parole della sorella sicuramente non vorrò ospiti con una permanenza troppo prolungata.. ed il divano letto, può sicuramente aiutare in questo! scherzò lei, confessando però quella verità assoluta. L’ospite è come il pesce, dopo tre giorni puzza! usavano dire come proverbio e lei, non poteva che confermare. Amava avere compagnia, amici che si fermavano da lei per la notte - magari dopo una serata cinema - ma non voleva l’impegno di avere una persona tra i piedi per troppo. Le piacevano i suoi spazi, fare ciò che preferiva senza essere legata al senso di colpa verso l’altro o al dover rispettare le necessità di un’altra persona ospite dentro casa sua. La casa era il nido in cui poter essere forte e debole allo stesso tempo, rilassata o energica a secondo delle giornate, quella libertà cercata quando da ragazzo abbandoni il nido dei tuoi genitori per scoprire tutta te stessa, da sola contro il mondo. Non soffriva la solitudine, aveva imparato a conviverci molto tempo prima, quando aveva deciso di lasciare la sua terra natale. In un primo momento era stato difficile lottare con i propri demoni, scoprire la facilità di quanto le cose negative ed i brutti pensieri surclassassero il resto, con il tempo invece, aveva iniziato ad apprezzare quella solitudine che non viveva più come tale, ma come un momento libero da dedicare a sè stessa, ai suoi hobby, alla sue necessità. Era stato semplicemente un cambio di prospettiva che, le aveva fatto scoprire la bellezza in ciò che lei prima viveva come un incubo. Inoltre, al momento non aveva prospettive di una vita familiare e questo, non le faceva assolutamente pensare a delle stanze in più che, sarebbero state solamente altro spazio da dover gestire o pulire. Charlie era diversa da lei, riusciva sempre ad essere più matematica e meno impulsiva, calcolava le sue mosse non soltanto sulle necessità del momento ma anche su ciò che le sarebbe potuto tornare utile in un futuro abbastanza breve.
    Continuò ad ascoltare le riflessioni di sua sorella, che si fecero adesso più tecniche quel bagno era terribile! scherzò Grace non ci avrei messo un piede neanche sotto un attacco di diarrea. Scoppiarono a ridere, prima di tornare a guardarsi negli occhi dietro la domanda più seria di Charlie. Non so, era carino ma allo stesso tempo non mi ha fatto provare quell’emozione che mi ha fatto dire è lui. Non ho sentito aria di casa.. nonostante gli interventi da fare fossero pochi - eccetto per il bagno! ammise, pensierosa a sua volta. La verità era che Grace non era pronta ad abitare un nido familiare, aveva bisogno ancora di qualcosa che sapesse sorprenderla e coinvolgerla, così da aiutarla anche nel suo lavoro creativo. Non aveva quell’istinto materno e casereccio che le avrebbe fatto apprezzare di più quell’appartamento. Cercava qualcosa di più emozionante e particolare, forse anche più scomodo, ma che le facesse dire “si, io voglio abitare qui”.

    Il navigatore della macchina, segnalò loro l’arrivo alla nuova destinazione. Il Signor Fløg era già arrivato e le stava aspettando poggiato sulla portiera della sua berlina nera, con vetri oscurati sul retro. Aveva un aspetto strano. Nell’atteggiamento sembrava essere molto più antico della sua età reale, tanto che Grace lo aveva già categorizzato come pissero. Forse, non era la persona più adatta nel trovarle una casa, lei che di classico non aveva niente nella sua vita. In realtà mi chiedo se sia la persona adatta nel capire le mie necessità rivelò a sua sorella, prima di scendere dalla macchina. Grace era colorata, vivace e macchiata di quella ordinaria follia che la rendeva una creatrice perfetta. Lui era cupo, la persona che nel suo armadio aveva una sfilza di completi dai colori del grigio, marrone e nero, ma nessuna cravatta verde acido. Stridevano l’un l’altra ma quella era l’agenzia che la sua azienda le aveva segnalato per la ricerca della casa e lei, non poteva fare diversamente.
    Seguirono l’uomo davanti a quel palazzo con uno stile piuttosto strano per la loro città, quasi un po’ cupo come a trovarsi dentro un libro di Zafòn, ma a differenza dell’altra aveva qualcosa di affascinante nella sua decadente bellezza. Seguì l’agente al secondo piano, che si divideva in due appartamenti di cui a loro, interessava soltanto quello sulla destra. Le cornici a decorare le pareti bianche furono la prima cosa ad attirare i suoi occhi. Il pavimento, di un parquet leggermente più scuro di quanto lei riuscisse ad apprezzare (forse un noce o un ciliegio?). Le stanze erano ampie, seppur l’arredamento le rendesse molto più piccole dei metri quadri reali. Come l’esterno, i proprietari avevano deciso di sposare lo stile del palazzo, cosa che rendeva un po’ asfissiante per Grace tutto quanto. Per un istante chiuse gli occhi cercando di immaginarselo vuoto e vide la bellezza che poteva portare, con il giusto contrasto con uno stile più pulito e moderno. I proprietari sono decisi a lasciare i loro mobili, oppure lasceranno l’appartamento vuoto? domandò, sperando nello sgombero totale. La cucina era ampia, poteva mettere una bella isola centrale con tavolo integrato. Nel salotto c’era un bel camino, con una cornice in marmo elaborato che smorzata sarebbe stata molto bella. Il bagno, in un marmo scuro importante, misto a quell’oro dei rubinetti e dei mobili esistenti. A suo favore, aveva l’ampiezza e la decisione di installarvi al suo interno sia la doccia, che una vasca. Vi era una bella camera matrimoniale con cabina armadio, ed una camerina più piccola, che era adibita a studio (con un lettino utilizzato come divano all’apparenza). Le finestre erano alte, seppur non particolarmente luminose a causa del secondo piano, ancora troppo basso per prendere aria in quella strada in cui era sito. A differenza dell’altro appartamento, aveva anche un portiere, cosa molto utile per una donna in carriera come lei, che oltretutto viveva anche sola. Mi hanno comunicato che sicuramente porteranno via tutti gli arredamenti d’appoggio, mentre quelli su misura hanno intenzione di lasciarli nella proprietà. le spiegò Ci sarà modo di accordarsi eventualmente su questa cosa. Devo ammettere che non è proprio il mio stile questo.. preferisco qualcosa di più.. nostrano ammise lei, osservandosi ancora attorno. Tu che ne pensi? Mi sfugge qualcosa.. ma al momento la mia testa è vuota sorrise in direzione della sorella, che sapeva essere decisamente più ferrata di lei per quanto riguardava tutte le spese condominiali o le informazioni riguardante la parte più burocratica. È la mia salvezza, io sicuramente farei un affare che sembra stupendo e poi ne svela tutti i cavilli spiegò al Sig. Fløg, mentre guardava la sorella parlare, con aria d’ammirazione. Parlava di cose come spese di condominio, amministratori, situazione dei condomini e lavori in comune da fare nel breve o lungo termine. Non ci avevo assolutamente pensato a porre quelle domande! disse a sua sorella, prendendola a braccetto mentre raggiungevano nuovamente la macchina personalmente lo preferisco a quello di prima. I proprietari - dobbiamo ammetterlo! - hanno gusti discutibili.. ma mettendo tutto a posto, quell’appartamento può regalare un fascino particolare spiegò lei, dopo averla vista arricciare il naso alla sua prima affermazione. Vedremo comunque l’ultimo che cosa ci regalerà! ammise lei, montando nuovamente in macchina.
     
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    Arricciò appena il naso quando sentì la sorella parlare di un semplice divano letto per sostituire una seconda camera. Quando aveva scelto di acquistare la casa dove risiedeva ormai da qualche anno aveva fatto dei progetti a lungo termine, considerandola un luogo dove si sarebbe svolta la sua vita da quel momento in avanti e una casa con una sola stanza da letto non era certo il luogo dove avrebbe voluto vedere sua sorella da quel momento in avanti. -Oggi no, ma domani potrebbe servirti. Per come la vedo io è meglio essere pronti a ogni esigenza. - disse soltanto, stringendosi appena nelle spalle, come a dirle che, in fin dei conti, la scelta sarebbe stata solo sua. Poteva pensare però all’idea di volere dei bambini, prima o poi, e quelli avrebbero senza dubbio necessitato una stanza. Non lo disse a voce alta però. Nonostante fossero passati degli anni da quando aveva perso la sua piccolina, ancora faceva fatica a parlare di certi argomenti. Li evitava con cura perché mostrare una qualche forma di debolezza non era mai stato nel suo stile. Preferiva apparire sempre impeccabile, pronta a gestire ogni situazione. Poca importanza aveva il fatto che, in quel modo, rischiasse anche di apparire inavvicinabile, le persone a cui teneva conoscevano anche gli altri lati di lei, mentre gli estranei probabilmente non meritavano di conoscerli. Grace ad esempio aveva capito da tempo che quelle sue espressioni a tratti un po’ dure e il suo modo di parlare molto diretto nascondessero l’infinito affetto che aveva sempre provato per li. Non era mai stata brava Charlotte nel lasciarsi andare davvero, nel mostrare in maniera aperta e priva di filtri che cosa provasse.
    Lasciarono il primo appartamento con molti dubbi. Nessuna delle due era troppo convinta di quel luogo e si ritrovò quindi ad annuire quando la sua sorellina le disse che non aveva sentito scattare nulla quando aveva visto quel luogo. Grace era uno spirito molto più artistico e creativo di quanto lei non fosse mai stata, ma era proprio quello a renderla così speciale, l’estro che, in alcune occasioni, le faceva prendere le migliori decisioni della sua vita. Rincorreva l’idea della scintilla, di quel momento di emozione in grado di farle battere il cuore. Certe volte era gelosa di quella sua incredibile capacità di farsi prendere dalle piccole cose e vivere tutto con intensità. Lei aveva lasciato da tempo che la sua razionalità mettesse da parte tutto quanto, facendole vedere un mondo molto diverso da quello che appariva agli occhi della più piccola. Eppure entrambi i lati della medaglia che componevano insieme erano importanti, complementari. Non sarebbe mai riuscita a uscire da certe cose senza di lei e sperava che per Grace fosse stato lo stesso.
    La sorella giudò giusto per qualche minuto prima di raggiungere la seconda casa che a Charlie sembrava ancora meno entusiasmante della prima, almeno ad una prima occhiata. Forse Grace aveva ragione, forse il Signor Fløg non era l’uomo adatto a loro in quel momento, ma era l’unico che avessero e ne avrebbero raccolto comunque il meglio. Le bastò muovere qualche passo verso l’interno dello stabile per arricciare appena il naso, contrariata da quello che si stagliava davanti ai suoi occhi. Tentò di immaginarsela completamente spoglia, quando sua sorella sondò il terreno, cercando di capire se i proprietari avrebbero potuto eliminare tutti quegli ingombri, dallo stile decisamente démodé. Si chiese quanti anni potessero avere per aver acquistato un mobilio come quello ed essere in grado di apprezzarlo. In effetti però, eliminando quegli inutili orpelli, poteva trattarsi di ottimi spazi e l’appartamento sembrava avere qualche servizio in più. Certo, la luce che filtrava dalla finestra sembrava poca, come se non avesse un’ottima esposizione, e a quel tipo di problemi non era affatto semplice rimediare. Seguì la sorella, restando in perfetto silenzio, mentre l’altra analizzava la casa e poneva qualche domanda. Sorrise appena nel sentirla esprimere un commento molto smorzato, che cercava di dire con gentilezza che detestava quel mobilio e che lo avrebbe voluto fuori da casa il prima possibile, se avesse scelto quell’opzione. Charlie sarebbe stata molto più diretta in quel senso, ma Grace non amava i conflitti. Fece un passo avanti solo quando fu la più piccola a tirarla in ballo, chiedendole un parere. -Con qualche lavoro potrebbe cambiare completamente, ma non mi pare abbia un’ottima esposizione. E che io sappia i prezzi in questa zona non valgono gli effettivi servizi. - mormorò, senza peli sulla lingua. Il loro cicerone si irrigidì per un istante, forse punto nell’orgoglio da quell’osservazione. -Oh no, niente affatto. Questa zona diventerà presto la perla della città.. - iniziò, cercando di campare in aria scuse credibili. Lo osservò mentre si spostava per le ampie sale, cercando di farle apparire più luminose di quanto non fossero davvero e cercare di mettere in evidenza dei buoni landmark che rendessero la vista più attraente. Aggiunse qualche altra domanda sul tipo di vicini che avrebbe avuto, su quanto quel luogo potesse essere silenzioso. Chiese il nome della società che si occupava dell’amministrazione e altre domande tecniche, alla ricerca di ogni possibile ombra nascosta sotto il tappeto. Le sembrò di vederlo un po’ stanco al termine di quella visita.
    Raggiunsero l’auto ancora una volta, prendendosi quei minuti solo per loro per tirare le somme di quanto avevano appena visto. -Sì, gli spazi non erano male, ma c’è qualcosa che non mi convince. - mormorò, con aria pensierosa, senza tuttavia riuscire a vanire a capo del problema. -E’ come se ci fosse qualcosa che non riesco a ricordare. - aggiunse ancora, tentando di spiegare che cosa le stesse frullando per la testa. Forse aveva letto qualcosa a riguardo sui giornali, oppure gliene aveva parlato un collega, non riusciva a fare mente locale. -Ad ogni modo speriamo che la terza sia quella buona, o il Signor Fløg avrà molto presto una mia pessima recensione. - mormorò, fingendosi incredibilmente seria per poi lasciarsi andare a una leggera risata. In realtà entrambe sapevano che non era sempre semplice trovare una casa adatta e che non tutto era colpa del loro accompagnatore, ma era comunque più semplice ironizzare su di lui che ammetterlo. Si diressero verso una zona appena fuori dal centro della città. il palazzo in questo caso aveva un aspetto un po’ più moderno e curato rispetto a quello che avevano appena lasciato. Da una prima occhiata sembrava una zona vivace, ma allo stesso tempo vivibile. Si guardò attorno in silenzio, aspettando di arrivare all’interno dell’appartamento per dare una prima impressione, anche se rivolse una leggera occhiata in direzione di Grace, decisamente più felice di prima. Le pareti erano in mattoni a vista e l’ambiente sembrava luminoso e accogliente. Le ampie finestre in questo caso facevano il loro ottimo lavoro. Era un po’ più grande rispetto agli altri due ed era suddiviso su due piani tramite una scala interna che conduceva alla zona notte. -Sembra carino. - mormorò, avvicinandosi all’orecchio della sorella mentre percorrevano la scalinata. La camera dava su un’ampia vetrata che affacciava sulla zona giorno, permettendo però di creare una sorta di filtro tra gli ambienti più personali e quelli dove ricevere degli amici. Inoltre era ancora completamente priva di mobili, quindi avrebbe potuto disporli come meglio credeva. L’agente immobiliare in quel caso anticipò le loro domande iniziando a descrivere tutti i pro e i contro, le spese, i locali più vicini alla zona. Lo lasciarono parlare, dialogando tra loro semplicemente attraverso alcuni sguardi. Anche Grace sembrava molto soddisfatta, forse persino sollevata di essere riuscita a trovare qualcosa che fosse più nelle sue corde. -Quanto tempo potrebbe volerci per organizzare tutti i documenti? - domandò quindi, alla fine del suo discorso, cercando di avere un’idea delle tempistiche. -Dipende da quanto tempo impiegherà la signorina in banca per il prestito e poi.. - iniziò sciorinando una serie di discorsi ed elencando tutti i documenti principali. -Bene, lei inizi a occuparsene, al resto penseremo noi. - terminò, mentre sistemava la sua giacca, pronta a salutare il Signor Fløg e godersi qualche momento in solitudine con sua sorella.
    Si spostarono a piedi, iniziando a dare un’occhiata ai servizi che il quartiere aveva da offrire, fermandosi in un piccolo bistrot per mangiare un boccone. -Beh, forse alla fine era adatto a comprendere i tuoi gusti, ma questo meglio non dirglielo. - disse, facendo da eco ad alcune parole che l’altra aveva detto diversi minuti prima, ancora in preda allo sconforto. -Ci sarà un po’ di lavoro da fare, ma per ora limitiamoci a festeggiare. - la invitò, mentre prendevano posto a un tavolino vicino a una delle vetrate. Un buon piatto e un ottimo calice di vino avrebbero certamente concluso la giornata in bellezza.
     
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