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Lys&Cat&Sam | Besaid Daily | mattina

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    La frenesia di certi attimi era incontrollabile, e le piaceva da matti. L’intera redazione si animava, quasi letteralmente, e a Lys pareva di sentirne pulsare il cuore attraverso le invisibile venature delle pareti. Persino gli alberi nel cortile sembravano agitarsi ad ogni ticchettio delle dita sulle tastiere. I pensieri, quelli poi ne erano la linfa vitale, tenevano vivo non solo l’intero edificio, ma la redazione complessiva intesa come team, la squadra di cui a Lys piaceva da matti far parte, che fosse composta da atleti o giornalisti. Quando arrivavano quei momenti frenetici, Lys si lasciava trasportare da essi come persa in un’indomabile corrente marina. Il telefono squillava? Lys alzava la cornetta. La carta nella stampante terminava? Lys riempiva. Bisognava recuperare qualche informazione particolare? Lys pigiava le dita sulle lettere della tastiera. Lars voleva il residuo di un asteroide che aveva colpito la terra nel 1932? Lys glielo faceva trovare sulla scrivania con un post-it sopra. Ma più di tutto: Lars chiamava, Lys rispondeva. E tutto accadeva più o meno sempre nell’arco della stessa mezz’ora, ripetute volte al giorno. Erano invece pochi e brevi gli istanti in cui era possibile lasciarsi andare ad un bel sospiro di sollievo, in redazione. Quelle pareti alte fatte di cemento e vetri avevano assunto per lei le sembianze di una seconda casa da ormai ben due anni già: aveva imparato ad avvertire lo scorrere del tempo sulla punta delle dita o attaccato alla radice di ogni capello. All’inizio, quando Lars aveva acconsentito a darle una chance, ogni cosa era stata diversa per Lys, che ancora aveva avuto il timore di non riuscire a far parte del mondo reale trovandosi finalmente un posto che fosse stabile. Ma aveva sotterrato qualsiasi paura o senso di inadeguatezza e aveva dato il meglio di sé affinché, almeno per una volta, qualcosa nella sua vita funzionasse. Guardando ora la tazza di caffè vuota sulla propria scrivania, le fu quasi impossibile nascondere un sorriso: ce l’aveva fatta.
    Spingendosi col busto contro lo schienale della sedia, si lasciò scivolare in direzione della parete a vetri che la divideva dall’ufficio di Lars restando seduta e, posando poi frettolosamente i piedi per terra, immobilizzò la traiettoria del sedile, spalancando le mani a mezz’aria mentre il busto si irrigidiva per incentivare la fermata improvvisa. Toc-Toc le nocche chiare contro il vetro ed ecco che lui la guardò. Allora Lys indicó per prima la propria tazza vuota ed poi lui, inarcando le sopracciglia mentre col mento lo incitava a controllare che la sua tazza fosse piena. Bastò un lievissimo cenno del capo e Lys scattò in piedi, il tipico sorriso divertito e soddisfatto che si apriva sul viso quando, durante le pause dalla frenesia del tempo al giornale, si godeva l’ennesima dose di caffeina. Era anche piuttosto certa che da quando aveva iniziato a lavorare come segretaria per Lars, l’uso generale della macchinetta automatica posta nella Coffee Room al pian terreno fosse aumentato almeno del cinquanta per cento. Glielo aveva detto qualcuno una volta, forse.

    Tra tutto, da brava segretaria, Lys amava anche camminare in giro per l’intera struttura mentre l’eco dei suoi passi risuonava sordo per gli ambienti circostanti - certe volte lo faceva anche solo per essere guardata e senza remore l’avrebbe ammesso pure, se qualcuno glielo avesse chiesto. Con le dita che stringevano saldamente i manici di tre tazze colorate ricolme di caffè e a passo svelto e deciso, ma non per questo inadatto al luogo, Lys attraversava di nuovo le larghe stanze della struttura per tornare alla postazione, l’area riservata al team di Lars. I tacchi però, quelli proprio li sopportava poco, le stringevano i piedi e ammassavano le dita le une addosso alle altre, ma col tempo aveva imparato ad indossare anche quelli e a camminarci senza prendere una storta ogni tre per due. Doveva, dopotutto, e lentamente la paura di morire sui trampoli si era essiccata, sgretolandosi completamente. Era stata una sfida, come molto nella sua vita, e chiunque la conoscesse sapeva perfettamente quanto sfidare Lys fosse come avere la certezza che, per puro orgoglio, avrebbe certamente fatto quella determinata cosa.
    Giunta quindi in prossimità della fila di scrivanie, si avvicinò alle due assegnate a Cat e Sam, le ultime tirocinanti arrivate che sembravano essersi ambientate in maniera inaspettatamente veloce, dopo aver guadagnato più di qualche buona occhiata dal capo. Se avesse avuto l’abilità di tornare indietro nel tempo, Lys avrebbe certamente estrapolato il segreto della loro riuscita alle due per viaggiare fino al 2018 e risparmiarsi qualche strigliata da parte di un Lars ancora semi sconosciuto. «HEY!» esclamò, ma parve più che altro il misto tra un saluto a un rimprovero. Lasciò la tazza rossa sulla scrivania di Cat e quella arancione sulla scrivania di Sam, attenta a non posizionarla in punti precari, altrimenti il lavoro di quella mattinata avrebbe assunto il colore di un bel chicco di caffè. «Vediamo se ci ho preso: cappuccino per Sam ed espresso macchiato per Cat.» annunciò quindi mettendo su il solito sorrisone e, allungando un braccio verso una delle sedie vuote, la trascinò in mezzo alle ragazze per affondarci con noncuranza. «Ho pensato ne avreste avuto bisogno, fra circa venti minuti sono certa ci sarà l’ennesima ondata di frenesia.» constatò, avvicinando la propria tazza blu -sempre la stessa, da ormai due anni- alle labbra e bevendo un sorso della sua fonte mattutina di energia liquida. Poi, stringendo il contenitore fra le mani per riscaldarle, si spinse piano contro lo schienale della sedia e chinò appena il capo da un lato, rivolgendo un’occhiata divertita alle due, un mezzo sorriso che arricciava le labbra di Lys in maniera del tutto amichevole ma anche curiosa. Adorava quando il Team del giornale si allargava, non faceva mai troppa fatica a legare con le persone, sebbene quei primi approcci fossero più che altro sempre spinti da un desiderio di conoscere chi metteva piede nello stesso territorio da lei calpestato. Non era una maniaca del controllo, affatto, ma aveva l’insolita abitudine di studiare chi aveva intorno, sebbene mantenendosi mai troppo invasiva. Una sorta di deformazione forse poco professionale, certo, ma Lys doveva necessariamente sapere di chi potersi fidare. Da brava flyer, sentiva la necessità di conoscere le mani che l’avrebbero tenuta in alto, avere fiducia in esse così come per quelle che, una volta in caduta, l’avrebbero afferrata al volo e aiutata a rimettere i piedi per terra. Lys avrebbe fatto lo stesso, se l’era ripromesso sin da bambina, eppure una volta era capitato anche a lei di cedere: quando le sue mani erano state quelle di cui Beat si era fidato più di tutte, lei l’aveva deluso, portandogli via forse una delle persone a cui teneva maggiormente, non potendo far nulla per ristabilire l’equilibrio. Beat, che solo tre sere prima era apparso dal nulla e aveva nuovamente scompigliato tutto dentro al petto di Lys, strappandole via qualche battito e respiro. Ci aveva pensato per tutto il tempo e continuava a farlo, vagliando qualsiasi opzione e cercando di capire come muoversi o, almeno, in quale direzione. Paul le piaceva, la sfiorava con cautela, aveva un tocco e uno sguardo gentile di cui Lys si era privata per tantissimo tempo e il sesso, bè anche quello niente male. Ma ora, a distanza di tre giorni dalla serata al Labirinto, Lys si ritrovava a mettere in discussione tutto. Scacciò via quel pensiero con un quasi impercettibile battito di ciglia, chinandosi appena col busto in avanti, sospirando poi piano. Voltandosi a guardare per un momento in direzione dell'ufficio di Lars, ritrovandolo seduto dentro alla sua scrivania, Lys sorrise ancora una volta. «Se si parla di qualcuno che non gli piace, di solito, sbatte inconsciamente le palpebre due volte consecutive. Quando vi ho nominate qualche giorno fa non l'ha fatto.» disse, scrollando appena le spalle e lasciandosi andare ad una risata divertita. Adorava letteralmente lavorare per Lars, e di certo aveva imparato a conoscerlo ormai così come aveva imparato a cogliere tutti quei suoi piccoli particolari stando attenta alle sue reazioni e rispettando, oltre tutto, il suo lavoro come capo redattore ma anche come persona. Se avesse sentito qualcun altro anche solo permettersi di parlare di lui in maniera irrispettosa o fare scherzi e battute nei suoi confronti, qualcuno che secondo lei non ne avrebbe avuto il diritto, Lys probabilmente non avrebbe risposto delle sue azioni: avrebbe sempre difeso Lars da lingue sporche o menti invidiose, anche se sapeva perfettamente che l'uomo ne fosse capace da solo. Si drizzò col busto mentre avvicinava nuovamente la tazza alle labbra per bere un altro sorso di caffè, tornando quindi a guardare le due. «Allora, chi sono Sam e Cat, fuori da queste mura?» chiese con tono gentile verso le due, genuinamente curiosa di saperne di più al riguardo.
     
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    Il lavoro al giornale procedeva tranquillo. Era felice di aver fatto quel cambiamento all’interno della sua routine, di aver trovato velocemente qualcosa che riempisse il vuoto lasciato dalle lezioni e dagli esami. I primissimi giorni dopo il conseguimento della laurea si era sentita come smarrita, persa in un mare di possibilità all’interno del quale non sapeva come rimanere a galla. Aveva avuto paura di rimanere incastrata nel tunnel delle sue idee, senza riuscire a trovare una via d’uscita che le permettesse di andare avanti. Poi, invece, grazie anche al supporto e ai consigli delle sue amiche, aveva deciso di buttarsi in quell’avventura e di tentare. Dopotutto, non aveva nulla da perdere, al limite il giornale avrebbe potuto semplicemente scartare la sua candidatura, senza neppure prenderla in considerazione. Invece, contro ogni sua aspettativa, era stata chiamata per iniziare uno stage che le avrebbe permesso di apprendere un po’ dei segreti di quel mestiere. Aveva iniziato da qualche mese e si era sentita subito a suo agio all’interno di quella redazione. C’era tanto da fare ed era raro avere qualche minuto di pausa da trascorrere in tranquillità, ma tutti si erano mostrati subito disponibili nello spiegarle come funzionavano le varie fasi del lavoro. Lys poi, la radiosa segretaria di Lars, l’aveva aiutata a trovare la sua postazione, il bagno, l’angolo del caffè. Sapeva che, se aveva bisogno di un’informazione, poteva sempre contare su di lei. Per quanto fosse sempre impegnata Lys trovava sempre il modo di liberarsi e dare una mano a chiunque glielo chiedesse gentilmente. Era rassicurante vederla camminare per i corridoi con il sorriso sulle labbra, sembrava non stancarsi mai e invogliava anche gli altri a dare sempre il massimo.
    Stirò le braccia verso l’alto, sciogliendo poi i muscoli del collo e portando indietro le scapole mentre si prendeva qualche secondo di riposo dallo schermo del computer davanti a cui aveva digitato per più di un’ora senza sosta. Lars le aveva assegnato un nuovo articolo su cui lavorare e voleva cercare di portarlo a termine nel migliore dei modi, entro i tempi stabiliti. Non voleva chiedere del tempo aggiuntivo, non voleva passare per una che non sapeva rispettare le scadenze e per questo si sforzava sempre di consegnare il tutto almeno due giorni prima, così che lui potesse rivederlo e fare alcune osservazioni che avrebbero reso il lavoro migliore. Svolgere un’intervista insieme a lui, fuori dal giornale, l’aveva aiutata a vedere le cose da un punto di vista leggermente diverso e a iniziare a entrare nell’ottica di ciò che doveva fare. Non si trattava più del blog che aveva aperto anni prima in cui a tempo perso scriveva alcuni articoli su personaggi noti della città o su qualche nuova stranezza, quello sarebbe divenuto il suo lavoro a tempo pieno, o almeno così sperava mentre si ributtava a capofitto sulla scrittura, cercando di concludere almeno quel paragrafo prima di sgranchire un po’ le gambe. Con la coda dell’occhio osservò velocemente la figura di Cat, nella scrivania poco distante dalla sua e le sorrise appena. Anche lei era sembrata piuttosto impegnata quel giorno, quindi non erano ancora riuscite a scambiare quattro chiacchiere. Scrisse ancora per una ventina di minuti, mentre intorno a lei l’ufficio si faceva un po’ più silenzioso, segno che, probabilmente, tutti stavano per prendersi qualche minuto di pausa, prima di tornare freneticamente a scrivere, scandendo il ritmo dei secondi con le loro stesse dita.
    Sospirò, nel digitare il punto prima di lasciarsi andare contro lo schienale della sua sedia, sorridendo appena giusto un attimo prima di vedere Lys apparire di fronte alla sua scrivania con una tazza arancione tra le mani e un sorriso ampio sul volto che seguiva un leggero saluto. Prese una sedia, andando ad accomodarsi in mezzo a loro poi. osservò il contenuto della sua tazza, prendendola rapidamente tra le mani e inspirando l’aroma di caffè che si levava dal suo cappuccino, lasciando che un sorriso facesse capolino sul suo volto. Di norma lei era una da caffè nero bollente senza zucchero, era quello che prendeva sempre quando arrivava in ufficio, per darsi la giusta carica, ma a quell’ora, mentre iniziava a sentire il suo stomaco lamentarsi e richiedere del cibo, un cappuccino era proprio ciò che ci voleva. -A quest’ora? Sì, è perfetto. - mormorò quindi, rispondendo alla sua domanda, mentre avvicinava le labbra alla bevanda mandandone giù un primo sorso dopo aver soffiato appena per non bruciarsi. -Ti ringrazio Lys, ci voleva proprio. - aggiunse poi, annuendo alle parole dell’altra. Era raro che la quiete durasse troppo a lungo. Osservò di sfuggita Lars, all’interno del suo studio, cercando di cogliere il suo umore e di capire quindi se presto sarebbe uscito da quella stanza silenziosa tirando fuori qualche nuova idea brillante. Era un uomo pieno di sorprese e pieno di voglia di fare, era incredibilmente stimolante avere a che fare con lui perchè sapeva spingere tutti a dare il meglio. Aveva temuto di ritrovarsi semplicemente a fare fotocopie per tutto il tempo, osservando i redattori fare il loro lavoro senza poter dare il minimo contributo, invece Lars l’aveva buttata subito nella mischia, dandole la possibilità di esprimere i suoi pensieri e di proporre dei nuovi articoli. Certo, non si aspettava che li avrebbe pubblicati tutti, ma sapere di essere presa in considerazione era già una gran cosa. -Sai che aria tira là dentro? - domandò quindi, riportando poi lo sguardo su Lys che, tra le tre, era sicuramente quella che conosceva di più il boss e che sapeva leggere ogni suo segnale. In certi casi non c’era neppure il bisogno che lui parlasse, bastava uno sguardo perché l’altra ragazza capisse che cosa stava per chiedere e riuscisse ad anticiparlo. Una volta o due Sam si era ritrovata a chiedersi se per caso Lys non gli leggesse nella mente.
    Mandò giù un altro sorso di cappuccino, perdendosi per un istante ad osservare la schiuma marroncina che lasciava intravedere qualche chiazza della bevanda sottostante ora che aveva iniziato a berlo. Cercò di guardarsi sullo schermo del suo cellulare, per assicurarsi di non avere residui di schiuma sul volto. Si fece più attenta però quando la ragazza rivelò quel dettaglio sulle abitudini di Lars, lasciando loro intendere che il boss sembrava apprezzarle, per il momento almeno. -Oh beh, grazie della dritta, penso che d’ora in poi starò incredibilmente attenta alle sue palpebre quando parlerò con lui. - disse, cercando di mascherare un leggero sorriso con la tazza, che si riportò immediatamente di fronte al volto. La paura di sbagliare era ancora lì, appena sotto la superficie e non sembrava proprio voler andare via. -Questa, invece, è una domanda difficile. - borbottò, ridacchiando appena e scuotendo il capo, quasi impercettibilmente, quando Lys chiese chi fossero Sam e Cat, al di fuori delle pareti del Daily. Sam aveva sempre pensato di non avere una vita privata particolarmente interessante e non avrebbe saputo come raccontarsi, in poche parole, a qualcuno che sapeva davvero poco sul suo conto. -Le mie amiche probabilmente ti direbbero che sono una sognatrice, sempre con la testa tra le nuvole. - rispose, preferendo usare parole di altri, non sapendo come parlare di sé davanti a una domanda così ampia eppure così specifica al tempo stesso. Parlare di sé non era mai stato molto semplice per lei, non sapeva come iniziare, quali lati di sé sarebbe stato più opportuno mettere in luce prima di altri. -E un po’ è vero, lo ammetto. - aggiunse, arricciando appena il naso nel rivelare quel dettaglio su di sé. Probabilmente era dovuto alla sua particolarità, all’affinità che aveva sempre avuto con l’aria, quella sua costante mira al cielo. -Ma mi sforzo di restare con i piedi per terra e di trovare la mia strada. Sono tornata stabilmente in città da pochi mesi, prima viaggiavo continuamente da qui a Bergen, dove studiavo. - disse ancora, in tutta tranquillità. Era ancora strano per lei pensare di non dover programmare il prossimo viaggio e fare le valigie, sapere di poter prendere impegni a lungo termine, senza avere il timore che qualcuno le cambiasse la data di un esame o di un appuntamento. Era gratificante poter riprendere in mano la sua vita, anche se tutta quella libertà la spaventava ancora. -Adoro trascorrere il tempo all’aria aperta, che si tratta del mare, della montagna, di un parco, di un bosco, o anche una città, purchè ci sia il cielo sopra la mia testa. - aggiunse, annuendo tra sé e sé mentre continuava a sorseggiare il suo cappuccino. -O e.. mangiare. Non riesco a stare troppo a lungo senza mangiare. - disse ancora, mentre una risatina leggera fuoriusciva dalle sue labbra, per poi guardare appena Cat, come a volerle silenziosamente cedere la parola, affinchè dicesse qualcosa su di sé. -E tu invece, Lys? - chiese poi, con estrema curiosità, dopo che la sua collega stagista finì la sua breve presentazione.
     
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    Era proprio vero che alle volte serviva fare una pausa per riuscire ad essere più produttivi: da quando l'aveva fatto con l'Università, Cat era diventata decisamente più brava a gestire il suo tempo, il lavoro, lo studio persino. Sicuramente era stanca e la fatica, arrivata a sera, si faceva sentire, parecchio, ma questo non la rendeva meno soddisfatta, il che era davvero un enorme passo avanti: per quando in fondo sapesse che del giornalismo non avrebbe mai fatto il proprio futuro, fra tutti quegli articoli e quelle pratiche da sbrigare si stava rendendo conto di quello che realmente voleva fare della propria vita. Non aveva mai pensato di poter fare realmente l'avvocato, di poter essere un difensore degli oppressi o cose del genere, si era limitata a provare a studiare ciò che forse avrebbe potuto piacerle: tutta quella retorica e quella dialettica eccelsa l'appassionavano come poche altre cose al mondo, forse quasi quanto le piacevano i bei vestiti e le belle scarpe. D'altra parte, erano tante le cose a cui Cat si appassionava: le piaceva leggere, soprattutto gli antichi classici, le piacevano i thriller e le piacevano le inchieste. Le piaceva scrivere, allo stesso tempo, quasi quanto le piaceva parlare e stare ore ed ore a fare enormi digressioni su questo o l'altro argomento: era stata quella caratteristica a permetterle di andare d'accordo con Lars, quella sua lingua lunga che, almeno in apparenza, sembrava averlo colpito. Di tante persone, probabilmente lui era uno di quelli che ancora faticava a capire: le dava l'idea di un burbero con la sola scorza da duro, uno di quelli che a poco a poco si sciolgono come neve al sole rivelando la propria personalità. Chissà quanto ci sono andata vicina. pensava alle volte, rivolgendo uno sguardo verso la porta del suo ufficio, trovandolo sempre impegnato e con lo sguardo un po' accigliato. Aveva iniziato ad affezionarsi al Daily, nonostante fosse solo una stagista e, insomma, è noto che le stagiste non sono particolarmente ascoltate in ambienti del genere, in situazioni canoniche: era stato assurdo poter invece trovare lì un posto in cui confrontarsi con gli altri, nonostante fosse solo una studentessa, aveva trovato non soltanto un ambiente di lavoro piacevole e stimolante, ma anche dei colleghi con cui era piacevole passare del tempo. Cat non è mai stata particolarmente socievole, si è sempre limitata a chiacchierare quando nel prossimo scorgendo qualcosa di interessante: potrebbe apparire anche piuttosto snob alle volte, ma è semplice apparenza o, di tanto in tanto, un modo per tener lontano gente che non le va molto a genio. Era una fortuna che lì le uniche persone che le giravano sempre intorno le stessero inaspettatamente simpatiche: «HEY.» rispose, sbattendo appena le palpebre richiamata dalla voce di Lys. Si era messa quasi sull'attenti, dritta, come se l'avessero beccata a fare qualcosa che non doveva, cosa che in effetti stava accadendo. «Prometto che torno al mio lavoro, è che Asos ha messo gli sconti...» fece, indicando lo schermo sul quale trionfava l'homepage dello shop. Non c'erano molte pause nel loro lavoro, c'era sempre qualcosa da fare, qualche bozza da correggere, qualche mail da mandare, ma talvolta un po' di meritato riposo - per quanto avesse la durata di pochi minuti - riuscivano a ritrovarlo anche loro. «Vediamo se ci ho preso: cappuccino per Sam ed espresso macchiato per Cat.» disse la ragazza, poggiando sulla scrivania la tazza rossa col caffè. «Ma sei proprio un angelo caduto dal cielo.» rispose, avvicinandosela con entrambe le mani: le piaceva da morire sentire il calore sui polpastrelli, soprattutto nelle giornate più fredde. Il profumo di caffè sembrò già rinvigorirla: Lys sapeva esser davvero una manna dal cielo. Aveva un po' temuto che potesse essere una di quelle segretarie spocchiose e snob - prima di conoscerla almeno - come si vede nei film, quei tipi che lei proprio non riusciva a tollerare - e a cui assomiglia ella stessa agli occhi di coloro che non la conoscono - ma tutte quelle idee non si erano mai sposate con la personalità della ragazza. Sorprendentemente, le era piaciuta sin da subito, così come Sam: non sapeva granché di loro ma a pelle le davano una buona impressione, forse perché lavorarci era davvero facile. «Mancano solo venti minuti?» domandò, un po' sconsolata, in merito all'ondata di frenesia, una definizione che calzava davvero a pennello a parer suo. «E anche oggi i saldi dovranno aspettare il mio ritorno a casa.» concluse, girando la sedia verso entrambe le ragazze dopo aver chiuso la finestra: prima il dovere e poi il piacere, anche se ormai iniziava a chiedersi quando il piacere sarebbe arrivato visto quanto c'era da fare.
    -Sai che aria tira là dentro? - «Non so se voglio saperlo.» rispose Cat, con le labbra poggiate sulla tazza, rivolgendo un'occhiata dapprima e Sam ed in seguito tornando con lo sguardo su Lys che rivelava loro un dettaglio sulla personalità del big boss. «E' proprio una cosa da Lars.» pensò, a voce alta, con un sorriso appena accennato, sapendo già che anche lei da quel momento in poi ci avrebbe fatto caso: era un bene che in quel giornale si respirasse un'aria relativamente tranquilla fra il personale, in caso contrario probabilmente si sarebbero accapigliati per questa o quell'altra cosa visto quanto sapeva essere competitivo quel settore. Nonostante ciò però, forse perché erano lì ancora da poco, fra le tre donne di Lars non c'era mai stata una conversazione che parlasse d'altro che non fosse il Daily: erano praticamente tre estranee, che sapevano l'una dell'altra solo quello che c'era scritto sui rispettivi LinkedIn. -Questa, invece, è una domanda difficile. - Molto difficile. pensò. «...ed è per questo che lascio a te l'onore.» concluse la frase di Sam facendosi lievemente più in là, quasi a lasciarle anche fisicamente lo spazio di cui necessitava per parlare: era un bene che fosse così serena, lei davvero non aveva idea di dove partire. Era complicato per Cat definirsi, quando ci pensava si sentiva un po' un outsider, abbastanza al di fuori dei canoni che la società voleva imporre a chiunque, per storia, per famiglia, per personalità persino alle volte: forse era lei stessa che aveva sempre faticato a catalogarsi per questo. -Le mie amiche probabilmente ti direbbero che sono una sognatrice, sempre con la testa tra le nuvole. - Sam l'aveva detto come un difetto ma agli occhi della ragazza era un pregio: era bello sognare, prendersi certe libertà mentali e lasciarsi andare. Alle volte poteva esser controproducente, soprattutto quando bisognava lavorare o altro, ma come lei stessa aveva detto era la prima a sforzarsi di tornare con i piedi per terra: «Beh, è una bella cosa però.» fece, sincera, sbattendo un po' le palpebre, dandole poi modo di parlare ancora di sé. Diverse erano decisamente diverse. «Mhm...» iniziò a dire, tamburellando le dita sulla tazza. «A me invece non piace molto la natura, detesto quando tutti quei piccoli insettini mi salgono addosso, infatti penso di aver fatto forse due pic nic in tutta la mia vita.» Partire dalle cose che non le piacevano era un inizio per descriversi? Magari un inizio un po' atipico. «Il mare però mi piace.» Nonostante porti con sé diversi brutti ricordi. «E poi... Vediamo...» Che dire su di lei? «Sono una persona abbastanza concreta, mi piacciono le cose belle - se fossi miliardaria credo davvero spenderei tutti i miei soldi in boh, scarpe e borse.» Alzò lievemente le spalle nel dirlo, quasi a giustificarsi. «E' un po' frivolo ma è una passione anche questa.» Anche se davvero dispendiosa. «Per certi versi sono una sognatrice anch'io, mi piace molto leggere, credo di aver letto davvero di tutto nel corso degli anni.» Spesso anche letture non propriamente adatte alla sua fascia d'età per quanto riguardava il passato: Cat è sempre stata curiosa, anche di ciò che non doveva sapere. Sotto quel punto di vista, poteva definirsi anche irruenta: agiva spesso senza pensare troppo e questo era causa di parecchi problemi sebbene, dalla sua, ci fosse un'ottima dialettica che l'aveva salvata in più e più situazioni. «E studio, purtroppo. Sono a giurisprudenza, qui a Besaid però: credo non riuscirei a fare la pendolare come facevi tu, Sam.» fece, rivolgendosi alla ragazza. «Immagino dovesse essere davvero uno stress.» Era come vivere in due posti e al contempo essere estranea per entrambi. «Ah, la cosa più importante: ho una vera ed insana ossessione per i cibi etnici. Siete mai andate al Banchan? Ci lavoro nel fine settimana e, giuro, non lo dico solo perché conosco i proprietari, ma i loro piatti sono fenomenali.» Stava proponendo di andare a mangiare tutte insieme? Lo stava davvero facendo? In un modo totalmente malato forse era lì che la sua testa voleva andare a parare, anche perché non era poi così distante da lì: «Magari qualche volta ci andiamo, il cibo sembra mettere sempre d'accordo tutti.» Il vero oppio dei popoli.
    -E tu invece, Lys? - «Come fai a resistere qui da... quanti anni sono che lavori per Lars?» chiese, prendendo un po' in giro il poveraccio che se ne stava in ufficio con aria visibilmente stressata. Chissà di che si stava occupando mentre loro si gingillavano. Finito l'espresso, Cat poggiò la tazza dinanzi a sé, rendendosi conto di un'ovvietà: «Nessuna di noi ha parlato di relazioni... Questo dovrebbe dire molto sulle nostre personalità e sulla nostra vita sociale in effetti.» Per quanto riguardava lei almeno, era praticamente nulla soprattutto per quanto concerneva l'aspetto romantico della cosa: «Nessun uomo all'orizzonte per la sottoscritta comunque, anche se il periodo di magra mi sta portando a vagliare l'offerta di chi non avevo mai guardato sotto quella luce.» Scosse un po' il capo, sorridendo appena: tempo prima Darko le aveva fatto presente della cotta - così l'aveva definita, ma dava per scontato che i termini usati fossero decisamente tutt'altro che così eleganti - di Dag, un ragazzo anche caruccio in effetti, con un marcato accento francese, che però all'epoca non aveva mai visto in quel modo. Era piccola quando si frequentavano e Darko - che ormai era alla stregua di uno strano fratello maggiore - era l'unico in grado di suscitarle una qualche emozione: col senno di poi, quelle sensazioni erano del tutto scomparse e si era resa conto che Dag non era affatto male, per cui avrebbe potuto cavalcare l'onda, anche se generalmente si invaghiva dei più grandi ed il divario di età fra loro non era poi così marcato. «La vita sa essere molto grama alle volte.» concluse, lasciando la parola alle altre due che - e se lo augurava di cuore per loro - avevano forse una vita più attiva della sua. «Ci restano tredici minuti, friendly reminder.» Al segnale di Lars si sarebbe scatenato l'inferno.
    Scusate il ritardo, luv iu.
     
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    La mattinata prese la piega divertente e piacevole di cui aveva bisogno. Seduta sulla sedia in mezzo alle due scrivanie di Sam e Cat, le nuove stagiste del giornale, Lys cercò di privare a conoscerle meglio per comprendere che tipe fossero e perché le piacessero in maniera del tutto inspiegabile così, a pelle. Aveva avuto anche il tempo per accertarsi che Lars provasse le sue stesse sensazioni positive e quello già era bastato per spingerla a cercare di legarsi alle due. Ad occhio, avrebbe inquadrato Sam di certo come la più tranquilla delle due, ma al contempo con un fortissimo senso di sicurezza e responsabilità fra le mani, Lys se lo sentiva passare addosso ogni qualvolta posasse il proprio sguardo curioso in quello della ragazza; Cat, invece, aveva l’aria di chi si era perso molte volte, ma che finalmente stava riuscendo a ritrovare il giusto percorso tempo addietro forse smarrito. Stare fra di loro le dava quasi la sensazione di sentirsi in equilibrio, le piaceva. Per quel motivo si sentì anche in dovere di lasciarsi un po’ andare e di smezzare quel piccolo particolare a proposito di Lars anche con le due, scherzandoci al riguardo ma facendolo comunque con affetto, dato il legame fortissimo che, più che con chiunque altro fra quelle mura, la legava al ragazzo.
    «HEY.» ricambiò improvvisamente il suo saluto, Cat, drizzando la schiena e sollevando lo sguardo nella sua direzione, seguendo i movimenti di Lys che si avvicinava a lei e Sam. «Prometto che torno al mio lavoro, è che Asos ha messo gli sconti…» aggiunse quindi la bruna, indicando lo schermo sul quale trionfava il logo dell’online shop. Ridacchiò Lys, annuendo piano nella sua direzione mentre gettava un’occhiata alla homepage ancora aperta sul desktop. Ah, non dirmelo, altrimenti stasera prima di crollare sicuro spendo almeno un centinaio di corone… sussurrò Lys trattenendo una risata e andando a posare le tazze sulle due scrivanie, -A quest’ora? Sì, è perfetto. Ti ringrazio Lys, ci voleva proprio.- si rivolse Sam dopo che Lys ebbe lasciato la tazza arancione di fianco la tastiera, stando attenta a non far rovesciare nulla. Le sorrise gentilmente, chinando appena il viso da un lato prima di voltarsi in direzione di Cat e fare lo stesso con lei. «Ma sei proprio un angelo caduto dal cielo.» la ringraziò quindi anche Cat e, una volta seduta anche Lys, si concessero qualche sorso di caffè caldo e un paio di amichevoli chiacchiere.
    Curiosa, Lys chiese loro che tipo di persone effettivamente fossero, al di fuori di quelle pareti. -Le mie amiche probabilmente ti direbbero che sono una sognatrice, sempre con la testa tra le nuvole. E un po’ è vero, lo ammetto. Ma mi sforzo di restare con i piedi per terra e di trovare la mia strada. Sono tornata stabilmente in città da pochi mesi, prima viaggiavo continuamente da qui a Bergen, dove studiavo.- udì le parole di Sam, concentrando il proprio sguardo su di lei mentre prestava attenzione a ciò che diceva. Ce la vedeva, nella mente di Lys, Sam rispecchiava esattamente le stesse parole che lei aveva pronunciato in quell’istante. Sorrise gentilmente, quindi, annuendo piano mentre allontanava la tazza di caffè dalle labbra rosee. Si era sicuramente data tantissimo da fare e si notava dal modo in cui parlava, o almeno, a Lys pareva piuttosto chiaro. Si domandò, fra sé e sé, a quante cose anche lei avrebbe potuto fare e percorsi che avrebbe potuto intraprendere se solo le cose non avessero preso la piega in cui si erano impigliate, solo diversi anni prima. Immense, le scelte della vita che aveva dovuto scartare e mettere da parte per riuscire a stare meglio con se stessa dopo la morte di Jan. Adoro trascorrere il tempo all’aria aperta, che si tratta del mare, della montagna, di un parco, di un bosco, o anche una città, purché ci sia il cielo sopra la mia testa. O e.. mangiare. Non riesco a stare troppo a lungo senza mangiare.- continuò quindi l’altra e Lys non potè fare a meno di ridacchiare apertamente, gioiosa. Qui condividiamo molto, allora! Adoro anche io trascorrere il tempo all’aria aperta, sono un po’ una sorta di grillo parlante. commentò quindi Lys, riconoscendo nelle parole di Sam un po’ di sé stessa. Trascorreva ore ed ore standosene in giro, facendo lunghissime camminate, sia per la città che per il bosco, così come da sempre aveva fatto sin da quando era stata una bambina e, assieme a sua sorella Max, aveva iniziato a comprendere quanto profondamente amasse l’abilità di starsene continuamente in movimento. «A me invece non piace molto la natura, detesto quando tutti quei piccoli insettini mi salgono addosso, infatti penso di aver fatto forse due pic nic in tutta la mia vita.» udì le parole di Cat e di conseguenza si voltò a guardare anche l’altra, bevendo un sorso di caffè dalla tazza blu e trattenendosi dal ridere quando la ragazza spiegò quanto detestasse essere invasa dagli insetti, soprattutto durante eventuali più nic. Lo trovò divertente, soprattutto per lei che si era ritrovata così spesso ad avere contatto con animali di ogni genere, insetti di ogni genere. Lys aveva da sempre avuto una sorta di connessione amichevole con tutto ciò che respirava, ricordava di non essere mai stata spaventata da nulla del genere, nessun tipo di animale. Persino quando da piccola era stata punta da un’ape, solo qualche istante dopo aveva tentato di ridarle vita, piccoli segreti che custodiva gelosamente dentro di se da una vita intera e che, quando era stata solo una bambina, non aveva mai davvero potuto rivelare a nessuno, soprattutto alla propria famiglia e la comunità di cui aveva fatto parte. «Il mare però mi piace.» continuò Cat, aprendosi a loro. Un guizzo nello sguardo, forse un buco nero all’interno del quale la ragazza venne risucchiata brevemente in ricordo? Lo scacciò via per tornare alla realtà delle cose tangibili, ripescando dalla propria mente appigli dal quale non era spaventata. Lys era una tipa curiosa, si soffermava sempre sulla profondità delle immagini che le si paravano davanti, proprio come con le persone: cercava, dentro, sempre più a fondo, quello che di solito restava nascosto. «Sono una persona abbastanza concreta, mi piacciono le cose belle - se fossi miliardaria credo davvero spenderei tutti i miei soldi in boh, scarpe e borse.» spiegò quindi Cat, scrollando poi lievemente le spalle. «E' un po' frivolo ma è una passione anche questa. Per certi versi sono una sognatrice anch'io, mi piace molto leggere, credo di aver letto davvero di tutto nel corso degli anni. E studio, purtroppo. Sono a giurisprudenza, qui a Besaid però: credo non riuscirei a fare la pendolare come facevi tu, Sam. Immagino dovesse essere davvero uno stress.» continuò, rivolgendosi all’altra. Si ritrovò ad annuire anche Lys, concordando con Cat nonostante pensasse che, se avesse dovuto farlo anche lei, probabilmente ci sarebbe riuscita ugualmente e senza mai davvero lamentarsene. Funzionava così, Lys, quando si metteva in testa qualcosa non ci sarebbe stato verso di farle cambiare idea e, se mai avesse preso la decisione di studiare e di conseguenza far la pendolare per arrivare tutti i giorni a Bergen e tornare poi a Besaid nel pomeriggio, lo avrebbe fatto senza mai essere sfiorata dall’idea di rinunciare o non potercela fare. Non c’ero davvero dei limiti, se non quelli che ognuno ci si imponeva. Allora, con quel pensiero, perché credere di non poter fare qualsiasi cosa si volesse, nella vita? Lei saltava, toccava il cielo con la punta delle dita, cosa ci sarebbe mai potuto essere di così complicato che non avrebbe potuto fare? «Ah, la cosa più importante: ho una vera ed insana ossessione per i cibi etnici. Siete mai andate al Banchan? Ci lavoro nel fine settimana e, giuro, non lo dico solo perché conosco i proprietari, ma i loro piatti sono fenomenali.» si raccontò ancora la bruna, proponendo poi di andare a cena fuori tutte insieme. Ohh sì, lo conosco! Ci sono stata un paio di volte con delle compagne di squadra, ho adorato tutto, quando avrete voglia di andare ci sarò, volentieri! Sono un’amante del cibo anche io, anche se ammetto di essere golosa per quello spazzatura. confessò, ricordando tutte le volte in cui aveva fatto scorpacciata di hamburger ripieni di salse di cui neanche avrebbe potuto pronunciare il nome, e le patatine fritte e qualsiasi cibo grasso di cui si era riempita lo stomaco nel corso degli anni, spesso da ragazzina anche di nascosto, lontana dagli ammonimenti salutari dei suoi genitori, sempre troppo attenti ad un’alimentazione più salutare. -E tu invece, Lys? - chiese Sam, appena prima che Cat potesse chiederle da quanto tempo resistesse in quell’ufficio al fianco di Lars. Ridacchiò, divertita, portando la tazza nuovamente alle labbra e sorseggiando un altro po’ di caffè prima di rispondere. Era stato un percorso piuttosto complicato per lei, ne ricordava il primo periodo con estrema chiarezza ma molta difficoltà. Aveva avuto le spalle appesantite da un passato che mai l’avrebbe abbandonata, se ne stava intorno a lei come un’aura che forse in pochi avrebbero potuto scorgere, eppure lei se la vedeva attorno con chiarore. Lars le aveva dato la chance che nessun altro aveva voluto, l’aveva assunta pur consapevole del fatto che non avesse davvero alcuna esperienza in quel campo, si era fidato solo delle sue parole e del proprio sesto senso, e forse non era poi davvero andata così male. Si era impegnata da matti, aveva tentato il meglio per diventare il meglio per lui, il suo braccio destro, una mano in più per scrivere, il sostegno per la schiena di cui avrebbe necessitato quando sarebbe stato a lungo chino su una scrivania o su un pezzo di carta. Ce l’aveva messa tutta, non solo per non deludere lui e le aspettative che aveva, ma anche e soprattutto per non demoralizzare se stessa e per darsi la carica per ricominciare da zero, finalmente. Sono quasi tre anni, ora. disse, sollevando il capo e posando lievemente lo sguardo sul vetro che divideva l’ufficio di Lars dal resto della sala ricolma di scrivanie. Lo disse con fierezza, contenta di quel traguardo e soddisfatta di essere riuscita in qualcosa, di aver trovato uno spazio per sé che valesse così tanto, non per gli altri, certo, ma per il proprio cammino personale, anche se magari non aveva niente a che fare con la laurea di Sam o con il percorso lavorativo di Cat, per esempio. Era un sogno molto più piccolo e discreto, ma era suo. Io sono nata in un ambiente un po’ chiuso,- spiegò, gesticolando con le mani mentre le chiudeva a conchiglia, il manico della tazza blu ancora saldamente incastrato fra dito indice e medio. Non parlava di una chiusura fisica, ma più che altro mentale, tradizioni che i suoi genitori inizialmente avevano abbracciato e da cui poi, fortunatamente, si erano distaccati. Max soprattutto, era riuscita a trovare una strada che si allontanasse da quelle regole strette che un tempo l’avevano tenuta in catene, soprattutto nel periodo in cui era stata vicina a Rem e le sue idee malsane. -ma crescendo ho imparato a farmi strada fino all’aperto. disse, voltandosi a guardare Sam e sollevando il mento verso di lei come a riferirsi a ciò di cui prima avevano parlato, riguardo al voler stare sempre fuori, la nuca ferma sotto un cielo immenso che forse entrambe avevano imparato a conoscere bene. Sorrise. E’ per questo che cerco sempre di stare in mezzo alle persone, mi piace il caos delle chiacchiere, dei passi, mi piace ballare e saltare, sono infatti una ginnasta. Salto tanto, salto molto in alto, ed è il posto più bello del mondo quello in cui non hai niente su cui poggiare i piedi o aggrapparti per restare in equilibrio. aggiunse, sorridendo a labbra aperte mentre le parole si trasformavano per lei in immagini, ricordi di quella sensazione di perdita e ritrovamento che provava ogni volta. Poteva essere stupido per chiunque, per lei non lo era affatto, era tutto. Della solitudine e del lungo periodo che aveva trascorso dentro se stessa non ne parlò; i propri pensieri, il motivo per cui spesso si recava a portare fiori alla lapide di Jan non era un argomento che avrebbe tirato fuori, mai, forse con nessuno. Sapeva di non essere l’unica persona ad aver perso qualcuno, sicuramente anche Sam e Cat avevano provato quella stessa sensazione almeno una volta, ma parlarne sarebbe stato come ammettere d’esser stata debole e inconsciamente per Lys quella era una parte di sé stessa da tenere all’ombra, da nascondere alla luce. A differenza vostra non sono molto amante dello studio, sono più che altro una persona pratica e forse è per questo che uno come Lars ha bisogno di una come me al suo fianco. rise, scrollando appena le spalle. Non aveva mai effettivamente pensato a quanto sarebbero potute cambiare le cose un giorno, Lys non ci pensava mai. Quello era il suo presente e dentro di esso si sentiva bene, poche erano le cose che avrebbe davvero ammesso di voler cambiare. «Nessuna di noi ha parlato di relazioni... Questo dovrebbe dire molto sulle nostre personalità e sulla nostra vita sociale in effetti. Nessun uomo all'orizzonte per la sottoscritta comunque, anche se il periodo di magra mi sta portando a vagliare l'offerta di chi non avevo mai guardato sotto quella luce» ammise successivamente Cat e Lys tornò a guardarla, divertita. Io non posso lamentarmi affatto. ammise, scrollando appena le spalle mentre, pensando a Paul, istintivamente i ricordi della sera al labirinto vennero nuovamente a galla e un leggero senso di colpa venne a bussare dentro di lei, laddove le mani di Beat avevano cancellato le impronte di quelle di Paul, solo qualche sera prima. Sospirò lievemente, quasi in maniera del tutto inconscia, mentre abbassava lo sguardo sulla tazza per avvicinarla poi alle labbra. Quando l’allontanò nuovamente, lo sguardo era sicuro di sé e piuttosto divertito, quasi compiaciuto, Lys era brava a nascondere i tormenti, indossare maschere era qualcosa che faceva con estrema attenzione e abilità. Paul, il mio ragazzo, è il proprietario del Bolgen, dopo aver cenato al Banchan possiamo andare a bere qualcosa lì. Ha molti amici, Cat, se è periodo di grama vediamo di organizzare qualcosa di decente per te. Alcuni sono molto carini, dipende dai gusti che hai. - Sam, ovviamente sistemeremmo anche te, se condividi con Cat il periodo di grama. propose, ridacchiando appena nella loro direzione. Era vero, tramite Paul aveva conosciuto moltissima gente e grazie al suo carattere socievole e aperto era riuscita a legare con molti di loro. A volte aveva fatto anche da cupido fra le proprie amiche e quelli di Paul, riuscendo a cavarne fuori brevissime relazioni da una notte e via, niente di troppo impegnativo, ma abbastanza da alimentare il proprio senso di soddisfazione e divertimento nel vedere che alcune di quelle coppie momentanee funzionassero abbastanza bene. «Ci restano tredici minuti, friendly reminder.» commentò quindi Cat e Lys si voltò a guardare Lars, beccandolo mentre, con gli occhi ancora sul computer, si drizzava con la schiena per stiracchiarsi un pochino. Hm, penso che dovrei portargli un caffè, credo abbia bisogno di un po’ di sprint. commentò allora, sospirando poi a sua volte mentre si sollevava dalla sedia. Allora, a quando questa uscita con tappa al Banchan e poi Bolgen? chiese voltandosi verso le ragazze mentre afferrava i manici della sedia su cui era stata seduta per trascinarla nuovamente al posto dal quale l’aveva presa.

    scusate il ritardo, non ho riletto, ciaaaao <3
     
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    Le piaceva l’atmosfera del giornale, il modo in cui, da un momento all’altro, si potesse passare dall’assoluto silenzio a persone che correvano da una parte all’altra e stampanti che iniziavano a riempire gli uffici di carta, come dotate di vita propria. Era un mondo che ancora non conosceva bene, ma che sperava di rendere suo il prima possibile. A lungo, all’interno delle aule dell’Università, si era chiesta come sarebbe stato il suo futuro, che strada sarebbe riuscita a intraprendere dopo tutti quegli anni trascorsi a viaggiare tra Bergen e Besaid. Si era sentita smarrita, confusa da tutte le possibilità che aveva davanti, preoccupata di prendere la strada sbagliata. Invece ora, seduta a quella scrivania, con un caffè fumante tra le mani, sentiva che quello poteva essere davvero il suo posto, senza paure e senza ripensamenti. Superare le paure iniziali era stato più semplice del previsto. Aveva temuto di entrare in un luogo dove avrebbe respirato solo tensione, contrasti, rivalità. Invece il Daily si era rivelato tutto l’opposto. Era lì solo da pochi mesi eppure si sentiva come se quello fosse divenuto un po’ una seconda casa, un ambiente piacevole dove il gruppo e la buona riuscita degli articoli era molto più importante dei singoli, sebbene ognuno fosse libero di esprimere la sua opinione. Era stato strano essere chiamata in causa sin dal primo momento, avere un capo che aveva davvero intenzione di ascoltare le sue idee e prenderle in considerazione. Certo, veniva preteso un certo impegno e le scadenze divenivano sempre più stressanti, ma Sam era brava nel lavoro sotto pressione. Non era un problema stare sveglia sino a tardi o svegliarsi all’alba per rivedere alcuni dettagli o definire una strategia, l’importante era sapere che il proprio impegno aveva uno scopo e che il duro lavoro sarebbe stato riconosciuto.
    Sorrise nel sentire Cat parlare di siti per lo shopping online e Lys ammettere di avere la stessa passione. Sam invece non era mai stata una patita dello shopping. Le piaceva uscire con le amiche e perdersi nei negozi o nei centri commerciali, non riusciva invece a trovare la stessa magia nello shopping online in solitario. Si fidava dei consigli di chi la conosceva bene e le piaceva ricambiare con le stesse attenzioni nei confronti delle sue amiche, non avrebbe potuto immaginare un altro modo per rivoluzionare il suo guardaroba. Aveva trascorso qualche pomeriggio in compagnia di Mal o Fae a osservare pagine e pagine di capi colorati o con buffe scritte, ma non aveva mai trovato qualcosa che la facesse gridare al miracolo. Lasciò quindi che le altre due dessero un’occhiata agli articoli in saldo, osservandole con curiosità. Per quanto si sforzasse di mettersi al passo con i nuovi tempi, continuava a considerarsi uno spirito arcaico intrappolato nel corpo di una ragazzina. Preferiva scrivere appunti su carta piuttosto che farlo al computer, leggere le pagine di un libro e sentire l’odore della carta, piuttosto che osservare uno schermo. Insomma, su certe cose, purtroppo o per fortuna, non sarebbe mai cambiata. Era interessante, però, scoprire cose nuove e cercare di capire se fossero o meno adatte a lei.
    Si guardò attorno con aria circospetta, mandando giù un altro sorso di caffè, quando sentì che ormai mancava davvero poco al momento più matto e importante della giornata. Per qualche altro minuto però potevano godere di un po’ di tranquillità e anche qualche chiacchiera tra colleghe, che non faceva mai male. Era sempre interessante conoscere persone nuove e imparare a scoprirle, giorno dopo giorno, attraverso piccoli momenti, come un caffè condiviso. Fu quindi la prima a cercare di rispondere alla domanda di Lys, prendendo il coraggio a due mani prima di cercare di raccontare qualcosa sul suo conto, che non suonasse come una serie di parole sconnesse. Parlava tanto, a volte persino troppo, eppure quando le si chiedeva di mettersi al centro di una discussione, di guardare dentro se stessa, improvvisamente tutte le parole sembravano sparire. Si lasciò quindi guidare dall’istinto nel provare a dare un quadro sul suo conto, rendendosi conto solo dopo di aver forse messo in luce tutti i suoi difetti e di aver tralasciato i possibili pregi. Un sorriso più sereno, tuttavia, fece capolino sul suo volto, quando sentì che né Cat, né Lys erano state impressionate a livello negativo da ciò che aveva detto. Anzi, Lys sembrò persino ritrovarsi in alcune di quelle cose, mentre Cat, al contrario, non amava particolarmente la natura. In effetti anche lei in alcune occasioni si era ritrovata a combattere con alcuni insetti per tenere al sicuro del cibo, ma erano comunque dei piccoli problemi risolvibili. -Beh, allora la prossima volta che voglio immergermi nel bosco ti faccio uno squillo. - disse quindi, in direzione di Lys, rivolgendole anche un leggero occhiolino. Non era sicura che lo avrebbe fatto davvero, troppo preoccupata di disturbare una persona appena conosciuta per buttarsi in cose come quelle, ma era comunque un’opzione da tenere in considerazione, se mai fosse servito. Per Cat invece avrebbe pensato a qualcosa di diverso, ben distante da piccoli animali, magari proprio il mare, che l’altra aveva appena ammesso di apprezzare. Ridacchiò nell’immaginare una Cat millenaria, che stava seduta su una pila altissima di borse e scarpe, senza più sapere che cosa abbinare. Lei faceva già fatica con quelle che possedeva.
    -Una passione impegnativa. Come faresti poi a decidere cosa utilizzare? - chiese quindi, esprimendo sincera curiosità. Lei a volte faceva davvero fatica a decidere cosa indossare, tanto che doveva coinvolgere le sue amiche in videochiamate dell’ultimo minuto per farsi dare degli ottimi consigli. Altre volte, invece, prendeva dall’armadio le prime cose che le capitavano sotto mano. Come quel giorno, in cui neppure sapeva che tipo di sciarpa aveva preso con sé. La passione per la lettura sembrò un altro dettaglio da aggiungere ai piccoli tasselli che potevano condividere, un argomento di conversazione da tenere da parte per la successiva pausa caffè. Era una sfortuna che quei momenti non durassero all’infinito e che proprio quando si iniziava una bella conversazione si era poi costretti a lasciarla a metà, per ributtarsi al cento per cento nel lavoro. -Oh, Giurisprudenza! Sembra piuttosto impegnativo! - mormorò, annuendo tra sé e sé. Aveva conosciuti alcuni amici e amiche a Bergen che frequentavano quei corsi e un sorriso un po’ malinconico le velò il volto a quel pensiero. Aveva perso un po’ di vista quelle persone, concentrandosi maggiormente sulle persone che era stata costretta a mettere da parte con tutti quegli spostamenti, ma si era ripromessa di tenersi in contatto anche con loro. Dopo tutti quegli anni trascorsi a fare avanti e indietro per diverse città aveva sentito il bisogno di prendere un po’ di fiato e rimanere ferma in un punto. A volte le mancava però preparare le valigie e ritagliarsi quello spazio solo per sé, lontana da Besaid. Immaginava che potesse diventare una spinta per un viaggio, per allontanarsi dalla città in maniera più netta e per un motivo completamente diverso, come invece non aveva mai fatto. Sentire Cat nominare un locale di cibo etnico la riportò tuttavia alla realtà, facendole arricciare appena il naso. -No, credo di non esserci mai stata. Quindi incontrarci fuori dal lavoro potrebbe essere un’ottima occasione per scoprirlo! E provare dei cibi nuovi. Perché, sì, quelli non devono mai mancare. - mormorò, ridacchiando appena. Lys, sembrava già conoscerlo invece ed essere quindi più che disposta a tornarci. Annuì energicamente alla questione del cibo spazzatura. -Oh sì! Dovremmo organizzare una dispensa con tanto comfort food per i momenti di maggiore stress! - propose, mentre nella sua mente già iniziava a formarsi un elenco delle cose che lei avrebbe subito acquistato per inserirle nel magico armadio del cibo. -Oppure potremmo organizzare una petizione per avere un bar qui al giornale, sempre aperto, con tante prelibatezze appena sfornate. - aggiunse poi, sfoderando un’idea forse un po’ più complessa da realizzare. Dubitava che Lars sarebbe stato d’accordo, un bar avrebbe offerto troppe occasioni di pausa. Sarebbe stato bello però.
    Mandò giù un altro sorso di cappuccino mentre ascoltava Lys parlare un po’ di sé. Lavorava al giornale già da tre anni e a Sam sembrò un tempo incredibilmente lungo in quel momento. Chissà se anche lei, a tre anni da quel giorno, sarebbe stata ancora lì, insieme a Lys, a conversare del più e del meno durante le pause caffè. E Cat? Ci sarebbe stata anche lei? Oppure sarebbe divenuta un avvocato di successo nel frattempo? Si fece più attenta quando l’altra continuò a parlare di sé, affermando di provenire da un posto un po’ chiuso. Il modo in cui lo aveva detto e i gesti che avevano accompagnato le parole le fecero capire che non doveva essere un argomento semplice per Lys, quindi non fece domande a riguardo, limitandosi a sorriderle, in maniera radiosa, quando sentì di come si fosse però fatta strada da sola, per uscire da quel contesto, per trovare il suo posto, in qualche modo. Poteva capire perché Lys desiderasse tanto il baccano, il movimento, un’esperienza piena di vita e di tutto ciò che, forse, da bambina non aveva potuto avere fino in fondo. -Una ginnasta? Wow! Io invece sono tremendamente imbranata in questo genere di cose, saprei inciampare ovunque, credo che se provassi a saltare in alto finire con il farmi parecchio male. - borbottò quindi, ridacchiando, forse anche per cercare di spezzare il clima un po’ più serio che si era venuto a creare. Ricordava ancora il primo incontro tra lei e Adam, quella caduta rovinosa a terra che aveva fatto solo per sfuggire a una piccola volpe. A volte, tuttavia, erano proprio i difetti a permettere di scoprire tante cose nuove. Anche Cat virò su altri argomenti, chiedendo alle altre due della loro situazione amorosa. -Io esco da una relazione di qualche mese, che però piano piano si è spenta. - ammise, senza troppe preoccupazione. Non era come con Fred, con Adam era stato tutto molto più tranquillo, persino la separazione. -Abbiamo capito di non essere più sullo stesso binario, e abbiamo deciso di comune accordo di restare amici. Quindi, per il momento, ho deciso di concentrarmi su me stessa. - continuò, in tutta tranquillità. Non era alla ricerca di qualcuno con cui condividere la sua vita, non in quel momento per lo meno.
    Lys invece le stupì velocemente, parlando della sua relazione con Paul, il proprietario del Bolgen, offrendosi persino di trovare a entrambe qualcuno con cui uscire, dopo aver bevuto qualcosa. -No grazie, io passo. - disse, ridacchiando appena e terminando il suo cappuccino prima di continuare. -Però al Bogen ci vengo volentieri. E’ un bel posto, ci sono stata spesso. Una mia amica ci lavora ogni tanto. Fae. L’hai mai incontrata? - chiese, piuttosto incuriosita, visto che era piuttosto difficile dimenticarla se anche soltanto la si incontrava una volta. Era stata spesso in quel locale anche in compagnia di Malice e aveva avuto modo di conoscere tante persone. -Oh no! Così pochi? - chiese, guardandosi attorno, come se si aspettasse di iniziare a vedere qualcuno muoversi in maniera più agitata per la stanza, visto che i minuti scorrevano inesorabili. -Mhm. Temo di si, penso che ne abbia bisogno anche lui. Probabilmente lavora più di tutti, anche se non lo ammetterebbe mai. - mormorò, allungando il collo per gettare una veloce occhiata in direzione di Lars, che per tutto quel tempo aveva continuato a lavorare, incurante di quello che accadeva nella stanza accanto alla sua. -Aspettate, controllo la mia fittissima agenda. - disse, mentre fingeva di scorrere un quaderno invisibile, per poi risollevare lo sguardo su Lys. -Io proporrei questo venerdì, se non avete già altri impegni. - propose, posando la tazza sulla sua scrivania e accompagnando con lo sguardo Lys, che stava rimettendo a posto una sedia per andare a recuperare il caffè per il povero Lars. Attese di sentire le proposte delle altre due, pronta ad appuntarsi mentalmente qualunque data avessero deciso. -Ottimo, affare fatto allora! - terminò, con un sorriso tranquillo, mentre riavvicinava la sedia alla scrivania. Forse era il caso di rileggere l’articolo ancora un’ultima volta, prima che fosse troppo tardi. -Beh, alla prossima pausa allora. - disse, in direzione di Cat, rivolgendole un leggero occhiolino.
     
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4 replies since 17/1/2021, 13:58   176 views
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