Surprise, Lars!

Candy and Lars | Besaid Daily News| June 16, 2021

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    Candy Cane
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    L’aveva detto milioni di volte anzi, trilioni di volte, ma i suoi genitori non volevano ascoltare. Il loro negozio di frutta e verdura non aveva ancora ingranato per bene con gli affari. Certo, guadagnavano abbastanza, ma Candy era dell’idea che si poteva sempre fare di più e, se il negozio di famiglia ancora non era conosciuto in tutta Besaid, secondo lei la causa era una: non era stato pubblicizzato abbastanza. Ogni volta sembrava un’esperta pubblicitaria che illustrava ai coniugi Cane le strategie migliori -sempre secondo lei- per far vedere quanto la loro frutta e verdura sia ottima, coltivata in maniera sana e a chilometro zero. Nella testolina caotica e colorata di Candy, tra le tante idee che si raggruppavano una sopra l’altra, si inter scambiavano e nascevano dal nulla, c’era anche quella di fare pubblicità al negozio all’insaputa dei suoi genitori, abbastanza fermi sul continuare a non fare nulla che, tanto, vivevano benissimo anche così. «Ce la caviamo alla grande, e poi le persone devono venire da noi perché sono attirate dai nostri prodotti, non perché sono incantate da una pubblicità.» Così rispondeva Jerry, il papà di Candy, ogni singola volta che la figlia gli proponeva sponsorizzazione in grande, di quelle che gli avrebbero fatto avere un billboard nel bel mezzo di Times Square, e si, questa è la solita visione esagerata della ragazza.
    Candy ha avuto questo ottimismo scenografico sin da bambina. La sua mente sembra essere fatta non solo da materia grigia, ma anche da colori e idee che fa uscire a raffica dalla sua bocca come un treno in piena velocità. E’ difficile starle dietro, anche quando si crede di essere ormai abituati a quel suo modo di fare talvolta strambo, talvolta irrecuperabile, talvolta caotico. «Ma papà dovresti almeno provare! Avanti, una piccola pubblicità, cosa ti costa? Una prova non ha mai ucciso nessuno.» Candy, come suo padre, aveva la risposta pronta. Buona e gentile, ma pur sempre pronta. I coniugi Cane, Jerry e Lemon, sono coloro che si sono sempre portati sulle spalle il segno di pecore nere della Reservoir, forse proprio per questo motivo non hanno mai tentato di cambiare o scoraggiare il brio caratteriale della loro secondogenita. A differenza del primo figlio Noah, Candy era sempre quella sorridente, sempre ben predisposta a chiacchierare con loro e ad assecondarli in quelle che, all’interno della Reservoir, erano stranezze degne di isolare i Cane. Il legame familiare era forte almeno con Candy, poiché Noah si è sempre tenuto a debita distanza da quell’affetto quasi invadente e fuori dal comune. Un affetto tanto forte da non essere scalfito nemmeno quando Candy è stata la causa del loro esilio, mai le hanno dato la colpa perché sanno che qualsiasi azione fatta dalla loro figlia è stata fatta con tutte le buone intenzioni. «Ci penseremo, ok?» Arrivava poi Lemon a placare gli animi. Lei aveva placato i peggiori litigi tra Noah e Candy, quando da bambini si trovavano in disaccordo su tutto, lei aveva lasciato indietro il figlio a malincuore, sentendo che per lui era meglio stare lontano dalla sua famiglia. Lemon, a dispetto del nome, era la donna più dolce del mondo. Se Candy aveva ereditato dal padre la parlantina, dalla madre aveva ereditato quella dolcezza rara e quei grandi occhi, quasi troppo grandi per il suo viso.
    Nonostante le opposizioni moderate dei genitori, Candy ormai aveva deciso che bisognava fare qualcosa per quel negozio che non era sul lastrico ma, nella sua ottica, doveva comunque avere qualcosa in più. Trascorsero esattamente 24 ore da quel suo incontro con Jerry e Lemon, durante le quali si arrovellò il cervello per decidere quale fosse la strada migliore da intraprendere, sempre a loro insaputa naturalmente. C’è da dire che, talvolta, la mente lavora in maniera strana, ha un meccanismo che spesso non si riesce a capire. Ad esempio, avete presente quando iniziate a pensare ad una bella vacanza al mare e poi, colpa del flusso di coscienza, finita col pensare a quella volta da bambini in cui vi siete rotti un braccio sciando in montagna? Ecco, più o meno così funziona la testa di tutti, ma nel caso di Candy ha quasi dell’assurdo, perché le sono servite 24 ore per giungere ad una conclusione basata su un flusso di coscienza fantasmagorico, soprattutto perché si è concluso con il nome di Lars. Era partita da una semplice ricerca su internet, degna di un boomer: COME PUBBLICIZZARE IL PROPRIO NEGOZIO. Le erano usciti triliardi di risultati, finché non aveva visto che potevano essere chiesti degli spazi pubblicitari anche sui giornali e, da lì, la lampadina si era accesa.
    Qui urge aprire una parentesi su Candy e Lars Berg. I due hanno avuto una dolce relazione otto anni fa, un rapporto classico in cui “gli opposti si attraggono”. Due caratteri tanto diversi si sono trovati in sintonia durante un periodo particolare per entrambi, Candy era appena stata esiliata dalla Reservoir, finalmente, sentiva di potersi fidare di qualcuno che non facesse parte della comunità. Ad oggi, se qualcuno chiedesse a Candy cosa ricorda dei suoi due anni trascorsi con Lars, riferirebbe solo bei ricordi. Il motivo per cui s’interruppe la storia, infatti, non fu una riscoperta antipatia tra i due, ma semplicemente cause di forza maggiore si misero tra di loro, a partire dai genitori della ragazza che tentarono di convincerla che Lars non era in il ragazzo giusto, non in quel momento tanto precario per i Cane. Ciò che è importante sapere, in questo caso, è che la conclusione della storia tra i due non è avvenuta tra i dissapori e covando odio reciproco. Semplicemente non era il momento giusto ma, non per questo, Candy ha segnato il nome di Lars nella sua lista nera. Dopotutto una come Candy nemmeno ce l’ha una lista nera. Dunque, si è arrivati a Lars Berg così, tra la tecnologia di internet è dei nostalgici ricordi che sono tornati utili in un momento di necessità come quello.
    Quindi, il motivo per cui ora Candy sta entrando nel Besaid Daily news senza alcun timore e senza temere di parlare con Lars nuovamente dopo tanto tempo, è perché le cose tra loro sono rimaste sui toni amichevoli, senza contorni di ipocrisia. Di sfuggita lo aveva letto, Candy, qualche articolo che riportava la firma del suo ex e, tra le righe, vi aveva letto quel rigore lavorativo e quella dedizione alla professione di Lars che lei stessa ricordava. Quando aveva saputo che era divenuto caporedattore ne era più che felice: Lars stava realizzando i suoi ambiziosi sogni e lei non poteva che esserne contenta, cercava di trasmetterglielo, in qualche maniera, quelle poche volte che lo incontrava di sfuggita per strada e gli rivolgeva un semplice saluto senza soffermarsi a parlare con lui perché, pensava, non c’era poi molto da dirsi, quindi continuava dritta per la sua strada temendo che tra loro potessero crearsi quei silenzi imbarazzanti che in passato non vi erano mai stati. In un certo senso Candy voleva mantenere la relazione con Lars cristallizzata nel passato, ferma tra le onde del tempo, perché era bella così e non voleva che il presente potesse rovinarla. Tuttavia, per dare una mano a quei testoni dei suoi genitori, aveva fatto un’eccezione.
    Non era mai entrata nella redazione di un giornale ma, guardandosi intorno, convenne che era proprio come se l’era immaginata. Persone che camminavano in modo più o meno veloce da ogni parte, in sottofondo il ticchettio frenetico di coloro che scrivevano sulla tastiera del computer e, nell’aria, un odore di caffè. Per un momento pensò che quel posto era quasi più caotico di lei ma c’era da precisare che lei almeno era più colorata. E infatti, in quell’ambiente luminoso e dai colori tenui, Candy sembrava una macchia di colore, uno scarabocchio che non doveva essere lì. Guardandosi intorno riuscì a vedere un volto a lei conosciuto, non era quello di Lars ma si trattava comunque di una persona che a Candy andava a genio. Poi, che tutti le vanno a genio è un altro conto. «Lys!» La sua voce sovrastò il ticchetìo sui tasti ed il vociare tra le persone presenti, alzò una mano per farsi notare dalla ragazza che, per lungo tempo, era stata una delle sua frequentazioni abituali quando, con la sorella Max, andava alla Reservoir. Lys Love, un po' come Candy, aveva l’argento vivo addosso per questo, il sorriso che le rivolse non appena la vide, le scaldò il cuore sentendosi di casa anche in quella redazione in cui non aveva mai messo piede. «Candy! Dio mio da quanto tempo non ci vediamo.» Aveva ragione, come con Lars, Candy ad un certo punto aveva visto sempre più di rado anche Lys e Max rimanendo pur sempre in buoni rapporti anche con loro. «Come mai anche tu qui? Come stai? E Max come sta?» Una valanga di domande sovrastarono Lys che, però, non parve per nulla turbata, probabilmente perché già abituata alla sua di parlantina. «Stiamo tutti benone! E io lavoro qui ormai da un po'…» «Lavori qui? Allora sei veramente una manna dal cielo! Sai dirmi dov’è Lars Berg?» In altri casi Candy sarebbe rimasta a parlare ancora con Lys, ma in quel caso l’interruppe perché aveva urgenza di portare a termine quella missione che si era assegnata da sola, senza che nessuno le avesse dato il permesso. Per giustificarla si può dire che il suo cuore è animato dalle migliori intenzioni. «Lars? Il suo ufficio è lì ma, aspetta, controllo se adesso è libero.» Vide Lys prendere in mano un’agenda, iniziando a sfogliarne le pagine. Candy era troppo entusiasta per stare lì aspettare quella che, forse, sarebbe stata una risposta negativa. Magari Lys, nel rispetto del suo lavoro, le avrebbe detto di tornare più tardi o, peggio, un altro giorno, ma la ragazza non aveva alcuna intenzione di rimandare la determinazione che l’aveva assalita quel giorno. «Oh tranquilla, mi conosce, non lo disturberò molto. Io e te sentiamoci, ok? Abbiamo molto su cui aggiornarci!» Candy era già partita verso la direzione che le era stata indicata da Lys, dopotutto non era una terrorista con cattive intenzioni, voleva solo rivedere il suo ex per una buona causa! Sorrise alla sua vecchia conoscenza, un sorriso a trentadue denti con cui si scusava per essere stata così irruenta, come al suo solito. Avrebbe avuto modo di spiegare a Lys tutto, e meglio. Almeno così sperava.
    La porta dell’ufficio di Lars era aperta e lo vide subito, seduto dietro la scrivania, concentrato su qualcosa che stava guardando nello schermo del computer. Riconobbe quel piccolo solco sulla fronte che si formava ogni volta che era immerso nei suoi pensieri, prevalentemente dominati dal lavoro, ancora lavoro e sempre lavoro. «Ciao!» Candy s’impegnò a fare un saluto squillante che potesse attirare l’attenzione di Lars, preso da chissà quale incombenza lavorativa che, in quel momento, avrebbe dovuto aspettare perché qui c’era un negozietto da portare verso le luci della ribalta! «Sorpresa!» Allargò le braccia con quell’esclamazione idiota per stemperare quel leggero imbarazzo che l’assalì in quel preciso momento. Si era fiondata in quel luogo senza riflettere, senza pensare a cosa avrebbe detto a Lars, dopo non aver scambiato più di due parole con lui per circa sei anni. Era un bel lasso di tempo, in sei anni potevano accadere tantissime cose, così come si poteva esser cambiati. Una parte di lei sapeva che il Lars seduto a quella scrivania non era totalmente uguale a quello che aveva conosciuto anni addietro, era biologicamente impossibile, tuttavia, l’inguaribile ottimista che era in lei, sperava che non fosse cambiato troppo. «Lo so, sono piombata qui senza alcun preavviso, ma mi è venuta in mente questa cosa e volevo parlartene subito.» Di certo Lars poteva evincere che l’impulsività di Candy non era cambiata nemmeno un po'; sempre lì a prendere decisioni di pancia, sempre impegnata a seguire il suo cuore e non il suo cervello, Rimaneva lì impalata all’uscio della porta, in attesa che Lars le dicesse qualcosa, di andare via, di sedersi, di fare una giravolta, farla un’altra volta. Insomma, qualsiasi cosa. Si rese conto di essere partita in quarta, quindi fece un bel respiro e pose un’altra domanda al ragazzo: «Come stai?» Ecco, così s’iniziava una conversazione con qualcuno che non si vede da tempo, non andando direttamente al sodo come aveva fatto lei!
     
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    « Ok, e quale impellente motivo ti ha portato oggi qui in ufficio se avevi altro per la testa e hai deciso di mandare in stampa il pezzo sbagliato? » Lars si passò una mano sugli occhi, dopo aver imprecato in aramaico - o quasi insomma - in modo da non farsi capire da nessuno con orecchie indiscrete lì intorno. Quel giorno al giornale non se la stava prendendo con uno dei nuovi ragazzi in redazione, bensì con il suo capo, il direttore responsabile. Non aveva capito esattamente come erano andate le cose neanche lui, ma gli avvenimenti avevano preso questa piega: il direttore aveva un problema personale particolare, ovvero, era molto preoccupato perché il suo cane, un volpino di pomerania tutto pelo, uno di quei cani con cui Lars non avrebbe mai pensato di voler minimamente aver a che fare per giunta, aveva manifestato sintomi da intossicazione alimentare per tutta la giornata. Il direttore era arrivato in ufficio quel giorno con la testa visibilmente impegnata a far spazio per la preoccupazione per il suo fedele amico - più che altro per il direttore era praticamente un figlio ma per Lars era già tanto arrivare a pensare associazione cane-uomo amici, arrivare al livello cane-uomo padre-figlio era veramente troppo per lui.
    Il direttore, che quel giorno non era per l'appunto in gran forma, aveva deciso comunque, preso dallo zelo lavorativo e dalle sue indiscusse responsabilità, di correre in ufficio come tutte le mattine di tutti i giorni al giornale. Aveva cominciato a lavorare, a dedicare il tempo a decidere cosa mandare in revisione e cosa confermare per la stampa, aveva comunicato le sue decisioni e mandato mail, approvato definitivamente bozze importanti. Poi qualcosa era andato storto. Semplicemente, aveva commesso un grosso errore.
    Lars era stato fautore di una bocciatura di un articolo che non lo convinceva, e aveva notificato il direttore, Adrien, di aver deciso di cambiare articolo per quel giorno, cambiare completamente linea e parlare un'altra volta di quella notizia che non sembrava aver davvero senso di esistere in base alle poche informazioni che avevano di quel giorno su quell'argomento. Aveva scritto a Riley di occuparsi lei di quell'articolo, un pinco pallo qualsiasi di cui non aveva ancora memorizzato il nome non gli era piaciuto tanto da farlo convincere a procedere con quella stampa, oltre ovviamente a non permettergli di ricordargli il nome, ma questo non era importante.
    Fatto stava poi che invece di potersi dedicare tranquillamente ai compiti del giorno successivo per la stampa del giorno dopo, aveva scorso come era venuta fuori l'impaginazione degli articoli di quella mattina dal suo fidato Mac per poi rendersi conto che le informazioni sull'articolo bocciato erano proprio lì e che in effetti l'articolo che aveva deciso di rimandare e riformulare era stato approvato per quella mattina.
    Lars guardò Adrien, che era suo capo da un pò di tempo ma soprattutto era sempre stato lì a muovere i passi su quel giornale da quando era arrivato lui, direttamente spedito lì da un'altra testata di una provincia vicina, non sapendo più come pronunciarsi finché l'uomo non rispondesse alle sue critiche ed evitasse di pensare al volpino. Adrien ricambiava lo sguardo finendo poi per allargare le mani in segno di resa - o forse invocava un aiuto insperato che potesse provenire da qualcuno, qualcuno qualsiasi che lo salvasse dall'ira del suo sottoposto - e poi tornava muto e silente incapace di dire una qualsiasi parola di senso compiuto. Lars rimase zitto per molto tempo, probabilmente non così tanto ma a lui sembrò un'eternità, e restò fermo con gli occhi puntati su di lui in attesa che l'uomo rompesse il silenzio per poter sentire finalmente le sue scuse. Non aspettava altro che sentirsi dire che se non ci fosse stato lui quel posto sarebbe crollato a picco, in realtà sapeva che non è che potesse tutto basarsi sulla sua figura, ma per quella mattina voleva proprio sentire addosso il sapore del potere, sentirsi dar ragione, anche se non aveva alcun motivo di arrabbiarsi con l'uomo ulteriormente per un errore che non poteva più essere cancellato. Chi è che diceva che i giornali di oggi in fin dei conti servivano a rivestire la pattumiera del giorno successivo? Una grandissima stupidaggine insomma, tutti sapevano che le parole dette restavano per sempre negli archivi a disposizione di chi li avrebbe consultati. E qualcuno in un tempo non molto lontano avrebbe consultato le nozioni riguardanti un'inchiesta per vedere che si era scritto al Besaid Daily News una montagna di informazioni ancora non sviluppate correttamente! Ad un certo punto Lars ruppe il silenzio, inspirò ed espirò con calma prima di poggiare le mani sulla scrivania - del suo ufficio tra l'altro, non quello del capo - e rispondere. « Non ci posso pensare. » Disse. Sembrava tutto fuorché l'inizio di una bella giornata proficua. E poi il destino aveva altro in serbo per quel giorno.
    Cominciò a sentire un pò di confusione venir fuori dal suo ufficio, ma a lui non importava, aveva deciso che avrebbe messo sotto torchio il direttore e che avrebbe voluto solo aver ragione, appunto, il resto degli impegni avrebbe aspettato Lars Berg così come lui attendeva di avere novità da Adrien. Alla fine l'uomo rispose sospirando, e disse semplicemente. « Lars, ne parliamo dopo quando avrò notizie di Arthur » - a.k.a. il cane - « Penso che sia meglio che ti lasci solo a pensare. » E così si alzò velocissimamente dalla sedia di fronte alla scrivania di Lars, si fece strada per allontanare la sedia muovendola appena per poter passare via dal mobiletto poco distante contente la pila dei materiali del giorno successivo, e per finire, aprire la porta dell'ufficio e muoversi di corsa a schiena dritta lungo il corridoio che l'avrebbe portato al suo ufficio. Lars non fece neanche in tempo a tirargli dietro il suo taccuino - no, non ebbe il coraggio di lanciargli dietro nulla ma avrebbe tanto voluto farlo - e tornò con le mani sul viso, esalò un lamento da animale ferito prossimo alla dipartita e ricompose il suo faccino serio ad osservare lo schermo del Mac che riportava sulla pagina visualizzata l'edizione rovinata dell'articolo infamato sulla sua testata.
    Il capo aveva lasciato la porta del suo ufficio aperta, ma, che importava, avrebbe comunque avuto bisogno di uscire, fare due passi, e raggiungere la sala break nel tentativo di poter distrarsi e bere caffé, che non si sapeva come ma nel suo caso serviva per un pò tutto, svegliarsi, addormentarsi, rinvigorirsi, concentrarsi, e via dicendo. Ogni momento dei migliori momenti della sua vita veniva scandito a sorsi di caffé. Era rimasto lì, a trastullarsi su quel pensiero di un elogio al caffé non voluto, e nel frattempo arrivò alle sue orecchie una voce nota, lontana, come se stesse sentendo una voce del suo passato. Scosse la testa, dicendosi che oramai la giornata era andata solidamente a farsi benedire, e si convinse di essersi sognato tutto, che probabilmente non aveva solo bisogno di una pausa ma di prendersi anche una boccata d'aria facendo la strada a piedi dal Daily News all'Anthemis, percorrendo una manciata di chilometri al freddo e al gelo senza neanche utilizzare la sua amata auto. Perciò mentre osservava un ultima volta la pagina sullo schermo fece molta fatica a mettere a fuoco al di là della sua ruga della fronte corrucciata e i pensieri avversi di decadimento del suo status lavorativo la figura di Candy Cane lì nel suo ufficio, a pochi passi dalla porta rimasta aperta. Rimase a fissare Candy - nella sua mente era il pensiero evocativo del passato, associato alla voce che doveva essersi sicuramente immaginato, e che spuntava lì davanti a lui per farsi beffa della sua persona. Poi però dopo un primo tentativo di saluto 'Ciao' approcciato da Candy, Candy vera in carne ed ossa, Lars sobbalzò alla seconda esclamazione e si rese conto che il suo cervello funzionava ancora, era la Candy, quella Candy, in persona. «Sorpresa!»
    Aprì bocca come un pesce fuor d'acqua, e rimase inebetito per un'altra manciata di secondi prima di alzarsi in piedi e far arretrare la sua sedia da ufficio sulle sue rotelle qualche metro più in là, tanta era stata la - come l'aveva definita lei - sorpresa. «Candy! Cosa ci fai qui?» Furono le prime parole che gli vennero alle labbra, prima di riscuotersi e tornare - come sapeva fare lui - perfettamente in ordine. Non si dicesse che Lars veniva preso in castagna in giro!
    Si avvicinò in sua direzione. E la guardò per un pò cercando di ricomporsi, appunto, senza sembrare completamente stranito. Si erano visti per le vie di Besaid, qualche volta, ogni tanto, quando proprio capitava di scontrarsi in città. Non era facile salutare quella che era stata la tua ex a cuor leggero, anche se né Lars né Candy avevano conservato alcun tipo di rancore verso l'altro. Era stata una bella storia, di quelle che riuscivano a togliere il fiato per l'imprevedibilità e la bellezza delle cose inaspettate. Lars e Candy - Candy e Lars. Non poteva esserci stata una coppia più stranamente assortita di loro in tutta Besaid nemmeno fino a quel giorno. La guardò, notando, più che i segni del tempo, i segni che testimoniavano che non fosse assolutamente cambiata. Candy era sempre stata piccina, tutta occhi e voce e carattere, la persona più dolce di cui si era consapevolmente accompagnato ed invaghito. Come sempre Candy si presentava con uno stile modaiolo tutto suo, una chiazza di colore giallo e azzurro nell'ufficio minimal di Lars Berg, anche se lui quel giorno era vestito con un piccolo tono di colore che lo faceva risaltare tutto nell'insieme neutro, con un maglioncino verde bottiglia e su di un paio di pantaloni - ovviamente, non vi aspettate troppo contrasto - chiari. Candy gli rispose, interrompendo il suo flusso di pensieri. «Lo so, sono piombata qui senza alcun preavviso, ma mi è venuta in mente questa cosa e volevo parlartene subito.» Fece oscillare il suo sguardo tra lei e la figura di Lys che comparve allarmata alle sue spalle, un pò come se un terrorista fosse piombato in ufficio piuttosto che la sua vecchia fiamma, ovviamente dovuto al fatto che Lys sapeva che i turni di Lars erano rigidissimi e non si trastullava spesso con emergenze ingiustificate. Altro che cani con intossicazione. «Tutto bene qui?» Disse Lys con un filo di voce mimando a gesti la figura della spensierata Candy in mezzo a loro. Lars le fece un cenno, e un assenso. La poveretta doveva sempre gestire le emergenze all'ordine del giorno e la rassegna degli umori di Lars.
    «Si, va bene Lys, hai fatto bene a farla passare.» Sentenziò Lars, che era ancora parecchio scosso dalla notizia precedente e dalla venuta di Candy tutto assieme, perciò dovette invocare anche lui il momento pausa nonostante tutto. Senza ammettere che fosse effettivamente qualificabile per tale. Lys si dileguò richiamata all'attenzione da un altro redattore, e salutò Candy con molta tranquillità, al che dovette immaginare che si conoscevano. Quando furono soli la invitò ad entrare facendole spazio nell'ufficio e indicandole con la mano destra aperta la sedia dove poco prima si era seduto il direttore. «Vieni, siediti. Raccontami, cosa è successo?» Gli sembrò surreale, far spazio a Candy nel suo ufficio ma è così che si erano messe le cose. «Come stai?» Gli disse, e lui ritornò vicino alla sua sedia, non sapendo bene come salutarla. Doveva abbracciarla? Doveva stringerle la mano? Doveva star in piedi a ciondolare finché non avesse detto qualcosa prima di sedersi? Titubò, prima di poggiarsi alla scrivania e di capire esattamente quale fosse la giusta linea di azione. «Sto bene. Tutto bene.» Lo disse due volte, come se volesse convincere insieme lei e se stesso. Chissà quanto Candy ricordava di Lars per capire che era stata una mattinata estenuante per lui. Dovette riprendere fiato prima di pensare a farle un discorso di senso compiuto. «Non ci vediamo da un sacco di tempo, Candy. La mia vita procede bene. E sono qui, come sai da un pò di anni. Per il resto tutto come al solito. Liv sta bene, i ragazzi stanno bene. Le cose vanno come sempre. » Si ritrovò a dire, consapevole di non poterle riassumere tutti quegli anni in un secondo ma che andasse bene cominciare piano piano a spiegarle un pò dove era arrivato, e cosa era successo. Con 'i ragazzi' Candy avrebbe capito che si riferiva alla sua comitiva storica, che l'avevano conosciuta bene, e tutti avevano sperato che si quietasse assieme a lei proprio perché finalmente avrebbe potuto sembrare un pò più umano in compagnia della dolce Candy. «E tu, invece, come stai? » Mormorò, chiedendole in maniera più generica cosa fosse successo fino ad allora, dato che le aveva chiesto proprio poco prima come mai si trovasse lì al giornale.

    Edited by wanderer. - 9/10/2021, 19:24
     
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    Prima di giungere al Besaid Daily News, Candy si era posta una serie di domande a cui, però, non riuscì a dare una risposta, principalmente perché riguardavano il suo incontro con Lars e non poteva prevedere il futuro né era brava a mantenere il controllo della situazione e a fare andare tutto come voleva lei. Avrebbe potuto avere una particolarità di quel tipo, ma invece il destino le aveva fatto dono di qualcosa di decisamente più bello: comunicare con gli animali. Quindi, va bene, si accontentava di non avere visioni sul futuro ma almeno capiva quando un uccellino aveva qualcosa che non andava. Di solito quello che aveva sempre il controllo di tutto era Lars, quando stavano insieme ovviamente. Quindi si era chiesta se era ancora un maniaco del controllo o se, finalmente, avesse trovato qualcuno che fosse riuscito a smussare quell’angolo più spigoloso del suo carattere. Rideva più spesso? Stava bene? Gli avrebbe fatto piacere scambiare due chiacchiere con lei dopo tanto tempo? Tutte domande a cui non poteva rispondere e che, per quanto fosse allegra e positiva, la preoccupavano un po'. Candy non era talmente incosciente da non capire che un incontro con Lars, dopo tutto quel tempo, poteva quasi sembrare qualcosa di poco sensato, un modo come un altro per portare caos nella vita di un ragazzo con cui, dopotutto, non aveva più nulla a che fare. Ciò che l’aveva spinta a fare la strada che conduceva alla redazione, era la certezza che lei e Lars si fossero lasciati in buoni termini. In fondo la loro storia era venuta meno non per il poco affetto ma per gli impegni, talmente tanti che a malapena riuscivano a vedersi nel giro di una settimana. E, in più, Candy confidava anche nella buona indole del ragazzo che mai si era mostrato troppo brusco nei suoi confronti. Tutte le sue certezze, però, vennero meno non appena si trovò dinanzi la porta dell’ufficio di Lars e lui la guardò con quella familiare ruga corrucciata in fronte. Non la riconobbe per qualche secondo e quasi Candy ci sarebbe rimasta se non l’avesse conosciuto abbastanza da sapere che la mente del ragazzo era persa chissà dove. Non sapeva un bel niente di come funzionasse la redazione di un giornale, ma immaginava che anche in quell’ambiente lavorativo ci fossero preoccupazioni e problemi, come in tutti gli altri. Senza contare che, a giudicare dall’ufficio di Lars, lui lì doveva avere un ruolo parecchio importante, pieno di responsabilità. «Candy! Cosa ci fai qui?» E sapessi, Candy vide Lars riemergere da qualsiasi pensiero avesse per la testa e capì che finalmente l’aveva riconosciuta. Era sorpreso di vederla, e non aveva tutti i torti, anche lei era sorpresa di essere lì, quindi tutti erano sorpresi, su questo erano tutti d’accordo! Candy sorride, ma lei sorride sempre, solo che in quel caso è un po' sollevata nel vedere l’accoglienza di Lars. Non immaginava che l’avrebbe cacciata via a calci nel sedere, ma temeva comunque di non essere la benvenuta, eppure Lars fece sfoggio della sua solita compostezza, comportandosi da gentiluomo. Dopo Ice, Lars Berg era stato il grande amore di Candy, la prima storia ‘da adulta’ che abbia mai avuto e, ad oggi, rimane l’unica. Era proprio come se lo ricordava, composto, mai esagerato nello stile, controllato, eppure riusciva a ricordare il motivo per cui all’epoca avesse deciso di stare con lui. Forse perché le dava sicurezza, forse perché riusciva a gestirla bene, con quella sua allegria strabordante. Candy sapeva soltanto che era stato bello fare quel breve viaggio della sua vita al fianco di Lars Berg.
    Candy, il sorrisone ancora stampato in faccia, si sedette lì dove Lars le aveva gentilmente indicato e fece scorrere i suoi occhioni azzurri in tutto l’ufficio. Ne studiò ogni angolo, ogni colore, ogni soprammobile minimalista. «Wow, fossi entrata in questo ufficio senza te dentro, avrei comunque capito che era tuo!» Osservò, non riuscendo a trattenersi dal dire quella riflessione ad alta voce, anche se rimaneva più una cosa per sé stessa che per Lars. Ogni angolo arredato con sobria neutralità urlava LARS BERG da tutti i pori e lei, con quei colori sgargianti addosso, stonava. Candy era troppo colorata, troppo sorridente, troppo e basta, tuttavia la presenza di Lars la fece sentire a proprio agio nonostante tutto. Le venne anche naturale rompere il ghiaccio, domandandogli come stava, una domanda banale che Candy però pose con estremo interesse. «Sto bene. Tutto bene. Non ci vediamo da un sacco di tempo, Candy. La mia vita procede bene. E sono qui, come sai da un pò di anni. Per il resto tutto come al solito. Liv sta bene, i ragazzi stanno bene. Le cose vanno come sempre.» Ascoltò la risposta di Lars, ne carpì ogni inclinazione di quella voce che aveva imparato a conoscere nel corso degli anni passati. C’era chiaramente qualcosa che lo portava con la mente altrove, ma in quel momento Candy non poteva sapere di cosa si trattasse, da troppo tempo non sapeva da che cosa fosse caratterizzata la sua vita, oltre al giornale. «Mi fa piacere sentirlo! Sai, non so usare bene i social altrimenti di stalkererei su instagram per vedere cosa fai…ovviamente sto scherzando, è solo un modo per dire che dovremmo frequentarci più spesso. Aspetta, non intendo in quel senso…insomma, hai capito no?» Attimi di panico. Uno dei lati negativi del parlare a briglia sciolta è che spesso non si ha il tempo per trovare le parole giuste. Il senso di ciò che si vuole dire esce fuori dalla bocca in maniera del tutto diversa da come si è immaginata in quella frazione di secondo in cui viene elaborata nel cervello. Ecco, per questo motivo Candy ha detto di essere una stalker e di voler tornare a frequentare Lars, quando, in realtà, non è nessuna di queste due cose. Voleva solo fare la simpatica e dire che le avrebbe fatto piacere vedere Lars, Liv e ‘i ragazzi’ più spesso, e invece dalla fretta di parlare aveva fatto fraintendere tutto. Si fermò solo per riavvolgere il nastro e rispondere alla domanda che Lars le pose. «Anch’io sto bene. Come puoi vedere il mio straparlare non è cambiato.» Fece una piccola risatina imbarazzata, sventolandosi una mano di fronte al viso poiché iniziava a sentire caldo: colpa dell’imbarazzo per aver detto cose fraintendibili. «Anche i miei genitori stanno bene! Vanno alla grande! Mentre Noah invece…beh, sai la sua storia, non si è ancora fatto vivo.» Si strinse nelle spalle senza scendere troppo nei dettagli, dopotutto Lars sapeva già moltissimo di quel suo fratello che aveva deciso di rimanere alla Reservoir quando la famiglia Cane era stata espulsa e, da quel momento, né lei e né i suoi genitori avevano più avuto notizie di lui. Noah era l’unico argomento di cui Candy non straparlava. La si voleva far stare in silenzio? Bene, non si doveva fare altro che nominare quel suo fratello con cui non era mai andata d’accordo e che, nonostante tutto, le mancava.
    «Però sono qui proprio per parlarti dei miei genitori. Anzi, del loro negozio. Hanno il negozio di frutta e verdura, ricordi?» Una domanda inutile, poiché sicuramente Lars si ricordava di quel negozietto in cui spesso sua madre dava loro un frutto di stagione, una mela in inverno o una pesca in estate, ogni qualvolta passavano davanti l’ingresso mano nella mano, come se quel dono potesse rendere più forte l’unione tra Lars e Candy, attraverso il morso ad una mela o una pesca. Tutte idee strane di Lemon, la madre di Candy, da cui dopotutto la figlia aveva ereditato le stranezze. Poi, che col tempo, sua madre stessa le aprì gli occhi su quanto Lars fosse preso più dalla sua carriera che da Candy, è tutto un altro discorso che appartiene al passato. «Volevo svecchiarlo un po'. Insomma, è un negozio carino, che sta lì, nell’angolino, e vende tante cose buone. Ma in pochi lo conoscono veramente.» E mentre spiegava la sua idea, frugava nella borsa, alla ricerca di appunti che aveva scribacchiato e che adesso non riusciva proprio a trovare. Fermò la sua ricerca per guardare Lars negli occhi, giustificandosi: «Mi ero appuntata le cose da dire in ordine, ma non trovo i fogli quindi penso che sarai costretto a sentire la mia improvvisazione, come sempre.» Sarebbe andata a braccio, probabilmente avrebbe usato parole non adatta presa dal suo flusso di coscienza e Lars non avrebbe inteso un bel niente di quello che voleva dire Candy. Si schiarì la voce, tentando di essere professionale per la prima volta nella sua vita. Candy non era nemmeno professionale quando insegnava a scuola! «Vorrei farlo conoscere di più, per questo ho pensato a te. Insomma, hai un giornale fighissimo, avrai anche un posticino per noi? Per un po' di pubblicità? Ah, ovviamente saremmo disposti a pagare, quello non è un problema. L’unico problema è convincere i miei che questa sia un’idea buona.» Brevissima pausa per riprendere fiato. «È un’idea buona secondo te?» Continua a guardare Lars, questa volta chiedendogli consiglio, dopotutto lui, tra i due, è sempre stato quello più assennato.
     
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    Difficile racchiudere in poche frasi tutto il trascorso che c'era stato in quei dieci anni passati a rincorrere le proprie vite, ognuno la sua per conto proprio. Dopo Lars. Dopo Candy. Avevano plasmato per le proprie scelte due percorsi di carriera così diversi che anche il fatto che abitassero nella stessa città non aveva fatto sì che fossero riusciti a sapere davvero l'uno dell'altro, o a pensare più di qualche volta di troppo che fine avesse fatto il precedente partner. Non si erano lasciati con un ricordo bruciante di cattiveria o passione, tale da far fremere la persona che era rimasta indietro, tale da far rimanere imbrigliato nel tempo il ricordo di qualcuno nonostante tutto quello che potesse essere successo. Erano andati entrambi avanti consapevolmente, consci che per vari motivi non era quello il momento della propria vita, quello per cui potevano pensare di poter stare insieme. Ed era andata proprio così: erano cresciuti lontani, avevano vissuto avvenimenti separati, e si erano persi di vista. Sapevano a grandi linee la vita dell'altro, le cose che avevano fatto, chi erano diventati, ma a conti fatti non si erano più incrociati per più di un saluto, tanto da non sapere cosa pensassero, chi stessero frequentando, che sogni più condividessero. Avrebbe voluto proprio parlargliene, ma era difficile tirare fuori un argomento serio, così serio, con una persona che aveva appena rivisto, con una curiosità che ancora faceva capolino a poco a poco mentre guardava il viso di Candy di fronte a lui e si chiedeva tanto, senza dar voce concreta alle domande più importanti che avrebbe dovuto rivolgerle. Le fece spazio per farla accomodare alla sedia, e decise dopo un pò di sedersi proprio accanto a lei, alla seconda sedia presente accanto alla sua scrivania ma di fronte alla sua abituale postazione di lavoro. Le rivolse tutta la sua attenzione dopo aver sbattuto le palpebre due o tre volte, non riuscì a rendersene conto, quando voleva prestare tutta la sua concentrazione in qualcosa e si dimenticava di guardare attentamente anche le cose che lo circondavano. Dimenticò per un minuto, forse per davvero, interamente, tutto quello che era successo fino a quel momento, tutto ciò che era successo prima che Candy entrasse alla redazione e si facesse largo fino al suo ufficio.
    «Wow, fossi entrata in questo ufficio senza te dentro, avrei comunque capito che era tuo!» Fece oscillare lo sguardo, tra la figura di Candy e il suo ufficio, e si rese conto che aveva ragione. Un piccolo moto di tenerezza e di qualcosa di molto simile al rimpianto si fece strada nella sua consapevolezza. Come aveva potuto perdere di vista una persona che l'aveva conosciuto così tanto e così a fondo, una persona che aveva stretto a sé, baciato, curato a suo modo, con le sue stranezze ma con tutta la sua volontà. Si sentì sciocco, eppure sapeva molto bene che la vita può essere in grado di prendere direzioni inaspettate e di portarti da tutt'altra parte, di farti dimenticare persone che erano diventate non solo vicine, ma parte di te, allo stesso modo e con la stessa velocità di compiere un gesto semplice come un battito di ciglia. Un battito di ciglia però non poteva riportarlo indietro a rivivere parti della vita che aveva condiviso con Candy che aveva lasciato nel suo passato.
    « Lars Berg, un nome una garanzia. » Sussurrò, la frase iconica che Taylor gli aveva dedicato tanti anni prima, quando si era ritrovato ricucito sull'addome per un taglio di venti punti, reduce da un incontro pericoloso con un filo spinato e tanta voglia di oltrepassare qualsiasi limite pur di scoprire qualcosa di importante come una soffiata su un caso inesplicabile. « Troppo neutro vero? » Lo indicò il suo ufficio, guardando di qui e di là, stando attento a che gli occhi di Candy lo seguissero. Lo guardò come se lo stesse vedendo in quel momento. La sua mania di tenere il posto di lavoro pulito, tanto pulito da potersi specchiare sulle superfici o mangiare sui ripiani, lo avevano convinto a non riempirlo di oggetti inutili, perché poi quegli oggetti sarebbero dovuti essere spostati per poter eliminare ogni granello di polvere. Il suo ufficio aveva mobili funzionali, sedie quante ne bastavano per ospitare colleghi e intervistati, lo staff e per improvvisare una pausa pranzo lavorativa. C'erano quadri e una tenda di lino color panna che aveva scelto personalmente, che si muoveva dolcissima quando il vento la agitava e sembrava gli facesse venire un sacco di idee utili. « Se dovessi coniare un brand per la mia persona andrebbe anche bene, ma se sono così prevedibile non riesco a non pensare di essere io il problema. » Rise, con Candy tutta occhi turchesi davanti a lui, e si rivide più giovane ma sempre uguale, perché forse era difficile e scontato pensarlo, ma Lars era cambiato molto poco in quei dieci anni anche lui. Era sempre stato testardo ed esibizionista, doveva lavorare sempre più degli altri e farsi passare per il primo della classe. Era stato quello, in parte, ma una grossa parte alla fine dei conti, a portarlo lontano da Candy. Si erano allontanati perché il suo lavoro veniva prima del resto. E i Cane non riuscivano a vedere di buon occhio un giornalista così accanito per un profilo come Candy, visto che speravano nella sua vita potesse trovare calma, serenità, e un nucleo familiare tranquillo. Per esempio, proprio il taglio all'addome che si era procurato anni prima era stato vissuto con particolare angoscia dalla famiglia dei Cane, che lo avevano tacciato come un matto senza uguali - e lui doveva ammettere ripensandoci che avevano proprio ragione. Rise un pò da solo a quel punto, pensando alla faccia che aveva fatto Candy quando lo aveva raggiunto in ospedale in quella occasione. «Mi fa piacere sentirlo! Sai, non so usare bene i social altrimenti di stalkererei su instagram per vedere cosa fai…ovviamente sto scherzando, è solo un modo per dire che dovremmo frequentarci più spesso. Aspetta, non intendo in quel senso…insomma, hai capito no?» Si sforzò di essere serio, ma poi non ci riuscì. Voleva imporsi di farle una faccia spaventata e di cacciarla fuori dalla stanza, ma aveva parlato così velocemente Candy che non era riuscito a star dietro in quel ragionamento per poter fermarsi e sfruttare una qualsiasi pausa nel suo discorso per poter pronunciare solenne parole di offesa o sbigottimento. Ecco, era proprio questo quello a cui si riferiva nei suoi pensieri. C'era una naturalezza tra loro che non avrebbe potuto interrompersi molto facilmente, e forse era stato anche dovuto un taglio repentino quando avevano compiuto la decisione di separarsi.
    « Dai. Non puoi non aver imparato a usare i social. » Rise, lasciandosi andare in un piccolo commento solo per lei, solo in memoria del loro legame un tempo fortissimo. Sapeva che Candy non se la sarebbe presa. Eppure storse le labbra nella sua smorfia tipica, le fece un sorriso composto tutto denti e fossette, e le porse una mano, curioso della reazione che avrebbe avuto lei in risposta. « Diciamo che ti perdono. Per non avermi stalkerato come avresti dovuto. Avresti visto un sacco di belle cose. Mi sto quasi dilettando come fotografo, perché è pur sempre una parte importante, essere in grado di stampare una immagine evocativa, per un giornale che si rispetti. » In realtà neanche Lars usava particolarmente il suo account social, almeno, lo utilizzava in maniera parziale. Gli piaceva postare le storie, lasciare un briciolo di suspense a quello che faceva, alle immagini che vedeva attorno a sé durante i momenti in cui scriveva, al modo in cui la luce filtrava da spiragli piccolissimi della sua finestra e illuminava l'ufficio dove riordinava i suoi pensieri. Non gli piaceva immortalare immagini che fossero per sempre alla mercé di tutti. Una qualsiasi persona che lo seguisse sui social doveva star dietro al suo profilo proprio per non perdere l'immagine che avrebbe condiviso in quelle ventiquattro ore immortalate della sua vita, anche nel dettaglio. Erano molto poche le foto invece che avrebbero potuto trovarsi sul suo account, una quarantina in tutto, per momenti particolari e salienti, qualcosa che avrebbe voluto conservare lui stesso in un posto che avrebbe potuto legittimare l'attimo e lasciarlo sospeso in un momento che sarebbe perdurato oltre, lasciandogli addosso tutte le sensazioni vissute. Eppure. Se Candy non era riuscita a star dietro a quel vortice di novità allora non sapeva tante delle cose che erano avvenute di lui, ed andava bene così, non poteva essere altrimenti.
    La ascoltò rispondere alle sue domande. In quelle poche battute era stato lui più veloce di lei, stranamente, a chiederle come andasse e cosa ci facesse lì. Rimase attento a guardarla gesticolare mentre parlava di sé e del fatto che i suoi genitori stessero bene. Non disse nulla sul fratello Noah, ma le fece una espressione tutta per lei, attenta e silenziosa, mentre arricciava il naso per non pronunciarsi. Era stato arrabbiato per molto tempo, e per molto tempo ci si era arrovellato, su tutto quello che avevano comportato i rivoluzionari dei Reservoir. E gli aveva dato anche molto fastidio non essere in grado di poter fare niente, perché fossero stati legittimati dall'interno ad avere tanto potere sulla vita di alcuni, della comunità, e a non far vivere rettamente quella che era stata la sua Candy. Un piccolo buco nero in quella nuvola di felicità senza eguali, che non aveva potuto arginare in nessun modo, mai, e probabilmente nel futuro quel mai non sarebbe mutato, soprattutto per come erano diventati i loro rapporti. «Però sono qui proprio per parlarti dei miei genitori. Anzi, del loro negozio. Hanno il negozio di frutta e verdura, ricordi?» Non fece in tempo Lars a star dietro a quel cambio di argomento, sbatté di nuovo le palpebre raddrizzandosi sulla schiena fino a toccare lentamente lo schienale della sedia con essa. « Si, certo. » Sussurrò, soltanto. Poi si zittì e aspettò che arrivasse fino in fondo alla sua richiesta, mentre le idee cominciarono ad incastrarsi veloci in Lars su quello che potesse proporle e quello che si potesse effettivamente fare. La osservò aprire la borsa e rovistarci dentro, in cerca di quello che come aveva detto lei era un appunto sulle cose da dirgli oramai perduto. Guardò la finestra aperta, reclinandosi un pò, e si spostò con la schiena decidendo di alzarsi e perdere il contatto con gli occhi di Candy per guardare i riflessi della tenda sul pavimento di legno. « Cominciamo a buttare giù qualche idea. » Si strofinò le mani, portando le braccia indietro per stiracchiarsi. Guardò di nuovo Candy, e pensò che aveva avuto una idea. « Parliamone di fronte ad un caffé. Ci spostiamo nella sala break? » Sussurrò, alzandosi e accostandosi alla porta, aspettando che la seguisse. Percorsero tutto il piano con Lars che cominciava a fare una scaletta delle priorità, e Candy che gli trotterellava attorno seguendolo lungo il tragitto che non conosceva, e tutto il resto del piano che li guardava durante il passaggio con una espressione interrogativa, il dubbio del chi fosse la misteriosa signorina Cane che aleggiava nell'aria senza che Lars e Candy potessero rendersene conto. Lars aprì la porta della sala per fiondarsi di fronte al caffé, trovandoci all'interno Catelyn con una cartella e gli appunti tra le mani di quello che appariva un lungo lavoro di sbobinatura di una intervista di almeno dieci pagine. « Scusami Cat. Ti posso sfrattare? » Catelyn, che aveva un altro paio di occhioni turchesi di quelli più spettacolari che Lars avesse mai visto, guardò il capo e fece segno di sì con la testa, prima di alzarsi senza chiedere il perché ma intuendo che fosse una faccenda di cui sicuramente avesse la priorità sul suo compito. « E' una buona idea. E ti dirò perché. » Sentenziò, avvicinandosi al pannello bianco magnetico per tracciare con un pennarello blu lavabile, preso dal primo portapenne trovato sul lungo tavolo della sala predisposta alla pausa dei dipendenti del Daily, il primo punto che era certo potesse fare la differenza. « Innanzitutto come hai detto tu, è qualcosa di nuovo. In questo settore esiste poca concorrenza commerciale, ma tantissima concorrenza fatta sul locale, sul vicinato, il passaparola. » Mormorò, e scrisse per bene sulla lavagna il punto primo, "1." seguito da "concorrenza". Poi si apprestò ad aggiungere "2. " subito sotto, e si fermò. Si voltò a guardare, a cercare, la figura di Candy da qualche parte dietro di lui, per averla nuovamente nel suo campo visivo. « Oltre a questo quello su cui tu vuoi puntare è la qualità. Come trasmettere oltre che con il mezzo la bontà dei tuoi prodotti con l'inserzione? » E fece una pausa, facendo sostenere al silenzio quella domanda importante per il futuro dei genitori di Candy, e ovviamente, a dare il giusto ritmo a quel suo discorso.


    :flowerpower: pulizie di casa e faccende durate più del previsto, ma HERE I AM


    Edited by wanderer. - 18/10/2021, 11:28
     
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    Candy da quanto tempo si trovava nello studio di Lars? Due, tre minuti? Ecco, quel poco tempo le era bastato per capire che aveva fatto la scelta giusta nel rivolgersi a lui. Dopo il timore iniziale e la sorpresa del ragazzo, fu evidente ad entrambi come riuscissero a parlarsi senza alcun problema. Lo spauracchio della storia passata tra di loro era solo nella loro testa, mentre i fatti parlavano chiaro: Lars e Candy non avevano alcuna difficoltà ad interagire e, cosa non da poco, si volevano ancora bene. Un bene del tutto disinteressato, puro, che prescindeva da qualsiasi definizione relazionale. Ormai la fase del ‘siamo ex e non sappiamo come comportarci’ era volata via con Candy che aveva raggiunto lo studio di Lars, parlandogli a raffica e chiedendogli quello che per lei era un enorme favore. Aveva avuto una bella faccia tosta, bisogna ammetterlo, ma in quel caso l’essere sfrontata l’aveva ben ripagata. A costo di ripetersi, ma la sensazione predominante in quel momento era di non aver mai smesso di parlare con Lars neanche per un giorno, mentre nella realtà dei fatti quei due non si scambiavano più di due parole da mesi, addirittura anni. Si erano persi ma era come se questo non fosse mai accaduto e Candy pensò che era confortante sapere di poter rivolgersi a Lars senza alcuna remora, senza il peso dei conti in sospeso con cui solitamente si lasciavano la maggioranza delle coppie scoppiate. Il ragazzo si sedette accanto a lei, mentre frugava nella sua borsa e mentre si guardava attorno, in quello studio che era stato chiaramente arredato da Lars e dal suo gusto che lei definiva a dir poco essenziale. Non sapeva se e quanto fosse cambiato nel lasso di tempo in cui le loro vite si erano separate, magari nei gusti Lars era rimasto lo stesso ed era cambiato in qualcos’altro che a lei non era dato sapere. Un po’ le dispiaceva non averlo più nella sua vita, in fondo era stata una persona importante per lei, ma era inutile piangere sul latte versato e tanto valeva essere felice perché almeno era riuscita a riallacciare il rapporto con lui. « Se dovessi coniare un brand per la mia persona andrebbe anche bene, ma se sono così prevedibile non riesco a non pensare di essere io il problema. » Candy si lascia andare ad un sorriso e poi si stringe nelle spalle: «Il lato positivo è che sei un problema riconoscibilissimo.» Scherzò anche lei, sempre pronta a vedere il bicchiere mezzo pieno, sempre pronta a fare due risate non appena le veniva data la possibilità. Non era difficile essere sé stessa in presenza di Lars, che da sempre aveva accettato le sue stranezze e quel suo carattere che, ad un occhio esterno, era troppo frizzante per completarsi con quello più inquadrato del ragazzo. Strano ma vero, la loro storia non era finita per differenze caratteriali, era finita perché la famiglia di Candy aveva deciso che era meglio finirla. Un tasto, quello, che la giovane Cane preferiva non toccare, onde evitare di riportare a galla una delle poche cose, forse l’unica cosa, che non le era mai piaciuta della sua famiglia. Talvolta Candy si domandava se la sua storia con Lars fosse continuata se solo non avesse dato ascolto ai suoi genitori e a quel modo distorto di vedere la sua storia. Magari si sarebbe accorta da sola che Lars dava precedenza al suo lavoro e non a lei, o magari le cose sarebbero cambiate. Una serie di ‘se’ a cui ormai era inutile pensare. Il clima in quello studio era talmente rilassato che a Candy parve quasi un peccato pensare a quel genere di cose, tuttavia non riuscì a pensarci per molto tempo perché la naturalezza con cui si era caratterizzato il botta e risposta con Lars non le impedì di rivelargli il suo essere completamente una frana con i social. Oltre a cadere in malintesi a cui lei stessa non aveva minimante pensato. Era un bene che Lars la conoscesse a fondo e sapesse che mai lei sarebbe riuscita ad elaborare un pensiero cattivo o malizioso. Battè le mani come una bambina felice quando Lars le disse che si stava dilettando come fotografo. «Sul serio? Caspita, fai bene! Ti fa onore tenerti sempre aggiornato per migliorare il tuo lavoro. Mai cullarsi sugli allori, mai!» Era veramente contenta per Lars che non si fermava mai e trovava sempre nuovi modi per rendere sempre migliore il suo lavoro. Quella è sempre stata una sua caratteristica, anche quando ancora era un giornalista in erba e non aveva di certo uno studio come quello. Poi Candy fece l’idiota; si mise in posa, come se attendesse che Lars le scattasse una foto: «Dimmi, qual è il mio profilo migliore per una foto? Questo? O questo?» Candy era un clown che pensava ogni occasione fosse buona per scherzare. Lars la conosceva e sperava che ormai non avesse perso l’abitudine a quelle sue uscite tragicomiche. Tornò seria, almeno per pochi secondi. «Io penso di non aver ben capito il senso dei social. Hai visto il mio profilo instagram? Ci sono un sacco di foto del mio pappagallo, qualche foto di me che rido a bocca aperta o che mangia cose, soprattutto dolci. Ora che ci penso non so come i genitori dei miei alunni riescano ad affidarmi i loro figli dopo aver visto le mie foto.» E come sempre si era persa in un argomento che non c’entrava un bel niente con il motivo per cui era capitata d’improvviso nello studio di Lars.
    Ormai era fatta. Candy si sentiva a proprio agio e questa era una rovina per Lars che si sarebbe ritrovato ad ascoltare i suoi monologhi tragicomici se solo non avesse messo un freno al suo flusso di parole. Inevitabile fu l’aggiornamento sulle proprie vite e Candy ascoltò con genuino interesse ciò che Lars le disse su Liv, sulla sua nonna e sul resto della sua cricca di amici che non vedeva da un bel po’, com’era anche normale che fosse siccome non frequentava più da tempo lui che era il loro migliore amico. Era un sollievo poter parlare della sua famiglia con qualcuno che l’aveva conosciuta bene e che sapeva quale fosse la situazione con suo fratello Noah. Candy non ne parlava molto e quando lo faceva perdeva il suo solito allegro luccichio che la distingueva dal resto della sua famiglia, quindi Lars non fece domande, sapendo che la situazione non era proprio delle migliori. Meglio concentrarsi sui suoi genitori e su quel negozio di frutta e verdura che Candy voleva presto con un poster pubblicitario gigante in mezzo alla piazza di Besaid! « Parliamone di fronte ad un caffé. Ci spostiamo nella sala break? » Le rotelle di Lars sembravano ruotare più delle sue e qualcosa già bolliva in pentola ma…sala break? C’era una sala break in quel posto? «Fai riposare la gente in una sala break? Sono sconvolta.» Ironizzò sapendo bene che erano molto rari i momenti in cui Lars si concedeva dieci minuti di riposo sia a sé stesso che a chi lavorava con lui. Lo seguì a fatica, siccome la falcata di Lars era molto più lunga della sua e lei nemmeno conosceva il posto, quindi un paio di volte urtò contro qualche scrivania e rischiò di inciampare nei suoi stessi piedi, tutto questo sotto lo sguardo curioso dei dipendenti di Lars. Tranquilli, non sono qui per rubarvi il lavoro! Candy voleva tranquillizzarli tutti, ma pensò bene che urlare quella frase nel mezzo della sala non era esattamente la cosa più consona da fare, quindi si limitò ad arrivare sana e salva fino alla prestigiosa sala break di Lars. «Scusa.» Lo sussurrò alla ragazza che era nella sala e a cui Lars aveva chiesto di lasciarli soli. Si sentì in colpa, sicuramente lei stava lavorando e Candy aveva rotto l’ingranaggio ben oliato da Lars. Immaginava che in quell’ufficio ci fosse una routine ben stabilita dal caporedattore, conoscendolo, e sicuramente lei lì dentro aveva scosso i consueti equilibri. Un po’ si sentiva in colpa si. « E' una buona idea. E ti dirò perché. » Con quell’atteggiamento tanto professionale Candy si sentì di nuovo una scolaretta della Reservoire in cui qualcuno le spiegava qualcosa alla lavagna. Che poi una ventina di ragazze che conosceva avrebbero fatto carte false per avere uno come Lars nei panni dell’insegnante era un altro conto. Seguì il ragionamento del ragazzo, seguendo con i grandi occhi azzurri ogni suo movimento sulla lavagna, e teneva stretta tra le mani la sua borsetta come se stesse assistendo al momento cruciale della sua serie tv preferita. « Oltre a questo quello su cui tu vuoi puntare è la qualità. Come trasmettere oltre che con il mezzo la bontà dei tuoi prodotti con l'inserzione? » Poi a quella domanda si sentì come se fosse stata colta impreparata nel giorno dell’interrogazione. Era presa dal ritmo crescente della spiegazione di Lars che quella brusca interruzione la destabilizzò e ci mise qualche secondo prima di rimettere in moto il cervello. «Una foto? Insomma, non scrivere solo quanto il negozio venda cose belle e buone, ma anche mostrarlo?» Sapeva per certo che quella non era la risposta giusta, ma Candy era fatta così, preferiva parlare a sproposito ma non voleva rimanere in silenzio. In qualsiasi caso si sentiva una sciocca perché non riusciva nemmeno a rispondere ad una semplice domanda come quella. «Oh, non lo so Lars! Mi sento una scolaretta che non ha studiato per l’interrogazione del giorno. Se avessi saputo come promuovere il negozio pensi che sarei venuta da te?» Non c’era il pericolo che Candy tenesse per sé i suoi pensieri, li esternava immediatamente. Di certo con lei non c’era il pericolo che accumulasse troppi dispiaceri e poi scoppiasse tutta in una volta e all’improvviso, lasciando dietro di sé una serie di danni e macerie.
     
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    « Ed essere un problema riconoscibile mi dà un'identità... » Sussurrò Lars rispondendo a Candy. Il fatto che non fossero più una coppia non significava che non potessero ancora essere un duo. Lars lo sapeva bene che aveva modo di rispondere a Candy e di ascoltare le sue battute e di comprendere che l'una completasse l'altra, una frase dopo l'altra i due giovani compensavano ciò che pensavano aggiungendo un briciolo di informazione che serviva a rapportarli assieme. Riusciva a fargli vedere le cose su una prospettiva completamente diversa ribaltando una sua credenza e dandogli fiducia. Candy era fatta così, ed era stata un tassello importante del suo passato - nel suo presente non poteva non pensare che fosse un dovere per lui ricominciare ad includerla proprio per quella ragione. Aveva completato la sua frase rendendosi conto che il bicchiere mezzo pieno che porgeva Candy a lui completava il quadro e la sua visione delle cose, facendolo sentire meno amareggiato, un colpo al pessimista perfettino Lars e un incentivo al suo lato più spensierato.
    Incontrò i suoi occhi, e le fece un'espressione sorniona tipica delle sue quando si complimentò con lui per il suo rendimento, per il fatto che in effetti non si adagiasse al non imparare nulla di nuovo ma continuasse ad insistere sempre nel cimentarsi in qualcosa di nuovo. Doveva rimanere al passo con i tempi ed essere sempre pronto a postare informazioni di altissimo profilo. Quindi era molto più facile che scrivesse e postasse foto che fossero in linea ai suoi articoli e fossero pubblicati sul profilo ufficiale del Besaid Daily News, e poi aveva il suo wordpress per gli articoli personali e la voglia che aveva di rivangare discorsi su discorsi fino ad esaurirli, non prima che fossero passati al suo scrutinio per moltissimo tempo, tramite moltissime frasi. « Diciamo che sono consapevole che chi si ferma è perduto. Ho l'ansia perenne del progresso stampata addosso. » Sussurrò, la sua frase fece eco ad una conversazione che aveva fatto mesi prima con Mae, in cui senza battere ciglio aveva ammesso lei, come solitamente faceva solo con lei, una sua debolezza, un punto del suo carattere che fosse un pregio ma che potesse anche, in alcuni casi, essere vissuto come una sfida continua, qualcosa che lo tenesse sempre sull'attenti. Difficile che Lars si sentisse così a suo agio con qualcuno quando doveva ammettere un suo, per quanto non volesse considerarlo tale, piccolo tallone d'Achille. « Sono sicuro che tu stia facendo lo stesso con i tuoi ragazzi, studiando per loro. Migliorando in qualcosa. » Aprì spazio ad una nuova conversazione, cominciando ad introdurle il suo pensiero. Lars sapeva che Candy poteva distrarsi e perdere focalizzazione su molte cose, ma accadeva su cose più semplici, su argomenti di conversazione, su spunti tirati uno dopo l'altro, e non su quelle importanti. Le cose che contavano nel fare la differenza restavano nella sua mente pronte per essere esaminate, e l'educazione dei suoi ragazzi era un punto di continuo studio e cruciale impegno per lei.
    Non fece in tempo a chiederle di cosa si stesse occupando e su quanto stesse migliorando anche lei, accantonando il discorso fotografia che per Lars era diventato espressione della precisione in un campo differente dal solito e dalle sue abitudini, e tornò a guardare le espressioni di Candy, che di punto in bianco si mise in posa facendolo ridere. Lars si coprì la bocca con le mani, come un bambino che non vuole farsi osservare in momenti in cui è completamente vulnerabile e mostra timidezza in qualcosa di spontaneo. Non fraintendiamolo, era a lavoro, ed era per quello che mostrava un briciolo di contegno anche di fronte all'irriducibile Candy. « Ok, mi hai convinto, penso mi piaccia di più il lato destro. Forse mostrando un profilo a tre quarti la fronte sembra meno pronunciata.. » Alzò una mano per spostarle il viso verso di lei, complice in un movimento da fotografo che si rispetti, dando indicazioni a che la posa fosse perfetta. Spostò il viso dal lato indicato a voce, Candy voltò gli occhi verso di lui, incrociando le iridi azzurre. Potevano ancora essere amici, borbottò la voce di Lars inconsapevole nella sua mente, nella formulazione di un pensiero tanto semplice che si stupì non ci fosse arrivato prima a pensarlo, in tutto quel tempo.
    In ogni caso si ricompose, allontanando le mani dal suo viso facendole un buffetto sulla testa, in primis perché era corso alla cordialità e avesse ritrovato la familiarità mancata a dialogare con lei, e poi perché il fatto che negli uffici dalle porte semi composte da vetrate del Daily News, non poteva assolutamente accadere che qualcuno immaginasse che Lars stesse frequentando persone diverse, proprio in quel momento che le cose con Grace stavano trovando il loro passo sistemandosi in una relazione di naturale espressione dei loro ruoli di partner assidui. Tornarono seri entrambi, fintanto che Candy non espresse il suo pensiero sui social network, aprendo un argomento di discussione che per Lars comportava tanti grattacapi, intanto per la sua vita al giornale, e anche per la sua vita privata - quando dimenticava di essere esclusivamente un redattore. « Magari è esattamente per quello che ti affidano i loro figli. » Per la serie, da una persona del genere è impossibile aspettarsi alcun tipo di bassezza, come se Candy incarnasse una persona che volente o nolente non sarebbe mai stata capace di attirare odio o pregiudizi su di sé. Ed era esattamente così. Molto diversa dalla persona che poteva sembrare lo scorbutico Lars nei momenti peggiori.
    Lars si alzò, trascinando Candy con sé e trascurando quel pensiero. Oramai il momento di passare all'azione era giunto ed era giusto correre a pensare a tutti i mezzi che avevano a disposizione per fare la giusta pubblicità al negozio dei coniugi Cane. Non pensò oltre e non disse nulla sugli argomenti infelici - il tema del fratello di Candy e di tutto quello che aveva comportato nella sua vita non era un argomento che avrebbe giovato alla ragazza. Era così concentrato nella soluzione da proporre - utilizzando uno schema ben preciso di propositi da attuare e di ipotesi da annoverare sulla lavagna - che non pensò al fatto che Candy non conoscesse più di tanto quel posto, neanche tanto per far le veci dell'ufficio e mostrare tutto quello su cui aveva lavorato assieme al capo redattore per costruirlo. « Sì. Più che altro perché posso prepararmi il caffè. » Mormorò, pronunciando nient'altro che la verità, ma rendendosi conto che agli occhi di Candy il suo approccio al lavoro potesse suonare, come sempre, troppo rigido. « E ogni tanto i colleghi e i dipendenti possono anche mangiare. Ovviamente. » Aggiunse, quasi preoccupato che poi alla fine di quel discorso potesse sembrare un capo redattore meschino ed opportunista, lontano dall'etica morale necessaria ad occupare posizioni da responsabile di altri individui.
    Una volta entrato nella sala break si impossessò della lavagna dopo aver cacciato via la povera Catelyn, senza considerare se avesse un incarico per lui o per un articolo in imminente uscita a dirla tutta, e cominciò a scrivere, infervorato dall'idea che doveva appuntare con il pennarello prima che sfuggisse alla sua mente. Ragionò sulle proposte raccontandole a Candy mentre le scriveva, con i punti uno e due tracciati sulla lavagna. Le aveva rivelato che vedeva come ottima l'idea di fare pubblicità al negozio, e di trovare un mezzo diverso da quello dei concorrenti. E poi puntare sulla qualità. Si voltò a guardare nuovamente Candy per capire cosa ne pensasse, guardando la donna impettita stretta nelle sue spalle, le mani attorno alla borsetta, seduta proprio in punta sulla sedia che aveva occupato come se fosse prossima ad una interrogazione. Gli rivelò direttamente lei, senza preamboli, senza girarci attorno, che era agitata dalla riflessione, e che in effetti non sapeva bene come muoversi nella sua scelta. Lars si affrettò a risponderle. « In effetti hai ragione. » Disse a voce alta, e in parte si sentì lui stesso combattuto all'idea di scusarsi per averle dato ragione sul tema, visto che lei aveva ammesso di non sapere proprio che risposta dargli e di essere lì proprio per ottenere il suo consiglio, o di continuare a parlare per mitigare la pronta risposta. Alzò gli occhi al cielo prima di incontrare di nuovo i suoi, prendere una sedia accanto a quella della donna e mettercisi seduto assieme a lei. Poi ricominciò a parlare, perso nella considerazione che aveva nella mente e che doveva esternare prima che fuggisse via per sempre dai suoi pensieri. « Quando non so che decisione prendere penso bene ai requisiti iniziali e agli obiettivi. Questi sono due buoni presupposti per metodi di azione. Cosa manca? » Guardò la lavagna assieme a lei, seduti uno accanto all'altro, mentre il piede di Lars che tamburellava sul pavimento era l'unico suono che si potesse udire tutto attorno. Le parole che aveva scritto con il pennarello blu sullo sfondo bianco recitavano due punti chiave della proposta che poteva pensare per i Cane, doveva solo trovare il mezzo che li univa: qualcosa nell'idea di Candy e delle foto lo fece pensare. « Ma certo Candy. Le foto, i social. » Sussurrò, voltandosi di scatto verso di lei per fissarla di fronte, a due spanne appena dal suo viso. « Dobbiamo pubblicizzare i prodotti di stagione. Dobbiamo puntare al fatto che ci sia una cassetta pronta per ogni cliente che sia diversa ogni settimana a seconda dei prodotti che voi avete in quantità maggiori per quel periodo, e potete selezionare la loro qualità con il carico in spedizione. » Si rese conto che non c'era altro modo che dichiarare che i loro prodotti fossero i migliori anche perché sarebbero stati selezionati solo i prodotti che lo erano davvero: non avevano bisogno di gestire tutta la frutta e verdura che potessero prendere dai diversi mercati, ma solo pensare alle produzioni di stagione ed alternare i prodotti in cestini dedicati per cassette da recapitare direttamente a casa una volta a settimana, o ogni due, o a seconda della decisione dei clienti finali, volta per volta. Il risultato sarebbe stato sorprendente: aveva fatto la scoperta del business migliore dell'ultimo anno.
    « Avete qualcuno che effettua consegne? Dici che possiamo mettere in piedi spedizioni da gestire in tutta Besaid se vi mettiamo a disposizione un form dal giornale online e dalla pagina social? » Lars era anche corso a pensare al fatto che potessero pensare a sconti promozionali tra l'edizione dell'app del Daily e del business che stava mettendo su in piedi in quell'ufficio con Candy, ma era ancora presto per dettagliare tutto il piano, doveva procedere un passetto per volta. Guardò Candy incrociando felice gli occhi con i suoi, le fossette sul viso di Lars rivelavano quanto fosse orgogliosamente felice di aver risolto la situazione, e di aver pensato ad un piano perfetto, e niente di meno che per la sua Candy.



    Grazie a Cortilia che mi da gli spunti di mercato che servono ahahahha
     
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5 replies since 26/6/2021, 17:21   247 views
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