The night is still just getting started.

Ekatarina & Samantha | Egon pub | 25.08.2021 | sera

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +4   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    2,770
    Reputation
    +130

    Status
    Anonymes!
    Un cumulo di minacciosi appunti pareva osservarla in cagnesco e giudicarla dall'angolo della scrivania ove era stato relegato, tuttavia ella sembrava ed era intenzionata ad ignorarli totalmente. Era sempre stata una studentessa piuttosto ligia al dovere ed una dottoranda stakanovista, Ekatarina, ma quella sera doveva e voleva chiudere i propri impegni nel cassetto e trascorrere qualche ora come una normale venticinquenne. Pur essendo consapevole di esser ormai ad un punto di svolta della sua carriera — gli articoli che aveva scritto per la sua tesi erano stati un successo, la sua prima lezione senza supervisione era andata egregiamente e, grazie all'aiuto di Lucas, il suo sito internet era migliorato al punto che una grossa azienda le aveva commissionato la traduzione del suo catalogo — e di dover riposare il più possibile, infatti, non aveva esitato ad accettare l'invito a festeggiare il successo lavorativo di un'altra persona: Samantha, colei con cui aveva condiviso gran parte della sua infanzia e che, per forza di cose, le era stata accanto nel periodo più buio e doloroso della sua vita.
    Allorché, animata da vivido e sincero entusiasmo, la bella protagonista si concesse una lunga doccia rilassante e — dopo aver lasciato evaporare l'acqua dalla sua pelle candida — si dedicò ad una routine che purtroppo aveva quasi dimenticato. Proprio come quando uscivano da adolescenti spensierate e desiderose di un assaggio di libertà, Ekatarina lisciò i suoi lucidi capelli con una piastra dalla ceramica appena rovinata e li decorò con qualche mollettina a forma di stellina; evidenziò il suo sguardo con una generosa passata di mascara e una linea di eyeliner grafico che terminava ben oltre la sua rima cigliare; colorò le sue labbra di vermiglio; si concesse più di una spruzzata di profumo dalle note dolci e indossò un abito bianco in pizzo, decisamente troppo corto per chi ambiva a lavorare in ambito accademico e/o a scrivere novelle rivolte ad un pubblico di bambini. Si preparò, insomma, proprio come avrebbe fatto se Fedora fosse stata al pub ad attendere lei e Samantha e — appena il consueto controllo davanti allo specchio si concluse — si avviò verso il centro cittadino.
    Nonostante ai tempi facesse fatica persino nello svolgere le più semplici azioni di vita quotidiana, Ekatarina non aveva mai nemmeno pensato di non imparare a guidare o di non prendere la patente. L'idea di sedersi in macchina, girare la chiave e poter andare ovunque volesse senza dipendere da niente e da nessuno, da subito l'aveva aiutata a costruirsi il suo posto sicuro personale, la sua valvola di sfogo sempre disponibile. Quando c'era qualcosa che non andava o quando l'ansia la opprimeva al punto da impedirle di respirare o di pensare, infatti, le bastava schiacciare il pedale dell'acceleratore per sentire l'adrenalina scorrere nelle sue vene e la tensione scemare seguendo una sorta di curva gaussiana. Malgrado ciò, essendo consapevole che probabilmente avrebbe fatto tardi, che sarebbe stata brilla alla fine a serata e che — salvo imprevisti — il panico non le avrebbe fatto visita, ella scelse di lasciare le chiavi appese al gancio presente all'ingresso e fare due passi fra le altre persone che avevano deciso di trascorrere qualche ora in centro. Una cosa assolutamente normale, che un tempo le avrebbe messo un'ansia inenarrabile, ma che in quel frangente non le creava alcun tipo d'ansia o di disagio. « Forse è vero che sto guarendo. » fu, dunque, ciò che ella pensò a tal proposito e che la spinse ad indossare un sorriso luminoso e assolutamente disteso, uno di quelli che solo poche persone avevano avuto il privilegio di notare.
    Quindi, ancora con quell'espressione stampata sul viso, raggiunse il locale dove Samantha le aveva dato appuntamento e — dopo aver salutato un ragazzo con cui aveva frequentato più di qualche lezione al liceo — si addentrò nel locale e ricercò la sua amica con lo sguardo.
    Trascorse solo qualche secondo dal momento in cui Ekatarina spinse la grossa porta in cristallo e varcò la soglia a quello in cui vide la sua amica seduta al suo tavolo preferito — quello all'angolo da cui si poteva osservare tutto il locale, magari chiacchierando di qualche outfit non troppo carino o di qualche nuova coppia inedita —, tuttavia ella ebbe come l'impressione che il tempo avesse preso a scorrere a rallentatore. Mentre raggiungeva la sua amica, infatti, le parve quasi di essere bloccata nella tipica scena di qualche film di infima qualità: sgusciava fra i presenti, evitando accuratamente di toccarli, e la luce violacea proiettata dall'alto lambiva il suo profilo. Le mancava, invero, solo il corteggiatore dal forte accento romano, ma — per grazia di Dio o di chi per lui — quello poté risparmiarselo.
    « Okay — dimmi che il mio ingresso non è stato strano. »
    Appena fu abbastanza vicina alla sua amica, prima ancora di buttarle le braccia al collo e salutarla come conveniva, dunque si lasciò sfuggire quella domanda. Il tono suo era ironico, assolutamente non preoccupato o dominato dall'ansia, ma comunque curioso di sapere se anche l'altra avesse percepito le stesse moviola vibes. Inappropriata? Forse lo fu, ma per fortuna con Samantha non erano necessari convenevoli. Non in genere, almeno.
    « Comunque...sei bellissima e sono troppo felice di vederti! »
    Favellò, ad ogni modo, accennando un sorriso all'altra bionda.
     
    .
  2.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Cittadini
    Posts
    16,567
    Reputation
    +2,797
    Location
    ..un luogo al di là del tempo e dello spazio..

    Status
    Anonymes!
    Era felice del modo in cui la sua vita era cambiata al termine del suo percorso universitario. Aveva temuto di restare in un limbo per anni, incapace di trovare una nuova routine e invece era bastato rimboccarsi le maniche, provare a fare il grande salto verso il lavoro che aveva sempre sognato e le prime piccole conquiste si erano rivelate a portata di mano. Sapeva di avere ancora tanta strada da fare, ma il solo fatto di aver iniziato a mettere i primi mattoncini di quella nuova vita la aiutava a sentirsi più serena. Aveva passato dei brutti momenti, mesi in cui aveva creduto che non sarebbe riuscita a risollevarsi e ritrovare la vecchia se stessa, ma per fortuna i suoi amici le erano stati vicini e ora capiva che, anche se le cose spiacevoli potevano accadere, esisteva sempre un modo per rialzarsi.
    Sorrise quindi, guardandosi allo specchio, mentre dava una leggera ravvivata ai suoi capelli biondi prima di prendere alcuni trucchi dal cassetto del bagno e cercare di terminare la sua preparazione. Non si truccava spesso, lo faceva soltanto in rare occasioni, per lo più quelle importanti, ma quel giorno si sentiva particolarmente di buon umore. Era da qualche tempo ormai che lei e Eka facevano fatica a incontrarsi, avevano entrambe una vita abbastanza impegnate, lei per via del nuovo lavoro al giornale e l’amica per la sua intensa vita universitaria, ma cercavano comunque di trovare un po’ di tempo per aggiornarsi quando ne avevano l’occasione. Non aveva quindi esitato a scriverle, per darle la buona notizia, quando alla fine del suo stage le era stato proposto di rimanere al giornale ancora per qualche mese, come una vera giornalista. Si sentiva al settimo cielo per quella opportunità e non vedeva l’ora di condividerla con le persone a cui voleva bene, quelle che le erano state sempre accanto nel corso della sua vita.
    Il clima aveva iniziato a farsi un po’ più freddo, quindi aveva optato per dei pantaloni, una camicia e un golfino rosa, piuttosto che i vestiti che invece era solita indossare in climi più estivi. In effetti sapeva che l’abbigliamento non sarebbe stato importante, non con le persone che la conoscevano da una vita, ma ci teneva a prendersi un po’ di tempo per sé, dopo tutti quei mesi. Non era sempre necessario farsi belli per qualcuno, a volte era più importante farlo per se stessi.
    Parcheggiò nei pressi del locale che avevano scelto per l’incontro, in perfetto orario, e poi si mosse verso l’interno. Il calore della folla e il trambusto dovuto alle chiacchiere di così tante persone dentro lo stesso luogo la disorientò per un momento, facendole chiudere gli occhi per un istante. Si riprese presto però, iniziando ad ambientarsi e muovendosi verso il bancone. Guardandosi attorno non le parve di scorgere la chioma dorata di Eka in mezzo a tutte quelle persone, quindi continuò ad avanzare, prendendo posto al solito tavolino che sceglievano quanto erano insieme. Per fortuna era ancora libero, quindi lo raggiunse con passo spedito, prima che qualcuno potesse soffiarglielo. Indecisa su cosa ordinare quella sera prese quindi il menù tra le mani, rileggendo tutto quello che il locale aveva da offrire, spostando lo sguardo da quelle parole soltanto quando la voce dell’amica la richiamò alla realtà. Battè appena le palpebre, mentre metteva a fuoco la sua figura, cercando di capire a cosa si riferisse. -Temo di essermelo persa, presa com’ero a scrutare con attenzione il menù. Che cosa hai combinato? - domandò quindi, molto candidamente, prima di lasciarsi andare a un largo sorriso in direzione dell’amico, che la abbracciò subito dopo. La strinse un po’ a sé, felice di poterla rivedere e di scorgere una certa tranquillità nel suo sguardo. Sembrava serena e la cosa la rendeva felice. -Anche tu sei bellissima, come sempre! E lo stesso vale per me. - aggiunse poi, lasciando un leggero bacio sulla guancia dell’altra, che nel frattempo aveva preso posto proprio accanto a lei. -Com’è andata la tua settimana? E’ da un secolo che non ci vediamo, voglio essere aggiornata su tutto! - esclamò quindi, posando il menù accanto a lei e concentrandosi invece completamente sull’amica. Non aveva più importanza che cosa avrebbe scelto di ordinare, in quel momento l’unica cosa che le interessava era accertarsi che Eka stesse bene.
    Le avrebbe parlato in seguito dei nuovi sviluppi che c’erano stati all’interno della sua vita, del suo piccolo San Bernardo che non era più ormai così piccolo da diversi mesi, del suo lavoro che forse iniziava a divenire un po’ più stabile, del fatto che stesse pensando di andare via dalla casa nel bosco di suo cugino e di trovarsi invece un posto tutto suo, in città. C’erano tante cose da dire, ma non aveva fretta. Quella sarebbe stata la loro serata e aveva intenzione di sfruttare ogni momento disponibile al meglio. -Vogliamo ubriacarci o andare su qualcosa di soft? - chiese poi, dopo qualche minuto, lasciandosi andare ad una leggera risata. Era risaputo tra i suoi amici che lei non fosse affatto brava a reggere l’alcol e che bastasse davvero poco per farle girare la testa, quindi di norma optava per tisane, cioccolata calda o bibite analcoliche, ma non le andava di dettare le regole di quella serata, non quel giorno.
     
    .
  3.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    2,770
    Reputation
    +130

    Status
    Anonymes!
    Quando era solo un’adolescente spensierata e desiderosa di scoprire il mondo, Ekatarina aveva lottato a lungo per la sua indipendenza: aveva tediato i suoi genitori per giorni, gli aveva esposto i pro e i contro della vita mondava e aveva persino frignato per convincerli a farla partecipare alla festa in discoteca della sua compagna di classe più popolare. E, mentre camminava tra quei giovani di qualche anno più piccoli, i ricordi di quelle conversazioni riaffioravano dolci come delle carezze, ma al contempo ruvidi come carta vetrata. Se da un lato era lieta di esser uscita di casa senza la compagnia di un terribile attacco di panico, infatti, dall’altro il suo cocente senso di colpa la portava a voltarsi nell’illusione di scorgere dei lineamenti familiari. Tra quei visi sorridenti e quelle espressioni sognanti, la russa si illuse di poter vedere nuovamente quello di sua sorella, ma ciò non accadde, perché Fedora era morta e ciò non sarebbe cambiato. Non in quella vita.
    Così si concesse solo qualche secondo per compiangerla, qualche effimero attimo per avvertire la sua evidente assenza e sentirsi sola in mezzo alla gente. E, nel farlo, si bloccò davanti a una violacea parete riflettente, che — seppur distorcendola — le restituì l’immagine di ciò che era diventata: una donna adulta, indipendente, una professionista che non doveva domandare a suo padre il permesso di indossare una fasciante minigonna in pelle o che non doveva avvisare sua madre di aver fatto ritorno. « Vorrei tanto che Fedora fosse qui per vedermi e divertirsi con noi. » inevitabilmente si ritrovò a pensare, prima di imporsi di sopprimere i suoi pensieri, avanzare e cercare l’amica che l’aveva invitata.
    E così fece.
    Si avvicinò a Samantha con qualche rapida falcata, accuratamente evitando gli sguardi degli altri ospiti del locale. Viveva a Besaid da ormai due decadi, dunque — se si fosse impegnata a mettere a fuoco quella confuse figure — di certo avrebbe trovato qualcuno di sua conoscenza, ma non voleva. Voleva solo trascorrere una serata insieme alla sua amica, sopire il dolore che sempre si portava dentro e festeggiare un così tanto atteso successo.
    Ebbene esordì con un tono di voce che, nel tentativo di sovrastare la musica, quasi risultò squillante e nel mentre si accomodò proprio di fronte a Samantha. Non la vedeva da diverso tempo — gli impegni di entrambe, purtroppo, non erano più compatibili con lunghi pomeriggi trascorsi a parlare e mangiare patatine fritte —, ma non per questo il suo affetto per lei era scemato o in qualche modo mutato. La considerava ancora la sua migliore amica, quella a cui poter rivelare le sue più recondite paure ed insicurezze.
    « Niente di che. Ad un certo punto, ero circondata da una marea di persone. Mi sono quasi sentita come una vip che ha bisogno di una guardia del corpo con le spalle larghe che sgomiti per lei. »
    Alle prime parole dell’amica rispose con disarmante sincerità, chiaramente condendo il tutto con una generosa dose di ironia. Non si era mai reputata un fiore delicato o una principessa da salvare e, ad esser franchi, forse l’avrebbe disturbata l’idea di avere un bellimbusto sempre pronto a prendere le sue difese e a decidere al posto suo, ma ciò non era rilevante, quantomeno in quel momento.
    Si premurò, allora, di complimentarsi con la sua amica ed accolse con un sorriso le considerazioni che ricevette di rimando. Samantha era sempre troppo lusinghiera con lei, ma non si oppose, perché un’iniezione di autostima era sempre ben accetta.
    « La mia settimana è stata più o meno piatta. Ho lavorato alle pubblicazioni di cui ho bisogno per il dottorato, ho finto di sistemare il mio appartamento e — ho scritto una lettera per Dimitri che non penso di spedirgli. »
    La voce di Ekatarina seguì una sorta di climax discendente, riducendosi ad un sussurro quando nominò l’amico e le sue guance si tinsero di rosso. Ciò che provava per il russo era assolutamente inappropriato e lei lo sapeva, ma non riusciva a non fantasticare in un futuro trascorso insieme. « Forse sarebbe meglio se si fidanzasse. », si ritrovò a pensare, prima di affondare il viso nel menù.
    « Vogliamo ubriacarci. »
    Quelle due parole scivolarono dalle labbra di lei quasi perentorie ed accompagnarono un gesto frettoloso della mano. Se si vergognasse di ciò che aveva detto a Samantha poco prima? Certo, ma l’altra bionda sopportava ormai da anni le confessioni sul suo amore platonico ed irrealizzabile.
    « Che, poi, non saprei nemmeno dove scrivergli. È in tour non so dove, ma mi sto imponendo di non stalkerarlo o cose di questo genere. »
    Quasi lo disse con fierezza, accorgendosi solo dopo qualche secondo di esser risultata forse ancora più patetica. Nel tentativo di irretire i suoi sensi e riacquistare un po’ di scomposta compostezza, quindi, attirò l’attenzione di un cameriere ed ordinò un bicchiere di vino rosso. Aveva intenzione di bere ancora — non tanto da farsi ritirare le chiavi, ma abbastanza da costringersi a restar fuori fino all’alba per tornare sobria —, tuttavia sapeva di dover partire da qualcosa di soft per reggere almeno un’oretta di conversazione.
    « Comunque, dimmi del tuo nuovo lavoro, dai! È come lo avevi immaginato? Che cos’è che ti ha spinto a mettere radici? »
    Non intenzionata a monopolizzare la conversazione con le sue paranoie e i suoi annosi problemi di cuore, allora, Ekatarina spostò il discorso su quello per cui lei e Samantha si erano incontrate.
     
    .
2 replies since 31/8/2021, 23:26   66 views
  Share  
.
Top
Top