To Besaid with love

Morgana x Lucas | primo pomeriggio| 03.09.2021

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +4   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Weird is beautiful.

    Group
    Member
    Posts
    6,590
    Reputation
    +627

    Status
    Anonymes!

    Morgana Byrne
    21|studentessa|assorbimento
    particolarità altrui
    Outfit

    Morgana iniziava a gustare con più spensieratezza quelle parentesi -brevi- di tempo libero che le concedeva la sua nuova vita a Besaid. Tra l’università e il lavoro al negozio di Nora, Morgana aveva veramente poco tempo libero e la cosa non le dispiaceva, nonostante tutto. Era un modo per distogliere la sua mente dai brutti pensieri legati al suo passato, un antidoto al periodo buio che aveva vissuto e da cui non era certa di esserne completamente uscita. In qualsiasi caso, nonostante fosse tanto impegnata, comunque non era tanto impegnata quanto lo era stata da modella, quando sua madre la faceva ingaggiare per un lavoro dopo l’altro tanto che Morgana stava fuori di casa anche per settimane. E non è un’esagerazione. Trovava un certo conforto nel sapere che alla sera, in qualsiasi caso, si sarebbe ritirata sempre nella sua camera del campus, in quel letto che, nel giro di pochi mesi, era divenuto il luogo più rassicurante che avesse mai avuto in ventuno anni di vita. Era stata tanto fortunata dal beccare una stanza che, seppur fosse per due persone, al momento contemplava solo lei e, probabilmente, la sua coinquilina sarebbe arrivata più avanti. Meglio così, non era certa di riuscire a vivere con un’altra persona in uno spazio di pochi metri quadri, non in quel momento almeno. Stava tornando pian piano alla socialità anche se, il più delle volte, era una socialità dettata da necessità universitarie, tipo scambiare gli appunti, confrontarsi sui libri da studiare per gli esami e altre cose del genere. Morgana sapeva che la stanza del campus non sarebbe stata solo sua per sempre, quindi si godeva quei momenti di vita in solitudine, così come non era mai accaduto in passato, siccome spesso sua madre era talmente invadente dall’entrare a gamba tesa anche nei suoi spazi senza assicurarle quel minimo di privacy di cui Morgana si rendeva conto di aver bisogno solo in quegli ultimi mesi trascorsi a Besaid, lontano da sua madre e dal mondo patinato della notorietà. Ormai era convinta di vivere in un altro pianeta da quando aveva lasciato Londra e tutte le persone che aveva incontrato lì. Morgana stava ripartendo da zero, non era semplice, ma ci stava provando con tutte le sue forze e, per un tale dispendio di energia si meritava qualcosa di dolce. Una fetta di torta al cioccolato, per esempio, o una fetta di tiramisù, o qualsiasi altra prelibatezza zuccherosa che era in quella pasticceria di cui ancora non ricordava il nome, nonostante ultimamente ci andasse sempre più spesso durante i suoi momenti di pausa, complice il clima accogliente che vi aveva trovato una volta entrata.
    Non aveva mai avuto un appetito esagerato, Morgana, ma facendo la modella ha sempre avuto un nutrizionista personale che controllava qualsiasi cibo mettesse in bocca. Non ha mai mangiato tanti dolci, nemmeno da bambina. Forse in 20 anni di vita vissuta avrà mangiato una fetta di crostata solo tre volte. L’immagine era importante, a scapito della sua salute. Finché appariva stupenda a nessuno importava che avesse i crampi allo stomaco dalla fame. A Besaid, invece, nel giro di 6 mesi aveva messo su due chili in più e, in tutta onestà, si piaceva di più così, con un po' più di carne sulle ossa. Persino le spalle, adesso, erano più belle, ben tornite e non ossute come apparivano ogni volta sulle copertine delle maggiori riviste di moda londinesi. «Buongiorno.» Entrò in pasticceria e fece un saluto generico, ascoltando la sua stessa voce che era più allegra del solito e Morgana doveva ancora abituarsi a quella sfumatura di sincera felicità che ogni tanto faceva capolino dalle sue corde vocali. Da modella qual era stata, inutile dirlo, la sua voce non contava un bel niente e solo all’università aveva veramente imparato ad ascoltarsi e a farsi ascoltare. Guardò immediatamente tutti i dolci disponibili dall’espositore in bella vista. C’era veramente tutto il fattibile che potesse essere fatto in casa. Dalle torte al limone, al tiramisù, alla cheesecake. «Le mangerei tutte.» Disse a sé stessa, pur parlando ad alta voce, ma comunque convinta che nessuno mai l’avrebbe sentita. Una delle cose a cui aspirava Morgana dopo aver lasciato Londra era il passare più inosservata possibile. Se prima si sentiva lusingata dalle persone che la riconoscevano per le vie della capitale inglese, adesso non desiderava altro che divenire un’ombra a cui nessuno faceva caso, e questo lo si poteva evincere anche dal suo radicale cambiamento nel vestirsi. Se prima la parola d’ordine impostale da sua madre era “meno ti vesti e meglio è”, ora Morgana prediligeva cose larghe, che quasi le sformavano il corpo ma che sicuramente la facevano passare inosservata. Sollevò lo sguardo dall’espositore, avendo finalmente deciso quale dolce avrebbe accompagnato la sua pausa con un thè, da brava inglese qual era, e cercò qualcuno per ordinare prima di andare a sedersi ma, nello scorrere del suo sguardo, vide un volto conosciuto. Sbattè le palpebre un paio di volte, per assicurarsi che fosse veramente là e non avesse semplicemente sbagliato persona. «Lucas?» Lo disse incredula, come se fosse impossibile che una parte della sua vita a Londra l’avesse seguita fin lì. In realtà era contenta che, tra le tante persone che avrebbe potuto incontrare a Besaid dalla sua vita passata, il destino avesse optato proprio per Lucas. Morgana aveva stretto amicizie più per convenienza che per un sincero sentimento amicale, tuttavia con Lucas le cose erano andate diversamente. Entrambi frequentavano gli stessi ambienti da ricconi ma, in qualche modo, erano riusciti ad instaurare un rapporto genuino, molto raro per il mondo in cui vivevano. Morgana non avrebbe voluto ritrovare nessun altro a Besaid che le ricordava la sua vita a Londra se non Lucas, a lui erano legati i ricordi meno malsani che la riportavano in quella città. Per questo sorrise, quasi sollevata nel vedere che non era cambiato poi tanto, sempre alto, sempre bello il caro Lucas. «Incredibile!» Esclamò in un atteggiamento più familiare e meno strutturato di quello che aveva conosciuto l’amico quando s’incontravano. Spesso era costretta ad indossare una maschera, oltre al fatto che era una perfetta snob antipatica, Morgana lo aveva ammesso a sé stessa quando aveva messo le cose in prospettiva, dopo il trauma subito durante il viaggio in Grecia. Lucas, ai suoi occhi, era rimasto lo stesso, chissà se lui si fosse accorto di quanto lei era cambiata. «Dì la verità, mi hai seguita fin qua perché non riuscivi più a stare senza di me.» Scherzò, puntando le mani sui fianchi e fingendo di aver colto il suo amico con le mani nel sacco. «Come va?» Domandò poi, essendo seriamente curiosa di cosa avesse portato Lucas sino a quella cittadina norvegese.
     
    .
  2.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    I love you, it's ruining my life

    Group
    Elfo magico
    Posts
    737
    Reputation
    +978
    Location
    Middle-earth.

    Status
    Anonymes!
    Era capitato a Lucas di credere di inseguire l'ombra di una persona che conosceva. Aveva pensato di contattarla, aveva ancora il suo numero di telefono che sapeva essere in uso, eppure si sentì stupido, come se potesse sembrare un tentativo banale per catturare l'attenzione di una persona che non vedeva più da un pò. Qualcuno che era scivolato via dalla sua quotidianità, che si era infilato per caso nella categoria di persone da non essere così strette da potersi permettere di chiamarla come e quando gli paresse. Non pensava che sarebbe stato sciocco importunarla per partito preso, non si faceva dubbi sul come agire di frequente, quando capitava che lo sfiorasse un pensiero Lucas agiva, non si trastullava per molto tempo in pensieri più grandi di quello che erano. Aveva solo categorizzato quella casualità come una coincidenza: semplicemente non poteva essere lei. Perciò la questione scivolò anche via dalle sue mani, e si ritrovò a pensarci raramente. Era successo appena una settimana prima, in coda al supermercato. Una ragazza avvolta in un maglione verde bottiglia lungo fino a coprirle le forme, i capelli ricci raccolti in un elastico che li tratteneva a malapena e sembrava voler esplodere. Poi l'aveva persa di vista, e non ne era più sicuro. Lo aveva scritto a Lily - lui non la chiamava mai Rebecca, l'aveva fatto solo una volta per prenderla in giro dopo averla rivista e non si era più permesso dopo - lo trovò un modo per creare una conversazione fuori da quelle che potevano essersi già fatti, anche se con tutto quello che stava accadendo in quel periodo tra loro non sapeva più come considerare quella frase gettata nella mischia di affari più seriosi. Cosa erano oramai loro? Come potevano essere categorizzati? Amici, amanti, parassiti emotivi? Il rapporto che aveva avuto e che aveva con Lily andava al di là di qualsiasi etichetta, anche quelle meno convenzionali. Era stata il tormento, l'ossessione, la felicità più intensa, e l'oblio dei suoi sentimenti più profondi. Lucas aveva paura di dare un nome a quelle cose, sempre avuta, perciò non si sognava minimamente di cominciare a farlo adesso, neanche al pensiero che adesso che era lì a Besaid tante cose erano cambiate.
    Sospirò, perso in quel pensiero da cui invece non riusciva a raccapezzarsi. Poggiò le mani sulla porta di ingresso del locale, la teeria - pasticceria più famosa del centro cittadino, avanzando bruscamente sul pavimento in cotto all'interno, con i passi in rincorsa uno dopo l'altro sulle piastrelle a scacchi, fino ad arrivare al primo tavolino libero, e che guardandosi intorno riconobbe essere anche l'ultimo. Scivolò con il suo peso lungo la sedia, facendosi cadere con poca grazia sul legno del tavolo, dove vi poggiò la testa, adagiandosi con le braccia come se volesse abbracciarlo, e una scrollata di spalle. Accanto a lui, sullo scranno di fronte alla finestra, sistemò con poca più eleganza la borsa contenente i suoi disegni, e il lavoro della giornata. Erano quasi le cinque del pomeriggio, e lui non poteva più rinunciare alle abitudini che la madrepatria e qualsiasi cosa di cui probabilmente fosse anche composto il suo sangue imponevano lui. « Verrà un giorno... » Sussurrò a denti stretti, stropicciandosi gli occhi dal sonno e parlando a vanvera con se stesso, il suo interlocutore preferito, dopo Lily. Lasciò il telefono nella tasca, dopo l'ultimo messaggio che aveva pensato di mandarle, e che poi aveva lasciato scritto come una bozza non limata di un testo in cui si era preso troppo sul serio.
    Si, sarebbe certamente venuto il giorno in cui avrebbe perso l'abitudine di bere té alle cinque, puntuale, allo scoccare del vecchio cucù sul comò antico, con un cucchiaio di latte e due di zucchero, con la voglia di vedere Lily e raccontarle delle sue avventure, che cambiavano sempre con il passare del tempo ma sempre avventure sarebbero state. E quando sarebbe venuto sarebbe cambiato anche lui. Forse si sarebbe convertito al caffé lunghissimo che piaceva bere ovunque e in qualsiasi momento agli scandinavi, e che gli sembrava solo un pò meglio di quello annacquato degli store delle catene americani. Forse. Fino ad allora, così come a lui sembrava un per sempre, per sempre sembrava rimanere il tempo destinato a passare tra le manine ingenue dell'erede scomoda dei Lewis, come un déjà vu del destino del suo fratello maggiore con la primogenita, tanto tempo addietro. Il vociare del locale in sottofondo che aveva cominciato a fare da ambiente vacuo, un etere in cui afferrò il volto di Cordelia alla sua memoria da bambino, fu lacerato dalla voce della cameriera che era giunta a accanto a lui. « Tutto bene? » La guardò, tirandosi su così velocemente sulla schiena da avere quasi le vertigini, la vista invasa da milioni di puntini di luce a forare prepotentemente la retina mentre metteva a fuoco la figura di Liv Berg - lui non la conosceva così tanto, ma in quello scarso anno di andirivieni all'Anthemis gli era capitato di sentire il suo nome sulle labbra degli altri nel richiamarla per un'ordinazione. Aveva lo sguardo vispo, blocchetto delle ordinazioni alla mano e labbra storte in una smorfia di rimprovero: era pur sempre stravaccato con poca grazia nel suo locale.
    «Scusami. Uhm, giornata no?» Mormorò, in un norvegese che migliorava grazie a Sam - eroica stoica massiva àncora Sam - e le sorrise, il suo modo per scusarsi. «Prendo un Pu Erh imperiale. E una fetta di Sachertorte. » Fece una pausa, mentre Liv prendeva nota sul suo taccuino. Lo richiuse, e lo guardò come ad invitarlo a chiedergli se fosse tutto. Una pausa té principesca. «Una fetta grande. » Ampliò il suo sorriso per mostrarle tutti i denti, nessuno escluso, con l'espressione di un bambino troppo cresciuto. Quando Liv si congedò restò a guardare oltre le sue spalle che si allontanavano da lui, incuriosito a guardare chi entrasse nel locale per il rito del té delle cinque, o chi a consumare qualsiasi cosa fosse diverso da esso. Per un momento rimase lì in sospeso a non pensare a niente. Per un telepatico come lui non era sempre facile isolarsi dal resto delle cose che scorrevano, e poi ci aveva preso anche un pò di gusto ad utilizzare il suo potere quando gli serviva farlo. Guardò gli altri tavoli, Liv che si avvicendava nelle altre ordinazioni, e le persone che entravano nel locale per dare un'occhiata alle paste sul bancone. E poi si spense tutto d'un tratto, qualcosa fece click nella sua mente. La ragazza che aveva visto qualche volta a Besaid non era un'ombra che rassomigliava a qualcuno, ne era la rispettiva proprietaria. «Le mangerei tutte.» Il volto di Morgana fece capolino tra quello di tantissimi, e la sua voce la seguì, in un commento sopra tutti gli altri mentre adocchiava e scorreva pensosa cosa mangiare.
    Restò a fissarla sorpreso, con quei cinque metri al massimo di distanza a separarli si sentì ridicolo, impossibile aver pensato di aver scorso una sua sosia proprio lì in quella cittadina. Era lei e basta. E quando si voltò lo riconobbe subito di rimando. «Lucas?» Dovette avere l'espressione spaesata anche lui, rimase a guardarla inebetito cercando di trovare le parole a quella confusione che aveva, della vita che aveva sembrava non volerlo lasciare andare neanche a farlo apposta. «Morgana!» Annunciò, con un sorriso solo per lei. Non fece in tempo ad alzarsi, scivolando via da un lato per raggiungerla, quando fu lei ad andargli incontro. Si rialzò lisciandosi le mani sui vestiti, non sapendo bene come comportarsi. Poi ci ripensò, e quando lei sembrò raggiante nel vederlo mise da parte il se come sempre, come faceva lui, e allungò le mani per abbracciare le sue spalle esili - forse meno esili di allora, stavolta. «Dì la verità, mi hai seguita fin qua perché non riuscivi più a stare senza di me.» « Don't be cheeky, you. » Sussurrò, dopo aver oramai totalmente invaso lo spazio personale della ragazza, una mano sulla testa riccioluta e gli occhi ad osservarla come a chiedersi se fosse proprio lei. Gli scappò l'inglese prepotentemente, così come succedeva di rado con una persona con cui era abituata ad avere a che fare da quando frequentavano gli stessi ambienti nella dear old blighty. I capelli ricci e il viso luminoso, il corpo tutto nascosto da una mise in nero, ampia come l'ultima volta che l'aveva vista di sfuggita.
    «Come va?» « Come va te. E cosa diamine ci fai qui? » Le disse subito, esplodendo in una risata stupita. « Non sono sicuro di voler perdere tempo a raccontarti di me prima di sapere di te, non sono in grado di gestire la mia curiosità. » Le disse tutto d'un fiato, mentre lui riprendeva il proprio posto, con le mani a palmi aperti sul tavolo prima di poggiarsi di nuovo su di esso seduto sulla sua sedia. Aspettò che la ragazza parlasse, raccontandosi in quella vicenda che l'aveva portata a Besaid, proprio come altro - un caso? il destino? - avevano portato lui lì. « Penso di non averti mai visto così.. serena. » Lo disse interrompendola, porgendole una sua mano aspettando che gliela stringesse. Era tanto surreale da pensare di aver bisogno di ancorarsi a qualcosa per non perdere di vista i contorni di qualcosa che non conosceva. « Ti conosco ma non ti conosco così davvero. » Ammise, ed inclinò la testa come a mettersi in posa, per studiarla. « Ti devo raccontare di me vero? » Cominciò, lasciandole il tempo di rispondere. Furono interrotti dall'arrivo della sua ordinazione, e guardò il viso di Morgana allungarsi verso la torta, decidendo di rivolgersi a Liv e chiederne due. « Facciamo che ne prendiamo un'altra. Grande » Continuò lui, incrociando le braccia sulla camicia rigorosamente stropicciata blu aperta sul colletto, il caldo che sapeva avrebbe permeato l'ambiente gli aveva fatto sfilare il maglione azzurro di dosso prima ancora di entrare. Quando Liv scivolò di nuovo via per impiattare la seconda fetta e versare la seconda tazza lui ricominciò a parlarle, non prima di aver allungato il servizio verso di lei, té e torta. « È iniziata pensando di seguire Theo qui. Ci si trova da più di tre anni adesso, qui è felice. Ricordi cosa è successo alla mia famiglia vero? » Aspettò prima di proseguire che lei incedesse nella discussione, prendendo la forchetta che aveva sul proprio tovagliolo al suo posto per prendere un boccone di torta, troppo ingordo per aspettare la sua nonostante la galanteria di avergliela fatta porgere per prima. « Ho trovato una posizione per un'agenzia di comunicazione di Bergen nell'organico creativo, ho deciso di militare qui per un pò, provare e capire cosa ne sarà di me. » Sentenziò, facendo spallucce prima di lasciarle la sua meritata torta. Non mancò di notare che non avesse opposto resistenze alla fetta gigantesca di triliardi di calorie della Sacher, ma aspettò a chiederle altre spiegazioni man mano che lei gli avesse spiegato meglio cosa mai l'aveva attirata a Besaid. Arrivò anche la sua porzione, e cominciò a fiondarcisi appena gliela misero di fronte. Qualche boccone dopo riportò lo sguardo su Morgana, che lo guardava con gli occhi distesi e un'espressione raggiante. E poi realizzò in quel momento che non la sentiva davvero da un tempo misurabile in anni. Forse due? Quanto tempo era che non calcava la scena pubblica, e non si presentava alle feste? Non riusciva a ricordare di un giorno recente in cui l'avesse vista a casa, ben prima di arrivare a Besaid. « Cosa è successo? » Le chiese soltanto, e poi si zittì. Adesso la sua attenzione era un pò meno sul cioccolato e molto di più nello sguardo offuscato che gli lasciò nel suo.

    Edited by wanderer. - 10/9/2022, 16:58
     
    .
  3.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Weird is beautiful.

    Group
    Member
    Posts
    6,590
    Reputation
    +627

    Status
    Anonymes!

    Morgana Byrne
    21|studentessa|assorbimento
    particolarità altrui
    Outfit

    Morgana era convinta che ormai la vita non le nascondesse più alcuna sorpresa. Nonostante la giovane età, pensava di avere avuto già abbastanza esperienze tali da renderla una ragazza che non si sarebbe sorpresa più dinanzi a nulla, che fosse qualcosa di negativo o positivo. Non aveva parlato con nessuno della sua brutta esperienza, temeva di non essere creduta così come non le avevano creduto le sue amiche, eppure Morgana sapeva che un avvenimento come quello equivaleva ad almeno cento anni di esperienza in quel mondo che, aveva scoperto da poco, era pericoloso, crudo e cattivo. Aveva deciso, però, che non era possibile rimanere per sempre chiusa in casa temendo che accadesse il peggio, doveva pur vivere in qualche modo. Si era costretta a reagire, a modo suo. Molti potevano considerare il comportamento di Morgana una non-reazione, questo suo chiudersi a riccio proteggendosi dal resto del mondo non faceva altro che nuocerle, ma era un passaggio necessario affinché mettesse il naso fuori casa. Ad ogni modo, a Besaid si sentiva leggermente più sicura, forse perché lì non la conosceva nessuno e nessuno sembrava essere a conoscenza della sua vita da personaggio pubblico. Camminava tranquilla per le strade senza temere di essere riconosciuta, ciò che veramente temeva era che qualcuno potesse iniziare a farle del male senza nessun motivo esattamente come era capitato in Grecia. Convinta che mai nessuna delle sue vecchie conoscenze di Londra avrebbe mai scoperto l’esistenza di una cittadina come Besaid, Morgana rimase molto stupita quando si ritrovò dinanzi al suo vecchio amico Lucas. Si lasciò avvolgere dalle braccia del ragazzo senza protestare, ma non riuscendo a ricambiare, non perché fosse infastidita ma perché ultimamente non riusciva ad esternare il suo affetto. Questo non escludeva il fatto che fosse estremamente contenta di aver ritrovato Lucas e non qualche altra vecchia conoscenza londinese. A lui l’aveva sempre legata un’amicizia sincera, lontana anni luce da quella che aveva instaurato con altre ragazze della sua età più per necessità pubblicitaria che per reale affetto. Un po’ come era capitato con Fabian, anche se in quel caso si era andati molto oltre la semplice amicizia. « Non sono sicuro di voler perdere tempo a raccontarti di me prima di sapere di te, non sono in grado di gestire la mia curiosità. » Morgana non riusciva a smettere di sorridere mentre ascoltava la familiare voce di Lucas che le parlava senza freni. Si strinse nella spalle prima di rispondere alla domanda dell’amico. Cosa ci faceva lì? ”Sono fuggita da Londra e mi sono rifugiata qui.” Quella fu la prima risposta che le venne in mente, ma capì bene che non era il caso di esordire con una cosa del genere. «Ho deciso di studiare qui e di mettere da parte per un po’ la carriera da modella. Voglio una vita più tranquilla.» Una risposta che dopotutto non era una bugia. Era una verità detta a metà, ecco. Voleva allontanarsi dalla vita mondana, fatta di luci che sparivano non appena giravi l’angolo e non servivi più. Voleva allontanarsi dall’ambiente tossico creato da sua madre, che la vedeva più come una macchina da soldi che come una figlia. Morgana voleva semplicemente scrollarsi di dosso quella vita tossica in cui era cresciuta ed era contenta del fatto che si fosse resa conto di quanto fosse dannosa per lei.
    Annuì quando gli disse di non averla mai vista così serena. «Lo sono. Ma tu non pensare di distrarmi facendomi tanti complimenti! Dimmi, cosa ci fai qui?» Lucas, nonostante era l’unica persona che era felice di vedere lì, era anche la più improbabile. Per quanto ne sapesse Morgana, la vita dell’amico non doveva essere poi così brutta a Londra, ma dopotutto lei era la prova concreta che non è oro tutto quel che luccica, quindi anche la vita di Lucas, per quanto forgiata nella nobiltà doveva sicuramente presentare dei difetti. «Non pensavo che una cittadina sconosciuta come Besaid potesse convincerti ad allontanarti da Londra.» Disse ad alta voce, con un tono dolce, gentile, di quelli che lei stessa stentava a riconoscere, abituata com’era a parlare con le persone che la circondavano sempre con un pizzico di superbia. Una volta allontanatasi dalla cattiva influenza della madre anche la sua voce era cambiata. « Ti devo raccontare di me vero? » Gli strinse la mano a sua volta, quasi sollevata nel constatare che riusciva ancora ad avere un contatto fisico con qualcuno, e poi annuì con vigore per rispondere alla domanda di Lucas, mentre tutti i riccioli che aveva si agitavano sulla testa per seguire i suoi movimenti. Era vero, Lucas e Morgana si conoscevano, ma in realtà non si conoscevano veramente, era come se a Londra si fossero conosciuti solo attraverso il filtro di una maschera e adesso avevano l’occasione per rimediare. Si sedette allo stesso tavolo dell’amico, di fronte a lui, guardandolo negli occhi e pronta a pendere dalle sue labbra. Era realmente curiosa di sapere come si fosse evoluta la vita di Lucas nei quasi due anni in cui lei era praticamente scomparsa dalle scene e dalla vita mondana londinese. Se poi il tutto accadeva con sotto il naso un’enorme fetta di torta tanto meglio! Era felice perché nessuno le diceva di non mangiare altrimenti non avrebbe potuto fare il servizio fotografico di turno o non avrebbe potuto sfilare. Mangiava con più scioltezza, Morgana, senza abbuffarsi è chiaro, e questo ricadeva sul suo corpo che adesso aveva un aspetto più salutare. « È iniziata pensando di seguire Theo qui. Ci si trova da più di tre anni adesso, qui è felice. Ricordi cosa è successo alla mia famiglia vero? » Ascoltò e tornò ad annuire a quella domanda, pensando che non fosse il momento di parlare del lutto che aveva affrontato il fratello maggiore di Lucas che, oltretutto, Morgana non aveva ancora visto a Besaid. Non aveva idea che anche Theo si trovasse lì ma, siccome lo aveva visto veramente poche volte nella sua vita, probabilmente neanche lo avrebbe riconosciuto. «Sono veramente contenta di sentire che la tua vita lavorativa procede per il meglio, ricordo che aveva un estro creativo particolare, spero che adesso possa metterlo in pratica!» Era veramente contenta che qualcuno come Lucas stesse provando a realizzare le sue ambizioni, un po’ come stava tentando di fare lei, anche se ancora non sapeva esattamente cosa voleva fare. Di certo non voleva continuare a fare la modella. Morgana stava improvvisando ma, per il momento, la cosa non la preoccupava più di tanto. Gustò il dolce sapore sul palato, lasciandosi andare ad un verso di approvazione. «Caspita quanto è buona!» Non sapeva di essere golosa finché non era giunta a Besaid. Il peccato di gola era qualcosa che nella vita di una modella non si poteva contemplare, sempre secondo sua madre. Tornò a legarsi al discorso che aveva fatto Lucas. «Cosa ne sarà di te? Sei talmente in gamba che io sono convinta avrai un successo strepitoso nel tuo ambito lavorativo. Ed io te lo auguro.» Non c’era falsità negli occhi di Morgana, non più. Tutto ciò che adesso usciva dalla sua bocca era sincero e genuino, anche perché non sarebbe riuscita a fare altrimenti con una persona come Lucas che mai le aveva rivolto la parola solo perché gli conveniva o solo perché una fotografia accanto a lei gli avrebbe assicurato la prima pagina di uno scadente giornale di gossip. « Cosa è successo? » A quella domanda, però, Morgana deglutì con calma e poi abbandonò per un attimo la sua fetta di torta. Si strinse nelle spalle e con le mani si allungò le maniche della maglia che indossava, come a coprirla fino alle dita, come a volersi proteggere. Quella domanda non gliel’aveva posta ancora nessuno e non aveva idea di come rispondere. Anche in questo caso, quindi, improvvisò. «Mi sono resa conto che il mondo della moda non era più il mio mondo. Ho altri interessi che vorrei curare. Mi piace la letteratura, sai? Sto frequentando l’università di Lettere, qui a Besaid.» Si sentiva leggera nel raccontare a qualcuno la verità e nient’altro che la verità, pur con qualche omissione. Di certo non poteva raccontare a Lucas quale fosse l’avvenimento che l’aveva portata a quella consapevolezza, ma era comunque bello poter raccontare ad alta voce quello che le stava succedendo. «Non so se ti è mai capitato di avere una specie di epifania, di capire che dovevi dare una svolta netta alla tua vita…» Era particolarmente appassionata mentre tentava di far comprendere a Lucas cosa fosse accaduto dentro di lei, e nel farlo tentava di aiutarsi con le mani per metà coperte dalle maniche, gesticolando. «…ecco, a me è successo più o meno questo.» Terminò di parlare e riprese in mano la forchetta, per continuare a gustare la torta. Abbassò gli occhi, pur sentendo su di sé ancora gli occhi chiari di Lucas che l’osservavano. Non alzò lo sguardo per timore di leggervi disapprovazione, magari la considerava una pazza per aver abbandonato una vita apparentemente perfetta. Attese una sua risposta, temendo di non essere accettata. Per la prima volta era veramente sé stessa ed era preoccupata di poter non piacere al prossimo.
     
    .
  4.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    I love you, it's ruining my life

    Group
    Elfo magico
    Posts
    737
    Reputation
    +978
    Location
    Middle-earth.

    Status
    Anonymes!
    Abbracciò Morgana con la solita naturalezza che contraddistingueva i suoi movimenti, con il solito impeto delle sue espressioni, ma si rese conto di aver invaso lo spazio personale della ragazza con il suo corpo tanto da averle fatto accettare una coccola imprevista. Si imbarazzò, cercando di recuperare con lei rimettendola a suo agio con una conversazione che fosse piacevole, cercando di rispettare i suoi tempi. Ma Lucas era un uragano anche nei suoi discorsi, perciò per quanto volesse sembrarle pacato ottenne l'effetto di risultare gentile, ma motivato ad avere le sue risposte. Non era previsto, come non avrebbe potuto prevedere di incontrare l'amica modella dopo tantissimo tempo. E lui al suo solito si dimostrò emozionato, non riuscì a contenere l'entusiasmo di ritrovare una amicizia della sua vita di Londra, per quanto non fossero mai stati così stretti da condividere oltre il gruppo che frequentavano, più di qualche conversazione personale, che fosse solo per loro. Guardò Morgana ascoltando le sue parole, si poggiò con le mani al loro tavolo, e si fermò dal compiere altri movimenti gestuali subito dopo aver spostato il grazioso centrotavola con il piccolo vaso di fronte a lui contenente un ramoscello di una pianta che non conosceva - aveva bisogno della sua visuale sulla ragazza per avere tutta la sua attenzione. Morgana gli rispose, sostenendo lo sguardo di Lucas mentre gli parlava del cosa l'avesse portata lì a Besaid. Lucas aspettò il suo turno per risponderle, tenendo il ritmo della conversazione. Non ebbe il tempo di chiederle cosa avesse cominciato a studiare, o commentare che il salto che stava compiendo era in effetti molto diverso dalla vita che aveva sempre vissuto. Voleva carpire di più da lei per capire come esporsi per valutare il suo cambiamento a parole, senza risultare brusco nei suoi commenti. «Posso capire. Una vita troppo in vista può anche stancare. » Cominciò, tenendosi cauto a usare parole che potessero sembrare atte a giudicarla. In realtà lui capiva l'idea di essere sempre sotto ai riflettori, per sua fortuna i suoi fratelli maggiori avevano catturato più attenzione di lui lasciandolo nell'ombra fin quando era bambino, ma diventato adulto aveva cominciato a nascondersi dalle troppe chiacchiere dei tabloid cercando di non sbandierare ai quattro venti chi fosse lui. Adesso che era a Besaid poteva essere un ragazzo come tutti gli altri. Per Morgana doveva essere stato molto peggio, essendo riconoscibile ovunque. « Comunque l'importante è che tu sia felice, se questa strada ti piace di più io sono contento per te. E come ti ho detto ti vedo molto bene. » Continuò, rincuorandola sul fatto che fosse contento per lei. Nella conversazione si era lasciato trascinare ad un gesto molto semplice, che era stato di porgerle una mano sul tavolo, e lei gliel'aveva stretta con più naturalezza, ritrovando un momento comune che forse non avevano mai condiviso, un momento appunto che fosse solo per loro. Allora fu il suo turno, e come aveva cominciato continuò a dettagliare meglio la sua vita in quell'angolo sperduto di mondo, incitato anche dalle sue parole a trascinare il discorso su di lui. « Sì, è stato un imprevisto. A Londra c'è molta concorrenza. Ho cercato un modo per entrare in questa agenzia da solo, senza far sapere chi fossi, e alla fine hanno aperto una nuova sede qui a Bergen e ho pensato di buttarmi. » Dettagliò Lucas, che era sempre molto sincero riguardante il suo percorso lavorativo e il perché si fosse ritrovato lì. Il fatto che la sua casa fosse a Londra era sicuramente un punto fermo della sua vita, anche perché continuavano a viverci suo padre e due dei suoi fratelli. Era anche vero però che era molto difficile per lui pensare di reinventarsi lì quando la sua carriera non era sembrata decollare, o quando comunque ci avesse messo un bel pò a trovare una strada. Alla fine Londra non era sembrata nei piani, non voleva essere assunto perché figlio famoso e non capace, il mondo non avrebbe avuto pietà per lui. E in effetti più si spiegava e più pensava che non fosse così diverso da Morgana il motivo per cui fosse finito lì.
    Rise di gusto quando vide Morgana addentare la torta compiaciuta. Per sua fortuna Liv ricomparse subito dopo portando una nuova fetta di torta per lui: prese la forchetta e tagliò un pezzo assaporandolo a sua volta, sentendo il cacao in superficie sgretolarsi tutto proprio come avrebbe dovuto. « Tu non sai quanto sia felice che la facciano così bene, come si deve. » Disse mentre masticava, biascicando parole e tralasciando il fatto che non avrebbe dovuto parlare con la bocca piena, come un bambino ingordo. Ogni tanto veniva fuori da lui il fatto che sapesse proprio bene come fossero e quali fossero le cose buone, i dolci adatti, le proporzioni giuste, e non perché le sapesse fare, ma perché avesse mangiato cibi così buoni in posti adatti tanto da aver accumulato una esperienza che solo chi la vive in prima persona può comprendere. A differenza della sua famiglia però Lucas per quanto sapesse come distinguere le cose perfette da quelle meno che tali mangiava comunque quello che gli capitava: se fosse capitata a Marian una fetta di Sachertorte senza gelatina di albicocche l'avrebbe lasciata nel piatto, e punto.
    Ascoltò le parole gentili che gli disse Morgana, e si sentì lusingato. Era bello sentirsi apprezzato da qualcuno per via di cosa facesse, indipendentemente da chi fosse. « Ti ringrazio. Spero che questa strada porti bene ad entrambi. Adesso ci siamo ritrovati, dobbiamo recuperare. » Ammise, continuando a mangiare. Si interruppe per bere il tè, che aveva aspettato che diventasse leggermente più tiepido per non berlo bollente. Subito dopo continuando nella conversazione con la ragazza si lasciò andare ad una domanda che non voleva essere precipitosa, ma che dovette sembrarle tale. Morgana cambiò espressione, e si strinse nelle spalle e gli diede una risposta che voleva provare a spiegarsi. Era stato di nuovo irruente. Si affrettò ad alzare le mani verso di lei, quasi volesse interromperla mentre gli spiegava come erano andati quegli anni a Besaid. « Scusami. Non ho alcun diritto di tempestarti di domande. » Si fermò, ascoltando la fine della sua spiegazione. Una epifania poteva essere qualsiasi cosa, e poteva esserle successo un episodio sereno come uno tremendamente sbagliato. Ma lui non aveva davvero alcun diritto di chiedere a Morgana cosa l'avesse spinta a cambiare vita, né però aveva alcuna volontà di ferirla con parole sbagliate. « Mi sono fatto prendere la mano nel vederti di nuovo dopo tanto tempo. » Aggiunse, cercando di mitigare la sua azione con una spiegazione veritiera. Lucas aveva un viso sincero, e cercò di mostrarle un'espressione serena, per quanto gli fosse possibile. Puntò i suoi occhi altrove, dopo averla guardata e vista farsi piccola piccola nel suo maglione scuro, mentre anche lei gesticolava per spiegargli cosa l'avesse spinta fino a lì. « Come dicevo prima è assolutamente normale che tu abbia pensato di cambiare strada. Capita molto più di frequente di quanto immaginassimo da ragazzini. Anche io avrei fatto un favore a tutti rimanendo a Londra, e gestendo le proprietà come notaio, o entrando nell'accademia... insomma avrei potuto fare tantissime cose e invece ho preso in mano la matita e cominciato a disegnare. » Finì per spiegare lui, raccontando una parte di sé nota a tutti. Lucas avrebbe dovuto seguire una carriera completamente diversa, forse avrebbe fatto un favore più utile a suo padre se avesse seguito le orme standard tracciate per lui da altri prima di sé, per quanto la sua generazione fosse oramai lontanissima da quella che avevano vissuto appena un secolo prima i suoi nonni, e anche un pò suo padre da giovane. Oramai era sempre più difficile mantenere un equilibrio tra lo sfarzo passato e rimanere al passo con i tempi. « Sai, non ricordo bene se ne ho mai parlato con il gruppo. Mia madre era una pittrice. In qualche modo non ho ereditato assolutamente niente di lei e non le somiglio affatto, l'unica cosa che è stata solo sua e mia è un modesto talento artistico. » Continuò, mostrandole un sorriso tutto suo, un pò tremolante, sul suo viso che cercava di aprirsi all'empatia verso di lei.
    « Così se ti sembra di aver fatto la cosa giusta è sicuramente giusta. E io ti comprendo. » Aggiunse, per poi finire il suo discorso sull'argomento. Era strano sentire se stesso pronunciare le parole che descrivessero sua madre, un argomento che tendeva ad evitare, perché era come attraversare un campo minato. Lucas aveva perso sua madre da bambino, e la vita spensierata che conosceva era stata rimpiazzata da un gigantesco vuoto e un senso di abbandono che non avrebbe saputo spiegare in altre parole. La sua vita era semplicemente cambiata dall'oggi al domani, ma lui non aveva alcun diritto di lamentarsi, perché la sua vita era una vita fortunata. Nessuno voleva sentire i rimpianti dei bambini fortunati, perché non sarebbe stato compreso. Il diritto di lamentarsi era proprio delle persone che soffrivano, nessuno l'avrebbe ascoltato volentieri.
    Si schiarì la voce, cacciando via i pensieri tristi, tornò a concentrarsi su Morgana, con un sorriso stavolta divertito e gli occhi azzurri limpidi puntati in sua direzione. «Quindi raccontami dell'università. E di te qui.» Cominciò, incoraggiandola a raccontargli solo delle novità belle della sua vita a Besaid.

    Edited by wanderer. - 10/9/2022, 16:57
     
    .
  5.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Weird is beautiful.

    Group
    Member
    Posts
    6,590
    Reputation
    +627

    Status
    Anonymes!

    Morgana Byrne
    21|studentessa|assorbimento
    particolarità altrui
    Outfit

    L’entusiasmo di Lucas era contagioso. Per Morgana era curioso approfondire adesso quel lato di lui, nonostante a Londra si fossero incrociati parecchie volte, ma lei chiaramente all’epoca era tanto superficiale da non rendersi conto di quello che era il super potere di Lucas: l’essere solare. Incrociarlo in quel luogo, parlare con lui, l’aveva automaticamente messa di buon umore, e una cosa del genere, per lei, non era affatto banale. Aveva bisogno di qualcuno che facesse entrare un po’ di luce nella sua vita. Lucas, inoltre, sembrava essere lontano anni luce da quel giudicare sempre tutto e tutti che Morgana aveva riscontrato in parecchie persone a Londra. Almeno nelle persone che frequentavano i suoi stessi ambienti. Non uno sguardo strano o una parola fuori posto uscì da Lucas, quando Morgana gli fece intendere che aveva bisogno di staccare la spina dai luoghi patinati londinesi. Non sapeva, la ragazza, se lo stesse facendo per non sembrare invadente, ma in qualsiasi caso apprezzò la delicatezza con cui reagì.
    Senza saperlo, Lucas, si stava mostrando il tipo di persona di cui Morgana aveva bisogno in quel preciso momento della sua vita, e la cosa le fece sentire il cuore un pizzico più leggero rispetto al pesante macigno che ultimamente portava sempre con sé. Non sapeva se quella sensazione sarebbe durata a lungo, ma decise di godersela, tanto da lasciarsi andare a qualche sorriso mentre parlava con il suo amico ritrovato. Lo ascoltò quando fu il suo turno di aggiornarla. Era confortante ascoltare qualcuno che parlava col suo stesso accento e con cui non doveva sforzarsi ad usare le parole giuste in una lingua che aveva iniziato ad imparare da poco tempo. «Sei stato coraggioso a buttarti così, non è da tutti! Spero che il tuo coraggio venga premiato, davvero! Bisogna essere intraprendenti quando si tratta di cose a cui teniamo particolarmente. Nessuno ha mai combinato nulla rimanendo nella propria comfort zone.» Ammirava Lucas per la sua capacità di adattarsi e di affrontare le incognite con un entusiasmo che lei aveva perduto ormai da un bel po’. L’incontro con Lucas, già abbastanza felice in sé, era reso ancora più allegro dagli ottimi dolci che stavano gustando mentre si davano aggiornamenti a vicenda sulle proprie vite. Morgana annuì con vigore quando l’amico disse che avrebbero dovuto recuperare, adesso che si erano ritrovati: «In quanto novellini di Besaid, penso che non potrò mostrarti bene la città, ma se vuoi possiamo partire insieme alla sua scoperta.» Propose, mostrando un’ironia che pensava non appartenerle più, segno che in compagnia di Lucas si sentiva abbastanza tranquilla e al sicuro. Non temeva che potesse farle del male, il che era un grande passo dal momento che Morgana, ormai, tendeva a non fidarsi più neanche della sua stessa ombra.
    La ragazza mangiò l’ultimo boccone di torta che era rimasto, buono come se fosse stata realizzato in Paradiso, poi scosse la testa con energia, i riccioli bruni che si agitavano ad incorniciarle il volto finalmente rilassato. «Non scusarti, Lucas, era da un po’ che non parlavo così con qualcuno. Le tue domande mi fanno piacere. E poi non credere che questo esuli me dal porti un mucchio di domande.» Continuò a scherzare, abbassando gli occhi sul piatto ormai vuoto. Pensò all’occhiata truce che le avrebbe lanciato sua madre, vedendo che aveva sgarrato la sua dieta per l’ennesima volta. La verità era che a Morgana non importava, si vedeva bene con un po’ di carne in più addosso.
    «Solo talento artistico? Dici niente! Hai idea di quanto le persone cerchino il talento artistico senza mai trovarlo? Tu, invece, che ce l’hai come una dote naturale dovresti approfittarne a più non posso. Sul serio, pretendo di vedere al più presto qualcosa realizzata da quella tua testolina.» Bevve anche lui un sorso di tè dopo aver mostrato l’ammirazione che aveva per Lucas. Era come se, prima di quel momento, si conoscessero ma avessero sempre interagito tramite un velo trasparente tra loro. Ora Morgana riusciva a vedere veramente la persona che aveva di fronte.
    Si strinse nelle spalle quando Lucas l’incalzò a dirgli qualcosa di più sulla sua vita a Besaid. Non c’era molto da dire, la maggior parte del tempo stava defilata, chiusa nella sua camera del campus: «Qui ho una vita molto tranquilla, totalmente opposta a quella londinese. Studio, leggo e ho anche trovato un lavoretto in un negozio di elettronica. Incredibile, vero? Io in un negozio con aggeggi tecnologici.» Sorrise e abbassò lo sguardo ancora, pensando a quanto fosse cambiata la sua vita. Sentiva di essere diventata meno interessante e, paradossalmente, questo le piaceva perché le permetteva di stare nell’ombra, di passare inosservata, proprio come voleva lei. Si rimise in ordine un ricciolo dietro l’orecchio e rialzò lo sguardo: «Tu, invece? Ti stai concentrando solo sul lavoro o stai scoprendo anche la movida di Besaid? Sempre che ne abbia una, non ne ho idea!» Di Lucas ricordava che gli piaceva divertirsi, e non l’aveva mai giudicato per quello, era lecito. Tuttavia si domandò se una personalità solare come la sua potesse veramente dare sfogo al suo lato bramoso di divertimento proprio lì a Besaid che, secondo Morgana, era una cittadina sin troppo tranquilla per Lucas.
     
    .
  6.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    I love you, it's ruining my life

    Group
    Elfo magico
    Posts
    737
    Reputation
    +978
    Location
    Middle-earth.

    Status
    Anonymes!
    c97b1f0322ddc18ce7c06d427b2883b3
    Lucas non era abituato a ricevere complimenti dalle persone che aveva accanto. A parte la rara eccezione di Theo, quando era bambino, e soprattutto dopo che erano rimasti orfani di madre, Lucas era sempre stato incitato da lui, e anche in qualche modo da suo padre. Il resto delle persone che aveva intorno faticava a trovare qualcosa di bello da dire per innalzarlo a sensazioni più sicure, a provare conforto e rispetto per la sua persona, per i progressi che aveva compiuto, a trovare un appiglio e nuova forza per proseguire il suo percorso di carriera improbabile. Era più abituato a persone che lo incoraggiavano in sensi opposti, a credere meno nell'inseguire sogni ma invece fiondarsi a perseguire ideali completamente sbagliati, consigliarlo in direzioni che tacciavano per sicure e concrete, e a lui apparivano ogni giorno più folli. Era diventato difficile pensare di valer qualcosa in alcun senso: in molti avevano consigliato di far finta di niente vivendo di rendita, senza crucciarsi per trovare uno scopo, perché nessuno avrebbe potuto aver da ridire di lui, oppure invece di forzare il suo carattere a seguire quello che il suo ruolo e i suoi pari si sarebbero aspettati da un Howard. Poteva tentare una carriera militare, giudiziaria, oppure politica, cercando di perseguire qualcosa di concreto, che però non faceva parte di lui e sarebbe significato sminuirsi ad accettare di non voler essere se stesso, ripiegando su un immagine che fosse più importante perché pubblica. Morgana era una figura particolare perché rappresentava un'amicizia del passato, una persona che aveva saputo cosa fosse avere una fama e uno stipendio considerevole, che aveva dunque acquisito uno status molto simile al suo o che poteva essere paragonato ad esso. Un complimento da Morgana significava trovare anche nel mondo in cui non credeva avesse potuto avere ricognizione un posto per sé. Sorrise alla ragazza, mentre mangiava un pezzo di torta e alternava le chiacchiere a lei, che mentre riprendeva parola riprendeva la forchetta e mangiava un boccone per sé. « Ti ringrazio. Non sentivo qualcosa del genere da un pò di tempo. » Confessò, con uno strano modo di dar voce ai suoi pensieri. Non sapeva come articolare le sue parole, non sapeva come dipingere per davvero le sue sensazioni in frasi che potessero servire a spiegare a Morgana cosa ci fosse dietro la sua considerazione, la gentilezza, e il coraggio di dire la sua e anche di far stare bene lui. Era qualcosa che apprezzava molto di lei, e poteva dire davvero a gran voce che questa nuova vita le stesse su come si deve, che facesse per lei calzandole a pennello. Gli arrivò la proposta da parte sua di vedere Besaid e di guardarsi intorno come i novellini che erano, ma perlomeno di farlo insieme. Le fece un sorriso sornione, impossibile per lui esimersi dal rispondere come avrebbe voluto, senza farsi scappare la possibilità di dirle qualcosa di più, con una frase cucita apposta perché la punzecchiasse un pò. « È un invito ragionato miss Byrne? Prometti di tener fede alla parola data? » Chiuse un occhio con fare sospettoso, un'espressione che voleva essere un misto tra un occhiolino accattivante e un volerci veder lungo, come se dovesse fiutare una bugia posta a poca distanza da lui. « Lo prendo per un sì, d'altronde ti ho dato anche la prima fetta di torta, mi sei debitrice. » Si affrettò a dire subito dopo, finendo la frase con la forchetta in mano e finendo assieme anche l'ultimo pezzo della torta che aveva davanti, esattamente in sincro con Morgana. « Era proprio buona. » Commentò con una frase che poco aveva di convenevoli ma di sincera estasi sul cibo che aveva cercato di centellinare fino all'ultimo boccone fallendo miseramente e rincorrendo un morso dopo l'altro. Curioso come era di ficcanasare ovunque quando poteva, si rese conto che non gli sarebbe dispiaciuto fare un salto verso la cucina per ingentilirsi la cuoca, che sapeva essere la super nonna di Liv Berg, anche proprietaria dell'esercizio. « Perciò, dove potremmo andare io e te a spasso per la città? Sono qui da poco più di otto mesi, vediamo se sei stata più brava a scoprire quello che io ho scoperto in questo tempo. » Lucas non sapeva stare con le mani in mano. Tra la voglia di passare il tempo in moto e di vedere posti nuovi era stato bravo a raccogliere in poco tempo tantissime informazioni sulla cittadina e sui posti caratteristici. Non gli sarebbe dispiaciuto avere una nuova compagna di avventure da tenere con sé, e che tenesse lui alla larga dai guai. Sentiva che con Morgana poteva chiudere gli occhi e lasciarsi guidare per un pò, cosa che per quanto adorasse lasciarsi fare, doveva ammettere, lo stava portando troppo in là senza più freni. La ragazza sembrava avere più giudizio di lui, e Lucas pensava di attribuire solo punti in più a lei dopo la scelta consapevole che aveva fatto nella sua vita. « Sono pronto. Puoi chiedermi adesso o tenerti il meglio per dopo. » Sentenziò, felice e canzonatorio, al commento della ragazza di volergli porre un sacco di domande. Parlare? Lucas poteva raccontare per ore voli pindarici della sua fantasia senza smettere di suscitare stupore, oppure di volerlo fare. Era un inguaribile seduttore, ci si era riscoperto tale, e aveva una vera passione a raccontare di sé, degli altri, del come vedeva il suo mondo, gli piaceva convincere gli altri di saperla lunga. Per fortuna era anche un ragazzo abbastanza concreto da dire solo cose vere, magari colorate rispetto al grigiume qualsiasi di cose piatte, ma pur sempre vere. Sapeva vedere il bello dietro le cose più piccole, che non era poi cosa da tutti. Morgana passò ad indicare nella conversazione il suo talento artistico, la sua capacità di saper dare vita con le sue mani a qualcosa che avesse una forma e che regalasse emozioni. Si rese conto in quel momento che era quello che pensava di saper fare solo a parole, e che aveva espresso poco prima in pensiero fino all'attimo precedente. In qualche modo questa associazione legittimò la sua carriera in senso assoluto, rendendola ancora più bella. Aveva sempre pensato, di base, che per quanto a lui piacesse quella cosa semplice e bellissima, non avrebbe potuto certo cambiare il mondo con un disegno, una pennellata, qualche colore. A lui non era mai importato di cambiare il mondo, ma era anche piacevole immaginare che potesse renderlo, per alcuni, o molto pochi, un pò per volta, un posto più bello. « Ti posso far vedere i miei progetti quando vuoi. E farò qualcosa anche per te. » Glielo disse senza fermarsi, tutto d'un fiato una promessa muta fatta un pò a se stesso, e a lei ad alta voce. I progetti del suo lavoro a raccontare cosa facesse, e un disegno solo per Morgana. Aveva già in mente qualcosa, che aveva cominciato a prendere forma proprio lì davanti a lei e così lo disse anche in sua direzione, con gli occhi puntati su di lei, mentre l'immaginazione prendeva il sopravvento sovrapponendosi all'immagine che aveva di fronte. Mise da parte per un attimo la sua creazione, quando Morgana finì di parlare della sua vita quotidiana, il suo nuovo lavoro, e la immaginò così nel suo luogo, in un posto che non conosceva ma che provò a pensare, Morgana in mezzo ad ingegni elettronici, e dispositivi di uso correntissimo nel loro mondo digitale. « Una vita tranquilla ed entusiasmante, mi piace. » Sussurrò, prendendo la tazza di té che aveva dimenticato nella foga della conversazione per finire di bere il suo Pu Erh, pensando di doverlo comprare anche a casa, nonostante fosse pigro come pochi di lavare la tazza dopo, anche perché il té serio sapeva essere terribile da ripulire quando lasciato un pò sul fondo. Guardò Morgana di nuovo, un guizzo negli occhi alla sua osservazione sulla movida a Besaid. « Abbastanza... la seconda. » Mormorò, poggiando la mano sul viso, evitando di stare composto sulla sedia per una vecchia abitudine sbagliata, di nuovo vicino a Morgana e al suo viso per sporgersi e parlare solo tra di loro, attento ad intromissioni esterne. « Sì, ne ha una. » Lo disse con più enfasi di quanto avesse immaginato, e si mise a ridere, poi alzò una mano a gesticolare come a dirle che forse aveva esagerato. « Non sei mai stata al Bolgen? E il Labirinto? » Era difficile raccontare a parole in poco tempo tutto quello che sapeva Lucas. Ci sarebbe stato tempo per raccontarsi e dirsi di più, per confidarle quello che aveva scoperto del lato non tranquillo della cittadina, di una vita colorata proprio come piaceva a Lucas, con qualche eccesso che potesse misurare senza perdercisi dentro. Era il suo superpotere, vedere le cose belle e realizzarle, d'altronde. Poi ci pensò su davvero, un lampo di genio nella sua mente, e si disse che era perfetto per poterglielo raccontare. « Prometti di non spaventarti. Ti faccio vedere. È esattamente questa la mia particolarità. » Si sfregò le mani come se potesse far leva e carica su quel gesto per prendere forza per attivare il suo potere. « Non è un potere spaventoso, è una cosa molto semplice. Io la chiamo telepatia. Posso fartela vedere. » Le sorrise, contento di aver trovato un modo per raccontarle un pezzo di sé in maniera totalizzante e coinvolgente. Non le disse altro, convinto che non avrebbe avuto la stessa sorpresa se le avesse rivelato troppo prima: glielo avrebbe spiegato dopo averle mostrato la sua visione. « Pronta? 3, 2, 1. » E cominciò. Lucas si impegnò, canalizzando la presenza di Morgana che aveva di fronte, chiuse gli occhi per concentrarsi meglio, e la distanza così ravvicinata e l'impegno che ci mise fece sì di essere totalmente in sintonia con lei. La raggiunse, come se potesse visualizzarla nella sua essenza e non nella persona, nello sforzo della sua mente, nella possibilità che aveva Lucas di avere una profonda connessione con gli altri tramite la sua telepatia.
    Si allacciò a Morgana, e lo pensò nel modo buffo che aveva di rappresentare per davvero il suo potere, rendendosi conto di poter trovare una corda, un cavo, un filo del telefono immaginario e allacciarsi a lei, e poi lesse nei suoi occhi spalancati quando Lucas li riaprì che lo vedeva anche lei. Le proiettò le immagini del Bolgen, l'edificio a mattoni gigantesco proprietà del suo amico Paul. Le fece vedere le feste notturne, le notti passate al bar, a ballare, le serate coinvolgenti, le fece ascoltare la musica altissima e le casse che tuonavano fendendo l'ambiente con la forza del suono. Le fece vedere qualche immagine di quelle belle, eliminò la parte scottante che non sarebbe interessata a Morgana, se la tenne per sé, con l'emozione a colorargli le guance e l'imbarazzo di esserne divertito. Le fece vedere una notte al labirinto, i colori, ed il modo incredibile del locale di rappresentare una realtà alternativa, che non era in VR ma davvero vissuta sulla propria pelle. Poi rise, lasciò andare le immagini, e aspettò che lei assimilasse la visione per poter anche commentare quello che aveva visto, un passo alla volta.

    Edited by wanderer. - 11/9/2022, 17:04
     
    .
5 replies since 7/9/2021, 15:50   198 views
  Share  
.
Top
Top