I knew who I was this morning, but I've changed a few times since then

Role libera | Sera | 25.09.2021

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    Un paio di anfibi spuntavano dallo schienale della sedia girevole mentre una serie di schermi mostravano diversi volti, diversi dati, diverse vite. Una cantilena appena sussurrata era l'unico suono a parte quello delle ventole dei pc alle spalle della ragazza seduta in maniera scomposta, la testa dove avrebbe dovuto stare il suo posteriore ed i capelli dalle punte colorate di rosa e azzurro che pendevano sfiorando appena il terreno, acconciati in due codini. Il telefono squillò e la sedie iniziò a tremare prima di fermarsi. I piedi non si vedevano più, l'unica cosa che si riusciva a notare era il cumulo di capelli e vestiti a testa. La ragazza alzò la testa, gli occhi spiritati «SONO SVEGLIA, SONO SVEGLIA!» La voce acuta rispose all'auricolare dotato di microfono, assordando chi era dall'altra parte Gudrun, sei tu? La risatina che ne conseguì non preannunciava nulla di buono. La ragazza si rialzò, sedendosi raggomitolata sulla sedia mentre continuava a sorridere al proprio riflesso su uno schermo nero «Risposta sbagliata, zucchero» L'uomo dall'altra parte del telefono sbuffò, probabilmente massaggiandosi il ponte del naso con pollice e indice -o almeno così era come se lo immaginava l'operatrice che gli aveva risposto-, prima di rispondere Harlequin sei tu vero? Un attimo di silenzio «Esatto, quella divertente. L'unica ed inimitabile. Preferivi forse la verginella sorridente o la cinquant'enne che mi sta rovinando i polmoni a forza di sigarette?» Lavorare con Harlequin poteva essere tremendamente divertente o tremendamente estenuante se si aveva la sfortuna di trovarla in una delle sue giornate no. «Dimmi caro, cosa posso fare per te?»
    [...]
    Ma dobbiamo proprio conciarci in questo modo? Stiamo andando a bere da sole... La ragazza che camminava da sola per strada, tra i vicoli più bui e pericolosi di Besaid, si diede un paio di botte alla tempia destra, fermandosi e scrollando la testa come se un'insetto le fosse rimasto impigliato tra i capelli o un uccello avesse deciso di fare il nido proprio nel raccolto multicolore che aveva deciso di creare quella sera. Harlequin non era il tipo da abiti tranquilli e seriosi come le sue controparti. Preferiva le cose colorate e appariscenti, qualcosa che l'avrebbe fatta rimanere nella mente dei poveri sfortunati che avrebbero avuto occasione di parlare con lei o anche solo vederla. «Ehi, Gudrun. Chi è al comando? Quando sarà il tuo turno potrai tornare a indossare i tuoi completini da suora di clausura timorata di Dio» Esatto, stava parlando da sola. Un barbone, svegliato dal rumore, la guardò passare stropicciandosi gli occhi per essere sicuro che fosse reale. Guardò la birra che teneva in mano, il bottino di una giornata di elemosina, e la posò ritenendo di aver bevuto troppo per quella sera. Riusciva ancora a vedere quella specie di alieno vestito di paillettes dai capelli rosa e azzurri. Sbucò appena da dietro il cassonetto a cui si era appoggiato e la vide barcollare lentamente sui tacchi a cui non doveva essere abituata Beh... Gudrun non ha tutti i torti a dire il vero... Le botte questa volta andarono alla tempia sinistra. Avere a che fare con altre due personalità, all'interno della propria testa, sarebbe stato estenuante per chiunque. Per Harlequin lo era ancora di più visto che spesso e volentieri sbucavano fuori quando voleva fare qualcosa di folle o fuori dall'ordinario. Il che voleva dire avere costantemente altre due voci nella propria testa che credevano di poter mettere bocca in qualsiasi cosa la ragazza decidesse. «Si si, quando dovrò seppellire il mio quindicesimo marito ti chiederò qualcosa, Widow» Era quasi arrivata davanti al locale, le poche persone per strada la guardarono esterrefatti e cambiarono strada controllando che la pazza non li stesse seguendo. Harlequin li osservò con un sopracciglio alzato per poi fargli una boccaccia, sentendo le altre sbuffare in segno di disapprovazione. Lei invece scoppiò a ridere, scuotendo la testa mentre continuava ad avvicinarsi all'Egon Pub. Si fermò davanti al locale, osservandolo ed inspirando a pieni polmoni prima di entrare a grandi passi. Avrebbe bevuto un paio di drink, forse qualche cicchetto, si sarebbe buttata in pista e poi dritta a casa a dormire. Sarebbe stato compito di Gudrun smaltire i postumi della sbornia, la mattina dopo, mentre lei se ne stava bella tranquilla a dormire.
     
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