✨🎃Halloween 2021 ad Hogwarts!🎃✨

Evento di Halloween del Forum!

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  1. Paraortometa
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    L’occasione era troppo ghiotta per essere persa. La possibilità di andare ad Hogwarts anche se solo per una notte, la possibilità di vedere la scuola di magia e stregoneria più famosa al mondo, sia babbano che magico, dopo che la mente della scrittrice più ricca d’Inghilterra l’aveva immortalata nei suoi sette libri, che aveva letto, anche se preferiva gli ultimi ai primi, forse per lo stile più adulto e i temi trattati. Era un ballo formale, se così si poteva dire, e tutta Besaid era invitata, probabilmente oltre ad altre città particolari, speciali come la loro, se ne esistevano. Certo si doveva essere maghi, o creature particolari. Nel suo caso, anche se non aveva mai frequentato alcuna scuola di magia, sapeva di essere speciale, e la bacchetta della madre era ben protetta in una delle pieghe del vestito. Cedro, dodici pollici e tre quarti, criniera di Kelpie, inflessibile, normalmente riposta nella sua custodia di velluto giallo e legno di noce con l’insegna di Ollivander incisa a fuoco. Si guardò un ultimo momento allo specchio del bagno, controllando che il trucco leggero e volutamente pallido fosse a posto. Aveva optato per un trucco che la rendesse simile a una persona pallida, esangue senza sfociare nel sembrare una vampira o simili, più una che non prendeva il sole da molto molto tempo. Le labbra erano coperte da un sottile strato di rossetto bluastro, come il trucco infossava gli occhi e lo stesso valeva per gli zigomi, dando l’impressione di un volto emaciato, elegantemente pauroso. Si complimentò per essere riuscita così bene a seguire un tutorial su Youtube, e si sistemò il vestito, lungo ed elegante, totalmente nero, con maniche inserti in pizzo sul davanti e maniche sempre in pizzo aperte dal gomito in giù, così che erano contemporaneamente maniche e scialle. Se il davanti era accollato, la schiena era totalmente scoperta, la linea fasciante del vestito a scendere accarezzandole dolcemente i fianchi per poi allargarsi alle ginocchia in un taglio a sirena non fasciante. Non visibili per via del lungo orlo della gonna, delle scarpe nere in vernice dal tacco medio, ottime per ballare, se fosse stato necessario. Si avvolse il mantello in velluto nero sul corpo, allacciandolo sotto il collo, coprì la testa con l’ampio cappuccio, così da renderla quasi simile a un Dissennatore anche se molto meno pauroso, e uscì di casa, diretta alla spiaggia, dove con altri si imbarcò su un vascello fantasma, dalle vele nere e rotte, il legno scuro e ricoperto di mitili. La ciurma, esseri eterei e verdastri, che silenziosi si muovevano con occhi vuoti scansando gli ospiti viventi, emanavano un freddo ancestrale che entrò oltre il pesante mantello, facendole stringere le mani attorno al corpo per un secondo. Con un grido silenzioso il capitano, vestito in alta uniforme verdastra come il resto di lui, diede il via al viaggio, portando il vascello lontano dalla spiaggia, invisibile ai babbani, per poi immergerlo. Il viaggio apparì come un lunghissimo istante, così che quasi senza che lei se ne accorgesse emersero nelle acque del Lago Nero, dove un molo creato appositamente ed illuminato da zucche volanti e sghignazzanti aspettava gli ospiti, mentre elfi domestici truccati da zombie e da scheletri controllavano che tutto andasse bene ed indicavano la strada verso il castello, comunque illuminata da innumerevoli lampade fluttuanti. Camminò lentamente, godendosi le luci, il paesaggio, notando come nella vicina foresta si vedevano altre luci, più piccole, che illuminavano appena figure mitologiche che sapeva essere centauri, mentre portata dal vento sentiva l’ululo di gioia dell’Acromantula, felice come tutti che fosse la notte più spaventosa dell’anno. Il castello si mostrò in tutto il suo splendore, illuminato dall’interno da infinite candele e luci, le ampie finestre come occhi nel buio che la osservavano e le sussurravano di entrare. Seguì il sentiero, seguì gli elfi domestici che si prodigavano in buffi inchini e accenni di grida di terrore a questa o quella zucca intagliata che sfrecciava nell’aria, le bocche sghignazzanti che parevano muoversi e pronte a mordere, anche se solo per gioco. Le porte del castello e poi della Sala Grande si aprirono mostrando una sala addobbata perfettamente in modo sfarzoso e strabiliante. Candele e zucche dalle luci bianche e arancioni fluttuavano nell’aria e nella nebbia che riempiva la parte superiore della stanza, creando figure e danze al suono della musica di sottofondo, proveniente apparentemente dall’aria stessa e non dal gruppo delle Sorelle Stravagarie in grande spolvero. Grandi tavoli ricoperti di cibo e bevande erano pronti a sfamare e dissetare dai più piccoli ai più esigenti, dal succo di zucca al whisky incendiario, passando a punch che rendevano la lingua viola o i denti aguzzi, oltre a pasticci di carne e castagne, torte salate, pasticcini e pizzette all’alito di drago.
    Si mise in coda con gli altri invitati, coloro che come lei ancora non avevano salutato e non erano stati salutati dal cappello parlante. Il suo turno arrivò velocemente. Il cappello l’aspettava, e lei aspettava lui. Si slacciò il mantello, facendolo cadere a terra con eleganza, immediatamente fatto evanescere dai sempre discreti e presenti elfi domestici. Sapeva che quando le sarebbe servito, lo avrebbe trovato. Il cappello si appoggiò leggero sui suoi capelli, acconciati in modo semplice, e dopo alcuni borbottii incomprensibili la smistò tra i Tassorosso. Magdalena sorrise per un secondo, ne era praticamente certa. Era una grande lavoratrice, quello era indubbio, non avendo il coraggio di altri, o l’intelligenza di alcuni e sicuramente la furbizia, per quanto presente in lei, non era certo la sua dote principale. Ringraziò con un inchino il cappello, già intento a smistare altri invitati, e si diresse verso il buffet, dove decise per un punch poco alcoolico e dal sapore di zucca, i colore arancione striato di rosso sangue senza mai miscelarsi. Sapeva di spumante, con le bollicine che le solleticarono il naso, e di zucca al forno, salata al punto giusto eppure dal fondo dolciastro e gradevole. Prese alcune tartine nere e verdi, incerta sul loro gusto, ma decisa a sperimentare, e si lasciò trasportare dalla musica, guardandosi in giro. Fu ad un tratto che riconobbe la sua amica Eira, bellissima come sempre. Si avvicinò a lei di schiena, scansando a ritmo di musica altri invitati, sfiorandole con la mano destra, nella sinistra aveva il flûte del succo alcoolico, la spalla.
    “Ciao, sono felice di vederti qui, era un’occasione che non si poteva perder. Come va? Sei qui anche tu da sola o come spero in compagnia di qualcuno?” le chiese.
    Finito di scambiare quattro chiacchiere con lei, l’attenzione le cadde su una figura dai lunghissimi capelli bianchi, vestita come un vampiro ottocentesco, ma dalle forme decisamente femminili. Era incuriosita da lei, sembrava emanare una sorta di luce interna, come se fosse sovrannaturale. Eppure, non sembrava un fantasma. La seguì con gli occhi, mentre si dirigeva al tavolo degli alcoolici e poi si allontanava pochi secondi dopo, seguendo il ritmo della musica con la testa e con i fianchi. Ne era attratta, tanto che si ritrovò a seguirla mentre la vedeva uscire dalla sala, probabilmente diretta all’esterno. Un elfo si avvicinò a lei quando fu quasi pronta ad attraversare nuovamente la grande porta di ingresso, porgendole il mantello per poi scomparire come mai esistito. Magdalena non poté nemmeno ringraziarlo tanto fu veloce, mentre si allacciava nuovamente il mantello e seguiva la figura oltre le porte di Hogwarts, oltre i sentieri illuminati che aveva seguito, mentre si buttava verso il lago, l’alone attorno a lei più forte, come per permetterle di vedere attorno a sé, dandole la parvenza di una figura spettrale e fantastica, perfetta per quella notte. Il vento muoveva l’acqua del lago gentilmente, un leggero sciabordio udibile però anche da decide e decine di metri, nel silenzio della notte e lontano dalle vie calpestate dai mortali. La figura si fermò, sparendo nel buio, la sua luce spentasi come una apparizione. Magdalena si avvicinò lentamente, quasi titubante fino a dove era la sconosciuta.
     
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