✨🎃Halloween 2021 ad Hogwarts!🎃✨

Evento di Halloween del Forum!

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  1. .vale.
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    Agili le sue dita scorrevano sul pregiato tessuto del suo abiti da cerimonia, distendendo le piccole pieghe che il viaggio in aereo aveva regalato a quel capo. I suoi occhi, perennemente annoiati e contornati da profonde occhiaie scure, lambivano il suo riflesso all’interno dello specchio. Abraham aveva, quantomeno in apparenza, l’aspetto di una persona perbene, di un adulto che aveva superato i conflitti interiori e familiari e che aveva deciso di prendere in mano la sua vita, ma non vi era nulla di più falso. Coperto da quel mantello di perfezione e dai costosi gemelli che lo decoravano, era invero ancora un ragazzino viziato, un rampollo senza arte né parte che — chiaramente per non perdere i suoi privilegi — si era piegato e continuava a piegarsi al volere dei suoi genitori.
    Ebbene, quando la voce di sua madre riecheggiò in un fastidioso « Abraham, la carrozza è arrivata. Ti aspettano alla riunione degli ex alunni. », non poté che voltarsi e annuire a quella donna dallo sguardo simile al suo. E, d’altro canto, come avrebbe potuto fare altrimenti? Come avrebbe potuto anche solo pensare di provare a scontentare i suoi genitori? Come avrebbe potuto fantasticare su una vita scevra da condizionamenti e obblighi di facciata?
    Sicché si concesse ancora qualche secondo di vanità per sistemare i suoi capelli scuri e, dopo aver salutato con un bacio sulla guancia i suoi genitori, si diresse verso il cortile della sua nuova abitazione, ove trovò ad attenderlo una sfarzosa carrozza e quattro meravigliosi cavalli alati.
    « Buonasera. »
    Il tono con cui salutò il cocchiere fu oltremodo misurato e naturalmente intriso dal suo fortissimo accento americano. Viveva a Besaid da ormai molto tempo, eppure — malgrado l’impegno profuso non fosse affatto indifferente — Abraham ancora incarnava lo stereotipo dell’anglofono medio che non riusciva ad apprendere lingue diverse dalla propria e ciò un po’ lo disturbava. Ad esser franchi, della sua vita attuale lo disturbavano diverse cose — la carenza di tempo da dedicare alla sua più grande passione, la musica; la mancanza di amicizie solide con cui trascorrere i pochi momenti in cui non lavorava; la presenza della povera Riley Møller e l’impossibilità di potersi avvicinare a lei come avrebbe voluto —, tuttavia questa era una storia di cui non era pronto a parlare. Non in quel momento e probabilmente mai.
    Alla indugiò qualche attimo per osservare i cavalli alati, per tendere la mano verso uno di essi e lasciarla scorrere fra gli ispidi crini color miele. Erano meravigliosi, quella bestia lo era, ma aveva il difetto di rappresentare tutto lo sfarzo da cui egli non riusciva a sottrarsi. « Forse potrei iniziare da oggi e boicottare questo stupido evento ad Hogwarts. », pensò fra sé e sé, prima di convenire che una “triste e ricca vita” era pur sempre meglio di una “triste vita” ed accomodarsi fra i sedili di seta della carrozza.
    Un paio d’ore erano trascorse dal momento in cui il suo viso aveva aderito al vetro della carrozza, ma Abraham sembrava poco intenzionato a muoversi o ad avere una qualsiasi reazione. Si limitava ad indossare un’espressione annoiata, a domandarsi cosa avrebbe provato quando avrebbe scorto il Castello di Hogwarts dall’alto. Si sarebbe sentito a casa? Si sarebbe sentito a disagio? Si sarebbe vergognato al punto di desiderare che una voragine si aprisse sotto i suoi piedi? Non lo sapeva e il non saperlo lo rendeva piuttosto inquieto.
    Così il suo piede sinistro batteva sulla moquette, producendo un suono che gli feriva l’udito, ma che gli dava l’idea di esser ancora vivo, di poter controllare quantomeno il silenzio. « Devo chiedere al cocchiere di tornare indietro. », fu il pensiero che tuttavia lo ruppe davvero, ma che presto fu spazzato via dalla consapevolezza di esser ormai giunti a destinazione e di doversi comportare come suo padre avrebbe voluto.
    « Come se, poi, in passato io abbia onorato il mio cognome. » si disse con estremo cinismo, mentre scendeva dalla carrozza e solcava l’unica erba del cortile. Quel posto non era affatto cambiato, era decadente e rustico proprio come la prima volta che lo aveva visto ed esattamente come quando lo aveva salutato con la speranza di non rivederlo mai più.
    A quel pensiero, dovette prendere un respiro profondo, prima di seguire il flusso di persone che si avviavano verso la Sala Grande. Non conosceva nessuna di loro e ciò un po’ lo rincuorava, perché voleva dire che neppure loro lo conoscevano, che non erano stati ad Hogwarts negli anni in cui Abraham Anderson e la sua combriccola rovinavano la vita ai loro coetanei.
    Non appena mise piede all’intero del vasto luogo di ritrovo, però, i suoi occhi dalle sfumature nocciola si posarono su un viso che per poco non lo fece trasalire. Abraham la riconobbe istantaneamente, la vide sedersi al tavolo dei Corvonero con la medesima paura di decenni prima e allungare la mano verso il succo di zucca. Marilù Armstrong — nome per cui Abraham l’aveva presa in giro per sette lunghi anni — non era cambiata di una virgola e ciò lo destabilizzava. « Forse potrei andare da lei e fare come in quei film dove il bullo si scusa con la vittima per tutto quello che le ha fatto passare. » osservò fra sé e sé, prima di voltarsi a causa di una pacca sulla spalla appena ricevuta. « Mr Anderson! Pensavamo ti fossi perso. » contestualmente proruppe un Ex Serpeverde, che — indossando l’espressione strafottente cara anche al nostro protagonista — lo trascinò nell’angolo dove anni addietro sedevano per ridacchiare degli altri od orchestrare qualche scherzo di cattivo gusto, dimostrandogli che in fondo non era cambiato un bel niente.

    Edited by ~ Vale - 27/11/2021, 10:11
     
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