Vorrei che tu venissi da me in una sera d'inverno

mads ft. freya | 30.01.22

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    1,188
    Reputation
    +1,555
    Location
    Al di là dei sogni

    Status
    Anonymes!
    tumblr_pc6xyw6gD71sx8vito6_400
    Mads Astrid Falco Dahl
    '84 | mutazione sessuale | sheet
    La strada fuori dall’officina era stranamente vuota, come se la città si fosse fermata per qualche istante. Nessun passante che se ne andava in fretta su e giù, carico di borse o borsette, nessun tacchettio di donna disturbava il loro lavoro. La pace esterna, veniva interrotta soltanto dal rumore metallico di attrezzi che andavano a scontrarsi contro la lamiera dei veicoli sotto controllo. L’officina era posta in una strada limitrofa al centro, comoda da raggiungere ma lontana dal via vai cittadino. Il piccolo magazzino dove il Boss aveva costruito la sua officina meccanica, era diventato per Mads la parte della sua vita sotto copertura che gli piaceva di più. Lì si sentiva a suo agio, tra i grugniti degli uomini che ci lavoravano, perché tutti loro non amavano troppo far conversazione. Questo, gli rendeva il tutto più facile: nessuno faceva domande, lui non doveva dare risposte ed il massimo che potevano fare insieme, era fermarsi a bere qualche birra dopo il lavoro quando aveva il turno di sera il mercoledì. Le pareti, piene di materiale utile al lavoro e nei piccoli spazi vuoti, i classici calendari sexy che sembravano essere una regola per posti come quelli.
    Mads neanche più ricordava il nome natale del Boss, talmente era tanto il tempo che questo era diventato l’unico modo con cui lo chiamava. In realtà sapeva benissimo quale era il suo nome, aveva la sua scheda anagrafica ben stampata in testa, sapeva anche quali marche di cibo o di alcolici preferiva e persino a che ora finiva per andare in bagno eppure, quello era il modo migliore per mimetizzarsi là dentro. Il suo lavoro reale non l’abbandonava neanche quando era sotto copertura ma sapeva bene Mads che on poteva sempre risultare così attento agli occhi dei cittadini. Doveva sporcare le sue capacità, sopire quei talenti che il lavoro al B6-D gli aveva portato a sviluppare fin da quando era bambino. Era stato un incubo per lui, perché non aveva mai conosciuto la vita dei semplicissimi umani. Fin da piccolo i suoi genitori gli avevano inculcato in testa quei metodi che loro stessi avevano imparato per lavoro e per Mads, era quella la normalità. Era migliorato, da quando era stato spedito ad Oslo dove per qualche anno, aveva vissuto una vita più sedentaria e meno d’azione. Spesso si chiedeva se era per quello che l’avevano mandato via, o se come gli avevano segnalato sulla missione “aveva bisogno di un umo fidato che valutasse l’altra sede”. Fatto stà, che laggiù aveva potuto condurre una vità più umana, costruirsi una realtà parallela che non era poi così distante alla vita, si di responsabilità, ma più di ufficio che doveva tenere. Per la prima volta in vita sua aveva iniziato ad avere anche una relazione che sembrava funzionare, una persona di cui prendersi cura e con cui passare del tempo. Poi aveva iniziato a scalpitare, bisognoso di tornare alla sua origine, a ciò che era sempre stato e il B6-D, glielo aveva permesso. D’altronde Mads era uno degli agenti migliori che avevano, uno di quelli che non era stato adottato ma che era nato all’interno della loro realtà. E così, la vita normale aveva iniziato ad andare a puttane, come era sempre successo e motivo per cui si era ripromesso di non impegnarsi più in qualcosa che sapeva fin da prima, sarebbe stato un buco nel vuoto. Osservava i ragazzi intorno a lui e si chiedeva come avrebbero reagito, se avessero saputo. Cambiava gomme e tergicristalli, lucidava i cruscotti e quando gli altri più esperti di lui aveva finito di sistemare le parti meccaniche, si occupava di controllare l’olio e di cambiarlo se fosse stato necessario. Mansioni base che aveva imparato in fretto a fare, senza pesare troppo sugli altri. Osservandoli in silenzio, aveva imparato anche a mettere mano nei cruscotti ma questo, portava Mads nuovamente ad essere l’agente e non l’aiuto meccanico.

    Quel giorno, come tutte le altre volte che finiva un turno mattiniero, Mads aveva decisamente bisogno di tornare a casa a farsi una doccia. Sporco di olio e fuliggine(?), buttava i vestiti dedicati al lavoro in terrazza a prendere aria e si infilava sotto la cascata sgorgate di acqua bollente. Gli piaceva il contatto dell’acqua calda con la sua pelle, non lo trovava fastidioso come molti altri e si rilassava facendo il punto della situazione mentale. L’odore del bagno schiuma al pino verde che usava ormai da anni, riempiva il vapore che lo risucchiava, mentre per finire la doccia invertiva la posizione della levetta lasciandosi svegliare dall’acqua gelata che gli provocava dei brividi lungo tutto il corpo. Sapeva che era importante per aiutare a tonificare i muscoli e la pelle, oltre a rafforzare fisicamente degli stadi che poteva trovare in battaglia. Alle 16.00 aveva fissato con Sibylla per fare un allenamento, nonostante non ne avesse più bisogno, gli piaceva passare quel tempo con lei perché lo temprava sia fisicamente che psicologicamente. Era inoltre, l’unica che lo conosceva così bene da sapere esattamente le sue mosse e questo, la rendeva un avversario più divertente da sfidare perché lo portava a doversi reinventare sempre. Stessa cosa, valeva per lei.
    Aprì il frigorifero, pronto a guardare cosa gli fosse rimasto della spesa fatta ad inizio settimana e doveva ammetterlo, era vuoto. Il venerdì arrivava sempre agli sgoccioli, piangendo sia di alcolici che di cibo, tanto che dovette inventarsi una pasta con gli avanzi che era riuscito a racimolare. Più tardi penserò anche a te farfugliò, richiudendo la porta del frigorifero dal quale aveva preso l’ultima birra rimasta, che poi decise di rimettere dentro e riservare alla sera qualora non fosse riuscito a passare al supermercato.
    Ciao angelo azzurro salutò Sibylla, una volta arrivato alle sue spalle nella stanza d’allenamento dove si erano dati appuntamento. Le lasciò un bacio sulla testa, come era solito fare per infastidirla. Era un gesto di affetto, lei lo sapeva bene ma gli sottolineava quanto fosse più bassa rispetto a lui e la cosa sembrava non andargli molto giù. Rispose con un attacco, come già Falco immaginava tanto che riuscì a schivarla sempre la solita irruenta.. io che ti saluto con amore e tu, tu mi tratti così la prese in giro, mentre gettava il giubbotto imbottito in pelle nera da una parte. Adesso erano pronti all’azione, fin quando non vennero interrotti dall’allarme. Non un allarme normale, di quelle che suonano per avvertire che c’era un intruso all’interno della B6-D. Era un allarme diversa, quella che chiamava i medici interni all’azione. Merda esclamò Mads, bloccando un calcio di Sibylla all’altezza del viso. Anche la donna si immobilizzò, aprendo l’udito a quel suono. Andiamo a vedere rispose lei, tornando in posizione retta e recuperando a sua volta la giacca che aveva buttato in un angolo. Non sapevano cosa fosse successo, erano solo stati avvisati che la squadra 3 sarebbe uscita per una missione ma non si erano dilungati nel vedere in cosa consisteva. Probabilmente era stata più brutta di quanto immaginavano ed in quel momento, Mads stava maledicendo l’organizzazione per non aver mandato fuori anche lui. Non si sentiva imbattibile, ma sapeva di essere tra i migliori perché era nato per quello.
    Che cos’è successo? chiese ad un collega che correva affianco ad una barella. Era un operativo, ferito su tutto il lato destro del corpo. Sanguinava ed aveva gli abiti ridotti una pezza Sono stati attaccati a sorpresa tagliò corto, mentre ormai la testa di Mads aveva rivolto l’attenzione alla barella successiva. Una testolina rossa dai capelli lunghi attirò la sua attenzione, nonostante fosse inerme sdraiata sul lettino. Si avvicinò a questo, aiutando a trasportarla verso la zona dell’infermeria che cazzo è successo? chiese adesso più imperativo, mentre lasciava correre i suoi occhi tra quelli della donna ed un collega che era in esterna con loro. Sono entrati nel camioncino della scientifica rispose lui, più per paura di Mads, che per rispetto. Gli occhi erano arrabbiati, sembravano voler scavare dentro per ricevere le informazioni di cui aveva bisogno ma sapeva che non le avrebbe ricevute. Voleva soltanto sapere perchè non avevano mandato lui in missione, perché avevano rischiato così tanto. Se ci fosse stato lui, Freya sarebbe stata al sicuro. Quella stessa Freya che vide scomparire dietro la porta bianca e asettica dell’infermeria (che era in realtà più un campo medico base).
     
    .
0 replies since 30/1/2022, 22:23   50 views
  Share  
.
Top
Top