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Aveva rigirato il biglietto tra le mani, da una parte all'altra delle dita lunghe, tastando la superficie dell'invito per saggiarne la ruvidezza della carta sulla pelle. L'aveva lisciato perché non sgualcisse, perfettamente diritto contro i suoi polpastrelli. Bella aveva molte idee a riguardo di quella sera. L'evento richiedeva la sua partecipazione per una raccolta fondi a cui tutte le persone prominenti di Besaid erano state invitate, assieme alla politica al completo. Essendo candidata ufficiale alle prossime elezioni come assessore alle politiche interne anche Bellatrix aveva ricevuto il suo invito, ed essendo quello un evento che non poteva lasciarsi sfuggire per mettere in mostra la sua figura, era necessario che partecipasse con un attire impeccabile. Aveva commissionato un abito che aveva adorato al primo sguardo, uno scenografico tailleur pantalone Armani che la rendeva a tutti gli effetti ineccepibile, e richiamava la sua immagine di assoluta novità che voleva dare alla politica, con le sue idee sul ringiovanimento delle caste e dello slittamento delle fasce di reddito che continuava a proporre come emendamento, punto cardine della sua campagna politica. Le piaceva giocare con gli abiti, giocare con il proprio abbigliamento vestendosi da uomo e mostrando il suo profilo con un'acconciatura semplice ma che le assottigliasse il viso e la rendesse spigolosa, precisa, avvenente ed arrogante, proprio come voleva essere lei. In un mondo di uomini doveva essere meglio di loro, sotto tutti i punti di vista. L'aspetto era un inizio, e come lei diceva sempre, le apparenze erano tutto. Si era presentata all'evento in anticipo, arrivando assieme al suo fedelissimo Egon, che la accompagnava a tutti gli incontri annunciati di profilo pubblico come quello. Era passato un anno dall'evento di fondazione, e lei non aveva partecipato alla festa dell'anno successivo perdendosi per la prima volta da quando era a Besaid un evento pubblico di quella portata. Aveva giurato a se stessa che non avrebbe più rimesso piede dopo allora, da quella terribile notte in cui aveva vissuto la propria morte e quella degli altri con lei. Alcune cose erano state diverse da quel momento in poi, e in qualche modo, qualche spigolo era stato smussato, le cicatrici sanate, dai rapporti stabili che erano nati subito dopo tra i ragazzi che si erano ritrovati a vivere quella vicenda. Lei aveva stretto un legame con Max, che l'aveva salvata dal cedere ad un primo momento di debolezza, e che non sapeva cosa avrebbe potuto comportare dopo, ma quel qualcosa l'aveva comunque tenuta in piedi, dal soffrire forse ulteriormente, chissà. Era una persona che faceva parte del suo passato, e che aveva incrociato la sua vita quando era stata la persona di Astrid, e questo tornava a collidere con la Bella di allora, lasciandola assorta di fronte alle decisioni che prendeva adesso, e che seppur non la facessero indietreggiare la facevano sempre pensare. Lei ed Astrid avevano avuto modo di parlare da allora, raccontarsi la loro storia che avevano lasciato nel loro passato. Volevano chiarirsi, volevano trovare risposte, ma tante cose erano state omesse, anche dopo aver vissuto una vicenda simile, forse un senso di chiusura per Astrid era avvenuto, ma in lei aveva risvegliato emozioni assopite e addormentate. Non sapeva se volesse tornare a viverle. Per fortuna in tutto quel trambusto, c'era Egon con lei. Da allora non aveva lasciato il suo fianco in nessuna occasione, e avevano traslato il loro rapporto in una fase nuova, più umana, più diretta, come se Bella si fidasse così completamente di lui da sentirsi libera di essere se stessa, senza maschere e senza compromessi. Amava quell'uomo alla stregua di Sirius e Vega, i suoi fratelli stellari, come le piaceva dire, sollevando più di un sopracciglio di curiosità nelle persone a cui si raccontava, e ovviamente la sua sorella mancata Nora. Egon l'aveva portata nell'auto scura affidata al personale politico, oramai non si fidava più di lasciare la macchina a nessuno che potesse avere il controllo di un mezzo, anche se sarebbe stato solo preposto ad essere al suo fianco sul sedile passeggero. Perciò l'aveva lasciata lì al Dock 2 alle 19 di sera. Il buio era alto nel cielo da un pezzo, la luna era visibile, così vicina alla terra da fare ombra alle sagome degli ormeggi del porto. «Ci vediamo al ritorno, mi raccomando non restare qui tutto il tempo, e cena!» Più che un rapporto di lavoro sano sembrava una mamma che si premurava che tutti mangiassero, abitudine che oramai era diventata sua da quando rabboniva un pò tutti di non rimanere senza cibo tra le mani, come faceva con Nora, che era tanto delicata, quando sembrava solida come acciaio. Salì la scalinata che l'avrebbe portata alla passerella della nave, dove si sarebbe tenuto l'evento. Si era aspettata uno yacht di dimensioni enormi, ma non aveva immaginato che il sindaco non avrebbe badato a spese affittando direttamente una nave oceanica, per quanto fosse per una notte sola, per quanto gli introiti della cittadina di Besaid non erano da paragonarsi ad una città qualsiasi. Oltrepassò il controllo di routine effettuato da un uomo della sicurezza, ripose il suo biglietto immacolato tra le sue mani, forse captando vagamente una nota di sincero apprezzamento dal modo che ebbe di sorriderle l'uomo, e dopo che il suo nome fu controllato nella lista fu introdotta alla seconda passerella per raggiungere il punto più alto della nave, dove si sarebbe tenuto l'evento. L'accolse una seconda persona, una donna vestita in un tailleur beige, che sembrò apprezzare la scollatura profonda dell'abito di alta moda di Bellatrix, con un'occhiata un pò complice, come se segretamente fosse divertita dalla sua scelta e ne capisse la provocazione. Era l'unica donna vestita con i pantaloni dell'evento, ovunque c'erano solo vestiti lunghi e silouette che facevano intravedere l'ampia scollatura sul seno. Il suo era studiato precisamente per far vedere tutto e niente, con la scollatura verticale profondissima lasciava solo accennare la forma della coppa senza mostrare poi nulla di più. Ringraziò entrambe le persone lungo il suo passaggio senza scambiare una parola di più con nessuno di loro, un ringraziamento a voce decisa, e un sorriso a labbra chiuse. Quella sera per lei aveva un duplice significato di dare presenza alla sua voce, un'immagine alla sua figura, ma anche la possibilità di guardare le persone che aveva attorno e di valutare concretamente l'importanza dei suoi avversari. Infine, la possibilità di giocarsi dei consensi importanti nelle figure di spicco del panorama di Besaid, investitori, imprenditori, direttori. Doveva conoscere tutti e sapere come spendere le sue carte nella giusta direzione, soprattutto di quelli che ancora non conosceva. Si portò quindi in direzione del tavolo con i cadeaux del sindaco in carica, e poi lesse la disposizione dei posti e dei tavoli dove si sarebbe trovata. Aveva scorto dei nomi che conosceva, ed era contenta di poter avere la possibilità di trovare persone con cui non aveva ancora parlato che fossero prominenti nello scenario locale. Sorrise tra sé e sé, prima di dirigersi verso la balaustra del ponte della nave, osservando l'oceano. L'acqua era calma, il mare silente. Anche ondeggiando sui tacchi che indossava non sentì nessun movimento a bordo, per un pò fu portata, traviata direttamente a guardare l'orizzonte che non si vedeva, a poca distanza un faro che emetteva ad intermittenza le luci di segnalazione del fiordo. Le sarebbe piaciuto cancellare dalla sua mente i ricordi spiacevoli che attribuiva alla spiaggia, ma il mare e le sue onde sapevano calmarla, sapevano cullarla. Non avrebbe più potuto mettere i piedi sulla sabbia nuda a cuor leggero, quello no, ma non aveva nulla in contrario su quello che continuava a pensare dell'oceano. Fu interrotta dal suo momento di quiete quando i primi ospiti che la riconobbero e che la conoscevano cominciarono ad arrivare e scambiare parole con lei. Salutò e discusse brevemente con alcuni colleghi del mondo della politica, in quel momento le venne in mente se anche le figure e le cariche dei professori all'università avrebbero fatto la loro comparsa lì, una domanda a cui non poteva dare una risposta concreta, chiedendosi se quella sera avrebbe incontrato Sibylla. Si intrattenne a parlare con Herman Gilson e sua moglie Iris Larsen, quando la figura della coppia si stagliò di fronte a lei. Conosceva i due dall'ultimo anno, da quando Herman si era occupato di effettuare le interviste alla nuova classe politica nascente di cui faceva parte anche Bellatrix, ma non avevano mai avuto occasione di incontrarsi dal vivo per via degli impegni di entrambi, e avevano condotto solo una intervista telefonica. Fu buffo rendersi conto che le persone potessero essere così diverse dal vivo. L'aveva immaginato un uomo inappuntabile e altezzoso, invece sembrava gentile ed affabile. Non aveva avuto ovviamente occasione di conoscere la moglie, tuttavia per sciogliersi dall'imbarazzo Iris fece un commento piacevole sul vestito di Bella, che apprezzò e ricambiò gentile il complimento, anche se le diede modo di pensare quanto in realtà era molto strano che la prima cosa che una donna complimentasse di un'altra che non conosceva fosse l'aspetto fisico. Ci si arrovellò un pò, rendendosi conto che se fosse stato un uomo le avrebbe certamente chiesto cosa le piacesse di più del suo lavoro, ma questa era un'altra storia: lei era lì per portare nuove idee, non per distruggersi la reputazione nel mentre che stesse lavorando per formarne una. Si tolse dal viso l'ombra di un'incomprensione, andando a scegliere con la coppia qualcosa da bere prima di avviarsi ai rispettivi tavoli. Scelse un flûte di champagne per cominciare, poi avrebbe bevuto con moderazione un vino rosso al tavolo, per rimanere estremamente lucida ad un evento di quel tipo. Non aveva intenzione di ritrovarsi immortalata in qualche figuraccia nel bel mezzo del fior fiore della società. Incontrò un altro personaggio che aveva conosciuto da poco, tramite la conoscenza di Herman, Isaak Hardy. Discussero chiacchiere semplici quali la scelta del vino perfetto per cominciare una serata, e Herman si staccò dal gruppo premurandosi di anticipare per loro la ricerca del tavolo, scoprendo che erano tutti allo stesso posto. Fu in quel momento e con quel tramite che fu introdotta a Gabriel Mikkelsen. Lo conosceva di nome, sapeva che era oramai a Besaid da un pò di tempo, e che aveva nella sua carriera scalato velocemente i posti che lo separavano dal vertice. Sapeva tutto solo di fama però, perché non si erano ancora mai incrociati. Lo vide fare la sua introduzione, inclinando il capo per osservare la sua figura quando ancora non era stata raggiunta da lui, prima che guardasse in sua direzione. Incrociò i suoi occhi alzando il viso fiera, avanzando una mano per presentarsi a lui. «Non mi dispiacerebbe essere una figura sfuggente. Riesce a rendere tutto avvolto in un alone di mistero. » Sussurrò, dopo aver riso insieme ai tre uomini, aspettando il suo momento per avere la platea per essere ascoltata, catturando subito l'attenzione degli altri due uomini al tavolo, e captando l'occhiata indicibile di Gabriel. Le era bastato molto poco, e sapeva che dietro un primo incontro potesse celarsi qualsiasi cosa, ma aveva l'impressione da quel suo modo di fare che non fosse una persona semplice da accattivarsi. Questo non poteva rendere la sfida meno allettante, visto che Bella era lì per quello, e lei era fatta esattamente della stessa pasta. Perciò continuò a parlare, indotta proprio da Gabriel a raccontare qualcosa su di lei. «Come mi ha gentilmente introdotto Herman sono una candidata al prossimo assessorato in politiche interne, Bellatrix Josephine Doyle. Sapete già tutti che sono in lista con l'opposizione credo, ma possiamo discutere dei progetti della campagna quali siano i vostri colori. » Usò la parola colori, che richiamava echi di storia lontani, le storie su cui viaggiavano i fratelli Doyle quando si erano raccontati una vita prima le fiabe della buonanotte. Storie di mostri e di principi, storie di regni e stendardi e venti di guerra. Adesso in quel loro angolo di paradiso apparente, i colori erano vagamente associabili a due liste diverse che andavano per la maggiore, e qualche piccolo estremo di radicalisti che viaggiavano su colori che erano propri solo del passato, colori che la Norvegia, e soprattutto Besaid, non avevano mai avuto. «Va bene signora per chiamarmi, non ho bisogno di essere sposata per fregiarmi del titolo. » Sorrise, decisa, senza alcuna inflessione di scherno nella sua voce: era esattamente quello in cui credeva, difficile che si leggesse qualcosa di diverso in lei. Gli altri uomini al tavolo approvarono, dando echi di assenso distratti, forse un pò colpiti dalla sua scelta, forse segretamente affascinati, come se sperassero che anche le loro figlie potessero essere allo stesso modo forti da imporsi allo stesso modo, o se pensassero solo a connotazioni e sfumature di grigio ben lontane dall'etica inflessibile della sua politica. Forse erano uomini di altri tempi, e per loro Miss erano tutte coloro che non avevano un cognome del proprio marito accanto. Era sicura che a Gabriel Mikkelsen avrebbe fatto piacere cogliere la sua sfumatura, e che farla chiamare signora era più che allettante per entrambi, e se ne rassicurava di più all'espressione colpita che mostrarono i suoi occhi, per quanto potesse essere un abile bugiardo, non vide nessuna nota di disappunto nel suo sguardo scuro come pece. Si sedettero tutti al loro tavolo, giusto in tempo da fermare la conversazione finché Herman ricevette una chiamata inaspettata. Si alzò dal tavolo con aria greve in volto, e la moglie Iris con cui aveva chiacchierato prima fu accolta al tavolo da Gabriel facendo gli onori del gentiluomo, spostandole la sedia per farla sedere. Era un gesto che a Bella piaceva moltissimo, le era sempre piaciuto, forse si contavano solo due uomini che avessero sempre avuto quel riserbo per lei nella sua vita. Bevve un sorso del suo champagne, poco prima di essere incalzata da Gabriel alla sua domanda. Gli sorrise di nuovo compita, girandosi meglio nel suo posto per guardarlo, inclinando il capo nella sua direzione, a due posti di distanza a separarli l'uno dall'altra. «Abbiamo lasciato a metà la mia intro sulla scena Besaidiana. » Sussurrò Bella, che non avrebbe mai introdotto l'argomento politica di sua iniziativa se non avessero spronato lei ad aggiungere informazioni. Le fece piacere, perché aveva modo di arrivare nel suo discorso, nello scopo della serata, con largo anticipo. «Lei cosa ne pensa della scena attuale signor Mikkelsen? » E tacque, incrociando le mani sul grembo.
Edited by wanderer. - 17/5/2022, 16:28
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