Somewhere between the ocean and the night

Gabriel x Bella - Evento di Beneficienza

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    Sakura Blossom

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    Gabriel Asier Mikkelsen

    Gentile Sig. Mikkelsen,
    La invitiamo a partecipare all’evento di beneficenza organizzato dal sindaco Malgissen, si tratta di una festa formale col fine di raccogliere dei fondi per finanziare la ristrutturazione del reparto pediatrico dell’ospedale di Besaid. L’appuntamento è alle ore 19.00 al porto presso il Dock 2, da lì salperà la nave che ospiterà l’evento sull’oceano. Non ci sono temi o dress code restrittivi, si richiede un sobrio abbigliamento formale visto lo scopo dell’evento.
    Ci faccia avere una risposta affermativa o negativa tramite il link che troverà nella mail che le abbiamo inviato, si ricordi che dovrà mostrare questa lettera d’invito all’ingresso per imbarcarsi.
    Distinti Saluti
    Lo Staff del Sindaco Malgissen


    Gabriel aveva letto e riletto quell’invito prima di rispondere che avrebbe preso parte all’evento perché voleva contribuire allo scopo benefico della serata, non poteva dire che il suo favore politico andava all’opposizione che concorreva alle elezioni che si sarebbero tenute a breve. Essendo il direttore dell’emittente radiofonica più in vista di Besaid non poteva permettersi di fare favoritismi espliciti o di esprimere la sua reale opinione, mostrare a tutti la sua migliore Poker face era l’unico modo per mantenere in piedi i sottili equilibri tra mass media e politica. Se glielo avessero detto quando era solo un novellino a Oslo che il compito della radio era molto più che mettere insieme una buona playlist e qualche appuntamento con l’attualità non ci avrebbe mai creduto, invece nel corso degli anni si era reso conto di quanto tutti i poteri (anche quelli illegali) si appoggiassero ai mezzi di comunicazione di massa come il suo. Gabriel aveva avuto la fortuna di essere guidato da due stelle polari di grande rilievo, prima dal padre della sua migliore amica ad Oslo e poi da Ingvar Berg a Besaid. Due personalità estremamente diverse, ma entrambe in grado di tessere le fila della storia nazionale senza farsi notare, dietro ogni messaggio subliminale lanciato alla massa tramite i canali radiofonici c’erano loro che suggerivano idee ai vertici politici portandoli a credere che quelle stesse idee fossero le loro. Psicologia inversa, retorica, manipolazione emotiva e molte altre erano le tecniche che aveva imparato dai due pilastri che lo avevano formato, doveva a loro tutto ciò che sapeva fare e parte della fiducia che si era conquistato in entrambe le città col passare del tempo. Con questo Gabriel non voleva minimamente sminuirsi, anzi era convinto di essere divenuto la perfetta fusione tra i due migliori con un estroso tocco personale che lo rendeva una figura prestigiosa senza eguali. La modestia non rientrava tra i pregi di Gabriel da diverso tempo, in molti gli avevano ricordato che scendere dal piedistallo su cui si era posto sarebbe stata cosa gradita, ma a lui non importava granché dei commenti delle centinaia (se non migliaia) di conoscenze che aveva. Le uniche parole che gli trafiggevano la pelle come un’arma contundente erano quelle dei pochi amici che aveva e che poteva contare su una mano, massimo una mano e mezza. Ogni tanto Kayla e Raphael lo avevano rimproverato per la sua enorme carenza di umiltà, ma ci avevano riso su insieme a lui, con loro poteva abbassare ogni difesa e mostrarsi per l’essere umano imperfetto che era veramente. Doveva ammettere che trasferendosi da Oslo a Besaid anche la sua immagine pubblica si era ammorbidita, molti credevano che le sue stranezze fossero interessanti invece che da perdente. Questo aveva nettamente migliorato la vita di Gabriel che poteva permettersi qualche piccolo vizio davanti agli occhi di tutti, non doveva più farsi portare a domicilio gli hot dog del chiosco sotto al suo ufficio o visitare solo online i negozi di antiquariato e dell’usato. Forse per via dell’assurda questione delle particolarità certe piccolezze non erano etichettate come fuori luogo, insomma aveva assistito a scene ben più incredibili di un ricco direttore di radio che addenta un hot dog a un chioschetto qualsiasi.
    Doveva ammetterlo Besaid gli piaceva più di quanto avesse mai ammesso a voce alta.

    Avvolto in un completo blu di Dolce e Gabbana in tinta col cielo notturno Gabriel raggiunse l’imboccatura della passerella della nave che avrebbe ospitato l’evento di beneficienza a cui era stato invitato la settimana precedente. Si avvicinò lentamente all’uomo in nero che gestiva gli ingressi chiedendo di mostrare il pass che avevano ricevuto tutti, accertandosi che non ci fossero contraffazioni vista l’esclusività della serata. Gabriel allungò la sua lettera in carta color avorio con non curanza, l’aveva piegata in più parti durante il tragitto in limousine fino al porto per soccombere alla noia e alla solitudine dentro quella vettura troppo grande per una sola persona.
    ”Prego, signor Mikkelsen, può entrare.” l’uomo sollevò il cordone in velluto rosso che inibiva il passaggio agli imbucati, ma prima di lasciarlo entrare lo squadrò con aria di rimprovero per le condizioni pietose del suo invito. Gabriel aveva capito senza bisogno di parole, gli rivolse un ghigno divertito e lo sorpassò col passo lento di chi non sa cosa sia l’imbarazzo.
    Arrivato in cima alla passerella di legno lo accolse una giovane donna con un tailleur beige e i capelli castani raccolti in uno chignon perfetto, non una ciocca fuori posto, sembrava finta tanto ogni singolo elemento del suo stile formale risultava impeccabile. ”Buonasera signor Mikkelsen, benvenuto. Più avanti troverà una tavolata con alcuni membri dello staff che distribuiscono dei regali da parte del sindaco come segno di ringraziamento per la sua presenza all’evento di beneficienza. Da lì il nostro personale le mostrerà il cartellone con l’organizzazione dei tavoli per la serata, così saprà dove accomodarsi. Per qualsiasi domanda non esiti a rivolgersi a chiunque di noi, tutti riconoscibili dal tesserino bianco appeso al collo. Non mi resta che augurarle una buona permanenza.” ogni sillaba scandita con una perfetta dizione norvegese, impossibile capire la sua reale provenienza dal suo modo di parlare, magari le avrebbe fatto qualche domanda scomoda più avanti con un bicchiere di vino sotto al naso, giusto per il piacere di scombinare la sua precisione irritante.
    ”Grazie, Ellis.” indicò con l’indice della mano destra il suo tesserino, ”sono certo che il sindaco abbia pensato davvero a tutto per questa serata, persino a una chaperon stakanovista come lei per fare buona impressione sugli invitati. Non rivelerò a nessuno che segretamente vuole divertirsi come noi.” col capo indicò la tasca della donna da cui si intravedeva una mini size di vodka liscia ancora sigillata. Si avvicinò appena alla donna, ”buona permanenza anche a lei." le sussurrò all’orecchio con l’alito che sapeva d’ironia, indietreggiò con le mani strette dietro la schiena come un ragazzino che cerca di discolparsi dopo una marachella, poi si allontanò ghignando tra se’ e se’. Questi erano i momenti che allietavano la noia di quelle situazioni sin troppo formali, dopo tanti anni di feste ed eventi pubblici sembravano tutte uguali, difficilmente si sorprendeva di qualcosa, persino le figuracce di quelli che si ubriacavano avevano perso sapore a forza di vederne tante.
    Gabriel si fermò davanti alla tavolata di cui gli aveva parlato Ellis, attese pazientemente in fila che uno dello staff si liberasse per fargli dono di una bag ecologica al cui interno c’erano una serie di gadget e prodotti locali di qualità. Ringraziò per educazione, tempo di adocchiare dove fosse il deposito bagagli lasciò il suo regalo nelle mani di un ragazzo che portava un paio di occhiali troppo grandi per il suo viso. ”Ti starebbero meglio più piccoli, sai? Gli occhiali sono come i pantaloni, devono calzare.” non riuscì a trattenersi dal commentare, molte persone erano fissate con scarpe, borse e altro, Gabriel aveva una vera ossessione per gli occhiali. Ne aveva di ogni forma, tipo e colore, tutti rigorosamente scelti con dei criteri precisi che servivano a mettere in risalto i lineamenti del suo viso, non a nasconderli come nel caso di quel giovane inesperto. Si sbrigò ad andare alla ricerca di un bicchiere di alcool per dimenticare l’orribile visione che aveva appena avuto, chiese a qualcuno dello staff dove fosse il tavolo a cui era stato assegnato e a chi potesse ordinare un calice di vino bianco per allietare le sue papille gustative. Non dovette far altro che raggiungere il suo posto ci avrebbero pensato loro a riempirgli il bicchiere, così Gabriel attraversò il ponte di poppa libero di pensare al nulla cosmico e di lasciare ai suoi occhi l’opportunità di godersi le decorazioni e le facce degli invitati. Riconobbe qualcuno lungo il tragitto, si fermò a salutarli tutti molto velocemente, come un’ape che si sposta di fiore in fiore. Non aveva desiderio di rimanere davvero a conversare, doveva solo mantenere i contatti utili con un paio di strette di mano e qualche sorriso contenuto per non dare input a chiacchiere indesiderate.
    Dopo essersi lasciato alle spalle solo una minima parte delle persone con cui avrebbe avuto a che fare per tutta la serata, Gabriel si accomodò al suo tavolo permettendosi una postura rilassata visto che era il primo ad essere arrivato. Il bicchiere di vino che aveva chiesto arrivò nell’esatto istante in cui il suo sedere avvolto nei pantaloni griffati si poggiò sulla sedia, un tempismo quasi fastidioso. Come sempre dovette ringraziare e finalmente si ritrovò solo, tra le dita la superficie liscia del calice gli solleticava i polpastrelli piacevolmente. Sorseggiò il suo Sauvignon invecchiato lasciandosi accarezzare dal sapore fruttato, non lo mandò giù tutto d’un fiato come avrebbe fatto in un altro momento della sua vita, quel tipo di sete si era stabilizzata e non era un argomento di cui aveva piacere a parlare, tantomeno pensarci. Portò la sua attenzione sulla balaustra da cui non distava molto, poi oltre verso l’oceano che si confondeva col cielo, la notte era calata a tinta unita. Fece un respiro profondo inalando la salsedine che fino a quel momento aveva ignorato, troppo preso dalla mondanità e dalla gente, era incredibile come il corpo umano fosse in grado di eliminare alcuni elementi della realtà se concentrato su altro. Appoggiò il braccio allo schienale della sedia, facendo roteare lentamente il vino nel bicchiere, osservando l’oceano attraverso il vetro che ne sfocava i contorni.
    ”Buonasera Mikkelsen, la solitudine le dona, i suoi occhi hanno una luce diversa rispetto a quando ci incontriamo nel suo ufficio.” la voce di Herman di Besaid News interruppe il suo momento di quiete, Gabriel si voltò indossando di nuovo il suo sorriso più ironico e carismatico.
    ”Non la facevo un romantico Herman. Avrò il piacere di cenare con lei questa sera?” fece un sorso più lungo stavolta, ne aveva bisogno, ma non avrebbe indugiato in più di un paio di bicchieri per quella sera, se lo era promesso.
    ”Da giovane il mio romanticismo ha spezzato molti cuori, oggi sono solo un vecchio cinico che ha conquistato sua moglie quando era ancora in grado di farlo. Tra poco ci raggiungerà. Intanto sono qui con un paio di commensali che staranno con noi. Gabriel le presento Isaak Hardy, il direttore del canale televisivo su cui trasmettiamo Besaid News, e la signorina Bellatrix Doyle, candidata all'Assessorato. È la prima volta che ci incrociamo di persona a questi eventi.” Herman si accomodò senza troppa grazia, il colore del suo completo era una strana tonalità di ruggine che non gli si addiceva affatto, sembrava che la sua giacca fosse ricoperta da uno strato di polvere, invece era solo il tessuto particolarmente invecchiato dei suoi indumenti. Gabriel ormai lo conosceva da anni, lo considerava una delle persone più sciatte che avesse mai conosciuto in fatto di abbigliamento, cosa su cui trovava il totale appoggio nella moglie di lui, Iris. Ogni volta che i tre si ritrovavano assieme lui ed Iris si prendevano gioco di Herman e del suo pessimo gusto, portando un po’ di buon umore e di leggerezza a quegli eventi rigidi e formali.
    ”E’ un piacere condividere la cena con voi, io sono Gabriel Mikkelsen, direttore di Radio Besaid.1 per chi non mi conoscesse. Isaak noi abbiamo avuto modo di scambiare due parole in ufficio da te la scorsa settimana, rivederti qui non mi sorprende più di tanto in realtà.” allungò la mano in direzione dell’uomo baffuto per salutarlo, evitando di commentare il fatto che il barbiere avesse sbagliato a tagliare il lato sinistro, lasciandolo troppo spesso rispetto a quello di destra. Spostò i suoi occhi scuri sulla figura della donna dai capelli biondi che non aveva mai visto prima di quella sera, non di persona almeno. Rimase colpito dal colore chiarissimo delle sue iridi, tutto in lei emanava un senso di grazia e delicatezza, l’unico accenno di rigidità lo notava nei tratti decisi della mascella che contrastava con tutto il resto. Le rivolse un sorriso ampio per metterla a suo agio, ”Signorina Doyle lieto di fare la sua conoscenza, perché non ci racconta qualcosa di se’? Vederla solo attraverso i manifesti elettorali non rende alla stessa maniera. Poi se Herman non l’ha mai incontrata prima d’oggi può voler dire solo due cose o lei è una figura sfuggente, oppure Herman deve comprarsi un buon paio di occhiali, difficile dimenticarsi di una donna come lei.” i due uomini scoppiarono a ridere alle sue parole, facendo comparire un’espressione soddisfatta sul viso di Gabriel che attese compostamente la reazione della donna. Una nuova conoscenza stuzzicava sempre la sua curiosità, non poteva fare a meno di studiare la sconosciuta come se fosse una specie rara, la osservava apertamente senza imbarazzo a incastrare le sue iridi con quelle di lei. Era proprio ciò che voleva, sguardi nudi e parole dirette, il primo approccio era importante per capire chi si aveva davanti e iniziare con una menzogna o una barriera era il modo peggiore di farlo.
    ”Scusate signori, mi assento un secondo per rispondere ad una telefonata di lavoro.” Herman si allontanò verso la prua della nave con un’espressione scura in viso, Gabriel avrebbe voluto schioccare le dita per utilizzare la sua particolarità in quel momento, ma l’arrivo di Iris, sua moglie, lo colse di sorpresa. Si alzò per salutare la donna con confidenza, spostandole la sedia per farla accomodare accanto al posto che aveva preso Herman.
    ”Torniamo a noi, cosa stava dicendo? L’arrivo di Iris mi ha distratto.” poggiò il suo bicchiere a metà sul tavolo, intrecciando le dita sullo stelo del calice, era incuriosito da quella donna che a pelle le sembrava diversa dalle altre. Di solito le sue prime impressioni raramente erano sbagliate…

    Edited by Aruna Divya - 28/2/2022, 14:24
     
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    Aveva rigirato il biglietto tra le mani, da una parte all'altra delle dita lunghe, tastando la superficie dell'invito per saggiarne la ruvidezza della carta sulla pelle. L'aveva lisciato perché non sgualcisse, perfettamente diritto contro i suoi polpastrelli. Bella aveva molte idee a riguardo di quella sera. L'evento richiedeva la sua partecipazione per una raccolta fondi a cui tutte le persone prominenti di Besaid erano state invitate, assieme alla politica al completo. Essendo candidata ufficiale alle prossime elezioni come assessore alle politiche interne anche Bellatrix aveva ricevuto il suo invito, ed essendo quello un evento che non poteva lasciarsi sfuggire per mettere in mostra la sua figura, era necessario che partecipasse con un attire impeccabile. Aveva commissionato un abito che aveva adorato al primo sguardo, uno scenografico tailleur pantalone Armani che la rendeva a tutti gli effetti ineccepibile, e richiamava la sua immagine di assoluta novità che voleva dare alla politica, con le sue idee sul ringiovanimento delle caste e dello slittamento delle fasce di reddito che continuava a proporre come emendamento, punto cardine della sua campagna politica. Le piaceva giocare con gli abiti, giocare con il proprio abbigliamento vestendosi da uomo e mostrando il suo profilo con un'acconciatura semplice ma che le assottigliasse il viso e la rendesse spigolosa, precisa, avvenente ed arrogante, proprio come voleva essere lei. In un mondo di uomini doveva essere meglio di loro, sotto tutti i punti di vista. L'aspetto era un inizio, e come lei diceva sempre, le apparenze erano tutto.
    Si era presentata all'evento in anticipo, arrivando assieme al suo fedelissimo Egon, che la accompagnava a tutti gli incontri annunciati di profilo pubblico come quello. Era passato un anno dall'evento di fondazione, e lei non aveva partecipato alla festa dell'anno successivo perdendosi per la prima volta da quando era a Besaid un evento pubblico di quella portata. Aveva giurato a se stessa che non avrebbe più rimesso piede dopo allora, da quella terribile notte in cui aveva vissuto la propria morte e quella degli altri con lei. Alcune cose erano state diverse da quel momento in poi, e in qualche modo, qualche spigolo era stato smussato, le cicatrici sanate, dai rapporti stabili che erano nati subito dopo tra i ragazzi che si erano ritrovati a vivere quella vicenda. Lei aveva stretto un legame con Max, che l'aveva salvata dal cedere ad un primo momento di debolezza, e che non sapeva cosa avrebbe potuto comportare dopo, ma quel qualcosa l'aveva comunque tenuta in piedi, dal soffrire forse ulteriormente, chissà. Era una persona che faceva parte del suo passato, e che aveva incrociato la sua vita quando era stata la persona di Astrid, e questo tornava a collidere con la Bella di allora, lasciandola assorta di fronte alle decisioni che prendeva adesso, e che seppur non la facessero indietreggiare la facevano sempre pensare. Lei ed Astrid avevano avuto modo di parlare da allora, raccontarsi la loro storia che avevano lasciato nel loro passato. Volevano chiarirsi, volevano trovare risposte, ma tante cose erano state omesse, anche dopo aver vissuto una vicenda simile, forse un senso di chiusura per Astrid era avvenuto, ma in lei aveva risvegliato emozioni assopite e addormentate. Non sapeva se volesse tornare a viverle.
    Per fortuna in tutto quel trambusto, c'era Egon con lei. Da allora non aveva lasciato il suo fianco in nessuna occasione, e avevano traslato il loro rapporto in una fase nuova, più umana, più diretta, come se Bella si fidasse così completamente di lui da sentirsi libera di essere se stessa, senza maschere e senza compromessi. Amava quell'uomo alla stregua di Sirius e Vega, i suoi fratelli stellari, come le piaceva dire, sollevando più di un sopracciglio di curiosità nelle persone a cui si raccontava, e ovviamente la sua sorella mancata Nora.
    Egon l'aveva portata nell'auto scura affidata al personale politico, oramai non si fidava più di lasciare la macchina a nessuno che potesse avere il controllo di un mezzo, anche se sarebbe stato solo preposto ad essere al suo fianco sul sedile passeggero. Perciò l'aveva lasciata lì al Dock 2 alle 19 di sera. Il buio era alto nel cielo da un pezzo, la luna era visibile, così vicina alla terra da fare ombra alle sagome degli ormeggi del porto. «Ci vediamo al ritorno, mi raccomando non restare qui tutto il tempo, e cena!» Più che un rapporto di lavoro sano sembrava una mamma che si premurava che tutti mangiassero, abitudine che oramai era diventata sua da quando rabboniva un pò tutti di non rimanere senza cibo tra le mani, come faceva con Nora, che era tanto delicata, quando sembrava solida come acciaio.
    Salì la scalinata che l'avrebbe portata alla passerella della nave, dove si sarebbe tenuto l'evento. Si era aspettata uno yacht di dimensioni enormi, ma non aveva immaginato che il sindaco non avrebbe badato a spese affittando direttamente una nave oceanica, per quanto fosse per una notte sola, per quanto gli introiti della cittadina di Besaid non erano da paragonarsi ad una città qualsiasi.
    Oltrepassò il controllo di routine effettuato da un uomo della sicurezza, ripose il suo biglietto immacolato tra le sue mani, forse captando vagamente una nota di sincero apprezzamento dal modo che ebbe di sorriderle l'uomo, e dopo che il suo nome fu controllato nella lista fu introdotta alla seconda passerella per raggiungere il punto più alto della nave, dove si sarebbe tenuto l'evento. L'accolse una seconda persona, una donna vestita in un tailleur beige, che sembrò apprezzare la scollatura profonda dell'abito di alta moda di Bellatrix, con un'occhiata un pò complice, come se segretamente fosse divertita dalla sua scelta e ne capisse la provocazione. Era l'unica donna vestita con i pantaloni dell'evento, ovunque c'erano solo vestiti lunghi e silouette che facevano intravedere l'ampia scollatura sul seno. Il suo era studiato precisamente per far vedere tutto e niente, con la scollatura verticale profondissima lasciava solo accennare la forma della coppa senza mostrare poi nulla di più. Ringraziò entrambe le persone lungo il suo passaggio senza scambiare una parola di più con nessuno di loro, un ringraziamento a voce decisa, e un sorriso a labbra chiuse. Quella sera per lei aveva un duplice significato di dare presenza alla sua voce, un'immagine alla sua figura, ma anche la possibilità di guardare le persone che aveva attorno e di valutare concretamente l'importanza dei suoi avversari. Infine, la possibilità di giocarsi dei consensi importanti nelle figure di spicco del panorama di Besaid, investitori, imprenditori, direttori. Doveva conoscere tutti e sapere come spendere le sue carte nella giusta direzione, soprattutto di quelli che ancora non conosceva. Si portò quindi in direzione del tavolo con i cadeaux del sindaco in carica, e poi lesse la disposizione dei posti e dei tavoli dove si sarebbe trovata. Aveva scorto dei nomi che conosceva, ed era contenta di poter avere la possibilità di trovare persone con cui non aveva ancora parlato che fossero prominenti nello scenario locale. Sorrise tra sé e sé, prima di dirigersi verso la balaustra del ponte della nave, osservando l'oceano. L'acqua era calma, il mare silente. Anche ondeggiando sui tacchi che indossava non sentì nessun movimento a bordo, per un pò fu portata, traviata direttamente a guardare l'orizzonte che non si vedeva, a poca distanza un faro che emetteva ad intermittenza le luci di segnalazione del fiordo. Le sarebbe piaciuto cancellare dalla sua mente i ricordi spiacevoli che attribuiva alla spiaggia, ma il mare e le sue onde sapevano calmarla, sapevano cullarla. Non avrebbe più potuto mettere i piedi sulla sabbia nuda a cuor leggero, quello no, ma non aveva nulla in contrario su quello che continuava a pensare dell'oceano.
    Fu interrotta dal suo momento di quiete quando i primi ospiti che la riconobbero e che la conoscevano cominciarono ad arrivare e scambiare parole con lei. Salutò e discusse brevemente con alcuni colleghi del mondo della politica, in quel momento le venne in mente se anche le figure e le cariche dei professori all'università avrebbero fatto la loro comparsa lì, una domanda a cui non poteva dare una risposta concreta, chiedendosi se quella sera avrebbe incontrato Sibylla. Si intrattenne a parlare con Herman Gilson e sua moglie Iris Larsen, quando la figura della coppia si stagliò di fronte a lei. Conosceva i due dall'ultimo anno, da quando Herman si era occupato di effettuare le interviste alla nuova classe politica nascente di cui faceva parte anche Bellatrix, ma non avevano mai avuto occasione di incontrarsi dal vivo per via degli impegni di entrambi, e avevano condotto solo una intervista telefonica. Fu buffo rendersi conto che le persone potessero essere così diverse dal vivo. L'aveva immaginato un uomo inappuntabile e altezzoso, invece sembrava gentile ed affabile. Non aveva avuto ovviamente occasione di conoscere la moglie, tuttavia per sciogliersi dall'imbarazzo Iris fece un commento piacevole sul vestito di Bella, che apprezzò e ricambiò gentile il complimento, anche se le diede modo di pensare quanto in realtà era molto strano che la prima cosa che una donna complimentasse di un'altra che non conosceva fosse l'aspetto fisico. Ci si arrovellò un pò, rendendosi conto che se fosse stato un uomo le avrebbe certamente chiesto cosa le piacesse di più del suo lavoro, ma questa era un'altra storia: lei era lì per portare nuove idee, non per distruggersi la reputazione nel mentre che stesse lavorando per formarne una. Si tolse dal viso l'ombra di un'incomprensione, andando a scegliere con la coppia qualcosa da bere prima di avviarsi ai rispettivi tavoli. Scelse un flûte di champagne per cominciare, poi avrebbe bevuto con moderazione un vino rosso al tavolo, per rimanere estremamente lucida ad un evento di quel tipo. Non aveva intenzione di ritrovarsi immortalata in qualche figuraccia nel bel mezzo del fior fiore della società. Incontrò un altro personaggio che aveva conosciuto da poco, tramite la conoscenza di Herman, Isaak Hardy. Discussero chiacchiere semplici quali la scelta del vino perfetto per cominciare una serata, e Herman si staccò dal gruppo premurandosi di anticipare per loro la ricerca del tavolo, scoprendo che erano tutti allo stesso posto. Fu in quel momento e con quel tramite che fu introdotta a Gabriel Mikkelsen. Lo conosceva di nome, sapeva che era oramai a Besaid da un pò di tempo, e che aveva nella sua carriera scalato velocemente i posti che lo separavano dal vertice. Sapeva tutto solo di fama però, perché non si erano ancora mai incrociati. Lo vide fare la sua introduzione, inclinando il capo per osservare la sua figura quando ancora non era stata raggiunta da lui, prima che guardasse in sua direzione. Incrociò i suoi occhi alzando il viso fiera, avanzando una mano per presentarsi a lui. «Non mi dispiacerebbe essere una figura sfuggente. Riesce a rendere tutto avvolto in un alone di mistero. » Sussurrò, dopo aver riso insieme ai tre uomini, aspettando il suo momento per avere la platea per essere ascoltata, catturando subito l'attenzione degli altri due uomini al tavolo, e captando l'occhiata indicibile di Gabriel. Le era bastato molto poco, e sapeva che dietro un primo incontro potesse celarsi qualsiasi cosa, ma aveva l'impressione da quel suo modo di fare che non fosse una persona semplice da accattivarsi. Questo non poteva rendere la sfida meno allettante, visto che Bella era lì per quello, e lei era fatta esattamente della stessa pasta. Perciò continuò a parlare, indotta proprio da Gabriel a raccontare qualcosa su di lei. «Come mi ha gentilmente introdotto Herman sono una candidata al prossimo assessorato in politiche interne, Bellatrix Josephine Doyle. Sapete già tutti che sono in lista con l'opposizione credo, ma possiamo discutere dei progetti della campagna quali siano i vostri colori. » Usò la parola colori, che richiamava echi di storia lontani, le storie su cui viaggiavano i fratelli Doyle quando si erano raccontati una vita prima le fiabe della buonanotte. Storie di mostri e di principi, storie di regni e stendardi e venti di guerra. Adesso in quel loro angolo di paradiso apparente, i colori erano vagamente associabili a due liste diverse che andavano per la maggiore, e qualche piccolo estremo di radicalisti che viaggiavano su colori che erano propri solo del passato, colori che la Norvegia, e soprattutto Besaid, non avevano mai avuto. «Va bene signora per chiamarmi, non ho bisogno di essere sposata per fregiarmi del titolo. » Sorrise, decisa, senza alcuna inflessione di scherno nella sua voce: era esattamente quello in cui credeva, difficile che si leggesse qualcosa di diverso in lei. Gli altri uomini al tavolo approvarono, dando echi di assenso distratti, forse un pò colpiti dalla sua scelta, forse segretamente affascinati, come se sperassero che anche le loro figlie potessero essere allo stesso modo forti da imporsi allo stesso modo, o se pensassero solo a connotazioni e sfumature di grigio ben lontane dall'etica inflessibile della sua politica. Forse erano uomini di altri tempi, e per loro Miss erano tutte coloro che non avevano un cognome del proprio marito accanto. Era sicura che a Gabriel Mikkelsen avrebbe fatto piacere cogliere la sua sfumatura, e che farla chiamare signora era più che allettante per entrambi, e se ne rassicurava di più all'espressione colpita che mostrarono i suoi occhi, per quanto potesse essere un abile bugiardo, non vide nessuna nota di disappunto nel suo sguardo scuro come pece.
    Si sedettero tutti al loro tavolo, giusto in tempo da fermare la conversazione finché Herman ricevette una chiamata inaspettata. Si alzò dal tavolo con aria greve in volto, e la moglie Iris con cui aveva chiacchierato prima fu accolta al tavolo da Gabriel facendo gli onori del gentiluomo, spostandole la sedia per farla sedere. Era un gesto che a Bella piaceva moltissimo, le era sempre piaciuto, forse si contavano solo due uomini che avessero sempre avuto quel riserbo per lei nella sua vita. Bevve un sorso del suo champagne, poco prima di essere incalzata da Gabriel alla sua domanda. Gli sorrise di nuovo compita, girandosi meglio nel suo posto per guardarlo, inclinando il capo nella sua direzione, a due posti di distanza a separarli l'uno dall'altra. «Abbiamo lasciato a metà la mia intro sulla scena Besaidiana. » Sussurrò Bella, che non avrebbe mai introdotto l'argomento politica di sua iniziativa se non avessero spronato lei ad aggiungere informazioni. Le fece piacere, perché aveva modo di arrivare nel suo discorso, nello scopo della serata, con largo anticipo. «Lei cosa ne pensa della scena attuale signor Mikkelsen? » E tacque, incrociando le mani sul grembo.

    Edited by wanderer. - 17/5/2022, 16:28
     
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