The rest of the world was black and white but we were in screaming color

Theodore ft. Rebecca | Abitazione Lavender-Lewis | 27.01.2021

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    Nel rispetto di tutti i lettori si avvisa che da questo punto in poi sono presenti tematiche di: Descrizioni dettagliate o discussione estesa di contenuti espliciti e non adatti ai minori di diciott'anni: attività sessuali consensuali.
    Ricordiamo che si tratta di un'opera immaginaria, frutto della fantasia di chi scrive e che non mira a danneggiare nessuno nello specifico.



    original
    La sua abitazione era silenziosa, e spoglia. Era una casa con pochi oggetti in esposizione, mobilio robusto che non necessitava di troppa cura, che Argo, il suo cane, non avrebbe potuto distruggere con il solo passaggio del suo corpo e rovinare in maniera irrimediabile. Era piena di strumenti tecnologici che passavano inosservati, una casa monitorata e sorvegliata in qualsiasi piccolo angolo, nessun punto cieco esistente che Theo non avesse controllato e segnalato correttamente, ma nessuno di questi comportava l'occupazione di uno spazio considerevole.
    L'arrivo di Lucas avrebbe portato quello che in casa di Theo mai si era conosciuto, il termine soqquadro era dimenticato da tempo, ignoto al vocabolario dell'uomo. Lo sapeva, lo sentiva, perché conosceva il fratello come se fosse una parte di sé. L'aveva visto crescere e diventare bambino, scordare il bambino e tramutarsi in un insicuro adolescente, svestirne i panni per diventare un audace adulto. Lucas aveva comunicato al fratello di aver trovato lavoro in Norvegia, proprio a Bergen, e lui non aveva potuto fare altro che essere felice che il suo preferito tra tutti i fratelli mettesse finalmente in ordine le sue idee per costruire una carriera. Ma così vicino a lui, adesso che cercava di assestarsi in un posto del genere, sotto l'influenza di Besaid, non era sicuro. Perché non potevano sapere il tipo di particolarità che sarebbe comparsa in lui, e non potevano sapere come l'avrebbe trasformato, cosa in effetti nella pura essenza di quel drastico cambiamento avrebbe pensato. Un domani se Theo avesse mai pensato di dover rinunciare ai ricordi costruiti su quella via avrebbe parlato con M al quartier generale e avrebbero discusso una sistemazione adatta, un modo per lui di non impazzire ai ricordi persi. Ma era una via scelta consapevolmente. Cosa avrebbe dovuto fare invece Theo con Lucas era un'incognita che non avrebbe saputo prevedere, e non voleva scommettere nel pensarci. Lucas non sapeva ancora nulla, e dubitava che avrebbe scelto di parlargliene appena si fosse presentato alla porta di casa. Il minore non era ancora arrivato lì, ma gli aveva chiesto di preparare e custodire i suoi pacchi in arrivo. Era da un paio di giorni che i corrieri consegnavano scatoloni e oggetti imballati, e Theo aveva cominciato a risentire del disordine che si accatastava nel mucchio non sapendo come fare non potendo mettere mano ad oggetti che non erano suoi. Aveva deciso di rispettare il fratello dedicandogli gli angoli della casa che erano stati fino a quel momento solo suoi, temporeggiando come per quello anche per altre cose, aspettando che fosse arrivato il momento giusto, che fosse lì, per potergli parlare davvero.
    Era arrivata la sera dell'incontro che aveva fissato con Lily. Nella sua memoria ardeva indelebile l'incontro avvenuto quella decina di giorni prima, il viso della ragazza con le iridi vivissime, le pupille che guardavano Theo, i ricordi che bruciavano nella sua mente offuscando il passato e il presente, sovrapponendo la sua Cordelia a quella che diventava la sua sorella minore che cresceva. Era passato molto tempo, ma non così tanto. Aveva lenito la ferita provocata dalla sua perdita rifugiandosi in un angolo di mondo che doveva rimanere solo suo, eppure il destino non aveva voluto lasciare che l'uomo si rifacesse una vita lontana dal suo passato. Aveva trovato più di una persona a confortarlo, la storia con Charlotte rimaneva in quel momento in corso, ma i confini restavano non limitati ad un perimetro dai lati solidi, la storia con Eva sembrava appena iniziata, e doveva capire che strada sembrasse pronta ad accoglierlo prima di affrontare la decisione corretta. Non era bravo a rimanere con i piedi in tante scarpe, non solo, non era mai stato da lui. L'indecisione di avere una scelta non lo rendeva felice, la detestava, così come detestasse il fatto di essersi sentito colpito dall'incontrare la ragazza dopo tempo ed esserne sentito toccato. Adesso che ricordava tutto ricordava esattamente come l'avesse guardato, e come lui avesse guardato lei. Ricordava perfettamente il suo dolcevita che la abbracciava e ritagliava le spalle in fuori, e i capelli portati in alto con le ciocche a sfiorarle la linea del viso. Ricordava, imbarazzato fino a quel momento, di aver indugiato a guardare il suo corpo e di essersi chiesto dove fosse andata la bambina, o almeno la ragazzina, che associava nella sua mente alla persona di Lily. Ricordava vergognosamente di non aver pensato più alla bambina quando l'aveva vista di fronte a lui, e di aver sovrapposto un'immagine di lei nuova, non scordando quella che era stata, ma sostituendo anche nel modo di parlarle quello che sarebbero stati i vocaboli che avrebbe scelto per lei. Theo indugiò volutamente in quel ricordo mentre si preparava, vestendosi lentamente per prepararsi all'incontro imminente, scegliendo con cura, come di solito faceva ma non così spesso, gli abiti dall'armadio a scomparsa nella camera attigua adibita a guardaroba, accanto alla sua camera da letto. Scelse un completo blu, che non fosse né troppo chiaro e né scuro da confondersi con il nero, troppo elegante per presentarsi nell'abitazione di Lily, inadeguato al tipo di cena che avrebbero previsto, in un locale ai margini di Besaid oltre il porto, sulla strada sud del fiordo che affacciava su Bergen. Scelse una camicia bianca, semplicissima ma di alta sartoria, che aveva ripiegato lui stesso, inamidato e stirato come aveva imparato a fare in autonomia, come quando desiderava saper fare una cosa che si rivelasse perfetta senza l'aiuto di nessuno, senza demandare un lavoro così semplice a qualcuno che dovesse farlo per lui. Le iniziali ricamate erano state le ultime che aveva cucito Cordelia, nell'unico lavoro manuale che le piacesse davvero fare, ricamare anche sui suoi articoli, forse per reclamare anche sugli indumenti di suo marito la sua presenza, il suo controllo, la sua persona. E Theo si chiese in effetti come mai fosse così affezionato ad una camicia che avesse conservato per almeno cinque anni che avrebbe potuto sostituire facilmente con una qualsiasi, facendo scorrere le mani sulle iniziali ricamate in blu sul polsino sinistro.
    Aveva detto a Lily che sarebbe passato a prenderla a casa. In realtà la decisione era stata più elaborata del previsto. Le parole che si erano scambiati al loro incontro lo rincorrevano da quel giorno, fantasmi recentissimi dal quale non poteva fuggire, non poteva più farlo da quando ricordava tutto. Aveva visto la prima stagione della serie tv in cui Lily, con il nome di Rebecca Lavander firmato nel cast, e il nome di Helen come protagonista della serie, aveva interpretato. Aveva seguito le vicende del gruppo dei sopravvissuti e delle avventure trascorse trovando equilibrata la narrazione e piacevole il discernimento dei misteri che si svelavano episodio dopo episodio. Aveva dovuto fermare più volte le scene mettendo in pausa le puntate quando troppo di Lily veniva svelato nelle scene che poco lasciavano spazio all'immaginazione che aveva condiviso con l'altro protagonista della serie, che nella storia si chiamava Dan ma nulla sapeva di lui, facendo ogni volta un paio di passi in giardino, bevendo qualcosa, cercato Argo, facendo tutto quello che potesse meno che pensare a Lily seminuda nelle scene che guardava. Una volta aveva pensato e immaginato a che tipo di supplizio di Tantalo fosse soggetto il povero fratello Lucas ad aver guardato quella serie ed aver sentito Lily lontanissima da lui, impossibile da raggiungere o da toccare, sognando di baciare la sua pelle come la stesse baciando Dan nelle puntate. Gli aveva detto, con gli occhi puntati direttamente su di lui, che era finalmente arrivato il momento di guardarla. E così era stato in molto più di un senso, molto più di quanto avessero previsto lui e lei, quando lei gli aveva sorriso minacciosamente irriverente.
    L'aveva provocato. L'aveva provocato tanto da avergli fatto pronunciare parole che non aveva detto incoscientemente in giro, parole che aveva espresso probabilmente così chiare solo ad un'altra persona nella sua vita, ed era successo così tanti anni prima che ne aveva dimenticato il suono, o la sensazione che scatenarono in lui. Gli aveva dato il suo biglietto da visita con il nome del suo agente. Così, dopo gli anni che li avevano distanziati, gli aveva lasciato non il suo numero personale, ma il numero della persona con cui avrebbe dovuto fissare un appuntamento. Le parole che lui le aveva rivolto quando si era trovato in mano il suo biglietto l'avevano lasciato scosso, il sapore del tè che aveva bevuto con Lily gli era sembrato così inadeguato a far da sfondo a quella sensazione. Anche perché il tè era un argomento serissimo per lui e per i Lewis. « Perciò devo convincerti per ottenere un secondo incontro. » L'aveva mormorato, e si erano scambiati un sorriso che avrebbe fatto fermare tutta la stanza, tutto il resto che era avvenuto in secondo piano. Si erano fermati, si erano guardati, ed erano tornati a quei giorni che ne erano seguiti, Theo aveva passato quel tempo in un limbo sconosciuto.
    Aveva chiamato, proprio come aveva detto Rebecca Lavender, il giorno dopo, il suo agente. E avevano fissato un appuntamento per quella sera.
    Theo uscì dal portico della sua villetta, pronto a recarsi all'indirizzo che gli aveva lasciato l'agente quel giorno dell'incontro. Alla richiesta di scambiare qualsiasi altra informazione lui aveva taciuto. Aveva lasciato il suo numero all'agente qualora Lily avesse avuto bisogno di qualche informazione, qualora ci fossero stati cambiamenti, ma non aveva chiesto altro, né il suo numero né di parlare con lei. Orgoglioso e testardo come era, seppur sempre educato, sarebbe stato disponibile ad un confronto con lei ma non avrebbe ceduto. Aveva lasciato passare quei giorni recuperando le informazioni che di lei non aveva saputo, leggendo della sua vita a tratti libertina che aveva condotto da adulta, o di quello che almeno la accusavano gli articoli che la riguardavano. E aveva recuperato quello che aveva potuto sulle pellicole dove era comparsa.
    Più si lasciava dietro la sua casa, alla guida verso l'abitazione di lei, più pensava di essersi lasciato dietro tantissimo della Lily che conosceva, e non sapeva come riconoscerla. Rebecca Lavender era una persona nuova, e lui poteva approcciarla cautamente come una persona che ancora non conosceva. Non sapeva che gioco avrebbero giocato, ma lui sapeva di avere molta più esperienza di quella che aveva accumulato la ragazza nella sua vita, e di questo non aveva il benché minimo dubbio.
    Seguì l'indirizzo che gli aveva lasciato l'agente, rincorrendo la distanza che li separava pensieroso, senza mettere a fuoco altro se non il senso di una scoperta che lo attendeva. Aveva programmato minuziosamente la loro serata: sarebbe andato a prenderla, avrebbero chiacchierato recuperando il discorso in sospeso dei giorni precedenti, avrebbero bevuto il vino che le aveva portato - pronto sul sedile del passeggero accanto a lui - uno champagne Cristal per anticipare la serata che ne sarebbe seguita. La cena prenotata al porto sarebbe stata un'occasione per conoscere la nuova Lily, la Rebecca di cui solo adesso aveva letto, e aveva acceso nella sua mente una curiosità che non esisteva prima.
    Abitavano entrambi nella zona est di Besaid. Theo aveva scelto un'abitazione che fosse in periferia, ma vicina ad una strada principale che potesse collocarlo presto nei raccordi principali per raggiungere il centro di Besaid, così come l'autostrada per Bergen. L'abitazione di Lily si spingeva più in là e vicina al fiordo, quando lui aveva preferito nascondersi al limitare della foresta. Cominciò a guardarsi intorno non appena imboccò la strada vicina alla bandierina che vedeva alla fine del tragitto, sul navigatore integrato sul cruscotto del suo suv. Rallentò, mano a mano che si avvicinava e la strada divenne desolata, l'asfalto venne sostituito dal pietrisco della ghiaia e nel frattempo il confine del percorso divenne oscuro, illuminato da lampioni posti a distanza sempre più distanziati, fino ad arrivare ad un sentiero apposito per lasciare le automobili, delimitato da siepi che nascondevano appena i confini della villetta moderna sui colori del bianco.
    Scese, Theo, con in mano la bottiglia, richiudendo la portiera dell'auto sferzato dal vento che scuoteva le fronde degli alberi e delle siepi circostanti, producendo un sibilo mentre attraversava le foglie, e sentì distintamente il rumore delle onde dell'oceano chiedendosi quanto fossero vicini in effetti al limite del fiordo e alla spiaggia più vicina. Le parole di Lily fecero eco nella sua mente, quando ricordava come aveva confessato che dovesse finire un appuntamento come si doveva la volta precedente, così come la sua provocazione a che l'età di Theo non consentisse più all'uomo di essere sprezzante del pudore.
    Si morse le labbra, imboccando il sentiero che mano a mano si alternava tra siepi e fiori fino all'ingresso dell'abitazione, in un contorno che avrebbe trovato lineare ed elegante, se il tempo fosse stato più clemente. Si strinse nel cappotto scuro alzando il colletto intorno alla pelle che veniva lambita dal freddo. Appena mise piede sullo scalino accanto alla porta in legno di noce blindata la serratura scattò, e una donna sulla sessantina con i capelli raccolti chiarissimi e vestita di lilla dalla testa ai piedi comparve al di là dell'uscio in quello che sembrava un ambiente accogliente e minimale, bellissimo. « Prego. Miss Lavender la attende in sala. » Theo si addentrò all'interno, in un ambiente dalle pareti bianco burro e legno caldo. Lasciò il cappotto a quella che interpretò essere la governante, stupito dall'abbigliamento lavanda e cogliendo la battuta sottile che aveva messo in piedi Lily, o Rebecca Lavender, in quella che era la scelta dei colori della nuova casa e degli ospiti che la abitavano. Rise tra sé e sé, guidato dalla donna con tacchetti bassi che producevano l'eco all'interno in una sala ampia, con due grandi divani ad elle disposti di fronte ad un camino che si confondeva con il perimetro delle mura chiare, al di là di esso su tutta la superficie un'enorme vetrata che si affacciava sull'oceano del fiordo in tempesta. Si guardò intorno, e la governante gli fece segno di lasciare a lei la bottiglia. Aspettò, fermo, davanti al camino acceso, di fronte al fuoco che scoppiettava tra i ciocchi di legno, prima che tornasse con il secchiello del ghiaccio e i flute su di un vassoio di argento. Dispose tutto sul tavolino in vetro - probabilmente cristallo - disposto tra i due divani, e con un breve inchino tornò nella sala che avevano attraversato assieme. Di Lily ancora non si vedeva l'ombra.
    « Non mi aspettavo un'apparizione silente Lily, ti immaginavo correre da me all'ingresso. » Rise, utilizzando il nome della ragazza, quasi ad esorcizzare in quel momento la differenza tra quello che era e quello che si accorgeva fosse diventata. E attese che comparisse, da un momento all'altro, la sua figura di fronte a lui.

    Edited by wanderer. - 18/9/2022, 16:34
     
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