You'll Always Have a Special Place in My Heart

Deb & Tay

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    Erano trascorsi mesi dall’ultima volta in cui aveva visto Taylor. Si era sforzata di tenerlo lontano, di evitare ogni possibile contatto. Aveva cambiato il suo percorso di allenamento mattutino, cercando vie alternative che non aveva mai frequentato, così da non dargli alcuna possibilità di trovarla per caso. Il più delle volte aveva finito con l’utilizzare la sala messa a disposizione dal Dipartimento per gli allenamenti, abbandonando la corsa e riservandola solo ai momenti di maggiore stress, in cui l’aria tra i capelli era l’unica cosa in grado di calmarla e aiutarla a liberare la mente. Taylor le mancava e in molte occasioni le era capitato di fissarsi su quel pensiero, di chiedersi se stesse bene, se la sua vita fosse continuata nel verso giusto. Era stata tentata dalla voglia di cercarlo, almeno per una volta, di osservarlo solo da lontano, ma temeva che non sarebbe riuscita a fermarsi se avesse ridotto le distanze. Era stato difficile allontanarlo. Era la prima persona a cui aveva permesso di avvicinarsi davvero, aveva creduto che le cose tra di loro potessero funzionare, aveva abbassato la guardia e avevano finito con l’essere minacciati da un gruppo i criminali. Lo aveva visto come un segnale, la conferma di non essere fatta per una relazione seria e stabile. La sua particolarità aveva messo a dura prova ogni contatto con qualcuno e l’inseguimento da cui erano usciti illesi per miracolo non aveva fatto altro che rafforzare una convinzione già piuttosto radicata in lei. Faceva un lavoro complicato, che la metteva a rischio e la sua incapacità di fidarsi a pieno delle persone rendeva il tutto ancora più complicato. Si era convinta di non poter lasciare avvicinare nessuno, che quella fosse l’unica cosa da fare e ora cercava di rimettere insieme i pezzi di un cuore che lei stessa aveva mandato in frantumi.
    Il Natale si avvicinava e l’assenza di qualcuno di importante con cui trascorrerlo si faceva ancora più pesante. Certo, aveva sempre i suoi fratelli, Theo, Mia, tanti amici con cui trascorrerlo. Il primo messaggio di Taylor era arrivato proprio mentre fissava il telefono e si chiedeva con chi avrebbe trascorso quella festività. Magari con il suo amico di Lars? Sapere che si trovava a un matrimonio l’aveva lasciata molto perplessa. Non ricordava di averlo sentito parlare di qualche amico o amica che avesse intenzione di compiere quel grande passo, ma si era persa molte cose sulla sua vita negli ultimi tempi, non poteva certo pretendere di essere aggiornata. Non era stato difficile capire che aveva bevuto un po’ troppo e a quel punto non aveva potuto evitare di preoccuparsi per lui. Temeva che potesse avere un incidente, che a tutti loro potesse capitare qualcosa. Aveva cercato di tenerlo al telefono per essere aggiornata su quello che capitava. Si era persino vestita di fretta, pronta ad andare a recuperarli e impedire che potesse accadere qualcosa. Sebbene si fosse sforzata di fargli credere che tra di loro non ci fosse mai stato nulla, di non provare più niente per lui, quella non era la verità. Per qualche mese aveva davvero creduto che le cose tra di loro potessero funzionare, che ci fosse un futuro ad attenderli una volta che entrambi fossero riusciti ad abbassare le loro difese.
    Si era messa in macchia non appena aveva saputo della loro partenza, guidando velocemente verso casa di Lars. Non sapeva neppure dove si trovassero, dove si fosse svolto il matrimonio a cui avevano preso parte, ma voleva arrivare a casa Berg prima di loro così da poter verificare le loro condizioni di salute. Taylor aveva bevuto troppo e non ragionava. Aveva scritto tante cose senza senso, eppure dalle poche cose lucide che era riuscito a digitare aveva capito che anche lei gli mancava e che quella separazione lo aveva fatto soffrire. Si era sentita in colpa, anche se non lo aveva dato a vedere, rispondendo con degli sciocchi messaggi ed evitando di scrivere che cosa pensasse davvero. Lo aveva visto barcollare fuori da un’auto che non aveva mai visto e si era mossa verso di lui, afferrandolo al volo. -Ok Tay, ora di porto a casa, va bene?- gli aveva detto, vedendolo un po’ assonnato. Lo aveva fatto salire in macchina, sul sedile di dietro, per potersi sdraiare e lo aveva lasciato lì per qualche momento, mentre si accertava che Lars e gli altri riuscissero a varcare la soglia di casa senza altri inconvenienti. Quando era tornata in auto l’uomo già dormiva e si sentì sollevata. Non era pronta per affrontare una conversazione dal vivo con un Taylor ubriaco, che probabilmente non sapeva neppure che cosa stava dicendo. Non era pronta ad affrontare nessun tipo di conversazione insieme a lui, a essere onesta. Per un istante pensò di riportarlo a casa sua, lasciarlo sul letto, o magari sul divano e andare via, fingendo che quella notte non fosse mai esistita, ma alla fine aveva deciso di portarlo a casa con lei. Voleva assicurarsi che trascorresse una notte tranquilla e poi sapeva di dovergli delle spiegazioni. Magari anche quello era un segno del destino, un particolare modo per dirle che Theo aveva ragione e che doveva essere sincera con lui, lasciare che prendesse le sue decisioni da solo. O forse no, forse non gli avrebbe comunque dato la possibilità di cambiare idea, ma voleva almeno che sapesse che cosa era accaduto davvero.
    Quindi, una volta raggiunto il suo appartamento, gli aveva tolto le scarpe e lo aveva messo a letto, fermandosi per un momento per guardarlo dormire. Era bello esattamente come lo ricordava, anche in quel momento, in cui non stava dando la migliore prova di se stesso. Aveva chiuso la porta della camera e si era diretta verso il soggiorno. Lei avrebbe dormito lì per quella notte, lasciandogli la possibilità di stare comodo e permettendo a se stessa di tenersi lontana da lui ancora per un po’. Dubitava di riuscire a dormire distesa accanto a lui dopo tutto quello che c’era stato tra di loro. Era molto meglio tenersi lontana, mantenere lo spazio tra di loro che lei aveva creato. Ci sarebbero state molte cose da dire il mattino seguente, ma era meglio pensarci al momento debito.

    Non aveva dormito molto quella notte. Anzi, non aveva quasi chiuso occhio ed era un problema visto che le sarebbe toccato il turno pomeridiano che sarebbe finito a tarda notte. Di solito quello era il turno peggiore, quello dove capitava sempre qualcosa ed era necessario mantenersi vigili. Aveva pensato a lui per tutto il tempo mentre fissava il soffitto bianco sopra la sua testa. Muffin le aveva fatto compagnia, acciambellandosi sui suoi piedi dopo un iniziale momento di fastidio. Preferiva di gran lungo la sua camera al soggiorno, ma si era reso conto della presenza di un estraneo che non gli era mai piaciuto. Dopo svariati tentativi di dormire andati in fumo, aveva alla fine deciso di alzarsi, darsi una rinfrescata veloce e mettere su del caffè. Aveva preparato anche dei pancake, giusto per riempire il tempo ed evitare che il nervoso iniziasse a farla tremare. Era preoccupata, forse persino più di quanto lo fosse stata la notte prima, quando aveva temuto per la sua salute. Ora, con il sole che iniziava a rischiare l’ambiente esterno, si rendeva conto che l’unico modo che avesse per evitarlo era uscire di casa e lasciarlo lì da solo. Ci pensò per un istante, mentre sorseggiava il suo caffè e si ficcava in bocca un pezzo di pancake con lo sciroppo d’acero. Forse poteva essere una buona soluzione: uscire di casa e tornare solo dopo essersi accertata che non ci fosse più. Ma se ne sarebbe davvero andati senza aspettarla? Non aveva idea, ma poteva quanto meno provarsi. Si era quasi convinta quando un rumore di passi attirò la sua attenzione, anticipato l’arrivo di un Taylor piuttosto frastornato e ancora un po’ assonnato. -Eri piuttosto ubriaco ieri.. non me la sono sentita di portarti a casa tua. - disse soltanto, senza neppure un saluto, senza un preambolo. Avrebbe dovuto iniziare con un “Ciao, come stai?” ma sentiva di non esserne capace. Vederlo aveva provocato una notevole accelerazione del suo battito cardiaco e voleva solo che il suo cuore la smettesse e tornasse alla tranquillità. Faceva male vederlo, riportava alla galla sensazioni che sperava di aver ormai spento e che invece erano riemerse prepotentemente, ad un solo sguardo. Era stato un errore portarlo lì. E non aveva idea di come riuscire a tirarsi fuori da quella situazione.
     
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