The rumors are terrible and cruel but honey, most of them are true

Cornelia ft. Maggie | Abitazione Blackthorne (ex Wright) | 18.04.2021

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    Sentì il suono del campanello dell'abitazione, e alzò lo sguardo dalle sue mani. Cornelia lasciò giù la caraffa sul ripiano dell'isola al centro della cucina, volteggiò, facendo una piroetta improvvisata dall'emozione prima di correre in ciabatte e afferrare la maniglia della porta rosso rame, girare la serratura con due scatti, e spalancarla. « Oh eccovi siete arrivate. » Entrò la luce nell'atrio, e con essa il volto di due testoline bionde che amava come se fossero sangue del suo sangue, nella maniera viscerale che aveva Cornelia di amare le sue persone. Aveva aperto la soglia dell'abitazione, un sorriso gigantesco quanto il suo viso disegnato al di sopra. Si sporse sull'uscio, abbassandosi, le gambe piegate sulle ginocchia, per abbracciare Lilian che si era mossa dietro Maggie per venire in avanti verso di lei. Cornelia era estremamente brava con i bambini: la sua dote stava nel fatto di sapersi approcciare a loro come se fossero persone sue pari, perfettamente capaci e autonomi, quasi come se più che bambini fossero in realtà adulti. Lilian oramai era una bambina cresciuta, con il doppio degli anni della sua Amelia, era quasi un'adolescente più che una infante, e di conseguenza ci teneva a rapportarsi con Cornelia come se fosse un'amica anche un pò sua oltre che della madre. Era buffo, perché lei aveva visto la bambina nascere, e anche se Maggie, la sua Maggie, era stata tanto giovane quando l'aveva data alla luce loro ricordavano tutti gli anni trascorsi e più che sentirsi adulte o cresciute, o pensare che il tempo fosse passato, si sentivano partecipi di qualcosa di più grande. Ma era anche tremendamente strano pensare che Lilian avesse visto nascere a sua volta Amelia, o vederla camminare, vederla con suo padre, e poi adesso Thomas fosse una parentesi scomparsa dalla loro vita. Non sapeva proprio che pensiero farci su quella considerazione. Accantonò quel pensiero accogliendo le sue invitate. « Prego, prego entrate. Come state, tutto bene? » Corse a prendere dallo scaffale posto proprio accanto a loro sulla destra dell'ingresso le ciabatte per gli ospiti - in realtà loro erano ospiti così spesso che oramai avevano ognuna le proprie sempre pronte per loro, e mamma Jennifer aveva provveduto a cucire le iniziali sulla stoffa blu per distinguerle. Tutti gli altri ospiti potevano accontentarsi di ciabatte bianche di spugna a fare il loro lavoro per l'occasione, anche perché così la donna non ci metteva niente a sistemarle in lavatrice per lavarle e prepararle alla volta successiva. Ci teneva alla cura della sua casa Cornelia, anche se non aveva tutto il tempo del mondo per curarla nei minimi particolari, e i suoi genitori l'aiutavano tantissimo anche tutt'ora che era una donna fatta e finita. Era pur sempre la loro bambina adorata, così come Maggie e Lilian erano per loro parte della famiglia.
    « Mi siete mancate. Quanto è passato? » Cornelia esternò la sua manifestazione di affetto abbracciando anche Maggie e rimanendo attaccata alla bionda con le braccia incrociate sulle sue spalle, inspirando il suo profumo. Richiuse la porta dietro di lei, la serratura scattò con il consueto rumore metallico. « Dimmi che hai portato qualcosa di forte, ho finito le riserve. » Le mormorò sul viso, così che in qualche modo il suo messaggio fosse al sicuro e la figlia non interpretasse bene il suo messaggio, alla chiara ricerca di alcol da parte dell'amica. Maggie era il suo spirito affine. A separarle alla nascita si contavano appena cinque mesi, erano cresciute nella stessa città e avevano convissuto tutto quello che Besaid aveva avuto loro da offrirle da quando le due sorelle Olsen avevano messo piede nell'abitazione di zia Rory, quel fatidico giorno in cui la donna aveva annunciato loro che sarebbero state con lei, e Cinthya le aveva abbandonate. Si erano incontrate così, a nove anni, due bambine che non sapevano niente del mondo, una aveva tutta la sua famiglia a proteggerla, l'altra l'aveva appena persa. Da quel momento furono inseparabili, e i Blackthorne diventarono anche un pò la famiglia di Maggie e Fae, come zia Rory divenne anche un pò sua zia. Il destino avrebbe fatto in modo di ricongiungere il loro fato in più di una occasione: in quel momento per puro artificio del caos, erano entrambe single con due bambine a carico. Sentì un tonfo, e si voltarono tutte e tre per guardare la piccola del gruppo, Amelia, con i capelli castano chiari arruffati e un vestito giallo che la madre le aveva fatto indossare poco prima, che scendeva teatralmente le scale dell'abitazione, di fronte l'atrio, facendo correre il naso sul poggiamano delle scale in legno invece che utilizzare le braccia, producendo un rumore sinistro man mano che spostava il viso sopra di esso. « Amelia ti si schiaccerà il naso in quel modo, però se preferisci avere un naso a patata tua scelta. » Disse la madre facendo spallucce. Un'altra cosa che aveva imparato in fretta era che la figlia facesse sempre di testa propria, perciò l'unico modo per farle cambiare idea per davvero era assecondarla sulla propria decisione. Non poteva fare altro che sospirare, stringere i denti e le labbra e pensare che così facendo si sarebbe placata: il più delle volte andava così, qualche volta finiva per farsi male e doveva ricorrere ai modi ereditati da sua madre: ripeterle "te l'avevo detto io", e citare ogni tanto i suoi poveri nervi.
    Cornelia alzò la mano in aria e cominciò a contare i giorni facendo mente locale. Erano passate forse due settimane dall'ultima volta che si erano incontrate tutte e quattro, perciò avevano un pò di racconti da fornire per tutti i giorni che erano trascorsi da allora. Lei in particolare ne aveva uno grossissimo, e doveva trovare il modo di parlarne a Maggie anche alla presenza delle bambine, oppure di aspettare che l'attenzione delle bambine venisse catturata da qualcosa di straordinario per poter raccontare qualche indicazione all'amica senza che capissero o senza che ne fossero preoccupate. Batté le mani, prima di posarle sul grembiule che indossava, sotto al grembiule aveva un vestito giallo come quello della figlia con lo scollo quadrato ricamato e i capelli ondulati, vaporosi dopo un bagno ristoratore al mattino, che la faceva sembrare una moderna Clori uscita da un quadro di Tiziano, una perfetta figlia della primavera. « Andiamo tutte in cucina, cominciamo a preparare. » Annunciò impettita, e in effetti l'agitazione generale che ne seguì le diede il giusto seguito: avevano un rito, quando facevano gli aperitivi assieme al pomeriggio tardo della domenica, ognuna aveva il suo compito, ognuna sapeva il posto di tutte le cose che dovevano acciuffare in giro per la casa, ognuna svolgeva il suo ruolo. Ovviamente Cornelia aveva già preparato un paio dei suoi piatti famosi a corredo dell'aperitivo, come di consueto. La domenica veniva facile solo perché le bambine erano a casa dalla scuola, e ogni tanto entrambe le adulte capitava che non lavorassero il fine settimana: non sempre era così, perché le turnazioni in ospedale di Cornelia erano casuali o potevano sempre esserci emergenze, ed in quanto a Maggie i casi particolari e difficili da portare a processo non aspettavano l'arrivo del lunedì. Fece appena in tempo a distanziare le bambine da lei e l'altra adulta, e si avvicinarono quel tanto che bastò all'isola dove erano disposti gli utensili della cucina prima che potesse parlare. « Io sono in un pasticcio gigante e ho un rumor ancora più grosso da discernere. »

    Edited by wanderer. - 11/9/2022, 17:14
     
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    Terminò di mettere il rossetto, rivolgendo un sorriso allo specchio per poi darsi una leggera ravvivata ai capelli. -Tesoro sei pronta? - chiese, alzando appena il tono di voce, rivolgendosi a sua figlia per iniziare ad attirare la sua attenzione. Lily avevo indossato i suoi jeans preferiti e una maglietta bianca piena di strass, insieme a una giacchina rosa che la faceva sembrare molto più calma di quanto non fosse davvero. Le diede un bacio sulla guancia, infilandosi le décolleté color panna che aveva acquistato giusto il mese prima. Aveva scelto un abito chiaro, molto primaverile e aveva raccolto i capelli in maniera molto veloce. Sebbene dovessero trascorrere un semplice pomeriggio in casa ci teneva a essere comunque perfetta, come per ogni occasione. I corretti abbinamenti erano sempre stati il suo punto debole, non riusciva a separarsene. -Zia Rory noi usciamo, ci vediamo più tardi. - aveva mormorato, lasciando un leggero bacio anche sulla guancia della zia, sorridendo soddisfatta nel vedere l’impronta del rossetto che l’altra donna avrebbe notato solo molto più tardi. -Non dimenticarti la torta! E saluta tanto Cornelia da parte mia. - aveva chiesto l’altra, prima di salutarle e lasciare che le due bionde iniziassero la loro serata. Sebbene Margareth fosse ormai divenuta una donna e persino una madre, agli occhi di Lorelai sarebbe sempre rimasta una delle sue bambine, le stesse che aveva accolto quando Cynthia se ne era andata, lasciandosi tutto alle spalle.
    Le sorrise, prendendo la busta colorata dentro cui aveva messo l’occorrente e l’altra busta, preparata da lei con dentro l’occorrente per un aperitivo e non per una cerimonia del tè. Il viaggio in auto fu abbastanza breve, animato dalle voci delle due bionde che cantavano a voce alta, lasciandosi andare anche a qualche movimento di danza, giusto per rendere il tutto ancora più allegro. Parcheggiò poco distante dall’ingresso e si avviarono verso il campanello. Fu Lily a suonare, perché quella era oramai la tradizione da qualche anno. Maggie e Cornelia si erano conosciute quando erano due bambine, proprio quando lei e Fae si erano trasferite dalla zia. Avevano condiviso insieme gioie e dolori, erano state una la spalla dall’altra e ora che entrambe si ritrovavano single con due splendide bambine cercavano di vedersi ogni volta che era possibile. Aveva conosciuto il suo ex marito e Cornelia aveva conosciuto il padre di sua figlia, ma per qualche strano caso del destino alla fine rimanevano sempre e soltanto loro due, spalla a spalla, a combattere i problemi del mondo. Quando l’amica spalancò la porta, con quel suo sorriso radioso, non potè che rispondere con uno altrettanto felice, lasciando che fosse Lily la prima a ricevere un abbraccio. Cornelia corse a recuperare le loro personalissime ciabatte per gli ospiti e Maggie sorrise. Lei non avrebbe mai avuto tutta quella pazienza, ma Cornelia era una fantastica padrona di casa, oltre che una fonte inesauribile di ottimi consigli. -Sempre troppo tempo, anche se fosse stato ieri. - disse quindi, quando l’altra le chiese quanto tempo fosse passato dall’ultima volta in cui entrambe avevano avuto un pomeriggio libero da trascorrere insieme. Si strinsero forte per qualche momento, come quando, da ragazzine, Maggie le aveva rivelato di aspettare Lilian e che Christopher non voleva saperne di prendersi le sue responsabilità, ma anzi, aveva deciso di lasciare la città. Si era sentita persa, smarrita dentro un uragano di questioni che non sapeva affrontare, ma lei e sua sorella le erano state vicine ed era anche grazie a loro se era divenuta la donna che era adesso.
    Le rivolse un occhiolino, mostrando appena un tappo di metallo sollevando di poco una delle bottiglie che aveva portato con sé. -Tutto sotto controllo, la nostra cerimonia è al sicuro. - le disse, per poi sorridere ancora più di gusto, lasciando che Lilian avanzasse alla ricerca di Amelia. -Questa invece la manda zia Rory, insieme ai suoi saluti. - aggiunse, porgendo la torta di mele con un pizzico di cannella che era una delle ricette speciali della zia. Stava per aggiungere qualcosa ma un tonfo catturò l’attenzione di tutte, anticipando l’ingresso teatrale della piccola Amelia. Cercò di mascherare un sorriso divertito quando la vide usare il naso per scendere le scale. Quella piccoletta riusciva sempre a trovare qualcosa per sorprenderle, persino più di quanto fosse stata capace di fare Lilian, ispirata dalle doti artistiche di sua sorella Fae. -Ma che bel vestito Amelia. - mormorò quindi, cercando di catturare la sua attenzione, facendole sollevare appena il volto, per rivolgerle un largo sorriso e un saluto, prima di riprendere il suo lento incedere. Scosse appena il capo, divertita, seguendo Cornelia in cucina per iniziare a preparare l’occorrente per quella serata tra donne. Lilian corse ad abbracciare Amelia, che fece una giravolta per mostrarle il suo bellissimo vestito giallo. Uno strano rumore, proveniente dalla borsetta di Lily, catturò la sua attenzione. -Temo che Lilian abbia rubato i trucchi di mia sorella e che Amelia sarà la sua modella prediletta di oggi. - la avvisò, perché l’altra potesse prendere, nel caso, le giuste precauzioni. Sua figlia preferiva i trucchi colorati e pieni di glitter della sorella a quelli molto più seri che usava lei.
    La guardò seria e molto incuriosita quando l’amica le rivelò di essere nei guai e di avere un bel pettegolezzo da raccontare. Anche lei aveva qualche aggiornamento da darle sui suoi incontri con Astrid, in particolare l’ultimo, di qualche giorno prima, di cui ancora non aveva parlato con nessuno, ma se l’amica era nei guai lei aveva ovviamente la precedenza. -Allora la sala trucco potrebbe essere un ottimo diversivo. - le suggerì, con un sorriso, mentre le due piccolette confabulavano tra di loro, come prese da chissà quali grandi piani di cui loro, per il momento, non dovevano essere rese partecipi. Posò gli alcolici su un ripiano abbastanza in alto, così che le due piccole pesti non potessero raggiungerlo per caso, senza impegno e poi, con la scusa di lavare un arancio si avvicinò di nuovo a Cornelia. -Che cosa è successo? Quanto gigante è questo pasticcio? Qualcosa che possiamo gestire? - chiese, preoccupandosi prima di quel primo aspetto, ovviamente mettendosi dentro la faccenda senza neppure chiedere il permesso, sempre pronta a dare una mano all’amica ogni volta che ne aveva l’opportunità. -Anche io poi devo aggiornarti su alcune faccende, ma tu hai la priorità. - aggiunse quindi, con un sorriso, per poi asciugare l’arancio e muoversi verso il tavolo, dando una leggera occhiata in direzione delle due piccolette, che ancora non avevano preso i loro posti. -Che succede oggi? Ammutinamento? - domandò, con aria divertita e anche un po’ curiosa. Aveva come l’impressione che quelle due stessero legando molto e che, ogni tanto, desiderassero un po’ di tempo per stare da sole, esattamente come le madri.
     
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    Cornelia era una donna gentile, sempre con il sorriso sulle labbra, esuberante, spesso tacciata come euforica, ogni tanto tratteneva la sua indole spigliata mostrando anche il suo lato elegante. Aveva vissuto tutta la sua vita a Besaid, perciò conosceva un pò tutti, e tutti conoscevano lei, la prima figlia dei Blackthorne, quelli che l'avevano concepita appena maggiorenni, in barba al fatto di avere o non avere soldi da parte per poter crescere propriamente una figlia, e poi addirittura a programmare di farne altri quattro. Cornelia aveva tanti amici, così tanti da non saperne contare sulle dita delle sue mani, e in realtà le piaceva mantenere buoni rapporti con tutti. Sapeva ricordarsi degli appuntamenti e degli anniversari, sapeva essere puntuale e non fare mai tardi. Sapeva destreggiarsi tra mille impegni mantenendo sempre fede alla parola data. Eppure, seppur lei non recriminasse mai nulla negli altri, qualche volta le capitava di chiedersi come fosse possibile che gli altri sapessero prevaricare le proprie priorità, talvolta scordandosi del resto, delle persone attorno, della socialità, di vedere tutti come se fossero nemici, come se una parola detta fosse detta perché potesse regalare una frecciata e non una bella battuta sarcastica condivisa tra pochi, solo per essere compresa segretamente. Capitava che talvolta si chiedesse quanto fossero sincere le proprie amicizie, quanto le persone che aveva intorno avrebbero dato per sacrificare parte di sé, o fare compromessi, anche solo per strappare un sorriso ad un amico, scapicollandosi per fare del proprio meglio per rendersi utili all'altro. Cornelia sapeva scordarsi di se stessa per tendere la mano, ma non tutte le persone che aveva intorno a lei erano in grado di farlo. Qualche volta diceva a se stessa, sapeva ingoiare qualche rospo, trovando una scusa al loro comportamento, cercava di essere paziente. Un brutto momento, una brutta esperienza, un piccolo trauma, un'ennesima caduta. Qualche volta si arrabbiava, rendendosi conto che non era possibile che fosse lei l'unica a non scordarsi mai degli altri e a tenere sempre fede alla parola di poter mettere da parte se stessa. Con la maturità aveva rivisto molte delle persone che aveva considerato sue amiche, e aveva saputo scindere i rapporti che aveva con gli altri basandosi su qualcosa di più, andando più a fondo nelle proprie vicende discernendo un senso più ampio di solidarietà difficile da buttare giù a parole. Cornelia, tra le altre, aveva avuto la fortuna di vivere con una famiglia unita, perciò i suoi fratelli erano sempre stati grandi amici con lei e tra loro, e i suoi genitori giovani erano per lei stati sempre suoi pari, presenti e competenti, persone con cui potersi confrontare, una benedizione costante. Ma loro a parte, poteva fare affidamento su pochi pilastri. Il marito Tom era stato uno tra quelli che negli ultimi anni era stato scalfito e poi abbattuto, a malincuore di entrambi. Maggie invece era il pilastro su cui avrebbe potuto sempre contare, e con lei non c'erano mai state, da che avesse memoria, battute e frasi scomposte, azioni fatte per sfregio, frecciatine basate su qualcosa che almeno una delle due potesse non capire. Quanto era bello che quella fortuna fosse capitata a lei.
    Fece un sorriso gigante dei suoi, notando la bottiglia pronta nella busta che aveva tra le braccia Maggie, appena dopo aver chiuso la porta di casa e fatto accomodare i suoi ospiti, sempre ignorando ma guardando con la coda dell’occhio la figlia Amelia. In qualche modo, a suo modo, sperava che senza che le fosse stata troppo dietro e fosse stata una mamma apprensiva, la bambina sarebbe riuscita ad abituarsi crescendo serena in un mondo fatto di non troppe regole, ma di giuste decisioni razionali ed etiche, che già la vita era abbastanza complicata di suo. Se c'era una cosa che poteva mal sopportare Cornelia erano le mamme che inseguivano i figli per costringere loro a mangiare, o a cibarsi per forza di tutti i cibi che venivano loro propinati. Se Amelia non mangiava qualcosa lo metteva da parte, se lo voleva più tardi bene, se desiderava qualcos'altro sceglievano assieme. Era così che la formava, era così che Amelia cominciava a capire i gusti e a formare la sua volontà. La costrizione non portava a niente, di quello Cornelia era convinta. « Grazie, adesso sì che ci siamo. » Commentò, annuendole complice e strizzando l'occhio di rimando a Maggie. Fece un’espressione tenera e si prese sottobraccio la torta di mele di zia Rory. « Cara zia Rory, quanto torni a casa la chiamo per salutarla e ringraziarla, non la vedo da un mesetto. » Immaginò di chiamare la zia appena le ragazze avessero cominciato la strada per il ritorno, pensando che fosse strano avere una vicina che non riuscisse più a vedere spesso, ma il lavoro la impegnava a tempo pieno e non aveva modo di fare la perfetta signora del quartiere come aveva fatto un tempo quando si era dovuta mettere in pausa per la gravidanza di Amelia. « Ha i suoi momenti di protagonismo, ogni tanto. » Sussurrò Cornelia, scuotendo la testa, in risposta alla scenetta di cui la figlia divenne partecipe. Cornelia l'aveva cresciuta in modo da renderla per quanto possibile lontana da qualsiasi stereotipo e formarla ad una educazione neutra, ma avevano dovuto sopperire la mancanza della figura paterna in casa con più attenzioni per la bambina negli ultimi anni, e per sua fortuna la presenza di Maggie e Lilian era riuscita ad aiutare proprio perché poteva vedere come fosse cresciuta anche l'amica - che in pratica considerava una sorella mancata - senza la presenza di una figura maschile sempre presente. Thomas era spesso con lei e aveva le sue ore di affido con la bimba, ma era tutto diverso, tutto cambiato, da quando non condividevano la stessa casa e non dormivano sotto lo stesso tetto.
    Sorrise però, quando la situazione si assestò nella bellissima normalità della scena familiare: guardò sua figlia raggiungere le due e salutarle prima di correre con Lilian a confabulare sui loro giochi nella loro fantasia di bambine, e rise al commento di Maggie sull'esito del come sarebbe andata la serata sul tema make up. « Mi sembra giusto. » Sussurrò, prendendo a braccetto l'amica. Non aveva problemi con il divertimento di Lilian, e anzi pregustava l'immagine impiastricciata della figlia che sarebbe comparsa nella serata, dipinta con i trucchi di Fae.
    Si allontanarono dalla sala di ingresso, tutte con le loro ciabatte, e una volta che furono lontane le bambine ripresero a parlare dei loro argomenti principali di conversazione. Cornelia sospirò, pensando a come mettere in ordine tutti i pensieri che voleva raccontare a Maggie, cercando di usare le giuste parole per poter procedere nel suo racconto e dividendosi nel frattempo sulle emozioni che sentiva a riguardo.
    « A inizio mese c'è stata la festa di fondazione. Io non ci vado da un pò di anni, da quando ho Amelia preferisco evitare il caos dei carri e non voglio farla spaventare troppo, l'ultima volta che Thomas le ha fatto vedere un film su Halloween non ha dormito per un mese. » Roteò gli occhi al cielo, pensando che l'ex marito era un uomo decisamente poco convenzionale per quanto concerneva l'ordine familiare, e il fatto che non avesse previsto che la figlia avrebbe potuto risentire delle paure su un film che a tratti mostrava elementi soprannaturali era difficile da capire considerato il suo lavoro da psichiatra. Che fosse stato un test? Fece spallucce rispondendo a se stessa e a Maggie insieme, difficile da capire in quel momento cosa potesse essere passato per la sua testa. Alzò gli occhi per guardarla mentre cominciava a preparare le arance per i cocktail. « Mi sembra che non ci sia stata neanche te, o magari sei andata solo all'inizio e poi sei tornata a casa. » Continuò, articolando le parole muovendo le mani alla ricerca del cavatappi nei cassetti sotto il ripiano dell'isola, che probabilmente sua madre aveva spostato altrove visto che non riusciva a trovarlo al solito posto sulla destra del secondo cassetto. « Ci siamo sentite qualche giorno fa sul tema ricoveri e quello che è accaduto sulla spiaggia. Molte persone sono state ritrovate in stato confusionale, è uscito anche un articolo sul Daily, però non hanno rivelato per privacy i nomi delle persone. Pare che la polizia, e immagino assieme il governo, stia indagando per capire cosa sia accaduto. Due ragazzi sono finiti in ospedale, ed è per questo che so cosa è capitato a loro e chi sono, e poi ho saputo un'altra cosa. » Fece un respiro soddisfatto quando finalmente riuscì a trovare il cavatappi desiderato. Si girò trionfalmente verso Maggie per mostrarle il risultato, e si avvicinò alla bottiglia per poterla aprire. Si guardò intorno, pensando di non voler dire troppo se le bambine fossero vicino, ma poi si distrasse come suo solito quando Maggie tornò ad annunciarle che anche lei voleva raccontarle qualcosa. « Scusa ho parlato troppo, voglio sentire anche te e le tue novità. Sono successe troppe cose in queste settimane. » Fremette, combattuta tra l'idea di continuare e tornare seria sulla sua discussione, ma di voler anche sentire la sua amica e il suo racconto. Ritornò a guardarla girandosi completamente in sua direzione, e sorridere all'idea che le bambine si fossero dileguate per parlare tra loro. « Mi fa piacere ci sia Lilian con lei a guidarla, ne ha bisogno. Avrei voluto avesse fratelli...» Sussurrò quasi sovrappensiero, ma l'amica sapeva bene come la pensava. Cornelia aveva sognato di avere una grande famiglia a sua volta, il desiderio di diventare mamma e dividersi tra lavoro e famiglia con tanti figli perché crescessero assieme. Però il suo sogno non si era avverato. Scacciò via il magone per quella sera, le priorità erano altre e non si sarebbe lasciata condizionare da pensieri della Cornelia del passato: aveva due obiettivi adesso in mente. « Ok, allora ti introduco la prossima cosa fintanto che le bambine sono lontane, e poi mi dici tu, e poi le richiamiamo all'ordine! » La guardò preparando i bicchieri dell'aperitivo, e infilò il cavatappi nella bottiglia, svitando tramite la vite fino a produrre un sonoro pop, velocissima a stappare il sughero dal vino bianco. « Quindi. In tutto questo trambusto ho potuto sapere i nomi dei ricoverati e mi hanno chiamato per consultare le loro funzioni vitali, ma non ho incontrato nessuno degli illesi. E invece l'altro giorno ho incontrato un mio paziente, e ho saputo qualcosa in più. » Le porse il suo calice, il vino mosso ondeggiò all'interno nella prima porzione versata per brindare solo loro due, avrebbero preparato dopo l'aperitivo vero e proprio con il resto componendo i classici miscugli di alcolici, ma un primo assaggio per entrambe ci voleva, dopo un discorso del genere. « Turno tuo, zittisco. » E così fece, aspettando che l'amica continuasse dove aveva interrotto.
     
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    Cornelia era sempre stata una presenza familiare all’interno della sua vita. Si erano conosciute quando erano ancora due bambine e forse ancora non conoscevano bene il significato di amicizia. Lo avevano compreso insieme, imparando a conoscersi, rimanendo l’una al fianco dell’altra, soprattutto nei momenti di difficoltà. Era stata Cornelia la prima a cui la piccola Maggie aveva confessato che era sicura che la sua mamma non sarebbe più tornata. Aveva conosciuto la gioia, una famiglia felice e amorevole, aveva creduto che quella felicità sarebbe durata per sempre. Invece si era sgretolata tra le sue dita nel momento in cui l’auto che guidava suo padre era finita in acqua, con a bordo anche le due sorelle. Lei era scappata, Fae era sopravvissuta grazie alla sua particolarità, ma nessuna delle due aveva mai dimenticato quanto accaduto. Certe volte si recavano ancora in cimitero, insieme, una tradizione che avevano inaugurato anni prima a cui nessuna delle due si era mai sottratta. Perché lui era sempre nei loro cuori, anche se il suono della sua voce era divenuto ormai distante, un ricordo difficile da rievocare. Aveva creduto che dopo la sua scomparsa e quella della mamma lei e Fae sarebbero state da sole per sempre, ma così non era stato. C’era stata zia Rory, Fae aveva trovato Sam e la sua famiglia, mentre lei aveva trovato Cornelia e i Blackthorne, quella grande famiglia felice che tanto le ricordava la sua di un tempo. A volte faceva male vederli così felici e uniti, le faceva percepire la mancanza ancora più intensamente, altre volte invece Maggie era riuscita a sentirsi un po’ parte di tutto quell’amore. La presenza di Cornelia era stata fondamentale nella sua vita, l’aveva aiutata a ritrovare dei pezzi che credeva di aver perso per sempre e con la sua vicinanza quei pezzi si erano ricomposti da soli, senza che lei dovesse neppure cercarne la collocazione.
    Erano cresciute, erano cambiate, ma certe cose erano rimaste le stesse. Come i grandi occhi sorridenti di Cornelia che la accoglievano a braccia aperte a casa sua. Si lasciò stringere per qualche istante, immergendosi in quell’affetto di cui aveva sempre avuto bisogno, anche se non lo dava a vedere. Cercava sempre di mostrarsi forte Margareth, all’interno dei suoi abiti eleganti e solo poche persone avevano visto gli aspetti più fragili di lei. Sorrise, mostrando all’amica la torta e la bottiglia nascosta in mezzo alle altre cose, di cui avrebbero forse avuto bisogno per portare avanti i loro racconti. Osservò l’entrata in scena di Amelia trattenendo una leggera risata. Quella bambina era destinata a diventare una star, ne era sicura. Prima o poi avrebbe lasciato dietro di sé una scia di cuori infranti. Trattenne lo sguardo su di lei ancora per qualche momento, cogliendo tutte le differenze tra Amelia e la bambina che, un tempo, era stata Cornelia. Chissà se ce ne erano così tante anche tra lei e Lilian o se loro due invece fossero molto più simili. Ricordava di essere stata una ragazzina ribelle. Sperava che, almeno sotto quell’aspetto, Lilian fosse diversa. Più volte aveva chiesto di suo madre e Maggie aveva dovuto inventare alcune scuse per non dirle quella che era la dura e cruda verità: suo padre era scappato da quella responsabilità, preferendo sparire piuttosto che diventare un adulto. Non era certo qualcosa da dire a una bambina. Alcuni brevi saluti e poi anche Lily sparì insieme ad Amelia. L’enorme casa di Cornelia sembrava quasi un castello delle meraviglie, ricco di angoli sempre nuovi da scoprire e di mondi da colorare e inventare. Informò l’amica dei piani di sua figlia e l’altra non sembrò preoccuparsi troppo, prendendola a braccetto per poi condurla verso la cucina, dove avrebbero messo in piedi qualche stucchino per la loro serata tra amiche.
    Una volta sole l’amica iniziò a raccontare gli ultimi avvenimenti di cui era stata protagonista. Iniziò parlando della festa di fondazione e Maggie si fece più attenta. Era curioso come entrambe avessero proprio quella sera come punto di inizio dei loro racconti, come se quella notte fosse stata una tappa importante per molte persone. Annuì mentre l’altra le diceva di non essersi recata alla festa, preferendo non far spaventare Amelia che era divenuta ancora più sensibile alle cose paurose da quando suo padre le aveva fatto vedere un film su Halloween. Sorrise appena mentre l’altra roteava gli occhi. Ancora si chiedeva come quei due avessero fatto a sposarsi visto che, visti dalla giusta distanza, non sembravano avere poi molto in comune. Immaginava che doveva essere capitato lo stesso alle persone che avevano osservato lei e Chris, diversi anni prima. -Ricordi bene, non sono andata neppure io. - rispose brevemente, con un leggero sorriso, continuando con le sue preparazioni ma tenendo un occhio sempre sull’amica. Fremeva dalla voglia di parlare di quella sera, ma trattenne l’argomento più scottante per un secondo momento. -Lily era stata invitata da un’amica a cena e a stare per la notte, zia Rory era fuori e Fae onestamente non ho idea di dove fosse, quindi mi sono concessa una serata divano, pizza e film. - terminò, visto che non ricordava se gli avesse raccontato quei particolari. Ricordava di averle detto che sarebbe rimasta a casa, ma poi forse era crollata troppo presto per scriverle qualcosa di più e dopo la visita di Astrid non era riuscita a parlarle di quella sera per telefono, preferendo farlo dal vivo.
    Seguì i movimenti e i discorsi dell’altra, annuendo di tanto in tanto, per farle capire che stava ascoltando. Ancora le risultava difficile comprendere che cosa fosse davvero accaduto quella sera, perché delle persone affermassero di essere morte e poi rinate, perché altre invece non si erano risvegliate e si trovavano quindi ora su un letto d’ospedale. Lei nel suo lavoro era stata toccata solo di striscio da quell’evento. Qualcuno aveva detto che avrebbe denunciato la città, il governo, gli organizzatori della festa, ma la verità era che nessuno aveva delle prove attendibili, un motivo per farlo davvero. Cornelia, invece, aveva avuto a che fare con alcune di quelle persone in maniera diretta e aveva quindi ottenuto delle informazioni direttamente dalle fonti. -Che cosa hai saputo? - chiese, allungando appena il busto nella sua direzione, come a voler custodire all’interno di uno spazio molto limitato qualunque cosa l’altra avesse da dire. L’altra, tuttavia, si fece distrarre dal cavatappi, interrompendo per qualche momento il suo racconto. -Oh no no, niente affatto. Ancora non sei arrivata il punto centrale della tua faccenda. - disse, in risposta, mostrando velatamente la curiosità che la stava mangiando dall’interno. Quando si trattava delle persone a cui voleva bene Maggie sapeva essere sin troppo attenta a ogni dettaglio. Entrambe si guardarono intorno, alla ricerca delle bambine o di qualche suono sospetto proveniente dalle stanze accanto. Sembravano tranquille e ancora del tutto prese dai loro giochi, potevano andare avanti ancora per un po’. Si perse per un istante nei suoi pensieri, quando l’amica si disse triste di avere solo una figlia. Sapeva che Cornelia avrebbe sempre desiderato una grande famiglia, come lo era stata la sua, mentre lei non si era mai fermata davvero a chiedersi se mai aveva desiderato avere altri figli. Il lavoro, il fatto di dover crescere la piccola da sola, sin dal primo momento, non l’avevano mai portata a interrogarsi sulla faccenda e ora che Lilian era grande, quasi un’adolescente, riteneva che non fosse più tempo di aggiungere altri bambini al loro nido familiare, la differenza d’età sarebbe stata troppa. E poi, in fin dei conti, ormai stavano bene così, in quella scalcinata famiglia che si erano create da sole.
    Si fece più attenta mentre Cornelia riprendeva il discorso e parlava del fatto che fosse venuta in contatto con i pazienti e avesse scoperto il nome dei ricoverati. -Che cosa hai saputo? - chiese, attentissima, come se fosse stata davanti a una serie tv, con il finale di stagione che lasciava le cose a metà, senza dare alcuna risposta. -Oh ma così non vale! Non puoi lasciarmi in sospeso senza raccontarmi tutti i pettegolezzi! - protestò quindi Maggie, mostrando da chi avesse preso Lilian il suo lato più infantile. Per quanto cercasse ormai di mostrarsi una donna fatta e finita, sempre elegante e con un certo garbo nel modo di muoversi e agire, restava comunque la ragazzina ribelle di un tempo, almeno nel profondo. Prese il suo bicchiere di vino e mandò giù un leggero sorso, cercando forse una leggera spinta per iniziare il suo racconto. -Ti sembrerà strano ma.. anche io devo iniziare proprio dalla sera della festa. - disse, per poi mandare giù un altro sorso di vino e controllare che le ragazze fossero ancora prese dal loro operato. Non aveva ancora parlato con Lily di Astrid e non voleva che lo scoprisse così. -Ti ho detto che sono rimasta a casa e, mi sono addormentata sul divano, con il televisore ancora acceso. - raccontò, sorseggiando il vino mentre andava avanti, osservando l’amica di sottecchi mentre anche lei manteneva un po’ di suspence. -La mattina, piuttosto presto, sono stata svegliata da Astrid, la ragazza del corso di yoga di cui ti ho parlato. - si fermò di nuovo, questa volta guardando Cornelia in maniera più attenta, per essere sicura che ricordasse. Erano andate a prendere un caffè insieme qualche volta e Maggie aveva una mezza cotta per lei ci cui aveva parlato all’amica, ma non si era mai spinta più avanti di così. -Era terrorizzata, è stata una delle persone che hanno partecipato alla festa e mi ha detto che ero la prima persona a cui aveva pensato, alla ricerca di un posto sicuro. - terminò, finendo il bicchiere di vino per poi continuare a fissare l’altra. Aveva sempre paura di buttarsi nelle relazioni, di iniziare qualcosa di nuovo con qualcuno che sua figlia non conosceva. Come l’avrebbe presa lei? E se poi le cose non fossero andate per il verso giusto? -E sono un po’.. confusa. Non so che cosa fare. Mi sento come una ragazzina ai tempi del liceo. - mormorò, per poi lasciarsi andare a una leggera risatina. Probabilmente sperava che Cornelia la invitasse a fare un passo indietro, a tenere le distanze, ma qualcosa le diceva che non era quello che avrebbe sentito, di lì a breve. -Finisci il tuo discorso ora.
     
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    Era nota per essere una grande chiacchierona. Su questo non ci poteva essere una singola voce a reclamare la propria opinione fuori dal coro, Cornelia era in grado di parlare per ore senza sentirsi mai stanca, le piaceva passare il tempo ad aggiornare le persone su quello che pensava, a discorrere degli argomenti che la interessavano, si entusiasmava, si lasciava trasportare dietro racconti e storie cogliendo, secondo lei, il meglio che la vita da umana le poteva offrire, il confronto reciproco con gli altri. Le dispiaceva passare per la origliatrice di turno invece, perché era pur vero che fosse raro che facesse commenti malevoli, almeno ingiustificati, al massimo si poteva lamentare del suo ex marito e dei disastri che aveva combinato con la figlia Amelia, qualche volta commentava gli alti e bassi della sua famiglia numerosa di partenza, dei suoi fratelli scapestrati e qualche volta raccontava le disavventure in ospedale trattenendosi dal commentare oltre, mantenendo l'anonimato di tutte le persone coinvolte. Spesso si fermava a raccontare dettagli particolari, le piaceva raccontare storie ad Amelia e a Lilian, parlare della sua infanzia, degli avvenimenti che avevano colorato le rocambolesche avventure di Cornelia e Margareth a loro tempo quando erano state adolescenti. Ma non era una persona pettegola, non nel senso concreto del termine. Quella della festa di fondazione di Besaid era una storia tutta a sé, e quello che riguardava la sua vita, aveva tutto il diritto di raccontarlo alla sua migliore amica, insomma! Perciò non poteva farsi remore nello spiegare a Maggie tutto quello che sapeva, avrebbe mantenuto l'anonimato delle persone che erano rimaste disgraziatamente colpite dal coma, perché aveva vincolo legale su quello, ma non avrebbe potuto trattenersi dal raccontare gli avvenimenti di chi faceva già parte delle persone in vista, di coloro che avevano un profilo pubblico. Lì doveva riversare tutta la sua disperazione a riguardo, indugiando nei dettagli più piccoli per raccontare a Maggie cosa aveva scoperto, e quanto fossero importanti quelle minuzie per la sua storia personale. Aveva tergiversato tantissimo a raccontare a Maggie con calma la versione della storia che conosceva, perché voleva portarla a bordo senza correre come faceva lei quando si lasciava prendere dalla fretta di farle sapere tutto. Poteva essere in grado di dosarlo per bene, ricordando la compostezza con cui era solita raccontare ai nuovi ragazzi in praticantato tutti gli step procedurali che avrebbero dovuto compiere per arrivare a svolgere un determinato incarico. Aveva anche perso tempo a cercare il cavatappi per la loro bottiglia di meritato vino, perdendosi a frugare dentro gli innumerevoli cassetti che componevano la sua isola gigantesca. Aspettò che Maggie le rivelasse che era stata a casa quella sera di inizio aprile, perdendosi la festa anche lei. Aveva annuito, ricordando la serata tranquilla che avevano passato madre e figlia, lei e Amelia assieme di fronte ad una serie animata per bambini. « Si, e meno male. Poteva succedere qualsiasi cosa. Le versioni non quadrano per niente. » Sussurrò, sospirando, finché l'amica non l'aveva incalzata a procedere a continuare la storia. Le aveva lanciato un input di conversazione ancora inesplorato, ma aveva riflettuto in quel momento sul pericolo che avevano corso, tutti loro. « Per prima cosa i ragazzi che non stanno bene sono ragazzi, non fanno parte della nostra generazione e non sono persone che conosciamo. Questo consola poco, lo so, ma almeno puoi non preoccuparti per chi ci è vicino. » Iniziò Cornelia, tergiversando sulla prima frase mentre abbracciava con le dita lo stelo del calice di vino. Lo avvicinò a quello dell'amica per brindare silenziosamente, anche se non avevano nulla da festeggiare se non il fatto di essere vive, in salute ed avere sempre un'occasione per vedersi, perché era importante che il loro legame fosse sempre tenuto vivo nel tempo. Si guardarono entrambe intorno per controllare che le bambine non fossero vicine. Era fondamentale che quella conversazione restasse tra loro, le piccole erano troppo influenzabili da quei racconti da risentirne per giorni, Amelia sicuramente avrebbe avuto incubi per settimane se solo avesse sentito qualcosa. « Ognuno degli illesi ha raccontato di aver vissuto esperienze diverse, e poi di essersi trovati di nuovo in spiaggia e di aver visto qualcosa di terribile, tutti assieme, la stessa versione. Abbiamo tutti pensato che fossero allucinazioni post inalazioni particolari, per quello la polizia ci ha spiegato meglio cosa volessero verificare. » Cornelia non voleva usare la parola droga quando si trovava nella sua casa, non voleva portare parole che potessero davvero fare eco nelle sue mura, ed in qualche modo era una superstizione che portava dietro con sé sempre, quella di non voler nominare con il loro nome cose che potessero intaccare la sua agognata normalità, non quando poteva toccare Amelia. Era una stupidaggine ovviamente, sul lavoro doveva citare parole terribili continuamente, ma l'idea di sussurrarle lì in quel luogo diventava molto diverso. Presero entrambe un lungo sorso di vino, e Cornelia fece spazio all'amica perché intervallasse le sue parole. Aspettò per un pò che continuasse lei, e rimase a guardarla fintanto che le spiegava. « CHE COSA. » Prorruppe Cornelia, lasciando andare il bicchiere di vino gentilmente lungo l'isola ed incrociando le braccia al petto in direzione di Maggie. Improvvisamente tutto quello che voleva dirle si era ridotto ad un alert piccolissimo della sua mente, perché la cosa più importante era stata nuovamente sovrapposta dalla notizia che Maggie potesse aver visto la donna di cui le aveva confessato avere una cotta, e quindi tutti i suoi buoni propositi di mantenere il contegno nella conversazione erano andati a farsi benedire. « Ok questo è molto strano. » Ci pensò su, rendendosi conto che aveva acquisito prima di quanto avesse immaginato un tassello di informazione mancante. « Quindi Astrid è una degli illesi. Ed è anche venuta a trovarti a casa quella sera, e non mi hai detto niente. » Sollevò il mento con fare di disappunto, ma le strizzò entrambi gli occhi con una espressione divertita: non c'erano problemi, tra loro, avevano un tacito accordo per cui avevano sancito anni prima che i discorsi importanti bisognava farseli a voce, niente telefono, perciò se non era possibile ogni volta si davano promessa di parlarsi appena possibile a voce di quello che fosse successo nelle loro settimane. Riprese il calice di vino nelle mani, bevve tutto il resto del vino senza prendere fiato, e lo lasciò andare sull'isola per riempirlo di nuovo. « Il vino finisce prima, oggi bisogna riprendere il vecchio patto delle serate Margarita. » Le serate Margarita erano state praticamente sospese da quando entrambe erano diventate mamme, ma a loro tempo le due bionde si erano date ben da fare con l'allenamento esercitato nel reggere l'alcool. Adesso era molto difficile immaginare che avessero il tempo per bere come si doveva tequila e cointreau in presenza delle loro piccole pesti, ma uno, magari un bicchiere solo in due, era il caso di prepararlo per quella sera. Le serate Margarita comunque erano state sancite per raccontarsi gli avvenimenti seri, serissimi, della loro vita da scapole, adesso avrebbero cambiato natura, assumendo nuova veste. Cornelia si ricompose però, tornando al discorso incalzata nuovamente da Maggie. Doveva mettere giù un avvenimento alla volta. « Quindi, riassumiamo. A parte il fatto che stai evitando il discorso cotta mettendo in pausa il tema e facendo parlare me, però va bene, su quello ti commento dopo, il punto è: questa donna, Astrid, era presente alla festa, e sa cosa è successo. La conosciamo abbastanza per pensare che quella sera non volesse farla finire in baldoria ed era sinceramente disperata, direi. Ora, ti racconto la mia versione. » Prese un respiro profondo, versò il vino nel calice di Maggie, e intercettò i suoi occhi azzurri, pensando alle parole da pronunciare. Adesso era il momento di passare alla versione Cornie e Maggie investigatrici, dinamiche di cuore erano strettamente coinvolte nel racconto ma doveva cercare di intervallare il tutto senza perdere di vista l'obiettivo della serata. « Anche la mia versione comincia con la mia cotta. L'uomo che viene alle sedute di consulenza di stress post traumatico di cui ti ho parlato, Egon. » Strinse le labbra. Fece una delle facce buffe alla Cornelia senza accorgersene, si vergognò per un micro istante prima di riprendere la parola. « Egon è venuto da me per raccontarmi di quella sera, del fatto che non sia stato in grado di proteggere la sua protetta, e quindi mi ha rivelato chi fosse nell'impeto del discorso. Io non l'avevo ancora saputo in ospedale perché non sono stata io a visitarla. » Se avesse visitato tutti lei avrebbe fatto bingo, ma ovviamente a parte i controlli sui ragazzi in coma di cui si era occupata per oscultare il loro cuore e controllare che fosse tutto a posto gli illesi se li era smazzati il primario del pronto soccorso, un uomo gentile di nome Raphael che era appena arrivato a Besaid che doveva ancora farsi amica. Deglutì, mischiando assieme rabbia e curiosità, come se fossero parte della stessa emozione, di quella che provava in quel momento. Cornelia voleva sapere cosa era successo, ma per farlo doveva affrontare il fatto di essersi infatuata di un uomo che non l'aveva neanche guardata e che il mistero di Besaid centrava in pieno con una candidata alle elezioni politiche della loro amministrazione. « Hai presente... quella donna, Bellatrix Doyle, stanno riempiendo le pagine di giornale di lei. È la prossima favorita all'assessorato per le politiche interne. Se eletta, diventerà una persona molto importante per la nostra città. » Mosse il viso in una smorfia ambigua, e poi diede voce al suo pensiero direttamente guardando Maggie. « Bellatrix è la protetta di Egon, che le fa da guardia del corpo. Egon è chiaramente innamorato di lei. Solo adesso ho scoperto chi è la donna di cui mi parla, ed è sempre stata lei. Ma cruccio Cornelia a parte, era questo che volevo dirti, lei è una del gruppo che ha subito il trauma alla festa. Egon mi ha detto di averla persa di vista per un'ora e ritrovata sulla spiaggia con i vestiti insanguinati ma intatta. E nessuno se lo spiega. »
    Pensò che aveva chiaramente bisogno di un Margarita tutto per sé, perché tra l'indagine, il mistero e l'argomento più vicino al suo cuore era tutto chiaramente troppo per non bere. Ovviamente non avrebbe potuto mai fare la madre irresponsabile, avrebbero dovuto organizzare quella serata un'altra notte, magari lasciando le bambine da sua madre o da zia Rory. Però anche con i loro miscugli analcolici a disposizione delle bambine non significava che non avrebbero potuto parlare meglio tra loro, anche per quella sera. « Ma...volete dormire qui? Tanto domani lavori tardi giusto? Così ci fate compagnia. » Non era in programma che rimanessero a dormire, ma a maggior ragione, perché no? Avevano cose per tutti in abbondanza, lo spazio neanche si misurava in quella casa, e soprattutto Maggie non avrebbe dovuto guidare al rientro e lasciare l'altra in pensiero, fino a saperla a casa al sicuro.
     
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    Maggie era stata una ragazzina molto più spigliata e chiacchierona, un tempo, prima di diventare una madre single e poi una donna in carriera. Si era fatta un po’ più silenziosa, attenta a quello che diceva e al modo in cui lo diceva. Con Cornelia, tuttavia, l’amica di sempre, quei freni sembravano venire spazzati completamente via e lei tornava a essere quella ragazzina spensierata, almeno per un po’. Non si sentiva mai giudicata o sbagliata quando stava con lei, anzi, si sentiva al sicuro. Cornelia sapeva di casa, di pomeriggi passati sul letto a raccontarsi delle loro giornate e delle loro fiamme, di camminate a piedi nudi sulla spiaggia, di balli sfrenati, gelati e cocktail. Non era stata sempre così la loro vita, avevano avuto i loro problemi, avevano attraversato insieme i momenti brutti e grazie alla mano dell’altra si erano rialzate, senza riportare troppe ferite. Era sempre incredibilmente confortante guardare verso quel visto sorridente e trovarci dentro un mondo intero: ricordi belli, brutti e tante possibilità di andare avanti. Persino il fatto di essere entrambe madri le aveva unite, così come il fatto di doversela cavare da sole. Nel caso di Cornelia era un po’ diverso, c’era stato un matrimonio e il suo ex marito era ancora presente nella vita della figlia, eppure era comunque lei che si occupava della maggior parte delle cose. Maggie non si era mai chiesta come sarebbe stata la sua vita se Chris fosse rimasto e Lily si fosse dovuta dividere tra lei e suo padre. Ne aveva sofferto all’inizio, non aveva saputo cosa fare, ma ora era felice così e non sarebbe stata disposta a farlo rientrare nella sua vita. Non sapeva che cosa gli fosse capitato, se avesse trovato ciò che stava cercando o se invece si fosse perduto. Se per sua madre aveva fatto il possibile per ottenere informazioni e cercare di ritrovarla, Chris era invece un frammento di passato che aveva scelto di seppellire e di lasciarsi completamente alle spalle. Era stato complicato inventare delle storie per Lilian, quando lei aveva iniziare a notare la differenza con gli altri bambini e chiedere quindi del suo papà. Era stata costretta a raccontarle qualcosa che non la turbasse, a mentirle e sperava quindi di non dover cambiare versione.
    -Ci sono versioni diverse? - domandò, curiosa, quando l’altra iniziò a parlare di quanto era accaduto alla festa e del fatto che fosse una fortuna che loro se la fossero scampata. -Sono così giovani? Caspita, mi dispiace, spero che si riprendano presto. - rispose, abbassando per un momento lo sguardo e riflettendo sulle parole dell’amica. Era incredibile come le cose potessero cambiare da un momento all’altro e come delle vite ancora troppo giovani potevano venire rovinate da eventi che andavano fuori dal loro controllo. Che cosa era capitato davvero? Chi aveva fatto ammalare quelle persone e perché? In effetti era una magra consolazione quella di sapere di non conoscere quelle persone, ma questo non la faceva preoccupare di meno. Se era potuto accadere a loro chi gli assicurava che qualcun altro non sarebbe stato vittima di qualcosa di simile nei mesi successivi? Magari proprio a un’altra festa. E se qualcosa fosse accaduto proprio alla sua Lily? No, non voleva pensarci. Non potevano certo rinunciare a vivere per la paura, ma quel pensiero l’aveva lasciata un po’ frastornata. -Sì, anche io ho sentito una versione di questi racconti, di queste esperienze terribili. - mormorò e rabbrividì appena nel ricordare le parole di Astrid e i momenti che le aveva raccontato. Aveva visto morire persone a lei care, sconosciuti e poi persino se stessa e aveva assistito a frammenti di vita che aveva rifiutato. Per quale motivo qualcuno le aveva mostrato quelle cose? O forse si era trattato di qualche sostanza? Qualcosa che avevano mangiato o bevuto? Eppure il numero non sembrava suggerire nulla di simile. -Si tratta di tante persone? - domandò, seguendo il filo dei suoi pensieri nel porre quella domanda. In effetti non aveva idea di quanti individui avessero vissuto quell’esperienza, lei si era fermata ad Astrid perché pensava fosse l’unica di cui preoccuparsi, ma iniziava a temere che potessero essercene degli altri.
    Annuì, mandando giù un sorso di vino mentre l’altra ricapitolava quanto le aveva detto. -Sì, non credo sia passata in ospedale quella notte. Credo sia venuta direttamente da me. - disse, avanzando l’ipotesi che qualcuno potesse essere sfuggito ai controlli, dopotutto chi mai avrebbe potuto tenere il conto di tutte le persone che erano a quella festa? Solo chi aveva subito quelle visioni poteva fare i nomi dei propri compagni, se li conosceva. -Non volevo parlartene per messaggio, mi sembrava una cosa molto seria. - spiegò poi, nonostante l’occhiolino dell’amica già suggerisse che non era affatto arrabbiata per quella mancata notizia. C’erano cose che era meglio dirsi faccia a faccia, cose che necessitavano di una certa attenzione. E poi, forse, aveva temuto di spezzare una certa magia se lo avesse scritto sullo schermo del telefono, come se il raccontarlo lo avrebbe reso meno reale. Faticava ancora a credere a quello che le era stato raccontato e ancora ne era in parte turbata. Quei racconti avevano riaperti in lei vecchie ferite e anche per questo aveva temporeggiato, fino a sentirsi pronta. -Sai, quando mi ha detto che ha visto delle persone morire davanti a lei, io… - iniziò, senza tuttavia riuscire a finire la frase. Abbassò lo sguardo a terra, serrando appena la mascella. Era abbastanza convinta che non servisse andare avanti, che Cornelia avrebbe capito che aveva ripensato alla notte terribile in cui aveva perso suo padre e per poco non lo aveva visto spegnersi davanti a lei.
    Quasi nello stesso momento entrambe ripresero il bicchiere, mandando giù un lungo sorso e terminando il contenuto. Sorrise quando Cornelia constatò quanto il vino terminasse in fretta. -Oh, lo sai, non dico mai di no a un Margarita. - mormorò, ritrovando subito il sorriso. Chi la conosceva bene sapeva che quello era da sempre il suo cocktail preferito e, nonostante tutto, non aveva mai abbandonato quella abitudine. Posò il suo bicchiere vuoto sul tavolo, posandovi poi anche i gomiti per poi poggiare il viso sulle mani e farsi più vicina, ascoltando l’amica con maggiore attenzione mentre cercava di mettere un punto a tutta quella faccenda. Spalancò appena gli occhi quando sentì il nome di Egon, segno che non era stata l’unica a tenersi qualcosina per sé fino a quel giorno. Una sfortuna tuttavia che entrambe le loro cotte si fossero trovate a quella terribile serata. Assottigliò lo sguardo, avvicinandosi sempre di più mentre l’altra andava avanti, facendo delle lunghe pause tra una frase e l’altra. Mano a mano che andavano avanti la trama non faceva che infittirsi e arricchirsi di nuovi personaggi. -Sì, ho letto qualcosa su di lei, in studio si è parlato tanto delle prossime elezioni. - disse, annuendo appena. Il fatto che lei fosse a quella festa comunque, per fortuna, non era stato diffuso, doveva aver fatto un lavoro piuttosto importante per impedire che quella notizia trapelasse, rischiando di mandare all’aria tutti i suoi progetti. Uno sbuffo contrariato, tuttavia, lasciò le sue labbra, quando Cornelia ammise che Egon si era preso una sbandata proprio per la politica e quindi, probabilmente, non le dava le giuste attenzioni perché c’era un’altra bionda di mezzo. Si appuntò mentalmente la cosa, magari avrebbe evitato di votarla visto che metteva i bastoni tra le ruote a Cornelia nelle questioni di cuore. -Astrid mi ha detto delle strane cose. Ha detto di aver visto delle persone che le hanno mostrato un futuro possibile e la scelta di restare lì, ma lei ha deciso di tornare, di non accettare quella possibilità. - spiegò, anche se a dire il vero non le sembrava di essere stata molto chiara con quel discorso. -Che ha visto morire le persone che erano con lei, prima di morire lei stessa e poi.. tornare in vita. E ha detto qualcosa di relativo alle particolarità, che però ora mi sfugge. - continuò ancora. Aveva anche parlato di una certa lei, la famosa storia finita male di cui le aveva parlato senza aggiungere troppi dettagli.
    La sua proposta di restare per la notte la lasciò di stucco per un momento. Sarebbe dovuta essere una semplice serata tra amiche, giusto un aperitivo e qualche chiacchiera, quindi cercò di ricordare se avesse in programma degli altri impegni per il resto della serata. -Sai, forse non devo proprio lavorare domani ora che ci penso. - disse, come prima cosa, cercando di fare mente locale sui casi a cui stava ancora lavorando, i tempi dei tribunali e i vari impegni. Prese il suo telefono, controllò velocemente l’agenda e sorrise. -No, in effetti sono libera. Quindi direi che possiamo restare. Per sicurezza chiederemo anche alla piccola Miss, ma non credo che avrà qualcosa in contrario. - sussurrò, mentre allungava il collo per cercare di carpire dei suoi provenienti dalle stanze limitrofe. -Devo solo avvisare zia Rory, prima che inizi a preparare la cena. - aggiunse, ricordando quell’importante tassello. Inviò un veloce messaggio alla zia, preferendo non chiamarla per evitare che la trattenesse troppo a lungo e che chiedesse di parlare con tutte le persone presenti in quella casa. Poi, dopo aver riappoggiato il telefono, recuperò alcuni contenitori con i loro stuzzichi e li appoggiò sul tavolo. Avevano terminato di preparare anche le bevande per le bambine: succhi di frutta, tè e alcuni cocktail analcolici che nel caso si sarebbero bevute loro due. Erano sul punto di richiamarle quando le due biondine apparvero sulla porta. Amelia era stata riempita di glitter sul volto e Lilian aveva le mani tutte le imbrattate, insieme a parte del volto. -Oh, abbiamo delle nuove fate in città? - domandò, curiosa di conoscere quale fosse la storia dietro a quel trucco e in chi erano convinte di essersi trasformate. <u>-Amelia è la principessa delle fate. - spiegò Lily, fiera di quello che aveva creato. -Ah sì? - domandò Maggie, avvicinandosi a Amy per prenderla in braccio, così da poterla guardare meglio. -Ma sei meravigliosa. - mormorò, facendole fare una leggera piroetta che le provocò una risata divertita. -E le fatine hanno fame? - chiese poi, continuando a tenere tra le braccia Amelia. Le mancava poterlo fare con Lily. Era cresciuta ormai ed era divenuta troppo grande per certe cose, anche se non mancavano certe le coccole madre figlia sul divano o le grandi chiacchierate. Un coro di sì arrivò in risposta alla sua domanda e allora, dopo aver depositato un bacio sulla guancia brillantina della piccolina, la fece riappoggiare con i piedi per terra, aspettando che fosse Cornelia a versarle qualcosa da bere.
     
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    Parlare con Maggie di quel discorso così singolare la faceva sentire in grado di esternare le sue preoccupazioni, dando un nome ai demoni che aveva in mente, ma oltre a demonizzare la superstizione, la faceva sentire partecipe in prima persona della stranezza accaduta a Besaid, anche se non aveva messo piede per sua fortuna alla festa di fondazione. Non era direttamente preoccupata per sé, non ancora, ma sapeva di dover restare in allerta, e il modo più semplice che aveva per farlo era parlarne: raccontare ad alta voce quello che aveva scoperto la poteva aiutare a collegare situazioni che non aveva associato in precedenza, e così facendo poteva anche aiutare Maggie a distinguere il percorso migliore per muoversi da quel momento in poi. Guardò l'amica nel suo vestito bianco, bevendo un lungo sorso di vino per poi finire il calice e posarlo sul ripiano dell'isola. Aveva annuito lei nei momenti in cui non era Cornelia a parlare, e seguiva la discussione cercando di rispondere velocemente man mano che procedevano, addentrandosi nel mistero fittissimo di qualcosa che non conoscevano e non sapevano neanche che risvolti avesse nel presente, nel loro passato e nel futuro che sarebbe arrivato. « Sì, qualche anno meno di noi i due casi gravi, gli altri poco meno che coetanei. » Mormorò in riferimento all'età dei partecipanti alla festa che erano risultati colpiti da quelle visioni sospette, che non avrebbe saputo come altrimenti chiamare. Si appoggiò all'isola, riprendendo ad armeggiare con la preparazione dell'aperitivo e dei cibi che dovevano disporre, parte di questi già precedentemente preparati da Cornelia, mentre scartava un piatto di tartine al salmone, e prendeva tagliere e coltello per sminuzzare l'avocado e farne una crema per il guacamole, da accompagnamento ai nachos, un classico del loro aperitivo della domenica sera, o del giorno della settimana che riuscivano a incastrare al meglio per vedersi, un tempo loro due contro il mondo, adesso assieme alle loro due piccole aiutanti. « Una decina di persone. Non è una cittadina, ma non sono neanche poche. » Commentò, in merito al numero delle persone coinvolte. Le parole di Maggie la fecero pensare che in effetti non potevano pensare, nessuno di loro, di avere il controllo su quanto fosse accaduto, neanche a posteriori, per l'indagine in atto: se quanto aveva detto Maggie era vero ed Astrid era sfuggita al controllo e corsa via prima ancora di passare in ospedale voleva dire che in effetti poteva essere sfuggito qualcun altro, e il numero dei casi erroneamente calcolato.
    Annuì ancora a Maggie, regalandole uno sguardo gentile e una espressione comprensiva: si, certo che la comprendeva. Parlare di persona di cose complicate era da sempre il loro patto, non lasciavano che la tecnologia si mischiasse troppo alla loro amicizia diventando un'abitudine che potesse ingigantire le cose, quasi come se il telefono fosse in grado di diventare il sostituto alle serate in compagnia e alla preparazione che vi era dietro, diventando come quegli amici che poi finiscono per raccontarsi tutto per messaggi e non trovano spazio e voglia di rivedersi davvero, persi nella propria routine senza riuscire a mettere più un freno al tempo da dedicare all'altro. « Sì hai ragione e... potrebbe esserci molto di più che non sappiamo se mi dici così. Comunque chi c'era sembra sapere esattamente chi fosse parte di questo incubo. Dobbiamo scoprire di più tramite loro. Potrei chiedere altro ad Egon secondo te, o forzerei troppo la mano? » Commentò, serissima nella piega che aveva preso la conversazione. A prescindere dalla sua cotta per l'uomo, le era lecito chiedere troppo ad un suo paziente, per quanto lì si ponesse come terapeuta affine, e non in un sacro rapporto paziente dottore quando era nelle vesti di chirurga? Rivolse quel dubbio a Maggie, aspettando che le dicesse la sua. Non poteva prevedere una serata con argomenti del genere e tutti quei colpi di scena senza pensare di bere qualcosa di adatto, per quanto la presenza delle bambine imponesse di rimanere in allerta per qualsiasi imprevisto. Si voltò a cercare nella cucina il ripiano dove riponeva i liquori, senza trovare la tequila. Le fece cenno di seguirla, prima di incamminarsi nelle sue ciabatte alla ricerca dell'alcolico, in una scenetta che dall'esterno poteva sembrare tragica e comica assieme, loro immerse in discorsi di sangue e visioni e un mistero sulle particolarità della città, mentre cercavano alcool per bere in barba a quello che poteva sembrare assurdo, Cornelia vestita di tutto punto con però grembiule e ciabatte a corredo. Deviò la conversazione, dando voce al suo pensiero mentre cercava il secondo ripiano, alzandosi sulle punte in tutta la sua altezza per raggiungere un ripiano in vista nella sala, dove aveva altre bottiglie di alcolici tutte in esposizione una dopo l'altra, riflettevano la luce dei liquori colorati perché illuminate dai faretti disposti in quell'angolo di casa, tra il soffitto e la vetrina dei bicchieri di cristallo. « Thomas.. beh te lo ricordi, lui non regge l'alcool per niente. Aveva preso l'abitudine di collezionare bottiglie su bottiglie di liquori o scotch perché ne prendeva pochissimo a fine pasto, se beveva con i colleghi e gli amici, perciò qualcosa è finito anche qui. Alla fine non si accorgeva nessuno che beveva poco e niente, era l'unico a rimanere sobrio, il più delle volte. » Voleva dare un senso alla sua Maggie di quel pensiero che aveva pensato nella sua mente e semplicemente espresso ad alta voce, e anche giustificare il perché stesse cercando una bottiglia di cui doveva conoscere l'ubicazione. Era passato un pò di tempo da quando Thomas era andato via da casa, eppure per quanto avesse ripulito tante cose di lui, ancora tante cose ricordavano l'ordine che avevano messo tra i loro oggetti e la disposizione dei posti, e c'erano ancora tante piccole cose che le ricordavano di lui e la facevano pensare a quanto aveva amato quell'uomo straordinario e quanto quell'amore fosse colato a picco e naufragato proprio per colpa di se stessa. Fece spallucce, sorrise a Maggie quando finalmente tastò con le dita la bottiglia che cercava, spingendola piano piano verso il bordo per acciuffarla, e guardare il liquido trasparente sotto al vetro colorato: avrebbe finito la bottiglia e comprato un'altra il giorno successivo, ce ne era abbastanza per il bicchiere di entrambe. Prese due bicchieri piccoli da shot o micro degustazione dalla cristalleria, aprendo un'anta a vetri tutta illuminata dalla luce della stanza, studiata apposta perché colorasse i vetri iridescenti. Né verso un pò per entrambe, offrendole uno dei bicchieri e posando per un attimo la bottiglia appena conquistata, pronta a bere la sua razione facendo un nuovo cin. « È diventata una serata più alcolica di quello che avessi immaginato, ma la discussione non fa che migliorare. » Le sorrise, sdrammatizzando il momento con un brindisi che sapeva di tante cose, e Maggie l'avrebbe capito. Un brindisi a chi non c'era più, a suo padre, al suo amore perduto, alle persone andate via, e a loro che restavano. Lunga vita alla magia che avevano vissuto. Le due dita di alcol nel bicchiere furono vuotate velocemente, lasciando il tepore alla sensazione di sollievo, e riprese la bottiglia e l'amica a braccetto per tornare in cucina, Maggie aveva i bicchierini tra le mani per portarli nel lavello per sciaquarli. A quel punto ripresero a parlare e lei ad ascoltare l'amica, e a raccontarle della sua versione, di quello che aveva scoperto, di Egon, della frustrazione, di Bellatrix Doyle, di tutte le cose che Cornelia era ancora e non era più. Prese i bicchieri grossi da Margarita e versò la tequila rimasta, e poi aggiunse della tonica per evitare che diventasse troppo forte e far sì che rimanessero lucide nella serata. Maggie la guardava comprensiva mentre le raccontava di quella vicenda, capiva che condivideva la frustrazione per la sua cotta non corrisposta e i dubbi sulla figura della donna. « Parlano tutti di lei. Non mi stupirei se anche Astrid la conoscesse. Comunque malgrado tutto, se è una persona che dice cose serie e vuole portare avanti un bel percorso per noi, forse dovremmo ascoltarla. Vediamo cosa presenta nella sua lista, se ci convince posso mettere da parte la mia rivalità, che ne dici? » Fece un'espressione consapevole, un esempio insolito, inneggiando al fatto che magari Astrid la conoscesse, e poi in riferimento alla politica, che forse una donna al comando non era qualcosa di così spiacevole, se il suo pensiero viaggiava nella loro stessa direzione. Se poi le cose fossero andate male con il discorso Egon era un altro paio di maniche, e a quel punto magari l'avrebbe pensata diversamente.
    Annuì, lasciando per un attimo da parte la questione amorosa e tornando al tema cardine della serata, per chiudere il racconto su Egon che le doveva. « Anche Egon mi ha raccontato questa storia. Mi ha detto quello che ha vissuto Bellatrix raccontandomi che hanno visto la loro - morte - » abbassò la voce, facendo attenzione a quella parola impronunciabile nella loro casa « e quella degli altri. E qui le due storie si collegano esattamente. » Finì di raccontarle, concentrata, con le mani attorno al suo torace, a voce bassissima con lo sguardo perplesso in quello dell'amica. Scossero entrambe la testa, entrambe scosse per la rivelazione e perse nella considerazione che ci voleva molto più che quella serata per scoprire qualcosa. Si persero per un pò nel resto della preparazione, i succhi di frutta per le bambine, le quiche di verdura e formaggio che aveva sfornato Cornelia, le tovagliette da mettere sul tavolo della sala e le posate da portare. Era tutto lì sull'isola, adesso erano pronte per traslocare tutto quello che era stato preparato nell'altra stanza. « Ti faccio sapere appena ne so di più, vediamo cosa riesco a scoprire all'ospedale. E prima che tu me lo chieda, la seduta con Egon è praticamente finita in grida e strilla e pugni sul tavolo, ha mezzo rotto una sedia, e poi ci siamo dati appuntamento alla prossima seduta, prima che mi raccontasse per filo e per segno tutto quello che gli ha detto la tipa, e che ti ho riportato ora. » Rise, rendendosi conto che avevano bisogno di sdrammatizzare di nuovo e riprendere in mano la loro serenità prima di richiamare le loro figlie a loro. C'erano molte cose serie che avrebbero affrontato, ma non significava che quella serata fosse tutta per le tragedie, ma anche per le cose belle, le cose che erano solo loro, da sempre. « E io sembro essere in un vicolo cieco. Perciò farai meglio a raccontarmi tu qualcosa di bello di questa Astrid la prossima volta, mi sa che facciamo più progressi con voi. Poi in premio ti racconto qualche altro dei disastri di Thomas di cui sono venuta a sapere, tanto per condire il nostro mutuale risentimento. » Le fece un occhiolino, ridendo al fatto che almeno una delle due potesse avere una chance in quella storia, e puntando l'attenzione di Maggie ad uno dei loro discorsi preferiti, i pettegolezzi che venivano a sapere su Thomas, che divertivano molto Maggie, prima che l'amica decidesse di restare a dormire con loro, alla sua richiesta, rendendosi conto che la sua agenda fosse libera e loro potevano organizzarsi come meglio credevano. « Perfetto! La stanza è sempre pronta, lo sai. » Le rispose, colorando la sua espressione e battendo le mani tutta contenta. Si rianimò, sentendosi riscaldata dalla presenza di Maggie, e anche un pò dall'alcol appena ingurgitato, ma andava bene così. Tempi disperati chiamavano per metodi insoliti. Maggie si mosse in direzione delle stanze vicine, nel tentativo di richiamare le bambine a loro, che spuntarono facendo capolino in autonomia subito dopo, nel giro di qualche secondo. Rise, nel vedere la faccia impiastricciata della figlia che era passata nelle sapienti mani di Lilian. Beh, almeno loro non avevano ancora bisogno di alcol per svoltare le serate in quel modo, era bastato un pò di glitter. « Allora tutte le fatine al tavolo in sala, che mamma Cornelia vi porta il resto, su su. » Le incalzò, sentendosi il cuore stretto stretto a vedere la dolcezza di Maggie nella sua reazione con Amelia. Era la sua madrina, e se le fosse successo qualcosa avrebbe sempre potuto contare su di lei, così come lei ci sarebbe sempre stata per Lilian. La bambina più grande andò verso di lei, per farsi dare qualcosa da portare al tavolo, e Cornelia la prese per mano per condurla in cucina per assegnarle le portate più leggere. « Grazie Lily, Amelia è contentissima. » Glielo disse, tutta contenta, nel guardare la figlia piroettare con Maggie, così colorata da sembrare esattamente adeguata, lì nella sala a volteggiare con le luci soffuse della sala allestita per loro. Si accodò a lei, prima di prendere in mano l'ultimo tocco, i famosi bicchieri con il Margarita versione leggero, tanto decantato, con attorno tutto al bordo il sale fino che aveva appena disposto. Si sistemò al tavolo con loro, mentre Amelia allungava le mani a prendere una fetta di quiche, e Cornelia le passava subito un fazzoletto per evitare che imbrattasse tutto, tanto per cambiare. « Raccontateci cosa avete combinato finora, dobbiamo sapere la tecnica dietro all'opera. » Sorrise, aspettando che le piccole parlassero in risposta, inneggiando alle abilità con il make up di Lilian. Porse il bicchiere gigante a Maggie e si affrettò a dare cibo e bevande nei piatti e bicchieri di tutte, e poi fece il suo annuncio, in modo da sancire ufficialmente la novità della serata. « Noi abbiamo una sorpresa, stasera restate qui con noi! Perciò è il turno di zia Maggie e Amy di scegliere il film post cena, non ci fate pentire. » Ammiccò a Lily, riprendendo la turnazione solita che avevano di scegliere il film a tutto a coppie invertite, le due bambine, le due mamme, madre e figlia o zia e nipote, e per quella sera il divertimento era tutto loro, lei poteva giocare a fare l'adulta cresciuta con la sua Lilian e a giudicare discutibili le scelte altrui, annuendo o dissentendo la scelta alla fine del film. Qualche volta anche la loro cittadina sapeva di consuetudine e cose buone, bisognava solo ricordarsi di saper guardare bene la giusta direzione e non deconcentrarsi a vedere il negativo in ogni cosa. Anche le disavventure di Thomas con Maggie infatti diventavano discorsi divertenti, e non le ricordavano più il fantasma della relazione perduta.
     
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    Fu strano e spiazzante scoprire che chi aveva avuto la peggio in quella festa erano dei ragazzini. Per un momento si chiese che cosa avrebbe fatto lei se tra quei ragazzi ci fosse stata Lilian, qualche anno più tardi, se anche a lei a qualche festa fosse capitato qualcosa. Le si strinse il cuore e cercò di scacciare quel pensiero, dicendosi che avrebbe fatto meglio a pensarci solo al momento opportuno, quando quegli anni fossero effettivamente passati e non mentre sua figlia se ne stava tranquillamente a giocare nella stanza accanto. Non mancava tanto però, Lily era oramai un’adolescente e lei iniziava a sentire la mancanza di qualcuno con cui condividere certe importanti decisioni. Le sarebbe piaciuto avere qualcuno di stabile con cui condividere la sua vita, ma si rendeva anche conto di quanto fosse complicato fare posto per due persone insieme. Annuì mentre l’altra le dava i numeri dei feriti che si erano recati in ospedale, sebbene in effetti non potessero essere certe che quelle fossero le uniche persone ad avere avuto a che fare con quanto era accaduto. Qualcuno poteva essere fuggito in preda alla paura? Qualcuno aveva semplicemente cercato di dimenticare fingendo che nulla fosse accaduto? Però una cosa sembrava certa: i principali protagonisti avevano avuto modo di riconoscersi e di vedersi e loro potevano quindi essere un ottimo punto di inizio per le ricerche della polizia. -Mhm, non saprei.- mormorò, quando l’altra le chiese se fosse una buona idea provare a fare qualche altra domanda a Egon e cercare di cogliere delle nuove informazioni. -Credo che sia un argomento troppo delicato e che sia meglio lasciar fare alla polizia in questo caso. - ammise, corrucciando tuttavia la fronte. Certo, entrambe avrebbero voluto conoscere ogni dettaglio, così da potersi dire più tranquille, ma c’era un iter ben preciso di passi da seguire e se si fossero messe in mezzo probabilmente avrebbero solo rischiato di complicare le cose.
    Come donna di legge Maggie sapeva che certe azioni potevano essere interpretate in maniera completamente diversa davanti a un’indagine ed era quindi meglio che l’amica non rischiasse di mettersi nei guai cercando di estorcere delle informazioni a un suo paziente. Probabilmente glielo aveva chiesto proprio perchè sapeva che, pur essendo amiche, non le avrebbe mai dato un consiglio che andasse a metterla in una posizione scomoda. Immerse nella loro conversazione e certe di non essere seguite, si mossero alla ricerca di una bottiglia di liquore che potesse aiutarle a recuperare, almeno per una volta, la loro antica tradizione del Margarita. In effetti ricordava alcuni aspetti di Thomas, sebbene il fatto di non vederlo ormai da parecchio tempo avesse schiarito i contorni di molti dei suoi ricordi. Probabilmente anche l’amica dove aver dimenticato alcuni dettagli, come ad esempio la posizione di quelle bottiglie. La fece sorridere vederla così intenta a cercare di recuperare un po’ di passato. Maggie non aveva potuto fare a meno che schierarsi dalla parte dell’amica quando le cose avevano iniziato a prendere una brutta piega, offrendole anche tutto il supporto legale di cui aveva bisogno. Era abbastanza convinta quindi che l’ex marito della sua migliore amica non la vedesse molto di buon occhio, ma era qualcosa con cui poteva convivere senza alcun problema. Marcò da vicino l’amica, per assicurarsi che non cadesse nella sua impresa di recupero della bottiglia, accettando poi con un sorriso il piccolo shottino che l’altra le versò. -Hai ragione, ma certe volte sembra quasi necessario. - ironizzò, in riferimento alla quantità di alcol maggiore del previsto che si erano trovate e ingerire. In fin dei conti erano comunque due donne adulte, che si trovavano in un luogo sicuro e che reggevano anche l’alcol in maniera appropriata, nulla di male sarebbe potuto accadere quella sera.
    -Uhm, e va bene. Ci comporteremo in maniera matura se le circostanze lo richiederenno. - disse, fingendosi molto seria, parlando della campagna politica della donna che sembrava aver soffiato la conquista delle sua Cornelia. In effetti competere con qualcuno che lavorava in ambito politico non poteva certo essere semplice e sperava quindi che l’amica trovasse la giusta quadra, oppure qualcun altro a cui dedicare le sue attenzioni, qualcuno che la meritasse davvero, questa volta. Le scelte politiche, tuttavia, erano davvero una faccenda seria, a cui bisognava dedicare la massima attenzione, ma non era quello il momento di discutere dei migliori candidati alle prossime elezioni. Non ricordava neppure più, in effetti, l’ultima volta in cui si erano interrogate sul proprio voto, forse lo avevano fatto soltanto quando avevano ritirato la loro prima tessera elettorale e si erano quindi sentite delle donne fatte e finite con quel nuovo importante diritto tra le mani. Sembrava passata una vita da quel giorno, che apparve per un istante nella sua mente come una piacevole macchia colorata. Quante cose erano cambiate da quando non erano altro che due ragazzine che camminavano a testa alta per i corridoi della scuola, con tanti sogni sotto braccio e tutte le loro passioni. Sotto certi aspetti quelle ragazzine erano ancora lì, decisamente cresciute e con un bagaglio ben diverso alle spalle, ma ancora piene di sogni e di tanta voglia di fare.
    -Sì, davvero strana questa storia comunque. Non credo che l’avrei presa molto bene. - ammise, in riferimento al vedere la propria morte e quella delle persone che stavano condividendo con lei un momento particolare. Durante la sua infanzia era andata molto vicina a vedere davvero, dal vivo, una cosa come quella e ancora si chiedeva come avesse fatto a scappare via. Percepì una morsa all’altezza del petto che le fece mancare il respiro per un momento. Da quanto non le capitava di pensare di nuovo a suo padre? Forse dall’anniversario dell’incidente, dal rito ormai annuale con cui lei e sua sorella decidevano di andare al cimitero insieme, proprio quel giorno, per ricordarlo. Ogni volta le sembrava che fosse tutto a posto, di averla superata, e puntualmente invece il dolore tornava a galla, come se fossero passati solo attimi piuttosto che anni interi. Si limitò ad annuire al resto del suo discorso, preferendo non indugiare troppo su quella faccenda. -Scherzi? Inizio a dubitare del fatto che sia una buona idea per te frequentare questo particolare individuo. - disse, tornando improvvisamente seria, quando l’altra le raccontò che la sua seduta con Egon non era finita nel migliore dei modi e che lui aveva avuto un eccesso di collera. La preoccupava che la sua migliore amica dovesse inserirsi in situazioni come quelle, con il rischio di venire ferita dalle persone che lei invece cercava di aiutare. Sapeva che Cornelia era una donna adulta e che era perfettamente in grado di cavarsela da sola, ma questo non le impediva comunque di preoccuparsi per lei e sperare che, presto o tardi, avrebbe avuto dei pazienti più tranquilli. Non riusciva neppure a comprendere perché Egon avesse colpito così tanto Cornelia e perché lei si fosse presa quella grossa sbandata per lui. Si trattava solo di una questione fisica? O c’erano degli aspetti di lui che dai brevi racconti Margareth non era riuscita a comprendere?
    -Mah, non so se ci saranno degli sviluppi, ma in caso te lo farò sapere senza dubbio. - mormorò, ridacchiando appena. Aveva sempre avuto paura di buttarsi di nuovo in una vera relazione, di trovare una persona che potesse divenire una figura importante anche nella vita della sua Lily. Una parte di lei le suggeriva che era meglio lasciar perdere, accontentarsi di quello che aveva e vivere la vita che aveva condotto negli ultimi anni. Un’altra parte invece avrebbe voluto dare a sua figlia una maggiore stabilità e anche a se stessa. Trovare qualcuno da amare era una cosa preziosa, non qualcosa da cui scappare a gambe levate per la paura. I suoi genitori erano stati per lei l’esempio lampante di cosa fosse l’amore, ma averli persi così presto proprio anche per via di quell’amore, le rendeva insopportabile pensare che qualcosa di simile potesse capitare anche a sua figlia. Forse la prima ad avere bisogno di una serie di sedute dallo psicologo, per capire meglio se stessa e ciò di cui aveva bisogno, era proprio lei, ma aveva sempre rimandato ritenendo che ci fossero cose più importanti.
    Scrisse un messaggio alla zia Rory per avvisarla che quella sera non sarebbero rientrate a casa e si organizzò quindi per trascorrere la notte a casa dell’amica, che aveva sempre un cambio in più per lei e la bambina, per i momenti in cui impegni imprevisti potevano trattenerle lì più del dovuto. Richiamarono Lily e Amy all’ordine, per portare avanti la loro serata e l’aperitivo, ricomponendo così il gruppo al completo. Era da sempre stata abituata a condividere molte cose della sua vita con sua sorella Fae e le dispiaceva che Lily non avesse avuto la stessa possibilità. Era bello quindi che lei e Amy stessero crescendo insieme, nonostante l’età diversa. Per lei era un po’ come se quelle serate tra donne potessero restituirle alcune cose che altrimenti non avrebbe mai avuto modo di sperimentare. Prese in braccio la piccola e si accomodarono nei pressi del tavolo della sala mentre osservava con grande attenzione il lavoro fatto dalla più grande. Aveva appreso i rudimenti del trucco dalla zia Fae e da allora non faceva che truccare tutte le sue amiche o se stessa, cercando di perfezionare la tecnica e rendere la zia fiera di lei, giorno dopo giorno. Sorrise quando Cornelia chiese a Lily di raccontarle in che modo aveva realizzato quella loro trasformazione in fatine e sua figlia fu ben felice di spiegarlo, passaggio per passaggio, senza saltare neppure un pezzettino. Iniziava a pensare che sua figlia avesse davanti a sé una carriera nel make up e che lei forse non avesse prestato abbastanza attenzione a quella sua passione, ma avrebbe senza dubbio rimediato ora vedeva quella luce nei suoi occhi nel raccontare tutto a Cornelia. Avere dei sogni da coltivare era molto importante per crescere e per mantenere a mente sempre un saldo obiettivo.
    Prese il suo bicchiere di Margarita e alcuni stuzzichini mentre l’amica rivelava la grande notizia della serata, attirando attenzioni e grida da parte delle bambine. Le sarebbe piaciuto farlo molto più spesso, ma erano entrambe sempre molto impegnate e riuscivano a incontrarsi sempre troppo raramente. -Oh giusto! Lo avevo quasi dimenticato. - mormorò, mandando giù un altro sorso, per poi riavvicinare a sé la piccola Amy e iniziare a trafficare con la playlist dei film, sussurrando qualcosa al suo orecchio e iniziando a confabulare sulla scelta del film, per poi arrivare a una decisione comune. -La giuria ha deciso che oggi si guarderà.. - fece una lunga pausa, attirando l’attenzione delle altre due, per poi lasciar finire Amelia che trillò un Dragon Trainer piuttosto entusiasta a cui nessuno avrebbe ovviamente potuto dire di no. Di solito sceglievano film di animazione, che fossero adatti quindi a tutte le età e anche ad Amelia, a differenza di alcuni film troppo complessi da seguire. La storia di Hiccup e Sdentato era anche una delle preferite di Lily e sapeva che non avrebbe obiettato, anche se doveva essere almeno la decima volta che riguardavano insieme quel film, ancora e ancora. Era divenuta una sorta di routine e a lungo andare anche qualche film della serata tra donne tendeva a ripetersi, ma nessuna si lamentava mai. Era la compagnia a essere importante e quel clima così intimo e familiare che si creava quando stavano tutte insieme, facendo perdere loro la cognizione del tempo e facendo dimenticare a tutte quante che gli anni passavano.
     
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